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Abbattiamo il SAVOIARDO di Piazza del Duomo

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vittorio emanuele impacchetato da Christo (1970)

Le città del mondo e i loro cittadini tendono ad identificarsi in un personaggio, in un simbolo (storico o mitologico) che meglio ne rappresenti la loro identità.
Alcune tra esse possono vantare numerose personalità illustri o figure tratte da vaste mitologie, altre possono vantarne meno, ma tutte celebrano qualcuno o qualcosa che sia stato per le sue gesta, le sue imprese, vere o romanzate, per i suoi scritti, per il suo significato, un simbolo che abbia lasciato un segno indelebile nella storia di cui essere orgogliosi.

Alessandro Magno, Salonicco
Alessandro Magno, Salonicco

Gli eroi delle città: Alessandro Magno, Leonida, Gengis Khan

Si erige un monumento rendendo il personaggio iconico, facendolo diventare parte del paesaggio urbano in maniera radicata e profonda tanto da legare a lui la propria immagine in maniera indissolubile.
Queste opere vengono posizionati in luoghi simbolici e i cittadini, solitamente, condividono questa scelta.
Potremmo elencare innumerevoli esempi nel mondo: dalla statua di Alessandro Magno a Salonicco a quella di Leonida a Sparta , da Gengis Khan in Mongolia alla statua di Churchill a Londra.
Monumenti che alla sola vista suscitano immensa emozione ed evocano grandi imprese, tradizioni storiche, gloria, coraggio o alti ideali. In breve qualcosa in cui i cittadini si identificano e di cui sono fieri.

Gengis Khan, Tsonjin Boldog, Mongolia
Gengis Khan, Tsonjin Boldog, Mongolia

Un intruso nel cuore di Milano

Milano invece, città plurimillenaria, a causa di un destino grottesco, nel cuore del suo centro si ritrova un cavallo sormontato da un re torinese.
Re di un territorio marginale, cuscinetto tra la Francia e l’Austria, che solo per la compassione e la pena provata dal Maresciallo Radetsky per quel giovane incapace regnante, non fu rasa al suolo dall’esercito austriaco
Vittorio Emanuele II era il rappresentante di una casata poco considerata a livello europeo, il cui stesso soprannome “Galantuomo” evoca la mancanza di virtù particolari: un personaggio che si nota a fatica nel nostro ricchissimo patrimonio storico o culturale, una figura goffa dai tratti grossolani e dai modi rozzi che, con aria tronfia e retorica, sguaina impunemente la spada di fronte al Duomo, deturpando la vista della piazza e mettendo in bella mostra il culo dell’inconsapevole cavallo.
Non si tratta solo di una figura storicamente mediocre, ma di un re che si macchiò di crimini atroci, come il massacro di Genova e quello di Messina, da lui ordinati e fatti eseguire con compiacimento.
Un cattivo esempio anche nella sfera privata: un re vizioso, dedito più al gioco d’azzardo, alla caccia sia della fauna che delle contadine, che alla diplomazia internazionale. Secondo diverse cronache era anche poco incline alla cura personale.

Un intruso indegno nel cuore di Milano

Una figura talmente scialba che una buona parte dei milanesi tuttora confonde la statua con Garibaldi, non parliamo poi dei turisti che notano il monumento più per i piccioni e i loro escrementi che per il suo valore storico ed estetico.

Per fare spazio a questo obbrobrio fu necessaria la distruzione del centro storico tardo quattrocentesco della città. Davvero i milanesi possono ci si possono riconoscere? Milano, onestamente, meriterebbe ben altro.

piazza del duomo pre savoia
piazza del duomo pre savoia

Giustissimo e necessario ricordare le centinaia di migliaia di soldati morti, le sofferenze i sacrifici dei milanesi e degli altri italiani, sacrificatisi per un puro ideale di patria, ma questa statua grondante retorica dove la scena viene occupata solo dalla figura del Savoia non ci piace.
Quanto imbarazzo ci pervade trovandoci al cospetto della monumentale statua di Alessandro Magno a Salonicco, pensando al re montanaro.
Progresso significa anche correggere falsi simboli di una storia da cui prendere le distanze per poter crescere. Hanno rimosso le statue di Lenin e Stalin, hanno rimosso le statue del criminale re Leopoldo del Belgio, è ora di avere anche noi il coraggio di rimuovere Vittorio Emanuele re Savoiardo dalla piazza simbolo di Milano. 

demolizione case per fare posto alla statua
demolizione case per fare posto alla statua

ANDREA URBANO

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La FAIDA di Viale Campania tra genitori e proprietari di cani

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Photo Credits: Urbanfile – Parco Oreste del Buono

Quello che succede nel giardino adiacente al Museo del fumetto non si è visto nemmeno nella lotta tra guelfi e ghibellini.

Stiamo parlando del giardino Oreste del Buono, fino al 2015 chiamato parco ex Motta, perchè in precedenza occupato dall’industria dolciaria “Motta” e realizzato come parte di un progetto urbanistico più esteso, comprendente anche alcuni edifici residenziali, e la trasformazione dell’ex palazzina direzionale nell’area espositiva WOW Spazio Fumetto.

Spazio Wow
Credits: Urbanfile – Spazio Wow

Caratteristica del parco è una grande scultura in forma di serpente, che rappresenta il biscione araldico, simbolo della città di Milano.

Credit: yelp.com – Serpente Araldico

La lotta tra due fazioni molto agguerrite

Nel parco, che prima era luogo di spaccio anche pesante, vede “scontri” non meno violenti tra padroni dei cani e genitori con figli al seguito. Oggetto della contesa è la mancanza di spazi separati, ed essendo uno dei pochi giardini della zona ci sono spesso problemi tra chi lascia i cani correre in libertà e i bambini che vogliono giocare in sicurezza.

Si sono organizzati due comitati contrapposti che litigano costantemente. Alcuni tentativi di porre soluzione a questo problema sono stati messi in atto: ad esempio è stata provata anche una sperimentazione con orari in cui i cani potevano essere lasciati liberi ma generando una rivolta nei genitori che portavano i bambini.

Un problema, in apparenza banale, che nessuno è ancora riuscito a districare.

FABIO MARCOMIN

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FM un giro nell’arte contemporanea

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Avreste mai pensato che FM Centro per l’Arte Contemporanea fosse all’interno degli spazi Frigoriferi Milanesi?

Ecco no, non diventerete tutti pinguini infreddoliti, potete stare tranquilli! Quel che succederà sarà molto semplice: rimarrete ammaliati dalle mostre di arte contemporanea esposte in questi spazi enormi!

Da anni FM Centro per l’Arte Contemporanea è un polo dedicato all’arte ed al collezionismo, che raccoglie mostre particolari, inedite e davvero magnifiche.

Dopotutto non ci si può che aspettare qualcosa di spettacolare da un centro così!

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Green is the new black: Milano sulle orme di NIMEGA, la città dei sogni

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green city life

Il mondo sta vivendo un continuo progresso in termini di urbanizzazione: l’aumento continuo della popolazione che vive in città dà vita ad un processo di crescita e sviluppo in termini socio-economici, ma tutto questo rischia di compromettere il nostro ecosistema.

La regina delle Green City

Si sviluppano progetti per recuperare e trasmettere sane abitudini che portino a vivere le città in modo libero senza danneggiare l’ambiente.

I parametri di valutazione per definire una Green City sono vari, i seguenti rappresentano i fondamentali: emissioni di biossido di carbonio, produzione di energia mediante fonti rinnovabili, smaltimento dei rifiuti, mobilità e coscienza ecologica degli abitanti.

L’anima verde della Scandinavia, Copenaghen, si è aggiudicata il titolo di Green City del 2019.

Ha raggiunto obiettivi ambiziosi e utopistici per altre nazioni, grazie ad un vero e proprio ecosistema. Grazie alla creazione di una società sostenibile e protagonista, prevedendo l’utilizzo di tecnologie capaci di produrre energia da fonti rinnovabili. Si stima che il 20% dell’energia necessaria al paese venga già prodotta mediante questo sistema, guidando il paese ad arrivare al 100% di autonomia entro il 2050.

Nimega, la città dei sogni

La vera ambasciatrice del cambiamento però è Nimega, un’antica città dei Paesi Bassi nominata Green City del 2018.

Il fattore chiave è rappresentato non solo dalle politiche ambientali ma dal coinvolgimento dei suoi cittadini. Nel 2013, durante una campagna, vennero utilizzati i rifiuti organici come base per produrre compost e biogas: Si diede l’opportunità ai cittadini di seguire in prima persona il processo di trasformazione aumentando così la loro consapevolezza in termini di eco-ambiente.

Il Sindaco della città, Bruls, ha affermato che i comuni possono fare molto per rendere le proprie città più sane e sensibilizzare i cittadini, dunque vanno attribuiti loro gli strumenti necessari ad attuare questo processo.

Il futuro elettrico di Milano

Milano Città Stato rappresenta appieno il suggerimento del sindaco Bruls. La Città Stato, libera nella gestione delle proprie risorse, libera di scegliere ed attuare le soluzioni più innovative per un’economia sostenibile ed un ecosistema sano, è la risposta.

Milano porta in spalla una discutibile nomea a livello nazionale, ovvero città grigia, cappa di smog. Sicuramente la popolazione in continuo aumento porta la città a vivere dei momenti di affaticamento, traffico e altri disagi.

I cittadini e l’amministrazione hanno a cuore il tema e viaggiano su una dimensione eco-friendly da parecchi anni.

Milano infatti è la prima città a livello nazionale ad avere scelto di attuare il piano mobilità introducendo carsharing e bikesharing, riportando in vita lo spirito di spostarsi in modo veloce, ma senza inquinare e riducendo il traffico in città.

Il rapporto di Legambiente dichiara che il 58% degli spostamenti avviene attraverso i mezzi pubblici, segno di un sistema di trasporto che, nonostante le intemperie, funziona ed è convincente: ogni cittadino utilizza i mezzi pubblici per un totale di 478 viaggi all’anno.

La ATM, Azienda dei Trasporti Milanesi, dal prossimo anno acquisterà solo mezzi elettrici, il quale funzionamento sarà esclusivamente ad elettricità, diversamente da alcun mezzi odierni che funzionano anche a motore. I mezzi presentano già una formula ECO che consiste nel sistema di recupero energia in fase di frenata: ogni volta che il mezzo frena, produce energia che poi utilizza per funzionare.

Entro il 2030 la flotta dei mezzi ATM sarà composta di 200 bus elettrici e 270 bus ibridi riducendo la Co2 di quasi 75 mila tonnellate all’anno e diminuendo il consumo di gasolio di 30 milioni di litri.

green city life

Il quartiere ecologico di Piazza d’Armi

Altra prova che dimostra l’impegno di Milano in tema ECO è il progetto di Piazza d’Armi.

Il progetto firmato Leopoldo Freyrie vede la riqualificazione del quartiere, mantenendone il 67% del cuore verde dando rilievo ai 27 ettari di parco. Verranno realizzati 4000 alloggi solo attorno al perimetro della zona.

Il Masterplan, terzo in Europa per dimensioni, porterà la zona a godere del titolo di più grande quartiere ecologico d’Italia.

Green is the new black

Parliamo di Moda. Giorgio Armani e Fendi hanno fatto sfilare pellicce ecologiche, capotti, realizzati con fibre prive di pesticidi e coloranti a basso impatto, privi di sostanze cancerogene ed evitando così danni per la pelle e la salute.

La eco-moda si fonda si basa su principi definiti: garantire delle condizioni di lavoro ai dipendenti combattendo lo sfruttamento, sulla produzione etica, seguendo un modello a basso impatto nella scelta dei materiali da utilizzare e nei ritmi di produzione, e garantendo infine tutti i diritti agli animali, mettendo al bando tutti i derivati dai loro maltrattamenti ed uccisioni.

La prossima edizione di Pitti Immagine, nata nel capoluogo toscano, ha passato il testimone a Milano ove si svolgeranno i quattro giorni di autunno/inverno 2019/2020.

Fondazione Prada ha riqualificato la zona sud-est che affianca l’ex scalo ferroviario di Porta Romana, sviluppando un polo espositivo. Ha finanziato con 10 milioni di euro lo sviluppo del progetto viabilità. Saranno acquistate mini-navette e bus elettrici che percorreranno il percorso del tram 24 collegando via Ripamonti alla stazione di Porta Romana ed alla stazione metro di Piazzale Lodi.

Insomma Milano si dimostra ancora una volta capace ed autonoma, in grado di rilanciare e proporre visioni, offrendo un modello esemplare per i cittadini e per l’intera nazione.

ALBI HOXA

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Il NOCETUM: da bosco di noci a borgo spirituale-naturalistico di Milano

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Nocetum
Nocetum

Nocetum è un piccolo borgo presente già in epoca romana alle porte del Parco Agricolo Sud, che deve il suo nome alla presenza di boschi di noci tipici della zona nell’antichità. Al suo interno ha una cascina, una chiesa e altri due edifici dedicati ad attività sociali e alla vendita di prodotti agricoli locali.

Un gruppo di suore laiche gestisce la cascina

Cascina di San Giacomo
Credit: valledeimonaci.org – Cascina di San Giacomo

La Cascina di Corte San Giacomo è gestita da un gruppo di suore e volontari laici che si occupano dell’accoglienza di famiglie bisognose e disagiate e della valorizzazione del territorio.  Qui è nata una City Farm che ha l’obiettivo di far scoprire il legame che unisce mondo rurale e urbano: sono presenti un’aia, un’arnia, un frutteto e un ortofrutteto.

Oltre a questo è presente un’area sperimentale e didattica dove le associazioni possono sviluppare i loro progetti e dove ad esempio è stata realizzata una serra-laboratorio con annessa centralina meteo.

La Chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo

Chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo
Credit: milanofotografo.it – Chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo

La Chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo è una piccola chiesa gestita dal Parroco di San Michele, costruita sulle fondamenta di una chiesa precedentemente realizzata in epoca romana come testimonia un’epigrafe funeraria del 536 murata in controfacciata.

Altra testimonianza sono i reperti archeologici quali le sepolture scoperte sotto al pavimento della chiesetta durante i lavori di restauro, almeno 76 persone, vissute durante un arco temporale  dall’alto medioevo al sedicesimo secolo. Per consentire al visitatore di osservarle è stata inserita una finestra nel pavimento.

Oltre ai resti umani sono stati recuperati vari gioielli e decorazioni tali da ipotizzare che la categoria sociale delle persone sepolte fosse medioalta.

FABIO MARCOMIN

Un ringraziamento speciale a Paolo Guido Bassi, Presidente del Municipio 4

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Barbruto Live Music

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Bisogna coltivare le sane abitudini. Tipo uscire di sabato, mangiare sempre carboidrati per tenersi su di morale, non rinunciare troppo spesso ai dolci e concedersi almeno una volta a settimana una birra con gli amici.

E visto che ci piace molto consigliarti posti nuovi, questa settimana ti portiamo a conoscere il Barbruto. Locale dalle parti di viale Bligny, il Barbruto lo riconosci subito per l’ottima selezione di birre e panini gourmet. E per quell’atmosfera rilassata che si respira appena entri.

Questa sera sale sul palco del Barbruto: Pino Cerrignone!

Let all the children boogie! Questo il tema della serata all’insegna dei grandi successi musicali!

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La curiosa storia di BETH SHLOMO, la prima Sinagoga di Milano (ma nata in Calabria)

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Interno sinagoga
Credit: bethshlomo.it - Interno Sinagoga

Il Beth Shlomo è il punto di incontro di una piccola comunità ebraica all’interno di un edificio dove è stata ricostruita la prima sinagoga di Milano.

La prima sinagoga di Milano è nata in Calabria

Dopo la proclamazione delle leggi razziali del 1940, il governo di allora radunò gli ebrei presenti sul territorio nazionale che non avessero avuto la nazionalità italiana per rinchiuderli a Ferramonti (Cosenza) in un campo di internamento appositamente costruito.

Credit: caffeorchidea.it – Campo Internamento Ferramonti (CS)

Nonostante la condizione di prigionieri, agli ebrei internati fu concesso un certo grado di libertà tale da cosentir loro di costruirsi una piccola sinagoga all’interno del campo stesso.

Nelle fasi conclusive del conflitto mondiale, in seguito alla chiusura del campo di concentramento, la sinagoga fu divisa in diverse parti e trasferita a Milano dall’Esercito Inglese, per essere ancora utilizzata come Sinagoga militare.
Inizialmente in Palazzo Odescalchi, in via Unione 5, sede assegnata temporaneamente alla Comunità Ebraica di Milano a seguito della distruzione della sede storica di via Guastalla a causa di una bomba incendiaria.

La sede attuale in Corso Lodi 8

La sinagoga ha avuto sedi diversi fino ad arrivare a quella attuale. Realizza numerose attività rivolte alla comunità, pannelli dedicati al contributo ebraico al patriottismo italiano ed ha al suo interno anche un centro studi.

FABIO MARCOMIN

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La novità: i ROLL AUSTRALIANI rivisitati dalle gemelle di via Fara

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Due gemelle manager, Paola e Sandra,  con la voglia di mettersi in gioco come imprenditrici dopo una meravigliosa esperienza di lavoro a Sidney, Australia, decidono di portare a Milano un cibo che dall’altra parte del mondo sta avendo un incredibile successo.

Hanno rielaborato le ricette insieme a due chef italiane esperte di cucina asiatica per renderle gustose e allo stesso uniche, una volta pronte hanno aperto il loro primo punto vendita su via Fara 6, una delle strade simbolo della nuova ristorazione in pieno distretto Porta Nuova. Nina Roll sono i roll australiani, intitolati a Nina, la mamma delle gemelle.

Abbiamo provato i Roll: recensione gusto-nutrizionistica

Ci sono 5 tipologie differenti di roll che prevedono pesce crudo o pesce cotto all’interno, associati a verdure oppure la versione di sole verdure per chi è vegano.
Ogni ricetta ha una salsina realizzata ad hoc dalle chef. I Roll vengono serviti interi avvolti nella carta per essere mangiati on the go, pertanto sono perfetti per chi desidera fare due passi durante la pausa pranzo mangiando qualcosa in piedi oppure possono essere consumati in ufficio senza sporcarsi le mani. A differenza del sushi, non si usano le bacchette.

L’obiettivo è offrire qualcosa di nuovo, di buono e di qualità. E di bello da vedere. Sì perché i Nina Roll sono davvero piccoli scrigni gastronomici in cui nulla è lasciato al caso.
Il pesce nella versione cotta, viene cotto a vapore a basse temperature, 65° per l’esattezza, questo fa sì che non vengano denaturati i preziosi acidi grassi omega 3 presenti, stesso dicasi per gli antiossidanti (l’astaxantina, il carotenoide tipico di gamberi, crostacei e salmone, che conferisce il tipico colore arancione e di cui la ricerca scientifica ha messo in luce le straordinarie proprietà antiaging sulla pelle e su altri organi e apparati).

Ho trovato interessante l’utilizzo di verdure che spesso non consideriamo affatto. Nel Roll salmone marinato che è avvolto con carta di riso, trovate il cavolo cappuccio bianco e rosso, che insieme al coriandolo rendono il roll un fantastico detox. Il cavolo cappuccio possiede delle interessanti proprietà antitumorali: è durante la masticazione che permettiamo ai composti fitochimici di diventare attivi. Il consumo regolare di cavolo crudo, e di altre crucifere, determina una presenza misurabile di isotiocianati in grado di rafforzare le difese immunitarie e di accrescere la funzione degli enzimi detossificanti.
E’ proprio il caso di dire che mangiare con consapevolezza può aiutarci a restare in forma e a proteggerci.

Desiderate una recensione sulle caratteristiche nutrizionali del vostro menù o dei vostri piatti oltre che sul gusto della vostra offerta gastronomica? Scriveteci su
info@milanocittastato.it

DEBORA CANTARUTTI
Nutrizionista, fondatrice di www.cibobuonochefabene.it ed esponente della CiboTerapia

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L’ORTO URBANO in Piazza della Scala. La nostra proposta: lo trasformiamo in permanente?

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Orto urbano in Piazza della Scala
Credit: Andrea Cherchi - Orto urbano in Piazza della Scala

In occasione della Women Milano Fashion Week, la città vede fiorire iniziative collaterali. Una di queste è la realizzazione di un orto urbano in Piazza della Scala, dove si alternano aiuole, verdure di stagione, piante aromatiche e una piccola vigna, sul modello di Leonardo da Vinci.

I Green Carpet Fashion Awards portano frutta e verdura alla Scala

Da tre anni Milano organizza i Green Carpet Fashion Awards 2019, l’evento che premia i traguardi raggiunti in materia di sostenibilità nell’ambito della moda e del lusso. L’iniziativa, giunta alla sua terza edizione, è stata organizzata dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, in collaborazione con Eco-Age e nell’ottica di celebrare il rispetto che le case di moda nutrono per le tematiche di sviluppo sostenibile.

La scelta non poteva che ricadere su un orto in pieno centro cittadino, dove avere prodotti della terra a km 0 è più complicato e soprattutto non è un’abitudine cittadina. Il risultato, oltre a stimolare le persone a puntare sulla sostenibilità ambientale in tutte le loro azioni quotidiane, è un suggestivo giardino che esalta il contesto in cui è inserito.

Il progetto di restyling della piazza è sparito: manteniamo l’orto?

Il Comune di Milano aveva lanciato un concorso di idee per riqualificare Piazza della Scala, rendendola pedonale e ridefinendo le alberature. Dal 2015 tutti gli incontri previsti tra l’amministrazione comunale e l’architetto Pierpaolo Tonin dello studio Polin, vincitore del concorso, sono andati a vuoto pare per mancanza dei 2 milioni di euro necessari all’intervento e ad oggi non ci sono notizie in merito.

Progetto vincitore riqualificazione Piazza della Scala
Credit: milano.repubblica.it – Progetto vincitore riqualificazione Piazza della Scala

Questa potrebbe essere l’occasione per lasciare un segno distintivo nella piazza, senza alcun investimento pubblico, contribuendo alla svolta green dell’amministrazione e rendendo Piazza della Scala ancor più un luogo d’attrazione per milanesi e turisti. Tenendo conto che comunque il progetto di ripensamento della piazza non prevedeva alcuna introduzione di aree verdi, sarebbe un peccato perdere questo orto urbano nell’attesa della pedonalizzazione.

In fondo già era successo in passato che opere temporanee, come il dito di Cattelan, siano poi state trasformate in installazioni iconiche. Potrebbe essere questa l’occasione di fare lo stesso, consentendo al bello e alla natura non solo di entrare in città ma di rimanerci.

FABIO MARCOMIN

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End Of Summer Party

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Ragoo vuole salutare l’estate con una festa degna delle migliori leggende.

E’ la tradizione estiva del Ragoo, un party delirante e scatenato! Si inizia alle 20.00 con l’apertura del giardino con il concerto live Blues, Country & Rock dei Two Blue.

Dalle 22.00 pronti a scatenarvi in pista con Dj set di Marco Rigamonti, dai ritmi Dance, HipHop, Rock 6 Funky Beats!

Mica è finita qui, perchè se ti viene fame, tranquilla: lo Street Food ti farà compagnia tutta notte!

 

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La GOCCIA della Bovisa: storia e futuro del bosco segreto di Milano

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Goccia

Oggi sono i grattacieli e i grandi complessi immobiliari, un tempo erano le industrie a dare forma al futuro di Milano. Per capire quanto siano cambiati i tempi basta fare un salto nella goccia della Bovisa. 

Ciò che rimane sono scheletri di cisterne arrugginite, magazzini vuoti e capannoni divorati dalla vegetazione. La “Goccia della Bovisa” è un’area abbandonata nella zona nord ovest della città di 42 ettari di bosco e ruderi a forma di goccia.

Si tratta dell’area dove sorgeva l’Union des Gaz che ha avuto il merito di portare a Milano un’innovazione storica: consentì ai milanesi di accendere la luce nelle loro case, oltre che di potersi lavare con l’acqua calda.

E’ il 1905 e l’Union des Gaz di Parigi costruisce delle officine in grado di produrre una grande quantità di gas ricavato dalla distillazione del carbon fossile. Fino ad allora l’illuminazione in città e nelle case funzionava prevalentemente ad olio con i lampedee, gli operai accenditori, che accendevano o spegnevano le poche lampade poste sulle strade.

Con l’arrivo dell’Union des Gaz le cose cambiarono e la luce artificiale si fece strada via via in tutte le case della città. In più ci si poteva anche lavare con l’acqua calda e cucinare senza la stufa a carbone. La materia prima arrivava alla fabbrica via treno e per questo l’Union des Gaz fece costruire attorno un sistema di binari a forma di goccia.

La presenza della fabbrica della luce diede un’impronta decisiva sulla Bovisa, quartiere popolare che si sviluppò dando anche vita ad altri tipi di produzione, tra cui quella cinematografica di cui la Bovisa fu il primo centro di produzione in Italia fino alla fine della Grande Guerra.

Il futuro della Goccia

Che succederà della Goccia? Dovrebbe ospitare spazi per i nuovi incubatori del PoliMi, in una parte, mentre su un’altra parte A2A dovrebbe realizzare una termocentrale. Ma il problema è che lo spazio deve essere profondamente bonificato prima di poter essere utilizzato. Questo problema impenna i costi e dilata i tempi. Nell’attesa, il bosco spontaneo più bello di Milano si potrà continuare ad ammirarlo ma senza poterci entrare.

Leggi anche: Storie dimenticate: la Goccia della Bovisa

MILANO CITTA’ STATO

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Moviola ATM: fino a 2 mesi per ottenere l’ABBONAMENTO

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Tessera Atm
Tessera Atm

ATM è da sempre un vanto per i milanesi per la sua efficienza e questo è riconosciuto da chiunque venga a Milano ed utilizzi i suoi mezzi di trasporto pubblico. Un fattore però intacca la sua “nomea”: i tempi biblici per avere un abbonamento funzionante a seguito di richiesta di una nuova tessera.

Ci possono volere 2 mesi per utilizzare un abbonamento già pagato

Se si sceglie o si è obbligati, per esigenze di tempo e risparmio di costi, ad utilizzare quotidianamente i mezzi pubblici, la soluzione ottimale è la sottoscrizione di un abbonamento mensile o annuale.

Le strade da percorrere sono due: recarsi direttamente ad uno sportello ATM oppure procedere con la richiesta online. Se la scelta ricade sulla seconda opzione e per l’occasione necessitate di richiedere l’emissione della prima tessera o il rinnovo della tessera scaduta, armatevi di tanta tanta tanta pazienza.

Recita così la pagina Atm di richiesta di una nuova tessera con contestuale nuovo abbonamento “Il tuo abbonamento sarà valido a partire dal mese successivo alla tua richiesta se questa viene fatta entro il 20 del mese stesso. Se la richiesta viene fatta dopo il 20, l’abbonamento sarà valido a partire da due mesi dopo. Ad esempio, se richiedi l’abbonamento entro il 20 di settembre, sarà valido a partire dall’1 ottobre, mentre se lo richiedi dal 21 settembre fino a fine mese, sarà valido a partire dall’1 novembre.”

Quindi la domanda è: se dopo aver speso € 55 o € 345 (costo abbonamento mensile o annuale, tessera, spese di consegna) passano fino a 2 mesi prima di utilizzare la tessera ATM, nel frattempo come ci si può spostare per Milano? E chi pagherà il costo del trasporto?

Nella Milano sempre di corsa è inaccettabile questa lentezza

Una città che non è mai ferma e impone a tutti coloro che la vivono di adeguarsi ai suoi ritmi per “non soccombere”, trova sicuramente in Atm un suo alleato, ma in questo caso si rivela un ostacolo.

Fare l’abbonamento sta diventando sempre più complicato, perchè oltre al ritardo con cui gli abbonati beneficiano di quanto pagato, non una novità dell’ultimo momento, esiste un’altra grossa pecca. Tempo fa abbiamo raccontato di come il Comune abbia pensato di agevolare chi volesse acquistare un abbonamento avvalendosi della rateizzazione: obbligandolo ad essere in possesso di un auto e di un apparato Telepass, rischiando quindi di produrre l’effetto opposto, ovvero di disincentivare l’utilizzo del trasporto pubblico.

Due problemi non irrisolvibili, sempre che si abbia la volontà di affrontarli.

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FABIO MARCOMIN

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I TRE CONTADINI di Cavriano

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Credit: turismo.milano.it - Cascina Cavriano

“I tre contadini di Cavriano” potrebbe suonare come una leggenda. In realtà Martini, Artioli e Colombo sono tre agricoltori che lavorano nei campi attorno alla Cascina Cavriano, all’interno del Parco Forlanini verso Ponte Lambro.

Grande Parco Forlanini
Credit: assparcosud.org – Grande Parco Forlanini

Nel progetto di istituzione del Grande Parco Forlanini, che prevede percorsi ciclopedonali in grado di connettere il centro di Milano con uno dei suoi parchi più grandi e con le fermate della nuova linea metropolitana M4, sono stati creati dei camminamenti in mezzo ai campi agricoli per promuovere l’agroturismo e consentire ai milanesi di fruire di questa area verde inserita nel contesto metropolitano.

 

I 3 contadini non vogliono diventare fenomeni da baraccone

Il progetto non ha però tenuto conto di tutti gli attori coinvolti, anche indirettamente in questa operazione. Infatti i contadini che si occupano della gestione e della coltivazione di questa porzione di area agricola non vedono di buon occhio che chiunque possa passeggiare in mezzo ai loro campi, per 2 motivi: primo per non essere oggetto di attenzione folckloristica e secondo per il pericolo di investimento da parte dei trattori durante la loro attività.

Di fatto, comunque, essendo al momento un progetto appena partito, i camminamenti sono poco frequentati anche per il fatto di essere un parco non parco vista la predominante agricola che lo caretterizza. Inoltre il Parco è a ridosso del centro di identificazione di via Corelli, non propriamente un luogo famoso per la sua sicurezza.

FABIO MARCOMIN

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🇦🇱 Anita Likmeta: “Milano è la città dell’EUROPA, come Londra negli anni ’90 o Berlino nel 2000”

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Intervista ad Anita Likmeta. Donna di grande volontà, arrivata in Italia nel 1997. Figlia dell’immigrazione di massa dall’Albania degli anni novanta. Oggi è professionista di spicco nel settore della comunicazione e sta per pubblicare un saggio storico sulle relazioni tra Albania e l’Italia durante l’epoca dell’invasione fascista.

Partiamo dall’inizio

In Italia sono arrivata a 10 anni. Ho studiato in una piccola cittadina in Abruzzo. Poi mi sono spostata a Roma, dove ho fatto l’Accademia d’Arte Drammatica “Corrado Pani” e mi sono laureata in Storia e Filosofia a La Sapienza. Durante gli studi ho vissuto per un lungo periodo a Parigi, dove mi si è aperto un mondo. Per me Parigi è come dovrebbe essere una città: un ottimo welfare, molto più multietnica e soprattutto centri di incontro per i giovani. 

Città e Stato di provenienza?

Nata a Durazzo, sono cresciuta in montagna, nell’entroterra albanese. I nonni avevano una casa in mezzo ai boschi.

Il tuo lavoro?

Mi definirei un investitore. Perché innanzitutto la costante della mia vita è stata di investire su me stessa. Poi perché faccio l’advisor in cambio di equity: aiuto a crescere delle start up ad alto potenziale dando comunicazione. Se cresciamo, cresciamo tutti.

Perché in Italia? Perché a Milano?

Immigrare in Italia non è stata una mia scelta, lo è stato nel momento in cui ho deciso di lasciare Parigi per rientrare nella mia Patria adottiva: ecco lì ho l’ho scelta, il mio “give back” al Paese che, tra mille difficoltà, mi ha dato l’opportunità di crescere e di formarmi. Dopo la laurea iniziai a fare i primi passi come giornalista pubblicando su Il Fatto Quotidiano e successivamente sull’Huffington Post diretto da Lucia Annunziata. Nel 2014 Roma mi sembrava stesse precipitando, non riuscivo a coltivare passioni o amicizie perché erano scoordinate, non c’erano progetti comuni. Per ogni iniziativa dicevano: “Quanti soldi ci sono?”, come se il tornaconto fosse la parte importante del progetto. Io non amavo Milano perché ci avevo vissuto nel 2009 e in quegli anni lavoricchiavo in Radio facendo la voice over. Era la Milano delle Olgettine, non mi sembrava un ambiente affine a me. Mia sorella, che ci viveva da anni, mi diceva che la città era stupenda e che aveva molto da offrire, e aveva ragione. Oggi Milano è a metà tra la mia famiglia e le mie ambizioni.

Quali sono le differenze tra Milano e Tirana?

Milano è eclettica, ti sorprende quando meno te lo aspetti. Una città attraente, più che bella è intrigante, tutta da scoprire. Milano per me è la città del futuro, la città dell’Europa, come Londra negli anni Novanta o Berlino nel Duemila.

Tirana è tutta un’altra cosa. Sta facendo un grandissimo percorso. Un percorso interessante, a metà tra Oriente e l’Occidente, tra quello che è stata e l’aspirazione di essere incorporata nel futuro dell’Europa. Sta vivendo una specie di primavera anche dal punto di vista intellettuale, giovani artisti, poeti, sempre più donne che si affacciano alla politica. Sta crescendo tantissimo, ideale per uno studente che voglia fare l’esperienza in un Paese Orientale in cui si parla italiano.

Milano per me è la città del futuro, la città dell’Europa, come Londra negli anni Novanta o Berlino nel Duemila.

I principali problemi che hai riscontrato in Italia?

Inizialmente la lingua. Senza era difficile costruire rapporti. Poi io dico sempre che ho fatto un viaggio non solo geografico ma temporale, sono passata dalle carrozze trainate dai cavalli a città completamente illuminate. Ho vissuto il Medioevo e ho fatto un grande salto nel futuro.

Cosa pensi di Milano e dei milanesi?

Io adoro i milanesi. Anche se è più facile trovare un milanese a Como che a Milano. Qui c’è già il melting pot delle regioni italiane, anche se non sei milanese Milano ti ci fa diventare. Ti impone un mind code, è una città che ti forma caratterialmente, che pretende, e si fa rispettare.

anche se non sei milanese Milano ti ci fa diventare. Ti impone un mind code, è una città che ti forma caratterialmente, che pretende, e si fa rispettare.

Cosa cambieresti di Milano?

Farei la “Giornata di Milano”: una giornata colorata, in cui il melting pot sia l’evidenziatore, le persone possano avere l’opportunità di scambiarsi idee, lingua, con una grande tavolata davanti all’Arco della Pace come esibizione dello spirito di Milano. Dedicherei delle giornate alla cittadinanza, con dei tavoli, utilizzando gli spazi della città per far sì che le persone si possano incontrare, farli mischiare tra loro con degli slot, come lotterie, 2 milioni di persone che si incontrano come cellule e vedere dal mix cosa ne nasce. Fare questo a Milano sarebbe rivoluzionario.

Quali sono i tuoi posti preferiti qui?

Castello Sforzesco, dal lato dello spazio aperto fino all’Arco della Pace, come una finestra tra passato e futuro. Mi piace tantissimo Villa Necchi, un giardino botanico pieno di macchinari, di storia, di passato. Poi lungo il Naviglio, uscendo dalla città quando diventa tutta campagna e fabbriche antiche.

Hai intenzione di fermarti qui?

Amo questa città, la sento mia. Non so dove mi porterà la vita, certamente Milano è e rimarrà per sempre nel mio cuore. In questo momento non c’è nessuna città al mondo che mi intrighi più di Milano.

In questo momento non c’è nessuna città AL MONDO che mi intrighi più di Milano

Cosa pensi di Milano Città Stato? Di dare a Milano i poteri di una Regione?

Se è una volontà condivisa di avere più autonomia, parliamone. Bisognerebbe dare l’opportunità ai cittadini di esibire il proprio pensiero e di misurare insieme i valori di questa maggiore voglia di autodeterminarsi. Io penso che insieme si può fare meglio, sono per le politiche di inclusione ma se fossi madre e mio figlio mi chiedesse più autonomia glielo lascerei fare con tutti i rischi che ne conseguono. Per me questo significa crescere, accettare il rischio di fare il meglio con le proprie opportunità, e quindi il meglio per la comunità. Ma potrebbe significare anche perdere e si sa che quando si perde si è soli. Ecco valuterei bene tutte le opzioni tenendo a mente che uniti nella diversità è il senso più profondo di essere europei.

ANDREA ZOPPOLATO

Le Interviste Mondiali è un progetto curato da Andrea Urbano e Hari De Miranda.
Clicca qui per leggerle tutte.

 

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Milano deve diventare LUCE per l’Italia

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Qualche mese fa 700.000 persone hanno manifestato a Londra per chiedere un nuovo referendum sulla Brexit. La capitale inglese è ancora sotto choc. Il referendum sull’Europa ha mostrato una profonda spaccatura nella Gran Bretagna: Londra ha votato in massa per rimanere nella UE mentre il resto del Paese ha girato le spalle al continente. Così Londra rischia di perdere il suo ruolo di città guida in Europa e nel mondo, perché la forza di Londra è l’integrazione, l’apertura internazionale, è soprattutto la possibilità per persone di tutto il mondo di poter accedere e portare il loro contributo. Questo i londinesi lo sanno bene, tanto che hanno avviato una raccolta firme per chiedere di trasformare Londra in una città stato indipendente dalla UK per restare in EU.

Il grave errore compiuto da Londra

Se si può imparare qualcosa dal dramma politico che sta vivendo la capitale inglese, è forse quello di essersi svegliata troppo tardi. Il fatto che il resto del Paese abbia votato in modo opposto a Londra significa che Londra, reduce da oltre 20 anni di successo, almeno da quando ha votato per l’autonomia nel 1998, non ha saputo londrizzare il resto del Paese: la leadership di Londra è rimasta solo economica e non ha saputo trasformare la sua ricchezza in una leadership culturale. Come leadership culturale non si intende una supremazia, ma tutt’altro: è la capacità di contagiare il resto del Paese con i suoi valori cardine. Ossia la grande apertura al mondo, l’internazionalità, l’accogliere il diverso per farlo contribuire al successo proprio e della comunità di cui fa parte.
Questi valori non sono stati diffusi, anzi: Londra ha amplificato alcuni limiti strutturali della società inglese, in primis una stratificazione classista che si basa non sulla capacità ma sui diritti di nascita, quelli stessi diritti per cui molti londinesi si considerano in cuor loro superiori rispetto alle parti da loro giudicate più retrograde della nazione. Una superiorità che i londinesi hanno sempre rivendicato con orgoglio e che ora gli si sta rivoltando contro.

Invece di contagiare il resto del Paese con i suoi valori cardine, Londra ha amplificato alcuni limiti strutturali della societa’ inglese, in primis una stratificazione classista e un senso di superiorita’ culturale

Il grande rischio di Milano: godere della sua superiorità su un paese che cola a picco

Nei rapporti con il resto del Paese Milano soffre di pericoli simili a quelli che stanno ricadendo addosso a Londra. Milano è la città internazionale, l’unica città europea dove si parla italiano, come è stata definita. Qualche giorno fa ho chiesto a un dirigente di un grande gruppo bancario il polso della situazione economica, riferita al loro contesto, e mi ha risposto: Milano sta andando alla grande, il resto del Paese è un disastro.
Io credo che il rischio di Milano sia gioire per una frase come questa. Significa compiacersi di eccellere in tutte le classifiche nazionali. Ma è una sensazione scorretta perchè non è Milano che sta andando meglio: è il resto del Paese che sta retrocedendo. Ed è un principio naturale che quando qualcosa va a picco, trascina con sé la parte che riesce a rimanere a galla. Pensare di salvarsi al tracollo dell’Italia sarebbe come cercare di salvare una mano al proprio annegamento. Non esiste.

non è Milano che sta andando meglio: è il resto del Paese che sta retrocedendo. Ed è un principio naturale che quando qualcosa va a picco, trascina con sé la parte che riesce a rimanere a galla.

Milano deve diventare luce per l’Italia

Milano sta giocando col fuoco: da un lato rimanendo amministrativamente ancorata a regole italiane che stanno compromettendo il futuro della nazione, dall’altro non trasformando la ricchezza che produce in una leadership politica e culturale.
La forza di Milano non sono i suoi governanti o sue risorse esclusive, la forza di Milano è la sua cultura, intesa come mentalità. Come diceva Manzoni chiunque può acquisire la milanesità, la capacità di affrontare con concretezza i problemi e l’attitudine di darsi da fare, a lavorare e a rendersi utile alla comunità di cui si fa parte. A Milano chiunque può diventare milanese, di qualunque parte sia, se si dà da fare e se condivide questi valori.
Chiunque può diventare milanese anche senza stare a Milano. Questo Milano deve essere capace di trasmettere. Perchè in Italia c’è pieno di milanesità: l’Italia è ricca di persone che vivono con i valori di Milano, che ogni giorno cercano di darsi da fare per il loro meglio, che pensano che i problemi siano la chiave per migliorare, e che la soluzione dei problemi sia motivo di crescita. Questi sono valori che l’Italia sta perdendo ma che a Milano sono ancora dominanti e per questo Milano è chiamata a fare qualcosa di importante: diventare una luce per il nostro Paese.
Si tratta di una veste che già Milano ha indossato nel corso della storia. Milano è stata una luce del Rinascimento, quando è stata l’unica città stato di quei tempi, insieme forse a Venezia, che ha dato lustro non tanto a suoi geni, nati nel suo territorio, ma ha accolto i migliori del tempo, il cui simbolo è stato Leonardo Da Vinci, consentendo loro di godere della libertà e dell’ambiente ideali per fare emergere la loro eccellenza.

l’Italia è ricca di persone che vivono con i valori di Milano, che ogni giorno cercano di darsi da fare per il loro meglio, che pensano che i problemi siano la chiave per migliorare, e che la soluzione dei problemi sia motivo di crescita. Questi sono valori che l’Italia sta perdendo ma che a Milano sono ancora dominanti

Milano deve diventare il nuovo orizzonte per il Paese

Milano è stata luce del Risorgimento, guidando con le 5 giornate il processo di liberazione nazionale, è stata avanguardia della rivoluzione industriale in Italia di inizio novecento, col futurismo ha diffuso nel mondo la cultura del progresso. Anche il fascismo è nato a Milano come risposta a un’emergenza di un Paese confuso e dilaniato, e quando il fascismo ha dimostrato il suo fallimento è stata Milano a essere il centro della resistenza nel nord occupato dai tedeschi. Milano è stata medaglia d’oro della resistenza e qualche decennio dopo ha guidato la fine della prima repubblica con Mani Pulite, è dove sono nati i movimenti più innovativi degli ultimi trent’anni. Milano dà il meglio di sè quando alza lo sguardo e si assume il ruolo di aprire la strada a un nuovo futuro per il Paese.
E’ arrivato un momento in cui non serve dare vita a un nuovo partito o fare una rivoluzione nel suo territorio. Serve un radicale rinnovamento da proporre a tutto il Paese, serve quello che la politica non sta riuscendo a dare. Invece di assecondare la proiezione di un consenso, occorre indicare un nuovo orizzonte. L’orizzonte a cui l’Italia dovrebbe essere chiamata da Milano a guardare è proprio Milano: l’Italia se vuole costruirsi un futuro migliore deve diventare milanese, riscoprendo gli stessi valori che hanno reso grande Milano. Per farlo, all’Italia serve umiltà, a Milano serve il coraggio.

L’orizzonte a cui l’Italia dovrebbe essere chiamata da Milano a guardare è proprio Milano: l’Italia se vuole costruirsi un futuro migliore deve diventare milanese, riscoprendo gli stessi valori che hanno reso grande Milano.

ANDREA ZOPPOLATO

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Bike-MI, Foresta-MI, MOLLA-MI: mettiamo al bando il suffisso -mi a Milano?

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L’ultimo arrivato è un progetto stupendo. Tre milioni di alberi da impiantare a Milano entro il 2030. Per un progetto così bello ci si sarebbe aspettato un nome all’altezza, che so, la “Foresta Urbana”, il “Parco Orbitale” (cit. Giacomo Biraghi) e invece no, ancora una volta arriva lui, l’immancabile suffisso -mi. Così abbiamo un progetto bellissimo con un nome che non si può sentire: Foresta-MI.

Una moda che si è affacciata negli anni novanta, è esplosa negli anni duemila e, alle soglie degli anni venti, possiamo dire che ha ormai rotto i maroni. Dall’inizio degli anni 2000 le iniziative del Comune di Milano e delle associazioni territoriali, come eventi, mostre e palinsesti sono quasi sempre caratterizzate dal ricorrente espediente creativo: il il suffisso “MI” al termine della parola. L’effetto ricercato è quello di sorprendere con il doppio senso: mi come me, mi come Milano.

Non è forse giunta l’ora, nella città del design, di ricercare nuove forme di creatività?

Le parole “MI” e “YES” dovrebbero esser messe al bando

Le mode passano, magari ritornano ciclicamente, ma esiste un momento preciso in cui perdono il loro fascino.

La Milano riconosciuta per il design e la creatività non riesce più a sfornare titoli originali per le iniziative sul territorio senza scadere in banalità: Foresta-MI, Guida-MI, Partecipa-MI, Informa-MI, Bike-MI, Concorri-MI, Pulisci-MI, CercaMIcasa. La necessità di mettere un richiamo alla città ad ogni costo, invece che stimolare nuove modalità creative, ha appiattito la ricerca e fossilizzato la scelta sul suffisso MI come panacea di tutti i mali.

L’uso ripetitivo del -mi non è l’unico segnale di questa carenza di originalità. Che dire infatti di  YES-MILANO, il marchio del palinsesto delle week che suona come il tentativo di Totò e Peppino di impressionare due turiste straniere?  Se l’obiettivo era di mostrarsi internazionali sentendo anche il commento di persone straniere temiamo che il risultato sia proprio l’opposto, di mostrarci provinciali. Con Yes Paris ci sarebbe stata una nuova rivoluzione, con Yes Berlino sarebbero tornati i carro armati russi. 

Le parole sono importanti

Potrebbe sembrare qualcosa di poco conto invece no. Le parole sono importanti!, come diceva Moretti. Sono importanti perchè scegliere modi banali per marchiare iniziative della città trasmette un’immagine banale e priva di identità. Cosa che mortifica la città che invece dovrebbe rappresentare un forte marchio distintivo di creatività e di eccellenza.

In un momento storico in cui spesso si chiedono divieti e multe contro cittadini che si comportano male, si dovrebbe pretendere dall’amministrazione di applicare la stessa severità verso se stessa. Perchè ci sia tolleranza zero contro ogni modalità di discredito e di sciatteria che possa recare danno all’immagine di Milano. 

FABIO MARCOMIN

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Film in chiesa?Non sto scherzando!

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“Chi ben comincia…tre esordi italiani” è un’iniziativa particolare. Una serata di proiezioni ed incontri con giovani registi italiani.

Sono tre serate uniche, in cui si incontreranno giovani registi italiani alla prova del loro film d’esordio.

Come funziona la serata? La proiezione è introdotta da un critico cinematografico e dal regista del film.

Poi, ovviamente, si vedrà il film, che in questa serata eccezionale è “Manuel”, di Dario Albertini!

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Max It Up!

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Ebbene sì, la Fashion Week arriva sempre e porta con sè qualche festicciola… ma che dico?!

Questa volta si parla di un party coi fiocchi, perché Max&Co ti invita a scoprire in anteprima il suo nuovo look e la collezione A/I 2019!

Tra le altre cose, ci sarà anche un Cocktail Party, con dj-set by Emmanuelle!

Pronto a far festa?

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L’annus horribilis per Milano: niente PONTE DI SANT’AMBROGIO. Introduciamo le Bank Holiday?

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2019. L’annus horribilis per Milano. Il 7 dicembre è sabato, l’8 dicembre è domenica. Il ponte più importante dell’anno, il simbolo della città, svanisce nel nulla.

Nel nuovo millennio una simile sventura era capitata solo due volte: nel 2013 e nel 2002. 

I ponti di festa sono fondamentali: non solo un’occasione per tirare il fiato ma comportano anche effetti economici. In primis proprio quello di Sant’Ambrogio che di norma coincide con l’apertura della stagione sciistica oltre che con la prima della Scala e il mercato degli ‘O bej ‘o bej”, il più celebre della città.

Per evitare gli scherzi della malasorte sul calendario gli inglesi si sono inventati le “Bank holiday”. Le bank holiday (letteralmente: bank holiday in lieu) sono delle festività sostitutive: se la festività cade nel fine settimana, il giorno di festa perduto si trasferisce al lunedì successivo. In questo modo ogni anno i giorni di festa risultano in numero sempre uguale, neutralizzando l’effetto week end.

L’esistenza delle bank holiday in Inghilterra viene motivata dal fatto che il numero di festività ufficiali nel Paese è tra i più bassi del mondo. Grazie al meccanismo delle bank holiday così la differenza con gli altri paesi si riduce.

Considerando che Milano è la locomotiva d’Italia anche perchè qui si lavora come dei pazzi, crediamo che sia un diritto dei lavoratori della città poter introdurre delle festività sostitutive delle feste che cadono nei week end. Se ci fosse questa regola avremmo anche nel 2019 il nostro ponte, considerando come bank holiday venerdì 6 e lunedì 9 dicembre.

Le Bank Holiday sul territorio potranno essere una delle normative applicate a Milano se dovesse diventare una città stato. Altrimenti per compensare non ci restano che gli scioperi generali.

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Hot topic di fine 2019: di cosa SI PARLA A MILANO negli ultimi mesi dell’anno

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Da "Mostra "Genio & impresa - Leonardo e Ludovico ieri e oggi"
Da "Mostra "Genio & impresa - Leonardo e Ludovico ieri e oggi"

A Milano non si sta mai con le mani in mano. Si ci si sente protagonisti in tutto e qualunque questione locale o internazionale si affronta con un’unica idea: trovare una soluzione risolutiva. Questo il menù dei dieci argomenti su cui si dibatterà da qui ad almeno la fine dell’anno.

Hot topic di fine 2019: di cosa SI PARLA A MILANO negli ultimi mesi dell’anno

#1 La candidatura di Sala (a sindaco, a tutto)

Su questo il sindaco ci sguazza. Gli piace un sacco alimentare il mistero sul suo futuro. Cosa farà Sala è la domanda passepartout per ogni evento mondano, azzeccata anche se non si conosce l’orientamento dell’interlocutore. Tra l’altro il testa-coda al governo ha scompaginato anche le carte, secondo noi aumentando le probabilità di una sua ricandidatura e inserendo anche l’unico rischio di una sua sconfitta: nel caso in cui il governo dovesse fare disastri, l’onda dell’impopolarità potrebbe travolgere anche il sindaco. 

#2 Come si può superare il mancato ponte di Sant’Ambrogio

Quest’anno per Milano è come il passaggio della cometa di Halley: la sventura che capita una volta ogni cinquecento anni è l’azzeramento del ponte dell’immacolata. Sabato 7 dicembre, domenica 8 dicembre. La festa principe di Milano viene cancellata con una spugna. Argomento eccellente per coinvolgere qualunque altra persona in un lamento comune.

#3 L’inghippo sulle Olimpiadi

Prepariamoci a parlarne a intermittenza come è capitato negli anni prima di Expo. Settimane di silenzio e poi una fiammata, sì, ma le olimpiadi? Polemiche, richiesta di leggi speciali, nomine, progetti e poi un nuovo silenzio. Per risvegliare gli animi si può lanciare l’argomento in qualunque occasione.

#4 L’impatto giallo rosso su Milano

La politica ormai è l’argomento più pop che ci sia. E’ l’argomento principe che ha sostituito musica e sport. I politici si atteggiano a rock star e fanno picchi di ascolto. Dopo la prima estate in cui si è parlato più di politica che di abbronzatura si annuncia un autunno giallo rosso per Milano. Si ricorderà il governo più levantino della storia di questa città di origine celtica sperduta nelle nebbie del nord?

#5 Salvini a Milano?

Aveva l’Italia nelle sue mani. Era acclamato come una superstar. E poi come spesso succede nella politica italiana ha fatto la fine di Prometeo che sfida gli dei. E’ passato da risplendere di carisma puro a una faccia da pugile suonato. Un argomento molto caldo questo autunno sarà: che cosa farà Salvini nella sua città che così poco lo ama?

#6 L’Atalanta a San Siro

Lo confessiamo. La cosa ci piace un mondo. L’Atalanta che gioca in Champions a San Siro. Non è magnifico? Ed è pure capitata in un girone facile, chissà che a portare i colori di Milano nel mondo non sia la dea che corre nei boschi della val Brembana. Forza, andiamo tutti a tifare per lei, per una volta uniti a Milano nel tifo calcistico.

#7 Stadio sì o stadio no

Se ne parla ormai da mesi. La strategia in questi casi è quella dei tormentoni musicali. All’inizio fanno schifo poi a furia di bombardarti le orecchie uno non ne può più e cede, e finisce per fischiettarli. Questa è la strategia per lo stadio. Vogliono costruirne uno nuovo, piccolino in modo da essere sempre pieno e da poter fare schizzare i prezzi in alto come per gli Swatch degli anni novanta. All’inizio l’idea faceva schifo, sembrava senza senso, ma a furia di insistere, di riproporla a giorni alterni, ogni opposizione sta mollando. Si sa, vinceranno loro. 

#8 Milano città stato

Non è da noi fare i falsi modesti, anche perchè altrimenti non ci chiameremmo in questo modo. Il tema di Milano città stato o, per i più scrupolosi, della città regione sta divampando. Lo vediamo da ogni tipo di segnale: boom negli accessi, nelle interazioni, nelle persone che scrivono, nell’impegno di chi si sta dedicando al progetto. E anche l’appoggio delle forze politiche, dei portatori di interesse della città, dei media. Questo autunno è il momento giusto per fare diventare Milano città stato e il referendum una materia di conversazione diffusa in tutti gli ambienti.

#9 La riapertura di Linate

Milano era una capitale mondiale dell’aeronautica. Il primo aeroporto, Caproni, i dirigibili di Baggio, Forlanini, l’Idroscalo. Tutto è stato spazzato via e da qualche mese non ci sono più neppure gli aerei che decollano nella periferia est. UN argomento che mette insieme nostalgia e futuro.

#10 La nuova stagione dei rendering

Non ce ne vorranno gli amici della giunta ma sappiamo tutti che una delle strategie più utilizzate da alcuni nostri assessori è quella dei rendering. L’effetto annuncio è forse più potente di quello della sua realizzazione. Circolano dei rendering di progetti formidabili praticamente per ogni angolo della città. Con il prossimo autunno attendiamo con ansia una nuova serie di progetti da condividere e di celebrare sul web in modo entusiasta. Poco conta che poi non ci sia traccia di terme open air a San Siro o di maestosi Colossei alberati.

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