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La TENTAZIONE TEDESCA: dividere l’ITALIA IN DUE

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Credits: Berlino_Brandeburgo_Lapresse1280

Pubblichiamo intervista di Federico Ferraù a Antonio Pilati per “ilsussidiario.net“: SCENARIO/ La tentazione tedesca di dividere l’Italia in due

La TENTAZIONE TEDESCA: dividere l’ITALIA IN DUE

L’ennesimo provvedimento varato “salvo intese”. Vuol dire che tutto può ancora cambiare. Il decreto semplificazioni, quello che dovrebbe far ripartire i cantieri, è solo virtuale. Nel frattempo l’economia non aspetta più e muore. Lo dicono gli ultimi dati Istat e Bankitalia. “Per semplificare si dovrebbe innanzitutto derogare, mentre, invece, il decreto legge in corso di approvazione prende la strada opposta: regola troppo, prevede cascate di altre norme e regolamenti”. Non lo hanno detto Salvini o Meloni, ma Sabino Cassese nel suo ultimo editoriale sul Corriere della Sera.

Viene un sospetto. Ne abbiamo parlato con Antonio Pilati, già presidente della Fondazione Rosselli e commissario dell’AgCom, scrittore e opinionista.

# Pensavamo che il governo prendesse tempo perché non sapeva cosa fare.

La scarsa attitudine operativa del governo è ormai un’evidenza. Far ripartire il paese dopo tre mesi di chiusura è un compito molto complesso, ma non mi pare che questo governo, che mette insieme due forze politiche con visioni del mondo spesso incompatibili, sia in grado di portare a termine il lavoro.

# Per incapacità o per scelta?

Alcuni, soprattutto il premier, hanno la convinzione tutta politica che rimandare è meglio che fare.

# Perché secondo lei?

Comincerei col dire che alcuni nodi non si compongono perché le visioni del mondo di Pd e 5 Stelle hanno storie e ideologie totalmente diverse.

# Eppure c’è chi pensa a un progetto organico, a cominciare dalle prossime regionali.

Il Pd è l’erede di una visione industriale, produttivista, mentre i 5 Stelle, soprattutto dopo la morte di Casaleggio, sono diventati un partito assistenziale, disinteressato alla produzione della ricchezza. Qualcuno dovrà crearla, ma è un problema che non li riguarda.

# E in questa situazione rinviare è facile. Però?

Però si creano dei grossi problemi. Perché dipendiamo sempre di più dall’Ue.

# Gualtieri intende addirittura accelerare la riduzione del debito mediante gli avanzi primari di bilancio per non farsi trovare inadempiente quando tornerà in vigore il Patto di stabilità. Le pare possibile?

I nostri governanti, esponenti dell’ortodossia europea, Gualtieri in modo particolare, vogliono che l’Ue continui a sostenerci, e per questo sono rigidi custodi dei parametri europei. L’aiuto europeo però non è incondizionato.

# Lo sappiamo bene. In cambio, la Germania vuole avere rassicurazione che la spesa sia sotto controllo e non sia sprecata.

Infatti. Ma se continuiamo a spendere male i soldi che non abbiamo, le iniezioni di liquidità che arrivano dagli acquisti di titoli di stato da parte della Bce servono a poco: solo ad aumentare il rapporto debito/Pil.

# Dove vuole arrivare?

È presto detto. La tecnica del rinvio adottata dal governo rischia di entrare in contrasto con la volontà dell’Ue. Che è darci dei soldi controllando che siano spesi bene. Il Mes serve a questo. Il punto, però, è che la situazione italiana è così grave che rinviare i provvedimenti è molto pericoloso, e crea preoccupazione anche nei partner europei.

# Tutto questo significa che il partito del vincolo esterno, Conte e il Pd, non riesce a far bene neppure il suo lavoro?

Direi che il partito del vincolo esterno non riesce a rispondere alle attese di chi governa il vincolo esterno. L’Europa chiede interventi efficaci e tempestivi.

# Secondo un’indagine di Bankitalia, un terzo delle famiglie ha risparmi solo per tre mesi, mentre il 40% ha difficoltà con le rate del mutuo. A che cosa preludono questi dati?

Secondo me, ed è il punto che viene sottovalutato dal governo, annunciano una crisi sociale ed economica gravissima. La gente non ha prospettive, non trova lavoro ed esaurisce i risparmi.

# E allora?

Non credo che questo faccia molto piacere all’Ue. Bruxelles ha bisogno di un’Italia anche debole, ma che stia in piedi. Se l’Italia perde tempo e spreca soldi in monopattini, non fa ciò che l’Europa chiede e crea un rischio di tracollo che nessuno ha voglia di vedere. Nel Nord Italia – a Verona, Bergamo, Brescia – terminano molte filiere produttive tedesche. Se salta questo retroterra produttivo, la Germania ci rimette.

# Che conclusioni dobbiamo trarne?

Questo governo non è adeguato nemmeno dal punto di vista dell’Ue.

# Le sue previsioni?

Premessa: l’Europa è sempre riuscita a venire a capo, sia pure indebolendosi, delle crisi in cui si è venuta a trovare. Non sto discutendo il come. Ma ho l’impressione che questa sia più difficile da gestire delle precedenti.

# Scenario numero uno.

L’Italia è un paese di fragile struttura, è stato costruito male quando è stata fatta l’unità e le linee di frattura sono sempre state evidenti. Si sono sanate nel periodo del miracolo economico, ma oggi potrebbero riemergere.

# Una per tutte? Giova ripeterlo, anche se lo sappiamo.

La frattura tra il Nord produttivo e il Sud assistito. Quello che invece sappiamo ma tendiamo a dimenticare è che la Germania è il paese che di fatto ha dato il via alla guerra nell’ex Yugoslavia riconoscendo prima di tutti gli altri Slovenia e Croazia. Sappiamo dove sono collocati i suoi interessi produttivi.

# Ebbene?

A qualcuno potrebbe venire in mente che è più facile salvare il Nord “padano” che tutta l’Italia. Una situazione di crisi sociale ed economica drammatica, come i dati lasciano pensare, può diventare una situazione di rottura. Questo è lo scenario estremo.

# E l’altro?

È quello di un progressivo impoverimento del paese. Con misure molto pesanti per rimetterne in piedi l’economia.

# Non da parte di questo governo, viste le premesse.

Se la situazione continua a peggiorare e diventa drammatica, non sarà più questo governo a occuparsene. Ma a quel punto la domanda sarà: quali misure bisognerà prendere? Come si rimette in sesto un bilancio che alla fine di quest’anno vedrà un calo dell’11% del Pil?

# Chi può farlo? Un nuovo Monti? O un governo di larghe intese?

Oggi, credo, nessuno lo sa. Forse neppure Mattarella.

# Per essere espliciti: la tattica del rinvio serve a farci commissariare dall’Ue?

Non so se è un disegno, ma certo non funziona: è completamente fuori misura rispetto alla gravità della situazione. Lei citava i dati di Bankitalia; chi siede al governo vede e conosce queste cifre ma non le metabolizza, perché pensa soltanto all’elezione del presidente della Repubblica.

# E a beneficiare i dipendenti pubblici.

Ma i sacrifici domani non lasceranno fuori nessuno. La Grecia insegna. O no?

# Rinviare conviene: finora è servito a rimanere in sella…

A rimanere in sella e a mandare l’Italia verso il precipizio.

Leggi articolo originale su: ilsuddisario.net: SCENARIO/ La tentazione tedesca di dividere l’Italia in due

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Lo SCAMBIO DI APPARTAMENTI di diversa grandezza. Un’idea per MILANO?

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La Happy Rizzi House, la casa più felice del mondo, a Braunschweig, in Bassa Sassonia.

Una soluzione di successo a Berlino potrebbe aiutare a risolvere il problema casa in modo alternativo, per chi ha fretta di cambiare e non riesce a trovare l’appartamento più adatto alle mutate esigenze di vita lavorativa e di famiglia.

Lo SCAMBIO DI APPARTAMENTI di diversa grandezza. Un’idea per MILANO?

# I berlinesi stanno sperimentando un sistema per trovare un appartamento con facilità

Il problema del ricerca di un appartamento, soprattutto quando ci sono modifiche nella composizione del nucleo familiare, è spesso di difficile soluzione. Quando le famiglie si allargano o si restringono, oppure ci sono coinquilini che se ne vanno, le esigenze cambiano, ma capita che gli inquilini siano costretti ad accontentarsi del proprio appartamento anche se non è più adatto alla loro situazione.

Per questo dal 2018 alcune società edilizie berlinesi offrono agli inquilini la possibilità di scambiarsi online gli appartamenti che stanno affittando e la situazione potrebbe migliorare. Dopo soli 2 mesi dall’apertura di Das Wohnungstauschportal, il portale per scambiarsi appartamenti, sono online 1.033 appartamenti e 4.767 persone hanno mostrato interesse per un appartamento diverso dal proprio ed è già avvenuto anche il primo scambio tra due affittuari con un bilocale di 50 metri quadri e un trilocale di 76. In un giorno si sono trasferiti e se anche prima a Berlino era possibili scambiarsi gli appartamenti, ora che può avvenire online le probabilità di trovare l’appartamento giusto sono cresciute.

# Come funziona lo scambio

Per poter aderire a questa iniziativa occorre prima di tutto essere affittuario di una delle abitazioni gestite dalle compagnie edilizie Degewo, Gewobag, Hogowe, Stadt und Land, Gesobau o Wohnungsbaugesellschaft Mitte ed avere un contratto di affitto ancora valido. La procedura prevede: la creazione di un account su inberlinwohnen.de, l’inserimento dei propri dati personali e quelli relativi al contratto di locazione, la pubblicazione di una proposta di scambio e la definizione del tipo di appartamento che si sta cercando. Trovato e selezionato l’abitazione desiderata, chi ha fatto la proposta riceverà un’email e dopo aver visitato la casa ed essere accordato con l’altro affittuario, basterà informare dello scambio la compagnia edilizia, sempre attraverso il portale. Le quote dell’affitto rimarranno inalterate, ognuno pagherà quanto pagava l’altro precedentemente.

Fonte: berlinomagazine.it

# Potrebbe funzionare anche a Milano?

Anche nella nostra città trovare l’appartamento più adatto alle proprie necessità è un’attività che richiede tempo, burocrazia e costi di varia natura come anticipi e caparre. A questo si aggiunge l’organizzazione della visita con l’agenzia immobiliare e la ricerca estenuante di un nuovo appartamento. Se anche Milano facesse sua questa idea si potrebbero incentivare più cittadini a rimanere, in quanto anche questo processo di cambio di abitazione si adeguerebbe ai rapidi cambiamenti che la vita e la città impongono.

FABIO MARCOMIN

 

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La SPIAGGIA DEI MILANESI si trova in Sardegna

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Credits: @marianoaresuphotography IG

Se per caso vi dovesse capitare di sentire qualcuno che sta raccontando che quest’anno vorrebbe andare a fare una gita alla “Spiaggia dei Milanesi” non dovete alzare gli occhi al cielo pensando: “Oh caspita, che modo buffo per chiamare l’Idroscalo!”. In realtà chi vi sta comunicando il suo programma non ha nessuna intenzione di rimanere in territorio lombardo, la meta prescelta infatti è ben oltre i nostri amati confini, per l’esattezza dista da Milano 795 km.

La SPIAGGIA DEI MILANESI si trova in Sardegna

# Lido di Orrì: la bellezza selvaggia della Sardegna

Tortolì, cittadina situata nella costa centro orientale della Sardegna, possiede una piccola spiaggia incantevole chiamata comunemente: “Spiaggia dei Milanesi”, anche se il suo nome ufficiale è Lido di Orrì. Si trova nell’Ogliastra, terra di una bellezza selvaggia come molte zone della Sardegna. Siamo ben lontani dagli ambienti chic di Porto Cervo e Porto Rotondo, qui la natura è ancora in gran parte incontaminata e questo è il motivo per cui accontenta vari tipi di turisti: dagli amanti del mare a chi cerca una vacanza immersa nella tranquillità non modaiola.

Di tratta di una piccola spiaggia lunga 250 metri, caratterizzata da sabbia chiara, punteggiata da qualche scoglio. Il mare è cristallino, il fondale basso e sabbioso e determina una gamma di colori che vanno dall’azzurro al verde. L’accesso alla spiaggia non è comodo né immediato e nei periodi di alta marea non è raro infradiciarsi gli abiti per giungere sulla riva. La cala che la avvolge è tranquilla e riparata, circondata dal verde. Degli scogli delimitano il lato sud insieme al promontorio di Punta Musculedda.

# Perché si chiama “Spiaggia dei Milanesi”?

Il motivo risale a molti anni fa: una famiglia milanese decise di costruire una villetta con accesso diretto a tale spiaggia. Nel tempo tale villetta è rimasta l’unica con tale raro privilegio, motivo per cui le persone del luogo hanno iniziato a chiamarla facendo riferimento a questa quanto meno “intraprendente” famiglia.

# Come arrivare alla meta

Bisogna procedere lungo la Strada Statale 125 in direzione di Tortolì, prendere l’uscita per il paese e poco prima di entrarvi, svoltare a destra seguendo le indicazioni per il Lido di Orrì. Superato quest’ultimo, troverete uno spiazzo sterrato: a quel punto dovrete attraversare un sentiero in mezzo alla macchia mediterranea, camminare lungo gli scogli e poi saltare direttamente sulla spiaggia.

 

GIULIA PICCININI

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Wall Street Journal: “New York e l’Italia settentrionale potrebbero essere vicine all’IMMUNITA’ DI GREGGE”

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Traduzione dell’articolo del “Wall Street Journal” Herd Immunity May Be Closer Than You Think di Allysia Finley: “I test sugli anticorpi potrebbero sottovalutare significativamente il numero di nuove infezioni da coronavirus”

Wall Street Journal: “New York e l’Italia settentrionale potrebbero essere vicine all’IMMUNITA’ DI GREGGE”

# Il Coronavirus era già diffuso da tempo

Alcune delle prime ipotesi su Covid-19 non reggono più, e potrebbe essere una buona notizia per il futuro progresso del virus. Ci sono ragioni per pensare che il nuovo Coronavirus abbia iniziato a diffondersi prima di quanto si fosse capito in precedenza, aumentando la possibilità che l’immunità del gregge sia più vicina di quanto si pensi. Le autorità cinesi dicono di aver individuato per la prima volta un caso a Wuhan a novembre, ma Pechino non ha bloccato la provincia di Hubei fino al 23 gennaio. Per due mesi sono stati effettuati voli diretti da Wuhan verso 30 città al di fuori della Cina, tra cui Londra, New York, Parigi, Roma e San Francisco.

L’Icahn School of Medicine di Mount Sinai ha recentemente eseguito i test per gli anticorpi Covid-19 su campioni da pazienti di New York City a febbraio e marzo. Hanno trovato che l’1,4-3,2% dei pazienti del pronto soccorso e lo 0,9%-1,6% degli altri pazienti tra le settimane del 23 febbraio e il 15 marzo sono risultati positivi agli anticorpi.
Poiché gli anticorpi possono richiedere alcune settimane per svilupparsi, ciò suggerisce che alcuni newyorkesi erano già infettati all’inizio di febbraio o addirittura a fine gennaio. Eppure è curioso che la prevalenza degli anticorpi abbia mostrato pochi cambiamenti da una settimana all’altra fino alla fine di marzo, dopo che le infezioni confermate nella regione sono aumentate.

# Gli studi che proverebbero che zone calde, come New York e l’Italia settentrionale, sarebbero vicine all’immunità di gregge

Allora perché un’epidemia di Covid-19 non si è verificata fuori da Wuhan per mesi, senza allontanamenti sociali e serrate? Nuovi studi suggeriscono che le mutazioni potrebbero averlo reso più virulento.

  • Uno studio del Los Alamos National Laboratory ha scoperto che una mutazione di una sola lettera nel gene 614, che sembra essere emersa in Europa prima di marzo, ha alterato la forma del picco del virus, permettendogli di attaccarsi più facilmente alle cellule. Il sequenziamento genetico dei campioni di virus mostra che il ceppo G614, che ha travolto l’Europa e New York a marzo, ha seminato la maggior parte delle infezioni americane. Il ceppo D614, che non ha questa mutazione, è comparso sulla West Coast all’inizio dell’inverno. La variante G614 ha superato il ceppo D614 nella maggior parte dei luoghi, anche se è arrivato più tardi, il che suggerisce che potrebbe essere più contagioso.
  • In un altro studio, gli scienziati cinesi hanno mescolato 11 ceppi virali raccolti da pazienti cinesi tra il 22 gennaio e il 4 febbraio in vitro con cellule umane. A 24 ore, la “carica virale” di un ceppo che ha imperversato in tutta Europa a marzo era 19 volte superiore a quella dei ceppi con le varianti genetiche trovate nei primi casi statunitensi, sulla costa occidentale, a gennaio e febbraio. L’aumento della carica virale in vitro è stato significativamente correlato con una più rapida replicazione e un maggior danno cellulare. Lo studio cinese suggerisce che alcuni europei e americani potrebbero essere stati infettati da un ceppo più blando che non ha causato sintomi gravi. Questo può aiutare a spiegare perché i flare-up non si sono verificati fuori Wuhan all’inizio dell’inverno. E i due studi presi insieme sollevano l’intrigante possibilità che siano state esposte e infettate più persone di quante ne ipotizzano comunemente gli epidemiologi. Questo sembra particolarmente probabile dal momento che gli scienziati stanno scoprendo che molti casi asintomatici o lievi non sviluppano anticorpi specifici per Covid-19. Uno dei motivi è che alcune persone hanno l’immunità delle cellule T dai coronavirus del passato che può aiutarle a sconfiggere il nuovo virus senza sviluppare anticorpi.
  • Diversi studi hanno scoperto che anche le persone che non sono mai state infettate da Covid-19 hanno comunque una “memoria” delle cellule T – i combattenti del sistema immunitario – delle passate infezioni da coronavirus, che attaccano il nuovo virus. Un’équipe dell’Istituto di immunologia di La Jolla ha rilevato la presenza di cellule T residue in circa la metà dei campioni di sangue raccolti tra il 2015 e il 2018.
  • Studi recenti hanno anche scoperto che molte persone con sintomi lievi o nulli che risultano positive al test Covid-19 non mostrano anticorpi quando vengono analizzati. I pazienti con sintomi lievi producono una risposta anticorpale più debole rispetto a quelli che si ammalano più gravemente. La maggior parte dei test anticorpali sono preparati per ridurre al minimo i falsi positivi, ma di conseguenza sono meno sensibili. Queste persone, tuttavia, sono state trovate ad avere cellule T potenti e durature che possono scongiurare future infezioni. Un piccolo studio condotto il mese scorso in Francia ha scoperto che sei degli otto contatti familiari stretti di pazienti malati non hanno sviluppato anticorpi, ma hanno sviluppato cellule T specifiche per Covid-19.
  • Un nuovo studio svedese ha rilevato che i pazienti moderatamente malati hanno sviluppato sia anticorpi specifici per Covid-19 che cellule T. Ma il doppio degli individui sani che hanno donato sangue durante la pandemia e dei membri asintomatici della famiglia dei pazienti malati ha generato i linfociti T specifici di Covid-19 rispetto agli anticorpi. “Le cellule T della memoria specifica della SARS-CoV-2 si riveleranno probabilmente fondamentali per la protezione immunitaria a lungo termine contro la COVID-19“, conclude lo studio. “L’osservazione che la maggior parte degli individui con COVID-19 asintomatico o lieve ha generato risposte altamente funzionali e durature delle cellule T della memoria“, non di rado in assenza di anticorpi, “ha inoltre suggerito che l’esposizione naturale o l’infezione potrebbe prevenire episodi ricorrenti di COVID-19 grave“.

In breve, i test anticorpali possono sottovalutare significativamente il numero di persone che sono già state infettate da COVID-19, soprattutto se hanno avuto un ceppo più lieve. Se è così, è possibile che alcuni dei primi punti caldi, come New York City e l’Italia settentrionale, abbiano già un certo grado di immunità di gregge. Lo stesso potrebbe accadere presto anche in altri luoghi.

Articolo del “Wall Street Journal” Herd Immunity May Be Closer Than You Think di Allysia Finley

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Sentirsi al MARE a MILANO: 10 posti dove respirare atmosfere da vacanza (MAPPA)

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Midnight in Darsena di Woody Allen
Midnight in Darsena di Woody Allen

Il mare a Milano è da sempre il sogno proibito dei milanesi. In attesa di avere la fermata della metro Genova Porto dopo Porta Genova, vediamo 10 luoghi dove respirare atmosfere da borghi di mare stando in città. 

 

Sentirsi al MARE a MILANO: 10 posti dove respirare atmosfere da vacanza

Fuorimano OTBP

il cortile del fuorimano

Come dice il nome, a Milano c’è un posto fuorimano. Fuorimano ma è a Milano. In zona Bicocca, è un locale dove sembra di trovarsi in riviera, con un cortiletto esterno dotato di piccola piscina. Nel locale si possono svolgere tante attività, dai giochi di società all’ascolto di musica. In Via Roberto Cozzi 3 (Bicocca). 

Bagni Misteriosi

bagnimisteriosi - Teatro Parenti
bagnimisteriosi – Teatro Parenti

Un autentico gioiello, unico al mondo. In zona Porta Romana ci si ritrova proiettati fuori dal mondo, in un universo di arte, cultura e intrattenimento, anche grazie ai numerosi spazi che la circondano, dal Teatro Parenti ad altre sale ognuna con una sua creatività unica. In Via Carlo Botta, 18 (Porta Romana)

La Buttiga Beer Room Martesana

Nell’ottocento la Martesana era considerata la riviera di Milano  e lungo le sue rive si possono trovare molti angoli incantevoli degni di un paese di mare. Un esempio è la splendida atmosfera che si respira in questa beer room ideata dai ragazzi della Buttiga. Delizioso lo spazio all’aperto sotto il pergolato di glicine e di fianco al canale della Martesana che offre un bello spunto per un aperitivo o una cena veloce. Via Melchiorre Gioia 194, inizio Naviglio Martesana. 

Piscina Ponzio

Sontuosa struttura sportiva scoperta inaugurata il 28 luglio 1929. L’ingresso si trova in una palazzina realizzata in stile razionalista, a uso di spogliatoio a rotazione, da cui essa si accede al vasto parco, contenente una bassa vasca rotonda destinata ai bambini, e la vastissima vasca rettangolare destinata agli adulti. Centro Balneare Romano, in via Ampère, 20 (Città Studi).

Mare Culturale Urbano

Il mare a Milano c’è. E’ un mare culturale in zona San Siro che ospita soprattutto d’estate iniziative culturali in un’atmosfera da borgo marino tra fiumi di birra e, spesso, performance dal vivo. In via Giuseppe Gabetti, 15 (San Siro)

Idroscalo

surf all'idroscalo
surf all’idroscalo

Se a Milano manca qualcosa ce lo costruiamo. Perfino il mare. Il mare di Milano è l’Idroscalo, celebre per i suoi giochi d’acqua e le manifestazioni sportive. Sì, si può perfino fare surf. 

Aperitivo all’aperto (Arco della Pace/Largo La Foppa)

Sentirsi a Santa Margherita o a Formentera in centro a Milano. E’ possibile soprattutto all’Arco della Pace o in Largo La Foppa (MM Moscova) dove diversi locali si aprono sul vasto spazio esterno. 

Rooftop (Ceresio 7)

Credit: Milano Panoramica (https://milano.panoramica.it)
Credit: Milano Panoramica (https://milano.panoramica.it)

Da qualche anno la moda dell’estate è la serata in terrazza o sui rooftop. A Milano ce ne sono per tutti i gusti, dalla terrazza Martini al Ceresio 7, forse il più estivo per via delle due piscine. Via Ceresio 7 (Monumentale). 

Darsena 

In questa lista non può mancare lo storico “porto” di Milano. La Darsena, riqualificata ai tempi di Expo, è forse la capitale estiva di Milano. Svetta in posizione eccellente il locale Vista Darsena e l’estensione dei Navigli consente di godersi passeggiate con sensazioni da lungomare. 

Lido BAM

L’ultimo pezzo di mare aperto a Milano. E’ il Lido BAM, alla Biblioteca degli alberi. Sembra di stare sul lungomare di Tel Aviv, circondati dai grattacieli di Porta Nuova. Presto verrà ampliata la zona acqua e verranno introdotte nuove innovazioni in un’atmosfera unica. 

Continua la lettura con: le migliori spiagge raggiungibili in poco tempo da Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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È stata dura ma… 7 BUONI MOTIVI per essere OTTIMISTI sul futuro di Milano

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Credits: Andrea Cherchi

È inutile negarlo, il Covid-19 è stata una vera e propria batosta per Milano. La pandemia ha colpito duramente la città e dopo anni di successi e primati, Milano si è scoperta fragile, indifesa e impreparata ad affrontare un evento di tale portata. In molti si chiedono se sia solo una battuta di arresto o la fine definitiva delle smisurate ambizioni di una città che, come un moderno Julian Sorel, voleva uscire dal provincialismo italiano e diventare una vera capitale europea, moderna, efficiente e competitiva sul piano internazionale. La situazione è sicuramente molto difficile ma ci sono almeno 7 buoni motivi per essere ottimisti e puntare sulla rinascita di Milano.

È stata dura ma… 7 BUONI MOTIVI per essere OTTIMISTI sul futuro di Milano

#1 I milanesi (siamo fantastici)

Il fattore chiave da cui ripartire. Sono tante le qualità dei milanesi che hanno reso grande questa città e che potranno costituire il combustibile indispensabile per dare la spinta propulsiva necessaria per la rinascita della città. Dalla laboriosità tipica di Milano, che trasforma le lamentele in voglia di fare, allo spirito imprenditoriale inteso come capacità di creare valore, dal forte senso di responsabilità, che porta i milanesi ad agire in prima persona per migliorare la loro città, alla capacità di autocritica e di imparare dai propri errori. 

2. Assenza di rivali

Se è vero che l’emergenza sanitaria ha messo in ginocchio Milano e la Lombardia, è anche vero che in questa situazione si è evidenziata la pochezza di tutte le possibili alternative a Milano. Anche nei giorni più bui dell’emergenza Covid in cui Milano si trovava in ginocchio, nessuna città o regione è stata capace di mostrarsi all’altezza della grande mentalità di Milano e di fare ciò che ha reso grande Milano: tendere una mano in aiuto di chi si trovava in difficoltà. Anzi, mostrando tutte una assenza di leadership, ne hanno approfittato per gettare discredito sulla città e per godere della sua sofferenza. E questo vale non solo per i territori, ma anche per personaggi o istituzioni:  nessuno è stato capace di emergere come leader e avanzare delle proposte per guidare il rilancio di Milano e della Lombardia, i territori più colpiti. Ora più che mai è evidente che solo Milano può salvare non solo se stessa, ma un Paese ormai allo sbando. 

Leggi anche: Non vogliamo i milanesi! Monta la rivolta al sud

3. Siamo caduti così in basso che ora possiamo solo risalire

“Più giù di così non si poteva andare, più in basso di cosi, c’è solo da scavare, ma salirò, salirò fino a quando sarò solamente un puntino lontano, lontano”. Cosi cantava Daniele Silvestri nel 2002 e cosi si sente anche Milano, che con la crisi indotta dal Covid-19 ha toccato il suo punto più basso degli ultimi anni. Ora può solo risalire e tornare ad essere la stella più brillante d’Italia.

4. Le olimpiadi 2026

Milano accoglierà le olimpiadi invernali “Milano-Cortina 2026” e questa sarà un’occasione importante per rilanciare e trasformare la città. Sono infatti molte le opere previste per ripensare gli impianti sportivi e le infrastrutture della città in modo da accogliere al meglio le manifestazioni olimpiche e i visitatori da tutto il mondo. I progetti più importanti che cambieranno il volto della città in vista di Milano-Cortina 2026 sono: il Villaggio Olimpico, che verrà realizzato nella zona dell’ex Scalo Ferroviario di Porta Romana, il Palaitalia, nel quartiere di Santa Giulia alla periferia Sud-est della città, la riqualificazione del Palasharp, che dovrebbe diventare la Milano Hockey arena già nel 2021, e il restyling di Piazza Duomo, per ospitare le premiazioni delle gare milanesi.

Leggi anche: Olimpiadi: i lavori che trasformeranno Milano

5. Ospedali più forti che mai e riforma del sistema sanitario

Durante la pandemia, gli ospedali lombardi sono riusciti a far fronte all’emergenza raddoppiando i posti di terapia intensiva e decuplicando quelli di degenza Covid. Ora la Regione ha stanziato un piano straordinario da 225 milioni di euro per ridisegnare la rete ospedaliera nell’era post Covid e rafforzare i posti letto di terapia intensiva, di sorveglianza sub intensiva e di degenza con l’obiettivo di garantire una risposta adeguata in caso di recrudescenza del virus senza compromettere l’operatività della rete ospedaliera per le altre patologie.

Inoltre l’emergenza Covid ha messo in luce alcune debolezze del sistema sanitario lombardo, in primis la medicina territoriale e di prevenzione, e ha così innescato un processo di revisione e riforma del modello esistente, con lo scopo di ripristinare il ruolo della medicina di base e di prevenzione per garantire continuità e assistenza nelle cure ai malati cronici.

6. Rafforzamento dello spirito di coesione lombardo

L’emergenza Covid ha aumentato la coesione tra Milano e il resto della Lombardia, soprattutto contro la Schadenfreude, la felicità per le disgrazie degli altri, dimostrata dal resto dell’Italia nei confronti dei lombardi. Un po’ come le truppe della Lega Lombarda unite a difesa del Carroccio riuscirono a sconfiggere il nemico comune Federico Barbarossa nella battaglia di Legnano del 29 maggio 1176, anche in questo caso il rafforzamento dell’unione tra lombardi può aiutare Milano e la Lombardia a riconquistare la consapevolezza del loro valore e della loro importanza e far rinascere l’orgoglio di una regione che rappresenta l’Italia che ce la fa nel mondo.

7. La fine degli imbruttiti

Con la crisi del Covid-19, Milano è stata costretta a fare un bagno di umiltà e a ripensare ai limiti del suo sviluppo frenetico. La città si è riscoperta più umana e ora punta ripartire con lentezza, “un passo alla volta”, esplorando la possibilità di seguire un modello di sviluppo alternativo, più autentico e meno patinato, centrato sui valori della condivisione e della collettività partecipativa. Riprendendo le parole di Filippo Del Corno, l’assessore alla cultura del comune di Milano, “Milano può essere più dinamica ma meno frenetica, più autentica e meno patinata, più vivace e meno bulimica”. Insomma più valori veri, meno “figa e fatturato”.

LAURA COSTANTIN

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Il piano per trasformare un MILIONE di DISOCCUPATI in STARTUPPER

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Credits: webitamag.it - Startup

Pubblichiamo articolo di Riccardo Luna per “la Repubblica“.

Il piano per trasformare un MILIONE di DISOCCUPATI in STARTUPPER

Mille e settecento nuove aziende al giorno

Il tema della disoccupazione post covid è troppo serio per essere trattato con una battuta. Infatti Chris Locke fa sul serio quando dice che vuole provare a trasformare in due anni un milione di disoccupati in altrettanti startupper con un corso di venti settimane, lanciando mille e settecento nuove aziende al giorno. Se non fosse una delle figure chiave dell’innovazione europea la cosa la potremmo anche liquidare così. Epperò Chris Locke è il capo di Rainmaking, base a Copenaghen e uffici in nove paesi del mondo dove dal 2007 accelera startup su cui investe assieme a grandi aziende. I numeri: ha accelerato 850 startup, ne ha fondate direttamente 27 e ne ha già vendute 9. Insomma quando tre settimane fa ha scritto su un blog il suo piano (RISE: rialzarsi) tutti hanno capito che non scherzava.

“Invece di licenziare i vostri dipendenti, aiutateli a diventare imprenditori”

Rivolgendosi ai capi delle grandi aziende colpite dal covid-19, ha detto: “Invece di licenziare i vostri dipendenti, aiutateli a diventare loro stessi imprenditori“. Il suo modello è quello che fece la Nokia una decina di anni fa, quando era ancora un colosso delle telecomunicazioni ma era sul punto di collassare licenziando subito 40 mila persone. “Allora aprì dei centri in Europa, Stati Uniti ed India per aiutare quelli che stavano perdendo il lavoro a ricollocarsi e creò il progetto “Bridge”, il ponte, per sostenere i dipendenti con spirito imprenditoriale a realizzare la propria startup“.

“Molte aziende di successo sono nate durante una recessione”

“Bridge” ebbe un impatto formidabile: si dice che grazie a quel programma siano nate più di mille startup tra le quali alcune che sono diventate unicorni come Supercell e Rovio. Insomma Locke vuole rifare il “Bridge” di Nokia ma molto più grande visto il numero di licenziamenti causati dalla crisi economica della pandemia. Ma è il momento giusto per lanciare una startup mentre anche le startup esistenti faticano a restare a galla? Locke ne è convinto, dice che Uber, Airbnb, Disney e Microsoft sono nate durante una recessione. E’ un piano oggettivamente folle eppure ha un senso perché scommette sul valore del capitale umano di chi perde il lavoro: “Le aziende in crisi, dice, possono pagare una buona uscita e condannarli ad un futuro in cui dovranno mandare il curriculum a chiunque, oppure pagare questo corso (1200 euro per 20 settimane) e invitarli a crearsi un lavoro, magari realizzando il sogno che hanno sempre avuto“. Sarà dura ma non si può non sperare che un po’ abbia ragione

Leggi qui l’articolo originale di Riccardo Luna: laRepubblica.it

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🔴 Dati 7 luglio. LOMBARDIA: 13 decessi, 53 nuovi contagi (4 a Milano). +458 i guariti. Italia (+30) ancora prima per decessi giornalieri in UE insieme alla Romania

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Credit: Andrea Cherchi (c)

7 luglio 2020. Giornata con luci e un’ombra sul fronte Covid. L’ombra è il numero di decessi che risalgono in Regione (13) e in tutta Italia (30). Passiamo alle luci. Forte calo dei nuovi positivi, al minimo di 53 in Lombardia, di cui solo 4 a Milano. Alto il numero dei guariti: +458 persone nelle ultime 24 ore. 

Dati Lombardia. Risalgono i decessi in tutta la Regione: sono tredici dai tre di ieri. In forte calo i contagi: sono 53 (di cui 7 “debolmente positivi” e 29 dopo i test sierologici che stanno venendo fatti a tappeto), dai 111 di ieri, su 3.380 tamponi effettuati (circa 2.500 meno di ieri). Ancora due province sopra i 10 nuovi positivi: Bergamo +29 (anche per la vasta operazione di test sierologici) e Brescia +17. Tutte le altre sono entro i cinque, compresa la città metropolitana di Milano. Restano 229 ricoverati Covid (quattro meno di ieri), di cui 36 in terapia intensiva (come ieri). Ben 458 persone risultano guarite nelle ultime 24 ore. 

Italia. I decessi giornalieri crescono: sono +30 (17 fuori dalla Lombardia) dagli otto di ieri. I contagi scendono sotto i 200: +138 dai +208 di ieri. Oltre alla Lombardia sopra i 10 nuovi positivi ci sono anche Emilia (+31), Veneto (+14) e Toscana (+19). Sette regioni segnano nessun nuovo positivo. 70 restano in terapia intensiva mentre ci sono ormai meno di 1.000 ricoverati causa Covid. Da notare che in Italia ogni giorno muoiono tra le 1.500 e le 1.700 persone: l’incidenza dei morti con Covid si conferma inferiore allo 0,5% dei decessi totali della giornata. 

Mondo. In Unione Europea torna anche l’Italia sopra i 10 decessi nelle ultime 24 ore insieme alla Romania (+31) e la Svezia (+11). Risale anche l’UK (+155). 

Nel mondo i decessi totali nelle ultime 24 ore segnano un rialzo dopo il minimo di ieri. Al primo posto torna il Brasile con +537, nel giorno in cui anche il premier Bolsonaro risulta positivo al Covid. Segue il Messico con +480, l’India con +444 e gli USA con +300. Sopra i 100 decessi nelle ultime 24 ore ci sono anche Iran (+200), Russia (+198), UK (+155) e Iraq (+118). A livello di contagi giornalieri passa in testa l’India (+19.000), seguita da Brasile (+17.000) e USA (+15.000). 

Fonte: dati Regione Lombardia, Protezione Civile, Worldometers

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“Milano GIGANTE coi piedi d’argilla”: 300.000 posti di lavoro A RISCHIO in città

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Pubblichiamo articolo di Andrea Gianni per “Il Giorno“. 

“Milano GIGANTE coi piedi d’argilla”: 300.000 posti di lavoro A RISCHIO in città

il 72% delle imprese ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali

Il problema, grazie al blocco dei licenziamenti e agli ammortizzatori sociali, è solo rimandato a settembre. Secondo una stima della Cgil di Milano, la crisi economica conseguente a quella sanitaria potrebbe provocare fino a 300.000 disoccupati nell’area metropolitana su una forza lavoro di 1.7 milioni di persone. E le avvisaglie del terremoto emergono anche da un sondaggio realizzato dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e contenuto nel rapporto “Milano produttiva 2020“. Nella Città metropolitana di Milano, nel settore dell’industria, il 72.4% delle imprese intervistate sta affrontando la situazione sul fronte occupazionale con gli ammortizzatori sociali, il 6.9% con una riduzione dell’organico, il 16.9% con il rinvio delle assunzioni previste, il 6.6% con il mancato rinnovo dei contratti in scadenza. Solo il 21% non ha dovuto ridurre la forza lavoro.

L’87% nell’artigianato hanno ridotto gli impieghi

Cambiando settore, il quadro resta a tinte fosche. Nell’artigianato solo il 16.9% delle imprese ha mantenuto lo stesso assetto occupazionale. Nei servizi sale al 26.3%. Nel commercio, dove è alto il numero di imprese a conduzione familiare, al 30.2%. Il primo passo per affrontare la crisi è stato quindi il mancato rinnovo dei contratti a termine, il prossimo sarà quello dei licenziamenti. Anche perché circa un quarto delle imprese lamenta problemi finanziari e di liquidità. Quadro allarmante che emerge anche da una ricerca Sda Bocconi su un campione di 300 imprese manifatturiere. Il 20% prevede riduzioni di organico. Il 60-70% ha usufruito degli ammortizzatori sociali. L’80% prevede che “la domanda di mercato rimarrà incerta e instabile per molti mesi”. Il 22% prevede che diminuiranno le nuove assunzioni di giovani e neolaureati. Per il 50% i contratti diventeranno ancora più flessibili. Il 74% vede all’orizzonte un massiccio utilizzo dello smart working.

“Un Gigante dai piedi d’argilla”

E in questo scenario Milanocapitale economica d’Italia, è un “gigante con i piedi d’argilla” secondo il professore di Demografia alla Cattolica Alessandro Rosina. Parla di una “città che si proietta verso l’alto” ma non ha consolidato le due basi. E i fattori che potrebbero far crollare il “gigante“ sono legati alla demografia, agli squilibri e al welfare. “Nei Paesi più sviluppati – spiega – la ripartenza dopo la crisi economica di dieci anni fa è stata legata a un aumento della natalità, cosa che a Milano non è avvenuta“. Una città attrattiva per giovani di tutta Italia ma sempre più anziana, dove le donne hanno sempre meno figli. E il confronto impietoso è con una metropoli come Berlino. “Il tasso di abbandono prematuro degli studi è preoccupante – prosegue Rosina – così come quello dei giovani che non studiano e non lavorano. L’emergenza coronavirus potrebbe accentuare queste fragilità, riducendo la natalità, peggiorando le condizioni dei giovani e aumentando le diseguaglianze”.

Andrea Gianni per “Il Giorno

Nel commercio e nei servizi Milano perde più del resto d’Italia 

Se a livello generale il calo stimato del Pil nel 2020 a Milano sarà pari a -7,7%, mentre in Italia del 12,8%, è il settore del commercio e dei servizi quello in cui la città subisce un calo superiore a quello medio nazionale: nel caso del commercio si registra il – 6,7% contro il -4%; nel caso dei servizi il -8,8% contro il -7,2%. 

Fonte: IlSole24ore

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CICLABILE di PORTA VENEZIA: le modifiche per risolvere alcune criticità

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Alla fine del lockdown è apparsa in fretta e furia una pista ciclabile in Porta Venezia, con l’obiettivo di rispondere alle nuove esigenze di mobilità che vedono un accesso minore sui mezzi pubblici e una necessità di trasferire parte di questo flusso di cittadini su due ruote. Un progetto però tutt’altro che esente da critiche sia da parte degli automobilisti che da parte di pedoni e ciclisti e nonostante sia stato rivisto presenta ancora molte problematiche. La nostra proposta per risolvere alcune criticità.

Leggi anche: La CICLABILE di PORTA VENEZIA: green dream o incubo metropolitano?

CICLABILE di PORTA VENEZIA: le modifiche per risolvere alcune criticità

#1 A doppia corsia sul lato destro

Un soluzione immediata e basso costo per risolvere le criticità della ciclabile che parte da piazza San Babila e termina in piazzale Loreto, dovrebbe essere quella di realizzarla a doppia corsia e posizionarla sul lato destro, in direzione periferia in modo che sia molto meno invasiva e decisamente più protetta per i ciclisti.

#2 New jersey in plastica a protezione dei ciclisti

Per mettere in maggiore sicurezza ciclisti e pedoni, in attesa dell’arrivo di fondi per lavori più strutturali, si potrebbero posizionare delle barriere utilizzando i new jersey in plastica, soluzione economica ed eseguita con attrezzatura rimovibile e riutilizzabile per altri lavori. I rendering in alto illustravano visivamente il risultato finale.

# Già che ci siamo… il pavé dissestato in Ticinese e Porta Romana

Un’altra situazione critica, nel quadrante sud della città, è quella del del pavé dissestato in Ripa Ticinese e in Corso di Porta Romana dove la soluzione dei new jersey può consentire di mettere in sicurezza i ciclisti e non bloccare la circolazione dei mezzi senza fare lavori inutili o provvisori, in attesa di liquidità per interventi duraturi.

In questo modo si supererebbe la pericolosità dei cordoli gialli e bassi per chi utilizza moto e scooter o chi gira in bicicletta senza usare le apposite corsie oltre a essere comunque poco visibili e decisamente non fornendo la giusta protezione a chi circola nelle ciclabili. In un secondo tempo si potranno prevedere ad esempio aiuole o altro delimitatori di corsie più funzionali, nel frattempo è meglio provvedere a sistemare le molte cose urgenti il tempi rapidi. Le cose fatte bene fanno la differenza.

ROBERTO BINAGHI

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7 TRAGEDIE a cui Milano è SOPRAVVISSUTA

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Il coronavirus ci ha fatti piombare nel baratro emotivo di chi si trova a vivere una situazione non facile senza sapere quando ne uscirà. In realtà, guardando al passato, possiamo renderci conto di quante tragedie abbiamo già superato nel corso della storia.

7 TRAGEDIE a cui Milano è SOPRAVVISSUTA

#1 La strage dei Goti

A cavallo tra il 538 e il 539 d.C., Milano, sotto l’assedio dei Goti, dovette subire anche le conseguenze delle diatribe tra i comandanti Belisario e Narsete, e le decisioni di Mundila, comandante della guarnigione imperiale di Milano. Il risultato fu la strage di 300 mila cittadini milanesi (un numero che varia a seconda delle narrazioni), trucidati dal nemico.

Leggi anche: L’assedio dei Goti: il più grave massacro della storia di Milano

#2 La caduta dell’Impero Romano d’Occidente

La caduta del generale Stilicone, decapitato, lascia a Onorio la libertà di portare da Milano a Ravenna la capitale dell’Impero Romano d’Occidente. Siamo nel 408 d.C.. e Milano cade nelle mani barbariche, di cui parlerà secoli più avanti il Manzoni con queste parole: “Dagli atrii muscosi, dai fori cadenti, dai boschi, dall’arse fucine stridenti”. 

Leggi anche: Quando Milano era capitale di Roma

#3 Le due storiche pestilenze

La peste colpì Milano nel 1630, decimando la popolazione, che a quei tempi, limitata entro la cerchia dei bastioni, contava circa 100mila abitanti. La pestilenza falcidiò circa 1000 persone al giorno e in totale il numero impressionante di 60mila, pari al 60% della popolazione.

La peste aveva già colpito l’Italia nel 1347 e 1348, quando si diffuse inizialmente in Sicilia e a Genova e poi in tutta la Penisola, risparmiando parzialmente il territorio del Ducato di Milano (come abbiamo spiegato nel dettaglio in questo articolo). La peste nera eliminò un terzo della popolazione del continente, con una stima di circa 20 milioni di vittime. 

Leggi anche: La storia dell’area che rimase immune dalla peste a Milano

#4 I bombardamenti degli alleati del 1943

Credits: archivio
Publifoto intesa Sanpaolo – Milano nel dopoguerra

L’attacco degli Alleati su Milano durante la seconda Guerra Mondiale fu tra i più devastanti: da una parte, i velivoli del Bomber Command britannico, che decollavano dal sud dell’Inghilterra, dall’altra i bombardieri statunitensi dalle basi pugliesi e della Linea Gotica (ribattezzata da Hitler Linea Verde) e, in aggiunta, il 205° Bomb Group britannico. Un bombardamento continuo che fece circa 2mila vittime.

Leggi: L’estate più terribile per Milano fu quella del 1943

#5 Federico Barbarossa

storia di milano
Federico Barbarossa nel Kyffhäuserdenkmal

L’assedio di Milano nella guerra che Federico Barbarossa indisse contro il comune nel XII secolo fu devastante. Tutto iniziò nella primavera del 1161, quando il Barbarossa si concentrò sull’attacco alla campagna milanese, messa a ferro e fuoco per interrompere le vie di comunicazione verso la città. La sua intenzione era quella di ottenere una resa di Milano senza combattimenti. I milanesi si sarebbero arresi solo in cambio di alcune condizioni, che il Barbarossa però non accettò. Quando quest’ultimo decise per una punizione, appoggiato dalle altre città lombarde rimastegli fedeli, invidiose del potere milanese e desiderose di espandere i loro commerci sulla Pianura Padana, rase al suolo Milano.

#6 Gli austriaci 

Credits: skuola.net
5 giornate di Milano

Durante le Cinque Giornate di Milano (18-22 marzo 1848), le battaglie strada per strada prima di cacciare le truppe del generale Josef Radetzky, rappresentante dell’autorità della monarchia asburgica, causarono la morte di 400 cittadini (ne furono feriti altri 600). Radetzky prova a mettersi al riparo all’interno del Castello Sforzesco ma alla fine è costretto a fuggire con le sue truppe. Il 23 marzo Milano è libera. La città lombarda, fu macchiata di lacrime e sangue, ne uscì vincitrice. Anche se si trattò di una vittoria tradita. 

#7 I Savoia

 

Ne hanno combinate di tutti i colori a Milano. Il fatto più vergognoso accadde proprio in seguito alle cinque giornate quando la Milano liberata dagli austriaci si offrì al re del Piemonte con il plebiscito del 12 maggio 1848. Il 14 luglio arrivò anche Garibaldi. I giochi sembravano fatti ma re Carlo Alberto tradì i milanesi: il 6 agosto firmò l’armistizio con gli austriaci riconsegnando così Milano al nemico di sempre.

Si dice che il detto sui torinesi “falsi ma cortesi” sia nato dopo quelle misere vicende e che il rito di calpestare le balle del toro, simbolo di Torino in Galleria, derivi da quello storico tradimento. 

Continua la lettura con: Dopo le 5 giornate i piemontesi TRADIRONO Milano

VALENTINA SCHENONE

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

🔴 Dati 6 luglio. Sempre meglio: 3 decessi in Lombardia (8 in Italia). 10 regioni senza nuovi contagi. Morti giornalieri nel mondo al minimo da mesi

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Foto: Andrea Cherchi (c)

6 luglio 2020. Prosegue il miglioramento della situazione Covid. L’Italia si conferma sotto i dieci decessi giornalieri, dimezzati in Lombardia (3). Nuovi contagi stabili. In Europa solo la Romania segna più di dieci decessi (+18), Germania e Svezia si confermano a zero. Nel mondo nessun paese con più di 500 decessi nelle ultime 24 ore: il numero dei morti giornalieri nel mondo è al livello minimo da mesi. 

Dati Lombardia. Sempre meno decessi in tutta la Regione: sono tre, la metà di ieri. I contagi si mantengono attorno a quota 100: sono 111 (di cui 23 “debolmente positivi” e 76 dopo i test sierologici che stanno venendo fatti a tappeto), dai 98 di ieri, su 5.855 tamponi effettuati (circa 3.000 meno di ieri). Ancora quattro province sopra i 10 nuovi positivi: Cremona +23, Mantova +22, Bergamo +17 (anche per la vasta operazione di test sierologici) e Milano +12 (di cui 9 in città). Tranne Brescia (+10) tutte le altre sono sotto i cinque, con Pavia, Sondrio e Lodi a zero. Restano 233 ricoverati Covid (tre più di ieri), di cui 36 in terapia intensiva (come ieri). Altri 61 sono stati dimessi dagli ospedali. 

Italia. I decessi giornalieri restano vicini al minimo dell’emergenza: sono otto (5 fuori dalla Lombardia) dai 7 di ieri. I contagi restano attorno ai 200: +208 dai 192 di ieri, sempre uno su due in Lombardia. Oltre alla Lombardia sopra i 10 nuovi positivi ci sono anche Emilia (+38), Lazio (+19) e la Campania (+27). Il Piemonte scende finalmente sotto i 10, un nuovo positivo in Veneto. Dieci regioni segnano nessun nuovo positivo. 72 restano in terapia intensiva mentre ci sono ormai meno di 1.000 ricoverati causa Covid. Da notare che in Italia ogni giorno muoiono tra le 1.500 e le 1.700 persone: l’incidenza dei morti con Covid si conferma ormai inferiore allo 0,5% dei decessi totali. 

Mondo. In Unione Europea resta sopra i 10 decessi nelle ultime 24 ore solo la Romania (+18). Germania e Svezia confermano i zero decessi ormai da giorni. In forte calo anche l’UK (+16). 

Nel mondo i decessi totali nelle ultime 24 ore segnano un nuovo minimo. Nessun Paese segna più di 500 morti giornalieri. Al primo posto passa l’India con +430, davanti al Messico con +273. Sopra i 100 decessi nelle ultime 24 ore ci sono anche USA, Russia, Brasile e Iran. A livello di contagi giornalieri sempre primi gli USA anche se in calo a +20.000, davanti all’India +17.000, poi ci sono Russia e Brasile. 

Fonte: dati Regione Lombardia, Protezione Civile, Worldometers

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LISBONA sta TRASFORMANDO alloggi AIRBNB in CASE per “lavoratori essenziali”

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Credits: indipendent.co.uk
Pubblichiamo traduzione integrale dell’intervista al Sindaco di Lisbona Fernando Medina per l’Independent.

LISBONA sta TRASFORMANDO alloggi AIRBNB in CASE per “lavoratori essenziali”

# Stiamo rivalutando le nostre priorità post-pandemia e mettendo i lavoratori essenziali in cima alla lista

Come molte città, stiamo rivalutando le nostre priorità post-pandemia e mettendo i lavoratori essenziali, che hanno guidato Lisbona attraverso la crisi di Covid-19, in cima alla lista. Ora è il momento di fare le cose in modo diverso. Lisbona ha beneficiato enormemente negli ultimi anni dei milioni di turisti che affollano le nostre strade acciottolate e godono dei nostri ristoranti e bar di fama mondiale, ma abbiamo pagato un prezzo sociale. I lavoratori essenziali e le loro famiglie sono stati costretti sempre di più ad abbandonare la città da quando la modalità di vacanza in stile Airbnb ha preso il sopravvento con la conquista di un terzo delle proprietà del centro di Lisbona, aumentando i prezzi degli affitti, svuotando le comunità e minacciando il loro carattere unico. Ora vogliamo riportare le persone che sono la linfa vitale di Lisbona al centro della città, rendendola più verde, più sostenibile e, in definitiva, un posto migliore per vivere e visitare. È possibile dare la priorità alle abitazioni a prezzi accessibili per il personale ospedaliero, i lavoratori dei trasporti, gli insegnanti e migliaia di altre persone che forniscono i nostri servizi essenziali.

# Una strategia audace per ricreare una città più vivace, più sana ed equa

È una strategia audace che offre ai proprietari redditi a lungo termine e stabili e ci dà la possibilità di ricreare una città più vivace, più sana ed equa. Da Melbourne a Parigi, la marea si sta rovesciando contro l’espansione urbana e tornando ai centri rivitalizzati della città dove i residenti possono raggiungere servizi essenziali, come medici, scuole e negozi, tutti raggiungibili in 20 minuti a piedi. Con molte più persone che probabilmente lavoreranno permanentemente da casa, ha senso che più cittadini scambino i sobborghi con la città dove possono facilmente accedere ai trasporti pubblici, ai servizi e approfittare di festival e concerti. Fondamentalmente, questo approccio aiuterà anche ad affrontare la crisi climatica e migliorare la salute pubblica.

# Le città più dense significano meno persone che si spostano ogni giorno nel centro. Meno veicoli su strada significano meno inquinamento

Le città più dense significano meno persone che si spostano ogni giorno nel centro. Meno veicoli su strada significano meno inquinamento ed emissioni nocive che avvelenano l’aria che respiriamo, contribuendo al contempo al riscaldamento globale. Nelle città di tutto il mondo abbiamo visto incredibili miglioramenti della qualità dell’aria durante il blocco di Covid-19. Quando riapriremo le nostre città, non dovremo tornare al lavoro come al solito. Ecco perché, a Lisbona, stiamo aggiungendo piste ciclabili e creando aree verdi e spazi pubblici per offrire alle persone più luoghi per socializzare ed esercitare. Come sindaco, sono determinato a creare un futuro migliore dalla tragedia della pandemia di coronavirus. Con oltre 4 milioni di visitatori all’anno, i 500.000 cittadini di Lisbona rischiano di essere travolti dal turismo di massa. Trasformare le case da affitti brevi stile Airbnb in “affitti sicuri” è un piano audace, ma non è l’unico modo per rinvigorire il centro della città, dove i prezzi degli immobili sono aumentati vertiginosamente negli ultimi anni. Stiamo lavorando a stretto contatto con le società private che rinnovano alcuni degli edifici trascurati della città per garantire che nel processo creino alloggi a prezzi accessibili. Per decenni, molti dei nostri anziani residenti sono stati minacciati di sfratto mentre la pressione è cresciuta per convertire più proprietà in case vacanze. Quindi, abbiamo avviato un programma per garantire che possano rimanere nelle loro case e non perdere i loro legami profondi con la città.

# È il momento di fare le cose diversamente e i visitatori ne trarranno beneficio

Niente di tutto ciò significa che non vogliamo turismo o che non abbiamo bisogno che i visitatori tornino a Lisbona il più rapidamente possibile. È semplicemente il momento di fare le cose diversamente e i visitatori ne trarranno beneficio. Troveranno una città più pulita, più verde e viva piuttosto che una che rischia di diventare un bellissimo museo. La pandemia ha portato perdite e sofferenze incredibili al popolo di Lisbona e alle città di tutto il mondo. Non dobbiamo permettere che questo momento di profondo trauma e disturbo scompaia e semplicemente tornare agli affari come al solito. Questo è un mondo destinato al cambiamento climatico catastrofico e alla grave disuguaglianza. A livello internazionale, sto lavorando con un gruppo di miei colleghi sindaci – da Milano, Melbourne, Freetown, Seoul e molte altre città della rete C40 – per determinare quale sia il verde e giusto recupero dalla pandemia di Covid-19. A casa nostra a Lisbona, siamo determinati nel cogliere questo momento e creare un nuovo percorso per la nostra città per garantire che rimanga sana, vibrante e aperta a tutti.
 
 

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MONOPATTINI in sharing a Milano: si rischia lo STOP

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Il TAR di Milano impone un nuovo stop ai monopattini elettrici in sharing della città. Secondo i giudici era sbagliato dall’inizio il criterio con il quale furono accolte le manifestazioni di interesse delle società candidate a gestire il servizio.

MONOPATTINI in sharing a Milano: si rischia lo STOP

# Il ricorso presentato dalla società Lime, esclusa dagli operatori, a monte dello stop

La società americana Lime aveva presentato ricorso contro la mancata assegnazione del servizio come operatore di sharing di monopattini in città, e tra le numerose contestazioni contenute nel ricorso il TAR accoglie quella sul criterio cronologico adottato per selezionare i vincitori. La Giunta milanese, infatti, selezionò come società autorizzate Helbiz, Bit e Wind in base all’ordine temporale con cui fu presentata la documentazione richiesta e in base a questo secondo il TAR non venne garantito “l’interesse pubblico e quello dell’utenza di poter beneficiare del miglior servizio possibile“.

Nel dettaglio la sentenza del TAR non solo annulla la determina dirigenziale del 2 dicembre 2019, quella con cui fu approvato l’elenco degli operatori autorizzati, ma anche l’Avviso Pubblico lanciato dal Comune il 25 ottobre dello stesso anno e la delibera della Giunta comunale datata settembre 2019 che fissa i criteri di selezione. “Il fatto che l’attività di noleggio di dispositivi per la micromobilità elettrica non sia stata qualificata dal Comune come attività di servizio pubblico non deve far ritenere che lo stesso Comune possa completamente disinteressarsi degli interessi che interferiscono con essa“. Per i giudici  sarebbe stato necessario adottare “una serie di accorgimenti volti ad assicurare che la scelta degli operatori da ammettere alla fase sperimentale ricadesse su coloro che, non solo garantiscano uno standard minimo di qualità, ma siano anche in grado di garantire il miglior servizio possibile“. In conclusione per il TAR “è evidente l’inadeguatezza del criterio cronologico prescelto dal Comune, criterio che, come correttamente rileva l’interessata, affida la selezione al caso“.

# Cosa succederà ai monopattini in circolazione?

La giunta di Milano ha dato incarico all’Avvocatura di Stato per avere un’interpretazione della sentenza e valutarne le conseguenze ed è scontato un contro ricorso, ma il rischio concreto è che i monopattini elettrici in sharing debbano debbano subire un ennesimo stop alla circolazione. Infatti non sarebbe la prima volta, perché in principio fu proprio il Comune a mettere in standby i servizi di sharing già attivi in città in quanto ancora essente una normativa nazionale a riguardo. In seguito a gennaio, con la notifica del ricorso presentato al TAR e arrivato adesso a sentenza, con un parziale accoglimento, che rimette nuovamente in dubbio un servizio di micromobilità entrato a pieno titolo nel nuovo sistema di trasporto individuale post Covid-19. 

Vedremo ora cosa succederà ai 6 operatori presenti a Milano e ai 2.250 monopattini in condivisione che circolano sulle strade della città.

Fonte: vaielettrico.it

Leggi anche:
MONOPATTINI a Milano: cosa possono fare, dove possono andare, la guida definitiva
MONOPATTINI IN SHARING a Milano: la sfida delle APP

FABIO MARCOMIN

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🔴 BOCCIATO il prolungamento della LINEA METROPOLITANA M2

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Dopo quella di Maggio in Regione Lombardia da parte del Consiglio, arriva la bocciatura anche in Commissione Bilancio della Camera da parte dal Governo. Una stroncatura bipartisan che non sarebbe avvenuta se Milano avesse più autonomia.

🔴 BOCCIATO il prolungamento della LINEA METROPOLITANA M2

# La bocciatura arriva dalla Commissione Bilancio alla Camera dei Deuptati

La Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha bocciato l’emendamento al Decreto Rilancio che chiedeva di stanziare 2 milioni di euro per finanziare la progettazione del prolungamento della M2, la metro verde, da Cologno in direzione Vimercate. 

La dichiarazione di Massimiliano Capitanio, deputato Lega componente della commissione Trasporti della Camera, e primo firmatario dell’emendamento: “L’avversione del Pd e del M5S nei confronti del Nord si è consumata con la bocciatura del mio emendamento al decreto Rilancio che destinava 2 milioni di euro al finanziamento della progettazione del prolungamento della linea 2 della metropolitana da Cologno a Vimercate. Nonostante l’emendamento fosse stato ritenuto ammissibile, ora è arrivata la bocciatura con la motivazione inaccettabile che l’emendamento sarebbe troppo localistico“. Capitanio aggiunge: “È assurdo pensare che mentre il governo regala 240 milioni di euro ai produttori cinesi di monopattini, assolutamente inutili per chi deve utilizzare i mezzi pubblici per andare al lavoro, dall’altra parte si dica ‘No’ al prolungamento di una linea metropolitana. Il nostro lavoro a sostegno di una mobilità sostenibile non si ferma certo davanti a questo schiaffo“.

# A Maggio in Regione Lombardia era stato il Consiglio a bocciare il finanziamento

Il paradosso è che a inizio maggio era stato il Consiglio Regionale lombardo a bocciare il finanziamento per lo studio di progettazione del prolungamento della metropolitana verde da Cologno Nord fino a Vimercate, quando Pd e M5S avevano proposto un emendamento al progetto di legge per la ripartenza della Lombardia per inserire nel “Piano Marshall” le risorse per studiare il prolungamento della metropolitana fino in Brianza. In quel caso erano stati i consiglieri Fumagalli, Pizzul e Ponti a scagliarsi contro il partito di maggioranza: “Insomma la giunta ha trovato 3 miliardi per il post Covid ma non ha trovato un milione per uno studio di fattibilità per la Metropolitana Cologno Nord – Vimercate. Uno studio urgente, in quanto se immediatamente commissionato e presentato entro il 31 dicembre 2020 avrebbe permesso il finanziamento dell’opera. Sia il Pd che il M5s hanno infatti votato a favore dell’emendamento proprio perché rappresentava una promessa elettorale verso i loro elettori e come tale li impegnava anche a livello governativo. Mentre la maggioranza di centrodestra che governa la Regione dopo aver mentito ai brianzoli con l’abolizione del pedaggio sulla tangenziale di Agrate Brianza e Monza, prosegue con la solita arroganza anche a privare il vimercatese dell’unico trasporto pubblico da offrire a quel territorio“.

Gli esponenti dell’opposizione regionale avevano alzato il tiro: “In realtà c’è una precisa strategia politica dietro la contrarietà del centro destra al prolungamento della metropolitana da Cologno Nord a Vimercate. In primo luogo perché si tratta di una zona in cui il centro destra non è praticamente presente politicamente e quindi non si vuole dare soddisfazione politica a chi governa quei territori, e in secondo luogo con i proventi dei pedaggi che Fontana aveva promesso di abolire si finanzia la Pedemontana. Quindi, oltre a non avere la metropolitana, chi abita a Vimercate e Agrate, grazie a Fontana e alla sua maggioranza consiliare, deve pure pagare il pedaggio per andare a Milano. Siamo certi che gli elettori non dimenticheranno“. 

Fonte: MilanoToday

# Con Milano Città Regione questo non sarebbe successo

Le solite schermaglie politiche tra opposizione e maggioranza tra chi è al governo in Regione Lombardia e chi a Roma in quello centrale, a discapito della vita dei cittadini, scoperchia una situazione che non è più sostenibile e che non può esaurirsi in inutili polemiche tra partiti. La realtà è che quando un territorio come la Città Metropolitana di Milano, che oltretutto non comprende più dal 2009 l’area della Brianza nonostante la continuità fisica tra i due territori, non può decidere in autonomia sul proprio destino e sulle esigenze dei propri abitanti, sarà sempre in balia delle scelte altrui. L’autonomia di Milano non è quindi più differibile, ma anzi è necessario quanto prima richiedere lo status di Regione per programmare e finanziare appunto anche le opere infrastrutturali come le linee metropolitane pensate da decenni e che rischiano di non vedere mai la luce.

FABIO MARCOMIN

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SIAMO SOLO NOI: restrizioni anti-Covid che in UE sono adottate SOLO IN ITALIA

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Dopo il lockdown più lungo e stringente rispetto a tutti gli altri Paesi UE, con l’epidemia alle spalle certificata dalle ormai vuote terapie intensive nel Paese, l’Italia sembra presa dalla “sceriffite”, una gara al rialzo tra chi adotta misure più repressive. Tutto questo quando invece la tendenza in Unione Europea è opposta: allentare fino in certi casi a togliere del tutto ogni forma di protezione o di distanziamento, senza che questo produca un peggioramento nella situazione sanitaria del Paese. Così anche numerosi medici in prima linea stanno ripetendo che bisogna smetterla con la politica del terrore e, invece, è il caso di tornare a una vita normale. Perché, allora, i governanti italiani continuano ad applicare regole più repressive contro i loro cittadini che nel resto d’Europa? Ecco alcune delle restrizioni verso cittadini italiani o turisti stranieri che volessero venire a visitare il nostro Paese.

SIAMO SOLO NOI: restrizioni anti-Covid che in UE sono adottate SOLO IN ITALIA

#1 Solo noi manteniamo obbligo di quarantena per chi arriva da fuori UE, anche da paesi non considerati a rischio 

L’Europa ha aperto le frontiere a paesi non a rischio. Unica eccezione: l’Italia.
I paesi che l’Europa ha inserito nella lista verde sono Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Tailandia, Tunisia e Uruguay. A questi si aggiunge la Cina, inserita in fondo alla lista con un asterisco: Pechino entrerà a pieno titolo nell’elenco Ue solo se garantirà la reciprocità all’Europa. Ma il Ministro della Salute Speranza alza il ponte levatoio: “L‘Italia sceglie la linea della prudenza e mantiene in vigore l’isolamento fiduciario e la sorveglianza sanitaria per tutti i cittadini provenienti dai Paesi extra Schengen. La misura si applica nel nostro Paese anche ai cittadini dei 14 Paesi individuati dall’Ue nella “lista verde”, da e per i quali ci si può muovere liberamente da domani.Tra chi sarà obbligato alla quarantena anche gli italiani di rientro dall’estero.

Da considerare sul fronte opposto la Svezia: ai paesi da semaforo verde per l’Europa aggiunge possibilità di ingresso senza quarantena a chi dovesse arrivare in Svezia per motivi di studio, anche da nazioni giudicate a rischio. Si prevede un boom di iscrizioni di studenti internazionali nelle università svedesi. 

#2 Solo da noi non sono ripartite le scuole e non c’è certezza neppure sulla ripartenza delle università

I primi a chiudere sono anche gli unici a non aver ancora riaperto.
Da fine febbraio le scuole hanno chiuso in Italia e non hanno più riaperto, a differenza di tutte le altre nazioni europee. Infatti tutte le altre hanno già riportato gli alunni in classe e anche la Spagna, che ha avuto un andamento della pandemia simile al nostro, ha già un piano dettagliato per ripartire il 7 settembre con il nuovo anno scolastico. Il Ministero dell’Istruzione ha individuato una data di massima per l’inizio dell’anno didattico e per la ripartenza scuole del 2020-2021 ovvero lunedì 14 settembre. Purtroppo però è solo una data indicativa, saranno poi le singole Regioni ad avere un margine per decidere se anticipare o posticipare di qualche giorno. Anche sugli ingressi presso i vari istituti è da definire l’eventuale scaglionamento e si deve ancora valutare se ci sarà l’obbligo di indossare la mascherina per chi ha più di sei anni.

Sul fronte università ad oggi c’è l’ipotesi di ripartenza a Settembre, ma non si conosce né la data né la modalità: allo studio didattica mista, in presenza e in digitale, un allungamento dell’orario per le lezioni o la necessità un maggior numero di aule. Una confusione che sta dirottando gli studenti Erasmus e stranieri verso Paesi più organizzati. 

#3 Solo da noi si deve prenotare via web per andare in spiaggia

Mentre nelle spiagge d’Europa e del mondo si può accedere liberamente al mare, in Italia ci si dovrà prenotare tramite un’app per recarsi allo stabilimento balneare e persino per la spiaggia libera. Così è un fiorire di app per scegliere l’ombrellone, i due lettini e il giusto distanziamento sociale, perché ogni regione ha la sua e addirittura alcuni singoli litorali o spiagge: da quella friuliana su spiaggiafvg2020.it, a bookyourbeach.net in Liguria, fino a jbeach.app per la spiaggia di Jesolo. Oltre all’obbligo di prenotarsi in anticipo, c’è anche la scomodità di dover andare alla ricerca del portale giusto su cui registrarsi. Immaginiamo la confusione dei turisti stranieri. 

#4 Solo da noi obbligo di mascherina all’aperto (Lombardia)

Nonostante sia arrivato il caldo torrido tipico del mese di luglio e l’epidemia si sia di fatto arrestata, è stato prorogato ancora l’obbligo di indossare la mascherine anche all’esterno a prescindere dalle regole di distanziamento e dal fatto che ci siano rischi di assembramenti. Questa restrizione è prevista solo in Lombardia, le altre regioni italiane l’hanno eliminata già da tempo e non si capisce quindi perché la nostra regione debba mantenere assurda regola non suffragata da studi medici.

Leggi anche: MASCHERINE nell’afa: in Lombardia estensione obbligo all’aperto fino ad almeno il 15 LUGLIO

#5 Solo da noi obbligo per hotel e altri locali di misurare la temperatura corporea (con il rischio per il turista con qualche linea di febbre di finire rifiutato da ogni struttura)

Ai clienti di hotel, bar e ristoranti dovrà essere misurata la temperatura e verrà concesso l’ingresso solo a coloro che hanno temperatura corporea inferiore a 37.5°. In caso contrario l’ospite delle strutture alberghiere dovrà contattare il medico di base o le autorità sanitarie e non potrà alloggiare nella struttura ricettiva. Non solo: a quel punto nessun hotel è autorizzato a ospitare chi dovesse avere la febbre, anche se non fosse malato Covid. In più il turista con febbre potrebbe avere grossi problemi perfino a tornare a casa laddove non fosse arrivato in Italia con mezzi propri. Quindi il rischio è quello di avere sostenuto tutte le spese di viaggio e doversene ritornare a casa, sempre che ci riesca. Allo studio in Veneto e in Toscana c’è la minacce del carcere o del TSO per chi dovesse rifiutare le cure. Difficile che i turisti stranieri vogliano prendersi questo rischio.

#6 Solo noi abbiamo messo divieto per il bagaglio a mano in aereo

Eddie Wilson, amministratore delegato di Ryanar ha contestato la scelta italiana: “Il divieto del bagaglio a mano è folle ed espone i passeggeri a un maggiore rischio di contagio. La loro valigia viene toccata da altre persone che si occupano di metterla in stiva, quindi di scaricarla e depositarla sul nastro di consegna. Nastro che diventa altra occasione di assembramento a destinazione.” L’Enac, Ente Nazionale di Aviazione Civile, non ha risposto ancora alla lettera di chiarimenti della compagnia: “Servono regole comuni in Europa. Secondo l’Easa, l’omologo ente europeo dell’Enac, le persone possono tornare a volare se ci sono regole uguali in tutti i Paesi, non capisco perché l’Enac sia andata in un’altra direzione. Qualcuno mi spiega perché l’Italia è l’unico Paese del continente ad avere questa regola così restrittiva?“.

Pertanto si potrà portare a bordo degli aerei solo piccoli borse da tenere sotto il sedile, tutto il resto dovrà essere spedito in stiva e prima dell’imbarco ci sarà l’obbligo di autocertificazione che attesti di non avere avuto contatti con persone affette da patologie Covid-19. 

A questo si aggiunge che ci sono regioni, come la Sardegna, che richiede prima della prenotazione dell’aereo di compilare una serie di moduli di autocertificazione, una procedura piuttosto complessa per i turisti internazionali. 

Fonte: corriere.it

#7 Solo da noi obbligo di prenotazione del posto sui treni regionali (Trenord)

Nel weekend del 4-5 luglio parte il test per la prenotazione dei posti a sedere sui treni regionali di Trenord per rispettare le regole di distanziamento sociale stabilite dalla Regione Lombardia. Il test sarà al momento limitato a solo 8 treni, 4 corse Milano Cadorna – Como Lago e 4 corse Milano Centrale – Tirano, durante i weekend di luglio e agosto. L’obbiettivo, secondo quanto dichiarato da Trenord, è ottenere un più efficace monitoraggio e una maggiore programmazione dei flussi, ma sta di fatto che le regole assurde sul distanziamento trasformino in un’odissea spostarsi anche con i mezzi pubblici. Speriamo almeno serva a evitare che si ripetano le scene delle scorse settimane, quando decine di passeggeri sono stati fatti scendere dai treni per problemi di assembramento.

Leggi anche: LIGURIA da INCUBO: traffico in TILT per cantieri in autostrada, turisti fatti SCENDERE dai treni per rispettare il distanziamento nei posti a sedere

#8 Solo da noi ogni regione ha regole diverse di distanziamento sui mezzi pubblici

Se questo non bastasse, ogni regione ha proprie regole di distanziamento sociale su mezzi pubblici e questo determina che per ogni spostamento il viaggiatore debba essere a conoscenza di quelle previste per tutti i territori che attraversa. Come abbiamo visto, in Lombardia le regole di distanziamento sono le stesse introdotte durante il lockdown, mentre Veneto, Emilia Romagna, Puglia, Trentino e Liguria hanno ripristinato la possibilità di utilizzo dei mezzi al 100% e il Piemonte attende invece risposta da Roma.

Cosa succede ad esempio con i treni interregionali, tra territori con normative differenti, come ha dimostrato il caos emerso tra Lombardia e Liguria? Ferrovie dello Stato spiega che: “negli interregionali che partono da una regione e si dirigono in un’altra, se il treno parte e arriva in due regioni con regole diverse, si applica la regola del 50%: quindi se un treno inizia e finisce la sua corsa in una regione che ha deciso di togliere la regola del distanziamento, bene. Ma se invece non è così, allora Ferrovie impone il mantenimento della regola del 50% dei posti occupati, cioè la regola più restrittiva.” Il rischio di confondere i passeggeri e farli desistere da utilizzare il servizio pubblico è quindi molto elevato.

Fonte: corriere.it

#9 Solo noi andiamo in Europa con il cappello in mano per ottenere liquidità a fondo perduto per l’emergenza covid

A queste restrizioni che stanno trasformando l’Italia in un luogo caratterizzato da regole più simili a un ospedale che a una nazione in cui poter trascorrere le proprie vacanze, si aggiunge anche una mentalità penosa che ci sta ormai caratterizzando in Europa. L’Italia, paese tra i fondatori dell’Unione Europea, è ormai la nazione che va in Europa con il cappello in mano, chiedendo da destra e da sinistra, fondi, prestiti, quattrini, piangendo miseria. Addirittura con la pretesa che i fondi siano concessi senza condizioni, come quelle di riformare la Nazione come previsto dal Mes.

Una figura misera per il nostro Paese, che rispecchia l’assistenzialismo ormai diffuso quale cardine del nostro sistema politico e che ha avuto un’accelerazione con il Covid-19: tutti gli aiuti sono stati impostati, ricorrendo ad ulteriore debito pubblico, sotto forma di bonus o redditi di sostegno invece che incentivi alla produzione delle imprese o allo sviluppo e crescita personale. La medesima strada sembra verrà intrapresa con i fondi destinati all’Italia dall’Europa, che verranno impiegati per le aree già in sofferenza economica prima del Covid e che da decenni ricevono sussidi e una politica assistenzialista. La stessa che ora guida il nostro Paese in Europa. Un Paese sempre più repressivo verso le libertà individuali dei propri cittadini ma sempre più con il cappello in mano in un’Europa dove un tempo eravamo tra i protagonisti. 

Leggi anche: L’ITALIA con il CAPPELLO IN MANO: è questo che vogliamo?

FABIO MARCOMIN

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2,5 MILIARDI sul progetto di SANTA GIULIA, una rivoluzione nel sud-est di Milano

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Credits: risanamentospa.com - Masterplan Santa Giulia

In arrivo un miliardo dal fondo canadese Psp Investment che affianca lo sviluppatore australiano Lendlease sull’area, dove verrà realizzata anche l’arena sportiva PalaItalia per le Olimpiadi 2026.

2,5 MILIARDI sul progetto di SANTA GIULIA, una rivoluzione nel sud-est di Milano

# Primo fondo di 250 milioni di euro su un totale di 1 miliardo

Il fondo PSP Investment, con 169 miliardi di dollar di asset in gestione, entra con una strategia di lungo termine nel piano di riqualificazione come partner al 50% degli australiani di Leandlease con un primo fondo da 250 milioni, sul miliardo complessivo, in un’opera del valore di 2,5 miliardi per riqualificare il quadrante periferico a sud-est della città. Al fondo immobiliare gestito da Ream Sgr, del quale Lendlease e Psp saranno azionisti paritetici al 50%, verranno conferiti i due edifici in costruzione Spark One e Spark Two, nella zona nord dell’area a ridosso della stazione ferroviaria Rogoredo e della sede di Sky Italia. L’accordo declina la strategia di sviluppo immobiliare, investment & asset management di Lendlease che intende attrarre in Italia primari investitori istituzionali long term nei progetti di rigenerazione di ampia scala dimensionale. In questo caso, per la prima volta in Italia, attraverso lo strumento di investimento del forward funding, che prevede il finanziamento della fase di costruzione anche attraverso capitali di equity anticipati dall’acquirente finale degli immobili.

# Il progetto prosegue con orizzonte Olimpiadi 2026

Il primo passo nella prosecuzione del progetto, con l’obbiettivo “carbon zero“, sarà quello di portare avanti le infrastrutture della parte nord e di iniziare a guardare alla realizzazione immobiliare nei primi lotti alle spalle della sede Sky, dove si potranno costruire uffici per circa 52.000 metri quadrati con 3.000 mq di spazi retail di servizio. Oltre a questo sono previste residenze da mettere sul mercato e case da gestire in affitto oltre al PalaItalia, l’arena che deve essere completata per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 e che sarà realizzata da Ovg Europe Limited coadiuvata dal gruppo organizzatore di eventi Live Nation.

Ad accelerare i tempi la pubblicazione, a metà maggio, da parte del Comune dei documenti relativi alla variante al Piano Integrato di Intervento Rogoredo Montecity necessari per la realizzazione proprio del PalaItalia, struttura chiave di Milano-Cortina 2026, oltre al completamento del quartiere. Tra le opere di viabilità e di trasporto pubblico è prevista la conclusione dell’innesto della Paullese all’ingresso della città, rimasta tutt’ora monca, che vedrà però una sola corsia per senso di marcia e la realizzazione della tranvia che collegherà la stazione M4 Forlanini FS con la stazione M3 Rogoredo passando attraverso la porzione di quartiere in realizzazione e quello già costruito.

Lendlease intende seguire la stessa strada per Mind, altro grande progetto di riqualificazione in cui gli australiani sono impegnati a Milano, dove l’obbiettivo è coinvolgere anche investitori italiani.

Fonte: IlSole24ore

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 5 luglio. Malgrado l’allarmismo di tv e stampa, solo 7 decessi in tutta Italia, in calo i nuovi contagi nel Paese. Diminuiscono i decessi in Europa e nel mondo

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Credit: Andrea Cherchi (c)

5 luglio 2020. Prosegue il miglioramento della situazione Covid. Calano i decessi in Regione (da 16 a 6) e nel resto d’Italia (solo uno). I nuovi contagi restano sotto quota 100 in Lombardia e scendono sotto i 200 in Italia. In UE solo la Romania resta sopra i 10 decessi nelle ultime 24 ore. Nel mondo decessi in calo in tutti i paesi più colpiti.

Dati Lombardia. Sempre meno decessi in tutta la Regione: sono sei, in calo dai sedici di ieri. I contagi si mantengono sotto quota 100: sono 98 (di cui 20 “debolmente positivi”), dai 95 di ieri, su 8.776 tamponi effettuati (quasi 1.500 meno di ieri). Ancora tre province sopra i 10 nuovi positivi: Bergamo +33 (anche per la vasta operazione di test sierologici), Milano +16 (di cui 7 in città) e Mantova (17). Anche Brescia scende sotto i 10 (+6).  Tutte le altre sono sotto i cinque. Restano 230 ricoverati Covid (uno meno di ieri), di cui 36 in terapia intensiva (come ieri). Altri 73 sono stati dimessi dagli ospedali. 

Italia. I decessi giornalieri segnano un nuovo minimo: sono sette (1 solo fuori dalla Lombardia) in forte calo dai 21 di ieri. I contagi scendono a 192, dai 235 di ieri, uno su due in Lombardia. Oltre alla Lombardia sopra i 10 nuovi positivi ci sono anche Emilia (+24), Lazio (+14) e Piemonte (+18). 74 restano in terapia intensiva. Da notare che in Italia ogni giorno muoiono tra le 1.500 e le 1.700 persone: l’incidenza dei morti con Covid è dunque ormai inferiore allo 0,5% dei decessi totali. 

Mondo. In Unione Europea finalmente anche l’Italia si aggiunge ai paesi sotto i 10 morti giornalieri, ormai tutti tranne la Romania (+19). In calo anche l’UK (+22). 

Nel mondo al primo posto tutti in calo per decessi nelle ultime 24 ore i paesi più colpiti. Al primo posto si conferma il Messico con +523, davanti all’India (+420). Sopra i 100 morti rimangono Iran (+163), Brasile (+155), Russia (+134), USA (+131), Cile (+116) e Iraq (+105). A livello di contagi giornalieri gli USA sfiorano i +24.000, davanti all’India (+23.000), poi ci sono Sud Africa, Brasile, Russia e Messico. 

Fonte: dati Regione Lombardia, Protezione Civile, Worldometers

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🔴 Dati 4 luglio. LOMBARDIA: 16 decessi (75% del totale nazionale), 95 nuovi contagi (solo 3 a Milano). In UE solo Italia e Romania sopra i 20 morti giornalieri

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Credit: Andrea Cherchi (c)

4 luglio 2020. In rialzo le vittime in Lombardia, da 4 a 16 (3 su 4 del totale in Italia). Scendono i contagi, in particolare a Milano dove sono solo tre. Nel resto d’Italia aumentano i contagi in Emilia e Lazio. In Unione Europea l’Italia (21) rimane sola con la Romania sopra i 10 morti giornalieri. Germania e Svezia sembrano ormai fuori dall’emergenza. 

Dati Lombardia. Sedici decessi in tutta la Regione (dai quattro di ieri) pari al 75% di tutta Italia (ieri erano il 25%). I contagi scendono sotto quota 100: sono 95 (di cui 21 “debolmente positivi”), dai 115 di ieri, su 10160 tamponi effettuati (quasi 500 più di ieri). Ancora quattro province sopra i 10 nuovi positivi: Bergamo 31, Milano 19 (di cui 3 in città) Mantova (13) e Brescia (13).  Tutte le altre sono sotto i cinque. Restano 231 ricoverati Covid (dieci meno di ieri), di cui 36 in terapia intensiva (meno cinque). 

Italia. I decessi giornalieri aumentano a 21 in tutta Italia (dai 15 di ieri), soprattutto per la crescita della Lombardia. I contagi crescono a 235, dai 223 di ieri, il 40% in Lombardia. Oltre alla Lombardia sopra i 10 nuovi positivi ci sono anche Emilia (+51), Lazio (+31) e Piemonte (+11). 71 restano in terapia intensiva. 

Mondo. In Unione Europea insieme all’Italia (+21) sopra i 10 decessi giornalieri è rimasta solo la Romania (+23). Tra gli altri paesi più colpiti il Belgio è a +6, la Polonia è a +5, la Germania è a +1, la Svezia ancora a zero dichiara di essere ormai fuori dall’emergenza. 

Nel mondo al primo posto per decessi nelle ultime 24 ore si conferma il Messico con +654, davanti a India (+444), USA (+341) e Brasile (+314). Sopra i 100 morti giornalieri ci sono anche Russia (+168), Iran (+148), UK (+136), Cile (+131). Sud Africa (+108), e Iraq (+106) . A livello di contagi giornalieri gli USA sfiorano i +30.000, davanti all’India (+22.000), poi ci sono Sud Africa, Brasile, Russia e Messico. 

Fonte: dati Regione Lombardia, Protezione Civile, Worldometers

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I DOLORI del SINDACO SALA: “Dormo male e soffro”

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Intervista di Selvaggia Lucarelli al sindaco Sala. Il sindaco appare sfiduciato e non manca di autocritica sulla comunicazione. Il disagio è grande soprattutto sulla situazione di Milano, di cui intravvede uno-due anno di “grande sofferenza”. Per evitarla il sindaco sembra avere poche idee e un po’ confuse, come quella sul nuovo socialismo, sul ricorso al debito o sulla metropolitana mancante di Corvetto. Il suo sconforto lo sintetizza così: “dormo male e soffro”. Per la prima volta in 62 anni. 

I DOLORI del SINDACO SALA: “Dormo male e soffro”

Pubblichiamo ampi estratti dell’intervista di Selvaggia Lucarelli a Beppe Sala su TPI

1 o 2 anni di grandi sofferenze per Milano

Come sta Milano?
La vera questione non è come sta, ma “è davvero finita?”. La scienza non ci aiuta, anche gli scienziati non sanno molto e il problema è che parlano tanto, in un momento in cui bisogna parlare poco. Se potessi tornare indietro non parlerei un sacco di volte anche io.
Se dovesse azzardare una previsione?
Io penso che avremo 1 o 2 anni di grandi sofferenze.

L’attacco al governo: “Non ha una linea chiara”

Il governo sta facendo abbastanza?

Noi combattiamo, ma è difficile essere ottimisti. Questo governo, che sarebbe pure dalla mia parte, non ha una linea chiara. Nella crisi precedente del 2008/2009 l’Europa è intervenuta direttamente sulle aziende da salvare. In questa c’è l’intermediazione del governo, per cui c’è una situazione paradossale: la politica si trova a dover svolgere un ruolo ancora più rilevante perché avrà una montagna di soldi da investire e dovrà decidere come. Ad oggi abbiamo visto una piccola parte di quello che andava fatto, ovvero quella assistenziale: la cassa integrazione e il resto. Quello che ancora non si vede è il piano a lungo termine. Su cosa si lavorerà? Sulle infrastrutture? Sull’ambiente? Sul digitale? E come? Se vai dagli Stati Generali hai due possibilità: o hai il tuo piano e lo spieghi, oppure il secondo, cioè quello di Conte che è: parliamo del futuro del Paese. Solo che è difficile che tu venga a capo di qualcosa, perché gli industriali fanno la loro parte, i sindacati la loro… ognuno tira da una parte.

Beppe Sala da dove partirebbe?
Ambiente, infrastrutture e digitalizzazione. A livello di infrastrutture guardiamo cosa sta succedendo sulle autostrade. Costruzioni degli anni ’60/’70, tirate su con quel cemento armato che dura 60 anni. Poi c’è l’ambiente. Non si può ignorare questo tema, stanno andando tutti in quella direzione. Ho avuto qui i vertici di Bmw poco fa e mi chiedevano se Milano rispetto alle auto ha una posizione ideologica. Ho spiegato che sto facendo quello che fanno le grandi città del mondo. Nessuna guerra, ma ci sono troppe automobili, non si può immaginare Milano tra 10 anni con le macchine ovunque.

Il mea culpa sulla comunicazione

Parliamo di smart working o preferisce non tornare sul luogo del delitto?
Mi sono espresso male, ho sbagliato nel dire “torniamo a lavorare” come se da casa non si lavorasse. Avrei dovuto dire “Torniamo in ufficio altrimenti facciamo morire una parte della città”. È un messaggio che ho fatto di corsa.
Uno dei famosi “Buongiorno Milano” sui social…
Sì, forse quella forma di comunicazione ha avuto un senso in una fase in cui tutti erano a casa e aspettavano che li informassi. Poi l’ho tirata per le lunghe e forse non ce ne era più bisogno. 

Dormo male e soffro per Milano

Questo passaggio dal guidare una città lanciatissima a una città zoppa, com’è, da sindaco?
Da una parte c’è la questione emotiva, e posso dire che io stavo chiudendo un mandato che non dico fosse stato trionfale, ma oggettivamente era andato molto bene, e mi sono ritrovato con giudizi ripensati in funzione di quella che è stata la situazione del Covid. Sono mesi di sofferenza enorme, sono uno con un grande equilibrio psicologico perché ne ho passate tante nella vita ma è la prima volta in cui dormo male e soffro.

I sindaci che non dormono durante e dopo l’emergenza, tema ricorrente.
Ero arrivato a 62 anni senza il problema dell’insonnia, ora mi alzo, ho pensieri, non riesco a liberarmene. Poi certo, sono qui col mio dilemma: io non voglio tagliare alcun servizio perché non posso accrescere le difficoltà di chi già è in difficoltà. E poi c’è una questione di riconoscenza. Milano è diventata grande perché io ho fatto la mia parte e i milanesi hanno fatto la loro.

La soluzione? Più debiti per Milano 

Quindi?
Quindi la discussione col governo è: io non vi chiedo soldi, vi chiedo di permettermi di indebitarmi essendo questa una scelta totalmente sostenibile. Milano ha una situazione patrimoniale e finanziaria eccellente, prima del Covid avevo ridotto il debito del 10%. Se per sostenere questo periodo avessi bisogno di indebitarmi di 1 miliardo, Milano potrebbe farlo. Io non sono preoccupato per il breve, ma per il lungo termine.
Il breve però potrebbe non essere così breve.
Sì, sono d’accordo, fino al 2021 non penso possa esserci un grande miglioramento.

La solidarietà può salvare Milano

Il problema è chi sopravviverà, nel frattempo. Ieri sono stata in Corso Buenos Aires ed era un cimitero di negozi e attività chiuse.
Ci siamo anche un po’ richiusi su noi stessi, c’è forse un trauma da elaborare, però voglio dire una cosa: da un lato si sono visti grandi momenti di solidarietà, ha funzionato il volontariato, tanti ragazzi si sono dati da fare. Dall’altro lato sono venuti fuori degli egoismi: io la mascherina non la metto, io sono a casa, ho il mio lavoro, ho lo smart working… va bene così.
Ricominciare ad uscire di più sarebbe un atto di generosità?
Secondo me sì. Le città devono cambiare, certo, forse erano troppo convulse, troppo trafficate, ma oggi la città deve rinascere. Sa qual è la via più brutta a Milano secondo me?

La via più brutta di Milano? Via Mazzini

Non so, Viale Padova?
No, via Mazzini, quella che dal Duomo va verso Piazza Missori perché da anni lì c’è la metà dei negozi con le vetrine sbarrate, tutto chiuso. Immaginiamo Milano così,  con il cartone sulle vetrine, è qualcosa di tremendo. È nel nostro interesse aiutarla a rinascere. Poi per carità, il modello di prima aveva dei limiti e possiamo discuterne, ma la sopravvivenza di chi ha un’attività commerciale è al limite, in questo momento.

Milanesi disperati, ma con stile

Milano non si ferma.. e invece cosa si è fermato a Milano?
Si è fermato poco l’investimento immobiliare, mi spaventa tanto il congelamento del mondo della cultura, perché quella non è solo “attori”, ma è tante maestranze, con lavori già incerti in partenza.

Quante richieste di aiuto riceve ogni giorno?
Tantissime, anche proprio sui miei canali diretti, e per quanto stiamo mettendo dei soldi per tamponare, vedo che la preoccupazione soprattutto per settembre-ottobre è molta.

I milanesi sono più arrabbiati o più disperati?
Disperati, ma nello stile milanese, uno stile educato, anche se poi i social li conosciamo… non c’è sempre stile ed educazione lì.

Prima mi accoglievano con ironia, ora con ostilità

Però ne ha fatto uno strumento di comunicazione fondamentale.
Quando penso ai miei social penso alla mia storia con Instagram. L’ho inaugurato con Expo. In quel periodo facevo comunicazione con un mezzo antico e uno moderno: la radio tutti i giorni e poi usavo Instagram, perché mi piace fotografare. Ho avuto un lungo periodo in cui usarlo mi piaceva e forse mi ha attirato anche delle simpatie perché sono genuino, mi metto a nudo. Poi con il lockdown l’ho usato per fini politici e ora sono in una grande difficoltà.

Perché?
Perché appena faccio qualcosa, mentre prima era accolta con ironia, adesso c’è molta ostilità generale.
Troppa autoreferenzialità forse? La foto sul Duomo con le frecce tricolore, se l’avesse fatta Salvini chissà quante gliene avremmo dette.
È vero. Avrei detto anche io che era troppo autoreferenziale. Se tornassi indietro non la posterei mai. Non trovo la misura forse, non è più tempo di cazzeggio, perché se Instagram lo usi per cazzeggiare, la riposta è: con tutti i problemi, tu pensi ad andare in bicicletta?

La crisi di identità politica: di sinistra ma alla ricerca di qualcosa in più

Qualcuno allarga la questione e dice che la sua è l’autoreferenzialità della sinistra.
No, anche perché io sono di sinistra, ma sono soprattutto un prodotto contemporaneo, senza retaggi.
La sinistra le va stretta?
Deve trovare la sua via. Se la sinistra si presenta come “diligente amministratore” non attrae.

Qual è la “tua” via?
Io capisco che tanti mi vedono come quello che faceva il manager, che è ricco, però non conta nulla, quello che conta è ciò che si sente, e una vita come la mia si fa perché ci si crede, per dare una mano a chi sta indietro. Riflettiamo sulla relazione tra economia, politica e società. La società rischia di essere il vaso di coccio tra due vasi di ferro.
Però non mi ha detto qual è la via.
La sinistra può ritrovare una sua via mettendo insieme pensiero socialista e cattolico? Secondo me sì. Abbiamo cancellato la parola socialismo nel 1993, ma solo noi in Italia. Non nel mondo. Non in Europa. I leader di sinistra in Europa ci sono e sono tanti.

Ci vuole un nuovo socialismo

Su questa storia del nuovo socialismo l’hanno massacrata.
Perché c’è ancora un tabù intorno al socialismo. Non riusciamo a scindere Craxi dal socialismo. E non va bene. L’idea socialista nel mondo è quanto mai viva.
Potrebbe dargli un nome nuovo.
Ci sto pensando. Io sono permeato dal pensiero cattolico, quindi sono orientato verso questa via, con a cuore un terzo tema che per me ora è fondamentale ed è quello ambientale.

La grande sfida: una città meno inquinata

La ciclabile a Buenos Aires non è stata un successo.
Perché serve tempo. È chiaro che oggi c’è il limite di avere ancora le macchine parcheggiate per strada, si è fatta di fretta, nelle grandi città europee, nei grandi viali commerciali le macchine parcheggiate non ci sono. Gli automobilisti si lamentano? Sì, ma l’aria è quello che è, non possiamo più fingere che non sia un tema.
Qualcuno ha associato la diffusione del Covid al tasso di inquinamento di alcune città molto colpite come Milano.
Vero o non vero, io sono a capo della task force C40 dei sindaci delle città più importanti del mondo. Sappiamo che non c’è una certezza scientifica su questo, ma certo i polmoni di chi vive in città inquinate sono quello che sono e bisogna lavorare perché la qualità della vita in tema ambientale migliori.

La metropolitana dimenticata: “non arriva a Corvetto”

I milanesi l’hanno delusa? Ogni tanto c’è stata un po’ di disobbedienza e lei si è messo a fare lo sceriffo, senza sembrare troppo nel ruolo.
Sono andato sopra le righe volutamente perché vedevo un pericolo di allentamento, ho fatto un po’ tacco e punta, diciamo così.
Di Milano si dice sia una città in cui si vive bene se si hanno i soldi, malissimo se non si hanno. Figuriamoci ora… tante periferie sono rimaste problematiche, penso a Corvetto.
Lo so, a Corvetto non c’è stato alcun cambiamento dal punto di vista urbanistico, c’è un mix sociale esplosivo e la metropolitana che non arriva rende più complessi i trasporti. È vero, ci sono quartieri in cui è successo poco, altri di successo anche perché anche furbescamente cominci a chiamare “Nolo” il nord di Loreto… il successo di un quartiere non è solo urbanistica ma anche immagine e narrazione. Penso a Isola, penso a Sarpi: quale milanese tempo fa avrebbe voluto andare a vivere in Sarpi? Ora ci andrebbero tutti.

Lasciamo stare


La prossima foto su Instagram?
Non lo so, ormai devo stare attento.

Allora facciamo: l’ultima che ha scartato?
Un mio amico mi ha fatto una foto in controluce in cui ero molto scuro, con un microfono. Sembravo Frank Sinatra, troppo pretenzioso, ho detto: lasciamo stare.
A proposito di troppo pretenzioso e autoreferenziale: continua a stare sul divano intento a leggere il suo libro?
Lasciamo stare, anche lì mi hanno fatto un c….

Ampi estratti dell’intervista di Selvaggia Lucarelli a Beppe Sala su TPI

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