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Recovery Milano #4. SMOG FREE CITY: rendere Milano città d’avanguardia nella depurazione dell’aria

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da comeinunbosco.it
da comeinunbosco.it

Entro il 15 ottobre il governo italiano dovrà presentare un piano per stanziare le risorse che arriveranno dal Recovery Fund. I giornali del Sud e i ministri del governo stanno facendo a gara per indirizzare i fondi nel Mezzogiorno, nonostante che l’area più colpita dal Covid sia la Lombardia e altre regioni del Nord. 

Crediamo che Milano come locomotiva del Paese e come area più colpita dall’emergenza sanitaria debba avere un ruolo di prima fila nella destinazione dei fondi europei per il rilancio post Covid. Abbiamo elaborato sette proposte di intervento. Questa è la quarta e riguarda una tematica strettamente collegata con il problema sanitario e ambientale: la qualità dell’aria della nostra città, che risulta la più colpita in Italia e la quarta in Europa (come da questo studio). 

 

Leggi anche: L’Italia ancora SENZA un PIANO per avere i FINANZIAMENTI EUROPEI. Il primo passo lo faccia MILANO
Leggi anche: Giornali, Ministri e Conte uniti: “RECOVERY FUND: la priorità è il SUD”

Recovery Milano #4. SMOG FREE CITY: rendere Milano città d’avanguardia nella depurazione dell’aria

Essendo la Pianura Padana l’area più inquinata d’Europa e Milano la città più problematica si potrebbe mirare ad avere una città a inquinamento zero. Dove c’è il massimo problema occorre sviluppare delle soluzioni d’avanguardia.

Leggi anche: Nuovi studi: l’INQUINAMENTO aumenterebbe la diffusione del Coronavirus

Per essere leader nella lotta di inquinamento occorre essere all’avanguardia in tre ambiti:
1. Nella prevenzione della produzione di nuovo inquinamento.
2. Nella “cura”, ovvero tecnologie per l’abbattimento dell’inquinamento comunque presente nell’aria.
3. Nella diffusione di una nuova cultura con i cittadini coinvolti nella ricerca di soluzioni per risolvere il problema.

Alla luce di questi ambiti si sono pensate queste iniziative strutturali:

1. LA LOTTA ALLO SMOG DEVE ESSERE RESA STRUTTURALE IN TUTTE LE AZIONI DELL’AMMINISTRAZIONE. Come Tokio è diventata una città antisismica, pretendendo che tutto fosse reso antisismico, così dovrebbe fare Milano contro l’inquinamento. Occorre una delibera comunale che stabilisce che tutte le nuove costruzioni, le ristrutturazioni e i lavori comunali utilizzino materiali, filtri o sistemi di ventilazione per ridurre l’inquinamento. 

2. REPERIMENTO E UTILIZZO DI RISORSE PER DIVENTARE LEADER NELLA RICERCA SCIENTIFICA ANTINQUINAMENTO. Occorre trasformare l’inquinamento atmosferico in fattore di business e di innovazione permanente.

3. RUOLO DELL’AMMINISTRAZIONE
Il principio chiave è che l’amministrazione dia il buon esempio, prima di pretendere che i cittadini facciano il loro. L’amministrazione deve essere a impatto ambientale zero, nei suoi palazzi e nei mezzi di locomozione utilizzati. L’amministrazione deve poi fungere da ambasciatore permanente nella lotta contro l’inquinamento. L’assessorato all’ambiente dovrebbe avere come priorità assoluta quella di sensibilizzare cittadini e imprese ad adottare strategie per ridurre l’inquinamento dell’aria.

Ma soprattutto, le soluzioni vanno individuate sia applicando le best practice a livello internazionale che rendendo Milano il luogo di sperimentazione di nuove tecnologia di abbattimento dell’inquinamento. Come queste. 

# Best practice internazionali da attivare a Milano

#1 L’importanza del monitoraggio delle fonti inquinanti (San Pietroburgo)

Per la municipalità di San Pietroburgo la lotta all’inquinamento deve avvenire principalmente attraverso la mappatura di tutte le fonti inquinanti del territorio. A quel punto se si conoscono tutti gli inquinanti, si può sottoporre obiettivi di riduzione dell’inquinamento a ciascuno di loro, premiando chi li raggiunge e applicando una tassazione speciale per chi non lo fa. L’obiettivo è di ridurre del 30% l’inquinamento in città entro il 2025.

#2 Creazione di rete costituita da pubblico, privati ed educazione nelle scuole sul tema ambientale (Città del Messico)

Città del Messico punta su tante iniziative per ridurre l’inquinamento, nonostante i passi in avanti fatti negli ultimi quindici anni. La produzione di energia a impatto zero deve arrivare al 50% del totale rispetto al 13% attuale, entro i prossimi cinque anni. Tra le molte iniziative emerge la strategia di creare una rete di collaborazione tra imprese, ricercatori, amministrazione pubblica e studenti per fare circolare le best practice e le migliori idee e far leva sull’educazione di ogni cittadino per rispettare l’ambiente e contribuire a renderlo più pulito.

#3 Premiare imprese e condomini che riducono l’inquinamento (Rotterdam)

smog free tower (rotterdam)

Da Rotterdam si sono presentati alcuni risultati di ricerche e sperimentazioni sul tema dell’inquinamento in Olanda. Tra i riferimenti più interessanti ci sono quello di utilizzare apparecchi di depurazione dell’aria da mettere nelle piazze e un sistema di incentivi, come il wi fi gratuito, per i condomini che riescano a ridurre l’inquinamento.

#4 La sussistenza economica e ambientale per tutti i cittadini (Tabriz)

Accanto a politiche sostenibili, come quello di alberghi green e aree verdi che vengono aumentate di anno in anno, il sindaco di Tabriz ha come priorità di fare in modo che tutti gli abitanti di Tabriz possano avere di che mangiare ogni giorno. E inoltre il suo sistema di finanziamenti privati consente alla città di avere 1 miliardo di dollari di budget annuale senza ricevere un centesimo dalle casse dello stato.

#5 La trasformazione dei palazzi da soggetti passivi a soggetti attivi contro l’inquinamento atmosferico (Pechino e Alto Adige)

purificatore d’aria (cina)

Politiche analoghe stanno percorrendo due aree caratterizzate da una situazione ambientale opposta: Cina e Alto Adige. In Cina l’inquinamento atmosferico è un problema grave specie in alcune zone. Per ridurlo non basta operare riducendo gli agenti inquinanti ma occorre trasformare i palazzi in soggetti capaci di rendere l’aria pulita. A questo fine stanno utilizzando delle tecnologie come quella di usare vernici antismog che stanno dando ottimi risultati nelle zone più inquinate. Il concetto di “casa attiva” è anche al centro della ricerca nell’Alto Adige dove, nonostante le condizioni ambientali eccellenti, la sensibilità sul tema è ai massimi livelli nel mondo.

#6 La possibilità di utilizzare tecnologie di avanguardia per ridurre l’inquinamento atmosferico outdoor e indoor

Esistono materiali capaci di ridurre gli inquinanti in modo naturale, sistemi di ventilazione in esterno, tecnologie innovative come quello dei lampioni malesi che puliscono l’aria e uccidono le zanzare. Milano dovrebbe introdurle creando dei sistemi di sperimentazione magari mettendo i diversi municipi in competizione tra loro. 

#7 Delibere che possano incentivare i palazzi a dotarsi di tecnologie capaci di ridurre l’inquinamento

L’amministrazione di Milano potrebbe agire per abbattere l’inquinamento a costo zero, ossia senza gravare sulle finanze comunali. Basterebbe adottare una delibera simile a quelle per favorire in passato l’uso di marmitte catalitiche: in questo caso si potrebbe stabilire che tutte le case entro i prossimi anni debbano svolgere un ruolo attivo contro l’inquinamento, dotandosi ad esempio di vernici capaci di ridurre l’inquinamento. Chi non lo fa pagherebbe una pollution tax che andrebbe a finanziare la ricerca contro lo smog.

#8 Lo spunto a diventare città leader nella lotta all’inquinamento dell’aria

La sensazione è che Milano sia molto indietro sul tema delle politiche contro l’inquinamento atmosferico se la si raffronta alle altre città del mondo. Anche se si spera in un miglioramento, il ritardo è consistente e diventa difficile immaginare che Milano possa aspirare a un ruolo di leadership nella qualità dell’aria in città. Più alla portata sembra quella di attirare sul territorio, grazie ad investimenti coperti dal Recovery Fund, le migliori aziende e i più bravi ricercatore nell’ambito della depurazione dell’aria. Si tratterebbe di avere borse di investimento anche consistenti che verrebbero ripagate in termini di sviluppo di tecnologie di depurazione. 

#9 Coinvolgimento dei cittadini e collaborazione internazionale: come Città del Messico è uscita dalla classifica delle città più inquinate del pianeta  

Città del Messico è una città di 25 milioni di abitanti. E’ posta su un altopiano e questo porta ad avere una più bassa percentuale di ossigeno nell’atmosfera. La combinazioni di diversi elementi esogeni e interno alla città, ad esempio la presenza di depuratori che bruciano i rifiuti dentro la città, ha portato Città del Messico a venire descritta come città più inquinata del mondo all’inizio di questo millennio. Nel giro di quindici anni però la situazione è decisamente migliorata e ha portato la capitale messicana a uscire dalla lista delle 20 città più inquinate del pianeta e a porsi traguardi più ambiziosi per il prossimo futuro. La leva di Città del Messico è data dalla collaborazione tra cittadini e imprese con la pubblica amministrazione e allo sviluppo di collaborazioni a livello internazionale, fatto in cui Milano al momento risulta sul tema dell’inquinamento dell’aria piuttosto carente. 

#10 I vantaggi che si possono avere dal possedere un’autonomia legislativa dallo stato centrale in termini di politiche ambientali (San Pietroburgo, Città del Messico e Pechino)

Uno dei vantaggi dell’autonomia è di poter avere più strumenti e agilità nel focalizzarsi su un problema tipico dell’area urbana, come quello dell’inquinamento. San Pietroburgo è distretto federale, insieme a Mosca e Sebastopoli, e questo le consente di avere un contatto diretto con il governo e di poter adottare politiche sperimentali sul territorio in grande autonomia. Città del Messico ha lamentato il fatto di vedere ridotta la sua autonomia dal prossimo passaggio da distretto federale a semplice città stato, status che le consentirà comunque di avere ampi gradi di autonomia dal governo centrale. Pechino sta ricevendo una forma di autonomia simile a quella di una città stato insieme a Shanghai e ad altre due città cinesi, per poter competere a livello di attrattività con la città stato di Hong Kong. Sono questi esempi di città stato che mirano ad utilizzare il loro status proprio per essere più innovative ed efficaci nel migliorare la qualità dell’aria urbana. 

Leggi anche: Milano città leader contro l’inquinamento

# L’alternativa choc: trasformare Milano in una città stato (città regione) per finanziare questi progetti

Se come sembra le risorse previste per la nostra Regione, malgrado sia quella più colpita, saranno minoritarie, sarebbe opportuno concedere l’autonomia richiesta alla Regione Lombardia e soprattutto a Milano facendola diventare una città-regione in grado di gestirsi in piena libertà e trattenendo una buona fetta del residuo fiscale che ammonta a 56 miliardi, suddiviso in base al PIL o alla popolazione delle rispettive aree.

A Milano spetterebbero quindi fino a 11 miliardi di euro e potrebbe, tra le varie competenze che lo status di regione le mette a disposizione, accedere direttamente ai fondi messi a disposizioni dai bandi europei.

Ultima osservazione: perchè Milano non chiede che si adottino anche in Italia le regole europee per cui chi riceve più fondi, debba mettere in atto delle riforme per evitare che rimanga in un perenne stato di bisogno? Alle regioni e città italiane che ricevono più sussidi dovrebbero essere imposte le stesse regole che l’Europa vuole imporre all’Italia. 

Leggi anche: Milano città regione? Avrebbe 11 MILIARDI di euro ogni anno (senza che lo stato ci rimetta un cent)

ANDREA ZOPPOLATO

 

 

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In estate MORTALITÀ AL NORD a meno 4% rispetto all’anno scorso

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Credits: ilgiorno.it

Il report del Ministero della Salute sull’Andamento della mortalità giornaliera complessiva (Sismg) nelle città italiane, relativo al periodo 6 maggio-31 luglio, misura indirettamente quale incidenza sta avendo il Covid sulla mortalità del Paese.

A partire da metà giugno il tasso di mortalità complessivo al Nord è inferiore a quello dell’anno scorso, segno che non solo il Covid di fatto non sta impattando sulla mortalità ma il calo potrebbe suggerire che avrebbe anticipato i morti che sarebbero avvenuti nei mesi successivi. 

L’ipotesi è che a fine anno il numero totale di morti nella popolazione dovrebbero rimanere in linea con quelli degli anni precedenti. Analizziamo il report e il commento di Graziano Onder capo dipartimento malattie cardiovascolari e invecchiamento dell’ISS, che dichiara: “Il Coronavirus ha compiuto una selezione di persone che si sarebbero spente a breve”.

Leggi anche: Covid: se si prendono i dati degli ultimi mesi i tassi di MORTALITÀ e LETALITÀ in Italia sono CROLLATI

In estate MORTALITÀ AL NORD a meno 4% rispetto all’anno scorso

Pubblichiamo estratti articolo di“Adnkronos” – Covid, in città Nord Italia decessi in calo a luglio: -4%e dell’intervista a Graziano Onder, capo dipartimento malattie cardiovascolari e invecchiamento dell’ISS

# Il report del Ministero della Salute certifica il caldo dei morti totali al Nord: -4% nella prima metà di luglio

Dopo i picchi dei mesi più caldi della pandemia, calano progressivamente a giugno e più ancora a luglio i decessi nelle città del Nord Italia. E’ quanto emerge dal report sull’Andamento della mortalità giornaliera (Sismg) nelle città italiane in relazione all’epidemia di Covid-19, relativo al periodo 6 maggio-31 luglio, pubblicato dal ministero della Salute e dal Centro nazionale prevenzione e controllo malattia. La “fotografia”, relativa a 19 città su 34, evidenzia un trend in diminuzione della mortalità complessiva, che passa da un eccesso significativo pari a +11% a maggio a un valore in linea con le attese nelle prime due settimane di luglio”. In particolare, per le città del Nord nella prima metà di luglio si registra un -4%, contro un +5% del Centro-Sud, che a maggio totalizzava un +2%.

# Il virus, a causa dell’effetto “harvesting”, ha anticipato i decessi di persone che sarebbero morte poco dopo 

Nelle città del Nord, da metà giugno in poi “si evidenzia una sottomortalità nella classe 65-74 anni attribuibile a un ‘effetto harvesting’ associato all’epidemia Covid-19, che ha determinato un impatto sulla mortalità soprattutto dei sottogruppi di popolazione anziana e con patologie croniche. Nelle città del Sud a partire da metà giugno si osserva una lieve flessione, seguita da un incremento della mortalità in tutte le classi di età, che nella prima settimana di luglio risulta maggiore nella classe di 85+ anni“. Questo si può spiegare con un’anticipazione, dovuta al virus dell’evento fatale che sarebbe avvenuto nel breve termine. In sostanza una parte degli anziani e delle persone con patologie morte per il virus nei mesi precedenti, sarebbe presumibilmente andate incontro al decesso a giugno.

I dati delle singole città mostrano “una riduzione della mortalità in diverse città tra cui Aosta, Torino, oltre che a Milano e Genova. Roma è l’unica città in cui si evidenzia un incremento della mortalità con un +10% riconducibile all’incremento delle temperature osservato“.  E ancora, “nella maggior parte delle città nel periodo in studio la mortalità è in linea con l’atteso. Nella prima settimana di luglio – ribadisce ancora il report – si continua a osservare un lieve incremento di mortalità a Roma, già segnalato a partire dall’ultima settimana di giugno” e collegato con le ondate di calore.

# Graziano Onder, capo dipartimento malattie cardiovascolari e invecchiamento dell’ISS: “Il rapporto ora conferma che il Coronavirus non miete più vittime

Graziano Onder a capo del dipartimento delle malattie cardiovascolari e dell’invecchiamento dell’Istituto superiore della Sanità risponde ad alcune del domande del Corriere della Sera riguardo il report del Ministero della Salute. Ecco un estratto con i punti principali:

# Nel Nord Italia la mortalità complessiva è in diminuzione. Come mai?
“Il fenomeno in epidemiologia viene chiamato ‘haversting’, letteralmente ‘mietitura’, e indica l’eccesso di mortalità anticipata‘. Tra Marzo e Aprile nei grandi centri urbani si sono avute punte di mortalità altissime, a Bergamo 500% in più. Ora è normale che i numeri si vadano riequilibrando e non sorprende la tendenza alla diminuzione.”

# Perché?
“Il coronavirus ha compiuto quella, che si può definire con una brutta parola, selezione. Ha fatto andar via prima del tempo persone avanti con gli anni o colpite da altre malattie che si sarebbero spente per cause naturali nel periodo successivo. Dopo la tempesta scatenata dal Sars-Cov-2 ora assistiamo al riassestamento.”  

# L’effetto harvesting è atteso in altre situazioni? 
“Viene osservato anche nelle epidemie influenzali. I virus dell’influenza peggiorano le condizioni di pazienti fragili. Però il fenomeno si distribuisce in periodo più lungo, il Covid invece ha provocato la morte di migliaia di persone in poche settimane.

#Qual è il significato del rapporto?
“Conferma che il Coronavirus non miete più vittime e che siamo tornati ai numeri di gennaio-febbraio quando l’epidemia non era ancora cominciata. In quei mesi la mortalità rispetto alla media dei 5 anni precedenti era inferiore al 3%.”

Fonti: Adnkronos, Il Corriere

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Milano è…? Le 7 CARATTERISTICHE DI MILANO secondo Google

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Se si digita su Google “Milano è…” che cosa appare? Queste sono le 7 caratteristiche più associate a Milano nelle ricerche su Google. 

Milano è…? Le 7 CARATTERISTICHE DI MILANO secondo Google

#7 Milano è… un NOME PROPRIO

Un abbinamento grammaticale. Forse non tutti sanno che dal punto di vista grammaticale Milano è un nome proprio. I nomi propri che indicano luoghi sono anche detti toponomi.

#6 Milano è… ZONA ROSSA

Tra le prime opzioni c’è n’è ancora una legata al Covid. Retaggi de lockdown o incertezza sulla situazione attuale? Per capirlo basta cercare proprio “Milano è zona rossa”. Risposta? Si tratta di articoli e citazioni risalenti alle prime fasi del lockdown. 

#5 Milano è… dove MI SONO PERSA

Al quinto posto una sorpresa. Appare il titolo della canzone di Mietta. 

#4 Milano è… una METROPOLI

Secondo comune d’Italia Milano è al centro di una delle più popolose aree metropolitane d’Europa (la prima d’Italia, secondo l’OCSE). Una metropoli (dal greco antico μήτηρ = madre e πόλις = città/popolazione) è una città di grandi dimensioni con più di 1 milione di abitanti, centro economico e culturale di una regione o di un Paese, e spesso nodo di comunicazioni internazionali. Secondo il City Reptrack Milano è tra le 10 metropoli con la migliore reputazione al mondo (nona posizione). 

#3 Milano è… SEMPRE MILANO

Al terzo posto un evergreen, una declinazione del vecchio detto Milan l’è semper on gran Milan, nato dalla canzone milanese degli anni trenta Lassa pur ch’el mond el disa (ma Milan l’è on gran Milan).

#2 Milano è… stata CAPITALE D’ITALIA

Milano è stata anche capitale. Dal 286 al 402 dopo Cristo, Milano è stata capitale dell’impero romano d’occidente, quando Roma non lo era più. Napoleone la rese capitale del Regno d’Italia nel 1805 per una decina d’anni. 

#1 Milano è… nome MASCHILE o FEMMINILE

Milano è maschio o è femmina? Questa sembra sia la domanda che si fanno di più quelli che cercano Milano su Google. In generale sono femminili i nomi delle principali città. Anche Milano. Pochi sanno però che nei Promessi Sposi Manzoni usa Milano come maschileil Milano, seppur di rado, capita di sentirlo ancor oggi. in questi casi il definitivo passaggio dall’antico o popolare maschile al femminile è dovuto al sostantivo città che tutti avvertono più o meno sottinteso.

Le altre “sorelle” lombarde

Ma come sono le altre sorelle lombarde? Qui tra le prime opzioni scelgo quelle più affascinanti: 

Brescia è… una malattia che non va più via (coro degli ultras della squadra di calcio)

Bergamo è… la Napoli del Nord (Bergamo è la terza città lombarda per numero di napoletani)

Monza è… rito ambrosiano (almeno per la Chiesa fa sempre parte di Milano)

Mantova è… un mondo addormentato in una calda luce (citazione di Baudelaire)

 

ANDREA ZOPPOLATO

 

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INFLUENZA, RAFFREDDORE o Covid? Le indicazioni per distinguere i SINTOMI

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Anche se dai dati ufficiali si rileva che di Covid in Italia si muore sempre meno (qui gli ultimi dati), in particolare non si registra nessun decesso nella fascia 11-20 anni, l’età media di chi risulta positivo si abbassa sempre di più.

Solo una piccola percentuale di chi risulta positivo al tampone sviluppa dei sintomi che sono difficilmente riconoscibili rispetto a quelli di una normale influenza o di un raffreddore. Ma è possibile riconoscere i sintomi del Covid senza attendere l’esito di un tampone? Ecco i consigli del Pediatra dell’Ospedale Buzzi Gianvincenzo Zuccotti pubblicati sul Corriere della Sera. 

INFLUENZA, RAFFREDDORE o Covid? Le indicazioni per distinguere i SINTOMI

Pubblichiamo estratti articolo di Cristina Marrone per “Il Corriere” – Covid e bambini, sintomi: come distinguerli. Raffreddore o influenza?

# Le indicazioni per capire se si tratta di covid o semplice influenza

I sintomi più comuni di Covid-19 nei bambini sono la tosse o la febbre o entrambi con raffreddore e sintomi gastrointestinali, presenti nel 30% dei bambini. Esistono poi molti altri potenziali modi in cui il virus si presenta nei bambini positivi: perdita del gusto e dell’olfatto, dolore addominale, mal di testa, mal di gola, difficoltà respiratorie. Purtroppo alcuni di questi sintomi sono gli stessi che caratterizzano altre malattie che circolano durante la stagione invernale. La certezza si avrà solo con il tampone.

Credtis: corriere.it – Tabella dei sintomi Covid

Il grafico dei Centres for Disease Control an Prevention (CDC) indica la frequenza con cui questi sintomi si sovrappongono. Per limitare il più possibile il rischio di diagnosi errate i pediatri suggeriscono di vaccinare i propri figli contro l’influenza: in caso di sintomi se un bambino ha fatto il vaccino è più probabile che si tratterà di Covid-19.

# Come orientarsi: con un solo sintomo nessun allarme

Gianvincenzo Zuccotti, direttore del reparto di Pediatria all’ospedale Buzzi di Milano spiega come orientarsi “Se il bambino ha il raffreddore accompagnato da naso chiuso o che cola e qualche colpo di tosse senza altri sintomi come disturbi gastrointestinali e congiuntivite vera (non quella con secrezione catarrale, che fa parte del raffreddore) possiamo concludere con abbastanza certezza che siamo di fronte a un classico raffreddamento stagionale“. Se il bambino ha più di un sintomo: “Se al raffreddore si aggiungono febbre superiore a 37,5 e magari anche sintomi gastrointestinali come vomito e diarrea allora è giusto sospettare del Covid-19. In generale se i sintomi si presentano singolarmente: solo raffreddore, solo febbre, solo vomito e diarrea è verosimile che siamo di fronte a malanni di stagione, i classici raffreddori e gastroenteriti virali che accompagnano l’inverno e non al Covid-19“.

# La perdita di gusto e olfatto: sintomo caratteristico Covid

Il sintomo più caratteristico del Covid è la perdita di gusto e olfatto. Di solito la perdita dell’olfatto è improvvisa e grave e non si accompagna a naso chiuso o naso che cola: la maggior parte delle persone colpite da coronavirus può ancora respirare liberamente. La differenza con la congestione nasale è che i pazienti affetti da coronavirus con perdita del gusto non sono davvero in grado di distinguere tra amaro o dolce. Il direttore Zuccoti però sottolinea che “Si tratta però di sintomi soggettivi ed è difficile farseli raccontare da bambini sotto i sei anni“.

# La tosse secca 

In caso di Sars-CoV-2 è secca, stizzosa e insistente, più tipica dell’asma ma non così infrequente durante la stagione invernale. “Durante l’inverno oltre all’influenza circola anche il virus respiratorio sinciziale (RSV) capace di infettare l’apparato respiratorio provocando bronchiti asmatiformi e bronchioliti con la tosse stizzosa come sintomo e sarà quindi necessaria una diagnosi differenziale. Molte volte però queste forme non danno febbre» aggiunge il pediatra. “I genitori sono coloro che conoscono meglio i propri figli e sono i primi a capire se c’è qualcosa che non va. Se un bambino è allergico o asmatico i sintomi possono essere facilmente ricondotti a quelle patologie“.

# Il bambino va tenuto a casa da scuola solo con febbre superiore a 37,5

I bambini, soprattutto quelli sotto i sei anni, trascorrono spesso l’intero inverno perennemente raffreddati. Dovranno sempre restare a casa da scuola? “Quando si tratta di un raffreddore isolato con qualche colpo di tosse, magari più frequente durante i cambi di posizione, quando si va a letto o ci si alza rispetto al resto della giornata, non è controindicata la frequenza. Mi limiterei a tenere a casa da scuola solo il bambino con febbre superiore a 37,5, tosse ed eventualmente sintomi diarroici, come già succede normalmente” conclude Zuccotti.

# I centri sentinella per capire il virus

Il direttore del reparto di Pediatri del Buzzi propone la creazione di centri-sentinella per monitorare il virus. “Un conto è fare tamponi random su bambini con raffreddori e trovare sempre tamponi negativi. A quel punto tutte le forme virali che stanno circolando non ci preoccuperanno. Ma nel momento in cui il sistema di sorveglianza iniziasse a isolare il coronavirus in bambini con il singolo raffreddore o con il solo disturbo intestinale allora va inviato un alert perché sarebbero da riconsiderare tutti i parametri diagnostici“.

Fonte articolo: Il Corriere

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Recovery Milano #3. INFRASTRUTTURE di connessione: linea TAV Liguria-Friuli e collegamenti veloci tra le principali città lombarde

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Entro il 15 ottobre il governo italiano dovrà presentare un piano per stanziare le risorse che arriveranno dal Recovery Fund. I giornali del Sud e i ministri del governo stanno facendo a gare per indirizzare i fondi nel Mezzogiorno, nonostante che l’area più colpita dal Covid sia la Lombardia e altre regioni del Nord. 

Il Governo per voce del Presidente del Consiglio ha già anticipato che larga parte dei fondi verrà impiegata per infrastrutture nelle aree del Sud. Milano non può stare alla finestra e deve presentare delle proposte per rilanciare la locomotiva del Paese. Ne abbiamo preparate sette. Questa è la terza che consente di realizzare fondamentali infrastrutture di connessione in tutta l’area del Nord Italia, a supporto in particolare della nostra città, che risulta la più colpita in Italia e la quarta in Europa (come da questo studio). 

Leggi anche: L’Italia ancora SENZA un PIANO per avere i FINANZIAMENTI EUROPEI. Il primo passo lo faccia MILANO
Leggi anche: Giornali, Ministri e Conte uniti: “RECOVERY FUND: la priorità è il SUD”

Recovery per Milano #3. INFRASTRUTTURE di connessione: linea TAV Liguria-Friuli e collegamenti veloci tra le principali città lombarde

#1 TAV ultraveloce di collegamento tra le città e i principali luoghi di interesse delle regioni del nord: laghi, monti e mari.

Una super-metropolitana di collegamento tra le città della Lombardia.

#2 TAV, treni ad alta velocità di collegamento tra Lombardia e le altre regioni del nord, come Liguria, Veneto e Friuli, mirando anche ai mercati al di là della frontiera.

#3 Inoltre servirebbe non perdere il treno dell’alta velocità con Parigi-Berlino:
inserendosi nel progetto di Parigi e Berlino di unirsi con un treno speciale ad alta velocità di sole 4 ore, anche Milano dovrebbe cogliere l’occasione per creare un’asse di collegamento con le altre due economie d’Europa. Un progetto affascinante che permetterebbe di rilanciare Milano a livello europeo.

#4 Infine bisogna anche potenziare l’infrastruttura stradale e autostradale, per ridurre il traffico su Milano e per migliorare i collegamenti con le aree di maggiore interesse. Una tangenziale esterna e un’autostrada per le montagne sono una delle priorità necessarie. 

Leggi il progetto: AUTOSTRADE, TAV, CIRCLE LINE: le infrastrutture che mancano per una grande Milano

# L’alternativa choc: trasformare Milano in una città stato (città regione) per finanziare questi progetti

Se come sembra le risorse previste per la nostra Regione, malgrado sia quella più colpita, saranno minoritarie, sarebbe opportuno concedere l’autonomia richiesta alla Regione Lombardia e soprattutto a Milano facendola diventare una città-regione in grado di gestirsi in piena libertà e trattenendo una buona fetta del residuo fiscale che ammonta a 56 miliardi, suddiviso in base al PIL o alla popolazione delle rispettive aree.

A Milano spetterebbero quindi fino a 11 miliardi di euro e potrebbe, tra le varie competenze che lo status di regione le mette a disposizione, accedere direttamente ai fondi messi a disposizioni dai bandi europei.

Ultima osservazione: perchè Milano non chiede che si adottino anche in Italia le regole europee per cui chi riceve più fondi, debba mettere in atto delle riforme per evitare che rimanga in un perenne stato di bisogno? Alle regioni e città italiane che ricevono più sussidi dovrebbero essere imposte le stesse regole che l’Europa vuole imporre all’Italia. 

Leggi anche: Milano città regione? Avrebbe 11 MILIARDI di euro ogni anno (senza che lo stato ci rimetta un cent)

ANDREA ZOPPOLATO

 

 

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Nuovo attacco di Provenzano, ministro per il Sud: “MILANO ha creato SQUILIBRI alla democrazia”

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Durante la trasmissione la trasmissione di “In Onda” trasmessa sul canale La7 il giorno 31 agosto, il Ministro per il Sud Provenzano ritorna sulla polemica riguardo le sue affermazioni contro Milano: “Milano non restituisce nulla all’Italia”, aveva dichiarato il Ministro. Invece di gettare acqua sul fuoco rilancia: il modello Milano è sbagliato e causa degli squilibri tra Nord e Sud. Di seguito il video integrale e gli estratti più significativi.

Leggi anche: Provenzano: Milano non restituisce nulla all’Italia

Nuovo attacco di Provenzano, ministro per il Sud: “MILANO ha creato SQUILIBRI alla democrazia”

# “Un modello come Milano crea contraccolpi economici, sociali, democratici”

Ci sono due questioni che vorrei sollevare. Vorrei dire che a me è stata attribuita una polemica nei confronti di Milano, che non era una polemica nei confronti di Milano. Ma era un’indicazione che questo modello, non il modello Milano, che è frutto a mio avviso del buon governo degli amministratori locali e di un sistema che funziona e della solidarietà, questo spesso viene trascurato, ma che cos’è il Terzo Settore lombardo, le fondazioni bancarie, di un sistema”. (…)

Quel modello lì “è un modello che crea contraccolpi. Contraccolpi economici, contraccolpi sociali e contraccolpi democratici perché poi le aree interne, le aree che si sentono abbandonate, i cosiddetti luoghi che non contano poi si vendicano.” “Contraccolpi anche demografici” ma soprattutto “democratici“.

# A causa di Milano l’ascesa di nazionalismi e di populismi 

“Se ci sono dei luoghi che vengono abbandonati (…) questi luoghi si sentono abbandonati e reagiscono con l’ascesa di nazionalismi, con l’ascesa di populismi.[…] 

Leggi anche:
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VIRUS nella MENTE: i 10 nuovi MEME più divertenti

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Da mesi ormai è una continua battaglia tra chi rivendica più libertà dalle restrizioni anti Covid e chi mette come priorità assoluta proteggersi dal virus. Per farci una risata però vediamo una carrellata con i nuovi meme più divertenti su questa “rivalità”.

VIRUS nella MENTE: i 10 nuovi MEME più divertenti

#10 Oracolo di Delfi 2020

#9 Il sequel di Moliere

#8 La riforma dei banchi rotanti

#7 Una testimonianza reale

#5 The new Europe

#4 I trashisti

#3 Cortocircuito

#2 L’attimo fuggente (versione Covid)

#1 Immagine simbolo di questo momento storico

Leggi anche: Sei Pandemista, Negazionista o Realista? Il TEST per scoprire il tuo livello di COVID MENTALE

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Recovery Milano #2. ECONOMIA: costituzione di una ZES (Zona Economica Speciale)

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4.500 nel mondo. In Italia per ora sono state programmate solo per il SUD (fonte: https://www.quotidianodelsud.it/)

Entro il 15 ottobre il governo italiano dovrà presentare un piano per stanziare le risorse che arriveranno dal Recovery Fund. I giornali del Sud e i ministri del governo stanno facendo a gara per indirizzare i fondi nel Mezzogiorno, nonostante che l’area più colpita dal Covid sia la Lombardia e altre regioni del Nord.

Crediamo che anche Milano debba presentare delle iniziative da far finanziare con il Recovery Fund. Ne abbiamo preparate sette. Questa è la seconda è mira a rendere più competitivo il tessuto produttivo della nostra città, che risulta la più colpita in Italia e la quarta in Europa (come da questo studio). 

Leggi anche: L’Italia ancora SENZA un PIANO per avere i FINANZIAMENTI EUROPEI. Il primo passo lo faccia MILANO
Leggi anche: Giornali, Ministri e Conte uniti: “RECOVERY FUND: la priorità è il SUD”

Recovery Milano #2. ECONOMIA: costituzione di una ZES (Zona Economica Speciale)

E’ stato calcolato che dall’inizio dell’emergenza il Governo ha già speso attorno a 105 miliardi di spesa supplementare. Una cifra enorme che purtroppo non ha avuto impatto sul PIL (caduto di oltre il 12%) e soprattutto non si è trasformata in nulla di strutturale per fare ripartire l’economia. 

Leggi anche: Recovery fund già bruciato

La soluzione per noi prioritaria perchè l’economia riparta è che le imprese ripartano. E per farle ripartire, almeno quelle che operano sul nostro territorio, la strada maestra è quella di creare un ambiente competitivo con il resto d’Europa. Un primo tentativo di dare slancio alle imprese è quello introdotto come anticipo al Recovery: la detassazione riservata alle aziende del Sud. Crediamo che la priorità dovrebbe essere quella di rendere più competitiva la parte del territorio più a contatto con la concorrenza internazionale. 

4.500 ZES nel mondo: nelle aree a più diretta competizione internazionale

L’istituzione di una ZES (Zona economica speciale) ovvero una regione geografica dotata di una legislazione economica differente dalla legislazione in atto nella nazione di appartenenza, di norma prevista per attrarre maggiori investimenti straniera, potrebbe essere lo strumento appropriato per ridare uno slancio alla nostra nazione già in condizione di recessione e in particolare alle aree più colpite che coincidono anche con le aree più produttive: Lombardia, Veneto e Emilia Romagna sommano il 40% del Pil italiano.

Nel mondo ci sono circa dalle 2.700 alle 4.500 ZES (a seconda del criterio di classificazione) e sono il motore di quasi tutti i Paesi più avanzati. Anche in Italia sono state ipotizzate delle ZES, soprattutto al Sud. Ma ancora nessuna di questa è stata resa operativa. Milano potrebbe dimostrare che non solo fa da volano all’economia privata ma anche consente di ripagare lo Stato proprio grazie all’impulso degli affari, specie in una zona in diretta competizione con i mercati internazionali. 

La situazione in Italia, le prime zone istituite nel mezzogiorno

In Italia è data possibilità di creare ZES Interregionali e ogni Regione può istituire sul proprio territorio un massimo di due Zone Economiche Speciali.

I benefici previsti per chi opera in queste zone compresi in 3 macrocategorie:

#1 Procedure semplificate e regimi procedimentali speciali, volti a semplificare ed accelerare l’insediamento, la realizzazione e lo svolgimento dell’attività economica nelle ZES.
#2 L’accesso alle infrastrutture esistenti e a quelle previste nel Piano di sviluppo strategico
della ZES stessa.
#3 Un credito d’imposta fino a 50 milioni di euro, per ciascun progetto di investimento
(entro i limiti stabiliti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato).

Leggi qui le caratteristiche dell’iniziativa: La proposta: ZES per rilanciare le aree più colpite dal coronavirus

Nel mondo si contano circa 2.700 Zes, in Cina e a Dubai gli esempi più noti. 

In Europa sono circa una settantina, 14 delle quali istituite in Polonia che prevede ad esempio una corporate income tax exemption che può oscillare tra il 25 e il 55%. Nel nord Italia abbiamo il caso di Livigno località montana della provincia di Sondrio a 2000 metri d’altezza, quale zona franca di confine, grazie all’esenzione di imposte come Iva e accise che lo rendono il “Duty Free” più alto del mondo.

Quali potrebbero essere le regole nelle Zes da istituire nelle aree più colpite da Coronavirus?

#1 Estendere benefici della normativa italiana anche alle aree più produttive

Lombardia, Veneto e Emilia Romagna sono le aree più colpite dal Coronavirus, sia in termini di contagi e decessi, sia per le immediate e future ricadute economiche e sociali che impatteranno violentemente su ogni settore produttivo. Il caso vuole che siano le stesse Regioni che stanno richiedendo una maggiore autonomia nei confronti dello Stato in quanto producono il 40% del Pil nazionale e sono le più efficienti in assoluto.

#2 Esenzione per 1 anno da Iva e accise come Livigno

Per mantenere maggiore liquidità nelle tasche dei cittadini e nei bilanci delle imprese, con ricadute evidenti sui dipendenti, si potrebbe seguire il modello Livigno che esenta da Iva e accise sui carburanti per una durata almeno di 12 mesi

#3 Finanziarie promozione dei prodotti locali

Per salvaguardare e migliorare la competitività del “Made in Italy” e nello specifico dei prodotti territoriali regionali, si potrebbero predisporre finanziamenti a fondo perduto per tutte quelle aziende che fatturano maggiormente con l’export e che necessitano della promozione dei loro beni nel mondo.

#4 Tax Free per aziende internazionali che scelgano queste zone per i propri investimenti

Uno degli effetti più prevedibili del post emergenza sarà la riluttanza di aziende straniere a investire in Italia. Una riluttanza che rischia di colpire pesantemente proprio le aree più connesse alla competizione internazionale, come Lombardia e Veneto. Si dovrebbe prevedere un regime di Tax Free per i primi 2 anni alle aziende estere che decidano di investire in Italia e sperimentare dal terzo anno una flat tax al 20%, con vincolo di rimanere nel territorio almeno 10 anni

#5 Flat tax al 10% per i residenti e stop ad anticipo contributi e tasse

Implementare per una durata di 3 anni una flat tax al 10% per tutti i residenti dei territori interessati dalla sperimentazione e modificare il calendario fiscale per Pmi e liberi professionisti stabilendo il pagamento di contributi e tasse a posteriori ovvero a seguito di accertamento di quanto effettivamente pagato.

Il mondo come lo conosciamo oggi non tornerà più e al momento, le Regioni del Nord sono le aree al mondo che stanno pagando le conseguenze della più grande pandemia dagli ultimi 100 anni e per questo motivo sono indispensabili misure coraggiose per non precipitare in una crisi economica senza ritorno.

Leggi il progetto completo: La proposta: ZES per rilanciare le aree più colpite dal coronavirus

# L’alternativa choc: trasformare Milano in una città stato (città regione) per finanziare questi progetti

Se come sembra le risorse previste per la nostra Regione, malgrado sia quella più colpita, saranno minoritarie, sarebbe opportuno concedere l’autonomia richiesta alla Regione Lombardia e soprattutto a Milano facendola diventare una città-regione in grado di gestirsi in piena libertà e trattenendo una buona fetta del residuo fiscale che ammonta a 56 miliardi, suddiviso in base al PIL o alla popolazione delle rispettive aree.

A Milano spetterebbero quindi fino a 11 miliardi di euro e potrebbe, tra le varie competenze che lo status di regione le mette a disposizione, accedere direttamente ai fondi messi a disposizioni dai bandi europei.

Ultima osservazione: perchè Milano non chiede che si adottino anche in Italia le regole europee per cui chi riceve più fondi, debba mettere in atto delle riforme per evitare che rimanga in un perenne stato di bisogno? Alle regioni e città italiane che ricevono più sussidi dovrebbero essere imposte le stesse regole che l’Europa vuole imporre all’Italia. 

Leggi anche: Milano città regione? Avrebbe 11 MILIARDI di euro ogni anno (senza che lo stato ci rimetta un cent)

ANDREA ZOPPOLATO

 

 

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Un TAMPONE al VOLO: test per tutti i passeggeri tra Roma e Milano

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Credits: ilfattoquotidiano.it - Tamponi e Test Aeroporti di Roma

Nei prossimi giorni negli aeroporti di Roma partiranno i controlli che verificheranno in tutti i passeggeri che si muoveranno tra la Capitale e Milano l’eventuale presenza del Covid-19. Obiettivo: ridurre la possibilità di ulteriore diffusione il virus. Ma c’è anche chi protesta: concorrenza sleale a vantaggio dei treni per cui non esiste alcun tampone, con conseguente risparmio sui tempi di attesa. Ma vediamo più nel dettaglio. 

Un TAMPONE al VOLO: test per tutti i passeggeri tra Roma e Milano

Pubblichiamo estratti articolo de “Il Messaggero” – Covid: tamponi per tutti sui voli tra Roma e Milano. Ecco il piano

# A tutti i passeggeri tra Roma e Milano verrà eseguito test rapido con esito in 15 minuti

“Un biglietto aereo, un tampone”. Lo slogan coniato dal Direttore dello Spallanzani Francesco Vaia, sta trovando applicazione pratica. All’aeroporto di Fiumicino, nei prossimi giorni partirà un sperimentazione sulla quale si concentrerà l’attenzione del mondo. Non è un’esagerazione perché da questa sperimentazione dipenderà il futuro dei trasporti e delle compagnie aeree. Ai passeggeri del volo Roma-Milano di Alitalia sarà eseguito il tampone rapido, quello che in 15 minuti dice siamo positivi. In questo modo si ridurranno drasticamente le possibilità che sul volo salgano passeggeri infetti. Dice l’Assessore alla Salute del Lazio, Alessio d’Amato: “Noi crediamo molto in questo progetto e siamo pronti a partire. Già abbiamo ottenuto ottimi risultati con il sistema dei tamponi agli arrivi per i voli dai paesi ritenuti a rischio, Malta, Spagna, Croazia e Grecia. Ora vogliamo andare oltre.

# Obiettivo del piano: controlli anche sulle tratte internazionali come Roma-New York e Roma-Dubai

Il piano è ambizioso e quasi rivoluzionario perché se dimostrerà la sua funzionalità pratica, con i test di prova, i controlli potranno essere estesi anche alle partenze dei voli internazionali delle tratte più pesantemente colpite dal Coronavirus come Roma-New York e Roma-Dubai. Aeroporti di Roma aveva già allestito da tempo gli stand per i test rapidi sia a Fiumicino che a Ciampino, che hanno fatto ricevere il riconoscimento Health Accreditation dall’Airport Council International. Eseguire i tamponi all’arrivo è importante, ma le squadre della Regione Lazio potevano operare solo fino alle 18, orario esteso fino a tardi grazie ai drive-in nei parcheggi a sosta lunga. L’assessore D’amico: “Noi crediamo molto in questi test rapidi validati dallo Spallanzani e che, ogni volta che li incrociamo con quelli molecolari, confermano l’attendibilità. Per questo ci siamo aggiunti alla gara che stava facendo la Regione Veneto e ne stiamo acquistando un milione. Li useremo anche nelle scuole.

Un’altra novità in arrivo come riporta il quotidiano romano: “la tecnologia sul fronte dei test sta correndo, allo Spallanzani stanno verificando un sistema ancora più semplice e veloce basato sul prelievo della saliva, con una risposta immediata: il passaggio al test diventerà come quello del metal detector.”

Fonte articolo: Il Messaggero

# L’unica controindicazione: così si penalizza il trasporto aereo

Anche se promettono tempi rapidi con test in soli quindici minuti è ipotizzabile che la procedura possa determinare code e ritardi, oltre che incertezza sull’esito. La domanda che molti si fanno è: visto che molti volano per ridurre i tempi di viaggio, la presenza di possibili ritardi causati dai test, potrebbe incentivare altri mezzi in cui i tamponi non vengono eseguiti? In breve, molti si attendono una maggiore affluenza nei treni rispetto agli aerei. 

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Il pub NEGAZIONISTA di MILANO: “anche se il virus non esiste, le regole io le rispetto”

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Spesso il termine negazionista si usa a sproposito: viene utilizzato per denominare chiunque la pensa diversamente dalla politica del governo, sia che si tratti di persone che chiedono restrizioni diverse sia gente che crede sia tutto un complotto. In questo caso le motivazioni per la definizione di “negazionista” sembrano esserci tutte.

Il pub NEGAZIONISTA di MILANO: “anche se il virus non esiste, le regole io le rispetto”

# L’invito dei cartelli esposti nel locale “Sei sei spaventato stai a casa”

Il cartello apposto nei locali del Pub di Magenta – MI

I cartelli esposti nei locali di questo pub di Magenta, sono chiari e inequivocabili: invitano chi ha paura del virus e di stare insieme ad altre persone a non entrare nel suo locale, perché citando l’articolo 13 della Costituzione Italiana “La nostra libertà non termina dove iniziano le tue paure”. Quindi tutto lecito e consentito, anche perché come stanno confermando gli ultimi dati l’eccessiva paura per il Covid-19 pare ingiustificata, visto il tasso di letalità ormai inferiore al 2% e la mortalità che colpisce soprattutto chi ha altre patologie. Oltre al fatto che ormai da settimane i decessi che hanno come concausa questo virus sono di poche unità al giorno e con pochissimi accessi agli ospedali. Questo non significa però affermare che il Covid non esiste. 

Leggi anche: Covid: se si prendono i dati degli ultimi mesi i tassi di MORTALITÀ e LETALITÀ in Italia sono CROLLATI

Leggi anche: I dati dell’ISS sui decessi Covid: al 97% con altre patologie

In seguito alla lettura di questi cartelli, alcuni clienti dopo aver consumato nel locale hanno riportato recensioni negative su Tripadvisor contro il locale non tanto sulla qualità del cibo e bevande, ma proprio sul fatto che il proprietario negherebbe l’esistenza del virus. 

# Le risposte del proprietario ai commenti dei clienti

Il proprietario del locale a seguito di chi gli ha fatto presente il mancato rispetto delle norme previste dalla legge sul distanziamento, i dispositivi di protezione dei suoi dipendenti e l’igienizzazione del locale e a chi gli ha dato del negazionista, ha risposto così:

In queste due risposte prese ad esempio, il titolare rigetta le accuse sull’inosservanza delle norme di distanziamento, utilizzo di mascherine e quanto altro previsto come la registrazione dei clienti tramite computer. Su un un punto però non ha voluto smentire i suoi “accusatori” che lo hanno bollato di essere negazionista. Infatti, oltre a non troppo velate offese, scrivendo “vista la tremenda paura per questo GINOVIRUS” e “la tua enorme paura verso questo fantomatico virus” è evidente il suo parere sul Covid-19: per lui non esiste. 

Questa sua opinione incide sul servizio offerto? Ai clienti l’ardua sentenza. 

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La strana convivenza TEDESCA con il Covid: best seller anti Covid, rave party e concerti per studiare i contagi

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Best seller sul “Covid non pericoloso”, rave party nei parchi, mega manifestazione contro le restrizioni, concerti per studiare la diffusione del virus. La convivenza con il Covid in Germania risulta contraddittoria e, a tratti, assai bizzarra.

La strana convivenza TEDESCA con il Covid: best seller anti Covid, rave party e concerti per studiare i contagi

Sabato 29 agosto. Un’impressionante manifestazione contro le restrizioni anti Covid del Governo dilaga nel Tiergarten, il gigantesco parco nel cuore della città. Il Presidente Steinmeier lo definisce “un attacco al cuore della democrazia” e le immagini delle proteste fanno il giro del mondo. E pensare che dai dati dell’emergenza sanitaria comparati con quelli di altri Paesi, tra cui l’Italia, sembra difficile comprendere il malcontento dei tedeschi.

Un quarto dei morti dell’Italia con una popolazione superiore di 20 milioni 

E’ stato il Paese a ottenere i migliori risultati durante l’emergenza sanitaria. Con la politica della chiusura degli ospedali e delle RSA a qualunque malato non grave e dei tamponi, la Germania con una popolazione di 83 milioni di abitanti conta meno di 10.000 morti. In Italia con 60 milioni i morti sono oltre 35.000. La sola Lombardia conta quasi il doppio dei morti dell’intera Germania.
In questo articolo avevamo descritto le mosse che hanno consentito alla Germania di gestire al meglio il Covid: L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

Da inizio maggio anche la Germania ha avviato il processo per il ritorno alla vita normale. Lo ha fatto a tappe forzate, rispetto all’Italia. Scuole riaperte a maggio e ci sono Land come la Turingia che hanno azzerato le restrizioni anti Covid.

Leggi anche: la Turingia azzera le norme per il distanziamento sociale. 

Oltre agli ottimi risultati nella gestione sanitaria, la Germania sembra anche uno dei Paesi che avrà meno danni nell’economia e l’assistenza a cittadini e imprese finora sta funzionando a meraviglia. Sembra dunque una storia di successo che dovrebbe diradare ogni contestazione. Invece così non è. Perchè il Paese è in fermento contro ogni forma di restrizione. Anzi, è forse il Paese in Europa a mostrare maggiori segnali di protesta contro la politica del governo. Un dato su tutti: mentre in Italia le librerie sono affollate di saggi di virologi che testimoniano la pericolosità del Covid, in Germania il più grande best seller sul mercato tedesco negli ultimi mesi racconta tutta un’altra storia. 

Il Best Seller: «Il Covid non è pericoloso: Il Governo italiano ha sbagliato tutto»

Il coronavirus non è più pericoloso di un’influenza e il lockdown è stata una decisione troppo esagerata”. Questa la tesi di fondo del “Corona Fehlalarm? (Falso allarme Corona?)”, best seller con oltre due milioni di copie vendute in Germania opera di Sucharit Bhakdi e Karina Reiss, considerati due tra i massimi esperti sul tema in Europa. 

Nel saggio portano una serie di numeri, dati e circa 200 citazioni della lettura scientifica: il risultato è un ridimensionamento riguardo alla pericolosità della pandemia da COVID-19 e secondo i due esperti il tasso di allarme generato è stato esagerato.

Sucharit Bhakdi prende a riferimento il Governo italiano come modello di ciò che non si deve fare: “Tutte le decisioni prese in Italia sono state sbagliate”, commenta l’autore di “Corona Fehlalarm?”. Questo perché, scrive, il SARS-CoV-2 è paragonabile a qualsiasi altro virus influenzale. Lo dicono i dati: basta guardare il tasso di mortalità che ad oggi supera di poco il 3% ma risulta progressivamente inferiore sia con l’evolversi della diffusione che soprattutto con l’aumento dei tamponi. 

Basso il rischio di una seconda ondata. Secondo Bhakdi e Reiss, infatti, non è vero che i casi sono in aumento, poiché in realtà è il numero dei test ad essere cresciuto e vanno considerati anche i falsi positivi, senza dimenticare, poi, che la maggior parte di coloro che risultano ancora positivi sono asintomatici e per questo non risultano contagiosi. Secondo gli autori non è corretto, quindi, parlare di nuovi casi, visto che dovrebbero essere considerati come tali solamente i pazienti che effettivamente presentano sintomi da COVID-19.

Nettamente critici sul lockdown. La chiusura, infatti, oltre a limitare la libertà dei cittadini ha causato danni collaterali irrevocabili. Massima espressione di questa politica, secondo gli autori, è il Governo italiano, sul quale hanno espresso un giudizio molto negativo in quanto non è stato capace di prendere “una sola decisione corretta nel corso della pandemia.” Ad esempio, questi si scagliano contro l’utilizzo obbligatorio della mascherina, in quanto questa “danneggia la salute mentale di milioni di bimbi ed è pericolosa per milioni di adulti che soffrono di malattie cardiache e polmonari, pressione alta o cancro”.

I due esperti, inoltre, pongono l’attenzione sul vaccino da coronavirus. Questi, infatti, ritengono che questo possa essere “molto pericoloso”, così come tutti quei vaccini basati sui geni.

Leggi anche: money.it

I Rave Party nei parchi 

Paese leader nella gestione del Covid ma anche nella critica. Alla Germania piace primeggiare anche nella contraddizione. Caso simile per quello che accade con gli assembramenti. 

A Berlino il parco di Neukölln Hasenheide è diventato un ritrovo abituale per feste illegali. Il video qui sotto mostra come si presenta il parco durante una di queste feste. Le persone ballano senza indossare mascherine e non rispettando la distanza di sicurezza. Berlino è la capitale della musica techno e le restrizioni contro il Coronavirus non permettono ancora ai club di riaprire. Gli amanti del genere quindi hanno trovato metodi alternativi (illegali) per festeggiare, sulla scia dei già conosciuti after party. Party di questo tipo hanno luogo in altri parchi di Berlino e della Germania e a nulla servono gli interventi della polizia per scongiurarli. 

Leggi anche: Berlino Magazine- ogni week end un party illegale

I concerti per studiare la diffusione del virus

Ma ci sono anche assembramenti non solo permessi ma anche incentivati dalle autorità. A Lipsia, in Germania, 1400 fan hanno avuto la possibilità di partecipare al primo concerto live dopo il lockdown. L’obiettivo di questo esperimento? Capire come il Covid-19 si diffonda in grandi eventi e come prevenirlo. Al concerto, che ha visto esibirsi il celebre cantante tedesco Bendzko, ai fan sono state fornite maschere, gel fluorescente delle mani e dei tracker elettronici. Si tratta infatti, di piccoli trasmettitori che determinano la velocità di contatto e la distanza fra i partecipanti dell’esperimento. Utilizzando i dati che vengono raccolti tramite i tracker elettronici, gli scienziati dell’Università di Halle monitorano il numero dei contatti ”pericolosi” avvenuti durante l’esperimento, indicandone anche i luoghi specifici. Le superfici che sono state toccate più frequentemente, verranno identificate grazie al residuo lasciato dal gel fluorescente. Gli scienziati e i ricercatori sperano di utilizzare i dati raccolti per poter trovare il modo di ritornare alla ”normalità” e dare il via libera a concerti e grandi eventi.

Leggi anche: Berlino magazine

Germania simbolo di ordine o buona gestione oppure sarà il Paese alfiere di un movimento globale di libertà contro gli eccessi di autorità? Lo vedremo solo nei prossimi mesi, forse anni. Nel frattempo riconosciamo al Paese tedesca la leadership in entrambe le facce della politica del virus: nella gestione e nella protesta. 

ANDREA ZOPPOLATO

 

 

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Recovery Milano #1. CIRCLE LINE, M6 ed estensione delle linee della METRO

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Fonte: http://markonomia.blogspot.com/

Entro il 15 ottobre il governo italiano dovrà presentare un piano per stanziare le risorse che arriveranno dal Recovery Fund. Per ora si è ancora in alto mare. I giornali del Sud e i ministri del governo stanno facendo a gare per indirizzare i fondi nel Mezzogiorno, nonostante che l’area più colpita dal Covid sia la Lombardia e altre regioni del Nord. Con questo articolo vogliamo avviare il dibattito a Milano sui progetti da fare inserire al governo a supporto della nostra città, che risulta la più colpita in Italia e la quarta in Europa (come da questo studio). 

Abbiamo raccolto 7 proposte di soluzioni per Milano da fare finanziare con il recovery fund. Questo è il primo e riguarda la mobilità, uno degli aspetti critici per rilanciare Milano. 

Leggi anche: L’Italia ancora SENZA un PIANO per avere i FINANZIAMENTI EUROPEI. Il primo passo lo faccia MILANO
Leggi anche: Giornali, Ministri e Conte uniti: “RECOVERY FUND: la priorità è il SUD”

Recovery Milano #1. CIRCLE LINE, M6 ed estensione delle linee della METRO

Uno dei temi chiave per rilanciare Milano è la mobilità. In mancanza di fondi l’unico modo per rendere più vivibile una città è quella della sottrazione: ridurre la circolazione dei mezzi privati inquinanti. Può servire per migliorare il traffico però a spese di persone che a fronte della rinuncia a muoversi in auto rischiano di avere problemi a trovare altri mezzi di trasporto. Per questo occorre che ognuno faccia la sua parte, in particolare l’amministrazione deve potenziare i trasporti pubblici. 

Come le principali metropoli del mondo anche a Milano trasporto pubblico significa soprattutto metropolitana. Nella nostra città ci sono tre linee di azione necessarie: circle line, M6 ed estensione delle linee esistenti. 

#1 CIRCLE LINE: tutta la verità sul progetto più sognato dai milanesi

Ipotesi delle 3 Circle line
Ipotesi delle 3 Circle line

Il sistema di trasporti milanese è il più capillare tra tutte le città italiane e compete a livello europeo per numero di km della rete metropolitana e per quantità di linee tranviarie, offrendo una discreta intermodalità. Ma c’è una nota stonata.

Il gap principale con le altre metropoli internazionali risiede nel fatto che le linee sotterranee e quelle ferroviarie non garantiscono un interscambio circolare con linee radiali ai pendolari che entrano in centro città dalle stazioni più periferiche delle diverse linee.

La situazione Circle Line a Milano: il progetto approvato e le sue lacune

Circle line Milano
Credits: Urbanfile – Circle line Milano

La linea angolare in fase di realizzazione in città prevede l’aggiunta di altre 6 fermate (Tibaldi, Porta Romana in realtà spostata dall’attuale posizione per incrociare M3, Istria con M5, Dergano con M3, Stephenson e MIND-Cascina Merlata) alle 6 esistenti (San Cristoforo, Romolo, Forlanini, Lambrate, Certosa, Rho Fiera) con una rifunzionalizzazione del tracciato ferroviario su cui transita la linea suburbana S9, l’acquisto di 20 treni dedicati e una cadenza di 15′, quindi non una frequenza da linea metropolitana.

Indubbiamente una bassa frequenza è un fattore determinante per renderlo un servizio efficiente e utilizzato, problema risolvibile con l’acquisto di più treni, mentre il ridotto numero di stazioni e la mancanza di tracciato nel quadrante ovest di Milano sono due elementi che lo rendono un progetto deficitario.

Il progetto che ci vorrebbe per chiudere il cerchio

Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 - Progetto Circle line
Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 – Progetto Circle Line

 

Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 - Progetto Circle line
Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 – Progetto Circle line

Per questo sarebbe necessaria una vera linea metropolitana circolare, sempre su parte del percorso della linea S9, ma con 36 fermate chiudendo l’anello ad ovest come nel progetto in alto nelle due immagini, una linea alla pari di Londra, Parigi e Mosca.

Ipotesi delle 3 circle line
Ipotesi delle 3 circle line

Per fare un salto di qualità, oltre a prevedere di trasformare la circolare filoviaria 90-91 in una vera linea di forza con corsie totalmente preferenziali e asservimento semaforico, il percorso ideale dovrebbe seguire quello di una se non entrambe le tangenziali:

  • Interna: seguendo il percorso delle tangenziali nord, est e ovest.
  • Esterna: seguendo il percorso della TEEM e della superstrada che sostituisce il progetto della TOEM.

E il costo? Per un’idea, costruire una metropolitana costa circa 70 milioni al chilometro. Se si immagina la circle line sotterranea lungo il tracciato della 90/91 che è di circa 40 chilometri, il costo complessivo sarebbe di 2,8 miliardi di euro. Pari a poco più di quanto stanziato per il bonus vacanze. Da considerare che se si dovesse fare sopraelevata lungo la tangenziale, il chilometraggio sarebbe superiore (106 chilometri) ma il costo di costruzione per chilometro dovrebbe essere inferiore. Complessivamente potrebbero bastare meno di 4 miliardi di euro. 

Leggi anche: CIRCLE LINE: tutta la verità sul progetto più sognato dai milanesi

#2 M6: la favola della metropolitana ROSA

La linea M6 con le varianti previste nel PUMS
La linea M6 con le varianti previste nel PUMS

La linea M6, escluso un secondo passante, sarebbe probabilmente l’ultima linea metropolitana radiale necessaria per Milano che andrebbe a raggiungere alcuni bacini di popolazione non coperti dal trasporto pubblico veloce.

La linea M6 dovrebbe fungere, nelle intenzioni del Comune, da collegamento tra la periferia nord-ovest e quella sud-est di Milano, passando per il centro della città. Nel piano del 2010 la linea prevedeva 37 fermate (tra le quali Quarto Oggiaro, viale Certosa, Pagano, Porta Genova, piazza XXIV Maggio, Porta Romana, via Lombroso, Ponte Lambro).

Leggi il progetto qui: M6: la favola della metropolitana ROSA

#3 METRO PROSSIMA FERMATA: quali saranno le estensioni delle linee della metropolitana

M1

NORD. Aperto il tunnel tra le due future nuove fermate di Sesto Restellone e Monza Bettola. Il capolinea della M1 avrà anche l’interscambio con la linea 5. Le prime corse previste entro la fine del 2020.

 

OVEST. Via libera anche al prolungamento da Bisceglie a Baggio con la realizzazione di tre nuove fermate per un prolungamento di tre chilometri e mezzo, con nuovo capolinea in via degli Ulivi. Inizio lavori: 2021

fonte: Corriere
fonte: Corriere

M2

Approvato a fine 2017 il decreto per dare il via allo studio di fattibilità del prolungamento della M2 da Cologno Nord fino a Vimercate. Nel dicembre 2018 i tecnici di Metropolitana Milanese hanno presentato il primo stato di avanzamento degli studi relativi al prolungamento. Le nuove fermate sarebbero sei: Brugherio, Carugate, Agrate, Concorrezzo, Vimercate-Torre Bianche, Vimercate.

M3

Nord. Prolungamento M3 di 2 fermate: Cormano e Paderno. Da completare lo studio di fattibilità finanziato dalla Regione.

 

Sud. Allo studio il prolungamento M3 in direzione Paullo (lungo la Statale 415 – Paullese).

M4

Sono allo studio l’estensione a sud-ovest (Buccinasco), da una a tre nuove fermate, e a est (Pioltello e Segrate), da due a tre fermate.

M5

Prolungamento fino a Monza Polo istituzionale che comporterà un raddoppio del chilometraggio della linea attuale e 12 fermate in più. Ipotesi inizio lavori: 2021 con fine prevista attorno al 2030. Milano diventerebbe la prima città d’Italia a collegare con la metro il capoluogo di un’altra provincia.

M5 a Monza: il tracciato definitivo
M5 a Monza: il tracciato definitivo


Sempre in direzione nord, è stato completato lo studio di fattibilità sul possibile prolungamento della metropolitana M5 verso i territori di Bresso, Cusano Milanino e Cinisello. Il progetto prevede la biforcazione dei binari da Bignami: da un lato proseguendo verso Monza, dall’altro in direzione Bressocon l’ipotesi di 5 nuove fermate: Parco Nord, Bresso, Cusano e due fermate a Cinisello. Il progetto è stato approvato dal sottosegretario Buffagni.

Ovest. Deve partire lo studio fattibilità per il prolungamento da San Siro Stadio verso Settimo Milanese. Le nuove fermate sarebbero 5: Caldera, Quinto Romano, San Romanello, Figino, Settimo Milanese. Passata anche delibera regionale per ulteriore studio di fattibilità su estensione supplementare da Settimo Milanese a Magenta.

Leggi qui per i progetti completi: METRO PROSSIMA FERMATA: quali saranno le estensioni delle linee della metropolitana

# L’alternativa choc: trasformare Milano in una città stato (città regione) per finanziare questi progetti

Se come sembra le risorse previste per la nostra Regione, malgrado sia quella più colpita, saranno minoritarie, sarebbe opportuno concedere l’autonomia richiesta alla Regione Lombardia e soprattutto a Milano facendola diventare una città-regione in grado di gestirsi in piena libertà e trattenendo una buona fetta del residuo fiscale che ammonta a 56 miliardi, suddiviso in base al PIL o alla popolazione delle rispettive aree.

A Milano spetterebbero quindi fino a 11 miliardi di euro e potrebbe, tra le varie competenze che lo status di regione le mette a disposizione, accedere direttamente ai fondi messi a disposizioni dai bandi europei.

Ultima osservazione: perchè Milano non chiede che si adottino anche in Italia le regole europee per cui chi riceve più fondi, debba mettere in atto delle riforme per evitare che rimanga in un perenne stato di bisogno? Alle regioni e città italiane che ricevono più sussidi dovrebbero essere imposte le stesse regole che l’Europa vuole imporre all’Italia. 

Leggi anche: Milano città regione? Avrebbe 11 MILIARDI di euro ogni anno (senza che lo stato ci rimetta un cent)

ANDREA ZOPPOLATO

 

 

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Sei Pandemista, Negazionista o Realista? Il TEST per scoprire il tuo livello di COVID MENTALE

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Credit: nia_yepes (Instagram)

Il primo test che misura il livello di Covid mentale. In ogni domanda scegli la risposta che ti senti appartenere in più. In fondo, dopo i diversi banner, trovi il risultato del test. Da fare da soli o in compagnia. 

Sei Pandemista, Negazionista o Realista? Il TEST per scoprire il tuo livello di COVID MENTALE

#1 Il lockdown è:

a. la soluzione perfetta
b. una forma di carcere per motivazioni politiche
c. un metodo primitivo di dubbia efficacia

#2 I dati sui decessi e i contagiati che vengono comunicati dalla Protezione Civile sono:

a. la verità
b. inventati di sana pianta
c. un rebus da decifrare

#3 Malati e contagiati:

a. non c’è differenza
b. sono entrambi business dell’industria farmaceutica
c. malato è solo chi ha i sintomi della malattia

#4 Gli asintomatici sono:

a. pericolosissimi
b. un’invenzione per alimentare la dittatura sanitaria
c. persone non malate

#5 Le fake news sono:

a. tutti quelli che la pensano diverso da te
b. i bollettini del governo e della protezione civile
c. notizie da verificare

#6 La positività al tampone:

a. è la fine del mondo
b. è una truffa
c. si spera di non sviluppare sintomi gravi

#7 Le industrie farmaceutiche sono:

a. dei benefattori dell’umanità
b. l’incarnazione dell’anticristo
c. hanno fini di lucro con rischio di conflitto di interessi

#8 La mascherina:

a. va indossata il più possibile
b. serve solo a Carnevale
c. andrebbe indossata se c’è un pericolo concreto 

#9 Il Governo:

a. dovrebbe essere più severo
b. è una dittatura sanitaria
c. dovrebbe mettere al primo posto i diritti fondamentali dell’uomo, rispettando sempre la libertà personale

#10 La Svezia:

a. un paese che ha sbagliato tutto
b. l’unico governo di buonsenso
c. un governo che ha ottenuto nella gestione del Covid risultati che mettono in discussione la validità del lockdown e delle misure restrittive

#11 Gli ospedali sono:

a. le fondamenta della società
b. l’inferno dove finiscono i dannati
c. un luogo da cui è meglio stare lontani

#12 Il cittadino che denuncia chi non rispetta le regole per contrastare la diffusione dei contagi:

a. è un eroe da medaglia
b. è un delatore psicotico
c. è una persona un po’ troppo zelante

#13 Il senso della vita è:

a. non rischiare di morire
b. seguire il destino
c. libero arbitrio

#14 Il tuo commento a questo test:

a. con il Covid non si deve scherzare
b. siete dei fiancheggiatori 
c. mi ha fatto sorridere e anche un po’ pensare

I RISULTATI AL TEST LI TROVI SCORRENDO IN FONDO

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RISULTATI AL TEST

Maggioranza di risposte (a): Pandemista: “in nome della sicurezza si può derogare a qualunque libertà.” Credi nel potere salvifico della mascherina. Hai imparato tutte le tecniche di distanziamento: più esperto di una cintura nera di kung-fu conosci tutte le mosse per evitare qualunque contatto. Credi che si tornerà a vivere solo quando si sarà vaccinato il 100% della popolazione mondiale. 

Maggioranza di risposte (b): Negazionista: “il virus non esiste”. Non hai cambiato di una virgola le tue abitudini, indossi la mascherina solo a carnevale e consideri i tamponi solo uno strumento di controllo sociale. Credi che le industrie farmaceutiche stermineranno il mondo e che siamo governati da un sistema dittatoriale peggio del nazismo o del comunismo di Stalin. 

Maggioranza di risposte (c): Realista: “in una nazione civile la libertà delle persone vale più della sicurezza”. Più del virus ti preoccupa la reazione del governo e della gente e credi che ormai la vera emergenza sia quella economica e mentale più di quella sanitaria. Credi che si debba convivere con il Covid: questo significa accettare che ogni giorno ci possano essere centinaia o migliaia di positivi, l’importante è che sia limitato il numero dei decessi e dei ricoverati negli ospedali. 

  

Fermi tutti! Le “vere” MALDIVE di MILANO sono in Val Brembana. A solo un’ora da Milano

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Le «Maldive di Milano» erano state ribattezzate così tre anni fa in Val Verzasca, in Svizzera, per il colore dell’acqua che richiama quello della celebre meta balneare dell’Oceano indiano. Ne era seguito un grande boom, ma arriva la risposta dalla val Brembana: le vere Maldive sono qui. E molto più vicine a Milano. Andiamo a scoprirle

Fermi tutti! Le “vere” MALDIVE di MILANO sono in Val Brembana. A solo un’ora da Milano

Altro che Val Verzasca! Le vere “Maldive di Milano” ce le abbiamo davvero a due passi. Non si deve andare in Svizzera ma puntare verso Bergamo. In Val Brembana, non lontano da San Pellegrino, il Brembo che scende la valle forma una specie di laghetto di acqua verde smeraldo che sotto le rocce raggiunge la profondità di 5-6 metri. 

Molti ragazzi si tuffano dalle rocce e attorno c’è un’atmosfera idilliaca per pic nic o anche per qualche campeggio più o meno autorizzato. 

Questo luogo incantato si trova a Camerata Cornello, subito dopo San Giovanni Bianco. Per chi vuole gustarselo, questo il video fatto dal noto youtuber, Lambrenedetto XV, il castigatore dei tombini non livellati. 

Leggi anche: L’INVASIONE delle MALDIVE DI MILANO: le novità, perchè si chiamano così, la strada per arrivarci

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“Recovery Fund al SUD? Per assumere dipendenti pubblici”. Ecco la proposta choc

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Credits: quattrocanti.it - Dipendenti pubblici

Governo e forze politiche sembrano compatti nella volontà di destinare al Sud gran parte del Recovery Fund, i fondi europei stanziati per consentire all’Italia di riprendersi dall’emergenza Covid che, come sappiamo, ha colpito in massima parte le aree del Nord. Come verranno impiegati quei fondi? Finora c’erano stati risposte approssimative e un po’ fumose: come abbassare le tasse alle aziende del Sud (già approvato), investire in infrastrutture. Ora arriva la nuova proposta: destinare il Recovery Fund per assumere dipendenti pubblici nelle regioni del Mezzogiorno. Come se già non fossero abbastanza.

Leggi anche:
Il SUD ha davvero BISOGNO di più aiuti dallo STATO? Questi dati dimostrano il contrario
Nasce in Parlamento l’alleanza dei MERIDIONALISTI. E la Meloni rincara: “Fiscalità di vantaggio per il SUD? Sì, ma per SEMPRE”
Il Governo inizia a stanziare il Recovery Fund europeo: MENO TASSE al SUD
10 BUONI MOTIVI per non destinare al SUD la maggior parte del RECOVERY FUND
Giornali, Ministri e Conte uniti: “RECOVERY FUND: la priorità è il SUD”

“Recovery Fund al SUD? Per assumere dipendenti pubblici”. Ecco la proposta choc

Pubblichiamo articolo di Luca Sablone per “Il Giornale” – I soldi dell’Ue per il Sud? “Per assumere più dipendenti pubblici”

# Da Leoluca Orlando un piano per rilanciare il mezzogiorno: investire in assunzione di dipendenti pubblici

La partita relativa alla ripartizione degli aiuti economici che arriveranno dall’Unione europea è tutt’altro che chiusa: fino a quando il piano di rilancio nazionale non verrà presentato a Bruxelles, si continueranno a limare tutti i dettagli dei progetti per 209 miliardi di euro. Ed è proprio la tempistica che fa gola a molti soggetti politici e amministrativi. Soprattutto al Sud dove i cittadini devono fare i conti non solo con una “debolezza finanziaria” rilevante, ma anche con una ridotta capacità fiscale “aggravata da un inefficace sistema di riscossione dei tributi locali”.

Come riporta il Giornale “Leoluca Orlando, ha proposto un piano ben preciso per rilanciare il Mezzogiorno: incrementare le assunzioni nella pubblica amministrazione. Il sindaco di Palermo vorrebbe rimpolpare gli organici della macchina del pubblico impiego poiché sostiene che per far ripartire il sistema produttivo e far ripartire l’economia del Sud Italia sia necessario “investire su una maggiore presenza di professionalità, anche con contratti a termine, nei nostri Comuni. I comuni dell’isola vivono ormai in una condizione di assoluta paralisi istituzionale, “frutto di piante organiche inadeguate“. A ciò si aggiunge un serio pericolo: il decreto Crescita potrebbe trasformare le preesistenti problematiche, relative alle difficoltà di assunzione di nuovo personale, “in permanente impossibilità di assumere e conseguente paralisi dell’attività amministrativa per i prossimi anni.”

# Antonio Decaro presidente dei sindaci italiani: “Ai Comuni 20 miliardi per ripartire l’Italia”

L’intento del Sud è chiaro: cogliere l’occasione del piano nazionale di rilancio per intercettare una buona parte dei fondi del Recovery Fund. Non a caso Antonio Decaro, presidente dei sindaci italiani, ha chiesto pubblicamente al governo una buona fetta di soldi: “Ai Comuni 20 miliardi per far ripartire l’Italia”. Recentemente lo stesso primo cittadino di Bari ha presentato a Enzo Amendola, ministro degli Affari Europei e titolare della cabina di regia del governo sui fondi Ue, il documento “Città-Italia” sottoscritto dai sindaci italiani. Rispetto ai 200 miliardi del Recovery Fund, la richiesta dei Comuni è il 10% come per tutti i fondi europei: “Quindi non stiamo chiedendo la luna”. Come riportato dall’edizione odierna di Libero, il piano dei Comuni prevede 10 punti: efficientamento energetico ed energia verde; mobilità sostenibile; recupero e riuso dei rifiuti; reti digitali; piano scuola; edilizia abitativa per contrastare le povertà; recupero periferie; beni e culturali ambientali; patto con le città metropolitane; creazione di una scuola nazionale per la formazione di una classe dirigente della Pubblica amministrazione. Decaro contestualmente ha chiesto – nel corso del vertice via web tra enti locali e governo – una norma sulle assunzioni e 200 milioni di euro aggiuntivi per il trasporto scolastico al fine di evitare il caos con la riapertura delle scuole.

Fonte articolo: Il Giornale

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Il patto per le CITTÀ STATO: quattro città europee lanciano la SFIDA agli STATI NAZIONALI

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budapest (da Instagram)
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I sindaci di Budapest, Praga, Bratislava e Varsavia hanno firmato il “Patto delle città libere” per proteggere e promuovere i valori comuni di libertà, dignità umana, democrazia, uguaglianza, stato di diritto, giustizia sociale, tolleranza e diversità culturale che sono più governabili a livello di città che di nazione. Una sfida contro l’attuale idea di Europa dominata dagli stati nazionali a forte rischio di derive autoritarie. Milano da che parte starà?

Il patto per le CITTÀ STATO: quattro città europee lanciano la SFIDA agli STATI NAZIONALI

Pubblichiamo estratti articolo su “Insideover” – La “Visegrad parallela”: il patto tra i sindaci per sfidare Orban & Co.

# I sindaci delle quattro capitali sognano di rifondare le città-Stato

Come riporta Insideover: “Nel blocco di Visegrad sta rinascendo l’età comunale. Al nuovo “feudalesimo” instaurato dai governi di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, fatto di forte accento nazionalistico, difesa dei confini, tutela della sfera agricola e militare come baluardo di identità e formazione dell’individuo, i sindaci delle quattro rispettive capitali sognano di rifondare le città-Stato, realtà mercantili abitate da cittadini “orizzontali” con diritti di stampo più progressista e una maggiore partecipazione al governo, ponendoli quasi tutti su un piano di sostanziale parità.”

# Il “Patto delle città libere”

Per riuscire nel loro intento, “il sindaco di Budapest Gergely Karacsony, il primo cittadino di Praga Zdenek Hrib,  lo slovacco Matúš Vallo di Bratislava, e il polacco Rafał Trzaskowski di Varsavia hanno firmato lo scorso dicembre nella capitale ungherese il “Patto delle città libere.”

Nel testo si legge: “Noi sindaci di Bratislava, Budapest, Praga e Varsavia ci impegniamo a proteggere e promuovere i nostri valori comuni di libertà, dignità umana, democrazia, uguaglianza, stato di diritto, giustizia sociale, tolleranza e diversità culturale”. I primi cittadini si sono dunque impegnati a mettere a sistema tra loro le buone pratiche di gestione amministrativa e urbana in ambiti come la sostenibilità, la difesa dell’ambiente, l’inclusione sociale, l’edilizia urbana, i trasporti etc. In aggiunta a questo “Se come sperano i sindaci, dall’Ue dovessero trovare il modo di far arrivare, attraverso fini operazioni di lobbying, finanziamenti nelle casse delle Capitali anziché in quelle dei governi centrali, avrebbero modo di contrastare dall’interno molte delle derive politiche che hanno creato a vario titolo fratture tra l’Europa e i Paesi di VisegrAd.” 

# Motivazione comune: rispondere alla crisi illiberale all’interno dei loro Paesi

Per motivare le singole iniziative ogni sindaco ha puntato sul contesto interno del proprio Paese. Detto dell’Ungheria “illiberale” di Orbán, Hřib ha invece fatto riferimento a un audit dell’Ue sui sussidi ricevuti nel 2015 da una società di proprietà del primo ministro Andrej Babiš, il “Donald Trump ceco” che però governa con l’appoggio esterno dei comunisti e in Europa sta con i liberali di Alde. Matúš Vallo invece, che ha detto di considerare le quattro capitali come “isole di democrazia”, sostiene che le Capitali siano capaci di mantenere la più alta concentrazione di diversità, sociale, religiosa, politica ed etnica e debbano vivere in base a criteri di tolleranza e apertura. Trzaskowski, che contro tutti i sondaggi ha sfiorato la vittoria alle scorse elezioni presidenziali contro Andrzej Duda, è riuscito a battere l’avversario in sede di ballottaggio in ben 26 delle prime 30 città della Polonia. Eppure, alla fine ha perso.

# La dicotomia tra progresso delle città e spopolamento aree rurali

Come sottolinea sempre Insideover “Se da un lato infatti i sindaci sostengono, a ragione, che lo sviluppo del blocco di Visegrad sia direttamente proporzionale alla crescita delle Capitali, dall’altro le aree rurali, oltre ad essere sempre più disabitate, sono addirittura più povere di prima. Le politiche pro-mercato che hanno fatto seguito alla fine del comunismo senza un reale passaggio di consegne, hanno permesso difatti al Pil pro capite di schizzare in alto, ma alla ricchezza di finire nelle mani dei pochi, aumentando le disuguaglianze e quindi anche il malcontento. Il tutto, poi, viene condito dalla voglia delle famiglie di “difendere i valori cristiani”, radicatissimi specie in Polonia e Ungheria, dall’avanzata delle istanze Lgbt e dall’atteggiamento delle élite liberal delle città cosmopolite che non perdono occasione per disprezzare i “retrogradi” delle campagne. Come un po’ in tutto il mondo, del resto, i nuovi aristocratici finiscono per odiare ciò che di fatto non riescono più a comprendere.”

# Le 3 vie per uscire dalla contrapposizione tra città e campagne

Uno scontro secondo Insideover, che più che tra città e nazioni, si terrebbe tra città a aree rurali: “La sfida della destra di Visegrád, dunque, che a ben guardare è più una battaglia di civiltà, consiste nel puntellare la presenza al di fuori delle città, ripopolare le campagne e incentivare la natalità. Così, se per Hřib l’apertura di canali finanziari indipendenti per affrontare le sfide delle città sarebbe l’unica ricetta giusta per combattere il populismo nella regione, i governi centrali potrebbero addirittura rafforzarsi qualora riuscissero a convincere i popoli del ruolo antagonista dei sindaci urbani liberali che incanalano i preziosi fondi Ue verso aree relativamente ricche. C’è anche una terza via, ben più estrema. Queste fratture tra campagne e città potrebbero portare a sollevazioni di carattere populista anche negli ambienti liberal, che finirebbero per avanzare istanze autonomiste o addirittura indipendentiste. Come già succede in diverse parti d’Europa e come potrebbe accadere anche in una Regione che, tra dominazioni straniere di vario tipo, retaggi totalitari e disuguaglianze sociali, presenta al suo interno culture, modi di vivere, sensi d’appartenenza e aspirazioni molto diverse tra loro.”

Fonte: InsideOver

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I divieti servono? In GERMANIA autostrade senza limiti con MENO MORTI che in Italia

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Credits: insella.it - Autostrade in Germania

Mentre ancora non è chiaro nella pandemia se i paesi con più restrizioni, come Italia o Spagna, abbiano ottenuti risultati migliori rispetto a quelli che hanno evitato divieti o imposizioni (come la Svezia e altri paesi, in particolare nel Nord Europa), arriva dalla Germania un dato che mette in discussione lo strumento dei divieti per ottenere maggiore sicurezza. 

In Germania, infatti, dove le autostrade non sono controllate da velox e tutor come in Italia e dove i limiti di velocità in generale non ci sono o sono solo consigliati, tranne in alcuni tratti, la media dei decessi causati da incidenti è sensibilmente minore rispetto all’Italia. Addirittura è minore rispetto alla media europea. 

Forse una conferma del principio di Lao Tse per il buongoverno: “Più sono i divieti, meno virtuoso sarà il popolo”.

I divieti servono? In GERMANIA autostrade senza limiti con MENO MORTI che in Italia

Pubblichiamo articolo di “Automoto” – Nella Germania delle Autobahn meno morti per incidente rispetto all’Italia dei limiti, dei velox e dei tutor

# In Germania 37 decessi ogni milione di abitanti causa incidente. In Italia sono 53, sopra la media europa di 48

La velocità non è l’unico nemico da combattere e nemmeno il primo. E’ questa la considerazione che viene da fare a leggere i dati statistici sugli incidenti mortali in Europa relativi all’anno 2019. In Germania, il paese delle Autobhan e dei percorsi privi di limiti di velocità, i morti in seguito ad incidente sono stati 37 per 1 milione di abitanti. In Italia quasi la metà in più: 53. La media europea è 48. Un dato, questo, che dovrebbe far riflettere sul reale nemico da combattere in relazione alla circolazione stradale, perché dimostra che limiti, autovelox e tutor possono sì servire a fare cassa, ma servono molto poco a ridimensionare i numeri delle tragedie.

# La sicurezza non passa per forza dalla repressione

La sicurezza, a quanto pare, passa per politiche di prevenzione ben diverse rispetto alle politiche di sola repressione. Tanto che uno dei paesi in cui esistono tratti dove è possibile aprire il gas in sicurezza finisce col posizionarsi nella parte alta della classifica. Una classifica che è guidata dalla Svezia con 22 morti ogni milione di abitanti e chiusa dalla Romania con 96 morti ogni milione di abitanti e che vede l’Italia nella parte più bassa, ben distante dalla media europea.

Forse una maggiore responsabilizzazione degli automobilisti, senza la minaccia della sanzione a tutti i costi, e una maggiore cura e manutenzione dei nostri tratti autostradali garantirebbe risultati migliori e risparmierebbe molte più vite.

Fonte articolo: Automoto

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🔴 Roma sarà Città Stato! Un sottosegretario ad hoc per darle i poteri di una super regione europea. Per Milano invece AUTONOMIA ZERO

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Non basta lo status di “Roma Capitale” con numerosi vantaggi concessi alla capitale. Non bastano le leggi salva debiti ad hoc per Roma. Ora c’è un nuovo piano per mettere tutta la maggioranza al sicuro: Conte, Pd e M5S. Come esiste un ministro per il Sud, ma non per il Nord, si studia la figura di un nuovo sottosegretario ad hoc per Roma a cui spetterebbe di dare alla capitale poteri e risorse di una Regione come Madrid e Berlino. Quello che noi chiediamo da tempo per Milano ricevendo solo opposizione dai vertici nazionali, regionali e perfino dal sindaco. La notizia esce sulla prima pagina del Messaggero del 27 agosto. 

Leggi anche: 🔴 Il Governo non ha presentato la CANDIDATURA di Milano come sede del Tribunale dei Brevetti. “Disinteresse grave per Milano e per il Nord”

🔴 Roma sarà Città Stato! Un sottosegretario ad hoc per darle i poteri di una super regione europea. Per Milano invece AUTONOMIA ZERO

Fonte: “Il Messaggero” – Il Piano del governo: un sottosegretario con poteri su Roma

# I dilemmi della sinistra sul destino di Roma

Come scrive Il Messaggero del 27 agosto, la sinistra “sta cercando in Conte un aiuto per la battaglia Capitale. E potrebbe trovarlo nel premier diventato ormai un fedele compagno di strada dei dem, assai più modello Nazareno che Casaleggio Associati.  A Palazzo Chigi si sta immaginando infatti un percorso che consenta al Pd, e ai grillini, di non perdere Roma facendo vincere la destra.”.

# Il piano di Conte e alcuni ministri di rilievo del PD e del M5S: rafforzare i poteri di Roma Capitale

Il piano che si sta iniziando a preparare dalle parti di Conte, continua il quotidiano romano, sarebbe “condiviso da alcuni ministri di peso sia PD che M5S, per arginare l’avanzata degli odiatissimi avversari guidati forse da un candidato civico e trasversale dovrebbe scattare dopo il voto regionale del 20 e 21 settembre. E se dovesse andare male quella tornata elettorale per il PD, mentre la disfatta è arcisicura per i pentastellati, la determinazione del premier e della sua maggioranza per avviare il piano su Roma diventerà ancora più forte”.

Ma qual è il punto centrale del piano? Scrive Il Messaggero che “l’idea è quella di appropriarsi di uno dei cavalli di battaglia storici del centrodestra: insistere sui poteri di Roma Capitale istituendo in vista del voto capitolino del 2021 un sottosegretario ad hoc a Palazzo Chigi. Con il compito di dare a Roma quel che è di Roma, sperando poi di raccogliere nelle urne il frutto di tanto impegno.”

Anche perché “Ormai Conte è diventato un politico smaliziato. La stabilità del suo governo, ma anche della leadership del PD e la residua agibilità politica dei 5 stelle dipendono molto dall’esito del voto sul Campidoglio.”

# Un sottosegretario per Roma: per darle i poteri di una super regione

Le funzioni del sottosegretario sarebbero queste: “Istituire un sottosegretario tutto dedicato a questa città, una sorta di commissario-ombra che cominci a lavorare per il futuro di Roma (e si tratterebbe di un commissariamento della Raggi di cui lei però se ne capisce la convenienza potrebbe giovarsi), potrebbe togliere le castagne dal fuoco a tutti. Al nuovo sottosegretario – e non serve neppure il rimpasto per creare questa figura che sarebbe a stretto contatto con il premier – spetterebbe di riattivare la legge Berlusconi del 2009 su Roma Capitale. Quella che fu giustamente lanciata in pompa magna: e come dimenticare l’allora presidente Napolitano che si recò in aula Giulio Cesare quando questa da consiglio comunale diventò Assemblea Capitolina e pareva che l’urbe dovesse avere in prospettiva i poteri di una super-Regione come accade a Madrid e Berlino.”

# Roma “l’unica città italiana che ha il respiro e la storia per parlare all’Europa e al mondo”

Per Il Messaggero Roma è “l’unica città italiana che secondo Cavour non può vantare solo “memorie municipalistiche” ma ha il respiro e la storia per parlare all’Europa e al mondo – è finita per diventare, nelle logiche sballate della politica, come un qualsiasi altro comune.”

# Discontinuità per “contrastare le altre metropoli internazionali”

Conclude il giornale romano scrivendo che “A maggior ragione nell’epoca della ricostruzione post-pandemia una Roma che abbia nel governo un sostegno forte, per combattere la guerra economica, commerciale, turistica, culturale, con le altre metropoli internazionali tutte bisognose di risalire la china, può rappresentare una discontinuità rilevantissima. Sempre che si faccia sul serio. E che la nuova figura di sottosegretario a cui si sta pensando non serva soltanto a innaffiare l’orticello dei suoi dante causa e sia capace di ragionare e dialogare con tutti, di comporre gli interessi generali e di sintetizzarli ad alto livello. Significa sperare troppo? Quel che è certo è che Roma più la miopia e il piccolo cabotaggio.”

Fonte: Il Messaggero

# E Milano? Confermata: autonomia zero e un ruolo sempre più da periferia

La scelta del governo di rilanciare per Roma con un progetto che in realtà era nato proprio per Milano, di cui questo sito fa da portavoce, non sorprende. Si aggiunge alla decisione del Governo di non candidare Milano a sede del Tribunale Europeo dei Brevetti e a concentrare il Recovery Fund nelle regioni del mezzogiorno. Perfino il Presidente della Repubblica ha rigettato l’idea che una città come Milano potesse avere più poteri delle altre, cosa che invece accade e accadrà ancor di più per Roma, con addirittura un sottosegretario ad hoc. 

Ormai per motivi elettorali e anche di appartenenza geografica, è l’Italia da Roma in giù su cui punta totalmente il governo. E Milano? Si attacchi al tram. Almeno quello nessun governo ce lo potrà togliere (anche se mai dire mai). 

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APERTURA SCUOLE. Primi dati dall’Inghilterra: ZERO STUDENTI RICOVERATI dalla riapertura a giugno

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Credits: telegraph.co.uk - Nuovi casi di contagi e epidemia a scuola in Giugno

I risultati successivi alla riapertura delle scuole nel Regno Unito nell’indagine della Public Health England, come riportato dal Telegraph, testimoniano come il ritorno in classe non ha inciso sulla risalita dei contagi e secondo gli ufficiali medici i bambini non correrebbero rischi, anzi per loro sarebbe peggio non andare a lezione. Ancora non ci sono dati inoltre di contagi in famiglia avvenuti a causa degli studenti. 

APERTURA SCUOLE. Primi dati dall’Inghilterra: ZERO STUDENTI RICOVERATI dalla riapertura a giugno 

Pubblichiamo traduzione integrale articolo di Sara Knaptor per “The Telegraph” – Not a single child was hospitalised with coronavirus after schools reopened in June

# I dati della Public Health England: 1,6 milioni di studenti tornati in classe, 70 positivi e nessun ricovero

La riapertura delle scuole a giugno non ha portato a un singolo bambino ricoverato in ospedale con Covid-19, secondo i nuovi dati della Public Health England. I dati rivelano che, nonostante più di 1,6 milioni di giovani siano tornati all’istruzione, solo 70 bambini sono risultati positivi al virus e nessuno ha avuto bisogno di cure ospedaliere. Al contrario, a 128 membri del personale è stato diagnosticato il virus e la PHE ha affermato che la maggior parte della trasmissione proveniva da adulti. Alle scuole è stato detto di migliorare la loro igiene per prevenire focolai. La ricerca mostra anche che i casi erano molto più probabili in aree che stavano vivendo alti livelli di virus, suggerendo che alti livelli di infezione della comunità erano responsabili delle epidemie.

L’analisi ha anche affermato che potrebbero essere necessarie ulteriori chiusure scolastiche nelle regioni con crescente infezione della comunità, ma questo dovrebbe “essere considerato solo in extremis“.

# Le dichiarazioni del epidemiologo Shamez Ladhani, autore del rapporto per la Public Health England

L’autore del rapporto, il dottor Shamez Ladhani, epidemiologo clinico, Public Health England, ha affermato: “Le infezioni e le epidemie di SARS-Cov2 erano rare nelle strutture educative durante il primo mese dopo l’allentamento del blocco nazionale in Inghilterra. La forte correlazione con l’incidenza regionale di SARS-Cov-2 sottolinea l’importanza di controllare la trasmissione della comunità per proteggere gli ambienti educativi. Ulteriori interventi dovrebbero concentrarsi sulla riduzione della trasmissione all’interno e tra i membri del personale.

# Solo lo 0,01% delle scuole ha avuto un caso o un’epidemia dopo la riapertura a giugno. Sul totale nazionale, dei contagi del periodo, le scuole hanno contribuito solo allo 0,7% dei casi, i bambini allo 0,27%

Il rapporto ha anche mostrato che ci sono stati 30 focolai nelle scuole in cui almeno due persone sono state infettate. In quei casi si sono verificati solo sei casi di alunni che hanno trasmesso l’infezione al personale e solo due di studenti che l’hanno trasmessa tra loro. Molti dei bambini erano asintomatici e dei 30 casi singoli, la maggior parte aveva contratto il virus da contatti familiari. Il rapporto suggerisce che solo lo 0,01% delle scuole ha avuto un caso o un’epidemia a giugno e conclude che le infezioni nelle strutture educative sono rare.

Nello stesso periodo, sono stati registrati 25.470 casi in Inghilterra nel suo complesso, il che significa che le scuole hanno contribuito solo allo 0,7% dei casi e i bambini solo allo 0,27%. Sebbene i membri del personale avessero maggiori probabilità di essere infettati rispetto ai bambini, non erano più probabili della popolazione generale.

# “Le scuole non sono una via comune di trasmissione”

Domenica, i principali ufficiali medici britannici hanno avvertito che, nonostante il coronavirus, i bambini sono più a rischio di danni a lungo termine se non frequentano la scuola che se tornassero in classe. In una dichiarazione congiunta rilasciata prima della riapertura delle scuole il mese prossimo, i consulenti hanno affermato che i bambini hanno un “rischio di morte eccezionalmente basso” a causa del Covid-19.

Hanno detto che “pochissimi, se non nessuno“, i bambini e gli adolescenti sarebbero stati danneggiati a lungo termine dal virus solo frequentando la scuola, mentre c’era la “certezza” del danno dal non ritorno. Il capo e il vice capo degli ufficiali medici hanno detto che le scuole non sono una “via comune di trasmissione” e che gli insegnanti non corrono alcun rischio maggiore di morire rispetto alla popolazione in età lavorativa generale.

# La trasmissione nelle scuole potrebbe avvenire principalmente da personale a personale piuttosto che dagli alunni al personale

Tuttavia, hanno notato che i dati provenienti dal Regno Unito e da studi internazionali suggeriscono che la trasmissione nelle scuole potrebbe avvenire principalmente da personale a personale piuttosto che dagli alunni al personale. “Ciò rafforza la necessità di mantenere le distanze sociali e un buon controllo delle infezioni all’interno e all’esterno delle aule scolastiche, in particolare tra i membri del personale e tra i bambini più grandi e gli adulti“, hanno detto. I consulenti hanno notato che la riapertura delle scuole non è stata solitamente seguita da un aumento della trasmissione di Covid-19, ma potrebbe spingere il tasso di riproduzione, il cosiddetto “tasso R”, al di sopra di uno. Se ciò accadesse richiederebbe “un’azione locale e potrebbe significare scelte sociali” di imporre limitazioni a diverse parti della comunità, hanno aggiunto.

I firmatari della dichiarazione di consenso includevano il professor inglese Chris Whitty, il dottore scozzese Gregor Smith, il dottore gallese Frank Atherton e il dottor Michael McBride dell’Irlanda del Nord.

Articolo originale: The Telegraph

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TRENI sulle autostrade: FERROVIE NORD avrà il 100% della MILANO-SERRAVALLE e delle TANGENZIALI

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Credits: ilsole24ore.it - Milano Serravalle

In dirittura d’arrivo l’operazione che porterà Ferrovie Nord Milano a esercitare un controllo sull’azienda che gestisce l’autostrada A7 per Genova, fino a Serravalle Scrivia, e le tangenziali di Milano. “Nascerà un soggetto che non ha eguali in Italia”. 

TRENI sulle autostrade: FERROVIE NORD avrà il 100% della MILANO-SERRAVALLE e delle TANGENZIALI

Pubblichiamo estratto articolo di Marco Morino de Il sole 24ore ripreso da “Formula Passion” – Ferrovie Nord si prende l’A7 e le tangenziali di Milano

# FNM vicina al 100% di tangenziali milanesi e autostrada A7

Si completa un’operazione senza precedenti per la viabilità italiana con Ferrovie Nord Milano che vuole esercitare un controllo del 100% della Milano-Serravalle, l’azienda che gestisce l’autostrada A7 per Genova, fino a Serravalle Scrivia, e le tangenziali di Milano. L’operazione sarebbe già quasi al traguardo.

L’obiettivo di FNM è salire al 100% del capitale sociale, rilevando anche l’ultima quota (4%) che attualmente fa capo alla Camera di commercio di Milano. Sarebbe il terzo passaggio di pacchetti azionari, dopo l’82,4% in arrivo da Regione Lombardia e il 13,6% appena acquisito per 86 milioni di euro dal gruppo Gavio. Dall’integrazione tra queste due aziende nascerà un soggetto che, al momento, non ha eguali in Italia. Un gruppo che genererà valore anche per gli azionisti, con la capacità potenziale di distribuire 60-70 milioni l’anno di dividendi. Il padre dell’operazione Fnm-Serravalle, che avrà ricadute importanti anche per un’altra grande opera lombarda, l’autostrada Pedemontana (ancora da completare), è Giuseppe Bonomi, manager di lungo corso che in passato è stato tra l’altro anche amministratore delegato della Sea, il gestore di Linate e Malpensa. Bonomi è consigliere di amministrazione di Fnm, la holding del gruppo ferroviario.

Nella sua visione i vantaggi dell’operazione Fnm-Serravalle sono almeno tre.

  1. Il primo è di natura politica, perché crea le condizioni affinché il progetto Pedemontana (infrastruttura da sempre considerata strategica) sia finalmente portato a compimento.
  2. Il secondo vantaggio è di tipo industriale, con un’unione che potrà agevolare la nascita di nuove forme di mobilità, finora mai attuate.
  3. Il terzo vantaggio è di tipo economico, poiché il valore di Fnm, una volta sigillato il closing con Regione Lombardia per il passaggio delle azioni, registrerà un incremento enorme: con l’ingresso di Serravalle nel perimetro del gruppo, secondo i dati 2019, in termini di ricavi Fnm raddoppierà il suo consolidato“.

Fonte articolo: Formula Passion

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