Viene servita la cena con delitto a bordo di un vero vagone dell’Orient Express. A un paio di ore da Milano.
Cenare a bordo dell’ORIENT EXPRESS a due ore da Milano
# L’Orient Express
Stiamo parlando del treno più famoso del mondo: l’Orient Express, lo storico treno che collegava Parigi a Costantinopoli (l’odierna Istanbul).
Credits: Andrea Glez(FB)
Il treno entrò servizio nel 1883 e rimase attivo, seppur con una tratta ridotta, fino al 2007. Alle porte di Padova, esattamente a Ponte San Nicolò, si trova l’omonimo locale. il ristorante è un luogo affascinante e offre la possibilità di cenare seduti a bordo di un vero vagone del treno “Venise-Simplon Orient Express“. L’opera è di un imprenditore iraniano, che all’inizio degli anni ’60 decise di far installare questo vagone all’interno del locale.
Credits: Orient Express Osteria (FB)
Qui, oggi è possibile consumare un ottimo pasto a base di piatti tipici della tradizione veneta, con particolare attenzione ai prodotti locali, meglio se akm zero e biologici. E’ inoltre presente una selezione di deliziose pizze.
Credits: Vado e Torno(FB)
# Cena con delitto
Il treno è diventato famoso, in letteratura, grazie al giallo di Agatha Christie “Assassinio sull’Orient Express“, datato 1934. L’opera è stato ripresa più volte in cinematografia, ultimo episodio risalente al film del 2017. E’ sicuramente legato a questo capolavoro della letteratura, il fatto che il sabato sera questo locale si tinga di giallo. Infatti, quasi tutti i fine settimana, viene proposta una “cena con delitto“: uno spettacolo interattivo, con un misterioso giallo da risolvere a cura di Francesco Orlotti & Michele Davalli. E’ una maniera molto singolare e per niente monotona per trascorrere una serata in compagnia. Il tema del delitto cambia ad ogni puntata e risolvere il giallo è sempre un intrigo non indifferente.
Ristorante Orient Express, Via G. Marconi, 109, 35020 Ponte San Nicolò PD.Telefono: 049 896 2152
Annone di Brianza risulta tra le prime 10 mete di tendenza dell’estate 2023 nella classifica stilata da AirBnb per le case vacanza. Cosa rende così unico questo paese a un’ora da Milano?
ANNONE di BRIANZA: i SEGRETI della regina lombarda delle CASE VACANZA
# Una posizione unica tra laghi e monti
Credits: lakecomotourism.it Annone di Brianza
Annone è in Brianza, più precisamente nel triangolo lariano tra i Corni di Canzo, il massiccio Cornizzolo, il Monte Barro ed il piano di Erba. L’immagine classica della Brianza è quella di una terra di industrie e di grandi lavoratori. In realtà la Brianza è molto altro: è borghetti storici, è campagna e soprattutto è paesaggi abbelliti da laghi e montagne prealpine. Ed è proprio qui, poco lontano dalle cime del Resegone e delle Grigne, che c’è Annone di Brianza. E forse non tutti sanno che da Annone si possono ammirare proprio alcuni dei paesaggi spettacolari che la Brianza regala. Affacciato sul lago che gli dà il nome, ad Annone di Brianza, partendo da via Ponto o via San Cristoforo, si può fare una passeggiata o un giro in bici che costeggia il lago per ben 14 chilometri (passando anche per altri comuni brianzoli), mentre sullo sfondo si vedono le Prealpi.
# Un paese tra ville e storia
Credits: villadinolfi.it Villa Adinolfi
Ma Annone di Brianza non è solo lago. Il paese nasce come borgo rurale e negli anni si sviluppa sempre di più. Annone conta diverse ville: Villa Sansoni, nota anche come Villa Sant’Ubaldo alla Fornace che si affaccia sul lago, Villa Carenni, con la sua pianta rotonda, e Villa Adinolfi, una residenza ottocentesca affacciata sul lago e circondata da un parco lussureggiante. Le ville di Annone di Brianza sono in realtà molte di più, ci sono infatti anche Villa Moneta, la seicentesca Villa Carena Bondioli e tante altre.
A raccontare la storia del paese c’è poi anche l’antico lavatoio, costruito intorno alla metà del Settecento e ancora oggi in funzione. Altra piccola curiosità su Annone? In via per la Poncia 19 c’è Cascina Poncia, nota per essere appartenuta a Giulio Rapetti, in arte Mogol.
# Le sue chiese
Credits: casateonline.it Chiesa di San Giorgio Annone
Un focus particolare bisogna farlo sulle numerose chiese che popolano Annone di Brianza. Tra queste bisogna per forza nominare la Chiesa della Beata Vergine del SS. Rosario realizzata a metà dell’800 e in stile neoclassico, dove sono contenuti dipinti risalenti al ‘500/600. Altra chiesa da vedere è quella di S. Maria e S. Giorgio, ma soprattutto bisogna visitare la chiesetta risalente al 1300 circa e dedicata a San Lorenzo che si trova poco fuori il paese. E infine, adagiata su un colle, c’è la chiesa di S. Giorgio con la sua Ancona della Passione.
# Il paese dalle tante attività
Credits: canoaclubmilano.it canoa sul lago di Annone
Il lago di Annone è poi balneabile, per questo Annone di Brianza può essere anche un luogo dove rinfrescarsi. Un giro nelle spiaggette e lidi del comune è l’ideale nelle calde giornate estive, un consiglio su dove andare? Ad Ona di Annone di Brianza.
Ma naturalmente, come nella maggior parte dei laghi, ad Annone di Brianza non si fa solo il bagno. Si possono infatti praticare sport acquatici come la canoa e, per gli appassionati di pesca, ad Annone si può anche pescare: uno dei punti più frequentati dai pescatori locali è via Fornace, accanto a Villa Sant’Ubaldo alla Fornace. E poi ad Annone si può approfittare dei sentieri nei boschi (a cui si accede da via Don Zeno) per fare delle escursioni immersi nella natura, oppure fare una bella partita a golf al Golf Club di Lecco.
# Ma perché svetta in classifica?
Laghi, montagne, attività sportive. Anche se forse un segreto c’è nel grande successo di Annone ai primi posti nella classifica di Airbnb: forse c’è lo zampino del Nameless, uno dei più grandi festival della musica in Italia, organizzato a metà giugno, che attira ogni anno ad Annone quasi cinquantamila persone.
Credits Mariano Mallica FB - Giardino dei maialini dettaglio
Un giardino davvero insolito, dove i protagonisti sono dei simpatici animali. Dove si trova e come è fatto.
A Milano c’è il GIARDINO dei MAIALINI ROSA
# Il giardino dedicato ai maiali
Credits Urbanfile - Riccioli giardino Maialino
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Credits Urbanfile - Riccioli giardino Maialino
Credits Urbanfile - Ricciolo giardino Maialino
Il giardino dei maialini o meglio i “Giardini Maialino” sono stati inaugurati nel 2018, a scomputo oneri di urbanizzazione del complesso residenziale MyBonola. Alle due entrate sono posizionati due grandi riccioli a simboleggiare i codini di questi animali uniti da un manufatto rosso che come un fil-rouge li collega alle due estremità.
Credits papadisordinario.it – Giardino maialino
Per accedere si passa attraverso un portale rosso lungo un marciapiede realizzato con sampietrini in porfido e pietra rosa.
Al centro dell’area verde c’è un’area giochi in sampietrini con ampie collinette a forma di maiali rosa sdraiati o immersi nel pavimento ruvido e gommoso di colore bordeaux, come se fosse il fango dove di solito trovano negli allevamenti.
A questi sono affiancati quattro piccoli dondoli, sempre dalla forma di maialini, mentre attorno sono installate delle panchine in legno che si trovano anche nelle due aree circolari esterne.
# Dove si trova
Credits mybonola IG – Edificio mybonola
Siamo in via Bolla 16, nel Gallaratese, a poca distanza dal Cimitero Maggiore. Si raggiunge con i mezzi pubblici tramite la linea di autobus 69 o la metropolitana scendendo a una delle due fermate Bonola e San Leonardo della linea rossa.
Milano, Piazza della Repubblica. Al 29esimio piano della Torre Breda (originariamente conosciuta come Grattacielo di Milano) a 110 mt di altezza, si trova l’Eden Skyhouse: l’appartamento panoramico, realizzato negli anni ’50, da dove si gode di una vista mozzafiato su Milano a 360 °.
Da qui si capisce il significato del nome: sembra infatti di trovarsi in paradiso (sia per l’altezza, sia per la vista… sia per la location).
Il SUPER ATTICO su due piani con FONTANA PANORAMICA su Milano
ph. edenmilano.com
L’esclusivo attico, appartenuto in passato ad un’unica famiglia, ha un terrazzo esterno di 412 mq: il lato est è ricoperto da un giardino e la panoramica che offre va da Porta Nuova alla Stazione Centrale. Spostandosi sul lato opposto, davanti ad un patio circolare vetrato, si vedono la Torre Velasca e la Cattedrale del Duomo.
# La fontana in marmo di Candoglia, lo stesso utilizzato per il Duomo
Credits: edenmilano.com
Il particolare della terrazza, oltre alla meravigliosa vista, è la splendida fontana rinascimentale inmarmo di Candoglia, lo stesso utilizzato per il Duomo.
Il lussuoso appartamento è la rappresentazione del “nascosto, ma in piena vista”; un luogo, pensato e creato dall’uomo, “anonimo e segreto” riservato all’élite meneghina.
# L’attico su due livelli al trentesimo piano del grattacielo
Credits: edenmilano.com
Per raggiungere l’appartamento, si sale verso il cielo. Ad ogni piano superato, il caos metropolitano diventa sempre più ovattato, fino a diventare silenzio. Quando si entra, l’unica sensazione che si prova è la meraviglia e lo stupore dello spettacolo interno ed esterno che si staglia davanti agli occhi: la vista panoramica sull’esterno, viene intervallata solo dai nuovi grattacieli. Gli interni invece, sono caratterizzati dal patio panoramico e da grandi finestre che danno sul giardino/terrazzo. C’è una bellissima scala circolare, sovrastata da un lampadario sospeso, che porta al piano superiore.
A forma ellittica, l’appartamento è composto, al 29° piano, da 7 locali di varia metratura, una cucina professionale e un bagno. Al 30° piano sono presenti altri 3 locali e altri 3 bagni.
# Un po’ di storia e curiosità sulla Torre Breda e Eden Skyhouse
Credits: edenmilano.com
Nel maggio del 2017 l’attico viene messo in vendita alla faraonica cifra di circa 5 milioni di euro (€ più… € meno), oggi è diventata invece una location esclusiva per eventi di lusso, per privati.
Chi sceglie l’attico con fontana come luogo per il suo evento, deve seguire delle “regole”: l’accesso degli ospiti è a numero chiuso, con lista nomi dei partecipanti. Il numero degli ospiti può variare, in base al tipo di evento, fino ad un massimo di 80 persone contemporaneamente per piano (ovviamente andrebbe rivisto caso per caso, in base alle direttive anti Covid).
Visto l’edificio in cui si trova, Eden Skyhouse eredita anche la storia della Torre Breda, progettata dallo Studio Soncini e Mattioni, realizzata negli anni ’50, è un vero e proprio simbolo di rinascita della città nel dopo guerra.
# Il significato del logo Eden Skyhouse
Credits: fabledesign.it
Il logo, ideato per l’attico di Piazza della Repubblica, è la fusione tra una foglia di fico e una torre. L’ispirazione è della corrente artistica futurista: disegnato con linee semplici e dinamiche che danno l’idea di verticalità, velocità, movimento, a simboleggiare il sole che sorge. La foglia di fico è stata scelta perché simbolo di vita, forza, luce. Rappresenta l’asse che collega la terra al cielo.
Al centro della foglia stilizzata, si nota la forma della torre del grattacielo che, sfruttando l’apertura quasi palmata della foglia, dà slancio e importanza al logo. Nella parte inferiore della figura si notano due piccole spine, proprio come delle rose, fiore che vuole rievocare il paradiso per la sua bellezza e purezza. Questo “gambo di rosa spinoso” significa protezione: il fiore che rimane legato alla terra, l’emblema per rimarcare l’esclusività della Skyhouse.
Infine, ultima curiosità, (soprattutto per i milanesi): la Torre Breda, alla fine della sua costruzione, era il primo edificio ad aver superato in altezza la Madoninna (108,5 mt).
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Sabato 18 novembre. Ore 15.30. Cinema Plinius in viale Abruzzi 28 a Milano. Ha luogo il convegno “Clima ed Energia”. Quattro docenti universitari illustreranno punti di vista differenti da quello che sta venendo imposto sui media, supportando le loro tesi con dati:
Gianluca Alimonti (Professore di Fondamenti di Energetica presso l’Università degli Studi di Milano):“I DISASTRI NATURALI stanno aumentando?”
Franco Battaglia (già Professore di Chimica Teorica presso l’Università di Modena): “L’Illusione della TRANSIZIONE ENERGETICA”
Mario Giaccio (già Professore di Tecnologia ed Economia delle fonti di energia presso l’Università di Chieti-Pescara): “Politiche climatiche e politiche economiche”
Luigi Mariani, Professore di Agronomia:“Necessità di un approccio galileiano ai temi della climatologia e del CAMBIAMENTO CLIMATICO”
Conducono Fabio Bertazzoli ed Andrea Zoppolato. Interverrà Adriano Teso. Seguirà rinfresco offerto ai partecipanti.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il caso è finito su alcune delle principali testate internazionali. Ecco cosa prevede il progetto e perché sta facendo arrabbiare molte persone.
L’ “ASSURDO” PROGETTO di portare la NEVE sulla STAZIONE ABBANDONATA a un’ora da Milano fa il giro del MONDO
# Cinque milioni di euro per rimettere in funzione la stazione sciistica sul Monte San Primo
massi_v_93 IG – Monte San Primo
Prima il Telegraph, poi Euronews.com. Il progetto per la realizzazione di nuovi impianti per lo sci e per l’innevamento artificiale sul Monte San Primo sta facendo il giro del mondo, anche se non per quello che speravamo i promotori. Finanziato con 5 milioni di euro di fondi pubblici, prevede il ripristino della stazione sciistica abbandonata sul monte più alto del Triangolo Lariano, con nuovi tapis roulant, skilift, cannoni sparaneve, un laghetto artificiale, piste in plastica, una pista da bob e una da tubing.
Gli impianti di risalita sono stati chiusi da più di dieci anni per mancanza di neve a questa altitudine e per questo l’idea di puntare alla neve artificiale per la rinascita di questo luogo. Gli ambientalisti però sono contrari ed è proprio questo che ha scatenato il tam tam mediatico.
circoloilariaalpi IG – Proteste per Monte San Primo
Entrambe le testate, Telegraph e Euronews.com, hanno infatti realizzato altrettante inchieste che riportano la battaglia in corso da oltre un anno da parte del Coordinamento ‘Salviamo il Monte San Primo’, composto da 33 associazioni.
Nel pezzo sul Telegraph dal titolo “L’ “assurdo” progetto per reintrodurre la neve in una stazione sciistica abbandonata del Lago di Como“, Tristan Kennedy scrive: “Secondo gli attivisti, in un’epoca di temperature in aumento, investire in nuove infrastrutture sciistiche ha poco senso. Sottolineano che gli impianti di risalita esistenti sul Monte San Primo sono stati costretti a chiudere più di dieci anni fa, soprattutto a causa della mancanza di neve. Riunendo rappresentanti di 33 associazioni, sotto il nome “Salviamo Monte San Primo”, ha organizzato diverse proteste, coinvolgendo centinaia di partecipanti”.
In un passaggio dell’articolo di Lucrezia Lozza su euronews.com, dal titolo “La pista da sci con una vista sbalorditiva sul Lago di Como. Ma il cambiamento climatico l’ha resa troppo bassa per le nevicate?“, è scritto: “Gli attivisti protestano contro l’uso di fondi pubbliciper rinnovare i vecchi impianti sciistici a bassa quota. Sostengono che, visto il rialzo delle temperature, gli impianti sarebbero presto comunque inutili. Le autorità locali prevedono di spendere 5 milioni di euro per nuovi impianti di risalita, una pista da bob e una da tubing, un bacino per la neve artificiale e un parcheggio più grande”.
# Le motivazione dei sostenitori del progetto
Sci con vista lago
Snow Brains, una rivista di settore inglese, spiega invece la posizione dei promotori del progetto: “I progressi tecnologici nell’innevamento artificiale potrebbero fare una grande differenza per località come Monte San Primo. TechnoAlpin, ad esempio, ora dispone di cannoni da neve in grado di produrre neve a temperature superiori allo zero. Tuttavia, se la spesa sia giustificata al giorno d’oggi è un punto completamente separato. Potrebbe però portare la rinascita tanto necessariaa un’area che non aveva visto molto turismo negli ultimi decenni. L’importanza del comprensorio sciistico è diminuita rispetto al suo periodo di massimo splendore negli anni ’50 e ’60 e gli operatori del settore alberghiero accolgono con favore l’investimento nell’area da parte del governo”.
Nel mondo del cinema, gli attori, le attrici e i registi che hanno fatto la storia del grande schermo, la chiamavano “la tosa de Milan”, proprio perché, da ragazza, le caratteristiche della tipica giovane milanese le teneva tutte: dall’accento, alla voglia di emancipazione, alla ricerca di autonomia. Poi, sposando uno spagnolo purosangue, come il torero Luis Miguel Dominguín, si è allontanata fisicamente e sentimentalmente dalla città meneghina e dall’Italia, innamorandosi della Spagna, come seconda, anzi, come fosse la sua prima casa.
LUCIA BOSÈ, la “tosa de Milàn”
# Una delle personalità milanesi più discusse
Wikipedia.org – Lucia Bosè nel film Gli Sbandati
L’attrice Lucia Bosè è stata una delle personalità milanesi più discusse, ma al tempo stesso più stimate. Nacque nella nostra città il 28 gennaio 1931. La sua era una famiglia modesta, diciamo operaia. I suoi provenivano da San Giuliano Milanese e da Lodi. Dopo le scuole si è messa subito a lavorare, prima come impiegata, poi in pasticceria: “in ufficio ho resistito una settimana, poi sono andata a fare la commessa da Galli, bottega specializzata in marron glacès -disse la Bosè in un’intervista televisiva del 2019- proprio in quel negozio, un giorno entrano due signori, uno di loro mi chiede una scatola delle specialità della pasticceria. Mentre lo servivo lui mi guardava incantato, poi mi disse che avevo il volto da cinema, anzi, che ero un animale cinematografico”. Lucia si mette a ridere e l’altro signore la invita a prendere sul serio quel complimento, perché proveniva da Luchino Visconti. L’altro cliente era l’attore e regista Giorgio De Lullo.
# Dopo la vittoria di Miss Italia arriva il debutto al cinema
Nasce così la carriera artistica di Lucia Bosè, perché, da cosa nasce cosa, Visconti le fissa un provino a Roma con Giuseppe De Santis (il regista, tra gli altri, di Riso amaro e Italiani brava gente) e ci andò. Tra l’altro la Bosè nel 1947 partecipa e vince Miss Italia, “che allora si chiamava “Bella italiana”, io vinsi nella finale di Stresa, in una sontuosa location che a me pareva davvero tanta esagerata”.
Nel 1950, la sottopongono al provino per “Giovanna d’Arco”, ma il suo debutto cinematografico avviene, nello stesso anno, con “Non c’è pace tra gli ulivi”, proprio di De Santis: un film che, grazie alla Bosè e a Raf Vallone, mescola l’odio con le tematiche sociali, la solidarietà con il sopruso, l’amore con la violenza e la vita contadina con la sensualità.
In “Cronaca di un amore” di Michelangelo Antognoni, lei ha 21 anni e le fanno interpretare il ruolo di una donna già matura, verso la quarantina, il suo compito lo svolge alla perfezione, “mettendoci anche del mio, perché avevo chiesto a Michelangelo di lasciarmi libera di gestire alcune scene, lui accettò”.
# 48 film e 7 serie TV
Bosè
In tutto lavorò in 48 film (tra cui “Fellini Satyricon”, “Sotto il segno dello Scorpione” e “Volevo i pantaloni”) e 7 serie Tv. Tutto, in un arco di tempo che va dal 1950 al 2013, quando recitò nella pellicola “Alfonsina y el mar – One more time”.
Dopo il film“Le ragazze di Piazza di Spagna”, che ha rappresentato il sogno di tutte le ragazze degli anni cinquanta, nel 1954 si trova in Spagna per girare “Muerte de un ciclista” e lì arriverà l’incontro che le cambierà la vita: “il produttore di questa pellicola aveva un amico, che era un famoso torero spagnolo, Luis Miguel Dominguin, che dopo avermi conosciuta mi invitò a colazione a casa sua”. E cosa successe? “Lui mi prese la mano e mi disse che eravamo destinati a sposarci. e così accadde“.
# Tre figli dal matrimonio con il torero spagnolo, tra cui il più conosciuto Miguel
Miguel Bosè a sinistra nella foto
Dal matrimonio con Dominguin nascono tre figli: Miguel, che diventerà cantante, prendendo il cognome d’arte della madre, Lucia e Paola. Mamma Bosè decide di ridurre della metà il lavoro artistico, per dedicare l’altra metà del tempo alla famiglia. Ma le cose tra Lucia e Luis Miguel dopo qualche anno di matrimonio iniziano ad andare male, lei fa così la coraggiosa (per allora) scelta di separarsi: è la fine degli anni sessanta.
“Sono sempre stata una ragazza ribelle e da donna ho mantenuto la mia voglia di andare controcorrente e di avere la mia autonomia, a tutti i costi”, confidò a “Domenica In” alcuni anni fa. Per i più giovani Lucia Bosè era quella signora anziana che ogni tanto si vedeva in Tv con i capelli blu: “mia nipote da piccina si divertiva a colorami i capelli di tutti i colori e io mi divertivo assieme a lei. Poi un giorno me li fece blu, mi disse che dovevo tenerli sempre di quel colore ed io ho accettato”.
Lucia Bosè morì a Segovia, in Spagna, il 23 marzo 2020, lasciando in eredità a tutti noi tre libri sulla sua straordinaria vita, caratterizzata dal cinema, dal successo, dagli amori e dalla voglia di essere sempre fuori dagli schemi.
A poco più di un’ora da Milano, in uno dei laghi più belli del mondo, una splendida isola. Misteriosamente disabitata.
Il PARADISO TERRESTRE con un solo ABITANTE: la MERAVIGLIOSA ISOLA dal “destino avverso” a un’ora da Milano
# Isola Comacina, l’unica isola del lago di Como
Credits flandersinitaly IG – Isola Comacina
L’Isola Comacina è l’unica isola del Lago di Como: lunga 600 metri per una superficie di 7,5 ettari. Si trova nella parte forse più esclusiva e raffinata del lago di Como, sotto il comune di Tremezzina, poco distante dalla perla del lago, Bellagio. Non solo. Come si legge sul sito è “Tra le aree archeologiche più interessanti dell’Italia settentrionale per l’Altomedioevo”. Ci si aspetterebbe abitata da ricchi signori e piena di ville con prezzi da capogiro, presa d’assalto da turisti di tutto il mondo, invece non è così. Anzi. E’ praticamente disabitata. E da alcuni mesi completamente inaccessibile al pubblico. Cerchiamo di scoprire il motivo partendo dagli inizi.
# Una storia tragica
Ph. ivandragonero1965
Di origine glaciale, l’isola fu protagonista in età romana e altomedievale come oppidum militare, un fulcro politico, nonché uno dei più importanti centri religiosi della diocesi. Addirittura è stata al centro di grandiose leggende: la si riteneva il luogo mitico da cui sarebbe sorta l’ars muraria dei Magistri Comacini, ed anche da cui sarebbe partito l’intero processo di sviluppo dell’arte medievale italiana. Non solo: secondo alcune fonte nei suoi pressi si sarebbero perdute le tracce del Sacro Graal e c’è chi ritiene che l’oggetto sacro più celebre della storia medievale sia nascosto proprio sull’isola. E questo spiegherebbe anche lo strano destino che l’ha colpita nel corso dei secoli. Nel 1169, l’annus horribilis per l’isola, la sua storia sembrò arrivata alla fine quando fu devastata e rasa al suolo per opera dei comaschi e del Barbarossa. Da allora l’isola rimase nei secoli successivi in uno stato di abbandono.
# Una storia controversa
ph. credits: giteinlombardia
Ma l’isola era troppo bella per lasciare tutti indifferenti. Divenne così un’isoletta privata di proprietà di Augusto Giuseppe Caprani che la cedette al re Alberto I del Belgio il quale, a sua volta, nel 1917, decise di lasciarla in dono allo Stato Italiano. Quest’ultimo lo cedette a sua volta all’Accademia di Belle Arti di Brera.
L’allora presidente di Brera, Giovanni Beltrami, prese l’impegno di realizzare sull’isola un villaggio per artisti e un albergo.
L’albergo non venne mai realizzato. Vennero però costruite tre villette nel 1939 in grado di ospitare una dozzina di artisti. Non solo. Sull’isola si trova anche un ristorante che però ha serrato i battenti. All’interno dell’isola c’è un parco archeologico incontaminato. L’unico edificio antico ancora integro, oltre alle costruzioni recenti, è la chiesetta barocca di San Giovanni con all’interno resti di murature romane e tardoromane, parte di fondazioni di una cappella romanica e resti di un battistero del V secolo.
# Il paradiso terrestre con un solo abitante
Ph. @lariusway
Il fatto più curioso è che nell’Isola Comacina ci viva un solo abitante: si tratta di un custode dell’Accademia di Brera che abita in una delle tre strutture progettate dell’architetto razionalista Pietro Lingeri. Da alcuni anni infatti non vengono più ospitati sull’isola. Il motivo? C’è chi sostiene che l’Accademia di Brera se ne sia disinteressata, ma esiste anche un’altra versione: pare che in una delle ultime residenze temporanee un artista sia deceduto, rinnovando così l’infausta fama che riguarda il luogo.
Il destino avverso sembra non aver smesso di accanirsi contro l’isola. Dal 3 ottobre 2022 il Comune di Tremezzina ha dichiarato l’inagibilità cautelare del pontile di imbarco/sbarco: da allora è pertanto vietato l’accesso all’Isola Comacina.
Lungo una delle vie che collegava la pianura ai lago, la città di Milano a quella di Como, attraverso vigne, campi, pascoli e cascine, si sviluppò un paese.
Intorno al suo centro tante erano le taverne e le locande affollate di viandanti.
Il paese divenne piuttosto ricco sia per il continuo transito di merci e persone che per le tante attività artigianali che nacquero nel tempo. Le diseguaglianze, però, cominciarono a farsi sentire Sulla scia dei moti rivoluzionari francesi ci fu anche una rivolta contadina contro i ricchi possidenti nel lontano 1797.
Dèrgano o Dergàno? 10 motivi che rendono speciale il quartiere della RIVOLUZIONE CONTADINA
Comune inglobato a Milano nel periodo napoleonico, tornato comune indipendente sotto gli austriaci (probabilmente spaventati da una Milano troppo grande), diventa parte di Affori a fine ‘800 durante l’occupazione dei Savoia e, dal 1923, viene annesso alla città di Milano.
Dopo borgo contadino diventato quartiere, dopo anni di declino e grigiore, Dergano può definirsi oggi un quartiere vivace e dinamico, tra centro e periferia, ma che fortunatamente non ha perso la sua dimensione originaria: lo contraddistingue una forte solidarietà verso il prossimo.
#1 La rete della solidarietà
Croce Viola, Amico Charly di supporto ai giovani, l’associazione volontari lotta contro i tumori o il locale ROB DE MATT: in una vecchia fabbrica recuperata si aiutano persone in difficoltà a reinserisi nel mondo del lavoro.
#2 Ex ospedale Bassi
Archeologia ospedaliera e occasione di recupero finora rinviata. Sono tuttora visibili lo stabilimento per la disinfezione e le ciminiere collegate ai forni di incenerimento.
Elegante palazzina di fine ‘800, oggi sede del consiglio di zona municipio 9. Villa Hanau si trova in via Guerzoni a Milano. Costruita dall’avvocato Hanau, la villa venne venduta al Comune.
#4 Piazza Dergano
piazza-Dergano
Accogliente con le sue botteghe, trasmette ancora l’atmosfera di un borgo. A settembre del 2018 è stata inaugurata la nuova area riqualificata, nell’ambito del progetto di urbanistica tattica “Piazze aperte.
#5 Legend 54
Birreria con giardino all’aperto circondata dal parco. Concerti rock, rassegne di band emergenti e dj set in un ex spazio industriale con bar e ristorante-pizzeria in viale Enrico Fermi 98.
#6 Fernet Branca
La storica sede della Fernet Branca risalente al 1913, con il suo caratteristico camino, ora ospita una sorta di museo in Via Resegone 2.
#7 Italcima
ex italcima
Industria di cioccolato progettata da Gio Ponti nel 1932, tra via Crespi e via Legnone.
#8 MAC 567: atmosfere berlinesi nell’Ex Carlo Erba
MAC567
L’area industriale di Dergano è storicamente legata allo sviluppo di una celebre industria farmaceutica: la Carlo Erba. L’ex fabbrica, risalente alla fine dell’ottocento, era una cittadella industriale che dava lavoro a 1400 operai su una superficie di 45.000 mq.
In seguito ad alcuni cambiamenti societari dell’impresa, a partire dagli Ottanta lo stabilimento subì una progressiva dismissione fino alla sua chiusura definitiva nel 1998. Da allora l’area diventò obiettivo di diversi progetti di risanamento che si sono concretizzati solo negli ultimi anni, in particolare con la costruzione del grande centro polifunzionale Mac 567, suddiviso in tre grandi edifici (Mac 5, Mac 6 e Mac 7), situati all’angolo tra via Carlo Imbonati e via Roberto Bracco. Dell’antico stabilimento Carlo Erba invece è rimasto ben poco: a due passi dal nuovo centro fitness di via Imbonati progettato da Italo Rota, è stata conservata una delle storiche ciminiere.
#9 La Ribalta
la ribalta
Birrificio artigianale interamente a vista creato da ex studenti che si sono formati in Germania. Con cucina, musica live e ampio cortile. Via Cevedale, 3
#10 Le botteghe artigiane
In linea con la gloriosa tradizione che ha reso grande il quartiere.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’Alpe Cimbra è uno degli alpeggi più grandi ed estesi d’Europa. Tra le attività proposte dall’ente turistico locale ne spiccano due alquanto interessanti: un pic-nic su di una slitta e una colazione all’alba ad alta quota.
ALPE CIMBRA: pic-nic sulla SLITTA al chiaro di luna o colazione all’alba sulla CIMA del MONTE
# L’Alpe Cimbra: uno dei più estesi alpeggi d’Europa
l’Alpe Cimbra in Trentino è uno dei più grandi ed estesi alpeggi d’Europa.
Credits: @Alpe Cimbra (FB) – Il Lago di Lavarone
E’ terra millenaria di confine che porta ancora i segni delle sue antiche radici storiche fatte di tradizioni autentiche e di abitanti schietti e generosi. Folgaria, Lavarone, Lusern e Vigolana sono solo alcuni dei deliziosi villaggi dell’Alpe Cimbra, famosi per le numerose possibilità di attività e sport estivi e invernali ma anche per le incredibili attrazioni naturali come il lago di Lavarone o la cascata dell’Hofentol.
Credits: @Lago di Lavarone Events(FB) – Il Lago di Lavarone
La cultura e le tradizioni sono ancora oggi molto vive e si ritrovano anche nei sapori e nei prodotti enogastronomici, come lo speck, i formaggi, il miele e i prodotti tipici da gustare nei rifugi e ristoranti di montagna.
Credits: @Alpe Cimbra(FB) – Cascata dell’Hofentol
# Pic-nic sulla slitta o colazione all’alba ad alta quota?
Anche se la stagione invernale sta sopraggiungendo timidamente e la neve ancora non si è presentata nella gran parte delle Alpi orientali, possiamo già cominciare a pregustare qualche week-end in montagna e l’Alpe Cimbra sembra essere un luogo molto interessante. La locale APT, tra le tante proposte offre due alternative abbastanza insolite. La prima, è un pic-nic a bordo di una slitta! Un cestino pic-nic da gustare sullo slittino, sulla neve fresca e soffice. Il tutto a torce spente per abituare gli occhi alla luce che la Luna riflette sul manto nevoso. L’APT ha già aperto le prenotazioni per la prossima stagione invernale.
Credits: @Alpe Cimbra(FB)
L’appuntamentoè tutti i venerdì, a partire dall’8 dicembre, alle 18:30.
Credits: @Alpe Cimbra(FB)
La seconda proposta, dedicata un po’ di più agli appassionati di trekking, ciaspole e ramponi, prevede invece una colazione ad alta quota. L’esperienza prevede una escursione con guida alpina all’alba nel silenzio della neve, interrotto solo dal rumore degli scarponcini. La colazione si propone come un momento magico, sulla cima del Monte Maggio, a quota 1900m, ammirando l’alba.
Credits: @Alpe Cimbra(FB)
La box che viene fornita sarà a base di prodotti tipici: strudel di montagna, formaggio delle malghe dell’Alpe, mele trentine e un gustoso succo di frutta.
Credits: @Alpe Cimbra(FB)
Anche per questa speciale colazione, le prenotazioni sono già aperte: tutti i sabati a partire dal 6 gennaio 2024: ritrovo alle 06:15!
Per anni attendendo un treno dell’alta velocità all’ultimo binario della stazione di Rogoredo, guardando in direzione del quartiere generale di Sky Italia, si poteva vedere solo una voragine nel terreno. L’area oggi è trasformata grazie a due edifici all’avanguardia che hanno completato il puzzle di Santa Giulia con un nuovo business district.
Le AVANGUARDIE del nuovo BUSINESS DISTRICT di Milano
# Spark One e Spark Two, tra i primi edifici in Italia con Certificazione LEED Platinum e WELL Gold
Spark One
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sg-gallery.ive.it - Spark One altra vista
cmbcarpi.it - Spark One
Oggi chi arriva alla stazione di Rogoredo o nel quartiere di Santa Giulia non vede più la voragine nel terreno, spesso colma di acqua, e un’altra porzione di terreno incolta, ma due edifici all’avanguardia che completano il puzzle formato dal quartier generale di Sky Italia.
sg-gallery.ive.it – Spark One e Two visti dalla stazione
Stiamo parlando di Spark One e Spark Two, progettati da CMR, nell’ambito del progetto di riqualificazione di tutto il quartiere a cura della società australiana Lendlease. Costruiti in due anni, sono stati tra i primi edifici in Italia ad ottenere la Certificazione Internazionale LEED livello Platinum sia la Certificazione WELL Gold. La prima valuta l’impronta ecologica degli edifici, la seconda il livello di benessere e comfort degli ambienti lavorativi.
# 8 piani di altezza e 52 mila mq di efficienza, comfort e sostenibilità
azacorp – Spark One
Entrambi gli edifici si sviluppano su otto piani per un totale di 52mila mq di superficie, e sono caratterizzati da una mescolanza eterogenea di bellezza architettonica, efficienza e di comfort. Le facciate presentano un forte dinamismo, soprattutto lo Spark One grazie alle lamelle frangisole, trasformate da giochi di luce e riflessi scintillanti sempre diversi durante l’arco della giornata. Gli spazi esterni sono in dialogo con il tessuto circostante, permeabili per favorire la socialità e la partecipazione anche grazie al piano terra dedicato ad attività commerciali tra cui molti spazi ristorativi.
Un po’ più anonimo lo Spark Two, il “gemellino” dell’edificio che affianca i binari, con sole vetrate in facciata intervallate da delle fasce marcapiano.
# Aree verdi con design curato e sedute ai piedi dello Spark One, unica nota dolente la piazza Tina Modotti
Al piano commerciale di Spark One è stata realizzata una striscia continua a verde con un design curato, integrato da sedute e percorsi con materiale non dozzinale, che affaccia sulla Piazza Tina Modotti, forse l’unica nota dolente del progetto.
Si presenta infatti come una distesa grigia in pietra, con qualche lembo di verde e degli alberelli, utilizzata quotidianamente come parcheggio abusivo dalle auto.
Quante volte abbiamo detto: “Milano è unica”. Ovviamente, sia in senso positivo che negativo. Problemi geo-sociali a parte, Milano è diversa dal resto d’Italia. Queste sono le 10 principali motivazioni per cui la nostra città si distingue dalle altre realtà italiane.
“Milano è unica”: le 10 RAGIONI che la rendono DIVERSA dal resto d’Italia
E i milanesi sono proprio così: per loro non esistono sfide che non possono essere affrontate e, poi, superate. Infatti, fanno sempre di tutto per uscire vincitori anche dalle situazioni più scomode. Non esiste il “non si può”, le “missioni impossibili” sono quelle più elettrizzanti, e la parola “sconfitta” non esiste nel vocabolario del milanese.
#2 Qui regna la meritocrazia
Credits: nuvola.corriere.it
Purtroppo, sempre più spesso, in Italia sembra che il concetto di meritocrazia sia andato perso. Infatti, non mancano mai commenti del tipo “il signor Rossi è andato avanti perché ha le conoscenze giuste”.
Ma, che se ne dica, a Milano cresci solamente se meriti di crescere, vai avanti esclusivamente se conquisti i tuoi risultati. Ovviamente, come in tutti i Paesi del mondo, ci sono i casi in cui vieni considerato all’altezza perché “sei figlio di…”, “sei nipote di…” oppure “conosci X…”. Però, a Milano, sono molto più numerose le volte in cui il successo te lo guadagni, e non di certo per le tue autorevoli conoscenze o per la tua casta economica. Anzi, quello che altrove viene ostentato come motivo di orgoglio, come l’essere “figlio di qualcuno”, a Milano si cerca di tenerlo nascosto. Quasi con vergogna.
#3 Il senso di comunità
Credits: Andrea Cherchi
Come dicevano McMillan e Chavis nel 1986, il senso di comunità è costituito da quattro dimensioni. Dal senso di appartenenza, che corrisponde al sentimento di far parte di una comunità. Poi, dall’influenza, ossia la possibilità del singolo a partecipare e a dare il proprio contributo alla vita della comunità. In più, dalla soddisfazione dei bisogni e, infine, dalla connessione emotiva condivisa, legata alla qualità dei legami e alla condivisione di una storia comune.
Tutte caratteristiche che accomunano senza dubbio i cittadini di Milano. Forse l’unica città italiana dove prima che italiani o appartenenti a un partito, ci si sente tutti cittadini.
#4 Sei milanese perché condividi la mentalità, non perché ci sei nato
Credits: Andrea Cherchi
Milanesi si nasce e si diventa. Molte persone si sono trasferite a Milano perché ne condividono obiettivi e modo di essere. Basta questo per diventare milanesi, indipendentemente da quali siano le proprie origini.
Dietro a questa scelta, si cela anche la volontà di crescere i propri figli, i propri nipoti, e tutte le prossime generazioni, abbracciando una mentalità dinamica, dedita al lavoro, alla voglia di fare, alla realizzazione, ma anche, e soprattutto, ai rapporti umani e al contributo alla comunità.
#5 Milano la scegli
Credits: @bad_drones83 IG
Sei tu a scegliere Milano come casa. E non in senso stretto: pensandoci, non si presenteranno alla mente solo pareti, porte e finestre, ma anche visi, colori, sensazioni ed emozioni.
Nessuno ti obbliga a rimanerci, ma senza, nonostante tutto, non ti riconosceresti più. Milano ti trasforma, con un cambiamento che è irreversibile. E il fatto di vivere nella città in cui vivono solo persone che l’hanno scelta trasmette una grande energia e un grande amore.
#6 Le opportunità sono di casa
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Anche in un periodo in cui molti fuggono dall’Italia per le scarse prospettive, a Milano non mancano di certo le opportunità. Basti pensare a tutti gli ottimi poli universitari presenti sul suolo milanese: gli studenti di Milano e provincia non sono quasi mai costretti a spostarsi per trovare la facoltà dei loro sogni. A Milano c’è già quasi tutto quello che un giovane vorrebbe studiare.
E non vogliamo considerare le opportunità lavorative? Forse, il trasferimento per lavoro è una delle prime motivazioni che porta le persone a voler vivere proprio nella nostra città. Qui, trovare lavoro, è molto più semplice grazie alla grande varietà di richieste.
In generale Milano è il luogo delle opportunità, dove se hai un’idea in testa, nel lavoro, nel privato o nel sociale, trovi persone e risorse per realizzarla.
Se hai bisogno di qualcosa, Milano riesce a promettertela, senza che tu debba cambiare città.
#7 È più europea che italiana
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Milano è una grande città industriale e commerciale, di tendenza in diversi settori: da quello economico, a quello dell’arte e dello spettacolo. Sono innovazione tecnologica, moda e design a farla da padroni.
Ed è per questo che da sempre la visione milanese è più europea che italiana, più protesa verso le altre città internazionali e un mondo globalizzato.
#8 È grande, ma anche piccola
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Più grande delle città piccole, ma più ridotta rispetto alle grandi metropoli. L’area di Milano non è molto grande: la sua superficie è di poco superiore a 180 km quadrati.
Ma questo non influisce in alcun modo sulla sua prosperità. Infatti, la città meneghina è la più ricca, la più popolosa e la più sviluppata tra tutte le città italiane. E soprattutto riesce a offrire tutto quello che una grande metropoli internazionale offre ma in una dimensione mignon.
#9 Il Rito Ambrosiano: l’unica eccezione alla Chiesa di Roma
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Milano si distingue dalle altre città italiane anche per quanto concerne la Chiesa. Infatti, non segue il rito romano, ma quello ambrosiano.
Cosa comporta questa scelta? Innanzitutto, l’anno liturgico inizia prima rispetto a quello dettato dal rito romano. Poi, le benedizioni delle case milanesi avvengono nei giorni precedenti al Natale, e non a Pasqua. Senza dimenticare che il Carnevale si estende fino al sabato in cui il resto del mondo è già in Quaresima, aggiudicandosi il titolo di “Carnevale più lungo del mondo”.
Sembra che qualcuno abbia voluto riprendere i versi della vecchia filastrocca riguardanti il Naviglio che non voleva navigar. Il Canale Navigabile è stato un sogno, un oggetto del contendere, un progetto ardito e meraviglioso, una “ciofeca” non più degna di nota e, ora, pare se ne voglia riparlare nella speranza che qualcosa finalmente si muova.
Il CANALE NAVIGABILE da MILANO al MARE: sarà mai completato?
# Un progetto che fa acqua da tutte le parti
Credits: www.pensalibero.it
Ci sono miliardi di vecchie lire buttati al vento e un tratto realizzato tra Cremona e Pizzighettone utilizzato solo per la pesca di ciprinidi da rilasciare per colpa delle acque non certo cristalline. Ma non solo: non mancano le infinite diatribe con varie associazioni di categoria che fanno notare la scelleratezza nel considerare un progetto che, manco a farlo apposta, fa acque da tutte le parti.
Romantico invocare una via d’acqua che si allinea alla vocazione di Milano di avere tanti corsi d’acqua, naturali e artificiali, e di tornare a parlare di trasporto merci, considerando che la Darsena di Milano è stata per anni uno dei porti più importanti d’Italia. Bello trovare alternative ecologiche al trasporto su gomma. Interessante parlare di investimenti che muovono l’economia.
Purtroppo, però, siamo in Italia e le cose non vengono mai, o quasi mai, fatte come si dovrebbe.
# Il costante dragaggio del Po comporterebbe un impatto ambientale devastante e inutile
Credits: www.welfarenetwork.it
A farla da padrone in questo progetto è il Po che andrebbe costantemente dragato per aumentarne il pescaggio e per rendere economicamente interessante il tutto. Infatti, i natanti che solcherebbero la via dovrebbero essere di una possibilità di carico elevata con tanto di fondale minimo, cosa che il Po non può ancora garantire.
L’impatto ambientale, ieri come oggi, è devastante considerando anche il numero di chiuse che si renderebbero necessarie per il corretto scorrimento dell’acqua. Fauna e flora subirebbero un duro colpo e non ci sembra sia il caso.
# La realizzazione del canale sembrava non essere più economicamente vantaggiosa
Credits: www.welfarenetwork.it
Rispetto alla mole di merce spostata verso gli anni ’40, quando si iniziò a considerare seriamente la costruzione del canale, fino agli anni 2000, quando fu sciolto il consorzio, il volume totale si era affievolito, non rendendo più economicamente vantaggiosa la realizzazione.
Tutto questo e altro ancora avevano mandato in soffitta il progetto e sciolto il consorzio, avendo dimostrato che tra spostamenti di zolle di terra e varie ed eventuali si erano insinuati altri interessi che poco c’azzeccano con la costruzione di un canale.
# Dopo lo stop dei lavori, ora le amministrazioni devono fare una scelta: il progetto del Canale Navigabile deve andare avanti?
Credits: it.wikipedia.org
Ora timidamente riaffiorano proposte per tornare a scavare e dragare nell’ottica di finire il Canale. Peccato che siano anche sopraggiunte l’alta velocità, la TEM milanese e altre infrastrutture che intersecano il vecchio tratto previsto.
Che si farà? Difficile dirlo. Certo è che un’opera faraonica di 50 chilometri che si snoda nella pianura dividendo in due un territorio che ha saputo difendere la vocazione agricola, costata già diversi miliardi delle vecchie lire e abbandonata per la gioia di carpe e zanzare, che si è più volte dimostrata inutile e dannosa tranne per chi la costruisce, può ancora essere presa in considerazione.
La palla ora passa alle amministrazioni e alla loro proverbiale capacità di organizzare e realizzare le opere. Amen
Solo per cuori impavidi è percorribile il più lungo ponte tibetano al mondo di questo tipo. E’ stato inaugurato a maggio 2022. Ma subito si sono sollevate le polemiche: non è vero che è il più lungo. Ma procediamo con ordine.
Il PONTE TIBETANO più LUNGO del MONDO è a un’ora da Milano
# Inaugurato il ponte dei record: passeggiare nel vuoto per mezzo chilometro
Ponte di Dossena – @sincopatica IG
14 maggio 2022. Ha aperto al pubblico una grandiosa opera ingegneristica: il ponte tibetano a pedata discontinua e senza tiranti laterali più lungo del mondo. Ai non deboli di cuore è consentito di percorrere oltre mezzo chilometro di ponte stando sospesi nel vuoto con un’altezza massima di 121 metri.
Per sicurezza è obbligatorio indossare una speciale imbragatura e assicurarsi ad uno dei 7 cavi che compongono la struttura portante del ponte tibetano. Uno dei due capi della struttura è al centro di Dossena, in Val Brembana, mentre l’altro è situato al cosiddetto Roccolo della Corna Bianca. Nel tragitto si passa sopra la vecchia cava di gesso mentre si possono ammirare le vette delle Prealpi e il gruppo delle Grigne, con la vetta delle Grigna che domina con i suoi 2410 metri.
# Una operazione che vede coinvolte istituzioni e cittadini
Ponte di Dossena – @sharelitalia IG
Con un contributo della Regione Lombardia e della Cassa Depositi e Prestiti l’opera mira a diventare un punto attrattivo e un grande strumento di rilancio per una zona che sta pagando duramente il periodo pandemico. La necessità di rilanciare il turismo che è anche una delle voci predominanti della Val Brembana ha convinto investitori e maestranze di completare quanto prima il ponte. A seguire ci saranno numerosi interventi volti a rimodernare le numerose strutture ricettive della zona.
# Uno degli obiettivi primari è evitare lo spopolamento di queste zone
korsivobike IG – Dossena
Questa di Dossena è una grande sfida ma c’è molto ottimismo da parte degli addetti al settore e delle istituzioni che credono molto in questo ambizioso progetto che, come ulteriore punto a favore, servirà ad evitare uno spopolamento di queste zonecercando anzi di ripopolarle considerando anche una qualità della vita che si addice sempre più a una popolazione che lentamente sta spostando le proprie priorità verso una sempre maggiore attenzione verso ritmi più lenti, qualità dell’ambiente e una economia circolare sempre molto presente in queste vallate.
# Ma dalla Basilicata alzano la voce: il ponte più lungo del mondo è il nostro!
Castelsaraceno. Ph. @ thealeinadv IG
Appena inaugurato e già arrivano le proteste. Il ponte tibetano più lungo del mondo è il nostro! Questo dicono dalla Basilicata. In effetti il ponte tibetano di Castelsaraceno misura 586 metri, mentre quello di Dossena si ferma a 505. Ma dalla Val Brembana si sono affrettati a precisare che il ponte di Dossena risulta essere il più lungo del mondo fra quelli “a pedata discontinua e senza tiranti laterali”. E poi si tratta di un ponte più alto: 121 metri di altezza media contro gli 80 del concorrente della Basilicata. L’unico modo per provare dove si vive l’emozione maggiore è solo uno: percorrerli entrambi.
In Piazza Oberdan a Porta Venezia ci sono due colonne di cui pochi conoscono l’esatto significato.
La storia sconosciuta delle due COLONNE di Piazza Oberdan
Credits: @ housesolutionmilano IG
Si potrebbe pensare a resti di un antico tempio oppure all’opera di un archistar del passato. Niente di tutto questo. In realtà sono un camino.
A dire il vero lo è solo una delle due. Tutto risale al 1925 quando sotto a piazza Oberdan fu costruito l’Albergo Diurno Venezia, antesignano delle moderne terme. Per fare fuoriuscire vapori e l’aria calda si decise di costruire un camino che, per esigenze estetiche, fu mimetizzato in una colonna.
La seconda fu costruita per pure ragioni estetiche. L’Albergo Diurno dal 1955 divenne proprietà del Comune di Milano e da qualche anno è stato ristrutturato per essere visitato sotto la gestione del FAI.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
“A Torino la ciclabile più corta del mondo” pubblica l’Ansa rilanciata da numerose testate. Ma è proprio così? Perché Milano non ci sta a perdere il primato.
TORINO sfida MILANO: chi ha la CICLABILE più CORTA del MONDO?
# A Torino la ciclabile di sette metri: “la più corta del mondo”. Ma è proprio così?
In Corso Umbria, a Torino. Una ciclabile perfetta, curata, una striscia rossa d’asfalto drenante, appena inaugurata. Solo che inizia e finisce nel nulla dopo appena sette metri. La dimensione perfetta per ospitare una singola bicicletta per due, massimo tre colpi di pedale.
Ci si chiede se sia davvero una ciclabile, come dimostrerebbe la segnaletica, oppure sia “un’installazione d’arte concettuale”. Ci potrebbe essere una spiegazione: potrebbe rientrare infatti in un progetto di riqualificazione per corso Umbria. Per cui potrebbe essere un primo tratto provvisorio di una futura ciclabile che le farebbe perdere un primato.
Anche perché c’è chi già ne è convinto: Torino si vuole candidare al Guinness World Record per la pista ciclabile più breve possibile. Ma è davvero così? Perchè a insidiarle il primato c’è la sua storica concorrente.
# La ciclabile più corta del mondo è a Milano: 5 metri e mezzo
Credits: Google Maps – Pista ciclabile Francesco Sforza
La verità è che Milano supera Torino anche in questo. Come segnalato da Olga Molinari su MilanoPost la corsia ciclabile più corta al mondo è a Milano. Il tratto in questione è quello dipinto sul lato destro di via Francesco Sforza, appena dopo l’incrocio con corso di Porta Vittoria: viene interrotto dopo 5 metri dalla fermata della linea 94.
La corsia ciclabile è inserita nel percorso complessivo di 2,6 km della Cerchia dei Navigli, che prosegue, con qualche interruzione, su via Visconti di Modrone, via San Damiano, via Senato e quindi via Pontaccio fino all’incrocio con via Mercato e corso Garibaldi. Ma Milano ha altre due pretendenti.
# Ciclabile nella parte est, oltre il tracciato ferroviario nei pressi di Lambrate: 12 metri
Google Maps – Ciclabile di via Saccardo
Nel quadrante est della città c’è un altra corsia ciclabile da annoverare tra le più corte della città e, forse, del mondo. Arrivando da via Bassini e passando sotto il sopraelevato ferroviario, nella svolta a destra si incrocia la ciclabile di Saccardo: si estende per 12 metri e dopo un attraversamento pedonale porta il ciclista direttamente contro le auto parcheggiate.
# La ciclabile di Piazza Camillo de Meis, una delle piazze piccole di Milano: attorno a tre metri
Credits: Luca Ambrogio – Ciclabile via San Michele del Carso con via panizza e via Verga
Ma forse la corsia ciclabile che può puntare al record si trova nella zona tra Piazzale Baracca e Piazzale Aquileia che collega via San Michele del Carso con via panizza e via Verga. Per la precisione si trova in Piazza Camillo de Meis, forse una delle più piccole di Milano. La lunghezza del tratto compreso tra i due attraversamenti pedonali è poco oltre i 3 metri, anche se si arriva a 9 metri contando dal cartello di inizio a quello di fine ciclabile. Considerando che questa è strutturale, forse merita il titolo di più corta del mondo. In attesa dell’ufficialità del Guinness dei Primati.
Mille euro al conducente che porta in azienda un nuovo collega. L’ultima iniziativa escogitata per cercare di risolvere un grave problema: non si trovano più conducenti
per guidare i mezzi pubblici. Problema che rischia di aggravarsi ulteriormente: il 40% degli autisti ha più di 55 anni. A breve saranno in pensione. In questo scenario ci si aspettano nuovi disagi per i passeggeri con meno corse e maggiori attese.
Chi trova un COLLEGA trova un TESORO: 1.000 euro per gli AUTISTI che fanno i Talent Scout
Credits mezzi_di_milano IG – Bus Atm
«Chi trova un collega, trova una sorpresa!». La sorpresa, come riportato da Il Corriere della Sera, è un incentivo, un credito welfare di mille euro. L’iniziativa rivolta ai propri autisti è di Autoguidovie, azienda colosso del trasporto pubblico in Italia (quasi mille dipendenti) per le linee di autobus urbane e interurbane soprattutto in Lombardia (Pavia, Cremona, Monza, hinterland di Milano). Ma di cosa si tratta l’iniziativa?
# Il premio scouting
Credits aleromanorn IG – Filobus Metromare
Di fatto molto semplice: se un autista «presenta» all’azienda un collega che viene dall’esterno e che finisce per essere assunto, viene ricompensato con un benefit del valore di 1.000 euro. Non è la sola iniziativa per attrarre dipendenti nel settore: Atm offre ai nuovi assunti la copertura delle spese per le patenti e le certificazioni di guida del valore di qualche migliaio di euro insieme a contributi per i primi mesi di affitto. Mancano ad ATM circa 300 autisti rispetto al necessario. Ma si tratta di un problema aziendale che rischia di avere gravi ricadute su tutti i cittadini.
# La testimonianza di un autista
Credits autolineevaresine.it – Bus Lago di Varese
Già si vedono questi effetti: meno corse dei mezzi, attese più lunghe. Le origini del problema vengono riportate, sempre sul Corriere della Sera da un autista ATM a fine carriera che racconta: «La mia generazione sta andando in pensione e non si
trovano giovani pronti a sostituirla. Un tempo il servizio di leva assicurava le patenti, che
poi venivano convertite per guidare i bus, ma oggi corsi e certificazioni costano. Gli stipendi prima permettevano a un conducente di mettere su famiglia e fare una vita discreta, mentre oggi con la paga di ingresso un ragazzo a Milano sopravvive a malapena. E non è solo un problema di nuovi assunti, perché molti di noi, avendo le patenti per i grossi
mezzi, stanno andando a fare gli autotrasportatori, dove vengono pagati meglio e non devono fare turni, notti, festivi. Il mondo del lavoro nel nostro settore sta cambiando e
se le aziende non inventano qualcosa di nuovo di autisti per prendere il nostro posto non ne troveranno più».
La metà delle aziende del settore dichiara una «criticità molto grave» nel trovare nuovi autisti. Ma c’è un dato che rischia di aggravare la situazione: nelle aziende di trasporto su
strada, solo il 3 per cento dei conducenti ha meno di 25 anni, mentre il 41 per cento è sopra i 55. Significa che quasi metà degli attuali autisti andrà in pensione in un prossimo futuro. Con il rischio concreto che le loro posizioni non vengano ricoperte.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits Andrea Cherchi - Albero Swaroski Galleria 2021
La Galleria è uno spettacolo architettonico: la volta in vetro e ferro battuto con la grande cupola, i mosaici sui pavimenti, gli affreschi e le decorazioni sulle pareti. Ma non solo: contribuiscono alla sua fama anche le boutique del lusso che rendono l’esperienza della passeggiata nel Salotto di Milano ancora più affascinante. Ma quali sono le due ultime novità?
I GRANDI BRAND della GALLERIA: i MARCHI STORICI e le due NOVITÀ da 3 MILIONI di EURO
# La Galleria del lusso: scritte d’oro su sfondo nero
Credits Federico Di Dio photography-unsplash – Galleria Vittorio Emanuele vuota
La Galleria Vittorio Emanuele a Milano è sinonimo ormai dei brand del lusso che con le loro vetrine incantano gli occhi di milanesi e turisti di tutto il mondo. A suon di milioni di euro di affitto e con le insegne delle vetrine obbligate a rispettare la stessa combinazione di stile, colori e materiali di tutti i negozi: le insegne con scritta oro su fondo nero. Ma quali sono le celebrità della Galleria e chi sono le due new entry ultramilionarie?
Come ai tempi di Napoleone i francesi fanno la voce grossa, almeno in Galleria. In primis Louis Vuitton, presenza ormai storica su due lati dell’ottagono accanto al ristorante Savini e il più noto nel mondo del fashion, Dior, le new entry Saint Laurent e Longchamp e infine la boutique di Chanel. Famosa per il simbolo della camelia, si prepara a raddoppiare andando a occupare parte degli spazi un tempo di TOD’s per un canone annuo di 2 milioni e 350mila euro.
# Il fashion italiano: Prada la grande protagonista
Foto Andrea Zoppolato - Brand italiani
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Giorgio Armani
Prada
Gucci
Gucci
A tenere alto l’onore italiano e milanese c’è Prada, che ha iniziato proprio qui la sua avventura nel 1913 dove è presente l’attuale boutique donna a cui ha aggiunto quella uomo sul lato opposto, per sei piani totali, a cui si aggiunge la Pasticceria Marchesi rilevata da qualche anno (all’80%) dal brand milanese, oltre all’Osservatorio Prada, anch’esso con vetrina in Galleria. Moncler, di origini francesi ma milanese dal 2003, ha una boutique distribuita su 630 mq negli spazi utilizzati prima come Urban Center.
Con due vetrine c’è il negozio di Gucci, fondato a Firenze ma con un hub e una sede anche a Milano, e poi l’altro grande stilista milanese acquisito, Giorgio Armani, sempre con due vetrine. Altri spazi sono occupati da Fendi, la casa di moda romana, e Borsalino, il mitico cappello per uomo e donna. TOD’s invece lascia gli spazi attuali per spostarsi in quelli occupati da Brics.
# La gioielleria svizzera e le due novità: Balenciaga e The Bridge
Swarovski
Il marchio austriaco Swarovski è famoso per i suoi gioielli e accessori fatti e impreziositi di un particolare cristallo ideato da Daniel Swarovski, con una composizione in vetro e piombo la cui formula esatta è gelosamente custodita come segreto industriale.
Credits Andrea Cherchi – Albero Swaroski Galleria 2021
Da anni è punto fermo in Galleria cosi come il suo luccicante albero che a Natale viene installato al centro dell’Ottagono.
Ma arrivano due grandi novità: Balenciaga e The Bridge.
Balenciaga, casa di moda del gruppo Kering apre uno spazio da 290 metri quadri all’angolo con piazza della Scala: ha offerto il triplo della base d’asta fissata a 840mila euro, con un canone annuale di 2,5 milioni di euro. Si posiziona così tra i locali con l’affitto più alto della Galleria. Prende il posto occupato in precedenza da Montblanc, insieme a locali al primo piano finora usati dai gruppi consiliari di Palazzo Marino.
L’altra novità è uno spazio da 134 metri quadri che si è aggiudicato il marchio fiorentino di pelletteria The Bridge con un canone annuo di 630mila euro su una base d’asta di 388mila euro. Prende il posto di Piumelli, insieme anche in questo caso a spazi aggiuntivi al primo piano in uso ai gruppi consiliari.
Come era la linea in origine e le differenze con la più conosciuta 90-91.
La 92: CURIOSITÀ e STORIA dell’ ”altro” FILOBUS di Milano
# La linea filobus semicircolare di Milano
Percorso linea 92
Quando si parla di filobus a tutti viene in mente la linea 90-91, con il suo percorso circolare lungo la circonvallazione. Anche se meno appariscente, è comunque importante anche quella che segue come numerazione: la 92 con una lunghezza di 10 km è seconda per estensione e ha un percorso semicircolare. In totale conta 34 fermate da Via Durando in zona Bovisa, con uno stop anche a servizio della stazione di Bovisa FN, a Piazzale Lodi, e 33 fermate in direzione opposta.
# Per alcuni tratti viaggia insieme alla 90-91
Percorsi 90-91 e 92
La linea è stata istituita nel 1951 insieme alla 90-91 e proprio con quest’ultima condivide parte del percorso, il tratto iniziale a sud e buona parte di quello a nord. Dopo la fermata di Viale Umbria-Via Muratori la 90-91 svolta infatti su Via Tertulliano per dirigersi su Viale Molise, mentre la 92 prosegue lungo la circonvallazione su Viale Umbria.
La 90-91 poi svolta a sinistra da Piazzale Piola e si innesta su Via Tonale all’altezza di Piazza Caiazzo dove ritorna a percorrere il tragitto insieme alla 92, che arriva invece da Via Pergolesi dopo essere uscita dalla circonvallazione. Le linee si dividono poi all’incrocio tra Via Resegone e Via Lancetti, salvo incontrarsi per la fermata di Piazzale Nigra pur se in due strade diverse, per poi proseguire rispettivamente verso Piazzale Lotto e il capolinea in Bovisa.
Rispetto alla linea circolare della 90-91, che dalla sua istituzione non ha mai cambiato percorso o aggiunto nuove fermate, la linea 92 ha subito modifiche in cinque occasioni. Il percorso iniziale del 1951 andava da Viale Umbria a Viale Monte Ceneri, angolo Viale Certosa. Il 17 aprile 1953 il primo cambiamento con il capolinea sud a Piazza Trento, il 5 novembre 1958 l’arretramento del capolinea nord a Piazzale Lugano, mentre l’11 gennaio 1959 la deviazione del tracciato verso la Bovisa con ultima fermata in Via Varè. Nell’aprile del 1963 le ultime fermate aggiunte, con nuovo capolinea prima in Via Cosenz e poi in Via Durando.
sporteimpianti - Altra vista rendering riqualificazione ex scuderie de Montel
Dopo oltre 100 anni di storia, e diversi decenni di abbandono e degrado, il complesso in stile Liberty delle scuderie avanza verso la sua rinascita. I dettagli del progetto e il punto sul cantiere.
Le TERME FIABESCHE di Milano: la rinascita delle ex SCUDERIE DE MONTEL
# La nuova vita del gioiello Liberty in zona San Siro
Credits alesabi54 IG – Scuderie de Montel
Si avvicina il momento della trasformazione dello straordinario complesso in stile Liberty delle ex scuderie De Montel, all’angolo tra via Achille e via Fetonte vicino allo Stadio Meazza, nelle prime “vere” terme di Milano. Delle “vere” terme in quanto alimentate dall’ “acqua marcia” che scorre sotto la città. Si tratta di un’acqua emunta a 250 metri di profondità grazie a un pozzo già esistente profondo 350 metri, e successivamente riscaldata,caratterizzata da un elevato contenuto di solfuri.
# La storia delle scuderie di lusso e gli altri progetti di riqualificazione
Credits: fondoambiente.it
Il complesso di scuderie di lusso, nascosto sotto gli edifici fatiscenti in fase di riqualificazione, fu costruito tra il 1915 e il 1917-18 per volere del banchiere Giuseppe De Montel. Prima della Seconda Guerra Mondiale in tutta l’area di San Siro erano presenti scuderie e allevamenti di cavalli pensati sul modello “ippico” di Chantilly in Francia e Newmarket in Inghilterra.
Passata di mano alla società Ilaria del Gruppo Ligresti, ceduta poi dalla stessa al Comune di Milano nel 1983 per far quadrare i conti con gli oneri di urbanizzazione di una lottizzazione in via Fetonte. Sono diversi i progetti mai andati in porto per il recupero delle ex Scuderie de Montel:
una club house per gli inquilini dei palazzi costruiti dal Gruppo Ligresti. La società immobiliare nel 1987 chiese infatti di rientrare in possesso delle ex scuderie ma non ottenne i permessi per la trasformazione;
il restauro per farne un centro culturale aperto alla cittadinanza da parte del Gruppo Verde San Siro;
un centro di ippoterapia da parte del WWF;
infine nel 2018 un disegno che prevedeva scuderie, pista di allenamento, museo dell’ippica e del cavallo, centro medico, ristorante e pet therapy risultato come progetto vincitore del Torneo del Paesaggio del Fai.
Tutto le strutture hanno quindi subito un progressivo abbandono e degrado, per diventare un rifugio per senzatetto e sbandati.
# Il più grande complesso termale italiano in una grande città
sporteimpianti – Pianta progetto ex scuderie de Montel
Il più grande complesso termale italiano in una grande città e le prime terme green d’Europa, a zero emissioni di CO2. Questo si preparano a diventare le ex scuderie De Montel grazie al progetto “Teatro delle Terme” dello Studio Marzorati Architettura – S+J srl che nel 2021 ha vinto il bando per la trasformazione dello storico centro ippico.
Rendering Terme
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sporteimpianti - Rendering riqualificazione ex scuderie de Montel
sporteimpianti - Altra vista rendering riqualificazione ex scuderie de Montel
Sono previste:
800 mq di vasche interne ed esterne di acqua sulfurea con capienza fino a 600 persone contemporaneamente;
un nuovo parco urbano di 8.000 mq con saune, piscine, aree relax.
2.400 metri quadrati di cortili interni.
Una struttura autosufficiente grazie alla produzione di energia con il fotovoltaico, i pannelli solari termici e la creazione di un collegamento alla rete di teleriscaldamento utilizzando così il recupero energetico da termovalorizzazione.
# Rispetto del patrimonio storico-artistico ed effetti suggestivi
Terme ex scuderie De Montel
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Terme de Montel
Credits termedisansiro.it - Nuove terme alle ex scuderie de Montel
Il progetto prevede che vengano preservate con piccoli adattamenti le architetture originarie degli edifici storici con dettagli artistici dell’epoca ancora visibili, tutte le strutture sono infatti tutelate dal vincolo monumentale, e di utilizzare usare il parco assieme all’edificio principale a forma trapezoidale per realizzare un anfiteatro dove l’acqua scorrerà sulla cavea, attraversi dislivello dei gradoni, in modo da creare un effetto di grande suggestione.
# Il punto sui cantieri e quando potrebbe aprire al pubblico
Credits Valter Repossi-Urbanfile – Cantiere Ex Scuderie
Dopo la firma alla fine del 2020 del contratto preliminare di vendita da parte del Comune di Milano, con la società incaricata di sviluppare il progetto, nel 2021 è arrivato il via libera della Soprintendenza a cui sono seguiti la pulizia dell’area, i rilievi necessari e le bonifiche con la demolizione di porzioni pericolanti dell’edificio e la rimozione delle macerie. I lavori veri e propri sono partiti nell’estate del 2022 con la realizzazione delle fondamenta e del piano interrato, ancora oggi in corso, e proseguiti con quelli di restauro e riqualificazione delle strutture di pregio che si sono riuscite a salvare. Nelle ultime immagini di Urbanfile si può vedere la situazione del cantiere.
Credits Valter Repossi-Urbanfile - Recupero Ex Scuderie
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Credits Valter Repossi-Urbanfile - Ex Scuderie
Credits Valter Repossi-Urbanfile - Lavori Ex Scuderie
Credits Valter Repossi-Urbanfile - Recupero Ex Scuderie
Credits Valter Repossi - Urbanfile - Lavori Ex Scuderie de Montel
L’apertura al pubblico del centro termale era stata programmata per l’inizio del 2024, ma in base allo stato attuale dei cantieri bisognerà attendere diversi mesi in più.