Mission Impossible per una CARTA di IDENTITÀ: la rivoluzione kafkiana dell’anagrafe di Milano

"Gli amministratori di Milano sono così impegnati a costruire ciclabili che stanno perdendo di vista i servizi di base ai cittadini"

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Anagrafe - Credits: comune di Milano

Fino a poco tempo fa era un fiore all’occhiello di Milano. L’anagrafe, in particolare la sede centrale di via Larga: si entrava, si prendeva un numerino e si passava agilmente da uno sportello all’altro, risolvendo in poco tempo qualunque pratica. Ma tutto è cambiato. 

Mission Impossible per una CARTA di IDENTITÀ: la rivoluzione kafkiana dell’anagrafe di Milano

# La rivoluzione smart dei documenti

porta nuova milano ovest
porta nuova milano ovest

Diventare una smart city: uno dei mantra delle amministrazioni di Milano negli ultimi anni. 

La cura e l’attenzione del territorio con il Piano Quartieri, l’Area B, le ciclabili, il restringimento delle carreggiate per mettere in sicurezza le ciclabili stesse. Fuori le macchine e i loro conducenti, dentro la pavimentazione colorata che sbiadisce. Pronti alla rivoluzione green, per riempire la città di aiuole e verde a caso. Questo è quello che fa una città smart, ci viene detto. E nel nome dello smart anche la rivoluzione dei documenti, con il passaggio dal numerino per evitare la coda alla comoda prenotazione da casa. Comoda? Non tutti ne sono convinti. Anzi. 

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# Call center distaccato su un atollo del Pacifico?

Call Center – Credits: La legge per tutti

Da quando i servizi sono stati ripensati in modo “smart”, gli sportelli ricevono solo su appuntamento. Eventuali istruzioni e lista dei documenti da portare per fare certificati o carta di identità, vengono forniti da un call center. Il call center è solo l’inizio delle peripezie: l’odissea per avere un documento d’identità, per fare un esempio. Anche perchè il call center sembra connesso con gli uffici dell’anagrafe come fosse sperduto su un atollo del Pacifico. 

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# Quali documenti servono per fare un documento?

Anagrafe – Credits: comune di Milano

Il call center dice al cittadino cosa fare e come prepararsi per l’appuntamento all’ufficio anagrafe.  Poi però – il giorno fatidico – si scopre che le indicazioni fornite sono completamente slegate dalla realtà.
Allo sportello vengono richiesti documenti che al call center non sono stati preannunciati.

Per fortuna, i documenti mancanti sono reperibili allo sportello accanto. Nessun problema, pensa ingenuamente il cittadino.
Invece No! non è così che funziona: per raggiungere lo sportello accanto, non è più possibile – come una volta – posizionarsi in un’altra fila.
Si deve fare una nuova prenotazione al call center e attendere di essere ricevuti a Palazzo, così da ricominciare l’odissea da capo.

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# I paradossi dei documenti impossibili

CIE – Credits: Agenda digitale

Il time lapse per avere la carta di identità a Milano, è lungo. Il risultato della gestione smart applicata ai servizi di base prevede che, per avere il documento, possono servire settimane se non mesi.
Ancora peggio per un passaporto: per ottenere il quale servono 3 mesi. Rischiando però uno stallo da incubo: sì, perché per richiedere un passaporto è necessario essere in possesso di una carta d’identità elettronica. Ma se il cittadino non ce l’ha, di mesi ne possono servire 5.

Anche la nascita di un figlio, l’evento più lieto della vita, può trasformarsi in un incubo negli uffici dell’anagrafe a Milano.
La registrazione agli sportelli del comune deve essere necessariamente fatta entro 10 giorni. Ma ci devono essere entrambi i genitori, oppure agli sportelli dell’anagrafe non ti registrano il neonato. Pazienza se la madre è, ad esempio, costretta in ospedale per i postumi del parto, come capitato a un milanese di nazionalità italiana ma di origini straniere che si è visto rifiutare il documento per assenza della moglie. “Ma se è in Ospedale?”. “Chiami il call center”. 

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# «Le code saranno solo virtuali»

La coda di 2 ore in via Larga – Credits: Milano Today

Ad aprile 2022, l’assessora ai Servizi civici del Comune di Milano Gaia Romani, ha reso noto che i servizi in Anagrafe sarebbero rimasti attivi solo su appuntamento. I vantaggi per i cittadini avrebbero dovuto essere immediati, trasformando le code «da reali a virtuali».

In realtà la decisione ha evitato «i picchi di affluenza» – come nelle intenzioni di Romani – ma le attese sono arrivate fino a due mesi, per ottenere un appuntamento. Senza contare il problema di codici incrociati, password e altri bizantinismi che rendono complicatissimo procedere alla prenotazione, soprattutto se non si è degli hacker professionisti. 

Bisogna considerare che non è tutta colpa del Comune. Ci si è messo anche il ministero degli interni, che a dicembre 2022 ha decretato la chiusura definitiva degli “sportelli di quartiere”, per problemi di privacy segnalati dal Garante.
Fino ad allora, alcuni dei servizi di anagrafe, venivano erogati da oltre 60 tra edicole, cartolerie e tabaccherie convenzionate.
Romani, ha reagito dichiarando che «le conseguenze sarebbero ricadute sui cittadini, costretti a tornare in Anagrafe», stimando l’impatto sugli uffici comunali in un aumento giornaliero di circa 500 utenti in più al giorno.

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# Cittadini che urlano snervati agli sportelli, funzionari che si lamentano di essere pagati troppo poco

Milano a 15 minuti (luce) – Credits: Comune di Milano Economia Urbana e Lavoro

Peccato che alle parole di disappunto di Romani, siano seguiti ben altri fatti. Il 23 gennaio, infatti, appena pochi giorni dopo il rammarico per la chiusura degli sportelli di quartiere, ben due uffici decentralizzati del municipio 9 sono stati chiusi senza preavviso.
Agli utenti già in possesso di appuntamento presso le sedi di via Boifava e via Passerini, è stato semplicemente comunicato di recarsi alla sede più vicina.

Risultato finale? Cittadini che urlano in Anagrafe perché non gli vengono dati i documenti. Quelle prenotazioni che avrebbero dovuto trasformare le code in virtuali, vengono utilizzate per esercitare abusi. Funzionari dell’anagrafe che si lamentano: sono pagati pochissimo, tutti se ne vogliono andare da Milano perché con gli stipendi livellati su scala nazionale la vita qui è troppo cara.

La città-laboratorio non sta dando una bella immagine di sé al mondo: “Gli amministratori di Milano sono così impegnati a costruire ciclabili che stanno perdendo di vista i servizi di base ai cittadini“, commenta un architetto straniero che vive a Milano il cui lavoro “è diventato impossibile” per la raccolta dei documenti nella rivoluzione smart.

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LAURA LIONTI

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Laura Lionti
Tecnico del suono milanese, nata da milanesi importati dalla Sicilia. Il mio quartier generale è sempre stato il Gallaratese con i suoi giardini e il verde, difeso a volte a spada tratta. Sogno che Milano si candidi a luogo ideale per creare un laboratorio a cielo aperto che ricerchi e trovi la soluzione per le Smart Cities, Città e comunità sostenibili: obiettivo 11 degli SDGs