Milano è tra le dieci città dove si perdono più ore nel traffico. Precisamente è al settimo posto. Questo emerge dall’annuale report Global Traffic Scorecard pubblicato dalla società di ricerca Inrix.
In media ogni milanese trascorre bloccato nel traffico 226 ore, pari a oltre 10 giorni all’anno. Ma c’è chi fa peggio: indovinate un po’?
Dietro a Bogotà, al primo posto al mondo, c’è Roma che così toglie a Milano anche il primato a livello nazionale.
Terza è Dublino, poi Parigi, Rostov on Don e Londra che supera Milano di poche ore. Tra le prime dieci otto sono europee.
Meglio appare Milano invece nella classifica delle città più congestionate: in questo caso Milano è al 27esimo posto anche se preoccupa la crescita del traffico del 6% rispetto all’anno precedente.
E’ un tipico detto milanese: svelt cum’è un gat da marmo (veloce come un gatto di marmo). Si dice di chi non è fisicamente agile o lento di comprendonio.
Da sempre a Milano chi è lento non ha vita facile. E’ una città in cui la velocità è un valore identitario. Sui marciapiedi o nella metropolitana.
Alla fine del 2017 fece scalpore l’appello di Sala alla lentezza. Il 26 aprile 2018 il Comune di Milano ha dato il patrocinio per festeggiare a Milano la giornata mondiale della lentezza. Evento del tutto ignorato dai milanesi.
Sai che quando si tratta di mangiare io sono sempre in prima linea, qui pronto a raccontarti cosa c’è di buono in città.
Questo fine settimana ti propongo un festival che fa tanto… casa.
Eh sì, perché pochi piatti danno un senso di famigliarità come la pasta fatta in casa.
Chi, durante l’infanzia, non ha passato almeno un pomeriggio a impastare, tirare e fare la forma alla pasta fresca per creare tagliatelle, orecchiette o, ancora meglio, ravioli, tortellini e simili?
Soprattutto queste ultime portate, che siano in brodo o con il sugo, vanno bene per qualsiasi occasione, d’estate e, immancabilmente, d’inverno.
… ed Eataly lo sa, per questo organizza per tre giorni Ravioli dal mondo, l’evento durante il quale potrai gustare ravioli cinesi, coreani, giapponesi, ma anche indiani, italiani e russi in tutte le salse: qualsiasi cosa assaggerai, sarà a base di questo gustoso alimento che fa tanto famiglia e tranquillità.
Insomma, è l’occasione perfetta abbuffarsi sentendosi come a casa propria, te lo dico io.
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Milan, de ville «provinciale» à cité européenne: così titola l’edizione francese della rivista internazionale The Good Life, affermando che Milano si è trasformata da cittadina provinciale a città europea.
«In meno di trent’anni», è la sintesi della la rivista francese, «Milano è diventata una città aperta. Nuovi quartieri, dinamismo economico, afflusso di studenti contribuiscono a fare del capoluogo lombardo una città dove è bello vivere e lavorare.
Restano da trovare gli ingredienti per prolungare questo stato di grazia».
I segnali di questa trasformazione, secondo i francesi, li si trovano in qualche estratto dell’articolo:
I 5 motivi che hanno reso “hype” Milano
«In passato ad agosto la città si svuotava dei suoi abitanti. L’estate scorsa, non ci siamo fermati! E non solo per i turisti» (testimonianza di un tassista). «Milano, oltre ai turisti, ora attira studenti e imprenditori, sia italiani che stranieri»
Per i francesi, Milano è «diventata hype», di tendenza, per questi cinque motivi principali:
#1 le fiere e i saloni di fama mondiale #2 il rinnovamento architettonico #3 la reputazione delle sue scuole di business e ingegneria #4 la disponibilità di comunicazioni e trasporti #5 la riqualificazione dei nuovi quartieri
Col risultato che Milano «ha superato Venezia per numero di turisti e ora sta tallonando Roma, ancora al primo posto».
Il nuovo Eldorado delle multinazionali
«Milano merita più che mai il suo titolo di “capitale economica” del paese. “Le città italiane che sono internazionali lo sono per il turismo. Milano lo è per le sue attività e la sua economia, oltre che per una grande apertura culturale” constata Gianmario Verona, rettore dell’Università Bocconi. Non è per un azzardo che le multinazionali cominciano a installarsi in nuovi spazi adatti per la loro crescita».
Tra i casi citati ci sono Microsoft e Amazon che a Porta Nuova si sono aggiunte a Google, Samsung e BNP Paribas. Oltre all’apertura di Apple in piazza Liberty e di Starbucks che a Milano «ha aperto la prima “Reserve Roastery in Europa e la terza al mondo».
Da provinciale a internazionale: le motivazioni di una trasformazione radicale
«Come ha fatto Milano, definita provinciale fino a una trentina d’anni fa, a diventare questa grande città moderna, pulita, gradevole, animata, dove si circola facilmente e che, per alcuni, assomiglia così poco all’idea che uno si è fatto di una città italiana?»
Come risposta si menziona l’opinione di Sergio Scalpelli secondo cui alla base di tutto c’è stata l’inchiesta Mani Pulite che colpendo un sistema di corruzione che metteva insieme politici e imprenditori, «è stata lo starter di una nuova era per Milano».
Dopo quell’episodio, secondo la rivista «l’amministrazione della città ha guadagnato autonomia e ha lanciato i grandi programmi che hanno trasformato Milano in una città europea del XXI secolo. A cominciare dall’Expo del 2015. Diretta dall’attuale sindaco Beppe Sala, il progetto ha creato una dinamica che ha portato pubblico e privato ad agire per un obiettivo comune».
«La caratteristica di Milano è che l’economia passa avanti alla politica. “Le grandi imprese milanesi” “hanno dato vita a una borghesia industriale. Quella che ha dato la tendenza politica alla municipalità che ha favorito lo sviluppo economico della città”, sottolinea Sergio Scalpelli».
Altra ragione sono le nuove grandi costruzioni: i grattacieli e strutture come la Fondazione Prada che hanno trasformato il volto della città. «I più celebri architetti del mondo, da Zaha Hadid a Rem Koolhaas, da Daniel Libeskind a Stefano Boeri, hanno partecipato e contribuito al rinnovamento di Milano».
In continua trasformazione: cosa si deve fare ora per prolungare questo stato di grazia?
«Milano è sempre stata una città pluralista, al contrario della sua rivale, Torino, la cui economia si è sviluppata attorno alla Fiat e al settore automobilistico», come spiega il vicepresidente di Assolombarda, Antonio Calabro: «”Torino è una città militare, quadrata, formata come un campo romano. E’ una città metodica, ordinata, protetta dai muri e dalle Alpi. Milano è una città rotonda, politecnica, accogliente e aperta. E’ in mezzo alla pianura. Le sue porte hanno una funzione economica“»
«Da città industriale si sta trasformando in città di servizi», dove sulla scena spuntano nuove startup e il mercato immobiliare è in ripresa dopo una crisi decennale.
La domanda ora è come mantenere questa dinamica, questo stato di grazia?
«Dopo Expo “l’unico problema, tipicamente italiano, è che nessuno aveva previsto che cosa fare dopo! Occorre una volontà sociale, economica e politica per prolungare questo momento“, aggiunge Gianmario Verona».
«Si deve riuscire ad alimentare questo circolo virtuoso tra innovazione, industria e innovazione: “Milano deve ragionare come una metropoli”, conclude Lucia De Cesaris. “Deve estendersi oltre i suoi limiti tradizionale, deve integrare periferie e comuni limitrofi. Una visione più internazionale migliorerà l’attrattività della città ed è indispensabile sviluppare i rapporti tra pubblico e privato. Per tutto questo ci vuole coraggio“».
«Ai milanesi di coraggio non ne manca e sapranno affrontare il futuro con ambizione».
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A Lisbona, senza dubbio, mi sarei giocato una di quelle piazzette appartate che costellano il quartiere dell’Alfama. A Londra Little Venice, un posto per cui ho sempre avuto un debole. Parigi è Montmartre, ma anche place Des Vosges non la sbatterei via. A Manhattan c’è solo l’imbarazzo della scelta: Central Park, l’Empire State Building, Tiffany sulla Quinta, se ci fai caso c’è sempre qualcuno in ginocchio con uno scatolino in mano, che fa la proposta delle proposte.
Ma a Milano, dov’è che si fa quella domanda che non ammette un “no” come risposta? Qual’è la cornice perfetta per chiedere “vuoi sposarmi” e poterci costruire sopra una supercazzola che renda la proposta irrifiutabile?
Ne butto lì qualcuno.
Ti amerò per sempre: i LUOGHI dove dirlo a Milano
il tetto del Duomo
Iconico. L’idea di qualcosa che non si finisce mai di costruire, di sistemare, di ammodernare. Ci sono un mucchio di argomenti per un ciclotrone ad effetto. Io, tu, noi, lavoro, impegno, splendore ecc.
Se la risposta è “no”, buttarsi di sotto è un attimo.
Note: se l’ascensore non funziona, non avrai fiato per nessun bel discorso. Tieniti pronto con un piano B, magari alla Loggia dei Mercanti, ma ricorda che là sotto ogni sussurro rimbomba ovunque: ottima scelta per i poligami.
l’Arco della Pace
Monumentale, grandioso. Rende l’idea di qualcosa di veramente sontuoso. Lì fecero il loro ingresso trionfale a Milano Vittorio Emanuele I e Napoleone III per celebrare la vittoria di Magenta che porterà alla liberazione di Milano e all’unità d’Italia. Tema della proposta: l’unità, contro tutto e contro tutti.
Se la risposta è “no”, ci si può sbronzare a pochi passi di distanza.
Note: calibrare bene i termini ed evitare di farsi trasportare dagli eventi storici. Fare una figuraccia da secchione è un attimo.
piazza Gae Aulenti
Andrea Cherchi (c) Energia allo stato puro. Un simbolo di rilancio e di rinnovamento, il punto centrale della nuova Milano che punta dritta al cielo. Notevoli i riferimenti fallici e le allusioni boschive. C’è materiale su cui lavorare, purché con velata eleganza.
Se la risposta è “no”, puoi immediatamente riciclarti con una delle molte turiste del posto.
Note: sarete instagrammati migliaia di volte, hashtag love, wedding, forevertogether, roba da far cariare i denti.
san Cristoforo sul Naviglio grande
ponte di san cristoforo
Magari al tramonto, poesia vera. Un capolavoro di intimità. Una perla medievale stritolata tra ferrovie e circonvallazioni, ma che resiste. Evitare con cura i weekend, in cui la ripa s’affolla di runner in formissima, e le uscite della Canottieri. Il confronto, sul piano della forma fisica, potrebbe essere fatale.
Se la risposta è “no”, la ferrovia è a cinquanta metri e il Naviglio a cinque.
Vicolo delle Lavandaie
Un grande classico, ma personalmente lo sconsiglio: rischia di far passare il messaggio sbagliato, un po’ come regalare un aspirapolvere per San Valentino.
il naviglio della Martesana
Alcuni scorci del Naviglio della Martesana danno lezioni di stile al Regent’s Canal di Londra. Unconventional, state solo attenti a non venire travolti dai ciclisti.
In caso di “no” la prossimità dell’acqua è una garanzia.
Scuderie de Montel
In assoluto il mio posto preferito. Raggiungibile soltanto mediante effrazione e a rischio della vita, è un’oasi di totale silenzio nel bordello della città. L’idea di qualcosa di grandioso che sfida il tempo. Magnifico e pericolosissimo. Ci si può lavorare sopra.
In caso di “no” basta appoggiarsi a una parete e aspettare che ti cada un masso in testa.
Parco Lambro
Sono molto affezionato al Parco Lambro. Negli anni 70, bambino, andavo a giocare alle macchinine alla Capanna dello Zio Tom. Negli anni 80, ragazzino, lì ho perfezionato il mio scatto da centometrista, inseguito da qualche eroinomane a siringa tesa. Lì ho imparato a guidare. A parte il persistente odore di fogna, il parco offre scorci di rara bellezza per una proposta ben costruita.
In caso di “no”, è comodo alle tangenziali.
il Castello di Peschiera Borromeo
Opzione “grande Milano”. Luogo magico, un vero castello con un vero fossato e un vero ponte levatoio. Suggerisco di arrivarci in Vespa a inizio estate, attraversando i campi in fioritura, un mare di giallo. Tema della proposta: cavallo bianco principe azzurro.
In caso di “no”, il fossato è a portata di mano.
Stava per cominciare l’estate e io, come sempre, correvo, questa volta verso Piazza Cincinnato per prendere il tram 1, al volo. Le colleghe mi stavano già aspettando da HUG per programmare un evento.
Mentre mi affretto perché vedo che il tram si è appena accostato alla pensilina, il giovane conducente ATM scende e con un arnese cerca di liberare il binario da un ostacolo; scorgendo il mio affanno, mi dice “non corra, finché non risalgo io, da qui non ci si può muovere”. “Ah, grazie” rispondo sorridendogli, e lui mi porge il braccio e portandomi verso la vettura tramviaria, mi chiede, occhi negli occhi: “Principessa, lasci che la conduca io, dove preferisce?”.
Ed io, per un attimo mi assento, sembra che ogni cosa assuma colori e forme diverse, accetto il suo invito, infilo il mio braccio sotto al suo e, rallentando anche il respiro per raccordare il passo, rispondo “dove vuole, basta che sia in capo al mondo”!
Come una novella Alice, mi accomodo sulla panca e mi guardo intorno con stupore: le persone intorno a me sono carte da gioco, il vagone, che scricchiola e profuma di legno, appare come un mezzo d’altri tempi che mi sta conducendo in un altrove da meraviglia e chissà se tornerò mai dalle mie colleghe, forse voglio stare qui, tra le carte da gioco e il campanellino che trilla, ogni tanto; resto in attesa del Cappellaio Matto, il Bianconiglio, che guarda affannosamente l’orologio, è arrivato in Via Venini; ed è sparito … forse era il suo cambio turno?.
I Tram “Tipo 1928” sono quelli dei desideri, perché:
Costruiti tra il 1927 e il 1931 e denominati “tipo 1928- serie 1500”, hanno un fascino che conquista
Originariamente a due porte, qualche anno dopo si decise di aggiungerne una terza per facilitare i flussi dei passeggeri e l’accesso al salottino fumatori in coda alla vettura.
Nel 31 la postazione del bigliettaio, che stava normalmente in centro, viene spostata all’ingresso per consentire il pagamento della corsa.
Dopo 91 anni esatti sono ancora in circolazione a Milano, con 150 vetture che ti conducono tra passato e futuro;
Non appena prendi posto, puoi cominciare a vivere nella favola che più ti si addice, e che forse, desideri;
Per i più sofisticati e romantici, c’è anche una super cena esclusiva “sull’ ATMosfera” godibile mentre la vista panoramica su Milano cambia, durante il suo transitare.
I conducenti sono Bianconigli unici che corrono, sferragliano, mentre dirigono ciascuno di noi verso destinazioni magiche, basta saperle cogliere.
Tanto desiderati anche fuori dai confini cittadini il Tipo 28 fa successo e diventa da esportazione:
In California: nel 1983 venne organizzata dalla Camera di Commercio di Francisco l’Historic Trolley Festival, La vettura inviata da Milano, al termine della manifestazione, venne donata alla Città di S Francisco aprendo così la strada all’importazione delle successive vetture che ancora oggi circolano nella città californiana.
Nel settembre 2010 un’altra Ventotto, la 1503, è arrivata a Bruxelles, circolando per un breve periodo in occasione del 125º anniversario dell’UITP (International Association of Public Transport)
Nel 1959 fu utilizzata a Madrid, dove circolava già dal 1935, nelle riprese del cortometraggio Se vende un tranvía, dove figurò per l’occasione con la matricola 108
Inoltre è presente in alcune città italiane, da Saronno alla provincia di Varese, e in altre città occidentali che oltre ad utilizzare il tipo 28 per il trasporto pubblico, ingaggiano questo mezzo in eventi o location particolari.
Ora che ci penso, se nessuno l’avesse ancora fatto, mi piacerebbe organizzare a Milano dei poetry slam su questi bellissimi tram, magari ogni 21 del mese, così cadrebbero in occasione dei solstizi, degli equinozi e della giornata mondiale della poesia. Ecco, questo è il mio desiderio.
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Nuovo scontro di poteri tra Milano e organi dello Stato. Ancora una volta è il Comune a soccombere.
L’amministrazione di Milano si sta ancora leccando le ferite per il blocco dell’aumento dei biglietti stabilito dalla Regione che arriva un altro brutto colpo, stavolta da Roma. Il tema è sempre quello: la scarso o nullo potere decisionale del Comune su Milano.
Il casus belli sono i lavori al giardino dei giusti sul Monte Stella. Si tratta di un progetto elaborato a lungo e dopo l’approvazione finalmente avviato seppur tra molte polemiche. Sembra una classica decisione di competenza dell’amministrazione della città ma ancora una volta ci si è accorti che il Comune non ha libertà sulla città. O, meglio, il vero potere a Milano ce l’hanno lo Stato e la Regione.
Perfino i lavori in un parco cittadino possono venire bloccati se il governo non è d’accordo. Questo è accaduto con la sospensione dei lavori per ordine del Ministero dei Beni Culturali. Non si conosce la motivazione ufficiale, ma subito si è alzata la protesta di Pierfrancesco Maran, assessore all’urbanistica che si era fatto carico del progetto.
“Altro che autonomia differenziata, Milano è in balia dell’ego ideologico dei Ministri. Ed è una vergogna” è l’attacco del post pubblicato sulla sua pagina.
La sua conclusione è netta: “Non è grave solo il fatto in sé, legato al giardino dei giusti, è grave che un Ministro si arroghi il diritto di commissariare Milano (Comune, Sovrintendenza, ecc) per un pugno di voti.
A Milano c’è stato un dibattito ampio, favorevoli e contrari, e poi si è deciso. Siamo maturi abbastanza da prendere scelte sulla nostra memoria senza essere commissariati”.
Il Governo e le opposizioni negano che ci sia una motivazione politica o ideologica alla sospensione dei lavori, ma invece rilevano irregolarità nel progetto.
Nei commenti al post di Maran c’è chi sottolinea la vera questione in questa come in altre vicende: una città che produce oltre il 10% della ricchezza nazionale, ma non ha neppure l’autonomia di poter decidere il prezzo dei biglietti del bus o i lavori in un suo parco cittadino. E la soluzione per molti è solo una:
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Il Noloso, locale hipster quanto basta che nasce in seno a NoLo (North of Loreto, la zona più IN del momento, spodestando pure la ormai superata Isola), vizia i suoi clienti con un menù composto da cocktail ricercati e un buffet studiato dallo chef Gianni affinché rispetti la stagionalità dei prodotti e i principi di una sana alimentazione.
Il locale in sé, poi, vale già il viaggio: ogni mese, infatti, le coloratissime pareti del Noloso ospitano mostre sempre diverse, spaziando dalla fotografia fino alla pop art.
Per San Valentino, che tu sia in coppia o single, ti offro una serata alternativa per festeggiare con loro la festa degli innamorati! Sia che ami un uomo, una donna o una real doll, il Noloso ha preparato qualcosa di speciale anche per te con il DJ set romantico-ma-non-troppo di Andrea Amici (direttamente dalla serata Figli delle Stelle) e la performance con violino della drag queen Renée Coppedè (una delle componenti delle Spice Bomb).
Trasforma questa festa inventata dai produttori di cioccolatini in una serata difficile da dimenticare. Il locale apre alle 18 e, fino alle 22, a 8€ potrai godere del primo drink (cocktail, vino o birra a tua scelta) e del ricco e gustosissimo buffet.
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Mentre sorseggio il caffè macchiato soia nel mio bar preferito, medito con Gianluca, il barista, sull’amore e sulla venuta del Santo che dovrebbe sovrintendere a questo sentimento assoluto, con la A maiuscola.
Gianluca dice che non esiste o meglio, che non ci crede: la parola AMORE lo mette un po’ in difficoltà, la sente estremamente impegnativa, forse anche un po’ retorica e spesso utilizzata a caso.
Tentiamo di redimere il portato linguistico che attiene a questo vocabolo e mentre San Valentino incombe ed è nelle vetrine di tutti i bar, pasticcerie e negozi di Milano e così, anche un po’ per esorcizzare la paura e la solitudine, cominciamo ad associare le specifiche richieste degli amanti del caffè, che la mattina si assiepano intorno al bancone, predicendo le preferenze di ciascuno in ambito amoroso.
Ecco cosa è emerso, ricordando che i tipi di caffè sono tanti quanti la fantasia di chi lo predilige.
Dimmi che CAFFE’ sei e ti dirò di che tipo d’amore soffri
Caffè in tazza bollente, ristretto e senza zucchero: legato ad un amore oscuro, piace il bondage?
Caffè macchiato caldo senza schiuma: caratterizzato da un amore più passionale che non
Caffè macchiato freddo: l’amore tiepido è di casa, una scaldatina ogni tanto non farebbe male
Caffè in tazza di vetro: amore fragile come un cristallo meravigliosamente sfaccettato
Caffè d’orzo in tazza grande: l’amore annacquato incombe, si dà vita ad un cambiamento?
Caffè d’orzo con cannella: amore raffinato, profumoso, quasi esotico, alhoa!
Caffè al ginseng: amore energetico, mediterraneo, tipicamente fisico
Caffè al ginseng in tazza grande: tanta roba
Caffè verde con scorza d’arancia: amore vegano, senza grassi animali né zuccheri trattati, sapido?
Caffè alla cicoria: amore amaro, lacrimoso e sofferto, vale la pena?
Caffè con panna e polvere di cacao: amore colesterolico, attenti ai grassi in eccesso, fanno male al cuore
Caffè decaffeinato: amore pavido, senza arte né parte, scialbetto
Caffè doppio: amore esagerato, super, strafigo, un po’ tanto milanese
Abbiamo provato a pensare cosa ci vorrebbe per rendere le nostre strade più scorrevoli e sicure.
10 idee per rendere migliore e più sicura la MOBILITA’ a Milano
#1 Inserire delle rotonde negli incroci più pericolosi
Molti incidenti in città avvengono negli incroci. Se un mezzo non rispetto al rosso può centrare in pieno un altro mezzo che sta attraversando. Questo tipo di scontro spesso è fatale. In molti paesi, specie a nord delle Alpi, negli incroci si inseriscono delle rotonde. Questo perchè obbligano tutti i mezzi a rallentare e riducono il rischio di incidenti, perchè anche chi dovesse passare col rosso è costretto a rallentare per percorrere la rotonda.
#2 Occhio a pavé + binari
L’accoppiata pavé e binari del tram rappresenta un pericolo molto grave per tutti i mezzi a due ruote. Occorre intervenire per colmare sconnessioni e buche che si formano attorno ai binari.
#3 Rivedere i semafori delle strade a più corsie
Servirebbe per fluidificare la circolazione nelle direzioni principali: esempio, a inizio viale Famagosta ci sono 4 corsie di cui 2 per girare a sinistra, mentre il 90% del traffico va diritto. Situazioni così, potenzialmente pericolose per i cambi corsia a ridosso del semaforo, ce ne sono molte. Spesso coincidono proprio con le strade a maggiore tasso di incidenti.
#4 Aumentare la consapevolezza negli automobilisti
All’estero ci sono spesso monitor con statistiche sugli incidenti e più cartelli che ricordano il rischio di comportamenti dissennati alla guida, come l’uso degli smartphone. Servirebbe a Milano, specie nei tratti che hanno avuto più incidenti.
#5 Vigili più occupati a punire comportamenti pericolosi
Attività principale dei vigili dovrebbe essere quella di punire comportamenti pericolosi alla guida. Chi maneggia lo smartphone, chi non rispetta le distanze, chi guida in modo spericolato, chi non dà la precedenza ai pedoni. Questa dovrebbe essere la priorità dei controlli, anche con telecamere.
#6 Attraversamenti più sicuri
I punti di attraversamento dovrebbero essere bene illuminati, se possibili anche con strisce luminose e tridimensionali (esistono all’estero). Ci dovrebbero essere più passaggi sotterranei o tramite ponti.
#7 Più severità con i giovani patentati e con chi commette incidenti
I giovani patentati dovrebbero avere più severità nei primi anni. In caso di perdita di punti dovrebbero essere rimandati immediatamente a un nuovo esame, perdendo la patente.
Chi commette incidenti gravi dovrebbe vedere ritirata automaticamente la patente per un lungo periodo e successivamente avere un altro periodo di riabilitazione simile al foglio rosa, in cui dover sottostare a vincoli e a un nuovo percorso di apprendimento.
#8 Grandi parcheggi gratuiti presso i capolinea delle linee della metropolitana
Per ridurre l’ingresso dei pendolari in auto, servirebbe incentivarli a lasciare l’auto in entrata in città per portarli a prendere i mezzi pubblici. Lo strumento ideale sarebbe quello di creare grandi parcheggi gratuiti presso i capolinea della metropolitana. Il costo di realizzarli potrebbe essere a carico di ATM che verrebbe ripagata dall’incremento di passeggeri.
#9 Attivare un servizio internet di segnalazione danni della strada
Tutti i cittadini devono poter segnalare direttamente a chi si occupa di manutenzione stradale di buche, danni, problemi di viabilità, con anche la possibilità di suggerire miglioramenti alla situazione esistente. Le nostre strade dovrebbero ricevere continui interventi di miglioramento oltre che di manutenzione più efficace. Per contro i lavori eseguiti che rivelino danni o gravi difetti devono comportare una forte penalizzazione per la società che si è aggiudicato l’appalto.
#10 Blocco delle macchine non in regola
Come succede all’estero (ad esempio in Germania), i vigili dovrebbero essere aggiornati in tempo reale sulle automobili che non sono assicurate o che non sono state revisionate e dovrebbero procedere per il blocco dell’auto.
Credits: Andrea Cherchi/Semplicemente Milano - "Semplicemente Ortica"
Dimmi dove abiti e ti dirò chi sei. Già, perché trovare casa a Milano è sempre più complicato se non sei un rapper, un influencer, un calciatore o l’uomo più ricco del mondo.
I trend di crescita raccontano di una Lombardia che di fatto rappresenta il nono stato europeo come dimensioni del mercato immobiliare, un poco più del Belgio e poco meno della Polonia per intenderci. Mentre a Milano si registra un terzo degli investimenti immobiliari stranieri in Italia, grazie soprattutto al mercato degli alloggi di lusso. Ma guarda un po’.
Di conseguenza i prezzi sono cresciuti più o meno ovunque in tutta la città – si parla di quasi 5000 €/mq in media – sia nel centro sia in periferia. Insomma, trovare qualcosa a meno di 3.000 euro al metro quadro diventa un’impresa assai complicata. Così, chi non ha le disponibilità economiche di cui sopra, ma proprio non ne vuole sapere di stare in periferia – altrimenti che senso avrebbe venire a vivere a Milano? – si trova solitamente di fronte alle seguenti opzioni.
Credits: Andrea Cherchi/Semplicemente Milano
1. Quelli che vogliono vivere a tutti i costi in centro o nei quartieri cosiddetti trendy, che garantiscono le più varie opportunità di collegamento col mondo e la movida più cool, ma dove tocca accontentarsi di appartamenti microscopici che costano 3 volte tanto il loro valore effettivo. Qui rischi anche di pagare una stamberga 6000 euro al mq, per avventurarti poi in una ristrutturazione pari al prezzo della casa intera. Se va bene. Però sei al centro del mondo, e che cavolo, e la sera per divertirti ti basta scendere sotto casa.
2. Quelli che decidono al contrario di farsi una villetta fuori città in mezzo al verde. E’ un’opzione spesso prediletta da chi tiene famiglia, e sogna spazi grandi e un giardinetto dove crescere la prole. Salvo poi costringersi a estenuanti trasferte giornaliere in mezzo al traffico che rendono la casetta perfetta un agognato miraggio in settimana, e ad altrettanto snervanti scontri a fuoco con nugoli di zanzare succhiasangue nel week end.
3. Scegliere quartieri più periferici ma considerati in crescita come Nord Loreto, che offrono prezzi ancora decisamente abbordabili promettendo al contempo di trasformarsi a breve nelle nuove zone cool di Milano. Un investimento per il futuro insomma, dove male che vada diventi comunque un “Noler”, e si trova tanta gente simpatica con cui fare una colazione in strada o posti alla moda per sistemare la bicicletta.
4. Poi ci sono i cosiddetti Smart District, nuove cittadelle autosufficienti che sorgono in genere in mezzo al nulla, dove tutto quanto è smart. Smart gli appartamenti dominati dalla domotica, smart il parco urbano che ti permette di fare sport all’aria aperta a stretto contatto con la tangenziale, smart la palestra e la scuola, smart persino i cani, che possono godere di giardinetti differenziati a seconda della taglia. Ma non li raggiungi se non in macchina, e alla fine la tua vita si consuma lì, tra casa, scuola, palestra, perché mettersi nel traffico durante il week end dopo esserci stato già tutta la settimana non ti passa neanche per l’anticamera del cervello.
5. Quelli che invece, cascasse il mondo, vogliono la casa proprio di fronte all’ufficio, ovunque esso sia, cosicché per andare a lavorare gli basta calarsi dalla finestra. Poi magari si ritrovano in posti come la Bicocca, una zona che ha prezzi ancora decisamente abbordabili, edifici e giardinetti nuovi e la metro lì a due passi. Certo devono piacere le forme cuboidali e accettare l’idea che nelle giornate grigie a volte si abbia l’impressione di vivere in un mondo in bianco e nero, ma tant’è.
6. Poi ci sono i “fortunati” che riescono a comprare una casa a prezzi calmierati in zone fighe, magari proprio all’ombra dei Boschi Verticali o a City Life. Salvo poi scoprire, troppo tardi, di dover aprire un altro mutuo per pagare le spese del Supercondominio, dove 20 piani più in alto, con concierge e videosorveglianza h 24, abitano appunto i rapper, le influencer e i calciatori di cui sopra.
7. Infine ci sono quelli che, sopraffatti dall’emergenza abitativa, decidono che tutto sommato forse è meglio andare in affitto. Salvo poi trovarsi in competizione con frotte di studenti fuori sede e lavoratori in trasferta, senza contare le migliaia di case ormai riservate esclusivamente ad Airbnb. Anzi, quasi quasi conviene andare a vivere nello scantinato e subaffittare casa al turista di passaggio, mettendo da parte i soldi per comprarsi finalmente qualche metro quadrato tutto per sé.
Servirebbe, insomma, un manuale di sopravvivenza abitativa. Perché è bello che Milano diventi sempre più splendida, ma se fra qualche anno saremo tutti costretti a vivere in cubicoli da 12mq come i francesi a Parigi, forse non è che sia poi questo gran progresso. A meno che qualcuno giunto a leggere fino a qui non abbia un’alternativa bella pronta da suggerire. Ogni consiglio è ben accetto.
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E la pagina social romana si è infuocata… Se ilnostro post su Facebookha raccolto fino a oggi 553 reazioni e 486 condivisioni, Roma fa schifo ha fatto anche meglio con 772 reazioni, 85 commenti (a cui sono seguite centinaia di risposte) e 225 condivisioni.
Tanti romani difendono a spada tratta sempre e comunque la propria città. C’è poi chi dice che tra Roma e Milano non deve essere una partita di calcio, con un vincitore. C’è anche chi loda Milano, chi vorrebbe trasferire sotto la Madonnina ministeri, scioperi, ingorghi e buche. Chi, ancora, dice che “Milano è lo sgabuzzino di Roma” o chi stronca in partenza qualsiasi commento che possa uscire da un network che si chiama “Milano Città Stato”. Insomma ce n’è per tutti i gusti. Di seguito la classifica dei commenti con più like.
Per gli svizzeri “Milano è la CAPITALE MIGLIORE”? Le reazioni dei romani
#6 “Tutti gli svizzeri almeno una volta sono stati a Roma, di Milano ne dubito”
#5 ” Da romano sono d’accordo. Quindi allarghiamo Milano… Facciamola diventare una metropoli vera e non una piccola città. Diamogli i 5 milioni di individui di Roma e portiamo i tutti i ministeri, il parlamento, il quirinale e tutti i relativi sciopero e manifestazioni“
#4 “Ma quale grande città: Milano sarà grande quanto il solo secondo municipio di Roma”
#3 “Molti non capiscono che non è una partita di calcio da vincere, ma la dimostrazione che anche in Italia si può gestire una grande città diversamente da come è gestita Roma”
#2 “Preferirei opinioni più imparziali di quelle di un sito che si chiama “Milano Città Stato”
#1 “Solo chi ha interessi economici a Milano ha interesse nell’alimentare un dualismo inesistente tra una media cittadina ex industriale ed una delle grandi capitali simbolo dell’umanità”
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A Milano neppure un intercalare è una cosa banale. Abbiamo stilato una classifica (aggiornata al 2019) dei più comuni cercando di individuare come ognuno di loro esprima lo spirito della città.
Quali sono gli intercalari più diffusi a Milano
#10 Roba
Un po’ in calo, era in auge nel biennio 2012-2014. Un modo di parlare un po’ da trafficone, un po’ da startupper. Rappresenta la concretezza del milanese che rifugge da pericolose astrazioni metafisiche.
Esempio di frase: “E’ quella roba lì“.
#9 Zio
Termine che ha più volte provato a fare breccia nell’Area C ma venendone sempre respinto. Rappresenta la Milano dei forever young, dei finti giovani, che hanno sempre bisogno di un parente più vecchio di loro. Tra i figli degli emigranti ha sostituito il dottò dei loro padri. Tra le nicchie più avveniristiche zio sta venendo soppiantato da nonno.
Esempio di frase: “Bella zio”
#8 Piuttosto che
Piuttosto che niente è meglio di niente, è un celebre detto milanese. A Milano il piuttosto che è non è solo un comparativo o un avversativo, ma può significare o, oppure.
Esempio di frase: Piuttosto che dire sciocchezze, stai zitto.
#7 Tesoro
E’ la Milano scintillante, vagamente californiana. Quella che finge di rendere prezioso qualunque cosa, persona o cagnolino. A Milano un tesoro non si nega a nessuno.
Esempio di frase: Tesoro, TVB
#6 Top
Dominava a Milano fino a qualche anno fa. Ora pare in calo. E’ la Milano che non si accontenta, che paga e pretende, che ha votato Berlusconi e Renzi e ora è in cerca di un nuovo punto di riferimento.
Esempio di frase: Sei al top.
#5 Non ho parole
Si è ormai affermata come risposta obbligata per trasmettere uno stupore che lascia senza fiato, senza risposta. Spesso tradisce la voglia di darci un taglio.
E’ la Milano capace di mantenere la massima freddezza anche nello stupore.
#4 Ci sta
A Milano non si dice più di sì. Si risponde ci sta. E’ la Milano del qui e adesso.
Esempio di frase: Non ci sto dentro.
#3 Bomba
Se qualcosa non è una bomba vuole dire che non conta una cippa.
#2 Figo
Prima dell’arrivo del top c’era lui, la parola simbolo di Milano che sta tornando in auge. A Milano figo e figa non sono parolacce ma attitudini imprescindibili. Ciò che non lo è a Milano non esiste.
Esempio di frase: che figata.
#1 Super
L’era del top è finita. E’ iniziata l’era del super. Funziona sia come parola a sé per dire che una cosa è top. Sia in accompagnamento ad aggettivi che rischiano di essere troppo miseri. E’ la Milano che va oltre il top, che sfora ogni limite, all’insegna della positività e dell’esagerazione.
Esempio di frase: questa cosa è superforte.
La partita sulla riapertura dei navigli non è ancora chiusa. Dopo aver incassato il no da governo e Regione, il sindaco di Milano è volato a sorpresa a Bruxelles per incontrare il commissario ai trasporti Violeta Bulc.
Sala ha ottenuto un mezzo sì all’inserimento dei finanziamento dei Navigli nel budget 2021-2027. Si potrebbe fare se venisse cambiata la mobilità cittadina.
Perchè questo accada la condizione sine qua non proposta dalla UE è che la riapertura dei Navigli sia totale, non solo parziale.
Il costo della riapertura totale si aggira sui 450 milioni di euro, contro i circa 150 milioni previsti per la riapertura parziale per un totale di due chilometri.
In teoria i 150 milioni per la riapertura parziale potrebbero arrivare dal Governo o dalla Regione, cosa che però Sala giudica “improbabile”. Mentre invece è più possibilista sull’aiuto dell’Europa, vincolato a una “rivoluzione” nella mobilità e nei trasporti cittadini.
Attendiamo ora le prossime mosse di una partita che promette nuovi colpi di scena.
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Il nome MIA ti dice qualcosa? Definita dalla stampa “la cattiva ragazza della musica“, la giovane rapper cingalese è pronta a farti scoprire la sua storia fatta di lotte sociali e versi senza filtri.
Nata nel 1975, Mathangi Arulpragasam, rapper internazionalmente nota come MIA, nel 1985 fugge dalla guerra civile nello Sri Lanka, paese originario dei genitori, da rifugiata.
Voluta da Madonna per apparire insieme a lei nella performance del Super Bowl del 2012, si è imposta a metà anni 2000 come la prima pop star di origine Tamil, caratterizzandosi come portavoce nella denuncia della situazione politica della sua patria.
In questa ambigua intervista con il “New York Times“, la rapper MIA permette allo spettatore di entrare nel suo mondo fatto di denunce sociali e testimonianze in prima persona della realtà dalla quale è fuggita.
Un documentario non solo sulla figura della rapper che fa trasparire in prima persona un’anima cruda – ritrovabile poi dal pubblico nella sua affascinante musica, fatta di barre serrate e beat contagiosi -, ma anche e soprattutto sul contesto politico e sociale dal quale la giovane è dovuta fuggire già in tenera età.
Questo è un accenno di “MIA – La cattiva ragazza della musica“, che verrà proiettato questo giovedì al Cinema Beltrade. La storia di MIA inizierà alle 22 e durerà due ore; il prezzo del biglietto è di 7€ (riduzione a 5€ per gli under 26).
Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.
Dopo la politica, l’arte: gli svizzeri hanno proclamato Milano la vera capitale d’Italia? L’Inghilterra rilancia incoronando Milano come capitale dell’arte “senza folla”.
L’Inghilterra incorona l’ARTE SENZA FOLLA DI MILANO
“Se voi amate pittura e scultura, Milano è il posto che fa per voi“, questo scrive The Guardian, aggiungendo: “ma senza le code e la folla che si trovano a Venezia o a Firenze”.
Il tema dell’articolo scritto dalla celebre Rachel Cooke è proprio questo: quanto è sottovalutata la straordinaria offerta artistica di Milano.
Il primo motivo per cui la si sottovaluta è la supremazia dell’immagine di città della moda. “Think of Milan and you think of fashion” è l’incipit quasi banale di Rachel, che fa sorridere quando scrive che “la prima volta che ho trascorso qualche ora in città, passeggiavo nella Galleria Emanuele II sognando di essere ricca”, anche perchè cos’altro si può sperare in un luogo “dove tutti sono così invidiabilmente vestiti?” e dove “perfino le suore sembrano chic”?
Eppure la città della moda e dove tutto è chic offre una straordinaria offerta artistica. Secondo The Guardian, infatti, Milano non è da meno delle più quotate città d’arte, anzi, il fatto di essere così sottovalutata consente di godere dei capolavori universale senza folla. Nell’articolo si citano quattro meraviglie artistiche della città.
Le quattro meraviglie artistiche di Milano
#1 San Maurizio
“Nella straordinaria Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, una chiesa dove quasi ogni superficie è rivestita di affreschi, alcuni del pupillo di Leonardo Da Vinci, Bernardino Luini, sono rimasta stupita di ritrovarmi quasi completamente sola“.
San Maurizio
#2 Cristo morto (Pinacoteca di Brera)
Nella “principale galleria pubblica” della città, gestita dal “carismatico direttore Anglo-canadese James Bradburne, ho visto alla fine lo Lo stupefacente Cristo morto di Mantegna (1480), un dipinto straordinario tanto per la sua stranezza quanto per il suo realismo (la composizione dell’artista attira in modo inquietante tutta la vostra attenzione sull’inguine del corpo, drammaticamente scorcio di Nostro Signore).
#3 Codice Atlantico (Ambrosiana)
“Alla Pinacoteca Ambrosiana è possibile vedere, ogni giorno, pagine selezionate del Codice Atlantico, il più grande insieme di disegni e scritti esistenti di Leonardo”
#4 L’Ultima cena (Santa Maria delle Grazie)
“Ma sicuramente l’esperienza più incredibilmente intensa che si può avere a Milano è quella di visitare l’Ultima Cena, dipinta dall’artista nel 1490, nel Refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie”. Anche in questo caso colpisce potersi godere l’opera in tranquillità e senza resse: “solo 30 persone sono ammesse in sala”. “E come risultato, puoi guardare l’affresco di Leonardo senza frizione, con gli occhi completamente liberi di vagare attraverso le sue delicate distese”, dove “puoi dire esattamente cosa pensa e sente ciascun apostolo“.
Come sottolineano anche i commenti all’articolo del Guardian, vivere l’arte di Milano è un’esperienza meravigliosa e sorprendente. Dove oltre alla bellezza delle opere e alla mancanza di code o di ressa, l’autrice del pezzo sottolinea un terzo elemento di forza dell’arte di Milano: un’esperienza che “was very good for my credit card“.
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Se Regno Unito, Francia e Italia sono le regine della conversazione su Twitter sul tema dell’innovazione (il 60% del totale europeo), Milano la fa da padrona in Italia. È quanto emerge dall’Innovation Report 2018 pubblicato nei giorni scorsi da Talent Garden e che ha analizzato tutti i tweet contenenti hashtag come #AI, #startup, #iot, #digitaltransformation, #blockchain, #bigdata, #fintech, #cloud, #cybersecurity, #analytics, solo per citare i primi 10 in classifica.
Uomini più attivi delle donne (68% tra gli utenti unici contro il 32%), con queste innamoratissime dell’hashtag #startup, mentre sulla sponda opposta gli fa eco #AI.
“Milano si conferma anche quest’anno la ‘città dell’innovazione’ posizionandosi al primo posto con 29.101 tweet. Seguono Roma con 10.443 e Torino che ritorna al terzo posto con 4.223 discussioni sul tema. Come l’anno scorso, rimangono alte in classifica anche Bologna, stabile al quarto posto, e Napoli che scende di due posizioni. In classifica anche Padova, Palermo, Bolzano, Caserta, Modena, Brescia, Lecco, Teramo e Bari. A dimostrazione che il tema e l’interesse per le tecnologie innovative cresce ovunque”, si legge sul blog di Talent Garden.
E se com’è scritto sul Palazzo della Civiltà Italiana di Roma gli italiani sono “Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori e di trasmigratori”, i milanesi sono sicuramente tra i più (non i soli e non solo su Twitter, per fortuna) “innovatori” tra gli italiani.
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Immagina di andare al Magnolia e di trovarti nel mezzo di un party… diverso.
Cosa intendo per “diverso”?
Per esempio, una serata in cui il costo del biglietto di entrata al Magnolia lo decidi tu e il dresscode lo scegli la sera stessa, idem per la musica e persino la scenografia del luogo.
Sembra impossibile, vero? O almeno, strano e insolito.
Ma ti posso assicurare che non ti sto prendendo in giro: sto parlando del “Magnolia UP 2 U”di questo venerdì, dalle 23, una festa che… crei tu.
Niente male, vero? Ma lascia che ti spieghi meglio.
Sarà proprio un evento su misura, basterà solo seguire le istruzioni che ti verranno date sulla pagina facebook dell’eventoe il weekend inizierà esattamente come vuoi tu.
Direi che abbiamo il programma per il fine settimana, no?
Si tratta di quel tipo di serata che vale il viaggio fino al Magnolia (non che le altre non lo meritino, ma questa forse un pochino di più).
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Cosa resterà di Beppe Sala quando la sua avventura sarà terminata? Ce lo siamo chiesti unendo fatti reali a suggestioni, cose serie a più leggere. Quello che unisce questi dieci punti è che sono nell’immaginario dei milanesi. Li pubblichiamo anche per invitare il nostro sindaco a osare di più, a pensare sempre più in grande per la nostra città.
Cosa resterà di Beppe Sala?
#1 Le Olimpiadi
Sia che sia lui o non sia lui a inaugurarle, Sala sarà per sempre abbinato alle Olimpiadi invernali a Milano.
#2 La riapertura dei navigli
Anche se pare un’idea tramontata, la riapertura dei navigli fa rima con Beppe Sala fin dalla sua campagna elettorale.
La Moratti si faceva ritrarre con la scorta anche se doveva attraversare la Galleria, Pisapia ci provava ogni tanto con qualche post stiracchiato. Sala si è presentato subito come di un altro pianeta diventando il primo sindaco social della storia di Milano. Tra i selfie più celebri e discussi, quello in versione velista oppure a piedi nudi in Myanmar.
#4 Le scintille con il governo
10 novembre 2018. Sala-Di Maio, scontro sulle chiusure domenicali dei negozi: «Le facciano ad Avellino se vogliono ma a Milano è contro il senso comune».
«Questo rompe la palle a un sindaco fighetto del Pd? E chi se frega!».
Replica finale di Sala: «Quando il ministro Di Maio avrà lavorato nella sua vita il 10% di quanto ho fatto io sarà più titolato a definirmi fighetto»
27 gennaio 2019. Sala-Salvini, scontro su biglietti e immigrati. Attacca Salvini: «Il sindaco di Milano ha come massima ambizione aumentare il biglietto della metropolitana alla faccia dell’aiuto ai pendolari e della difesa dell’ambiente» Replica Sala su Facebook: «Il Ministro (a tempo perso) cominci a spiegare agli italiani quanti dei 600.000 clandestini (come li chiama lui) da rimpatriare (come aveva promesso) sono stati effettivamente rimpatriati. Un glorioso Paese come l’Italia ha bisogno di un altro Ministro dell’Interno»
Anche se non c’entra con quello che ha fatto come sindaco, a distanza di anni l’esposizione universale rimane uno dei principali motivi di gradimento e di successo di Sala tra i milanesi.
#6 Aver dimostrato che la Polizia può essere più efficiente dell’FBI
29 maggio 2018. Ladri in casa di Beppe Sala: rubati gioielli e un Rolex del sindaco. Weekend da dimenticare per il sindaco di Milano, Beppe Sala, che ha ricevuto la visita – sgraditissima – dei ladri.
5 giugno 2018. Arrestate ladre d’appartamento che hanno rubato in casa del sindaco. Si tratta di tre ragazze di origine rom che hanno svaligiato l’appartamento del sindaco.
La città in cui il 97% dei furti rimangono impuniti recupera fiducia nelle forze dell’ordine.
#7 La mobilità
Forse i cambiamenti più impattanti della prima parte dell’amministrazione Sala riguardano la mobilità. I milanesi lo ricorderanno per l’istituzione dell’Area B, per i vincoli alla circolazione dei veicoli più inquinanti, per il biglietto a 2 euro e, ci auguriamo tutti, per l’estensione della metropolitana fino a Monza e per il completamento della metro 4.
#8 EMA non EMA
Ai molti grafici e designer della città, più della sconfitta dell’EMA non va ancora giù il dossier presentato dal Comune, in stile PRA di Cilea. Però malgrado il fatto che il sindaco sarà abbinato alla sconfitta, speriamo rimanga nella memoria anche lo smacco del governo di Roma che nella votazione finale ha inviato solo un sottosegretario che si è ritrovato tra presidenti e capi di stato.
E’ il sindaco dell’internazionalità. Per ora più che aver portato Milano sui mercati internazionali gli è riuscito il contrario. Sala verrà ricordato per l’ingresso di Starbucks in Italia (con relative palme), per l’inaugurazione di Apple con la trasformazione di piazza Liberty, per l’impennata di investitori stranieri nel mercato immobiliare. Sul fronte opposto, portare Milano all’estero, sembra svanito il sogno di Milano di prendere il posto di Londra dopo la Brexit. Qualche speranza di successo in più ha il tentativo di creare a Milano l’equivalente di London & Partners, anche se per ora partners non ci sono.
#10 Il ruolo nazionale
Come decimo motivo per cui Sala potrebbe essere ricordato dai posteri mettiamo qualcosa che non si è ancora avverato ma di cui gran parte della città parla. Si dice che il sindaco intenda scendere in campo su scala nazionale per rilanciare il centro sinistra insieme a Calenda e Zingaretti. Finora nessun sindaco di Milano è mai riuscito a esportare la sua politica su scala nazionale. Se Sala ci dovesse riuscire verrà ricordato nei secoli.
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SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA. SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)
Duilio Forte, dopo i successi ottenuti nel 2016 con la sua mostra personale al Museo di Biologia di Stoccolma, tramuterà con sue opere installative (e non solo) la Galleria Francesco Zanuso in ArkiZoic, ovvero un luogo fantastico ed anacronistico abitato da creatore zoomorfe. L’esposizione dell’artista-architetto italo svedese dal titolo “ArkiZoic Project III – 55249” inaugurerà mercoledì 6 febbraio in Corso di Porta Vigentina 26 a Milano e sarà fruibile fino a giovedì 28 febbraio 2019.
DUILIO FORTE
Artista italiano e svedese, si laurea in architettura presso il Politecnico di Milano e fonda AtelierFORTE.
Il suo lavoro si ispira agli animali immaginari, estinti e alla mitologia in particolare quella scandinava attraverso la regola ArkiZoic.
Partecipa alla XI e XII Biennale internazionale di Architettura di Venezia e alla XXI Triennale internazionale di Milano.
Sono 48 le opere monumentali lignee della serie Sleipnir (h 10-15 m), ispirate al leggendario cavallo di Odino.
Ha esposto in Svezia, Svizzera, Francia, Polonia, Italia, Corea del Sud, Cina e USA.
Il suo lavoro è stato pubblicato da numerosi quotidiani e riviste tra le quali Dezeen, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Madame Figaro, Domus, Interni, Life Cina, New York Times.