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Giro di Roma in PASTICCERIA: i 5 migliori dolci da trovare in città

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I 5 migliori dolci da assaporare a Roma.

Quando a Roma si desidera acquistare un dolce da portare ad amici e parenti o per togliersi uno sfizio, l’operazione è scientifica e a seconda del tipo di dessert si va nel posto giusto, l’unico e il solo.

Giro di Roma in PASTICCERIA: i 5 migliori dolci da trovare in città

Ne abbiamo scelti cinque che possono soddisfare ogni tipo di palato, dagli amanti del dolce al cucchiaio a quelli della tradizionale crostata della nonna. Per ognuno di questi vale la pena fare un salto nelle pasticcerie di Roma.

# Il Millefoglie

Se la voglia da esaudire è quella di una sfoglia croccante immersa in una morbida crema allo zabaione, allora si sta parlando del Millefoglie di CavallettiDal 1951 a via Nemorense, è una vera e propria istituzione. Da quasi settant’anni è simbolo di Roma nel mondo con il suo Millefoglie a tre piani farcito di crema chantilly aromatizzata al marsala a quanto pare apprezzato anche dalla stessa regina d’Inghilterra, che più volte se lo è fatto spedire a Buckingham Palace.

# Il Tiramisù 

Se si brama un cucchiaio capace di far sentire il paradiso in bocca con la dolcezza del mascarpone e la forza di caffè e polvere di cioccolato, è tempo del Tiramisù di Pompi in Via della Croce. E’ il tiramisù più amato della capitale e trovandosi in pieno centro, a due passi da Piazza di Spagna, lo ha reso anche il più amato dai turisti. Realizzato secondo la personale ricetta di Giuliano Pompi, il suo inventore, oggi oltre al gusto classico con caffè e cacao, affianca gusti particolari e legati alle stagioni.

# Il maritozzo con la panna 

Quando a colazione si sente il bisogno di quella marcia in più e non si può fare a meno di pensare alla deliziosa panna fresca e al soffice panino di un Maritozzo, l’unico e il solo è quello di Regoli a Via dello Statuto, vicino all’Esquilino, antica pasticceria aperta nel 1916 da Umberto Regoli e sua moglie e oggi gestita dalla terza generazione. La ricetta dei maritozzi con la panna è tipica della tradizione laziale, si tratta di un panino soffice e dorato che a Roma è immancabile in ogni colazione che si rispetti e che da Regoli si può trovare nella sua forma più classica con panna montata che trasborda o nella versione quaresimale, che si differenzia per la preparazione senza uova e burro, rendendo quindi questo dolce adatto a essere consumato durante il digiuno pasquale.

# Il Montblanc 

Per chi invece ama l’autunno e il freddo e sogna montagne di marron glacé tuffarsi da pendii di meringa, allora è al Mont Blanc di Giuliani in Via Paolo Emilio in Prati che sta pensando, una pasticceria che risale al primo dopoguerra quando il suo fondatore Giulio Giuliani tornò dalla Svizzera dove aveva appreso l’arte della produzione artigianale del Marron Glacé e dei Cioccolatini. Il Montblanc qui è servito alto, ben farcito e stracolmo di panna montata freschissima. Prelibatezza di origine francese è un dolce al cucchiaio che si prepara con la pasta di marroni, trasformati in spaghetti su un letto di meringhe e panna, esclusivamente fresca. La leggenda narra che il Montblanc sia stato servito la prima volta sulla tavola della famiglia Borgia, alla fine del XV secolo, e che il decano della famiglia, futuro Papa Alessandro VI, ne sia rimasto letteralmente stregato. Questo dolce di origini franco-piemontesi è un omaggio alla vetta italiana più alta, il Montebianco. A Roma diventa in breve tempo il dolce autunnale della borghesia.

# La crostata di ricotta e visciole 

E per finire, quando la nostalgia di casa, della nonna o della campagna stringe il cuore e si sente l’odore di crostata calda e ricotta, non resta che andare da Boccione L’Antico Forno in Via del Portico d’Ottavia per la sua Crostata ricotta e visciole. Torta tipica della tradizione ebraica, giustamente famosa, romani e turisti fanno regolarmente la fila di fronte a Boccione, antico forno del Ghetto che gli intenditori giudicano all’unanimità il miglior indirizzo goloso del quartiere e forse del centro storico. E’ una pasticceria senza insegna, dalle vetrine spoglie e un po’ spartana dove spesso ci sono le code fuori per assaporare anche solo una fetta delle loro ormai iconiche crostate chiuse, ricoperte di pasta, con ripieno di ricotta e marmellata di visciole o ricotta e cioccolato. E da sole valgono la visita.

FRANCESCA SPINOLA

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Il più antico TEATRO coperto del MONDO

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Credits: @teatrolimpicovicenza (YG)

Il Teatro Olimpico è una delle attrazioni più interessanti di Vicenza, la sua importanza è stata riconosciuta anche dall’UNESCO ed è stata inserita nella lista dei patrimoni protetti. Se vuoi scoprirlo, continua a leggere.

Il più antico TEATRO coperto del MONDO

Abbiamo già parlato di Andrea Palladio, figura numero uno dell’architettura veneta. L’urbanista Ottavio Cabiati diceva che “grazie al Palladio, l’architettura italiana è diventata ancora una volta universale”. Un artista famoso non solo per le meravigliose Ville Palladiane che ha regalato al suo territorio, ma anche per la visione che aveva del mondo, per la sua innovazione, e per la sua proficua collaborazione con numerosi enti pubblici, dalla Repubblica della Serenissima al Comune di Vicenza.

Ed è proprio a Vicenza che si trova una delle massime espressioni del genio dell’architetto padovano, il Teatro Olimpico. 

Credits: @teatrolimpicovicenza (YG)

Il Teatro si trova all’interno del Palazzo del Territorio, nel cuore della città, Fino ad allora, il teatro non era un edificio permanente e a sé stante come lo conosciamo adesso: piuttosto, si trattava di una serie di sale o spazi all’aperto temporaneamente adibite alle rappresentazioni. 

Nel 1580 però, l’Accademia Olimpica gli commissiona la realizzazione di quello che diventerà il primo teatro stabile coperto al mondo. Il progetto palladiano si ispira chiaramente alle indicazioni di Vitruvio, rifacendosi alla costruzione dei teatri di epoca romana. Tutto questo per creare una linea di continuità con l’architettura classica che era la firma palladiana. Il classicismo del Teatro Olimpico traspare in diversi dei suoi elementi costitutivi: il monumentale proscenio rettangolare da cui si dipartono sette scene prospettiche in legno ne è un esempio. 

Credits: @teatrolimpicovicenza (YG)

I lavori di progettazione del Teatro Olimpico iniziarono nel 1580, quando fu commissionato dall’Accademia Olimpica, ma il Palladio, che aveva 72 anni all’epoca, morì pochi mesi dopo, e fu quindi impossibile per lui vederne il completamento. Sarà il figlio Silla a curarne l’esecuzione consegnando il teatro alla città nel 1583.

# La storia del Teatro Olimpico

La cerimonia di apertura del Teatro Olimpico si tenne il 3 marzo 1585 e la rappresentazione di “Edipo Re” di Sofocle è entrata nella storia del teatro. La scenografia riproduceva le sette vie di Tebe che si intravedono nelle cinque aperture del proscenio con un sapiente uso della prospettiva. La realizzazione di questa meravigliosa scenografia si deve a Vincenzo Scamozzi. L’effetto è così incantevole e ben riuscito da diventare parte integrante stabile del teatro..

Credits: @teatrolimpicovicenza (YG)

La fama del nuovo teatro si sparge prima a Venezia e poi in tutta Italia suscitando l’ammirazione di quanti vi vedevano materializzato il sogno umanistico di far rivivere l’arte classica. Poi, nonostante un inizio così esaltante, l’attività dell’Olimpico venne interrotta dalla censura imposta dalla Controriforma, e il teatro diventa un semplice luogo di rappresentanza. Bisognerà attendere la metà dell’Ottocento, con le sale appositamente restaurate per l’occasione, prima, e il secondo dopoguerra poi, per la ripresa delle attività artistiche all’interno di un teatro che non ha rivali al mondo.

Credits: @teatrolimpicovicenza (YG)

# Il Teatro Olimpico oggi

Il Teatro Olimpico attualmente può ospitare circa 400 posti ed è diventato un punto di riferimento per la panoramica della cultura e del teatro a Vicenza; le sue attività comprendono rassegne di musica classica e concerti.

Credits: @teatrolimpicovicenza (YG)

Purtroppo, però come gran parte delle attività legate ad arte e spettacolo, il Teatro Olimpico è momentaneamente chiuso al pubblico in ottemperanza con le misure di contenimento della pandemia in atto. 

Fonte: Teatro Olimpico di Vicenza, Paesi Online

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GIADA GRASSO 

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Liguria: vanno a ruba le CASE a UN EURO nel BORGO delle STREGHE

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credit: cittadisanremo.it

Il Comune di Triora, conosciuto come il “Borgo delle streghe” intende ripopolarsi vendendo immobili al prezzo di un caffè.

Liguria: vanno a ruba le CASE a UN EURO nel BORGO delle STREGHE

Abbiamo già parlato di Triora, un borgo medievale circondato da monti e vallate, intriso di antiche leggende e diventato icona della stregoneria. Siamo in provincia di Imperia e qui il tempo sembra essersi fermato ad una tragedia cinquecentesca: il processo alle streghe più atroce d’Italia. Oggi però il Comune ha deciso di ridare vita al suo centro storico praticamente disabitato, mettendo in vendita immobili a 1€. E tu ti trasferiresti nel centro storico del “Borgo delle Streghe”, comprando casa così come si compra un caffè al bar?

# “Case a 1 euro”: il progetto per ripopolare i borghi italiani disabitati

credit: it.businessinsider.com

La strategia sembra funzionare anche più del previsto: nonostante il Comune abbia messo in vendita un solo immobile le richieste sono arrivate massivamente tramite email e telefonate da ogni dove. Il progetto “Case a 1 euro” ha già preso piede in altri comuni italiani che, colpiti da una progressiva desertificazione, stanno tentando di ripopolarsi. Lo scopo però non è solo quello di occupare gli immobili disabitati, ma anche quello di attrarre nuove attività commerciali in paesi altrimenti destinati a morire.

# Immerso nella Valle Argentina, il borgo di Triora è stato certificato “Bandiera Arancione”

credit: cittadisanremo.it

Il borgo di Triora oggi conta poco più di 350 abitanti ma la sua posizione e il suo patrimonio culturale potrebbero essere delle valide attrattive per lo sviluppo di nuove attività turistiche e per i nuovi cittadini. Situato a 800 metri di altitudine nel cuore della Valle Argentina, immerso nel verde delle montagne liguri, il borgo è una piccola perla rara. Ad accrescerne il valore estetico c’è il centro storico che per le sue particolari bellezze è stato certificato “Bandiera Arancione”, un riconoscimento di qualità turistico-ambientale conferito dal Touring Club Italiano.

# Una casa al prezzo di un caffè? Sì, ma rispettando alcuni obblighi

credit: blog.residenceoliveto.it

Ma i candidati acquirenti dovranno rispettare una serie di obblighi per potersi aggiudicare un immobile al prezzo di un caffè. Il desiderio alla base del progetto comunale è quello di ridare vita al centro storico, pertanto dopo un massimo di sei mesi dal momento della compravendita dovrà essere presentato il progetto di ristrutturazione dell’immobile e i lavori dovranno iniziare dopo non più di 12 mesi dopo dal rilascio del permesso di costruzione, inoltre andranno ultimati entro e non oltre quattro anni.

credit: nonniavventura.it

Non si sa se è stata la sua posizione davvero suggestiva, il suo valore culturale oppure l’aura leggendaria che avvolge il borgo, ma dopo nemmeno un mese dalla pubblicazione del bando le richieste sono davvero moltissime. Le offerte per il bando per il primo immobile possono essere presentate entro le ore 12 del 17 aprile 2021. 

E tu? Ti trasferiresti nel “Borgo delle Streghe”?

Fonte: Ehabitat

Leggi anche: “L’ISOLA che non c’è”: il progetto innovativo di Boeri per un BORGO STORICO

ROSITA GIULIANO

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Milano Nord Ovest: 4 LUOGHI ABBANDONATI da recuperare subito

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Credit: milano.corriere.it

Gli investimenti sulle periferie milanesi sono in crescita rispetto al centro storico. Indipendentemente dal “sono d’accordo” o “non sono d’accordo” rimane un dato di fatto: ci sono degli edifici che vanno recuperati e che non si possono lasciare in uno stato di degrado in una città così bella come Milano.

Ci sono infatti dei luoghi, che della famosa ossessione di Sala per le periferie, non ne hanno ancora visto neanche l’ombra. Ma il Sindaco l’ha detto: “ci sono quartieri che han fatto dei passi in avanti e quartieri che ancora ne devono fare”.

Vediamo allora i 4 luoghi della Milano Nord Ovest che di strada, da fare, ne hanno ancora parecchia.

Milano Nord Ovest: 4 LUOGHI ABBANDONATI da recuperare subito

#1 Cascina Case Nuove

credit: partecipami.it

Antica costruzione rurale del 1600, è conosciuta anche come Casanova o Ca’ Nuova.

Formata da due cortili, fino agli anni Cinquanta del Novecento c’erano attive due aziende agricole, negozi e anche delle case date in affitto a famiglie operaie.

Col tempo la città è andata avanti mentre Ca’ Nova è rimasta indietro, ad oggi rimane infatti solo qualche mura in completo degrado.

Questa struttura è di proprietà del comune ed era stata interessata da un risanamento già nel 2012. La ricostruzione non fu però portata a termine: i lavori sono stati bloccati e il risultato è un edificio che ormai cade a pezzi.

#2 Ex Mercato Comunale del QT8

Credit: blog.urbanfile.org

A pochi passi da San Siro, nel quartiere “QT8” progettato da Piero Bottoni nel 1947, troviamo l’ex Mercato Coperto Comunale di via Isernia.
Da ormai un decennio questa struttura è completamente abbandonata da ogni attività commerciale, è in condizioni pessime ed è diventata rifugio per molti senzatetto.

L’edificio era stato messo a bando qualche anno fa e una società si era aggiudicata la gestione. Ma, scoraggiata dagli investimenti necessari per la riqualificazione, aveva abbandonato il progetto.

Il quartiere, soprattutto i suoi abitanti più anziani, avrebbe bisogno dei servizi utili come un negozio di alimentari, un bar, uno sportello bancario e un luogo così grande potrebbe fornirli senza problemi.
Nel 2017 sembrava che la Triennale si fosse interessata a questo manufatto, l’obiettivo era che diventasse sede per il Casva, il Centro di Alti Studi sulle Arti Visive.

Il progetto da 7,3 milioni è stato approvato ormai a novembre 2020 ma di cambiamenti ancora nessuna traccia.

#3 Ex Palatrussardi

Credit: milano.corriere.it

Quello che per più di vent’anni è stato un grande palazzetto della musica è ormai una casa per molti senzatetto.
Già negli anni scorsi c’erano stati degli episodi che avevano fatto mettere in sicurezza l’edificio ma a quanto pare non è bastato.

Come si può dimenticare un edificio così grande e pieno di possibilità?

#4 Ex Istituto Marchiondi

Credit: blog.urbanfile.org

Fondato nell’Ottocento con la finalità di educare i ragazzi “difficili” e di fornire loro una formazione scolastica e professionale, da decenni l’ex Istituto Marchiondi è un edificio di cemento abbandonato.

Questo non era solo un istituto, l’edificio infatti viene preso come simbolo della corrente “brutalista”, nota corrente architettonica novecentesca.
La struttura venne chiusa nel 1970 e da alcuni anni quegli edifici sono sottoposti a vincolo della Sovrintendenza ai beni architettonici.

Questo vincolo, che potrebbe sembrare un vantaggio, sta invece impedendo alla struttura di riacquistare una vita.
Ad oggi rimane una struttura deteriorata e rifugio per senzatetto.

Questi edifici sono tutti “ex” di qualcosa che sono stati ma non sono più e vanno recuperati il prima possibile.

Fonti: blog.urbanfile.org osservatoremeneghino.info

Continua la lettura con: L’ISOLA che non c’è: il progetto innovativo di Boeri per un BORGO STORICO

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Liberi di non essere liberi

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La nostra statua della libertà (Duomo di Milano)

Le grandi lotte dei popoli sono state fatte per limitare i poteri dell’autorità. In nome di queste rivendicazioni l’autorità concedeva una Costituzione.
Le Costituzioni sono nate proprio per regolamentare l’uso del potere e tutelare i cittadini dai soprusi dell’autorità.

Anche l’unica rivoluzione milanese, le cinque giornate, si è scatenata per difendere una libertà, quella di fumare. Una libertà che oggi viene ritenuta di nessun valore con un divieto che è considerato legittimo anche negli spazi aperti. 

In passato la libertà era considerata la premessa per essere sicuri. Perché era l’autorità che spesso rappresentava il maggiore pericolo per la proprietà e anche per la vita delle persone, con atti di repressione o attraverso le guerre.
La paura un tempo era legata all’assenza della certezza del diritto. Nel momento in cui abbiamo ottenuta una certezza del diritto la paura non è più quella, perché è data per scontata, ma è diventata la salute. Paradossalmente ora si combatte non per la libertà ma per la chiusura, ossia per chiedere la soppressione della libertà.

Sotto questo aspetto siamo tornati indietro di secoli. Perché abbiamo ridato all’autorità un potere simile a quello che aveva nella notte dei tempi. Il potere di chiudere unilateralmente ogni attività economica, di limitare il movimento delle persone, di stabilire quando si può uscire di casa, di decidere sulla salute dei singoli e delle famiglie.

Più che lockdown sì o lockdown no, patente vaccinale sì o no, oppure altre questioni legate all’emergenza sanitaria, forse la questione centrale da considerare è sul ruolo che i cittadini si sentono di avere nei confronti dell’autorità.
Anche solo per rispetto a secoli di lotte per la conquista di diritti fondamentali, dovremmo tutti quanti avere il coraggio di non rinunciare a diritti per cui tanti nostri antenati sono arrivati a sacrificare la vita. 

Continua la lettura con: La sindrome del blackout

Per leggere i pensieri del giorno: PENSIERI DEL GIORNO

MILANO CITTA’ STATO 

La METROPOLITANA SPAZIALE

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credit: FB @Soviet Visuals

Tre linee e 29 stazioni rimaste segrete a lungo. Tutte quante sono opere d’arte urbana ma solo una è letteralmente spaziale. Dove si trova?

La METROPOLITANA SPAZIALE

Sembra il set cinematografico di una serie TV fantascientifica, degna delle più futuristiche navicelle spaziali. Quando si dice che qualcosa è “spaziale” spesso si intende dire che è a dir poco eccezionale, ma non è questo il caso. Stiamo parlando di una metropolitana composta da 29 stazioni che possono tutte essere considerate opere d’arte urbana. Ciascuna di queste omaggia i traguardi raggiunti dall’Urss, tra cui l’esplorazione spaziale con mosaici mitologici, colonne scolpite e lampadari dorati. Nonostante la loro estrema bellezza, fino al 2018 queste perle infrastrutturali sono rimaste “segrete”, non potevano neppure essere fotografate.

Dove si trova questa metropolitana letteralmente spaziale e perché è rimasta “segreta” tanto a lungo?

# Il sole dopo la tempesta: venne progettata dopo un disastroso terremoto

credit: mapa-metro.com – Ingresso della metropolitana di Tashkent

Immaginate di trovarvi in Unione Sovietica circa 10 anni dopo la fine della Guerra Fredda.

Il clima che si respirava era ancora quello di rivalsa e affermazione, e all’improvviso, nel 1966, ci fu un indesiderato imprevisto: un fortissimo terremoto colpì la città di Tashkent, in Uzbekistan. Circa 300 mila persone rimasero senza casa e la città venne rasa al suolo dalle potenti onde sismiche. Il Paese reagì a questo disastro con un atteggiamento decisamente resiliente e non solo la città venne ricostruita, ma l’occasione venne colta come uno stimolo per costruire una monumentale metropolitana che omaggiasse l’Urss e che agevolasse la mobilità.

# Una stazione museale interamente dedicata allo Spazio

credit: nationalgeographic.com

La progettazione di questo ambizioso progetto venne avviata nel 1968 e i lavori iniziarono nel 1972. La prima delle tre linee, Chilanzar, fu inaugurata nel 1977 mentre per le altre due si dovette attendere rispettivamente sino al 1984 e al 2001. Tutte le fermate di queste tre linee sono dedicate ai traguardi dell’Urss ma ce n’è una che in particolar modo trasporta i viaggiatori in un film fantascientifico, celebrando i cosmonauti e le esplorazioni spaziali dell’Unione: Kosmonavtlar. Questa fermata si trova a sud del centro città ed è colma di mosaici che raffigurano i volti di celebri astronauti, ad esempio quello di Valentina Tereshkova, prima donna nello spazio e divenuta celebre anche nel mondo femminista per la sua frase “Se le donne in Russia possono lavorare per le ferrovie perché non possono volare nello spazio?”. Insomma più che una stazione metropolitana, Kosmonavtlar è un vero e proprio museo dedicato allo spazio.

# “Niente foto”: lo strano divieto tra utopia sovietica e mitologia uzbeka

credit: FB @Soviet Visuals

La stazione si trova sulla linea blu e questo è esattamente il colore dominante. La luce soffusa illumina i corridoi pieni di colonne e decorati da mosaici e grandi medaglioni con i volti e i nomi degli astronauti. L’utopia e il futurismo rincorsi dall’Unione Sovietica si mescolano con gli elementi della tradizione e della mitologia uzbeka, creando un’atmosfera surreale e magica. Ma la sua bellezza estetica non è l’unico aspetto che attira l’attenzione di curiosi e turisti, infatti fino al 2018 gli interni della metropolitana di Tashkent non potevano assolutamente essere fotografati. Può sembrare una follia e invece la motivazione nascosta dietro a questo divieto è proprio ciò che rende queste linee estremamente sicure: gli interni sono stati costruiti a prova di bomba poiché in caso di bombardamenti sarebbero dovuti diventare dei rifugi, quindi soggetti a rigide restrizioni.

credit: matadornetwork.com

Fortunatamente dal 2018 questo divieto non è più in vigore e chiunque visiti la città può portarsi a casa qualche ricordo di questa, e di tutte le altre “spaziali” fermate.

Fonte: Corriere 

Leggi anche: La METROPOLITANA più PROFONDA del MONDO: l’unica che non ha nomi di luoghi alle stazioni

ROSITA GIULIANO

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“Le NUOVE PISTE CICLABILI dopo un anno sono da RIFARE”

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Credits: milano.corriere.it

Esattamente un anno fa, Milano si preparava a diventare una city bike su misura d’uomo. Per prima, la realizzazione della pista ciclabile sull’asse Corso Venezia-Buenos Aires ha portato con sé non poche discussioni per la sua dubbia progettualità. Ma il piano della Giunta non si limitava a questa, prevedendo la creazione di 50 km di piste ciclabili milanesi.

Però, dopo neanche un anno, molte sono già da rifare. Questa la denuncia del Corriere. 

“Le NUOVE PISTE CICLABILI dopo un anno sono da RIFARE”

# Dopo neanche un anno, la segnaletica delle nuove piste ciclabili milanesi sta scomparendo

Credits: heavyrider.corriere.it

Non è passato neanche un anno dalla realizzazione delle nuove piste ciclabili di Milano che alcune, seppur nuovissime, sembrano secolari. Infatti, la loro segnaletica è quasi del tutto scomparsa e il Comune deve già intervenire per il suo rifacimento.

Secondo un articolo del Corriere, gli esempi più eclatanti di deterioramento sono quello della pista in viale Puglie, realizzata a luglio 2020, e delle piste in viale Monza e via Pola, risalenti solo ad agosto 2020.

# Con questo deterioramento, i rischi per i ciclisti e gli automobilisti aumentano

Credits: www.milanopost.info

Davvero una situazione grave, considerando che molte delle nuove piste ciclabili della città non sono separate fisicamente dalla carreggiata, ma solamente rese note dalla segnaletica che sta sparendo.

Ed è chiaro che, se questa scompare, verrebbe meno la stessa pista, implicando rischi per ciclisti ed automobilisti.

# A Palazzo Marino parlano di un “programma di rifacimenti della segnaletica”. Sarà più valido del primo?

Credits: tg24.sky.it

Il Comune di Milano, che continua a puntare molto sul suo programma, prevedendo anche il prolungamento delle piste ciclabili fino alla periferia milanese, dovrà fermarsi un attimo e prestare più attenzione e maggiore cura a quelle già esistenti.

Ma da Palazzo Marino fanno sapere che la rete ciclabile della città è costantemente monitorata, senza escludere interventi per garantire la sicurezza dei ciclisti. E la promessa è quella di “un programma di rifacimenti della segnaletica laddove è necessario per tenerle in efficienza”.

Beh, questa volta però si spera che sia una segnaletica più duratura rispetto alla precedente.

Continua la lettura con: Lo sfogo dei TASSISTI MILANESI: “Nessuna PROGETTUALITÀ nelle PISTE CICLABILI”

ALESSIA LONATI

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La SCHEGGIA rivoluziona la prospettiva allo SKYLINE di PORTA NUOVA

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Credits: Andrea Zoppolato

Il nuovo grattacielo del centro direzionale milanese rompe gli schemi dello skyline di Porta Nuova e apre la nuova fase urbanistica della città. Basta passeggiare per la Biblioteca degli Alberi per accorgersi della nuova impronta data dalla Scheggia. 

La SCHEGGIA rivoluziona la prospettiva allo SKYLINE di PORTA NUOVA

# Il primo edificio a emissioni zero di Milano, cambia il volto del centro direzionale

Credits: Antonio Rossi Primerano

L’edificio, chiamato anche Scheggia di vetro, è alto 120 metri per 26 piani ed è rivestito da una facciata di vetro e pannelli solari. Sarà la nuova sede di UBI Banca, il primo grattacielo della fase 2 del centro direzionale di Milano a inaugurare e il primo a emissioni zero della città. L’intera struttura dell’edificio è conclusa, rimane solo la piazza sottostante da realizzare e entro l’estate dovrebbe essere fruibile dai dipendenti. Un progetto a firma Pelli Clarke Pelli Architects che anticipa di 20 anni i parametri di ecosostenibilità: facciate in triplo vetro che fungono da  filtro per i raggi Uv e 6000 mq di pannelli solari che riforniranno di energia il 15% del grattacielo. Il riscaldamento e il raffrescamento della torre saranno possibili grazie a un sistema ad acqua di falda che consentirà di ridurre notevolmente i consumi grazie all’utilizzo di sensori di movimento e travi fredde per la climatizzazione dell’edificio.  

Leggi anche: 2021-2023: i NUOVI GRATTACIELI in arrivo a Milano (Immagini)   

# La nuova prospettiva data dalla “Scheggia” allo skyline di Milano

Il nuovo grattacielo milanese si pone fuori da piazza Gae Aulenti centro della “city” e dalla direttrice di viale della Liberazione che si conclude con il Diamantone sede di Bnp Paribas. La sua posizione è infatti agli antipodi del grattacielo Unicredit e al limite opposto della Bibilioteca degli alberi. Questo fatto unito alla particolare forma che ricorda una scheggia di vetro che si protende verso il cielo rompe gli schemi dello skyline milanese e modifica la prospettiva di tutto il quartiere di Porta Nuova. Al contempo apre la seconda fase urbanistica della città caratterizzata da grattacieli con un’altezza ridotta rispetto a quelli della prima fase, ma dall’impatto scenografico più marcato e da forme più iconiche e riconoscibili come landmark della città.

 

Leggi anche: 🛑 La TORRE BOTANICA: il nuovo grattacielo che cambia COLORE in ogni stagione

Continua la lettura con: La COBRA TOWER: il grattacielo a forma di SERPENTE

FABIO MARCOMIN

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Ticinesi IN ASTINENZA di Milano

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È risaputo, i Ticinesi amano Milano. La visitano con piacere e frequentemente per assaporarne le tante opportunità che il Ticino non può sempre offrire. La gente, la frenesia, il brusio, i negozi, le grandi librerie, i bar affollati e anche i numerosi ristoranti.

Ora tutto questo continua ad esserci, ma secondo il colore che viene attribuito alla Regione di volta in volta. Ma qual è la cosa che manca di più ai ticinesi? Al primo posto: il cibo. 

Ticinesi IN ASTINENZA di Milano

# La cucina milanese take away

Visto che come recitava la canzone Lassa pur ch’el mond el disa, ma Milan l’è on gran Milan, buona parte dei ristoranti si è perfettamente organizzata per il take away e per il delivery.

Quindi, potremmo riprenderci Milano, anche in tempi di restrizioni, andando a scoprire o riscoprire i ristoranti che servono d’asporto i piatti della cucina milanese.

Ed ecco qui di seguito una sorta di percorso-degustazione delle specialità milanesi.

# Gli antipasti milanesi

Ci potremmo far servire per esempio in uno dei tanti giardini di Milano un misto di antipasti con nervetti, salumi, mondeghili, fiori di zucca e tanto altro.

# I classici primi piatti

Poi, potremmo anche gustare un bel piatto di tagliatelle col tartufo oppure un risotto con ossobuco.

# La cotoletta alla milanese

Se poi si vuole assaporare una classica cotoletta alla milanese, forse è meglio richiedere di averla già tagliata per evitare acrobazie con le posate, magari seduti su una panchina.

Certo che se fosse un’orecchia d’elefante, tagliata perderebbe molto del suo fascino.

# Non scordiamoci il panettone

Credits: www.filastrocche.it

Per finire sui classici ricordi nostalgici, potremmo degustare una bella fetta di panettone ricoperto da calda crema.

E così, ecco alcuni ristoranti tipici in cui poter percorrere questo giro turistico della Milano da mangiare e ai quali si riferiscono le foto riportate: #trattoriaarlati #damm-atrà #trattorialapiobba #nabucco #algarhhet #menarost col loro servizio take away.

Continua la lettura con: We are the champions: due PIATTI della CUCINA MILANESE inseriti nei primi 30 al MONDO!

GIUSEPPE MARZAGALLI

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L’ultima MODA di Roma: la gita fuori porta ai LAGHI

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Fai che il tuo cuore sia come un lago. Con una superficie calma e silenziosa. E una profondità colma di gentilezza (Lao Tzu).

Sarà che anche i romani a volte cercano la pace, sarà che le giornate sono più lunghe, sarà che le zone da rosse schiariscono in nuance di aranci e gialli, ma la voglia di allontanarsi dalla città si fa sentire e i romani, da sempre amanti della gita fuori porta hanno delle destinazioni speciali dove andare, dei veri e propri luoghi del cuore, i laghi.

L’ultima MODA di Roma: la gita fuori porta ai LAGHI

Ce ne sono diversi intorno alla capitale, raggiungibili quasi tutti in meno di un’ora di macchina e una volta lì offrono prati e spiaggette dove rilassarsi, porticcioli dove affittare piccole imbarcazioni a vela o a remi, percorsi a piedi nei boschi circostanti o visite a castelli e alle antiche dimore medievali. Non da meno è l’offerta di cibo e prodotti a chilometro zero, da assaporare al momento giusto, come le fragoline di Nepi o tutto l’anno, nelle tante trattorie e osterie che offrono una cucina ancora autentica e realmente casareccia.

Da Nord a Sud a Est, Ovest offre un altro tipo di svago balneare, il mare, sono tanti e diversi per forma, profondità, ambiente circostante i laghi che da sempre sono meta di gite giornaliere per pic-nic o semplici escursioni e che col tempo hanno ampliato l’offerta di attività, tanto da offrire ogni tipo di escursione ed esperienza, da quelle più tranquille, come una romantica passeggiata o una degustazione di vini, a quelle più estreme fatte di trekking o immersioni.

Vi segnaliamo 8 laghi che vale la pena visitare.

#1 Il Lago di Albano

Muovendosi verso Sud troviamo il Lago di Albano, frequentatissimo soprattutto da chi abita ai Castelli Romani. E’ il più profondo dei laghi vulcanici italiani e prende il nome da Alba Longa, madre di Roma, che sorgeva proprio sulle sue sponde. Viene anche chiamato Lago di Castel Gandolfo, perché nelle sue acque si affaccia la cittadina che ospita la residenza pontificia. Oltre a Castel Gandolfo il lago è vicinissimo a altre note località dei Castelli Romani come Marino e Rocca di Papa (a nord) e Albano, Ariccia e Genzano di Roma (a sud). L’ente Parco dei Castelli Romani propone molti Percorsi che fanno parte della rete sentieristica dell’area protetta dei Castelli Romani scelti per le particolarità paesaggistiche, naturalistiche e archeologiche che caratterizzano la passeggiata. Intorno al lago si può mangiare nelle tradizionali fraschette dove il cibo è annaffiato dal famoso vino dei Castelli. Una curiosità riguarda la domenica quando, soprattutto in autunno, inverno e primavera il lago diventa punto di ritrovo per motociclisti provenienti da Roma e da tutti i Castelli Romani.

#2 Il Lago di Nemi

il Lago di Nemi occupa il fondo dell’antico Vulcano Laziale, insieme al vicino lago di Castel Gandolfo. E’ un piccolo paradiso sia dal punto di vista naturalistico che per quanto riguarda la fauna e la flora.  Qui vivono infatti aironi, svassi, tuffetti e anatre che ne frequentano le sponde, mentre in acqua ci sono tinche, alborelle e lucci. Le opportunità escursionistiche in questa zona sono molte e il contesto è di grande suggestione con boschi di castagno, lecci, aceri, carpini, noccioli che si alternano alla classica macchia mediterranea. All’interno del Parco Regionale dei Castelli Romani, quasi al centro dei Colli Albani, sorge il piccolo borgo di Nemi. Un luogo fatato, noto per le fragoline coltivate lungo le rive del lago e celebrate con una sagra la prima domenica di giugno. Nemi è anche terra di leggende dell’antica Roma. La più affascinante tra le sue storie riguarda le navi di Nemi, due navi imperiali romane, attribuite all’imperatore Caligola e recuperate tra il 1928 e il 1932. C’è anche il tempio di Diana Aricina, un enorme complesso religioso di cui oggi si possono ammirare solamente i nicchioni.

#3 Il Lago di Bracciano

Muovendosi verso Nord si trovano i Laghi di Bracciano e di Martignano anch’essi di origine vulcanica.  Il lago di Bracciano è uno dei più grandi intorno a Roma. La bellezza di questo lago è data anche dalla strada panoramica che si snoda intorno al suo perimetro permettendo di circumnavigarne il bacino e di visitare i borghi più caratteristici presenti sulle sue sponde, fra cui Bracciano, da cui prende il nome, Trevignano Romano e Anguillara Sabazia.  Il lago d’estate diventa una piscina a cielo aperto con i suoi lidi attrezzati lungo l’intero profilo del lago, i porticcioli e le acque limpide dove nuotare o praticare sport come il windsurf o la canoa. Per chi preferisce passeggiare è possibile effettuare camminate nei dintorni del lago, all’interno del Parco Naturale Regionale di Bracciano – Martignano, un territorio vulcanico compreso all’interno della cintura craterica del Vulcano Sabatino. Tra i punti turistici di maggiore interesse per i visitatori del lago di Bracciano c’è senz’altro il famoso Castello Orsini-Odescalchi, di epoca medievale, che continua ad ospitare feste di matrimonio di rilevanza internazionale. Ancora arredato come all’epoca del suo massimo splendore, il Castello conserva in alcune sale al suo interno un museo molto curato che ospita raccolte di armi e armature medievali.

#4 Il Lago di Martignano

Il Lago di Martignano, anch’esso di origine vulcanica, è caratterizzato dalle piccole dimensioni e dalla forma quasi perfettamente circolare. Questo lago, raggiungibile con la Cassia in direzione Anguillara è una vera oasi nella natura e non ha centri abitati che vi si affacciano. Escursioni a piedi, a cavallo e nuotate sono le attività principali degli appassionati di questo luogo raccolto e lontano dal chiasso. Il lago si raggiunge solo a piedi dopo aver lasciato la macchina in un’area parcheggio che si trova su una collina sovrastante.

#5 Lago di Vico

Andando ancora più a Nord si incontrano prima il Lago di Vico e poi quello di Bolsena. Il Lago di Vico, denominato in origine Lacus Ciminus è un lago di origine vulcanica in provincia di Viterbo che sorge a 507 metri di altitudine ed è completamente circondato dal Monti Cimini.  Le coste di questo lago, abitate fin dal neolitico e successivamente dagli Etruschi e dai Romani, si presentano a tratti molto selvagge mentre in altri, la presenza di piccole spiagge permette l’accesso alle acque del lago. Essendo protetto da una Riserva Naturale sin dal 1982 offre al visitatore angoli di natura praticamente intatta. Gli insediamenti umani sono pochissimi e si concentrano principalmente in località Punta del Lago. Qui, infatti, è possibile non solo bagnarsi nelle acque ma anche degustare piatti tipici locali, anche a base di pesce, in uno dei punti ristoro del piccolo borgo. Le attività più apprezzate qui sono il bird watching e il trekking.

#6 Lago di Bolsena

lago di Bolsena, quinto per dimensioni in Italia, si trova nell’Alto Lazio, al confine con Umbria e Toscana, nella caldera principale del complesso vulcanico Vulsinio. I centri abitati, ricchi di storia, sia sulle rive che sui crinali dei monti Volsini, sono molti.
Innanzitutto Bolsena, la città che ha dato il nome al lago,  e Montefiascone, con il più bel panorama complessivo del lago. All’interno del Lago di Bolsena emergono due isole: l’Isola Bisentina e l’Isola Martana. Le coste del Lago di Bolsena si presentano sabbiose e in alcuni bervi tratti paludose. La sabbia è generalmente di color nero, dovuto alla provenienza vulcanica delle rocce di cui è composta l’antica caldera. Intervallata da calette e insenature, la costa è interrotta in vari punti da suggestivi promontori. Su uno di questi sorge uno dei borghi più caratteristici del lago, ovvero, Capodimonte. Gli altri promontori sono: Punta di Sant’Antonio, Punta San Bernardino e Monte Bisenzio.

#7 Lago del Turano

Lago del Turano

A Est di Roma si trova il Lago del Turano. E’ uno splendido specchio d’acqua di origine artificiale che si estende nel cuore dei Monti del Cicolano, ampio gruppo montuoso in provincia di Rieti. Il lago venne creato nel 1939 a seguito dello sbarramento del Fiume Turano. L’opera sarebbe servita sia per la produzione di energia idroelettrica che per evitare eventuali inondazioni della vicina Piana di Rieti. Lungo circa 10 km, si trova a 536 metri di altezza e bisogna percorrere circa 36 km per effettuare il periplo completo delle sue frastagliate coste. Intorno c’è un paesaggio costellato da piccoli borghi montani che si affacciano sulle sue sponde. I più noti tra questi sono Colle di Tora e Castel di Tora entrambi ricchi di testimonianze storiche e culturali di notevole interesse. Inoltre, questi borghi sono incastonati in un ambiente praticamente intatto dove si possono ammirare angoli di natura a tratti ancora selvaggia. Una fitta rete di sentieri permette di collegare le rive del lago ai centri abitati fino a raggiungere le cime più alte che circondano questo bacino montano. Sul versante nord-orientale del lago, si estende inoltre la Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia che, seppur di piccole dimensioni, tutela un’area di grande pregio naturalistico ed ecologico, dove si alternano montagne, colline, canyon, che creano un mosaico di microambienti davvero unici.

#8 Lago del Salto

C’è un altro luogo artificiale, nel Lazio, che nulla ha da invidiare alla natura, è il Lago del Salto, il più grande bacino artificiale della regione, creato dallo sbarramento dell’omonimo fiume nel 1940. L’aspetto è quello di un gigantesco fiume, con la sua forma allungata e i bordi frastagliati e con spiagge raggiungili dai piccoli centri di Fiumata e di Borgo San Pietro. È un luogo turistico, il Lago del Salto, ma è anche un luogo dalla  storia difficile. Per costruirlo, interi centri abitati furono distrutti e poi ricreati sulle sponde e in molti persero la vita durante la realizzazione della Diga del Salto, che coi suoi 90 metri era all’epoca la più alta d’Italia. A rendere unico il Lago del Salto sono soprattutto i suoi fiordi, che si aprono lungo le rive e che si succedono in quantità. A seguito della creazione del bacino, queste insenature sono andate a sostituirsi ai profondi e scoscesi dirupi che un tempo si trovavano qui. Visitare il Lago del Salto significa percorrere una strada che procede lungo boschi di querce e di castagni e che quei fiordi li attraversa grazie alla costruzione di stretti ponticelli. Ci sono poi delle grotte, come la Grotta di Santa Filippa Mareri, fondatrice dell’ordine monastico delle Clarisse che qui rimase per un anno a pregare e meditare. Per raggiungerla, si percorre un sentiero montano, il Sentiero del Pellegrino, che parte dalla frazione di Piagge e si addentra nel bosco.

Continua la lettura con: Il colosseo quadrato di Roma

FRANCESCA SPINOLA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La lunga attesa dei TEATRI: i 5 templi dell’arte più FAMOSI al mondo

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credits: sydneyoperahouse IG

Che cos’è il teatro? Ognuno ne può sicuramente dare una propria definizione, ma che lo si ami o meno, l’importanza che esso ha nella cultura di tutto il mondo è indiscutibile. Luogo e simbolo per antonomasia della cultura, l’UNESCO ha creato nel 1948 l’Istituto Nazionale del Teatro e il 27 marzo, in tutto il mondo, si celebra la giornata ad esso dedicata. A qualche giorno da questa importante ricorrenza e consapevoli del fatto che questo sia stato l’anno più duro per chi lavora nel mondo teatrale, vogliamo onorare il tempio dell’arte e celebrare i teatri di tutto il mondo attraverso i 5 più famosi.

La lunga attesa dei TEATRI: i 5 templi dell’arte più FAMOSI al mondo

#1 L’Opera House di Sydney

credits: sydneyoperahouse IG

Non solo simbolo della città australiana, ma anche icona mondiale dell’arte e uno dei più celebri teatri del mondo.

L’Opera House di Sydney, dallo stile architettonico unico e particolare, è stato inaugurato ufficialmente nel 1973 e dal 2007 rientra tra i Patrimoni dell’Umanità UNESCO. Si sviluppa attorno ad una stretta baia e poggia su una grande piattaforma in granito lunga 180 metri e larga 120. Il teatro ospita, in tempi normali, più di 2000 spettacoli all’anno, accogliendo circa un milione e mezzo di spettatori.

#2 Teatro Bolshoi di Mosca

credits: valerie.by.myself IG

Il Bolshoi nasce originariamente nel 1825, ma dopo un incendio viene ricostruito, sistemato e nuovamente inaugurato nel 1856. Si tratta dello storico centro teatrale di Mosca, nonché del tempio del balletto classico. Il Teatro è infatti noto soprattutto per la sua compagnia di danza, il Bolshoi Ballet, che, con più di 200 ballerini, è la più grande del mondo.

#3 Il Metropolitan Opera House di New York

credits: carlosgarcia.arch IG

Il Metropolitan Opera House, situato nel Lincoln Center di New York, conta 3800 posti ed è il teatro dell’Opera più grande del mondo.

La costruzione originale si trovava tra la 39esima e la 40esima strada a Broadway, il regno del teatro, e nacque nel 1883 come teatro privato di un gruppo di ricchi uomini d’affari. Ritenuto però inadeguato per la città, nel 1966 venne chiuso e poi demolito.

Il nuovo Metropolitan fu costruito e aperto al pubblico nello stesso anno, nell’area del Lincoln Center e debuttò con La fanciulla del West di Giacomo Puccini. Sempre di Puccini è anche l’opera più rappresentata nella storia di questo teatro: la Boheme.

#4 L’Opéra Garnier di Parigi

credits: Paris__culture IG

Un vero monumento per tutto il Paese, l’Opéra Garnier nacque dalla volontà di Napoleone III, in seguito ad un attentato nel quale otto membri della Corte Francese vennero uccisi da un gruppo di dissidenti mentre si recavano a teatro. L’Imperatore desiderava un nuovo edificio teatrale che potesse essere più sicuro, così iniziò la costruzione dell’Opéra.

Durante gli scavi, venne scoperto un piccolo laghetto sotterraneo, ancora oggi visitabile, dove, secondo lo scrittore Gaston Leroux, si nasconde il famosissimo Fantasma dell’Opera.

#5 Il Teatro alla Scala di Milano

credits: milanstagramcom IG

Non potevamo che finire con il teatro più importante del capoluogo meneghino: il Teatro alla Scala. Inaugurato nel 1778, il teatro sorge sulle ceneri del precedente Teatro Ducale, distrutto da un incendio, e deve il suo nome alla chiesa di Santa Maria alla Scala, demolita proprio per far posto al nuovo Teatro.

Il teatro, tra platea e palchi, può ospitare più di duemila spettatori e, dal 1991, si occupa anche di formazione per i professionisti dello spettacolo attraverso l’Accademia della Scala.

Vogliamo concludere questa lista con le parole pronunciate da Helen Mirren nel messaggio internazionale per la Giornata Mondiale del Teatro di quest’anno: “Da quando esistono sul pianeta, gli esseri umani si sono raccontati storie. La bellissima cultura del teatro vivrà finché ci saremo.”

Fonte: siviaggia.it 

Continua a leggere: Il colore della sfortuna: perché in teatro il VIOLA porta male? 

CHIARA BARONE

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Il trend della prossima ESTATE: le ISOLE Covid Free

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Credits: @sardegna_official_ Alghero

La Grecia sta vaccinando gli abitanti delle isole a partire dalle 40 più piccole e arrivando a quelle più importanti come Santorini, Mykonos e Corfù. Ma non è l’unica. In Spagna le Baleari saranno le prime a testare il passaporto vaccinale UE e le Azzorre hanno già vaccinato l’85% dei propri abitanti. Le isole sono viste come possibilità di controllare l’andamento del Covid e sfruttare l’isolamento per arginarlo. Sono sempre state anche mete turistiche e si è pensato, quindi, di attuare piani che le portassero ad essere Covid free entro l’estate. In tutto ciò, l’Italia come sta agendo?

Il trend della prossima ESTATE: le ISOLE Covid Free

# Le isole italiane chiedono una campagna vaccinale di massa

L’Italia vorrebbe stare al passo delle isole degli altri paesi, ma per ora non sembra lo stia facendo. L’Ancim (associazione nazionale comuni isole minori), insieme a Feralberghi, ha richiesto al governo Draghi una campagna vaccinale di massa per le isole minori italiane; sarebbero 35 comuni e 240mila abitanti. C’è comunque da chiedersi se sia veramente corretto vaccinare gli abitanti di intere isole, quando ci sono ancora persone ultraottantenni che non hanno ricevuto la loro dose. Tuttavia, sarebbe un’ottima opportunità per andare in vacanza in totale sicurezza.

# La zona bianca della Sardegna è stato un ottimo test

Credits: shmag.it
Sardegna zona bianca

Nonostante non ci sia stato il passaggio della zona gialla e sia finita direttamente in quella arancione, la Sardegna è riuscita a stare 3 settimane in zona bianca. Le regole erano ben poche, rispetto alle restrizioni che hanno tutte le altre regioni: obbligo di mascherina, distanziamento e divieto di organizzazione di eventi che avrebbero portato ad assembramenti. Per entrare nell’isola bisognava essere o vaccinati o certificare la negatività al tampone molecolare. Si è trattato sicuramente di un ritorno alla “normalità” per gli abitanti, ma allo stesso tempo è stata la prova che la situazione Covid su un’isola è più facile da controllare.

La Sardegna, inoltre, anche quest’anno è sotto il mirino dei turisti, soprattutto italiani. È infatti centrale nella programmazione del turismo: sono stati potenziati i trasporti, aumentate le tratte e molte compagnie aeree stanno già puntando sull’isola, in quanto destinazione. Anche la Sicilia si sta preparando ad affrontare un’estate turistica, offrendo ad esempio tamponi gratis a chi entra dal porto di Messina.

# Come funzionerebbe un’isola Covid free?

Credits: vistanet.it
mare di Cagliari

Il pensiero di poter fare una vacanza lontana dallo stress e dalla pandemia sarebbe un sogno. Dopo un anno di attenzione alle norme, si aspetta solo l’estate. Anche se si tratta di un’estate ancora incerta, molti, o quasi tutti, sperano in mesi caldi e liberi come quelli dell’anno scorso, se non meglio.

Un’isola Covid free potrebbe essere la soluzione perfetta: bar e ristoranti che finalmente accolgono i clienti a tutti gli orari, non c’è coprifuoco e le mascherine non sono obbligatorie all’aperto.

Fonti: lagenziadiviaggi.it

Continua la lettura con: 10 VIAGGI post Covid che ci CAMBIERANNO LA VITA

BEATRICE BARAZZETTI

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La CASA delle CONCHIGLIE. L’archistar? Un TASSISTA

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Credits: @battigol2001 Cancello Casa delle Conchiglie Rimini

In via del Fante, nella località di San Giuliano a Mare, Rimini, si può trovare una casa completamente ricoperta di conchiglie. È visitabile solo dall’esterno, ma d’altronde è questo il suo forte. Ben 14.000 conchiglie decorano le pareti della villetta, andando a creare dei mosaici.

La CASA delle CONCHIGLIE. L’archistar? Un TASSISTA

# È la storia di un tassista creativo

Credits: @mrzpan
Casa delle Conchiglie Rimini

Eppure questa casa stravagante non è frutto di un’artista, ma piuttosto di un tassista, Alfonso Rinaldi. Un tassista indubbiamente creativo e amante dell’arte che ha dedicato anni della sua vita alla costruzione di questa villetta. Rinaldi iniziò il progetto da solo negli anni ’60, andando a raccogliere personalmente le conchiglie. Resisi conto dell’ambizione del tassista, però, gli abitanti di San Giuliano a Mare iniziarono ad aiutarlo nella raccolta. Durante la costruzione, Rinaldi utilizzò cemento e malta di vari colori così da poter incastonare le conchiglie e contemporaneamente creare disegni e mosaici. Se all’inizio ipotizzò di ricoprire solo la facciata, decise di esagerare e proseguire con la copertura dell’intera casa. Non soddisfatto, inoltre, arrivò a decorare con conchiglie anche il cancello esterno e i vasi per i fiori.

Fortunatamente, anche se anziano, Rinaldi poté ammirare la sua opera. Anche dopo la morte del suo ideatore, la villetta è rimasta perfettamente conservata, così che i turisti, ma soprattutto i cittadini che hanno partecipato alla sua costruzione, possono ammirarla. Questo grazie alla figlia di Rinaldi.

 

# Quella di Rimini non è l’unica casa ricoperta da conchiglie

Credits: @zingarate.com
Casa Conchiglie Rimini

La Casa delle Conchiglie riminese, tuttavia, non è l’unico edificio al mondo coperto dai gusci dei molluschi. Ne sono un esempio la Casa de las Conchas (letteralmente conchiglie) e la chiesa del XII secolo di Toxa, entrambe in Spagna; oppure la grotta di Margate in Inghilterra, il cui mosaico è fatto di conchiglie, o il Jardin Coquillage in Francia.

Fonti:zingarate.com

Continua la lettura con: La “Casa dei Maghi”: il CASTELLO ALCHEMICO che incantava l’Europa

BEATRICE BARAZZETTI

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La SPIAGGIA di Jesolo cambia SABBIA

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Le mareggiate invernali sono un fenomeno particolarmente conosciuto e ricorrente in gran parte del litorale adriatico, lato veneto. Gli episodi dello scorso mese di Dicembre hanno puntualmente causato una significativa erosione della costa della Pineta di Jesolo. L’area più colpita è quella compresa tra lo stabilimento Green Beach e la foce del Piave.

La potenza delle onde ha fatto sparire migliaia di metri cubi di sabbia e ha causato danni alla passeggiata del lungomare, con le piastre in cemento sollevate dalle onde. L’occasione giusta per rifare il look a uno dei litorali più famosi d’Italia. 

La SPIAGGIA di Jesolo cambia SABBIA

Merville Beach - Jesolo Pineta
Neanche il Merville Beach è stato risparmiato dalle mareggiate

A ridosso dei fenomeni metereologici avversi, una ditta incaricata dal Genio Civile è stata impegnata per giorni per una prima serie di attività di messa in sicurezza delle dune esistenti. Nei giorni scorsi, invece, è partito un progetto per il ripristino dei circa tre chilometri del litorale est di Jesolo interessati dalle mareggiate invernali.

# Il progetto: nuova sabbia per la spiaggia

L’amministrazione comunale di ha stanziato 320 mila euro per garantire il ripristino e la preparazione della spiaggia della Pineta per la stagione 2021.

Hotel 4 Stelle Jesolo in Pineta con Piscina - Hotel Gallia
La spiaggia di Jesolo Pineta

Le risorse, inserite nel bilancio di previsione, serviranno a finanziare il prelievo di circa 40 mila metri cubi di sabbia recuperati dalle zone centrali del litorale.

La sabbia verrà dapprima trasportata e stoccata in depositi protetti dalle mareggiate. In una seconda fase, verso la tarda primavera, sarà quindi distesa lungo la spiaggia.

Le attività saranno svolte in coordinamento con i Concessionari ai quali compete la fase di spianamento delle dune erette in inverno a protezione della spiaggia.

Il Garden Paradiso Camping – Jesolo Pineta

# L’assessore al Demanio di Jesolo: “Tutelare la pineta”

Di questo progetto ne ha parlato, nei giorni scrosi, l’assessore al demanio Esterina Idra:

La fragilità del litorale della pineta, ogni anno interessato da mareggiate e conseguente erosione e la necessità di preservare la specificità di questa parte della nostra città e tutelare le attività che vivono del turismo, ci ha spinto con previdenza a stanziare risorse del bilancio da dedicare ad interventi di ripristino. L’estate 2021 si avvicina e saremo pronti per accogliere gli ospiti anche nel contesto dal grande valore ambientale rappresentato dalla pineta”.

Credits: veneziaradiotv.it

Continua la lettura con: JESOLO sfida MIAMI: con le Wave Towers avrà uno SKYLINE da VERTIGINI

LUCIO BARDELLE

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

🛑 Cosa ne sarà del SALONE DEL MOBILE? Il calendario provvisorio

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Credit: artribune.com

Sale la paura del Salone del Mobile di Milano che inizia a lavorare ad una versione digitale dell’evento. La possibilità di realizzarlo in presenza dal 5 al 10 settembre è ancora appesa a un filo. Per il momento non c’è ancora niente di sicuro e dipende tutto dai DPCM.

Cosa ne sarà del SALONE DEL MOBILE? Il calendario provvisorio

# Il Salone del Mobile potrebbe saltare

Credit: artribune.com

Dopo un anno di stop forzato e dopo aver già spostato l’evento da aprile a settembre, il Salone del Mobile di Milano potrebbe saltare ancora una volta.
Il Salone del Mobile ha rivelato questa settimana un “piano B” per una versione digitale della fiera, per la paura di non poterla realizzare in presenza nelle date prestabilite, dal 5 al 10 settembre 2021.

Si sta ormai lavorando da mesi per assicurare una manifestazione in piena sicurezza ma adesso servono più rassicurazioni dal Governo.

# Serve una data per la ripartenza

Il presidente del Salone del Mobile Claudio Luti, dopo un incontro con il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, ha esposto la necessità di avere una data certa per la ripartenza delle manifestazioni fieristiche nel prossimo DPCM.

La conferma del Salone del Mobile 2021 avverrà solo se il DPCM del 6 aprile darà il via libera alle fiere ma questo non basta.

Servono informazioni più precise sul Piano Vaccini, sulle tempistiche ma anche sui passaporti sanitari.

Affinché il Salone del Mobile abbia successo l’Italia deve essere considerato un paese sicuro dai visitatori esteri ma soprattutto, serve anche fare chiarezza sulla riapertura dei voli internazionali.

In poche parole: servono risposte.

# Un effetto a lungo termine?

Il più grande salone del mobile del mondo è quindi ancora appeso a un filo e nel frattempo si pensa ad una versione 2.0: un Salone del Mobile tutto digitale.

La pandemia continua a scombinare il calendario di tutti gli eventi del mondo, da ormai un anno sono stati cancellati, spostati o ridotti.

La pandemia avrà un impatto a lungo termine sulle fiere e i grandi eventi?

Questo potrebbe segnare la fine della visione tradizionale delle fiere per sempre, il modo di vedere gli eventi sta cambiando per necessità e potrebbe non tornare più indietro.

Probabilmente nel futuro ci si sposterà su eventi digitali o comunque molto più ristretti.

Fonti: futuroprossimo.it

Continua la lettura con: Udine: si sperimenta RE-START, la tecnologia per far tornare gli spettatori nei GRANDI EVENTI

ARIANNA BOTTINI

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La sindrome del blackout

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Petrus Van Schendel

Quando in un quartiere va via la corrente elettrica si vive questa piccola avventura da boy scout, si cercano le candele nell’ultimo cassetto in fondo e con un accendino o un fiammifero ci si mette in attesa del ritorno della normalità.
È un’esperienza in qualche modo elettrizzante e che fa sentire tutti vittime e protagonisti nella stessa emergenza. Se invece va via la luce solo in un appartamento non succede la stessa cosa.

Si potrebbe assimilare quello che sta succedendo con le misure restrittive per il Covid a quello che accade con un blackout. Si prova la sensazione di essere tutti vittime della stessa emergenza e questo crea un senso di appartenenza. Ma non solo. Ci si sente anche tutti protagonisti di un’avventura che in questo caso è ancora più amplificata dai media. Stando forzatamente chiusi in casa o limitati nella propria azione si è protagonisti delle cronache. Non a caso in Germania c’era uno spot che paragonava chi stava chiuso in casa a chi aveva combattuto in guerra.

In un periodo storico in cui si stanno perdendo le esperienze reali perché la vita diventa sempre più incasellata in paradigmi, regole e sicurezze, il sapore della vita e della natura si ritrova all’interno di un’emergenza.
La propensione ad accettare il lockdown è stata favorita da questo sottile e segreto piacere dell’avventura.
Anche se dopo i black out nascevano più bambini.

Continua la lettura con: Lo scippo della gioventù

Qui trovi tutti i pensieri del giorno: i pensieri del giorno

MILANO CITTA’ STATO

Next Generation: 6 LEADER under 30 della MILANO del FUTURO

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Milano Città Stato ha un progetto: dare spazio e protagonismo ai giovani. L’appuntamento è fisso, stesso posto stessa ora: ogni due settimane, il mercoledì sera alle 21 vogliamo conoscere i nuovi giovani leader del futuro. All’indomani del secondo incontro, ecco chi sono i 6 giovani under 30 che ci fanno sperare in meglio per il futuro di Milano e dell’Italia. Qui il Video

Next Generation: 6 LEADER under 30 della MILANO del FUTURO

# Diletta Milana: “La tecnologia ha un forte potere democratizzante”

Tedx Torino, Ready PlayerX, 02 febbraio 2020

27 anni, origini piacentine e una laurea in Ingegneria Informatica al Politecnico di Milano. Diletta è una data scientist per un’impresa dell’energia, dove segue tutte le iniziative di innovazione nel campo dell’ Intelligenza Artificiale. Nel 2017 ha co-fondato Yezer, una no profit italiana di giovani volontari che ha l’obiettivo di elaborare ed attuare proposte politiche, economiche e sociali per disegnare un mondo migliore.

“Credo che ci sia bisogno di educare i giovanissimi a pensarsi un po’ più parte di una comunità, se riuscissimo a trasmettere questo valore della responsabilità, di essere come una squadra ci sarebbe un mondo molto diverso”.

# Laura Fasano: “Se avessi una bacchetta magica semplificherei, magari tramite una vera e propria digitalizzazione”

Laureata in Psicologia del Benessere all’Università Cattolica di Milano e appassionata fin da piccola di tecnologie, Laura, conosciuta su internet come TecnoLaura, ha un blog dove aiuta le persone a comprendere ed affrontare i cambiamenti legati allo sviluppo tecnologico. Il suo obiettivo è quello di condividere e promuovere un’idea positiva riguardo alle nuove tecnologie, valorizzandone le potenzialità ed affrontando coscientemente i rischi e gli aspetti negativi.

“Se fossi sindaca di Milano implementerei più politiche a sostegno delle donne che sono emerse come le grandi sconfitte da questa pandemia e troverei dei modi per rendere più semplice la possibilità di costruire una famiglia senza dover abbandonare la propria carriera”.

# Federico Guastoni: “Milano è una città generosa, offre grandi opportunità ed è una città che dà tanto”

Laureato in giurisprudenza all’Università Bicocca di Milano, Federico ha 27 anni, ha collaborato con la testata “il Giorno” ed è co-fondatore del Comitato Petrarca. Il Comitato è molto attivo nella zona Nord-Ovest di Milano e ha lo scopo di proporre idee per migliorare il quartiere, in modo da creare valore sia per i cittadini che per i commercianti.

“Milano, per la varietà di persone che la compongono, continuerà ad essere la stella polare del nostro Paese e continuerà a dare tante opportunità ai giovani. Non penso che il Covid abbia distrutto totalmente la struttura sociale milanese e le difficoltà non saranno permanenti”.

# Livia Viganò: “Milano dà moltissime opportunità, permette di essere libero rimanendo all’interno di un contesto che sa di casa”

23 anni, è nata e cresciuta a Milano e sta finendo la Magistrale in Economia alla Bocconi. È la co-fondatrice di Factanza, una startup innovativa nata come pagina Instagram per fare informazione in modo accessibile e comprensibile alle nuove generazioni, così da renderli più consapevoli di ciò che accade nel mondo.

“Uno dei problemi maggiori in questo periodo per i giovani è trovare un lavoro che gli permetta di vivere a pieno la città di Milano, la priorità dovrebbe essere quella di investire nei giovani, nell’istruzione e nelle politiche del lavoro che permettano di poter vivere la città con il migliore stile di vita”.

# Silvia Fanzecco: “Il simbolo di Milano per me è il Parco Nord, un polmone che in questo periodo ha permesso di evadere dalle proprie abitazioni”

Di origini sarde, ma trapiantata a Milano, Silvia è laureata in Scienze della Comunicazione. Lavora come Manager della Comunicazione presso Shetech, un’associazione no profit che ha l’obiettivo di colmare il gender gap nel mondo della tecnologia, del digitale e dell’imprenditoria, operando tramite attività di networking, empowerment e formazione.

“Credo che Milano sia già considerabile una capitale della cultura, offre bellezze e servizi che in altre zone d’Italia non ci sono. Anche l’innovazione tecnologica e digitale può dare un grande vantaggio nel valorizzare le bellezze culturali che già ha”.

# Maria Boragno: “La cosa più futurista a cui penso spesso è il teletrasporto, è sicuramente la mia ambizione più visionaria”

Ultima, ma non per importanza, Maria Boragno, la più giovane tra questi nuovi leader. Di soli 22 anni, Maria è laureanda in Design della Comunicazione al Politecnico di Milano. Nel tempo libero è un’illustratrice e graphic designer freelance.

“Senza empatia non c’è voglia di andare da nessuna parte, tramite il digitale si potrebbe mostrare il lato emotivo del nostro Paese per invogliare i turisti a tornare in Italia”.

Per conoscere meglio i nuovi leader del futuro, potete recuperare le dirette sulla nostra pagina Facebook e mi raccomando: non perdetevi il prossimo appuntamento! Qui l’ultimo video

Continua a leggere: Come potrebbe funzionare il teletrasporto?

CHIARA BARONE

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

Il primo grattacielo che si muove

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Credit: @arts_built

Quante volte abbiamo detto o sentito “che sfortuna ci hanno dato la camera che non dà sul mare” oppure “è una bella casa peccato che si affaccia su un vialone”?

L’architetto David Fisher sembra aver trovato la soluzione a questo problema: un grattacielo che si muove dove gli appartamenti ruotano durante la giornata.

Non ti piace la vista? Aspetta qualche minuto e sarà diversa.

Vediamo insieme questo edificio futuristico da far girare la testa.

Il primo grattacielo che si muove

# La Dynamic Tower

Credit: @arts_built

Siamo a Dubai, è qui che si trova il miglior esempio della Dynamic Architecture: un grattacielo che si muove completamente.

Si chiama Dynamic Tower ed è una torre di 420 metri progettata dall’architetto italo-israeliano David Fisher; come molti altri progetti, doveva concludersi nel 2020 ma è andato incontro a rallentamenti a causa della pandemia.

La sua particolarità? É il primo grattacielo al mondo che si muove.

Grazie allo sfruttamento dell’energia solare e del vento, il grattacielo sarà autosufficiente dal punto di vista energetico, un altro esempio della modernità sfrenata che si unisce all’ecosostenibilità.

Per la realizzazione dei moduli Fisher prevede un largo impiego di alluminio, acciaio e fibra di carbonio, che daranno al grattacielo una grande resistenza sismica.

Grazie a queste caratteristiche gli appartamenti potranno essere costruiti con meno manodopera rispetto all’edilizia tradizionale e in tempi più brevi del 30%.

L’idea di questo edificio rotante si appoggia a delle tecnologie innovative: ogni piano della torre è un insieme di moduli prefabbricati che vengono costruiti all’interno di stabilimenti con processi di tipo industriale.

In poche parole, ogni piano arriverà al cantiere praticamente pronto per essere abitato. I moduli, già realizzati secondo i desideri dei fortunati clienti, verranno assemblati tra loro, sovrapposti uno all’altro e agganciati alla struttura portante in cemento armato che contiene la struttura che permetta la rotazione.

# Gli appartamenti che ruotano

Credit: @exumag

Quante volte abbiamo detto o sentito “che sfortuna ci hanno dato la camera che non dà sul mare” oppure “è una bella casa peccato che si affaccia su un vialone”?

David Fisher ha trovato la soluzione a questo problema, il grattacielo che si muove ha infatti un segreto.

A muoversi non sarà l’intera struttura tutta insieme ma ogni appartamento singolarmente in modo autonomo, come in una spirale.

Ogni minuto ciascuno appartamento si muove di 6 metri facendo un giro completo in 3 ore e il resto è facile: non ti piace la vista? Aspetta qualche minuto e sarà diversa.

In ogni momento si potrà decidere se scegliere il panorama che si desidera o lasciare che sia la lenta rotazione ad offrire una vista sempre diversa.

# Un lusso da far girare la testa

All’interno della torre girevole ci sarà un albergo a sei stelle, uffici e diversi appartamenti.

Gli ultimi piani saranno riservati a cinque ville da 1.500 mq ciascuna. Ogni villa avrà a disposizione un posto auto al proprio piano servito da uno speciale ascensore e per non farsi mancare niente sul tetto ci saranno una piscina e un giardino.

Per consentire di raggiungere più velocemente la residenza, la Torre sarà inoltre dotata di una piattaforma estraibile per far atterrare gli elicotteri al livello del 64simo piano.

Ma quanto costerà vivere in un appartamento della Dynamic Tower? Le ipotesi sono cifre da far girare la testa: per ogni appartamento si potrebbe arrivare fino a 30 milioni di dollari.

Sembra un prezzo esagerato? Guardate il video e fateci sapere!


Fonti: artediabitare.it

Continua la lettura con: La CASA VOLANTE: la villetta che si alza per vedere il MARE

ARIANNA BOTTINI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

Lo strano caso del PARCO che ogni anno viene SOMMERSO dall’ACQUA

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credit: europea.com

Dove si trova l’unico Parco Nazionale che viene completamente sommerso dall’acqua per circa 2 mesi all’anno ed è visitabile solo in canoa?

Lo strano caso del PARCO che ogni anno viene SOMMERSO dall’ACQUA

Se in tutto il resto del mondo le stagioni sono quattro, esiste una nazione in cui anche questa certezza viene a mancare… ci sono cinque stagioni. E’ proprio in questo periodo dell’anno che uno dei più grandi parchi nazionali viene completamente sommerso dall’acqua e l’unico modo per poterlo visitare è in canoa, pagaiando tra le cime degli alberi che spuntano tra le acque. Ma com’è possibile che un intero parco nazionale venga sommerso e poi si svuoti nuovamente ogni anno come una grande vasca da bagno? E dove è possibile osservare questo più unico che raro fenomeno naturale?

# La quinta stagione estone che inonda un intero parco nazionale

credit: bbc.com

Tutti i meteoropatici come me penseranno che sia una follia ma chi abita nei pressi del Parco Nazionale di Soomaa non vede l’ora che arrivi la stagione delle piogge. Ci troviamo nell’Estonia sud-occidentale e qui ogni anno, dopo l’inverno e prima della primavera, c’è una stagione imprevedibile chiamata “quinta stagione”. In questo periodo dell’anno impetuose inondazioni danno un nuovo volto al parco nazionale, che viene riempito come una vasca da bagno in cui al posto delle paperelle galleggiano fiori e foglie, e intere case e alberi vengono sommersi dalle acque.

# Come si spiega questo strano fenomeno naturale?

credit: bbc.com

Soomaa in estone significa proprio terra di paludi e infatti il Parco non è altro che una grande pianura alluvionale. La “quinta stagione” è l’incredibile risultato della fusione di fattori improbabili; primo tra tutti c’è lo scioglimento della neve sul monte Sakala ed è proprio alle sue pendici che si sviluppa il parco di Somaa. Dopo il disgelo invernale la neve confluisce nei fiumi Navesti, Halliste, Raudna, Kopu, Toramaa e Lemmjogi, e questi si dirigono tutti verso Somaa… ma c’è un problema: l’unico tra questi fiumi a scorrere verso il mar Baltico è il Navesti. La conseguenza di questa problematica fluviale è la creazione della zona alluvionale di Riisa, la più grande del Nord Europa. Nonostante questa sia una motivazione più che valida per spiegare lo strano fenomeno, non è l’unica, vi è anche un fattore geologico. Immaginate di camminare su una grande spugna naturale: ecco, Soomaa è esattamente questo e attualmente rimane il più grande sistema di torbiere in tutta Europa.

# Un paradiso per i canoisti. E’ in arrivo una “sesta stagione”?

credit: europeanbestdestinations.com

Il risultato di questi fattori è un Parco Nazionale che, dopo lo scioglimento della neve, viene inondato dall’acqua che i fiumi non portano al mare. Jana Põldnurk, responsabile di idrologia presso l’ Agenzia estone per l’ambiente, ha spiegato in un’intervista alla BBC che “In estate, il flusso d’acqua medio al secondo attraverso Soomaa è di 5-10 metri cubi. Ma nella quinta stagione è 10 volte più alto e il torrente sale fino a 100 metri cubi al secondo. Aggiungete a questo il fatto che uno straordinario 70% del deflusso annuale è in questo periodo e i dati sono travolgenti”.

credit: humble-homes.com

Un tempo gli abitanti costruivano zattere per il bestiame e accumulavano pane per settimane, per evitare la fame. Ancora oggi l’unico modo sicuro per spostarsi è la canoa e all’interno del parco sono circa 70 le persone che hanno deciso di restare e di continuare a vivere qui nonostante le alluvioni annuali. Ma per chi è rimasto la “quinta stagione” non è un peso da sopportare, bensì un elemento identitario che accresce il senso di appartenenza alla comunità. Ma non è tutto. E’ la stessa Põldnurk ad ipotizzare l’arrivo di una “sesta stagione”: “Il cambiamento climatico significa che le inondazioni possono verificarsi in momenti più insoliti, quindi è possibile che, in futuro, l’Estonia possa un giorno avere una sesta stagione.

Durante le stagioni tradizionali nel parco vivono moltissime specie animali – linci, lupi e orsi bruni sono solo alcuni esempi – e, come se avessero un presentimento, partono tutti dal parco prima dell’arrivo delle inondazioni, lasciando spazio agli avventurosi canoisti.

Fonte: BBC

Leggi anche: Il TICINO GRAND TOUR: attraversare a piedi e canoa le meraviglie del PRIMO PARCO FLUVIALE d’Europa

ROSITA GIULIANO

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Il CIMITERO A-CATTOLICO di Roma: tra ARTE e NATURA

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credit: paesionline.it

Un luogo “da sogno” rivalutato nel tempo. Qual è la storia del cimitero acattolico di Roma e quali sono le sue curiosità?

Il CIMITERO ACATTOLICO di Roma: tra ARTE e NATURA

Chi ha detto che i cimiteri sono luoghi macabri? Nel cuore del centro storico romano c’è un cimitero “da sogno”: immerso nel verde dei cipressi, circondato dai resti delle mura aureliane e con la monumentale piramide di Caio Resto a fargli da sfondo. Ma le caratteristiche che l’hanno reso famoso sono altre, infatti oltre ad essere acattolico, è dedicato esclusivamente a salme straniere, tranne qualche rara eccezione.

Scopriamo la storia e le curiosità di questo particolare ma ancora sottovalutato cimitero.

# Un cimitero “da sogno” che un tempo era un prato per pascoli

credit: paesionline.it

Ad oggi il Cimitero Acattolico di Roma è proprietà privata, appartiene ad un’associazione formata da 15 Ambasciate in Roma che hanno connazionali sepolti qui: Australia, Canada, Danimarca, Germania, Finlandia, Grecia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Russia, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Regno Unito e U.S.A. Eppure non è sempre stato così curato e visitato, anzi, era a dir poco malmesso e non curato. Come conseguenza del pensiero cattolico, solo la sepoltura in chiesa era considerata degna, e nei secoli XVII e XIX il terreno del cimitero era conosciuto come “prati del popolo romano”. Cosa significava? Che era uno spazio di proprietà pubblica ma utilizzato per far pascolare il bestiame.

# Le inumazioni? Si facevano di notte per questioni di sicurezza

credit: paesionline.it

Il cimitero per protestanti, ebrei ed ortodossi fu concesso da una deliberazione del Sant’Uffizio nel 1671 ma fino al XIX secolo le funzioni cimiteriali non erano neppure controllate. Può sembrare strano ma, per motivi di sicurezza, le inumazioni erano svolte di notte, lontano da occhi indiscreti e giudicanti. Venne fatta un’eccezione per la figlia di Sir Walter Synod, che però dovette farsi scortare per evitare incursioni di fanatici religiosi. Fortunatamente durante il XIX secolo il cimitero subì due ampliamenti, e fu l’ultimo – nel 1894 – a conferirgli le dimensioni e le caratteristiche fiabesche attuali.

# Il cimitero degli artisti e degli “stranieri”

credit: paesionline.it

C’è un gran numero di sepolture di artisti, e come anticipato all’inizio, gli italiani sepolti in questo monumentale cimitero sono pochissimi e selezionati con accuratezza. Sono stati scelti italiani che, per vari motivi, durante la loro vita sono stati “stranieri” in Italia. Tra questi il più celebre è Antonio Gramsci, nella cui lapide sono incisi i versi a lui dedicati da Pierpaolo Pasolini, ma non meno visitate sono le lapidi degli scrittori Dario Bellezza, Carlo Emilio Gadda, Luce d’Eramo e Andrea Camilleri. Gli stranieri che si trovano qui, vissero per periodi più o meno brevi a Roma e si innamorarono di questa città che oggi restituisce loro l’affetto ricevuto, offrendogli un riposo eterno davvero elitario. Il cimitero infatti è circondato dai resti delle mura aureliane, impreziosito dalla piramide Cestia e ricco di piante e fiori colorati.

credit: paesionline.it

Se prima era un luogo trascurato e disprezzato, oggi la sua bellezza e il suo fascino sono riconosciuti da tutti: nel 1910 si definì il Cimitero come “culturalmente importante e degno perciò di speciali salvaguardie” e nel 1918 fu dichiarato Zona Monumentale d’Interesse Nazionale.

Fonte: Paesi Online

Leggi anche: FelliniCittà: il BORGO romagnolo che celebra il grande regista con le sue CASE DIPINTE (Gallery Fotografica)

ROSITA GIULIANO
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