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“IL VILLAGGIO DEI RIBELLI”: il paesino svizzero che “RESISTE” al vaccino

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Credits raffi.allegra IG - Alphatal

Esiste un paese in Europa dove gli abitanti non hanno nessuna intenzione di farsi vaccinare. Nemmeno l’autobus itinerante che fa tappa negli angoli più remoti della Svizzera per vaccinare la popolazione è riuscito a convincerli. Ecco perché.

“IL VILLAGGIO DEI RIBELLI”: il paesino svizzero che “RESISTE” al vaccino

Estratto traduzione articolo “Alpthal, el pueblo suizo con 600 vecinos y ningún vacunado” di  Rosalía Sánchez per Abc.es

# Alpthal, il comune svizzero con il record di 100% di non vaccinati

Credits lirpae_ IG – Alphatal

Oltre 600 residenti, zero vaccinati. Da quando il vaccino è diventato disponibile nessuno degli abitanti di Alpthal si è vaccinato. Non solo: tutti si dicono orgogliosi della loro resistenza. Sono poco più di 600 i residenti di questo comune svizzero del cantone di Svitto a circa mille metri sul livello del mare, conosciuto fino a pochi giorni fa solo per la sua vista spettacolare sulle Alpi e per essere tra le località di uno dei percorsi europei del Camino de Santiago. Da quando la notizia ha iniziato si è diffusa gli svizzeri hanno soprannominato la gente del posto “i ribelli del coronavirus”. Nella confederazione elvetica è vaccinato completamente il 65% delle popolazione.

# “Torna da dove sei venuto. Non c’è bisogno di vaccini qui“. Il sindaco del paese ha mandato indietro l’autobus per vaccinare la popolazione 

I medici che abitualmente frequentano il paese assicurano di averlo consigliato, soprattutto ai pazienti a rischio e agli anziani, ma che non è servito a nulla. L’intera cittadina diffida a tal punto del vaccino che le autorità sanitarie l’hanno inserita nel programma di vaccinazione effettuato tramite autobus, trasformati in centri di vaccinazione su ruote e che vanno a vaccinare negli angoli più remoti del Paese. Ma non è servito a niente.

Quando l’autobus è arrivato in città, il sindaco Adelbert Inderbitzin è venuto in piazza e ha parlato a nome della gente del posto, con una frase breve ma forte: “Torna da dove sei venuto. Non c’è bisogno di vaccini qui.” Per il sindaco Inderbitzin una cosa è certa: chiunque voglia vaccinarsi può farlo nella vicina Einsiedeln. “L’autobus delle vaccinazioni si fermava nella nostra città e aspettava per ore senza che nessuno venisse a vederlo“, sosteneva il suo atteggiamento, “ho risparmiato loro più tempo di attesa perché sapevo che non sarebbe venuto nessuno“.

# “Chiunque voglia essere vaccinato lo ha già fatto e se non ci siamo vaccinati è perché non lo volevamo

Credits raffi.allegra IG – Alphatal

Un barista del paesino svizzero commenta la scelta del sindaco: “Milioni vengono sprecati in questa campagna di vaccinazione! È inutile che questo bus si avvicini a noi se abbiamo messo in chiaro che non vogliamo essere vaccinati“. Aggiungendo che: “Chiunque voglia essere vaccinato lo ha già fatto e se non siamo stati vaccinati è perché non lo volevamo“. I media sono accorsi sul posto, per scoprire la causa di tanta feroce resistenza e in seguito scrivendo del “popolo gallico della pandemia”, alludendo ai popolari Asterix e Obelix.

 

Estratto traduzione articolo “Alpthal, el pueblo suizo con 600 vecinos y ningún vacunado” di  Rosalía Sánchez per Abc.es

Altre fonti: Die radikalen Impfgegner vom Alpthal (der Spiegel), Alpthal, a povoação suíça com 600 moradores. Nenhum deles vacinado, Die Impf-Verweigerer von Alpthal: “Es gibt hier kein Bedürfnis nach Impfungen” (Focus Online)

Continua la lettura con: Lombardia. I VENTENNI si sono VACCINATI PIÙ degli ultra SETTANTENNI

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Così riparte l’Asst Sette Laghi. Il DG Bonelli: “Modello olocratico post emergenza”. Castiglioni: “Il futuro è della sala ibrida”

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🛑 La PRIMA EUTANASIA in ITALIA: malato ottiene il suicidio assistito

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Credits marcelloveneziani IG - Suicidio assistito

Dopo un calvario lungo 10 anni, e un iter giudiziario di 13 mesi, un 43enne marchigiano immobilizzato a letto ha ottenuto il via libera al suicidio assistito. Le condizioni previste dalla Consulta e come si è arrivati a questa storica decisione per il nostro Paese.

La PRIMA EUTANASIA in ITALIA: malato ottiene il suicidio assistito

# Un paziente marchigiano tetraplegico è la prima persona in Italia a ottenere il via libera al suicidio assistito

Credits marcelloveneziani IG – Suicidio assistito

Per la prima volta in Italia una persona ottiene il via libera al suicidio assistito. Come riportato dall’Associazione Coscioni, che per anni si è spesa per rendere legale questa pratica anche nel nostro Paese, un camionista di Pesaro 43enne tetraplegico e immobilizzato a letto da 10 anni dopo un incidente stradale potrà accedere al farmaco letale.

Per arrivare a questa decisione, presa dal Comitato etico dell’azienda sanitaria di riferimento la Asur Marche, sono serviti 13 mesi e un tortuoso iter in cui un’equipe di medici e psicologi ha verificato la sussistenza delle condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale. Un risultato ottenuto grazie all’Associazione Coscioni che si è battuta per il rispetto di queste condizioni dopo la sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019 sul caso di Dj Fabo.

# I paletti imposti dalla Corte Costituzionale

Cosa prevede la Consulta? La sentenza della Corte Costituzionale numero 242 del 22 novembre 2019 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale, dove è indicato che non viene esclusa la punibilità di chi agevoli l’esecuzione del proposito di suicidio salvo che questo “si sia formato autonomamente e liberamente da parte di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.”

Per ottenere il via libera al suicidio assistito si devono verificare quindi queste quattro condizioni:

  • la persona è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale;
  • è affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili;
  • è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli;
  • non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda.

Tutte queste condizioni e la modalità di esecuzione del suicidio assistito devono inoltre essere state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale e il comitato etico territorialmente competente è chiamato ad emettere un parere positivo.

Continua la lettura con: L’eroico sacrificio

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: “La cultura è lo strumento chiave per uscire dalla pandemia”

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I MERCATINI di NATALE più belli di Milano e della Lombardia

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Balocchi Como Credits: @marco71co IG

Manca un mese ad uno dei giorni più importanti dell’anno, con la Vigilia di Natale inizia il lungo periodo di festività di fine anno. Il culmine sono il Cenone della Vigilia, il pranzo di Natale, Capodanno e la coda con l’Epifania.
L’attesa del Natale si riempie, finalmente, di chalet e delizie: tornano i mercatini di Natale in città e tutta la Lombardia

I MERCATINI di NATALE più belli di Milano e della Lombardia

I mercatini di Milano

# La Fiera degli oh-bej oh-bej

Credits: @neiade_tour_events IG

Iniziamo da Milano perché il capoluogo lombardo e alcuni comuni della Città Metropolitana godranno di un periodo extra di vacanza e tempo libero, che sembrano fatti apposta per gironzolare tra i mercatini di Natale alla ricerca di regali.
S. Ambrogio e il lungo ponte, che quest’anno inizia da sabato 4 a mercoledì 8 dicembre, sono il nastro di partenza ufficiale del Natale meneghino che, come da lunga tradizione, porta in città la Fiera degli oh-bej oh-bej, dove si trovano bancarelle della tradizione milanese insieme ai prodotti più vari.
Da diversi anni si tiene fuori dalle mura del Castello Sforzesco, si parte il 5 dicembre e termina la sera dell’Immacolata, gli orari di apertura delle bancarelle sono dalle 8:30 alle 21:00.

Leggi anche: Oh bej Oh bej: perché si chiama così il mercato di Natale dei milanesi?

# Torna L’Artigiano in Fiera

Credits @artigianoinfiera IG

Facciamo un po’ il verso ai manifesti di annuncio sparsi in giro per Milano, che annunciano il ritorno di questo grande evento, uno dei fiori all’occhiello di Milano. L’Artigiano in Fiera torna, dopo lo stop imposto lo scorso anno, abbracciando l’intero ponte di S. Ambrogio e oltre.
Artigiani da tutto il mondo arriveranno per mostrare le proprie creazioni e raccontare qualche storia, di quelle che accompagnano i regali e la loro apertura alla mezzanotte della vigilia.
Inizia sabato 4 dicembre e termina domenica 12, presso la Fiera di Rho dalle 10:00 alle 23:00, tutti i dettagli sul sito ufficiale.

Leggi anche: I SIMBOLI di MILANO, dal VI sec a.C. ad oggi

# Gli chalet in Duomo

Credits: @antoniomilione IG

Torneranno anche gli chalet ai piedi della cattedrale, per quello che forse è il mercatino natalizio più bello e rappresentativo dell’intera penisola.
Oltre 60 spazi espositivi in legno, che vengo allestiti ogni anno tutto intorno alla Madonnina, trasformano Piazza Duomo in un villaggio della Lapponia. Musiche natalizie, dolci, calze da appendere al camino, regali e tanta tradizione lombarda, per un evento che si è sempre trasformato, raccogliendo la voglia di Milano di unire cultura, tradizione e novità.
Artisti e pubblico sono chiamati a prendere parte a spettacoli “improvvisati” per l’intrattenimento e per passare momenti molto piacevoli all’aperto.
Chissà cosa ci riserverà l’edizione del 2021?
Scopriamolo da venerdì 26 novembre al 6 gennaio, ininterrottamente dalle 9:00 alle 21:00 a caccia di regali e atmosfera natalizia. Il Villaggio del Duomo è il luogo ideale dal quale ammirare l’allestimento e l’accensione del tradizionale albero di Natale della Madonnina.

# Il Villaggio delle Meraviglie in Porta Venezia

credits: @grenny_elena IG

Villaggio delle Meraviglie, dal 20 novembre fino al 9 gennaio, si trova all’interno dei Giardini Indro Montanelli di Porta Venezia. Un vero e proprio villaggio di Babbo Natale per vivere appieno l’atmosfera natalizia. Il Villaggio delle Meraviglie è un villaggio di Natale storico, il primo assoluto in Italia. Un luogo incantato di oltre 1000 mq per vivere la magia del Natale e lasciarsi stupire dalle tante attività e attrazioni che ha da offrire. Tra le più attese c’è la doppia pista di pattinaggio su ghiaccio, parzialmente coperta, di 80 metri di lunghezza e 1000 mq di ampiezza. Questo la rende la più grande di tutto il Nord Italia.

Leggi anche: Il villaggio delle MERAVIGLIE di MILANO: dove e quando inaugura

I mercatini della Lombardia

Balocchi Como Credits: @marco71co IG

In questa terra ricca di tradizioni, ognuna delle popolazioni presenti celebra il Natale con lo spirito perfetto e, se non ci credete, vediamo cosa hanno preparato gli amici fuori Milano.

# A Mantova il mercatino di Natale “a singhiozzo”

A Mantova c’è il più curioso “mercatino di Natale a singhiozzo”, perché non sarà permanente per tutto il periodo natalizio. Verrà allestito nei fine settimana e nei periodi di festa più importanti e sono attesi numerosi visitatori.
Il mercatino di Mantova sarà presente il 26 e 27 novembre, dal 4 al 12 dicembre, il successivo fine settimana del 18 e 19 dicembre, per terminare col gran finale del 24, 25 e 26 dicembre, per l’unico mercatino visitabile anche il giorno di Natale.

# A Monza la Casa di Babbo Natale

Monza ricreerà la Casa di Babbo Natale, con i tradizionali mercatini natalizi che aprono il 27 novembre e vanno avanti per tutto il periodo natalizio, fino alla chiusura del 6 gennaio 2022.

# A Crema il mercatino degli artigiani

Crema presenta un mercatino natalizio ricco di atmosfera, bancarelle tradizionali e la presenza di numerosi artigiani. Apre il 28 novembre a Piazza Garibaldi, per rimanere tutto dicembre.

# A Bergamo il Villaggio musicale

Bergamo celebra la voglia di Natale e di regali in Piazzale degli Alpini, con un Villaggio di Natale in cui trovano posto bancarelle, artigiani e tanta musica proveniente dal villaggio stesso. Già aperto dal 20 novembre, chiude il 26 dicembre e gli orari di riferimento sono, tutti i giorni, dalle 9:30 alle 19:30.

# A Como i giochi di luce nella “Città dei Balocchi”

Infine Como, che dal 27 novembre al 6 gennaio, lancia la sfida a Milano con la Città dei Balocchi. Non solo bancarelle e artigianato: complice il buio delle giornate più corte dell’anno, a Como vanno in scena spettacoli con meravigliosi giochi di luce, sempre capaci di strappare sorpresa e qualche bocca spalancata di meraviglia nei fortunati spettatori.

Inizia finalmente il periodo in cui si acquistano regali e specialità della buona tavola e tradizione lombarda. Attenzione a mangiarle però: perché potrebbe essere per il cenone di Natale.
Siete pronti per visitare i mercatini della Lombardia?

LAURA LIONTI

Continua la lettura con: I 7+1 BORGHI più BELLI da vedere a Natale

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Leggi anche: Kkr all’assalto di Tim, ecco perché Draghi sceglie la linea della neutralità

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Non è un miraggio: in mezzo al DESERTO c’è una CITTÀ (FANTASMA)

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credits: @matth_morard IG

Quella che un tempo era una ridente cittadina turistica, oggi è sommersa dalla sabbia. Ma non per questo ha perso il suo fascino.

Scopriamo insieme perché é stata abbandonata.

Non è un miraggio: in mezzo al DESERTO c’è una CITTÀ (FANTASMA)

# Una città in mezzo al deserto

credits: @michis_wanderlust
IG

Siamo nel deserto del Namib, uno dei deserti più antichi del mondo vasto ben 55.000 chilometri quadrati e posizionato nella parte costiera della Namibia Occidentale. Tra le dune rossastre più alte del mondo, esattamente a quindici chilometri dalla città portuale di Lüderitz, si trova la città fantasma di Kolmanskop (Kolmanskuppe in tedesco), che letteralmente significa “la testa di Coleman”, forse in riferimento a un trasportatore di passaggio per queste terre desolate.

# L’Eldorado Africano

credits: @dinarbulatovshevat
IG

La sua è la storia di “un’economia perduta e un passato dimenticato“, racconta FanPage.
Un tempo, la cittadina di Kolmanskop era considerata la più ricca di tutta l’Africa: aveva energia elettrica, una stazione ferroviaria, lussuose case di pietra, casinò, scuole e ospedali, una fabbrica del ghiaccio, un teatro, un palazzetto dello sport e addirittura una pista da bowling. Ma aveva una cosa ancora più importante per le persone: i diamanti. Furono la sua ricchezza più grande, ma anche la sua rovina.

Fu l’operaio Zacharias Lewala a trovare un diamante mentre lavorava, agli inizi del Novecento. Da quel momento, la notizia si sparse e numerosi minatori provenienti da tutto il mondo, in particolare dalla Germania, viaggiarono verso questa cittadina per sfruttare tutto il suo potenziale e raccogliere la sua ricchezza.

# Tutto quello che l’uomo non vuole, la Terra lo reclama

credits: @mrdavids1
IG

Naturalmente, i diamanti non sono una risorsa infinita e con l’arrivo della Prima Guerra Mondiale ben presto Kolmanskop venne abbandonata e i suoi abitanti partirono per altre destinazioni. L’ultimo abitante lasciò Kolmanskop tra il 1956 e il 1960.
Oggi, la cittadina è diventata una vera e propria città fantasma, le sue antiche dimore sono state reclamate dalla sabbia rossa del deserto e dalla nebbia mattutina, creando un’atmosfera surreale, quasi fuori dal tempo.

Grazie al boom economico di Lüderitz nel 1980, Kolmanskop sta ritrovando un po’ di quella fama perduta in quanto si è riscoperto il suo potenziale turistico e storico, e ora è una tra le mete più ambite della Namibia.

Fonte: Il Messaggero

Continua a leggere con: La STAZIONE METRO FANTASMA di MADRID che fa “viaggiare” indietro nel tempo

SELENE MANGIAROTTI

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Leggi anche: Winter glamping, il campeggio di lusso anche d’inverno

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Via al Triangle Tour, il GRATTACIELO TRIANGOLO

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Credits: dezeen.com Tour Triangle

Un futuro capolavoro progettato da due archistar di calibro mondiale sta per essere realizzato. Dopo 12 anni di tentativi di fermare la sua costruzione, la prima pietra del grattacielo a triangolo, che sembra diverso a seconda da quale angolazione lo guardi, sta per essere appoggiata.

Via al Triangle Tour, il GRATTACIELO TRIANGOLO

# Iniziano i lavori del Triangle Tour dopo i continui sabotaggi

Credits: @elevatorworld
Tour Triangle

I lavori per il Triangle Tour, è questo il nome del grattacielo triangolare, partiranno entro la fine dell’anno e dovrebbero finire nel 2026, almeno si spera. È stata la partnership con un ramo della multinazionale assicurativa francese AXA, che, grazie all’investimento di 670 milioni di euro, ha permesso allo sviluppatore Unibail-Rodamco-Wesfield (URW) di annunciare l’effettiva realizzazione del Triangle Tour. Ma i problemi legali e i tentativi di fermare la costruzione del Triangle Tour sembrano all’ordine del giorno. In ogni caso, dove sarà questo particolare grattacielo? È la Ville Lumière, Parigi, ad accogliere il progetto di Herzog & de Meuron, anche perché lo sta aspettando da molti anni.

# Sarà un centro multifunzionale di 180 metri

Credits: @parissecret
Tour Triangle

Nel 15° arrondissement di Parigi, il nuovo grattacielo a triangolo sarà alto 180 metri, diventando il terzo edificio più alto della città, e ospiterà uffici, un centro conferenze, negozi, ristoranti e un hotel. Un classico centro multifunzionale che generalmente risolve i problemi di tutti i residenti del quartiere e non solo. Sembra però che il sindaco dell’arrondissement dove sorgerà il Triangolo, Philippe Goujon, non sia d’accordo alla costruzione dell’edificio e vuole posticipare lo sviluppo.

# Triangolo o torre sottile?

Credits: dezeen.com
Tour Triangle

Herzog & de Meuron prevedono 42 piani e 91 351 metri quadri di superficie per il Tour Triangle. Sarà un edificio sostenibile, realizzato con le più alte tecniche di costruzione ambientale e tutto il suo lato sud sarà coperto da pannelli fotovoltaici.

Ma la vera particolarità di questo nuovo grattacielo è proprio la sua forma. C’è chi l’ha paragonato alla Piramide del Louvre e chi, attaccato alla tradizione francese, lo ritiene più a forma di brie. In realtà questo edificio è stato pensato per apparire in modo diverso in base all’angolazione. Se qualcuno lo guarda dal centro di Parigi, la forma trapezoidale del grattacielo, farà sembrare il Triangolo una torre sottile. Diverso sarà per chi lo osserverà da est, perché vedrà l’edificio nella sua completezza e quindi il triangolo. E se si è all’interno? I due archistar hanno pensato anche a questo. Il progetto dell’interno dell’edificio vuole massimizzare gli angoli di visione per chi si trova all’interno, riducendo le dimensioni dell’ombra proiettata sugli edifici vicini.

Continua la lettura con: Il nuovo GRATTACIELO ART DÉCO di New York

BEATRICE BARAZZETTI

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Olimpiadi 2026 “Milano-Cortina”: il progetto per il treno verso l’aeroporto di Venezia ha il via libera

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Il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) ha finalmente dato il via libera al progetto definitivo del collegamento ferroviario tra Venezia e l’aeroporto “Marco Polo”, in vista delle Olimpiadi invernali “Milano-Cortina” del 2026.

Olimpiadi 2026 “Milano-Cortina”: il progetto per il treno verso l’aeroporto di Venezia ha il via libera

# Linea a doppio binario, tunnel e stazione interrata

In treno all'aeroporto di Venezia: progetto al via
Credits: @venetoeconomia

Sarà finalmente creata una nuova linea ferroviaria a doppio binario che collegherà Venezia all’aeroporto “Marco Polo” di Tessera, attesa da anni.

Il nuovo percorso ferroviario si staccherà dalla linea Mestre-Trieste, affiancherà la bretella autostradale che conduce all’aeroporto per circa 4 chilometri di superficie. Infine, il tracciato continuerà in galleria verso il “Marco Polo”, dove si prevede la costruzione di una stazione interrata di tipo passante a due binari collegata al terminal aeroportuale.

Credits: @veneziarport.it

I binari e la stazione dell’aeroporto saranno compatibili, per cui serviti, sia dai convogli regionali, sia dai treni ad alta velocità (o comunque di lunga percorrenza). E’ prevista anche  la creazione di una pista ciclabile per raggiungere lo scalo ferroviario dal vicino paese di Tessera.

# Voci contrastanti sul progetto

Secondo Luca Zaia, governatore della regione Veneto, “questa è una bella notizia, per la quale abbiamo lavorato tutti in squadra rispetto a un progetto che permette di dare una vera risposta alla mobilità in relazione al terzo scalo aeroportuale italiano. Siamo di fronte – prosegue – a un investimento complessivo di ben 475 milioni di euro, che darà vita a un vero e proprio ‘biglietto da visita’ per chi arriverà in aereo in Veneto e a Venezia”.

Una quindicina di associazioni veneziane, invece, contestano il progetto, sia sul fronte ambientale, sia su quello storico-paesaggistico. Sostengono inoltre che la data del 2026 non sarebbe realistica (secondo i loro calcoli il nuovo treno non sarebbe pronto prima del 2036). Propongono invece un progetto alternativo da loro ritenuto meno impattante: una semplice linea di superficie dalla stazione di Venezia-Mestre all’aeroporto.

Credits: venetoeconomia.it

Continua la lettura con: SkyWay: il TRENO DEL CIELO. Truffa o futuro della mobilità?

LUCIO BARDELLE

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L’eroico sacrificio

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Nel 1949 i giocatori del Grande Torino scomparvero improvvisamente per un incidente aereo sul colle di Superga. Gli unici che si salvarono furono alcuni componenti che non parteciparono alla trasferta.
Finché il trasporto aereo non raggiunse livelli di sicurezza assoluta, era d’uso nelle aziende evitare che gli amministratori più importanti viaggiassero tutti sullo stesso aereo.

Qualunque situazione in cui sia presente un certo rischio oppure gli effetti non siano ancora noti richiede che vi sia una separazione tra gli elementi più importanti.
Principio analogo a quello di ogni sperimentazione scientifica attuata sul campo.

Nel momento in cui devi determinare l’efficacia di un farmaco è sempre necessario che ci sia un campione di controllo.
Per due ordini di motivi. Uno è l’effetto placebo che è molto potente e alla base di tutta la medicina prescientifica, che trae le sue origini nello sciamanesimo e che tuttora viene valutato con una certa efficacia.

Un farmaco viene giudicato efficace quando supera per efficacia l’effetto placebo senza arrecare danni all’individuo. Quindi innanzitutto occorre avere persone che credano di avere assunto un farmaco senza averlo ricevuto.
Non solo. Per valutare tutti i benefici e i danni occorre verificare tutti gli effetti nel tempo confrontandoli con chi non ha ricevuto il farmaco.

Un esperimento scientifico in cui viene somministrato un farmaco a tutto il pubblico risulta per definizione fallace e non consente di ottenere nessun tipo di risultato misurabile e utilizzabile anche per migliorarne la resa.
Se, ad esempio, su una nave a tutti i passeggeri viene somministrato un cibo avariato e in seguito a questa ingestione si presenta un malore diffuso tra gli stessi, diventa quasi impossibile stabilire se sono stati male per il cibo ingerito, per un fantomatico insetto pericoloso, per il mal di mare o per una ipnosi collettiva.

Di fatto, la somministrazione a tutta la platea dei potenziali usufruttori invalida sia gli effetti negativi sia l’efficacia del prodotto.
L’unico modo per evitare questa incapacità di analizzare i dati è tenersi stretto un campione di soggetti che consenta all’esperimento di dimostrare la sua efficacia. Un gruppo di persone che in una situazione di pericolo si sacrificano per la collettività dovrebbero essere giudicati se non come eroi, almeno con gratitudine.

Perché l’unico effetto certo nella somministrazione totale è quello di coprire eventuali danni o l’inefficacia del prodotto.

MILANO CITTÀ STATO

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Leggi anche: Ingroia, Passera e tutti gli altri: il partito delle meteore in politica

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La CYBER WEEK di Ryan Air: una settimana di SUPER OFFERTE da Milano e Orio

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Credits: @ryanair Ryanair

Con meno di 20 euro si viaggia in tutta Europa. Vediamo le principali destinazioni e i prezzi dei biglietti.

La CYBER WEEK di Ryan Air: una settimana di SUPER OFFERTE da Milano e Orio

# Dal 22 novembre al 3 dicembre la “Cyber week” di Ryan Air

Credits: @ryanair
Ryanair

Ill 22 novembre è iniziata la Cyber Week di Ryan Air con 9 giorni di offerte, fino al “Cyber Moday” di lunedì 29 novembre a cui viene aggiunto venerdì 3 dicembre. La compagnia aerea low cost irlandese propone sul proprio sito offerte incredibili per gli amanti dei viaggi. Alla mezzanotte di ogni giorno vengono sbloccate una serie di destinazioni a prezzi stracciati.

# Da Milano Malpensa meno di 8 euro per volare a Londra, da Milano Bergamo bastano per raggiungere le Canarie 

Credits 91alvaro_m ig – Lanzarote, Canarie

Vediamo alcuni esempi di costo dei biglietti partendo dagli scali milanesi dove opera Ryan Air. Dall’aeroporto di Milano Malpensa il prezzo, di solo andata, per atterrare a Palermo o Manchester è di soli 4,99 euro, per andare a Vienna basteranno 6,36 euro, poco più di 7 euro per Londra, con 10 euro si vola a Malta, Bucarest, Dublino o alle Canarie.

Per chi sceglie di partire da Milano Bergamo la proposta è molto più ampia, essendo l’aeroporto “Il Caravaggio” l’hub principale delle compagnia aerea nel nord Italia. Con 4,99 euro si viaggia verso Liverpool o il Marocco, con 6,36 euro verso Sofia, con 7,99 euro si arriva a Lanzarote, Atene, Göteborg, con meno di 10 euro si raggiunge Parigi, Eindhoven, Colonia, Budapest, Bratislava e Cracovia.

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FABIO MARCOMIN

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Affitti a Milano: le ZONE che RENDONO di PIÙ (con sorpresa)

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Credits: Andrea Cherchi (c)

In base agli ultimi dati della rete Tecnocasa per chi vuole acquistare un’immobile da mettere a reddito c’è una sorpresa: è preferibile stare lontano dalle zone centrali, sia che si tratti di bilocali che trilocali. Scopriamo in quali quartieri conviene investire nel mattone.

Affitti a Milano: le ZONE che RENDONO di PIÙ (con sorpresa)

# Investire in un immobile a Milano rende in media il 5,5% lordo in caso di bilocale, il 4,7% per un trilocale

Credits: clubmilano.net – Quarto Oggiaro

Secondo i dati raccolti dalla rete di agenzie immobiliari Tecnocasa investire in un immobile a Milano per metterlo in locazione, in regime di contratto libero della durata di otto anni, rende in media il 5,5% all’anno lordo per un bilocale, il 4,7% per un trilocale. Al netto si passa rispettivamente al 3,6 % e al 3%. Questi numeri sono il risultato di un calcolo dell’edizione milanese de “Il Corriere” che ha considerato i valori a metro quadrato delle case usate di medio livello, con i bilocali computati come se fossero di 50 mq e i trilocali di 80 mq.

Per il conteggio del rendimento lordo è stato messo a confronto il canone ottenibile in un anno con il valore dell’immobile che viene affittato, quello netto abbattendo del 35% il valore del lordo. Il valore è il risultato della somma del 21% dell’aliquota della cedolare secca, scelta praticamente dalla totalità dei proprietari persone fisiche, al restante 14% (stimato) imputato all’Imu, a carico completo della proprietà.

# La zona di Milano dove il rendimento è più alto? Vialba, con oltre il 10% lordo. Il più basso nell’area Arena-Arco della Pace con il 3,6%

Credits milano.corriere – Rendimento appartamenti in affitto

Sui 125 quartieri di Milano analizzati da Tecnocasa, nell’infografica sono riportati alcuni dei più significativi, è Vialba con il 10,4% lordo e 6,8% netto quello con la performance di rendimento maggiore in città prendendo in considerazione i bilocali, la tipologia di abitazione più diffusa. Il quartiere, situato nella zona nord-occidentale della città, al confine Quarto Oggiaro e con i comuni di Novate Milanese e Baranzate, precede la zona di Forza Armate con oltre il 9 per cento lordo.

# Nella fascia di rendimento alta quasi solo immobili in periferia

Credits: Urbanfile – Ponte Lambro

Gli appartamenti situati nella porzione di corso Sempione verso piazza Firenze rendono l’8,7%, l’unica zona semicentrale con rendimenti elevati, in via Bovisasca  l’8,6% e Quinto Romano e Bonola con l’8,4%. Tra i quartieri dove gli immobili rendono almeno l’8% troviamo Certosa-Gallarate, Ponte Lambro e Garibaldi-Moscova.

Tra il 7,9% e 6,5% ci sono ad esempio le zone di Corvetto-Rogoredo-Santa Giulia al 7,8%, Affori al 7,3%, Dergano e San Siro al 7%, Bicocca al 6,8%, Ripamonti-Valdisole al 6,6%, Padova-Crescenzago al 6,5%.

# I bilocali nelle aree centrali registrano in media performance inferiori al 6,5% lordo

foto andrea cherchi
foto andrea cherchi

Nella fascia medio-bassa di rendimento, sotto il 6,5%, un bilocale nell’area del Centro e Piola fa guadagnare in media il 6,3% lordo, a Lorenteggio-Farini, Stazione Centrale-Filzi e Lambrate il 5,8%, in via Volvinio e in Corso XXII Marzo-Dateo il 5,5%, a Pagano il 5%, in Navigli-Darsena il 4,7%, mentre Nolo e Buenos Aires-Corso Venezia il 4,2%.

Il rendimento minore si registra tra viale Piave e Bocconi, con rendimenti fermi al 3,8%, in via Canonica e infine Arena-Arco della Pace al 3,6%.

Continua la lettura con: La NUOVA mappa dei PREZZI delle CASE di Milano

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Nel Paese delle task force e dei “saggi”, dove si governa con i regi decreti

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La “CASA PAZZA”: la più STRANA del MONDO

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Credits: siviaggia.it Casa Pazza

Immaginatevi di prendere un calderone e aggiungere pian piano alcuni ingredienti: i colori e le forme di Gaudì, il surrealismo di Dalì, un po’ di magia Disney e infine un pizzico di immagini psichedeliche. Ora prendete un cucchiaio e mescolate bene. Il risultato? L’ha già ottenuto l’architetta visionaria Dang Viet Nga.

La “CASA PAZZA”: la più STRANA del MONDO

# La casa pazza

Credits: @interestingworld_1
Crazy House

Inserita nei 10 edifici più bizzarri al mondo, l’opera di Dang Viet Niga si chiama Crazy House, nome più azzeccato non poteva esserci, e si trova a Da Lat, in Vietnam.  L’obiettivo era quello di richiamare tutti i colori e le forme degli esseri viventi presenti in natura e il risultato è stato quello della casa più pazza del mondo. Osservarla nel suo insieme stordisce, è al limite dello psichedelico, ma la casa ormai è diventata una delle attrazioni principali del luogo e lo era già intorno al 1990.

# Un luogo che rappresenta la natura del Vietnam

Credits: si viaggia.it
Stanza Casa Pazza

Tutto nasce dal colpo di fulmine che l’architetta ha avuto con il posto in cui ora c’è la “Casa pazza”. Inspirata dal luogo, Dang Viet Nga decise di rilasciare tutta la sua creatività in un’unica costruzione che rappresentasse la flora e la fauna dell’intero Vietnam. Curato nei minimi dettagli, l’edificio è ora adibito ad albergo e chiamato anche la “Casa delle fate” per la particolarità delle sue stanze. Si passa da aree vivaci e colorate, ad altre che ti catapultano in un film dell’orrore con gigantesche ragnatele, caverne e funghi.

In generale, si tratta di una struttura di 5 piani a cui si accede tramite scale irregolari, con finestre dalle forme particolari e rami che si arrampicano lungo le pareti. Il corpo principale è sopraelevato ed è simile alla casetta di Hansel e Gretel.

# L’albergo

Credits: pinterest.com
casa pazza

Già sembra molto interessante poter dormire in una casa così particolare, ma quando il concept dell’albergo sposa quello della casa di volersi ispirare alla natura è ancora meglio. Ogni stanza presenta le caratteristiche dell’animale a cui è ispirata: canguro, formica, fagiano e tigre.

Continua la lettura con: La “CASA UBRIACA”: la più strana del MONDO

BEATRICE BARAZZETTI

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La storia dell’imprenditore che volle costruire la CITTÀ IDEALE per i suoi dipendenti

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Chocolate Town Credits @ thevibebro IG

Willy Wonka del cioccolato omonimo esiste davvero. Questa è la storia di Milton Hershey, mastro cioccolataio di origine svizzera, che ha deciso di migliorare la vita dei consumatori di cioccolata, rendendo più felici i propri dipendenti

La storia dell’imprenditore che volle costruire la città ideale per i suoi dipendenti

# Il segreto del successo

Hershey Ch Credits @infohume IG

Può bastare la cioccolata a rendere felici le persone? Ogni tanto può bastare, certo, ma a volte c’è bisogno di più.
Milton Hershey inizia la sua carriera di mastro cioccolataio a 18 anni, aprendo un negozio di dolciumi a Philadelphia nel 1876. Non contento delle sue stesse capacità, si trasferisce in Colorado, a Denver, per imparare dal migliore l’arte del caramello ed affinare così le proprie doti.
Torna a Lancaster, Pennsylvania, per aprire la sua seconda attività, la Lancaster Caramel Company, convinto a ricercare in sé stesso e nel mondo della tecnologia, le armi per rendere i suoi dolci i più famosi d’America.

Leggi anche: La prima e ultima FABBRICA DI CIOCCOLATO di Milano

# Il cioccolato Hershey

Chocolate Town Credits @thevibebro IG

Un curioso Hershey partecipa all’Esposizione Universale di Chicago, dove vede e acquista macchinari all’avanguardia per la lavorazione industriale del cioccolato.
Fonda così la sua fabbrica di cioccolato, la Hershey Chocolate Company, iniziando a preparare caramelle ricoperte di cioccolato al latte.
La fabbrica produce anche tavolette di cioccolato al latte e cacao in polvere per la preparazione dei dolci.

Il successo è così travolgente che Hershey decide di progettare e costruire una propria città, a cui darà il proprio nome, dove ospitare la fabbrica di cioccolata e i dipendenti con tutte le loro famiglie. L’idea è quella che un po’ accompagna gli imprenditori americani con una certa visione: migliorare tutti gli aspetti della vita dei dipendenti, rendendo facili le soluzioni alla routine quotidiana delle famiglie, alleggerendoli di alcuni pesi e migliorare così la produttività, ovvero i profitti.

Leggi anche: Al lavoro con il SORRISO: dove sono i LAVORATORI più FELICI di Italia? Il risultato è a sorpresa

# La città di cioccolato

Scuola Hershey Credits @hershey_company_town IG

Nasce così la cittadina di Hershey, in Pennsylvania, una città che è allo stesso tempo una mega fabbrica di cioccolato.
Siamo nella contea di Dutch, quella parte dello Stato della Pennsylvania in cui vivono i Mennoniti e gli Amish, comunità di gente modesta dedita al lavoro e alla famiglia. In un contesto di questo tipo, l’imprenditore fonda la sua città-fabbrica in cui tutto è pensato per rendere felici i suoi abitanti: ogni casa è realizzata con tutti i comfort e le soluzioni più all’avanguardia.
Le casette di mattoni, circondate da bei prati curati e viali alberati, dotate di riscaldamento, elettricità e impianto idraulico, il parco e il teatro per lo svago e il tempo libero e perfino le scuole totalmente gratuite per i figli dei dipendenti: Hershey è la dolce vita di una città fondata sul cioccolato.

Milton sa che la felicità dei dipendenti farà la sua fortuna, è un imprenditore molto capace e di buon cuore, la città di Hershey diventa nel 1903 un modello aziendale innovativo e all’avanguardia, senza precedenti negli U.S.A. che porta al successo assoluto anche i cioccolatini Hershey che – come nel volere del suo papà – diventano veramente i dolcetti più diffusi d’America.

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# Il mondo di cioccolata

Chocolate World Credits @_leejieun_ IG

Hershey è ancora oggi meta di numerose gite di carattere turistico e culturale.
Si possono visitare gli ambienti dove si è creato il cioccolato più famoso d’America. I lampioni, ad esempio, che ricordano la forma del cioccolatino “Kiss”, che ricorda il Bacio Perugina tanto caro in Italia; così come il parco voluto dal Milton Hershey, che oggi si estende per oltre 110 acri ed ospita uno zoo, un numero impressionante di specie diverse di alberi e la cittadina è inclusa in un vero e proprio percorso che culmina nella visita alla fabbrica di cioccolata. Alla Hershey Company si scoprono tutti i segreti della preparazione e lavorazione del cioccolato, con la degustazione di prodotti di ogni forma e dolcezza

Fonti: Curyoctopus, Chocotravel

LAURA LIONTI

Continua la lettura con: 10 LOCALI DA COCCOLE in un freddo pomeriggio d’inverno a Milano

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La METRO spinta da un ventilatore, l’ascensore SPAZIALE e gli altri MEZZI di trasporto più PAZZI mai progettati

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Credits stradadeiparachi - Ithacus

Un viaggio nella storia dei mezzi di trasporto più pazzi mai progettati. Ecco come ci si sarebbe potuti spostare.

La METRO spinta da un ventilatore, l’ascensore SPAZIALE e gli altri MEZZI di trasporto più PAZZI mai progettati

#1 La metropolitana pneumatica spinta da un enorme ventilatore

Credits spartan_seacrest_outlaw IG – Beach Pneumatic Transit

Alla fine del 1800 fu realizzata a New York, su progetto dell’inventore ed editore Alfred Beach, la prima metropolitana degli Stati Uniti. Basata sull’idea della ferrovia pnuematica rimase in funzione a livello dimostrativo per 3 anni, lungo un percorso di 95 metri sotto Broadway.

Per farla funzionare, un enorme ventilatore soprannominato il Tornado occidentale spingeva la carrozza con i passeggeri a bordo. Nonostante la vendita di circa 400.000 biglietti nelle prime due settimane, il progetto di estendere la linea per 8 chilometri fino a Central Park non riuscì a ottenere permessi e finanziamenti.

#2 Il marciapiede in movimento, l’antesignano dei “tapis roulant”

Credits stradadeiparchi – Marciapiede in movimento

Nel 1890 l’ingegnere Max Schmidt presentò alla Fiera mondiale di Chicago la prima passerella mobile composta da tre anelli concentrici, il primo fermo, il secondo in movimento a 4 km/h chilometri all’ora e il terzo a 8 km/h. In questo modo si consentiva ai pedoni di spostarsi a una velocità più bassa prima di passare a quella più veloce.

I funzionari di New York rimasero entusiasti a tal punto da proporre alcuni schemi di passerelle in città, tra cui uno sul Ponte di Brooklyn e un altro lungo Broadway, ma solo 50 anni dopo arrivarono negli aeroporti e nelle stazioni i primi “tapis roulant”.

#3 La monorotaia giroscopica

Credits stradadeiparachi – Monorotaia giroscopica

Poteva essere una delle invenzioni del secolo quella dell’irlandese Louis Brennan. Il 10 novembre 1909 diede la prima dimostrazione pubblica, all’interno del terreno della sua casa nel Regno Unito, della sua monorotaia giroscopica. Si trattava di un veicolo bilanciato da due giroscopi verticali montati fianco a fianco e ruotanti in direzioni opposte. In occasione del Japan-British Exhibition di Londra l’inventore fece viaggiare su una pista circolare alla velocità di oltre 30 km/h un’automobile monorotaia con 50 persone a bordo. Il progetto fu abbandonato quasi subito a causa degli alti costi richiesti per finanziarlo. 

#4 Aerotreno, un hovercraft su terra da oltre 400 km/h per l’alta velocità francese

Credits giscardpunk IG – Aérotrain

Aérotrain sarebbe dovuto essere il mezzo per l’alta velocità francese. Sviluppato in cinque prototipi attorno al 1965 era un “hovertrain” alimentato da turbocompressori, con il comfort e la velocità di un treno a levitazione magnetica, ma senza la complessità tecnica e la spesa. L’I-80 HV, la versione successiva rispetto ai primi modelli, riuscì anche a stabilire il record mondiale di velocità di 430,4 km/h per i veicoli hovercraft su terra. Purtroppo l’invenzione non ebbe successo e il governo francese scelse di adottare il TGV per la sua rete ferroviaria ad alta velocità.  

#5 Il missile intercontinentale Ithacus per trasportare i soldati americani

Credits stradadeiparachi – Ithacus

Ithacus era un colosso da 6400 tonnellate, alto 64 metri e alimentato da otto serbatoi di idrogeno progettato nel 1966 durante la guerra fredda. Sarebbe servito per ridurre la necessità di basi militari statunitensi all’estero visto che questo missile intercontinentale avrebbe potuto trasportare un battaglione di 1200 soldati. Non vide mai la luce perché avrebbe avuto bisogno di un trampolino di lancio personalizzato e di nuove scorte di idrogeno per ritornare alla base.

#6 Il Transit Elevated Bus, il primo autobus sopraelevato al mondo in grado di scorrere su binari

Credits india_and_jacob IG – Transit Elevated Bus

Il Transit Elevated Bus sarebbe dovuto essere il primo autobus sopraelevato al mondo in grado di scorrere su binari. Secondo i progettisti, che l’hanno ideato nel 2000, si sarebbero potute collegare quattro carrozze per creare un mega-treno in grado di trasportare 1600 passeggeri. Dopo il test su strada nel 2016 sembrava avviato a rivoluzionare il mondo del trasporto pubblico, ma le accuse di brogli finanziari hanno portato al definitivo abbandono.

#7 L’Ascensore spaziale, un’alternativa economica ai razzi

Credits focus.it – Ascensore spaziale

Uno dei mezzi di trasporto più avveniristici e utopistici mai progettati è sicuramente l’ascensore spaziale. Per farlo funzionare è previsto un cavo lungo almeno 3 volte il diametro della Terra, oltre l’orbita dei satelliti artificiali, con un contrappeso in cima in grado di annullare la forza di gravità grazie alla forza centrifuga della rotazione sincrona con la Terra. Pensato per essere un’alternativa economica alle navicelle per il trasporto di merci e persone nello spazio, la sua realizzazione rimane al momento solo un sogno.

La metropolitana pneumatica e il bus sopraelevato avrebbero potuto essere testati per il trasporto pubblico milanese.

Continua la lettura con: L’incredibile METRO-BUS: nella METROPOLITANA ci corrono gli AUTOBUS

FABIO MARCOMIN

Copyright milanocittastato.it

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La PISTA di ATTERRAGGIO per gli UFO: un’idea anche per Milano?

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Credits: @Jembé Viaggi pista ufo

Chissà quante volte ci siamo interrogati sull’esistenza di altre forme di vita nell’universo. Tante le dicerie, i racconti sulla presenza di questi “esseri” in qualche parte dello spazio. Fu addirittura l’aeronautica messicana ad annunciare, durante una conferenza stampa, di aver identificato con una telecamera a infrarossi, 11 oggetti volanti di identificazione incerta: UFO, insomma.

La PISTA di ATTERRAGGIO per gli UFO: un’idea anche per Milano?

Sul tema, però, da sempre co sono solo smentite. Tutti gli avvistamenti del passato, infatti, sembrerebbero riferirsi ad effetti ottici o fenomeni atmosferici prodotti dall’uomo e utilizzati in missioni segrete. Per non parlare poi della famosa Area 51, una base militare nel deserto del Nevada avvolta da una coltre di fitto mistero, nella quale, ritengono soprattutto i complottisti, siano conservate alcune navicelle extraterrestri e addirittura corpi di alieni. Ma l’alto livello di segretezza che si aggira attorno a questo luogo, peraltro solo velatamente ammesso, circa la sua esistenza, dal governo statunitense, alimenta ancora di più i dubbi e gli interrogativi sull’argomento.

# Una pista di atterraggio che aspetta navicelle aliene da più di 50 anni

Credits: @Jembé Viaggi
st. paul, Alberta

Questo non significa che si debba escludere l’esistenza di altre forme di vita nell’universo. A prepararsi infatti ad un’eventuale inaspettata “visita” degli alieni ci ha pensato il Canada. Il 3 Giugno del 1967 il ministro della difesa nazionale Paul Heyller inaugurò la prima pista di atterraggio per dischi volanti canadese e quasi sicuramente mondiale, a St. Paul, Alberta. La pista, con annessa targa d’accoglienza, è una piattaforma sopraelevata con incorporata la cartina del Canada formata da pietre provenienti da tutte le provincie.

Ciò che più colpisce però è il messaggio “umano” che sta dietro a questa costruzione, ovvero la certezza che l’umanità preserverà l’universo mantenendolo libero da guerre e conflitti. Tutti coloro che affronteranno i futuri viaggi nello spazio, compreso gli esseri intergalattici, potranno farlo in assoluta sicurezza e tutti i visitatori saranno ben accetti in questa città. Ad oggi non è stata riportata alcuna testimonianza di contatti con UFO, ma nell’eventualità questo dovesse accadere, sarebbero i ben accolti a St. Paul. D’altronde, nel sud della provincia, risiedevano quelle curiose creature, meglio identificate come dinosauri, di cui oggi abbiamo solo resti ossei.

# Una storia che ha del soprannaturale

Credits: @Jembé Viaggi
st. paul, Alberta

Non solo. La notte del 24 Novembre 2008, Werner Jaisli, arrivato a Cachi, una piccola città nella provincia argentina di Salta, famosa per gli appassionati di UFO in tutto il mondo, dichiarò di aver avuto un contatto “telepatico” con gli UFO, che gli suggerirono di costruire un porto per loro. A seguito di questo “incontro”, Werner iniziò a lavorare sul progetto a Forte Alto, una città poco distante da Cachi. Gli appassionati del tema visitano con grande entusiasmo questa zona, che è diventata, negli anni una vera e propria attrazione turistica.

# E se si facesse anche a Milano una pista per UFO?

Credits: @Jembé Viaggi
pista ufo

Immaginiamo di riproporre la stessa cosa a Milano. Ci sono delle grandi zone della città inutilizzate che potrebbero essere destinate alla costruzione di uno “spazioporto”, per definirlo con lo stesso nome usato dai predecessori che elaborarono questa idea, divenuta poi realtà. Magari realizzata dal nostro irriverente Cattelan, autore del famoso “dito medio” che impera in Piazza Affari. Maurizio Cattelan, conosciuto per le sue opere irriverenti e talvolta anche dissacranti, avrebbe certamente qualche idea originale per mettere in piedi un progetto così bizzarro. D’altra parte, si sa, Milano è una città all’avanguardia e non stupirebbe nessuno la realizzazione di una simile costruzione. E voi che ne pensate? Ai posteri l’ardua sentenza.

Continua la lettura con: Gli UFO a Milano: negli ultimi 5 anni ci sono stati almeno 7 avvistamenti (Articoli e video)

FABIANA CRIVELLO

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I 10 HOTEL più STRANI del MONDO: la classifica

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Credits juliocarvajal IG - Hotel Costa Verde

Dall’hotel caverna alla stazione ferroviaria, ce n’è davvero per tutti i gusti. Scopriamo quali sono.

I 10 HOTEL più STRANI del MONDO: la classifica

#10 Earthship Biotecture negli Stati Uniti, l’hotel ecosostenibile

Credits brittanyapp IG – Earthship Biotecture

Apre la classifica l’Earthship Biotecture negli Stati Uniti, immerso nella natura selvaggia con case ben curate, arredate in stile zen, ricche di fiori e particolari colorati. Costituito da un insieme di costruzioni edificate secondo le più innovative tecniche ecosostenibili, l’hotel è dotato di sistemi di filtraggio della acque grigie, pannelli solari per la produzione di energia. 

 

#9 Seaventures Dive Resort in Malesia, la piattaforma galleggiante

Credits unusualhotel IG – Seaventures Dive Resort

Il Seaventures Dive Resort in Malesia non offre grandi comfort ma promette un’esperienza incredibile. Questa piattaforma in mezzo al mare è una stazione per il diving ed è adatta per gli amanti delle immersione e dei paesaggi subacquei. Ogni mattina ci si può alzare e indossare tuta e bombole d’ossigeno per nuotare circondati da una splendida barriera corallina.

 

#8 Blu Cave Castle in Jamaica, una fortezza a strapiombo sul mare

Credits blue_cave_castle.876 IG Blue Cave Castel

Il Blu Cave Castle in Jamaica è un vera e propria fortezza, con torri merlate, costruita a strapiombo sul mare. I turisti vengono accolti da uno stupendo prato verde e possono ammirare il paesaggio e il mare da splendide terrazze. Per fare il bagno nelle acque caraibiche basta scendere direttamente dalle camere tramite delle scalette fatte di pietra.

 

#7 – Woodlyn Park a Otorohanga in Nuova Zelanda, un complesso di hotel fuori dall’ordinario

Credits stt_tours IG – Woodlyn Park, Otorohanga

Woodlyn Park a Otorohanga in Nuova Zelanda è stata trasformato dai proprietari da fattoria a un complesso di hotel fuori dall’ordinario. Si può scegliere di dormire in camere e suite dentro un aereo degli Stati Uniti, una nave ormeggiata dal parco oppure dentro una struttura chiamata Hobbit hotel che riproduce fedelmente la casa di Frodo nel “Signore degli Anelli”.

 

Leggi anche: Le 7 CASE più INCREDIBILI del mondo

#6 Train Station Inn in Canada, l’hotel “stazione ferroviaria”

Credits jenn_houle IG – Train Station Inn, Tatamagouche

Il Train Station Inn è un vero e proprio hotel-stazione ferroviaria. In questa struttura a Tatamagouche in Canada le camere sono dislocate tra l’edificio della stazione e il treno. I vagoni sono stati allestite come suite dotate di tutti i confort. Non manca il vagone ristorante e il “vagone terrazza” da cui ammirare la nature circostante. Tutto il personale è vestito da capistazione, con cappello e fischietto. 

 

#5 Hang Nga GuestHouse in Vietnam, l’hotel “fantasy”

Credits destinationluxuryofficial IG – Hang Nga GuestHouse, Dalat

In Vietnam c’è un’hotel davvero curioso, immerso in un’ambientazione onirica. Hang Nga GuestHouse è infatti costruito in stile “fantasy”, con camere nelle caverne, case sull’albero e case di legno. Ci sono scale e scalette, ponti e stanze nascoste che farà divertire soprattutto i più piccoli. Tutto le strutture sono aggrovigliate da rami, foglie e liane.

 

 

#4 – Treebones Resort negli Stati Uniti, il “villaggio indiano” immerso nel bosco

Credits coreygwin IG – Treebones Resort, Big Sur

Negli Stati Uniti c’è il Treebones Resort, immerso nella natura con una splendida vista sul mare, ideale per gli amanti di lunghe passeggiate nei boschi. Ha l’aspetto di un villaggio indiano, con tende circolari fatte di legno rivestite in tessuto e case sugli alberi. All’esterno è presente anche una zona bar-ristorante con piscina per rilassarsi.

 

#3 The Five Hotel a Parigi, l’hotel dal design “romantico”

Credits annalisaberetta23 IG – The Five Hotel Parigi

The Five Hotel di Parigi è sul gradino più basso del podio, il suo fantasioso design è perfetto per le coppie. Tutte le camere hanno una splendida vista dalla città, di piccole dimensioni ma confortevoli dotate di un sistema di luci a led che crea un’atmosfera molto romantica. Le pareti sono colorate, l’arredamento è ricercato e i letti sono adornati di fiori.

 

#2 Il Propeller Island City Lodge a Berlino ha camere per tutti i gusti

Credits travelplanetin IG – Propeller Island City Lodge

Il secondo hotel più strano al mondo si trova in Europa. Il Propeller Island City Lodge a Berlino ha camere per tutti i gusti, infatti ognuna ha uno stile diverse. C’è quella arredata con mobili appesi al soffitto, oppure con letti dentro bare o anche le camere con i letti dentro le gabbie. Troviamo la camera total white, in legno con fontana al centro e anche la camera psichedelica con i muri completamente ricoperti di specchi.

 

#1 Hotel Costa Verde, in Costa Rica, dentro un aereo “precipitato” nella giungla

Credits juliocarvajal IG – Hotel Costa Verde

Al primo posto di questa classifica troviamo un hotel in Costa Rica. Costruito dentro e intorno a un aereo, soggiornare all’Hotel Costa Verde è un’esperienza unica perché sembrerà di essere dentro un aereo precipitato nella giungla. I rami circondano le camere, gli animali vivono in simbiosi con i visitatori e l’hotel si trova tra gli alberi, a poca distanza dal mare.

 

Fonte: Travel365

Continua la lettura con: L’hotel più SPAVENTOSO del mondo: si dorme in una BARA

FABIO MARCOMIN

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Le 5 FONTANE più BELLE DI ROMA

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Credits: @ isamuko Fontana delle Tartarughe

Roma è celebre anche per le sue fontane, posizionate in centro alle imponenti piazze della città. Sono moltissime, alcune nettamente più belle di altre, ma talmente tante che sarebbe difficilissimo dire quali siano le più belle, perché magari nel conteggio alcune te le dimentichi. Tentiamo l’impresa impossibile, ecco le 5 fontane più belle della Città Eterna.

Le 5 FONTANE Più BELLE DI ROMA

Prima di partire con la classifica, non bisogna considerare le fontane romane come delle semplici strutture da cui fuoriesce dell’acqua. Piuttosto sono da pensare come scenografie urbane e ammirarle nella loro intera bellezza.

#1 La fontana di Trevi

Credits: @reikon08
Fontana di Trevi

La famosa e sempre piena fontana di Trevi è una delle fontane più belle di Roma. La più bella? Non si sa ma certamente la più conosciuta e la fama la rende in automatico quella considerata più bella. Un gioiello di acqua e di pietra voluto da papa Clemente XII nel 1732 e realizzata dall’architetto Nicola Salvi. Addossata a Palazzo Poli, la fontana è formata dal famoso bacino d’acqua pieno di monetine e desideri, una larga scogliera e una scultura imponente con al centro la statua del dio Oceano. Il nome Trevi deriva da regio Trivii, riferito alle tre vie che confluiscono nella piazza o ai tre sbocchi d’acqua della fontana.

#2 La Fontana dei Quattro Fiumi

Credits: @ gius.petrarca
Fontana dei quattro fiumi

Secondo posto per la Fontana dei Quattro Fiumi in Piazza Navona e realizzata dal Bernini. Rio de la Plata, Gange, Danubio e il Nilo personificati in una scultura capolavoro del barocco. La realizzazione della fontana è stata anche protagonista di una disputa tra due delle famiglie romane più importanti dell’epoca nonché tra i due grandi artisti: Bernini e Borromini.

#3 La Fontana della Barcaccia

Credits: @ ig_rome
Fontana della Barcaccia

In piazza di Spagna, ai piedi della Scalinata di Trinità dei Monti, c’è un’altra delle fontane più belle di Roma, del Bernini, ma non del grande Gian Lorenzo bensì del figlio Pietro. Su commissione di Papa Urbano VIII, il progetto della fontana doveva andare a camuffare il problema che l’acquedotto dell’Acqua Vergine avesse una pressione troppo bassa per permettere i classici zampilli o cascate delle fontane. Pietro Bernini decise quindi di realizzare una scultura che facesse sembrare la fontana una barca immersa nell’acqua.

#4 La fontana delle Tartarughe

Credits: @ isamuko
Fontana delle Tartarughe

La fontana delle Tartarughe è considerata da molti una delle più belle della Città Eterna, nonostante non sia imponente quanto quella di Trevi, ad esempio. Si trova in pieno centro, in Piazza Mattei ed è stata voluta dallo stesso duca Mattei.

Alla base della sua realizzazione c’è una storia molto romantica: si dice che il duca volesse dimostrare la sua potenza al padre della donna amata facendo costruire proprio la meravigliosa fontana davanti alle sue finestre, tutto in una sola notte. Leggenda o realtà, la fontana fu costruita da Giacomo della Porta e rappresenta 4 fanciulli che aiutano le tartarughe ad entrare nel catino superiore.

#5 La Fontana del Moro

Credits: @_passionphoto_nature_
La Fontana del Moro

All’estremità di Piazza Navona, c’è la Fontana del Moro, realizzata inizialmente da Giacomo della Porta ma poi modificata da Gian Lorenzo Bernini. La fontana si trova davanti al palazzo Pamphilj. Al centro del bacino d’acqua c’è una scultura, realizzata da Giannantonio Mari su progetto del Bernini, raffigurante un moro che stringe tra le mani la coda di un delfino, la cui testa fuoriesce dalle gambe della statua.

Continua la lettura con: In ITALIA la prima FONTANA PUBBLICA da cui zampilla VINO

BEATRICE BARAZZETTI

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Leggi anche: “La cultura è lo strumento chiave per uscire dalla pandemia”

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Esoterica, Fumetto, Antiquaria e le altre LIBRERIE a TEMA più BELLE di Milano (Mappa)

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credits:@spiderbibi IG

Il piacere di entrare in una libreria, chiedere consigli al libraio e sedersi su una poltrona per sfogliare un potenziale acquisto è un’usanza che a Milano non ha mai smesso di essere viva e vegeta. Alla faccia dei kindle, degli audiolibri e di tutte quelle forme di sostituzione del mondo dell’editoria che hanno sì scalfito, forse piegato, ma mai del tutto abbattuto i libri cartacei.

A Milano alcune piccole librerie hanno purtroppo chiuso ma le maggiori, soprattutto quelle aperte con lo scopo di supportare un determinato tema, sono più che in forma. Andiamo a vederle insieme.

Esoterica, Fumetto, Antiquaria e le altre LIBRERIE a TEMA più BELLE di Milano (Mappa)

# Libreria Esoterica Ecumenica, un incontro tra religioni

credits: @libreriaesotericamilano
IG

La libreria Esoterica del Gruppo Anima si trova dietro Piazza Missori, praticamente nel ventricolo di Milano, ed è considerata, come si può intuire dal nome, un punto di riferimento per letture spirituali. La libreria nacque molti anni fa e, per l’esattezza, è giunta alla terza generazione.

L’idea venne a Calogero Falcone, un pastore protestante che fu chiamato da Trieste per insegnare alla facoltà Biblica di via Festa del Perdono, a due o trecento metri a piedi al massimo da Missori, e la libreria aprì nel 1968. Nel 1982, finito da poco il Concilio Ecumenico voluto da Papa Giovanni III, Falcone intuì l’esigenza di sfruttare il momento storico per creare la prima libreria ecumenica, che nasceva appunto con l’intento di favorire l’incontro e il confronto con le religioni.

Fu così che la Libreria Esoterica divenne l’unica libreria, fino a quel momento, nella quale si potevano trovare testi cattolici, protestanti ed ebraici. Nel 2014 anche la Libreria Ecumenica di piazza San Babila si unì a quella Esoterica di Piazza Missori e oggi, ai clienti che arrivano dall’Italia e dall’estero, si presenta con il nome congiunto con cui la conosciamo noi milanesi.

# Libreria dello Sport, un libro per ogni disciplina

credits: @libreriadellosport
IG

Ovvero, la prima libreria italiana specializzata nello sport. Presso questa libreria sita in via Carducci 9, ci sono testi e libri fotografici che abbracciano praticamente tutte le discipline sportive. Oltre 17000 titoli per numerosi sottotemi, fra i quali i maggiori sono la medicina sportiva, la scienza dello sport, la fisiologia e la biomeccanica degli esercizi fisici, la psicologia, l’alimentazione e la legislazione sportiva. E naturalmente la storia dello sport, dal Barone di Coubertin allo Sheffield Wednesday, da Walter Clopton Wingfield a James Naismith e così via.

# Libreria Antiquaria, sopravvissuta alla seconda guerra mondiale

credits: @heracles_symposium IG

Fondata da Paride Malavasi, la libreria aprì nel 1940 in via Santa Tecla con l’insegna Libreria Malavasi e nei suoi quasi ottanta anni di storia sopravvisse ai bombardamenti della seconda guerra mondiale per poi accompagnare i lettori di Milano e d’Italia negli anni del progresso e del boom economico, passando per gli anni di piombo e arrivando fino ai giorni nostri. Nel 1975 la barra di comando viene raccolta dai figli di Paride: prima Maurizio, poi Sergio e Sandra, che mantengono la vocazione della libreria nella sua pura essenza. Fiore all’occhiello, il catalogo tomi XVI-XVIII secolo.

Inoltre, tra le varie librerie di Milano, i Malavasi sono stati tra i pionieri in Italia nel costruire un archivio elettronico, dove viene raccolto il lavoro bibliografico relativo al catalogo e alle giacenze.

# La Borsa del Fumetto: libri, dvd e altro ancora

credits: @roccomancini
IG

Nella centralissima via Panfilo Castaldi, riconoscibile a centinaia di metri grazie alle storiche insegne rosse e gialle, troviamo la Borsa del Fumetto, ergo, uno dei primi negozi di comics in Italia a ospitare incontri per gli appassionati del genere. All’ingresso chiedono di lasciare eventuali borse negli armadietti appositi, dopodiché si può girare in libertà tra gli scaffali straripanti di albi.

In vendita c’è di tutto: fumetti italiani e non, manga, supereroi, pubblicazioni di case editrici indipendenti oltre che delle grandi firme del settore. E naturalmente, come contorno di questo gustoso piatto letterario si possono trovare dvd di animazione giapponese, gadget, card e libri di cinema, illustrazione e grafica. Bonus: su richiesta effettuano servizio di prenotazione e ricerca numeri e arretrati introvabili. Per tutti, ma non per la Borsa del Fumetto!

# Il salotto letterario della Libreria dello Spettacolo

credits:@spiderbibi
IG

Se è vero che The Show Must Go on, è altrettanto vero che la Libreria dello Spettacolo di Via Terraggio non è semplicemente uno spazio libri, bensì un vero e proprio salotto letterario degno dei caffè della Belle Époque parigina, affollato in maniera meravigliosamente caotica da tomi, testi e volumi di qualunque tipo. Musica, Danza, Teatro e Cinema sono le quattro branche in qui si snoda il ricchissimo catalogo di questo esercizio a due passi dal Bar Magenta. Clienti storici della Libreria sono volti noti di ieri e di oggi come l’attore e doppiatore Alberto Lionello (scomparso nel ’94) l’eclettico Paolo Rossi e udite udite anche François Truffaut. Almeno stando a quanto ammesso dalla titolare (nonché scrittrice) Maria Cristina Spigaglia.

Come sempre ora la parola è vostra, amici lettori di Milano Città Stato. Siete mai stati in una di queste librerie o ne avete altre che avreste volentieri citato? Siamo qui per leggere i vostri preziosi commenti.

 

Continua a leggere con: La libreria Bocca, un negozio storico immerso nell’ARTE

CARLO CHIODO

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Leggi anche: Zerocalcare, i fumetti più belli: cosa leggere se ti è piaciuta la serie

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La SCIATTERIA tra Duomo e Castello. La DENUNCIA di Urbanfile

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Credits Urbanfile - Dehor via Dante

Credits articolo e foto Urbanfile.

Il blog Urbanfile alza la voce riguardo le pessime condizioni di vie e edifici del centro storico di Milano. Da piazza del Duomo fino al Castello Sforzesco sono molti i problemi da risolvere. Ecco il reportage del degrado.

La SCIATTERIA tra Duomo e Castello. La DENUNCIA di Urbanfile

# La sciatteria e il degrado tra piazza del Duomo e piazza Cordusio 

Il disordine e il degrado è purtroppo abbastanza frequente in città e non di rado in pieno centro. Le problematiche sono sempre le solite e sembra che l’amministrazione comunale faccia fatica a risolverle: arredo urbano sporco, disastrato o sottoposto a scarsa manutenzione, oggetti abbandonati, tag e graffiti e in generale pulizia non sempre adeguata. 

Partendo da piazza del Duomo si possono notare:

  • gli edifici dei portici settentrionali in uno stato pietoso e urgenti di cura e restauro;
  • i new jersey, posizionati nel periodo di massima allerta per gli attentati terroristici, ricoperti di tag e non ancora sostituiti dai “milomat”, i pilomat di design installati sinora solo in qualche via;
  • i cartelli stradali, necessari e non, ricoperti di scritte e adesivi;
  • arrivando in piazza Cordusio la situazione non migliora con l’aggiunta di un selva di panettoni messi alla rinfusa e il monumento dedicato al Parini tra la sporcizia.

# La situazione tra via Dante e il Castello Sforzesco

Proseguendo il reportage da via Dante fino a piazza Castello si riscontra la stessa situazione di incuria a cui si aggiungono altre criticità. Ecco le principali:

  • nei dehors di bar e ristoranti lungo via Dante sono stati utilizzati “sistemi di copertura da orto, totalmente fuori luogo in una via che dovrebbe essere elegante e monumentale”;
  • a questi si aggiungono i dehors raffazzonati realizzati con delle strutture improbabili;
  • diversi blocchi di pietra della pavimentazione sono divelti e non mancano i soliti orrendi new jersey come protezione dall’accesso dei veicoli;
  • i motorini parcheggiati ovunque e spesso autorizzati con linee di posteggio dove non dovrebbero essere;
  • le grandi piante in vaso secche perché senza un minimo di cura;
  • da largo Cairoli troviamo quasi sempre asfalto e oggetti di arredo urbano in sovrannumero, eccessiva palificazione e lampioni da aree industriali e indegni della capitale del design;
  • arrivando in piazza Castello, in attesa della riqualificazione, ci si trova di fronte a una zona quasi abbandonata con arredo urbano malconcio, scarsa pulizia e i totem installati per l’Expo 2015, mai entrati in funzione, che giacciono in disuso, sporchi e pieni di graffiti.

La mancanza di cura e attenzione di tutte queste cose, che sono piccole se prese singolarmente, trasmettono un’immagine complessiva di sciatteria e degrado che la città non merita. L’amministrazione comunale dovrebbe capire che la bellezza di Milano passa anche dal mantenimento e l’ordine di quello che c’è già e non solo da quello che verrà realizzato in futuro.

Leggi anche: La denuncia di UrbanFile: la situazione dei NEGOZI di Milano è DISASTROSA

Articolo originale e foto: Urbanfile

Continua la lettura con: M4: la GRANDE BRUTTEZZA? La DENUNCIA di Orietta Colacicco

FABIO MARCOMIN

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3 GITE FUORI PORTA con il brutto tempo a Milano

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Foto di Antonella Cigognani (IG)

Milano offre numerose alternative per le giornate di pioggia, ma perché rinunciare ad una gita fuori porta? Il brutto tempo rende ancora più affascinante alcune piccole località come queste.

3 GITE FUORI PORTA con il brutto tempo a Milano

 

#1 Consonno: la città fantasma

Credits: anto1993_, IG – Consonno, Olginate

Partiamo dalla città fantasma: Consonno, una cittadina abbandonata frazione del comune di Olginate (Lecco), è passata da borgo rurale a città dei divertimenti, tra gli anni ’60 e gli anni ’80 diviene una piccola Las Vegas italiana.

Abbandonata, ha subito anni di degrado e vandalizzazione, oggi viene visitata da aspiranti fotografi e street artist che decorano i muri dell’hotel in stile arabesco e le macerie di quelle che una volta erano attrazioni per turisti annoiati.

Arrivare in questo borgo diroccato con la pioggia e camminare nelle pozzanghere garantisce un’esperienza soprannaturale, le nuvole conferiscono un’aura di mistero al luogo. La spettralità è accentuata dal contrasto con i colori che si stagliano sulle pareti dei ruderi.

Leggi anche: La CITTÀ FANTASMA di Consonno: il sogno svanito della “Las Vegas della Brianza” (Fotogallery)

#2 Crespi d’Adda, il paradiso socialista

Credits: cristianafranciosi IG – Crespi d’Adda, veduta

Un’altra meta che grazie alla pioggia assume un’aria misteriosa e tetra che la rende affascinante è la piccola cittadina di Crespi d’Adda. Ex cittadina operaia, Crespi d’Adda è stato per anni il simbolo della nascita della nuova industria in Italia. Adesso si presenta come un reperto storico con le sue case tutte uguali degli operai, costruite seguendo l’esempio inglese, la villa padronale dei signori Crespi e la fabbrica abbandonata, attorno alla quale girava la vita di tutta la città.

Altrettanto interessante è il cimitero, corrispettivo della città con l’imponente cappella Crespi circondata da piccole lapidi tutte uguali. L’Unesco ha inserito Crespi d’Adda all’interno della World Heritage List nel 1995 e con la pioggia, le nuvole e il freddo che rendono l’atmosfera di abbondono ancora più visibile, diventa un posto ancora più affascinante.

Leggi anche: Crespi d’Adda: paradiso socialista o villaggio infernale?

#3 Rocca di Soncino

Credits: paola.f69 IG – Rocca di Soncino

Una meta più allegra, che ricorda la potenza sforzesca è invece la Rocca di Soncino, voluta da Galeazzo Maria Sforza nel 1473 in sostituzione dell’antica rocca posta più a sud. Non ci troviamo più davanti ad una struttura degradata ma ad un’imponente fortezza dalla cui entrata trasuda il potere dei suoi vecchi padroni.

Il castello, perfettamente conservato assume grazie alle nuvole nere una forza minacciosa, che lo rende incredibilmente affascinante, e se dovesse iniziare a piovere, i suoi ampi porticati permettono la visita al suo interno senza inzupparsi. Tutto intorno il borgo medievale, che si può ammirare tranquillamente da sotto l’ombrello in cima alle mura della rocca.

Leggi anche: I CASTELLI nei dintorni di Milano (Mappa)

Continua la lettura con: Le ESPERIENZE da fare almeno una volta della vita in ITALIA: a che quota sei?

SARAH IORI

Copyright milanocittastato.it

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Quando ai Giardini di Porta Venezia c’erano LEONI, TIGRI e un ELEFANTE

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Credits nontiperdere.com - Leone

Ci sono un leone, un ippopotamo e una giraffa che cenano tranquillamente all’ombra di un grattacielo, ma non è la trama di un film d’animazione. Ecco la storia dello zoo di Milano.

Quando ai Giardini di Porta Venezia c’erano LEONI, TIGRI e un ELEFANTE

# Si entrava da via Manin

street view googlemaps – Ingresso Zoo Via Manin

I giardini Montanelli di oggi, una volta erano uno spazio completamente diverso, popolato di tanti animali esotici. Era lo Zoo civico, voluto nel 1923 dagli amministratori di una Milano che si apprestava a far parte del regime fascista, gli animali sottratti dal loro ambiente naturale e portati in città per il pubblico divertimento di bambini e adulti. L’ingresso era da Via Manin e, per chi è milanese da poco, racconteremo oggi la storia di una Milano che esiste solo in bianco e nero, che molti sanno ma pochissimi ricordano

# Le gabbie delle belve feroci

Credits nontiperdere.com – Leone

Una volta entrati dalla biglietteria, era possibile addentrarsi nel parco grazie ad ampi viali o vialetti sterrati, disegnati dal Piermarini. Le attrazioni erano animali selvatici chiusi nelle loro gabbie, che si ammiravano per lo più annoiati. Già pasciuti e nutriti ad intervalli regolari dalle “guardie dello zoo”, ai bambini si presentava lo spettacolo di un leone sempre accasciato sul selciato, rinchiuso in una gabbia con le sue leonesse.

Si racconta che fosse talmente infastidito dagli schiamazzi dei piccini, che avesse imparato a fargli plin-plin addosso. Vicino ai leoni c’era la tigre e lo spettacolo meraviglioso dei colori e maestosità della sua pelliccia, era completamente annullato dalla nevrosi di cui soffriva, che costringeva l’animale a camminare ansiosamente avanti e indietro nei pochi metri a disposizione del recinto diurno.

Lo spettacolo offerto era opposto per alcuni spettatori: c’era chi diventava matto e chiedeva a tutti i familiari a disposizione di accompagnarlo allo Zoo una volta a settimana, oppure c’era chi veniva portato allo zoo per divertirsi, ma si intristiva ancora di più davanti alle belve che di feroce non avevano più nemmeno l’istinto. Le gabbie sono visibili ancora oggi, trasformate in lavoratori didattici.

# Gli orsi

Credits nontiperdere.com – Orso polare

I famosi orsi milanesi. Non è una battuta di cattivo gusto, gli orsi erano famosi sul serio. Anche loro rinchiusi in una gabbia, avevano a disposizione una piscina, piastrellata con il mosaico azzurro. Quando le scolaresche si avvicinavano, i bambini facevano un lungo “ooh” e la risatina di chi scopre che l’animale vero era così diverso dall’orsetto di peluche con quale si addormentavano la sera e, soprattutto, che avesse una piscina personale nella sua casetta

# Le foche

Credits barcrim IG – Vasca delle foche zoo di Milano

Prima della gita scolastica allo zoo, le maestre spiegavano alle classi le differenze tra i vari animali, facendo immaginare l’habitat in cui gli animali dovevano trovarsi per la loro sopravvivenza. Le foche dovevano stare nell’acqua, ovviamente, ma allo zoo nuotavano in una piscina azzurra e la vista era, per certi versi, divertente. Sono animali molto belli, allegri e festosi, ma dopo averli visti su un atlante geografico intenti a pescare in ammollo su uno scoglio, vederle in piscina strappava un sorriso. La vasca delle foche è ancora oggi uno degli elementi dei giardini Montanelli rimasto come allora.

# Bombay, la star assoluta dello Zoo

Credits propertieslife.it – Bombay

La star assoluta dello Zoo di Milano era l’elefantessa Bombay. Ad orari preposti lei e il suo istruttore offrivano agli spettatori dello zoo uno spettacolino. Bombay veniva agghindata con un paio di occhiali bianchi giganti, sapeva riconoscere i cubi di legno numerati e colorati, che l’istruttore chiamava ad alta voce. Bombay strappava applausi e simpatia. Quando è morta è stata imbalsamata e messa nel vicino Museo di Storia Naturale, in un diorama che riproduce la savana.

# La giraffa e l’ippopotamo

Gironzolando nello zoo si incontravano le scimmiette che si spulciavano tra di loro, così come la splendida giraffa, elegante col suo lungo collo e molto mansueta. Si faceva tranquillamente accarezzare dai visitatori e, ogni tanto, la si poteva trovare intenta a “leccare” la parte alta della sua gabbia. In un’altra vasca c’era l’ippopotamo. Ognuno usciva dalla visita allo zoo con le proprie preferenze sugli animali appena incontrati.

# La chiusura nel 1992

Il civico Zoo dei giardini di Porta Venezia è stato chiuso nel 1992, a seguito di molte istanze animaliste che – nel mondo – hanno portato alla progressiva chiusura di queste strutture, o alla radicale trasformazione in parchi tematici, con animali liberi e le cui visite sono escursioni in ambienti molto grandi e protetti. Gli animali vivono così in condizioni più dignitose e meno ristrette delle gabbie di una volta e, forse, è meglio così. Il leone, la giraffa e l’ippopotamo dell’inizio della storia, che cenavano all’ombra del grattacielo Pirelli, oggi hanno lasciato il posto e qualche traccia nel parco che è stato il primo parco pubblico di Milano, lì a Porta Venezia. Il vecchio zoo ha lasciato il posto ad uno “nuovo”. Adesso, però, la curiosità è grande: qual è il vostro animale preferito?

 

Fonte: Propertieslife 

Continua la lettura con: Quando in Duomo c’era il COPERTO dei FIGINI

LAURA LIONTI

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La variante totalitaria

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Iosif Vissarionovič Džugašvili, detto Stalin

Nella Costituzione Sovietica erano consentite tutte le libertà fondamentali: la libertà di parola, di espressione, di riunione, di manifestare. C’era però una condizione a tutte queste libertà. Che fossero esercitate “in conformità con gli interessi dei lavoratori e allo scopo di consolidare il regime socialista”.

È evidente che i diritti fondamentali non possono essere subordinati a una condizione perché questo li svuota di qualsiasi valore.
Se si prende la Costituzione Sovietica sembra infatti che altri principi ispiratori siano i medesimi di quelle dell’Occidente “libero”. Ad esempio, come la sovranità in Italia è assegnata al popolo, nell’Unione Sovietica “Tutto il potere nell’URSS appartiene ai lavoratori della città e della campagna” (art.3). Potere che in Italia è delegato al Parlamento, in Unione Sovietica al Soviet dei deputati.

La differenza tra le costituzioni degli stati democratici moderni e quelle degli stati totalitari è semplicemente la condizionalità dei diritti che, in quanto fondamentali, dovrebbero essere assoluti e incondizionati.
Viceversa, in questo periodo storico assistiamo all’introduzione della condizionalità dei diritti, avvicinandoci pericolosamente alle posizioni sovietiche e portandoci nell’orbita della visione della società tipica di uno stato totalitario.

Affermare, ad esempio, che la libertà individuale sia condizionata alla sicurezza della collettività significa di fatto non avere più una libertà. Così come affermare che si ha diritto di aggregarsi per assistere a una manifestazione sportiva ma non per manifestare per determinati motivi politici. 

In generale ritenere che i diritti individuali possano essere condizionati a uno scopo o a un interesse superiore, che viene stabilito dall’autorità dello Stato, significa che in qualunque momento ogni persona solo perché ritenuta potenzialmente lesiva per gli altri (fatto inconfutabile), potrebbe essere imprigionata o perfino eliminata.
Che è esattamente l’approccio degli stati totalitari, come avviene ad esempio in Cina.

Uno stato totalitario o dittatoriale non si manifesta nella percezione dei suoi cittadini o nella rappresentazione che viene data dall’autorità che lo governa. Bensì da questo punto.
Se in un Paese è ritenuto possibile limitare qualunque diritto individuale in nome di un interesse collettivo si tratta di uno stato totalitario.

Continua la lettura con: Presidente della Repubblica: il SETTEBELLO di NOMI per una Italia più libera e più umana

MILANO CITTÀ STATO

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