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Un “IPPOPOTAMO” sulle ALPI

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Nelle ultime settimane è riapparsa questa curiosa attrazione molto in voga su Google Maps.

Un “IPPOPOTAMO” sulle ALPI

# L’Ippopotamo del Monte Cesen

L’“Ippopotamo del Monte Cesen”, situato tra il territorio comunale di Valdobbiadene e Miane, è tornato visibile, grazie alla neve, da distanze notevoli. Situato sulle prealpi trevigiane, questo curioso disegno sulla montagna risulta essere molto famoso tra gli utenti di Google Maps. Ma di cosa si tratta?

# Un Bosco artificiale

Si tratta di un disegno nella natura che riproduce quattro zampe e una grande testa che ricorda proprio quella di un ippopotamo. Si tratta di un’area boschiva immersa nei pascoli dove gli alberi (faggi e abeti) sembra siano stati piantati apposta per creare la forma di questo simpatico (ma, si ricorda, ferocissimo!) animale africano.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante natura e montagna
Credits: @Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore (FB)

# Le origini del bosco

La vera origine sulla forma di questo particolare bosco è ancora incerta:

  • L’aquila e il Fascismo: Secondo una prima versione, quello che oggi si vede non è altro che un’ala che avrebbe dovuto comporre l’aquila, simbolo del fascismo. Grazie alle sue dimensioni generose, sarebbe stata visibile almeno fino a Venezia, a testimonianza della potenza del regime. A causa della caduta di quest’ultimo, l’opera non sarebbe mai stata completata.

    May be an image of Camogli and lake
    Credits: @Claudio Vianello (FB)
  • L’Impero Austro-Ungarico: Un’altra versione indicherebbe che la figura sia voluta e che rappresenti un bisonte lasciato dagli Austriaci. L’animale ha contribuito all’espansione dell’impero austro-ungarico in Europa fornendo ai soldati latte, carne e pellicce.
  • La causalità: C’è chi si limita a sostenere che la forma del bosco sia del tutto casuale e sia la conseguenza di un rimboscamento, fatto in tre fasi, tra gli anni 1920 e il 1980.

E’ anche grazie a queste diverse interpretazioni, che questo bosco particolare desta ancora curiosità.

Credits: Monte Cesen (FB)

Continua a leggere con: Che ci fanno TRAM e BUS milanesi in mezzo a un BOSCO della Liguria?

LUCIO BARDELLE

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AUTONOMIA DIFFERENZIATA: Il SENATO approva tra le proteste del GATTOPARDO. Ma, in poche parole, che cosa dice la RIFORMA?

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Dopo vent’anni di discussioni, referendum, dichiarazioni bipartisan in cui tutti si dicevano più o meno d’accordo, il Senato approva l’Autonomia differenziata. Una riforma che porterebbe l’Italia a un assetto moderno, più simile non solo a Paesi che si basano sull’autonomia dei territori, come Spagna, Germania o Svizzera, ma anche come quelli più centralisti che stanno spingendo forte sul tasto del decentramento, come Francia o UK. Tutto bene, dunque? Ovviamente no. Perchè siamo o non siamo il paese del Gattopardo, del tutto va male ma lo status quo va difeso sempre?

AUTONOMIA DIFFERENZIATA: Il SENATO approva tra le proteste del GATTOPARDO

# Il voto al Senato nel segno di Costituzione e del voto popolare,

L’Aula ha approvato con 110 sì il ddl per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Il testo passa alla Camera per la seconda lettura. Si tratta della legge che di fatto dà attuazione ai principi dell’articolo V della Costituzione che invita ad attuare in Italia “il più ampio decentramento amministrativo”. Non solo: è una legge che segue anche l’espressione della volontà del “popolo sovrano”, almeno dei cittadini delle regioni che si sono espresse sei anni fa in larghissima maggioranza a favore di una maggiore autonomia regionale. Curioso che proprio chi aveva votato a favore dell’articolo V, il centro sinistra, oggi alza le barricate lamentando il rischio di secessione. Ma, in sintesi, che cosa definisce la nuova legge?

# La legge in poche parole: si premia con l’autonomia le regioni più meritevoli, a chi non rispetta gli standard l’autonomia viene tolta

Autonomia differenziata

Il principio della legge è elementare. Le regioni possono decidere di gestire fino a 23 competenze in autonomia dallo Stato che però deve vigilare sul rispetto di un livello minimo delle prestazioni (LEP) per ogni classe di servizio. Se una regione non è in grado di garantire questi standard, perde l’autonomia di gestione nei servizi deficitari. Un principio che tutela i cittadini, spingendo le regioni a garantire servizi migliori e che fa intervenire lo Stato quando questi servizi sono insufficienti. L’autonomia differenziata prevede la possibilità di trattenere parte del gettito fiscale generato sul territorio per il finanziamento dei servizi e delle funzioni di cui si chiede il trasferimento. Si introduce pertanto un principio di responsabilità per le regioni che, finora, potevano agire “indisturbate” nella fornitura dei servizi, senza rischi. Anzi. Il modello di governance esistente tendeva a premiare le regioni più inefficienti, favorendo l’intervento dello Stato a colmare deficit. 

# Un altro passo verso Milano Città Stato

Da segnalare infine che l’articolo 132 della Costituzione consente che i territori con almeno un milione di abitanti possano diventare regione. Un articolo pertanto che consentirebbe a Milano e dintorni di poter diventare una città-stato (o città-regione) con poteri da regione, come accade per le migliori città del Continente, come Londra, Madrid, Vienna, Berlino, Amburgo o le città cantone della Svizzera. 

Continua la lettura: Milano va più veloce di Bologna: no ai 30 all’ora ovunque e più autonomia per la città

ANDREA ZOPPOLATO

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LINEA GIALLA fino a PAULLO: l’ultimo tracciato e le nuove FERMATE previste

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Tracciato M3 fino a Paullo

Un’estensione attesa da oltre 30 anni. Questo l’ultimo tracciato proposto e le fermate previste per allungare la M3 verso il confine est della Città Metropolitana di Milano. 

LINEA GIALLA fino a PAULLO: l’ultimo tracciato e le nuove FERMATE previste

# Il punto sulla possibile estensione della linea gialla fino a Paullo

Credits: wikipedia.org – Linea M3

Un’opera di cui si parla da decenni, oltre 30 anni per l’esattezza, con progetti abortiti, raccolte firme di cittadini e appelli dei sindaci lungo la Paullese. Qualcosa si è mosso, l’ultimo tracciato proposto per allungare la M3 oltre San Donato dovrebbe essere quello definitivo, ma siamo di fatto ancora all’inizio del processo. Nel 2022 erano stati destinati 5,5 milioni per la redazione del PFTE, il progetto di fattibilità tecnico economico, all’interno del pacchetto di 732,3 milioni di euro assegnati dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile per il potenziamento delle metropolitana milanesi.

# Il tracciato proposto da MM: circa 15 km di linea tra metro e metrotranvia

Tracciato M3 fino a Paullo

L’ultimo progetto elaborato da MM e presentato dal Comune di Milano al Ministero dei Trasporti prevede la prosecuzione del tracciato della M3 in una doppia modalità. In totale sono circa 15 km, suddivisi tra metropolitana e metrotranvia. La prosecuzione come metro è di di 4,4 km e altre due fermate, San Donato-De Gasperi e Peschiera Sud.

Da quest’ultima stazione partirebbe un servizio di metrotranvia, in sede protetta, di 10,9 km e 8 fermate: Peschiera Sud, Peschiera Bettola, Pantigliate-Vigliano, Mediglia Mombretto, Settala-Caleppio. Le ultime 3 nel comune di Paullo con Paullo Centro, Paullo Conterico e Paullo TEEM all’intersezione con la Tangenziale Est Esterna. La frequenza della tratta in metrotranvia sarebbe di un mezzo ogni 7,5 minuti, con velocità commerciale dei tram di 30 km/h.

# Un investimento complessivo salito da 700 a 850 milioni di euro 

Credits hopefulbeers IG – Linea M3

Per realizzare tutto il progetto era stato stimato un investimento complessivo pari a 700 milioni di euro, di cui 435 milioni per la tratta di metropolitana e 265 milioni per la tratta di metrotranvia. L’importo è salito nel frattempo a 850 milioni di euro a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e delle energie. Ma a che punto siamo?

# Attesa per i risultati dell’analisi costi-benefici, lo studio di fattibilità non prima del 2025

La prima delibera regionale, che stanziava parte dei fondi per lo studio di fattibilità, è del 2017. Alla fine del 2023 era attesa la conclusione dell’analisi costi-benefici, della quale al momento non sono stati pubblicati i risultati, mentre per lo studio di fattibilità tecnico-economica elaborato da parte di Mm Spa si dovrà attendere almeno il 2025. Se venisse rispettata tale scadenza, la progettazione definitiva e il bando di gara potrebbero arrivare in tempo per dare avvio ai lavori nel 2028.

Continua la lettura: “CONGELATA” la linea S12 come “METROPOLITANA LEGGERA” tra Milano e Lodi

FABIO MARCOMIN

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La NUOVA classifica delle ZONE più RICCHE di Milano

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Mappa redditi Milano

Milano si conferma ancora la città più ricca d’Italia. In 11 zone viene superata la media cittadina, in quasi tutte quella nazionale. Scopriamo quali sono i quartieri più ricchi e quelli più poveri della città.

La NUOVA classifica delle ZONE più RICCHE di Milano

# La top 5 dominata dal Municipio 1: il CAP 20121 vicino ai 95.000 euro

Mappa redditi Milano

 

Dagli ultimi dati diffusi dal Ministero dell’Economia e Finanza si conferma ancora una volta Milano la città più ricca d’Italia. Il reddito medio lordo da lavoro dipendente è pari a circa 33.700 euro pro capite, sulla base delle dichiarazioni dei redditi del 2022, contro la media nazionale di 22.500 euro.

  • Osservando i dati delle singole zone al primo posto indiscusso c’è il CAP 20121, dove si trovano Brera, Quadrilatero della Moda, Moscova e Castello Sforzesco, con un reddito medio dichiarato di 94.553 euro.
  • In seconda posizione il CAP 20145, City Life, Pagano e Wagner, con 75.556 euro.
  • Chiude il podio, ancora nel Municipio 1, il CAP 20123 che comprende Magenta, Via Torino e Sant’Ambrogio con 70.113 euro.
  • Al quarto posto l’ultima porzione del Municipio 1: il CAP 20123 con 56.016 euro dove troviamo Crocetta, Missori e San Babila.
  • Al quinto posto il CAP 20149 dei quartieri Amendola, Lotto e Portello con 53.370 euro.

# In 11 zone si supera la media cittadina

Credits gerardolabombarda IG – Dateo

Scorrendo la top ten, ancora sopra i 50.000 euro, per l’esattezza 52.035, c’è il CAP 20129 (Risorgimento, Tricolore, Dateo). A seguire il CAP 20124, Buenos Aires – Venezia, Centrale, Isola, Stazione Centrale, con 47.680 euro, il CAP 20144, Giambellino, Magenta – San Vittore, Navigli, Porta Genova, Tortona, Washington, con 47.567 euro. Sopra i 40.000 euro anche il CAP 20135, Guastalla, Porta Romana, Porta Vittoria, XXII Marzo, e il CAP 20154, Porta Tenaglia, Porta Volta e Monumentale, con 42.347 euro. Altre cinque zone sono sopra la media cittadina di 30.000 euro.

# Il più povero: Quarto Oggiaro, quasi 77.000 euro in meno rispetto al più ricco

Credits Andrea Cherchi – Quarto Oggiaro

Nella parte più bassa della classifica dove ci sono i quartieri con il reddito medio dichiarato più basso, sotto i 23.000 euro annui, troviamo i seguenti CAP: 

  • 20156 (Bovisa, Villapizzone) con 22.877 euro
  • 20153 (Quarto Cagnino, Quinto Romano) con 22.837 euro
  • 20161 (Affori, Comasina, Bruzzano) con 22.770 euro
  • 20132 (Cimiano, Cascina Gobba) con 22.466 euro
  • 20152 (Sella Nova, Baggio, Muggiano) con 22.236 euro  .

Il quartiere più povero in assoluto è Quarto Oggiaro dove il reddito medio dichiarato si ferma a 17.986 euro, quasi 77.000 euro in meno rispetto a quello più ricco della città. Eccetto gli ultimi tre in classifica, compreso il CAP 20152, tutti gli altri quartieri superano la media nazionale di 22.500 euro.

# 6 comuni lombardi nella top ten dei più ricchi d’Italia, Milano appena fuori

skytg24 – Comuni più ricchi

Se Milano con i suoi quartieri mantiene il titolo di prima delle classe tra le grandi città, la vera sorpresa sono i comuni nella provincia e nella regione. La Lombardia ne piazza infatti ben 6 in top ten. Dopo il Comune di Lajatico in provincia di Pisa, che ha ripreso la testa della classifica dei comuni più ricchi d’Italia, troviamo Basiglio al secondo posto con 44.849 euro. Al quinto Varenna in provincia di Lecco, con poco più di 38mila euro, al sesto posto il milanese Cusago con 37,7mila, al settimo Galliate Lombardo in provincia di Varese con 36,7mila. A 50 minuti da Milano il comune pavese di Torre d’Isola in ottava posizione e infine, al nono posto, un altro paese della prima cintura: Segrate con 33,7mila euro

Il Comune di Milano si deve accontentare dell’11ima piazza, perdendo due posizioni rispetto alla precedente rilevazione.

Continua la lettura: La NUOVA TOP TEN dei QUARTIERI più rivalutati in Italia: NAPOLI supera MILANO

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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Le 7 CASCINE più BELLE da visitare a Milano (Mappa)

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Credits milanogramma IG - Cassina de Pomm

I tipici edifici rurali milanesi dove provare l’esperienza della natura in città ritornando un po’ indietro nel tempo. Queste le cascine davvero imperdibili.

Le 7 CASCINE più BELLE da visitare a Milano (Mappa)

 

#1 Cascina Chiesa Rossa, un esempio di architettura rurale milanese

Credits dianacomari IG – Cascina Chiesa Rossa

Cascina Chiesa Rossa, molto interessante dal punto di vista storico, fa parte dell’omonimo parco lungo il Naviglio Pavese. Risalente al X secolo, rappresenta un importante esempio di architettura rurale milanese.

#2 Cascina Guascona e Guasconcina, all’interno del meraviglioso Parco delle Cave

Credits federico_cantoro IG – Cascina Guascona

La Cascina Guascona, nel tempo dimora di villeggiatura di diverse famiglie nobili, e la vicina Guasconcina sono due edifici risalenti al XV secolo inseriti all’interno del meraviglioso Parco delle Cave. Un visita a questo antico complesso rurale vi farà tornare indietro nel tempo.

#3 Cascina Linterno, dove è conservata la dimora milanese di Petrarca

Credits danbruco IG – Cascina Linterno

Cascina Linterno è un altro antico casolare risalente al XII secolo, nell’area ovest, in via Fratelli Zoia. Al suo interno opera l’Associazione Amici Cascina Linterno che dal 1994 si batte per la sua salvezza. La Cascina è nota, tra le altre cose, come unico luogo del quale si può stabilire con certezza esser stato dimora di Francesco Petrarca durante i suoi otto anni milanesi (1353-1361). Il CSA Petrarca Onlus, concessionaria del nucleo storico, si occupa di salvare le memorie archeologiche della dimora petrarchesca, destinate alla distruzione.  

Leggi anche: Cascina LINTERNO, l’affascinante storia della villa millenaria dove ha vissuto Petrarca

#4 Cascina Campi, con una fattoria dove vengono organizzate attività didattiche

Credits valentinameschia IG – Cascina Campi

La Cascina Campi, nel quartiere di Trenno, è gestita dall’azienda agricola Campi con una fattoria che organizza attività didattiche per i più piccoli. Qui è presente anche uno spaccio che vende i prodotti della fattoria stessa e vengono organizzati laboratori circensi ed equestri, sempre per bambini.

#5 Cassina de’ Pomm, voluta da Francesco Sforza nel XV secolo

Credits milanogramma IG – Cassina de Pomm

La Cassina de’ Pomm, in dialetto cascina delle mele, venne costruita per volere di Francesco Sforza nel XV secolo. Inizialmente fu casa di delizia per le famiglie nobili, tra le altre Marino e De Leyva, la famiglia della famosa Monaca di Monza. Diventata prima albergo, dove soggiornarono Casanova, Napoleone e Garibaldi, poi un’osteria e infine un ristorante alla moda. Oggi la cascina non è più aperta al pubblico, ma ospita un bar, alloggi residenziali e uffici.

#6 Cascina Martesana, uno spazio polifunzionale affacciata sul piccolo naviglio

Credits cascinamartesana IG – Cascina Martesana

Cascina Martesana, immersa nel verde del Parco della Martesana, è nata 6 anni fa come luogo di incontro, cultura, socializzazione e ristoro. Uno spazio polifunzionale affacciato sul Naviglio Piccolo e costeggiata da una delle piste ciclabili più amate dai milanesi, un luogo per la cultura dove poter visitare una mostra d’arte anche a mezzanotte, partecipare a laboratori e incontri per adulti e bambini, dal pomeriggio a sera. 

#7 Cascina Cuccagna, l’unica rimasta in centro città

Credits soup_opera IG – Cascina Cuccagna

Cascina Cuccagna in zona Porta Romana è una delle più conosciute e antiche di Milano, nata nel XII secolo come Cascina del Torchio, e l’unica rimasta nel centro città. Situata in via Cuccagna angolo via Muratori, è tornata al suo antico splendore grazie all’impegno dell’ACCC (Associazione Consorzio Cantiere Cuccagna) che l’ha trasformata in un centro culturale e di partecipazione che diffonde idee d’innovazione, servizi sostenibili e progetti culturali. Se cercate una location perfetta, per una serata fuori dal comune, Cascina Cuccagna è quello che fa per voi: potrete scegliere un buon aperitivo o provare le specialità genuine dello chef Nicola Cavallaro.

Continua la lettura con: I 7 LUOGHI più INACCESSIBILI da visitare in Italia

FABIO MARCOMIN

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La chiesa OPEN AIR “MIRACOLOSA” nel CENTRO di MILANO

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In giro per Milano si possono scorgere ancora delle ferite lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale. Una di queste è quella della Cappella della Madonna del Grembiule accanto alla chiesa di Santa Maria alla Porta.

La chiesa OPEN AIR “MIRACOLOSA” nel CENTRO di MILANO

 
Incredibile come da un fatto tragico possa nascere un inaspettato capolavoro. E’ il caso della chiesa open air di Milano. Si tratta della Cappella della Madonna del Grembiule che venne distrutta da una bomba nel 1943 e da allora è diventato un angolo insolito e inaspettato. Oggi è visibile l’altare, il pavimento in marmo e l’affresco della Madonna del Grembiule.
 
 

# L’affresco miracoloso

L’affresco fu scoperto nel 1651 sul muro della chiesa di Santa Maria alla Porta raffigurante una Madonna con il Bambino che si dimostrò in grado di curare i malati. Oggi quel miracoloso dipinto è visibile all’esterno della chiesa perché la cappella che lo ospitava è stata distrutta dai bombardamenti e mai ricostruita.
 

# La “chiesa dei polacchi” con la statua di Giovanni Paolo II

Singolare anche la stessa chiesa di Santa Maria della Porta: ha origini antiche, anteriori al sec. XII, anche se l’edificio attuale è stato costruito negli anni 1652/1670 su progetto di Francesco Maria Richini.
Oggi è la chiesa della Comunità Polacca di Milano, nella quale tutte le scritte sono bilingui: fanno bella mostra di sè due bandiere polacche ai lati dell’altare e ci sono la riproduzione della Madonna di Czestochowa e la statua di Giovanni Paolo II.
 
 

Continua la lettura con: i tre colori di Maria a Milano

MILANO CITTA’ STATO
 

copyright milanocittastato.it

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A Venezia torna la “SPIAGGIA di MESTRE”

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Un progetto inserito nel PNRR prevede il ritorno della spiaggia di Mestre.

A Venezia torna la “SPIAGGIA di MESTRE”

# Il Parco San Giuliano: uno dei 20 parchi più grandi del mondo

Il Parco San Giuliano, situato a Venezia, è un’oasi verde che offre un rifugio tranquillo dalla frenesia della città. Con una superficie di oltre 70 ettari, il parco si estende lungo la laguna e offre una vista mozzafiato su Venezia. Dotato di piste ciclabili, aree picnic e ampi spazi verdi, il Parco San Giuliano è un luogo ideale per attività ricreative all’aperto.

Credits: @Venicemarathon(FB)

La sua posizione strategica lo rende facilmente accessibile e popolare tra i residenti e i visitatori. Un luogo dove natura e relax si fondono, il Parco San Giuliano rappresenta un tesoro verde nel cuore della città lagunare. Vanta già il privilegio di essere il 19esimo Parco più grande del mondo e di essere uno dei parchi urbani più belli d’Europa.

# Il ritorno della Spiaggia di Mestre

A ridosso del suo ventesimo compleanno (il parco venne ufficialmente inaugurato l’8 maggio 2004), San Giuliano è pronto per una nuova tappa della sua evoluzione. Infatti, quella che un tempo era definita “la spiaggia dei mestrini” ritornerà in vita. La Giunta comunale ha infatti approvato l’ampliamento del polmone verde della terraferma.

Credits: live.comunedivenezia.it

Il progetto toccherà un’area di sei ettari che, grazie a un intervento inserito nel PNRR (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza) per la rigenerazione urbana, tornerà ad essere completamente fruibile.

# Sei ettari di Parco per la riqualificazione del tessuto sociale e ambientale di Mestre

La riqualificazione dell’area attualmente non fruibile prevede, oltre all’ampliamento del parco: la predisposizione di un impianto di pubblica illuminazione, gli allacci ai sottoservizi per dotare il nuovo parco di fontanelle d’acqua, reti di drenaggio, arredo urbano in quantità e qualità adatto al contesto. E’ prevista inoltre la piantumazione di essenze compatibili con l’intervento di messa in sicurezza permanente del suolo sottostante, oltre ad un’area attrezzata con servizi igienici in prossimità del sestante.

# Uno spazio dimostrativo del paesaggio lagunare

Primo obiettivo del progetto è quello di creare uno spazio dimostrativo del paesaggio lagunare. Molto vicino all’acqua, l’ampio spazio leggermente inclinato verso il marginamento diventa luogo deputato alla sosta: una vera e propria spiaggia urbana, debolmente attrezzata. Lungo il corsello principale si snoda un percorso sensoriale dove i diversi sensi vengono sollecitati a riconoscere l’ambiente lagunare, a coglierne le diverse sfaccettature, l’adattamento delle piante, le sequenze dei diversi substrati e di come l’acqua salata diventi elemento ordinatore ad accompagnare tutti i visitatori in un cammino più attento e consapevole alla ricerca di sensazioni dimenticate.

Credits: @Amici del Parco di San Giuliano di Mestre (FB)

Il percorso è ideato e attrezzato per rendere fruibile e stimolante l’escursione in natura anche agli ipo-vedenti e ipo-udenti. Le specie utilizzate, gli arredi e le sistemazioni in generale sono studiate a restituire elevata biodiversità, sono a bassa manutenzione e selezionate come adattabili agli scenari di cambiamento climatico.

# L’entità dell’investimento

L’investimento per la realizzazione degli interventi è di 1 milione e 700 mila euro e va ad aggiungersi a quelli sempre destinati al Parco di San Giuliano per migliorarne la fruibilità, a cominciare dal milione e 200 mila euro investiti per la realizzazione di strutture a servizio dei grandi eventi.

Credits: comune.venezia.it

Continua la lettura con: La PORTA VERDE del Grande Parco Forlanini: dal DUOMO all’IDROSCALO il nuovo hot spot CICLO-PEDONALE 

LUCIO BARDELLE

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In arrivo il TRENO LOW COST in alta velocità MILANO-BARCELLONA

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eisenbahnin.oe.d.ch IG - Nightjet

Una nuova tratta si aggiunge alla rete europea di treni notturni. Quando è prevista l’attivazione del servizio, le caratteristiche dei treni e i prezzi dei biglietti.

In arrivo il TRENO LOW COST in alta velocità MILANO-BARCELLONA

# Si espande la rete di Nighjet, la rete europea di treni notturni

Credits nightjet – Treni notturni

Continua a crescere l’offerta di Nightjet, e di Euronight, un’iniziativa delle compagnie ferroviarie di Francia (SNCF), Germania (DB), Austria (ÖBB) e Svizzera (CFF) già attiva da tempo e che mette in collegamento molte città europee. Le prime due linee di treni low cost notturni sono state attivate nel 2021, da Vienna a Monaco e a Zurigo ad Amsterdam passando per Colonia. Nel 2023 è stato il turno della della Bruxelles-Parigi. Milano è collegata con Vienna e Monaco con partenze e arrivi nella stazione di Rogoredo. 

Leggi anche: TRENI NOTTURNI: bella l’idea ma la REALTÀ è spesso un INCUBO

# La nuova tratta per Barcellona passando per Milano

Credits alexman89-pixabay – Barcellona

Nel 2024 la nuova meta è Barcellona. Si parte con la tratta da Zurigo alla capitale della Catalogna, per poi collegare da dicembre 2024 altre 12 città europee tra cui Amsterdam e le italiane Milano e Roma, dove è previsto il capolinea a sud della linea.

Mappa Nightjet

Lo snodo per la prosecuzione della linea verso l’Italia è la stazione di Zurigo.

Leggi anche: I TRANS-EUROP EXPRESS 2.0: i nuovi treni notturni per viaggiare tra le città europee

# I treni viaggiano a oltre 200 km/h e dispongono di più di 250 posti 

Credits travel_chihuahua IG – Nightjet

I treni viaggiano ad una velocità superiore ai 200 km/h, la tratta Berlino-Parigi è percorsa in circa 5 ore, e i prezzi dei biglietti partono da 30 euro e variano in base alla destinazione prescelta. Nei convogli, che mettono a disposizione circa 254 posti, ci sono diverse tipologie di sistemazioni: vagoni letto, letti a castello e sedili normali. Tutte le cabine, dagli scompartimenti singoli fino alle camere per famiglie, sono dotate di lavandino.

Continua la lettura con: Da MILANO a LUGANO in treno in soli 30 MINUTI? Il PROGETTO

FABIO MARCOMIN

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MILANO va più VELOCE di BOLOGNA: “No ai 30 all’ora ovunque e più autonomia per la città”

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Credits Francesco Giani FB - Zona 30

Il Sindaco Beppe Sala dice la sua sui temi caldi del momento: le città a 30 all’ora e le autonomie differenziate dei territori. Sembra prendere le distanze dalla posizione del centro sinistra. 

MILANO va più VELOCE di BOLOGNA: “No ai 30 all’ora ovunque e più autonomia per la città”

# Per Milano impossibile il modello città a 30 all’ora di Bologna

Credits Francesco Giani FB – Zona 30

A Milano non verrà replicato il modello di città a 30 all’ora di Bologna, un limite applicato al 90% delle strade del comune con le rimanenti limitate a 50 km/h. Lo ha dichiarato il Sindaco Beppe Sala intervistato a margine della presentazione delle iniziative per il Giorno della Memoria, sabato 27 gennaio 2024, intervenendo sulle polemiche esplose tra la città di Bologna e il Ministro alle infrastrutture e trasporti Salvini: “Faccio un’osservazione su quello che dice il ministro. É buffo perché da un lato si teorizza e si parla di autonomia differenziata, però viene da pensare che è così quando ti va bene. Quando non ti va bene l’autonomia, che non può essere solo
dei presidenti di Regione ma anche dei sindaci, non va bene”
.

Salvini ha infatti definito quella del capoluogo emiliano una “scelta non ragionevole” e il Mit è al lavoro per “far utilizzare i rilevatori di velocità e introdurre le Zone 30 in zone sensibili e a rischio incidenti, anziché in modo generalizzato”. 

# Il Sindaco Sala: “ogni città deve trovare il suo modello e sul modello milanese ci stiamo lavorando”

Beppe Sala IG

Ritornando a Milano il Sindaco crede che “una parte della città deve andare a 30 all’ora, stiamo studiando per trovare le formule giuste” ma che applicare il modello Bologna “per noi è impossibile. Quindi stiamo trovando il modo giusto. Bisogna però in questo cercare di capire dove sta il governo e bisogna cercare di capire la Procura come si muove“. Il primo cittadino ha infatti ricordato la bocciatura del Tar sull’obbligo dell’utilizzo dei dispositivi contro l’angolo cieco da parte dei mezzi pesanti, in quanto il Comune non ha le competenze per normare in materia di circolazione stradale su ordine pubblico e sicurezza, e l’assessore (Granelli ndr) e il dirigente apicale indagati per la segnaletica di una pista ciclabile in seguito a un incidente mortale.

Sul tema della città a 30 all’ora ha concluso dicendo “É una tendenza diffusa quella di andare verso il limite di 30 all’ora ma ogni città deve trovare il suo modello e sul modello milanese ci stiamo lavorando”. 

# “Sbagliato dare spazio, più potere e autonomia solo alle Regioni, le città sono assolutamente importanti”

Rispondendo a una domanda sulle autonomie differenziate dei territori e commentando la legge in votazione al Senato, Sala ha espresso il suo parere sottolineando il ruolo centrale di Milano: “Il mio pensiero è sempre lo stesso: è sbagliato dare più potere, spazio e soldi solo alle regioni, le città in questo momento sono assolutamente importanti. Bisogna ricordarci che gli assunti nell’ultimo periodo il 9% in Italia sono stati a Milano. Quindi Milano continua a essere centrale. E poi mettiamoci d’accordo: se vogliamo l’autonomia, deve essere autonomia vera per chi governa con tanta fatica i territori”.

Un timido passo verso la richiesta di autonomia per Milano da parte del Sindaco Sala o l’ennesima dichiarazione che non avrà seguito?

Continua la lettura con: ROMA ACCELERA per la “CITTÀ STATO”. MILANO ancora al PALO

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“Va INTEGRATO il TRASPORTO PUBBLICO tra Milano e Hinterland”

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punti deboli dei trasporti pubblici
Credits: lamartesana.it

Paolo Beria, professore di Economia dei Trasporti al Politecnico, in un’intervista a La Repubblica indica ciò che serve a Milano per superare l’impasse del caro case, del traffico e della congestione. La soluzione è una sola: integrare il trasporto pubblico tra Milano e Hinterland. Queste in breve le sue proposte. 

“Va INTEGRATO il TRASPORTO PUBBLICO tra Milano e Hinterland”

Estratti dall’Intervista di Paolo Beria a La Repubblica

# Il problema: la “fregatura” nascosta di trasferirsi nell’hinterland

Credits: structurae.net – Fermata Cernusco sul Naviglio

“Acquistare o affittare un appartamento a Milano costa troppo. Così diverse persone e famiglie, pur lavorando in città, sono costrette ad andare nell’hinterland. Certo, qui i canoni sono molto meno cari. Problema risolto quindi? No, perché se l’offerta è accessibile significa che, nel 99 per cento dei casi, dietro c’è una fregatura. Quale? Il tragitto casa-lavoro diventa un viaggio lungo un’ora, un’ora e mezza.” 

# La soluzione: integrare il trasporto pubblico

Credits segratecitylab – Hub segrate

Un cortocircuito dal quale si esce solo in un modo: “Rendendo davvero integrato il sistema di trasporto pubblico della Città Metropolitana“. Una soluzione che, almeno in parte, si sta perseguendo con la metropolitana: “Nel PUMS si cerca di dare una prospettiva da città allargata, con alcuni studi di prolungamento della metro già finanziati, come la M4 a Segrate.” (…) “Certo ci vorrà ancora qualche anno”.

# La carenza nelle connessioni con gli autobus

“Per quanto riguarda gli autobus, purtroppo il salto dall’urbano all’extra urbano è ancora troppo evidente e a soffrirne sono soprattutto i Comuni della prima cintura. Un cittadino che abita a Corsico, ad esempio, si sente ancora fuori dalla realtà milanese, proprio perché tra i sistemi di mobilità c’è poca continuità. I pendolari delle cittadine più lontane da Milano paradossalmente sono messi meglio, anche se quando si parla di ferrovie non si può non ignorare il capitolo qualità: la rete è meglio di quella del trasporto su gomma, ma il servizio è carente tra ritardi e condizione dei mezzi”

# La causa di tutto questo? L’assenza di autonomia nella gestione del territorio

@globalsystem – Città Metropolitana Milano

Come mai non si è arrivati più velocemente a capire e progettare i trasporti? Si tratta di un problema italiano, dove non si ha l’autonomia di gestione necessaria su aree come l’hinterland milanese. Per il modello di governance del nostro Paese “I singoli Comuni chiedono risorse al governo a valle di progetti pensati entro i loro confini. La mobilità, dunque, non viene disegnata a livello provinciale o metropolitano. Non c’è, in sostanza, un piano sovracomunale, ecco perché il sistema integrato resta sulla carta.”

Tratto da: “Metrò per l’hinterland e più qualità sui treni in un sistema integrato” di Federica Venni

Continua la lettura con: 7 paesi da incorporare nella città metropolitana di Milano 

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Crisi nel Mar Rosso? Arriva il TRENO MILANO-CINA: quanto dura, chi lo fornisce

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Ph. anncapictures

Navi bloccate nel Mar Rosso per i focolai di guerriglia? Non c’è problema. Già c’è l’alternativa: il collegamento tra Milano e la Cina su rotaia. 

Crisi nel Mar Rosso? Arriva il TRENO MILANO-CINA: quanto dura, chi lo fornisce

# 22 giorni per arrivare in Cina

In risposta alla crisi del Mar Rosso, il gruppo Codognotto ha introdotto un nuovo servizio ferroviario per garantire la continuità del servizio ai propri clienti. Da gennaio 2024 è entrato in servizio il collegamento che prevede tre punti di partenza in Cina: Zhenghou, Chengdu e Xi’an. Tre diverse partenze settimanali consentono di coprire le esigenze della clientela.

Il transit-time della tratta Cina-Milano, fa sapere Codognotto, è di 22 giorni. Un tempo competitivo rispetto al trasporto su nave “in termini di lead time”, spiegano dall’azienda, aggiungendo che: “Le caratteristiche principali del nuovo servizio includono la sua sostenibilità e flessibilità. Coprendo una distanza di oltre 11.000 km, il servizio ferroviario rappresenta un’alternativa strategica alle tradizionali rotte marittime”.

Codognotto assicura ai propri clienti che “la modalità marittima sarà ancora disponibile e il nuovo servizio ferroviario costituisce un’alternativa complementare e strategica. Questa alternativa consente a Codognotto di utilizzare la propria esperienza in intermodalità, risorse e copertura del mercato per garantire servizi senza interruzioni”.

Ph. himuraseta

Fonte: Shipmag.it

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Quando a LAVARE le STRADE di MILANO ci pensava lei: la FOCA BARBISA

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Credits milano_scomparsa_o_quasi IG - Foto di Foca Barbisa a Musocco nel 1905

Un tram speciale dalle “sembianze animali” garantiva la pulizia delle strade milanesi.

Quando a LAVARE le STRADE di MILANO ci pensava lei: la FOCA BARBISA

# La sperimentazione della pulizia delle strade con i tram a inizio ‘900

Credits milano_scomparsa_o_quasi IG – Foto di Foca Barbisa a Musocco nel 1905

A inizio del ‘900 solo le strade più centrali di Milano erano pavimentate: le altre erano in terra battuta, quindi estremamente polverose e sempre sporche per la continua circolazione di cavalli. Nel 1905, per sostituire i meno efficienti carri-botte trainati dai cavalli, per la pulizia delle strade furono sperimentati dei tram adeguatamente modificati. Si trattava delle “foche barbise”: il curioso soprannome dato dai milanesi a questo particolare tram derivava dai getti d’acqua che spruzzava, facendolo assomigliare al muso baffuto di una foca.

# La “Foca barbisa”: grigia, dotata di cisterne d’acqua, estinta a causa dell’asfalto

Credits milanoinmostra IG – Foca Barbisa

Per realizzare la “Foca barbisa” furono installate delle cisterne d’acqua all’interno di alcuni tram, appositamente verniciati di grigio per distinguerli da quelli adibiti al trasporto passeggeri, e predisposti due potenti getti ai lati anteriori del tram per innaffiare e ripulire le strade di Milano. Questo tram particolare rimase in servizio fino a quando per l’asfaltatura della maggior parte delle strade urbane perse la sua utilità, venendo sostituito da mezzi più moderni per la pulizia.

Leggi anche: L’EVOLUZIONE del TRAM a Milano

Continua la lettura con: Svelato il FUTURO TRAM di Milano

FABIO MARCOMIN

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Rifare il PASSAPORTO: in SVIZZERA 7 MINUTI, in ITALIA 7 MESI

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Ph. Charly_7777

In un articolo pubblicato su Panorama Stefano Piazza ha raccontato la sua esperienza diretta. Ecco come è andata e il confronto imbarazzante con la burocrazia del nostro Paese.

Rifare il PASSAPORTO: in SVIZZERA 7 MINUTI, in ITALIA 7 MESI

# In Svizzera appuntamento dopo 4 giorni, pratica in 7 minuti, passaporto a casa dopo 72 ore

Sonyuse-pixabay – Svizzera

Il racconto del giornalista Stefano Piazza sulla sua esperienza di rinnovo dei documenti di identità in Svizzera, nel Comune di Mendrisio:

In previsione di un viaggio all’estero programmato per l’11 febbraio prossimo, l’11 gennaio scorso ho verificato la validità dei miei documenti, ossia il passaporto e la carta d’identità. Dato che la scadenza era fissata per il 23 luglio successivo, ho prontamente iniziato le procedure per il loro rinnovo. Alle 14.41 dell’11 gennaio, ho visitato il sito del Dipartimento federale di giustizia e polizia, inserito i miei dati e fissato un appuntamento presso l’Ufficio passaporti del Comune di Mendrisio. La conferma telematica indicava il 15 gennaio 2024 alle 11.15, come richiesto da me. In soli due minuti, alle 14.43, ho ricevuto l’e-mail di conferma dell’appuntamento.

Il 15 gennaio, alle 10.55, ho parcheggiato l’auto sotto il Comune e mi sono recato all’Ufficio passaporti, comunicando alla gentile impiegata: “Buongiorno, sono Stefano Piazza e ho un appuntamento per le 11.15”. La funzionaria mi ha accolto, ho pagato 158 franchi per entrambi i documenti con carta di credito e successivamente sono stato invitato a posizionarmi davanti a un apparecchio fotografico, dove ho appoggiato gli indici di entrambe le mani per le foto e le impronte digitali.

Terminata questa procedura alle 11.06, ho confermato i miei dati e firmato con una penna digitale. Ho chiesto: “Quanto ci vorrà?” e la risposta è stata: “Circa una settimana, lo riceverà tramite raccomandata”. Dopo aver ringraziato e salutato, sono tornato nella mia auto alle 11.07. Riflettendo mentre ero in macchina, ho apprezzato la fortuna di vivere in un paese come la Svizzera, dove tutto funziona. Non posso fare a meno di ringraziare i miei genitori, purtroppo scomparsi troppo presto, per essere venuti qui in cerca di fortuna alla fine degli anni ’50. Il 18 gennaio 2024 alle 9.30, incrocio la postina che mi consegna due raccomandate contenenti il passaporto e la carta di identità. Sette minuti per rinnovare i documenti e 72 ore per riceverli.

# In Italia servono fino a 10 mesi, quando si riesce a prendere appuntamento

jackmac34-pixabay – Passaporto

Sempre nello stesso articolo viene ricordato come in molte città italiane sia invece diventata un’odissea rinnovare i documenti d’identità, soprattutto se si tratta del passaporto. In base a un’indagine di altroconsumo a Bologna, Genova, Milano, Pordenone, Potenza e Torino non si riesce trovare nemmeno un appuntamento in questura. A Cagliari viene dato dopo sette mesi, a Bolzano dopo otto e a Venezia dopo dieci.

La burocrazia italiana è un grosso intralcio per i cittadini, al contrario della Svizzera, e questo si riflette in qualsiasi ambito del settore pubblico. Lo ha provato sulla sua pelle anche Stefano Piazza che, avendo la doppia nazionalità, ha atteso 30 minuti prima di riuscire a raggiungere la pagina di prenotazione appuntamenti sul sito del Consolato Generale d’Italia a Lugano per rinnovare la carta d’identità italiana. Questa la risposta: «A causa dell’alto numero di richieste, non è possibile fissare un appuntamento». 

Fonte: Panorama

Continua la lettura con: SVIZZERA, i supermercati Aldi portano il SALARIO MINIMO a 5000 euro: “Vogliamo che i nostri dipendenti non abbiano problemi economici”

FABIO MARCOMIN

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Alla ricerca dell’OLONA SCOMPARSO

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#6 Parco Solari - Olona ph. Urbanfile

Il percorso di un canale che viaggia oggi interrato, ma che ha contribuito a creare le forme di alcuni tra i quartieri più belli di Milano, come l’Isola, Brera e la Vepra. Scopriamo passo dopo passo le tracce lasciate dall’Olona.

Alla ricerca dell’OLONA SCOMPARSO

# Il fiume “varesino” di Milano

Credits Urbanfile. OpenstreetMap

L’Olona nasce sul Sacro Monte di Varese, in località Fornaci della Riana di Varese. Scende verso l’Alto Milanese lungo la valle che porta il suo nome ed entra a Milano dopo il passaggio attraverso Rho e Pero. Compromesso da condizioni di inquinamento irrimediabili, il fiume a Milano è stato interrato. Termina in Darsena, dove una volta confluiva nel Lambro Meridionale, naturale sbocco del corso d’acqua che si unisce al Lambro a S. Angelo Lodigiano. Proviamo a seguirne le sue tracce.

# Milano Ovest: il Gallaratese

#2 Olona Gallara ph. edit da Google Maps

Da Pero alla Circonvallazione l’Olona è completamente interrato e ricoperto, così da non riuscire più ad individuare il percorso ad occhio nudo. Le uniche tracce per ricostruirlo sono gli abitanti di una parte del quartiere Gallaratese e un piccolo tombino di ispezione in via Donadoni. Qui l’Olona ci arriva lambendo Bonola e Via Quarenghi, per proseguire verso Via Natta e Lampugnano, dove ora si trova l’Istituto scolastico “Gentileschi”.

Da quel punto, in linea d’aria, è necessario allungare lo sguardo fino a Piazzale Lotto dove, all’altezza di via Pogtschnig, sono ancora visibili i muretti che costituivano le sponde del fiume. Da Lotto l’Olona segue sotto la circonvallazione il suo percorso evitando il traffico milanese e dove, nonostante le opere di interramento, il fiume ha lasciato segni per farci individuare la sua presenza.

# Via Correggio 

Credits ordinearchitettimilano.it – Via Correggio 43

L’Olona prosegue lungo la circonvallazione, in direzione Ghirlandaio e in Via Correggio è possibile trovare traccia del solco del fiume. La scia ormai è come una cicatrice: all’altezza del civico 43, infatti, è possibile notare la stratificazione urbana che si è creata nei decenni. Da un lato c’è una palazzina liberty costruita su una sponda del fiume e, sull’ideale altra sponda, c’è un nuovo quartiere costruito nel dopoguerra. In mezzo, una palazzina per uffici che si discosta da entrambi i periodi e generi architettonici e che ci indica il passaggio ideale dell’Olona.

 

# La Maddalena e l’”isola Brera”

#3 Olona alla Maddalena ph. Wikipedia

Il corso del fiume porta poi alla Maddalena, per l’esattezza dove si trova oggi Piazza De Angeli. La presenza dell’Olona è testimoniata da molte foto d’epoca che ritraggono la zona completamente invasa dalle acque dell’Olona esondato. La forza del fiume a quest’altezza, era così forte da creare una biforcazione, andando a scorrere in quelle che oggi sono Via Washington e Via Foppa, per poi riconfluire in un unico corso dopo Piazzale De Agostini.

La biforcazione del percorso, generava così una specie di isola al centro della quale si trovava una delle cascine tipiche di Milano, denominata Cascina Brera. L’isolotto, raggiungibile a piedi con alcuni ponti ormai scomparsi, si chiamava appunto Isola Brera. L’unica traccia di questa Milano ormai scomparsa, si trova nei pressi del giardino di Via Stromboli, un giardino che è anch’esso una traccia verde del passaggio dell’Olona.

 

# La Vetra e le tracce verdi

#5 resti ponte Brera ph. Urbanfile

Dopo Via Foppa, che è uno dei due rami del corso d’acqua, una volta si trovava la confluenza di un canale detto Vepra o Vetra, il fiume giunge fino alle Colonne di San Lorenzo. La Via Vepra è ormai l’unica traccia di questa confluenza, nascosta sotto la sede stradale. Da qui in poi è possibile immaginare il percorso dell’Olona, grazie ad una serie di parchi, viali alberati e parte del verde urbano, recuperati a spazio pubblico oppure ancora “selvaggi”.

#7 Via Cola di Rienzo selvaggia ph. Urbanfile

# Solari: la nascita dalle sue acque

Come in zona Solari, per la precisione al 18 di Via Cola di Rienzo, in cui è possibile notare un piccolo lotto veramente rustico. Probabilmente quello spicchio di Milano è così da sempre, perché nonostante i numerosi tentativi di adibirlo ad uso pubblico o edilizio, la mano degli esseri umani sembra non essere mai passata. Forse è lo stesso Olona che scalpita per rivendicare la propria presenza in prossimità del centro cittadino.

#6 Parco Solari – Olona ph. Urbanfile

Da qui è possibile pedinare le tracce del canale attraverso il Parco Solari, spazio verde recuperato tra le sponde dell’Olona stesso.

# Papiniano e il capolinea: la Darsena

Credits Urbanfile – Immissione Olona in Darsena

L’inseguimento del fantasma dell’Olona è quasi al termine. Arrivati in Piazza Cantore, alle spalle di alcuni palazzi di Viale Papiniano, la sede stradale in superficie si snoda come se stesse ancora ricalcando il passaggio del fiume. Quest’ultimo tratto è quello che arriva in Darsena, dove oggi la “foce” dell’Olona è individuabile attraverso una tubazione che sfocia appunto alla Darsena. Si tratta dell’ultimo tratto anche per quanto riguarda i lavori di interramento: l’Olona, ormai inquinato e maleodorante, qui è stato coperto per ultimo, più o meno a metà degli anni ’50, dopo essere stato deviato dal suo corso per far seguire un percorso dal Naviglio Grande a Viale Troya, attraverso i Viali della circonvallazione Misurata, Bezzi, Ranzoni e Murillo.

Ripercorrere a piedi il percorso dell’Olona, potrebbe diventare un itinerario di trekking cittadino, alla scoperta di angoli normalmente nascosti alla vista e godibili soltanto in un passaggio lento. Quasi un percorso meditativo, all’inseguimento del fantasma dell’Olona, immaginando la Milano che fu.

Fonte: Urbanfile

Continua la lettura con: Il GIARDINO SEGRETO di via Terraggio, il “magnifico” dono di Ludovico il Moro a Lorenzo de’ Medici

LAURA LIONTI

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Il “SUPERMERCATO più AMATO in Italia” è di MILANO

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Eccellenze Esselunga

L’inchiesta annuale di Altroconsumo premia il “supermercato dei milanesi”. Scopriamo la top five dei più amati d’Italia.

Il SUPERMERCATO più AMATO in Italia è di MILANO

# Il supermercato più amato è Esselunga

altroconsumo – Classifica superermercati

Nella consueta inchiesta annuale di Altroconsumo, che indaga sulla soddisfazione dei clienti riguardo a supermercati, ipermercati e discount, ha stilato la classifica dei supermercati preferiti in Italia. Tra gli indicatori utilizzati ci sono l’assortimento, la qualità dei prodotti, la velocità e l’efficienza delle casse. In totale sono stati oltre 9.500 i soci intervistati e nella categoria iper&super nazionali al primo posto si è piazzata con 79 punti l’Esselunga, il supermercato dei milanesi.

Un punto più indietro Ipercoop/Coop&Coop e NaturaSì, specializzato nei prodotti biologici, con 75 punti. Poi si posiziona la Coop e appena dopo ci sono Famila Superstore, Interspar e Tigros con 74 punti. Completano la top 10, con 72 punti, Conad Superstore, Eurospare, Emisfero e Famila.

# Tra i preferiti a Milano quelli di Via Solari e Via Losanna

Credits pietro verzi -Esselunga Solari

Tra i punti vendita Esselunga preferiti ci sono quello di via Andrea Solari e quello di Via Losanna: il primo ha scalzato proprio il secondo nel 2023 nella classifica degli Esselunga più economici. Tra i più apprezzati dai milanesi anche quelli di Viale Umbria, Via Ripamonti e Viale Zara.

# Esselunga primo anche nella classifica dei supermercati online

antonio_colombo IG – Esselunga a casa

Esselunga si piazza in testa anche alla classifica dei supermercati online, con 78 punti, in seconda posizione Coop con 77, poi Carrefour con 72 e fuori dal podio Conad con 66. Un servizio però poco utilizzato, eccetto il picco del periodo pandemico, e non sembra prendere piede. Sul totale degli intervistati ben l’80% ha dichiarato che non ha mai fatto la spesa online.

Fonte: Altroconsumo

Continua la lettura con: Questo è il “NUOVO” SUPERMERCATO meno CARO a Milano

FABIO MARCOMIN

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La PORTA VERDE del Grande Parco Forlanini: dal DUOMO all’IDROSCALO il nuovo hot spot CICLO-PEDONALE 

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La Porta Verde del Grande Parco Forlanini

E’ stato completato il primo tassello per far nascere il Grande Parco Forlanini. Prevista anche la creazione di un itinerario ciclo-pedonale dal Duomo all’Idroscalo. Il punto sul progetto.

La PORTA VERDE del Grande Parco Forlanini: dal DUOMO all’IDROSCALO il nuovo hot spot CICLO-PEDONALE 

# “La Porta Verde del Grande Parco Forlanini”: un nuovo hot spot tra città e campagna

openinnovation.regione.lombardia.it – Area prima della trasformazione

Uno dei tasselli del Grande Parco Forlanini è stato realizzato: la Porta Verde. L’ingresso del parco dove si trova la nota Cascina Sant’Ambrogio, proprio dove la campagna si fonde con la città, è stato trasformato nel settembre 2022 in un hot spot ecosostenibile.  La realizzazione del progetto è stata possibile grazie al lavoro di associazioni, cittadini, studenti, attraverso momenti di progettazione partecipata, attività educative, laboratori di formazione e eventi di aggregazione.  

La Porta Verde del Grande Parco Forlanini

Un luogo d’aggregazione che vede il coinvolgimento di tante realtà locali che caratterizzano l’area, come ad esempio le undici cascine ben conservate e che custodiscono le origini agricole dei lombardi. In questo spazio all’aperto riqualificato possibile sperimentare nuove attività educative, come il monitoraggio flora-fauna, partecipare a laboratori sulla biodiversità e assistere ad eventi culturali e workshop incentrati sull’artigianato, come quello nella falegnameria e nella ciclofficina. 

# Il primo tassello della riqualificazione di un’area di 500 ettari

credit: selsegrate.wordpress.com

L’intervento fa parte di una riqualificazione più ampia che riguarda un’area di 500 ettari e che comprende un sistema ciclo-pedonale pensato per consentire di spostarsi da Piazza Duomo all’Idroscalo, passando lungo il Lambro arrivare alla Porta Verde. Si tratterebbe di unire le reti e i percorsi già presenti per dar vita al Grande Parco Forlanini.

# Dal Duomo all’Idroscalo in bicicletta, senza alcuna interruzione

credit: giteinlombardia.com

Per pedalare lungo gli 8 chilometri dal Duomo al “mare di Milano” occorre che vengano messi in connessione tra di loro stradoni e piste ciclabili lungo il percorso. La maggior parte dei tratti sono infatti già realizzati, come la nuova pista ciclo-pedonale di 6 km attorno all’Idroscalo.

Credits: bici.milano.it

Il Grande Parco Forlanini è stato inserito inoltre nel 2020 anche all’interno delle tappe di AbbracciaMI, la “circle line ciclistica” di 70 km della città, inaugurata ufficialmente nel 2021 e che tocca tutti i quartieri e i parchi della città. Non rimane che attendere quindi il completamento di tutto il progetto.

Continua la lettura con: #17 – La RINASCITA del PARCO DELLE CAVE: quattro bacini artificiali, boschi, orti e la cascina del Petrarca

Articolo di Rosita Giuliano aggiornato dalla redazione

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VIA i PARCHEGGI anche nel PARTERRE di via Domodossola, nei PRESSI delle METRO: le reazioni dei MILANESI

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Tratto Via Domodossola interessata dai lavori

Dopo aver eliminato i posti auto per costruire una ciclabile in Corso Sempione, prosegue la lotta ai parcheggi sotto gli alberi della zona. Questa volta l’intervento colpisce il parterre centrale di viale Domodossola, nei pressi della metropolitana. Ma tanti milanesi protestano per la costante riduzione di posti auto in città, senza che prima vengano proposte soluzioni alternative. E che, colpendo aree vicine alle stazioni della metro rischiano di creare un effetti controproducente sul trasporto pubblico. Foto copertina: Urbanfile

VIA i PARCHEGGI anche nel PARTERRE di via Domodossola, nei PRESSI delle METRO: le reazioni dei MILANESI

# Dopo Corso Sempione è il turno di questo tratto di strada

Tratto Via Domodossola interessata dai lavori

Il piccolo tratto di Via Domodossola, che dall’incrocio con Largo Domossola e Viale Boezio conduce a Via Giovanni da Procida, rimaneva l’ultimo non sistemato delle strada. Stiamo parlando del tratto finale di strada che collega Corso Sempione a Citylife arrivando da nord est e che aveva il parterre occupato in modo abusivo delle automobili in sosta sotto gli alberi. Proprio sugli “Champs-Élysées” di Milano sono ormai giunti alle fasi finali i lavori che hanno visto l’eliminazione della sosta per le auto nei parterre da entrambi i lati, per la creazione di piste ciclabili, percorsi pedonali, il rinnovo e la protezione delle aiuole prima occupate abusivamente delle auto. In questo caso i posteggi sono stati trasferiti in parte sulla carreggiata stradale ma mettendoli a pagamento ed eliminando una corsia per senso di marcia.

# La decisione del Municipio 8 di rimuovere tutti i parcheggi non autorizzati

Credits Urbanfile – Parcheggi parterre Largo Domodossola

Il Municipio 8 ha quindi deciso di sistemare in modo definitivo la strada, impedendo il parcheggio di qualsiasi tipo di mezzo sul parterre, lasciando spazio esclusivamente al percorso del tram. La data di fine cantiere è il 27 gennaio 2024.

Al momento non è stata prevista però un’alternativa, né progetti futuri di parcheggi interrati, in una zona dove tanti parcheggiano l’auto per prendere la metro nelle stazioni metropolitane della M5 o i treni in quella ferroviaria di Domodossola.

# Le reazioni dei milanesi: “Servono più parcheggi”

Sotto il post su facebook del blog Urbanfile la maggioranza dei commenti è critica nei confronti di questa decisione, anche chi è favorevole alla rimozione della sosta abusiva, perché soprattutto non sono state pensate prima delle soluzioni alternative: mancano i parcheggi, i taxi e i mezzi pubblici per chi arriva da fuori non sempre funzionano a dovere. C’è che propone una scelta di buonsenso: lasciare la massima possibilità di parcheggiare nei pressi delle fermate della metro, in modo da agevolare i molti che arrivano in città e che desiderano lasciare l’automobile per prendere i mezzi pubblici. Questi alcuni dei commenti:

Questa ossessione per le auto andrebbe curata” – Paolo Aina

Guerra dei poveri fase 1: via le auto dai parcheggi, chi ha un box gongola e gli altri rosicano. La fase 2 prevede che i box privati diventeranno irraggiungibili perché tutte le strade saranno chiuse al traffico, le parti si invertiranno. E niente, scannatevi pure.” – Andrea Arancio

“Abito in Sempione da quando sono nato. Con l’ultima “sparata” e la rimozione delle auto in sosta avrebbe dovuto diventare una specie di Champs Elysees, ad oggi pare Beirut sotto i bombardamenti. Ho il box quindi il problema del parcheggio non mi tange, il degrado si. Per fortuna non manca molto alla fine di questa amministrazione, mi auguro che la prossima chiuda questa demagogica guerra all’auto e si occupi di questioni serie.” – Daniele Mastrangelo

Quando l’utopia va al potere fa danni e anche gravi” – Cesare Albanese

C’è un parcheggio alternativo oppure l’auto la ripieghi e la metti in tasca? Ci sono i mezzi pubblici? Invito a provare Trenord tratta Milano-Mortara-Alessandria.” – Gabriele Maurano

Parcheggi che sono una rarità, ormai prossimi al limite dei 30 km orari, media di 2/3 multe a settimana. Non ci vuole uno scienziato per capire che le macchine in città, saranno sempre meno sfruttabili. Se tutto questo fosse bilanciato da mezzi più sicuri, puntuali, e più corse anche in giornate e orari particolari, taxi meno costosi, allora si potrebbe pensare di vivere in una città civile! Ma prima di tutto questo, è solo ignoranza e astio tra cittadini più o meno benestanti!” – Gaetano Bello

È necessario creare anche posteggi per le auto” – Vittorio Bossi

Finalmente, sempre pensato che un corso così bello non doveva essere rovinato da quello spettacolo. Occorre però provvedere a creare dei posti per il parcheggio delle auto, magari sotterranei, ovviamente custoditi, in parte per i residenti ed in parte per i pendolari ecc.” – Anna Maria Volonté

“Domanda ingenua: quindi tutte le auto che stavano parcheggiate lì dove verranno parcheggiate? Il Comune ha provveduto a creare spazi parcheggio a pagamento interrati o altro? Altrimenti più che la soluzione al problema è la ricetta per crearne un altro a breve distanza.” – Andrea Paoletti

Le politiche per una città più pulita anche per quanto riguarda i parcheggi selvaggi le capisco, un po’ meno iniziare a levare quelle zone dove l’auto più di un tot non da fastidio senza creare parcheggi (magari multipiano con sicurezza, dove un povero cristo può prendere un posto auto in abbonamento), perché non siamo nel boom economico e l’auto è uno status symbol, semplicemente la si usa per spostarsi in modo agevole tra casa e lavoro. Purtroppo ad oggi c’è chi fa ancora enormemente prima con il mezzo privato e non con il mezzo pubblico (anche questo sia metro + treno e quindi dove il traffico non è contemplato). Si stanno spendendo un sacco di soldi contro le auto, intanto si crea solo il parcheggio selvaggio in vie limitrofe.” – Stefano Bianchi

 

Fonte: Urbanfile

Continua la lettura con: Il restyling di CORSO SEMPIONE vede la FINE dei LAVORI: come diventerà

FABIO MARCOMIN

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La CITTADELLA della GIUSTIZIA: un progetto da rilanciare a Milano?

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Credits Comune di Milano - Cittadella della Giustizia

Sarebbe stato la prima cittadella di questo genere in Italia ma il progetto è naufragato appena un anno dopo la sua presentazione. Ecco come sarebbe dovuta essere e che cosa è andato storto.

La CITTADELLA della GIUSTIZIA: un progetto da rilanciare a Milano?

# Il nuovo polo giudiziario sarebbe dovuto sorgere a Porto di Mare entro la fine del 2015 

Credits Comune di Milano – Localizzazione progetto Cittadella della Giustizia

Il progetto della “Cittadella della Giustizia” era stato pensato per ricollocare tutti gli uffici giudiziari, il carcere circondariale di San Vittore oltre ai tantissimi alloggi per i lavoratori che avrebbero abitato nei pressi del nuovo quartiere.

L’area prescelta era quella di Porto di Mare, ai confini del quartiere Omero e del nuovo quartiere di Santa Giulia, un’area periferica già urbanizzata con due stazioni metropolitane, l’ingresso dell’Autostrada del Sole e l’alta velocità ferroviaria.

# I 3 obiettivi della Cittadella della Giustizia

Credits Comune di Milano – Assetto sistema giudiziario preesistente

La creazione della Cittadella della Giustizia aveva tre obiettivi:

  • creare una funzionalità dei diversi uffici della giustizia per permettere a tutti gli operatori di lavorare in maniera più efficiente e più efficace,
  • creare condizioni migliori per i detenuti ospitati a San Vittore e per le guardie carcerarie,
  • riqualificare una zona periferica della città portando qualità e funzioni pregiate, recuperando anche un’area, ora occupata dal carcere, da rilanciare a Milano.

# La suddivisione prevista per l’area di 1,2 milioni di mq 

Credits Comune di Milano – Cittadella della Giustizia suddivisione edifici

La Cittadella della Giustizia si sarebbe dovuta sviluppare su una superficie di 1.200.000 mq, suddivisi in questo modo: 175.000 mq adibiti agli Uffici Giudiziari con una superficie di pavimento di 400.000 mq, altri 220.000 mq per il complesso carcerario, 60.000 mq di aree destinate a funzioni urbane e 655.000 mq da destinare a verde, zone pedonali e servizi.

I lavori sarebbero dovuti partire entro il 2010 e concludersi entro la fine nell’anno dell’Expo 2015, per un investimento complessivo di 1 miliardo di euro. Ma il taglio dei fondi per la manifestazione ha reso il progetto impossibile. 

Continua la lettura con: “MILANO CITTÀ IMMAGINATA”: i progetti più visionari MAI REALIZZATI. Per fortuna o per sfortuna?

FABIO MARCOMIN

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5 RIFUGI in mezzo alla NEVE a POCA STRADA da MILANO

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pianidiartavaggio IG - Rifugio Sassi Castelli

Stiamo entrando nella stagione delle settimane bianche e dei week end sulla neve. Ecco cinque rifugi dove riposarsi e gustarsi un ottimo piatto della tradizione montana, di rientro da una giornata di sci, ciaspolate e camminate tra le neve, non lontano da Milano.

5 RIFUGI in mezzo alla NEVE a POCA STRADA da MILANO

#1 Rifugio Baita Cassinelli a 1.568 metri di altezza nel Parco delle Orobie

crimorganti IG – Rifugio Baita Cassinelli

Il Rifugio Cassinelli, edificato negli ’80, si trova nel cuore del Parco delle Orobie a 1.568 metri di altezza sul versante sud del Pizzo della Presolana. Immerso nella natura mette a disposizione 70 posti a sedere nelle due sale da pranzo e 13 posti letto. Perfetto per escursionisti e alpinisti di ogni grado di difficoltà e amanti della cucina bergamasca.  

Milano-Baita Cassinelli

#2 Rifugio Sassi Castelli ai Piani di Artavaggio a 1.647 metri di altezza

pianidiartavaggio IG – Rifugio Sassi Castelli

Salendo di quota ci spostiamo al Rifugio Sassi Castelli, posizionato ai Piani di Artavaggio tra le Prealpi Orobiche a 1.647 metri di altezza. Costruito nel 1926 dalla Società Escursionisti Lecchesi, è aperto tutti i mesi dell’anno ed è comodo per attività come lo sci alpino e le escursioni sulle ciaspole dato che affaccia direttamente sulle piste da sci. Si può raggiungere tramite alcuni percorsi a piedi o in funivia dal Comune di Moggio.

Milano-Rifugio Sassi Castelli

#3 La Gran Baita ai Piani di Bobbio

rifugiogranbaita IG

A Piani di Bobbio, una delle più note stazioni sciistiche della Valvassina, c’è dal 1959 la Gran Baita. Fatto costruire dai fratelli Angelo e Giuseppe Amanti, in memoria del terzo fratello Carlo, si trova a 1.750 metri di altezza ed uno dei luoghi prediletti per gli amanti dello scii, sia per soggiorni brevi che lunghi con 15 posti letto. Propone una cucina casalinga e piatti della tradizione montana e si raggiunge a piedi da Barzio, da Valtorta o dai Piani di Artavaggio, oppure comodamente in cabinovia da Barzio.

Milano-Barzio

#4 Il Rifugio Monte Avaro in Alta Val Brembana

luisafiorendi IG – Rifugio Monte Avaro

Rimaniamo sempre alla stessa altitudine ma ci dirigiamo a Cusio nel Rifugio Monte Avaro in Alta Val Brembana, con vista sulla Piana del Monte Avaro. Luogo perfetto per giornate sulla neve con la famiglia, dal bob al baby park, dalle camminate sulle ciaspole allo sci da fondo. In cucina la tradizione montana bergamasca. Si può arrivare in auto. 

Milano-Rifugio Monte Avaro

#5 Il Rifugio del CAI “Cesare Benigni” a 2.222 metri d’altezza

jean___79 IG – Rifugio Cesare Benigni

Altro rifugio del Monte Avaro ma a ben 2.222 metri di altezza, uno dei più alti della bergamasca, è il Cesare Benigni di proprietà del Cai dell’Alta Val Brembana. Posizionato su uno sperone di roccia fra la Val Brembana e la Valtellina, mette a disposizione di sciatori ed escursionisti una cucina casalinga e 25 posti letto. Durante la stagione invernale è aperto solo nei giorni festivi e prefestivi. Per raggiungerlo occorre camminare circa 2 ore da Cusio, da Ornica o dalla Piana dell’Avaro.

Milano-Rifugio Benigni

Fonte: moveo.telepass

Continua la lettura con: I TRENI della NEVE dell’inverno 2024

FABIO MARCOMIN

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Le CASE IGLOO di MILANO

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credit: @aliscricci_nutrizionista IG

Nella parte nord della città, il tessuto urbano nasconde delle sorprese. A ridosso del Villaggio dei Giornalisti, troviamo delle originalissime costruzioni che ancora oggi rappresentano uno degli esperimenti residenziali più curiosi mai realizzati in tutta Italia. Stiamo parlando delle case igloo di via Lepanto nel quartiere della Maggiolina.

Vediamo assieme come sono nate e come si sono sviluppate queste singolari abitazioni nate dalla fervida mente dell’architetto Mario Cavallè.

Le CASE IGLOO di MILANO

# Le origini: il villaggio dei giornalisti con “case per l’alta borghesia”

credit: @claudiafoh IG

Ci troviamo in via Lepanto, quartiere Maggiolina, ai margini del cosiddetto Villaggio dei Giornalisti. Zona di (ex) case popolari per la piccola e media borghesia milanese progettata dall’ingegnere Evaristo Stefini e realizzata da una cooperativa composta principalmente da giornalisti, pubblicisti e avvocati (da qui il nome del Villaggio) tra il 1909 e il 1912, nell’allora comune di Greco. Il progetto nacque a seguito di un editoriale pubblicato nel 1911 da Mario Cerati, direttore de Il Secolo, nel quale si denunciava come l’attenzione del governo fosse concentrata solo sulle masse operaie e sull’urbanistica popolare, mentre scarseggiavano i quartieri dell’alta borghesia.

Fu così che fra palazzine liberty a due o tre piani e ampi spazi di verde che fanno oggi di questo quartiere il primo esempio di città-giardino in Italia, qualche anno più tardi sorsero anche gli otto igloo di cemento, costruiti nel 1946. Cavallè fu anche autore e realizzatore del progetto delle case a fungo sempre alla Maggiolina, ma queste come vedremo non ebbero egual fortuna e furono demolite tutte negli anni Sessanta.

# Le case igloo: nate come risposta temporanea per gli sfollati della seconda guerra mondiale

credit: @aliscricci_nutrizionista IG

Il progetto di Mario Cavallè, che oggi appare piuttosto eccentrico, era in realtà molto pragmatico: si trattava di unità abitative provvisorie che avrebbero potuto rappresentare una risposta veloce ai bisogni delle famiglie sfollate, con le case distrutte dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Molti peraltro non sanno che il modello residenziale e la tecnica costruttiva delle case igloo, chiamate anche case zucca, sono un retaggio degli Stati Uniti, dove in quegli anni era piuttosto diffusa un’architettura delle dimore circolari.

# Dovevano essere abbattute ma…

È da qui che Cavalli prese spunto per progettare abitazioni a pianta rotonda di circa cinquanta metri quadrati sviluppate su due livelli (seminterrato e primo piano). Il sistema costruttivo a volta, formato da mattoni forati disposti a losanghe convergenti, permetteva la massima libertà sulla sistemazione degli spazi interni, laddove la disposizione originaria prevedeva ingresso, bagno, due camere e cucina. Esattamente come per le case fungo costruite nello stesso periodo anche per le case igloo si parlò di demolizione negli anni Sessanta, ma l’architetto Luigi Figini si mobilitò per evitare che venissero abbattute, ottenendo per così dire un quarto di vittoria.

Leggi anche: Le case fungo: demolite a Milano, ricostruite a Novate

# …ne sono rimaste due

credit: @silvana_kk IG

Oggi infatti solo due delle originarie otto case igloo hanno mantenuto questo impianto, mentre le altre hanno subito importanti interventi di ampliamento e rifacimento: una di loro ha un nuovo vano accorpato all’igloo originale destinato a bagno, un’altra è stata ripensata come loft open space e pian pianino anche le altre quattro sono progressivamente sparite fra mille ristrutturazioni.

Le due case igloo sono tuttora abitate e di proprietà privata, anche se qualcuno nelle amministrazioni spera che i proprietari possano un giorno cedere per realizzarvi un piccolo museo. Nello stesso quartiere è possibile inoltre imbattersi nell’unica casa palafitta di Milano, la Palafitta Figini (dal nome del sovracitato urbanista) sospesa da terra grazie a dodici pilastri di cemento.

Avete mai visitato le case Igloo e/o il Villaggio dei Giornalisti? Forse non ancora, per cui se voleste visitarle vi consigliamo di prendere la metrò, saltare su un treno della linea 5 Lilla e scendere alle fermate Marche o Istria.

 

Continua a leggere con: Le 3 curiosità del VILLAGGIO dei GIORNALISTI di Milano

CARLO CHIODO

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