Le 3 curiosità del VILLAGGIO dei GIORNALISTI di Milano

Andiamo a scoprire insieme qualche segreto di questo delizioso e pittoresco polmone verde di Milano

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credit: @rebeca_frangulea (INSTG)

A Milano esiste un quartiere da sempre oggetto di curiosità, anche da parte dei milanesi stessi. Si chiama Villaggio dei Giornalisti, è un prezioso e raffinato agglomerato urbano nato in mezzo a palazzi e condomini ben poco eleganti, all’interno del Municipio 2, che si estende da Porta Nuova a Greco.
Ma perché il Villaggio dei Giornalisti si chiama così? Andiamo a scoprire insieme qualche segreto di questo delizioso polmone verde di Milano.

Le curiosità del VILLAGGIO dei GIORNALISTI di Milano

# 1 È nato negli anni ’60 ma ci fa incontrare diversi stili: vittoriano, neo-medievale e gotico

Il Villaggio è nato nel contesto di edificazione urbanistica risalente al boom economico anni’60, e si è sviluppato in concomitanza con la crescita del quartiere Maggiolina: ovvero, la gemella meno famosa del Villaggio, con cui lo stesso è cresciuto in perfetta simbiosi.

Fra questi due quartieri ci sono infatti ben poche differenze. Il vero fiore all’occhiello della zona è certamente Villa Mirabello, un edificio del XV secolo adibito a zona agricola solo dal tardo ’700, che oggi costituisce una perla d’architettura rinascimentale in mezzo a un mare di stili diversi. Il Villaggio dei Giornalisti, infatti, è celebre per il miscuglio di architettura che si può ammirare passeggiandovi o guidando lentamente per le sue strade. Vittoriano, neo-medievale e gotico sono tre fra i molti stili architettonici in cui si può incappare.

Qui si possono ammirare ville di una incredibile magnificenza, vicoli stretti fra verde di folti alberi e adorabili giardini che, se ci si passa, sembrerebbe di essere a passeggio per uno scorcio del Vermont, stato della costa orientale nordamericana famoso per il suo foliage autunnale.
Questa zona è nata e cresciuta con funzione prettamente residenziale, e da questo si ricava anche l’origine del curioso nome.

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# 2 Il nome del Villaggio arriva da un aneddoto del 1911 

L’appellativo Villaggio dei Giornalisti si deve a un singolare aneddoto che risale al lontano 1911, quando Mario Cerati (caporedattore de Il Secolo) scrisse un editoriale in netta controtendenza con gli articoli dell’epoca, suscitando enorme scalpore. Cerati accusò infatti le amministrazioni come responsabili di un’attenzione spasmodica verso le classi del ceto medio-basso. Che, pur in condizioni difficili, nel loro complesso non ebbero fatica a trovare alloggi popolari, dato che questi abbondavano sul territorio urbano.

Secondo Cerati, ciò avrebbe polarizzato Milano esclusivamente su un’impronta proletario-operaia, frenando parte di quell’ardore imprenditoriale meneghino che, pur con le pause dovute ai conflitti mondiali, ha sempre contraddistinto la città.
Vi era, insomma, bisogno di una zona più consona a ceti medio-alti, ai professionisti di settore, in parole povere, ai ricchi. Famiglie di ceti abbienti, facoltosi industriali ma (soprattutto) molti pubblicisti milanesi, che all’epoca rappresentavano la nuova borghesia nascente. Furono loro, i primi proprietari e residenti delle favolose ville sparse fra via Arbe e piazzale Farina.

A seguito di ciò, anche il Corriere della Sera (Rizzoli) acquistò un edificio nel supercondominio, al tempo chiamato ancora Villaggio Maggiolina. Questo fu il motivo per cui il quartiere, scelto come casa dai giornalisti dell’epoca, fu battezzato e poi ufficialmente definito con il nome con cui lo conosciamo oggi.

# 3 Il Villaggio dei giornalisti ospita anche le case più strane di Milano 

@foodtravelexperience

Cuore pulsante della zona è sicuramente la Palafitta, nome vintage di Villa Figini e, soprattutto, le case Igloo di via Lepanto. Anticonformiste creazioni d’architettura, che spuntano come funghi da un gioiello d’urbanistica milanese.

Inoltre, facendo un excursus sulla cucina ricordiamo che, sempre all’inizio degli anni’60, qui è nato A’Riccione ovvero il primo ristorante di pesce fresco a Milano, non lontano dal Cuoco di Bordo della celeberrima via Gluck. Meravigliosa ex-taverna di camionisti, è stato col tempo ristrutturato diventando negli anni uno dei must della ristorazione meneghina.

 

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CARLO CHIODO

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Carlo Chiodo
Nasco a marzo del 1981. Milanese moderno, ostinato e sognatore, alla costante ricerca di una direzione eclettica di vita. Laurea in Lingue e Comunicazione, sono appassionato di storia contemporanea, amante del cinema e del surf da onda. Dopo il romanzo d'esordio (Testa Vado Croce Rimango, 2016) ho pubblicato con Giovane Holden edizioni una silloge di racconti (Diario di Bordo, 2020).