Danni a cerchioni o cadute da moto o motorini? Ecco come fare richieste di rimborso al Comune di Milano e alle società ed enti che hanno in custodia gli altri tratti stradali del territorio milanese.
Farsi rimborsare per buche o dissesti stradali a Milano? Ecco come fare a seconda del danno subito e di dove ci si trovava
# Le procedure “nascoste” sul sito del Comune di Milano
Credits Andrea Urbano – Buche in Bovisa
Le numerose buche che si sono aperte durante la stagione primaverile, la più piovosa di sempre, e anche in quelle più fredde dell’inverno e dell’autunno, hanno causato molti disagi ai milanesi. In particolare cadute da motorini, rotture di ruote e cerchioni delle automobili, con danni materiali e alla persone con relativi esborsi economici.Le modalità di richiesta danni erano un tempo visibili sul Comune di Milano, ma ora sembrano sparite: per questo il consigliere in quota Lega Samuele Piscina ha fatto “approvare un ordine del giorno che impegna il Sindaco a semplificare la procedura e a garantire maggiore trasparenza sulle modalità di rimborso”.
Innanzitutto c’è la possibilità di segnalare la presenza di buche o dissesti stradali all’email t.infrareclami@comune.milano.it. Per quanto riguarda la richiesta vera e propria al link “Presenta un reclamo al Comune”sono indicate le modalità di presentazione, valevole per qualsiasi tipo di reclamo, ed è presente anche il modulo da scaricare. La presentazione può essere fatta a mano all’Ufficio di Protocollo Generale in Via Larga 12, via posta ordinaria/raccomandata allo stesso indirizzo o via pec a protocollo@postacert.comune.milano.it. La stessa richiesta può essere fatta anche ai singoli Municipi, qui i link per gli indirizzi fisici ed elettronici di ognuno.
In alternativa si può fare la procedura online accedendo tramite SPID oppure procedere senza registrazione tramite questo link.
# Le richieste per danni subiti lungo le tangenziali
Di Arbalete – File:Mappa_autostrada_A52.svg, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=125578025 – Mappa tangenziali aggiornata
Non ci sono però solo strade “in custodia” da parte del Comune di Milano, anche quelle oltre i confini possono presentare problemi simili. La richiesta di risarcimento per danni subiti negli oltre 100 km di rete di tangenziali milanesi va fatta a due soggetti differenti.
Per le tangenziali Est, Ovest e Nord bisogna inviare inviare una richiesta di risarcimento danni, allegando tutta la documentazione necessaria, a Milano Serravalle Spatramite raccomandata a/r a “Milano Serravalle – Milano Tangenziali S.p.A. – Via del Bosco Rinnovato 4/a – 20057 Assago (MI), all’attenzione dell’Area Risk & Insurance Management – Ufficio Assicurazioni e Sevizi Amministrativi” o pec all’indirizzo servizio.riskmanagement@pec.serravalle.it.
Per la TEEM, Tangenziale Est Estsrna, va inviato il modulo dedicato a Tangenziale Esterna e nello specifico alla Società di Gestione dell’Autostrada (Aurea S.c.a r.l.) via email a sinistri@aureagestioni.it o per posta ordinaria/raccomandata a “Aurea S.c.a r.l. Casello A58-TEEM – 20060 Pozzuolo Martesana – Alla c.a. Ufficio Sinistri”.
# La richiesta danni alla Città Metropolitana di Milano
centrostudipim – Città Metropolitana di Milano
La Città Metropolitana di Milano risponde invece per danni subiti sulle strade provinciali ed ex statali, qui si trova l’elenco.Per la richiesta occorre utilizzare il modulo a questo link e inviarlo tramite posta ordinaria a “Città Metropolitana di Milano Avvocatura – Servizio Amministrativo Avvocatura e Assicurazioni – Via Vivaio 1 20122 Milano”, via PEC a protocollo@pec.cittametropolitana.mi.it oppure via email alla casella assicurazioni@cittametropolitana.mi.it. A seguito dell’invio si può contattare la Compagnia assicurativa Sircus (d. ssa Alessia Lupi 0105446550 – alupi@sircus.it dal lun al ven dalle ore 12.00 alle 16.00) per avere informazioni a riguardo della pratica.
Durante il fine settimana, le strade dirette dalla città alla Valle Seriana diventano congestionate di auto, creando spesso un traffico insopportabile. La Comunità montana Valle Seriana sta cercando una soluzione alternativa per ridurre l’afflusso di veicoli da Milano verso l’altopiano. Una delle proposte in discussione è la realizzazione di una funivia che colleghi direttamente la stazione tranviaria di Pradalunga a Selvino.
Da Milano sull’altopiano senza usare l’auto: la funivia da sogno diventerà realtà?
# Una funivia tra Pradalunga e Selvino: atteso l’esito dello studio di fattibilità
Maps – Milano-Selvino ora
Treno più funivia da Milano all’altopiano di Selvino? L’amministrazione comunale del bergamasco sta aspettando la conclusione dello studio di fattibilità per avviare la ricerca di finanziamenti necessari alla costruzione di una funivia, con un investimento previsto tra i 12 e 15 milioni di euro. L’incarico per la redazione dello studio è stato affidato a TEB Spa, Tramvie Elettriche Bergamasche, e finanziato dal Consorzio BIM (Bacino Imbrifero Montano) con 195mila euro.
Maps – Fermata tram Pradalunga
Questo impianto permetterebbe ai milanesi di raggiungere la montagnasenza l’uso dell’auto, collegando la stazione della tramvia di Pradalunga a Selvino, la penultima fermata della linea T1 proveniente da Bergamo. Oggi occorre scendere al capolinea di Albino, prendere un bus e poi la funivia fino a Selvino.
Maps – Ipotesi funivia Tratta Pradalunga-Selvino
Il percorso partirebbe dalla fermata T1 tra Nembro e Albino, attraversando i colli dell’Altopiano fino al monte Purito, per poi giungere a Selvino.
# La prima proposta nel 1971 bocciata perché avrebbe attraversato il centro storico di Albino
Maps – Albino
L’idea di costruire una funivia era stata proposta già nel 1971, con un tracciato che partiva da Albino, ma fu scartata poiché avrebbe attraversato il centro storico del paese. Oggi, la Comunità montana Valle Seriana, insieme a tutti gli enti coinvolti, spera di vedere finalmente realizzata la funivia. Tuttavia, tutti sono consapevoli che il processo potrebbe richiedere molto tempo.
# Un’opportunità per lo sviluppo del turismo in Valle Seriana
Funivia Albino-Selvino
La funivia mira a potenziare il turismo in Val Seriana, offrendo un accesso all’altopiano anche a chi non possiede un’auto. Il presidente della Teb, Filippo Simonetti, ha sottolineato l’importanza di questo progetto per la popolazione e lo sviluppo turistico, una scelta strategica ed ecologica, pur ammettendo che si tratta di una fase iniziale. L’iniziativa è in collaborazione con la Comunità montana Valle Seriana, e l’obiettivo è di ottenere il via libera di fattibilità per poi cercare finanziamenti, in particolare attraverso il PNRR e fondi europei.
Si potrà quindi andare da Milano a Selvino senza auto? Non rimane che attendere gli sviluppi del progetto.
Una delle pasticcerie storiche di Milano. Giovanni Galli, a Milano dal 1911. Da allora i prodotti e la loro realizzazione sono rimasti gli stessi: in particolare la lavorazione di marrons glacés e praline avviene quasi interamente a mano, senza l’aggiunta di alcun conservante. Ma qual è la sua storia?
# Il primo negozio
Giovanni Galli si era fatto una bella esperienza alla fine del 1800 presso la fabbrica di dolciumi di Felice Squarciafico. A inizio Novecento la decisione di mettersi in proprio. Il primo negozio viene aperto nel 1912 in Corso Roma 5 -oggi C.so di Porta Romana- e viene distrutto nel 1942 a seguito dei bombardamenti angloamericani della Seconda Guerra Mondiale.
Dalle macerie del primo negozio Ferruccio Galli, figlio del fondatore, riesce a salvare il bancone di legno e le vetrine in vetro e legno, che si possono ammirare ancora oggi nel negozio di corso Corso di Porta Romana 2, inaugurato nel 1946. Oltre a Porta Romana, nel 1945 viene aperto il laboratorio di Via Vannucci ed un altro punto vendita nel centro di Milano, in Via Victor Hugo 2.
I due negozi sono tutt’ora presenti e sono gli unici due luoghi dove si possono acquistare i prodotti Giovanni Galli. L’azienda è ancora gestita dalla famiglia Galli, dai figli di Ferruccio, Giovanni ed Edoardo, che conserva fedelmente i processi di lavorazione centenari del fondatore Giovanni. Nel 2005 la ditta Giovanni Galli è stata iscritta all’Albo delle Botteghe Storiche. Ma quali sono i prodotti inconfondibili che si trovano da Galli?
# I prodotti inconfondibili: la stessa ricetta da oltre un secolo
Da: www.giovannigalli.com/
Dal 1911 l’azienda produce marroni canditi, boeri, praline di cioccolato e pasta di mandorla. I procedimenti sono rimasti quelli tramandati dal fondatore Giovanni Galli e mantenuti dai membri della famiglia per quattro generazioni. Tutto viene realizzato interamente a mano con materie prime di qualità, ed è proprio questo che ha reso i dolci G. Galli unici e così apprezzati in tutti questi anni, come testimoniano dal gruppo Nati a Milano.
# «I migliori marroni della città»
«I datteri ‘farciti’, i marron glacé, le violette, buonissimi!
L’anno scorso nel periodo natalizio, nel negozio di pta romana c’era una fila da paura»
«Il negozio del corso di Porta Romana sembra essersi fermato nel tempo, quasi un tempio vintage, le commesse, fino a pochi anni fa, con una divisa nera. Sembra di tornare a sessant’anni fa» (Albino Barbieri)
«Quanti ne ho mangiati di marron Glasse’ con le violette e le loro confezioni bellissime..» (Isabella Schiavini)
«Quanto amo questa pasticceria…e le sue violette. Mi hanno detto che nella loro pasticceria di Porta Romana ha lavorato Lucia Bose’ come apprendista» (Azzurra Forte)
«Gli storici marrons glacées con le violette» (Patrizia Annamaria Bozzetti)
«I migliori marroni della città» (Alessandro Baratti)
La proposta lanciata da Angelo Mincuzzi sul blog del Sole 24 ore: facciamo come la Francia, facciamo pagare le tasse in Italia ai connazionali residenti a Montecarlo.
# De Gaulle: chi si trasferisce a Monaco lo fa per non pagare le tasse. Quel privilegio deve finire
[…] Era la mezzanotte tra il 12 e il 13 ottobre 1962 e i funzionari francesi cominciarono a fermare le auto che entravano e uscivano da Montecarlo chiedendo i documenti e domandando se i passeggeri avessero nulla da dichiarare, come racconto nel libro “Europa parassita – Come i paradisi fiscali dell’Unione europea ci rendono tutti più poveri” (Chiarele ttere). Il presidente francese Charles De Gaulle aveva tenuto fede alla minaccia inviata al principe Ranieri di Monaco e quella era la sua dichiarazione di guerra.
De Gaulle
Il Principato consentiva ai ricchi francesi di prendere la residenza a Montecarlo e di non pagare le tasse? Ranieri permetteva che trasferissero in quel fazzoletto di terra anche le loro società, che così non dovevano versare nessuna imposta al Fisco di Parigi? “Bene – aveva sentenziato De Gaulle – chiuderò i confini e isolerò il principe Grimaldi e il suo paese”.
[…] Il messaggio che il governo di Parigi lanciò a tutti i francesi che vivevano nel Paese […] era chiaro e forte: chi si trasferisce a Monaco lo fa per non pagare le tasse. Quel privilegio […] doveva finire.
# I francesi di Montecarlo pagano le tasse in Francia
[…] Come andò a finire è storia nota. Il principe Ranieri firmò un “armistizio” e ruppe per la prima (e finora unica) volta il principio stabilito da suo avo Carlo III nel 1869. I residenti francesi avrebbero dunque pagato le imposte alla Francia come se non fossero residenti a Montecarlo.
Ph. dilpe
Ancora oggi gli oltre novemila residenti d’oltralpe nel Principato sono gli unici (insieme agli statunitensi che tassano i loro cittadini ovunque vivano nel mondo) a pagare le imposte. E pagarle al loro paese. Grazie a De Gaulle. Non devono farlo invece gli ottomila italiani, i circa tremila britannici, gli oltre mille svizzeri e belgi, i 900 tedeschi, i russi, i greci, gli spagnoli e gli altri residenti di tutte le altre nazionalità, per i quali Montecarlo rappresenta un vero paradiso fiscale, un rifugio che concede loro un privilegio che i residenti stranieri difendono a denti stretti.
# Il testo del nuovo accordo per far pagare le tasse in Italia a 8.000 residenti nel Principato
[…] l’Italia dovrebbe seguire l’esempio di De Gaulle. Montecarlo dista dall’Italia soltanto 15 chilometri che si percorrono attraverso una comoda autostrada in pochi minuti. E’ comodo anche raggiungerla via mare, se si possiede un super yacht. Oppure in elicottero.
Anche se non può bloccarne i confini, il nostro paese può sempre adottare misure specifiche per ottenere ciò che la Francia ha già ottenuto in passato. È solo un problema di volontà politica.
Ph. A_Different_Perspective
[…] L’Italia avrebbe soltanto da guadagnarci e non avrebbe nulla da perdere perché gli ottomila italiani residenti a Montecarlo oggi non versano nemmeno un centesimo all’Italia.
Un trattato con il Principato di Monaco avrebbe soltanto effetti positivi per gli italiani che vivono in Italia e che pagano le tasse. Ma avrebbe anche un grande effetto simbolico sui cittadini che lavorano e che versano allo Stato imposte certamente troppo alte.
Cosa dovrebbe prevedere un accordo tra Italia e Montecarlo? Questo è l’articolo 7 della Convenzione fiscale tra Francia e Principato di Monaco del 1963. Ho sostituito alle parole “Francia”, “francese” e “1962” le parole “Italia”, “italiana” e “2024”:
Articolo 7 – 1. Le persone fisiche di nazionalità italiana (francese nel testo originale, ndr) che trasferiranno il loro domicilio o la loro residenza a Monaco – o che non possono dimostrare cinque anni di residenza abituale a Monaco alla data del 13 ottobre 2024 (1962) – dovranno essere soggetti in Italia (Francia) all’imposta sul reddito delle persone fisiche e all’imposta addizionale alle stesse condizioni come se avessero il domicilio o la residenza in Italia (Francia).
Una super guida per Porta Romana. In sella alla bicicletta di Giacomo, si va alla scoperta del “cinema più piccolo di Milano”, di botteghe e ristoranti storici tra le palazzine liberty. «Impossibile non innamorarsi di Porta Romana». This is my Milano – Racconti di Quartiere: Una giornata in Porta Romana con Giacomo Poretti sul canale Dils.
#1 A Saint Marcell si aggira il fantasma di un armigero con una spada insanguinata (Valle d’Aosta)
Credits lorenzomusa IG – Castello di Saint-Marcel
Attorno al Castello di Saint Marcel ruota una leggenda a dir poco paurosa. Sembra che tra le camere del maniero si aggiri il fantasma dell’armigero vestito in abiti seicenteschi intento a tenere in mano una spada insanguinata.
#2 Rosazza, il paese costruito dagli spiriti (Piemonte)
Credits edoardokucich IG – Rosazza
La leggenda narra che il comune di Rosazza fu costruito dagli spiriti e per questo è conosciuto come il paese più misterioso d’Italia. Un tempo fu abitato da Federico Rosazza, membro del Senato del Regno d’Italia e dell’associazione Giovane Italia di Giuseppe Mazzini, che sembra fosse il gran maestro della massoneria della zona. Rosazza infatti è ricca di simboli esoterici e misteriosi.
#3 Oleggio Castello, con il fantasma di una donna morta nella sua torre (Piemonte)
Credits aimonedalpozzo IG – Oleggio Castello
Sopra le colline verdi che sovrastano il lago Maggiore, c’è il comune di Oleggio Castello con un castello speciale in stile neo-gotico: Castello Dal Pozzo. Si racconta di una giovane donna di nome Barbara che nel 400 morì nella torre di mal d’amore e che da allora vaga senza meta tra le stanze del castello.
#4 Triora, il borgo delle streghe (Liguria)
Credits: @casu_ale Triora
Il borgo di Triora è famoso per essere il borgo delle streghe. Tutto nasce nel 1587 quando il piccolo borgo ligure fu colpito da una tremenda carestia e dal maltempo: la causa di questa sventura fu addossata alla streghe. Triora divenne teatro di una vera e propria caccia alla streghe, una vicenda rievocata ancora oggi e che si può ritrovare nel museo etnografico e della stregoneria di Triora.
#5 Landriano, con il suo castello “abitato” dal fantasma di una strega morta sul rogo (Lombardia)
Credits la_saretta_89 IG – Castello di Landriano
Il Castello di Landriano in provincia di Pavia, sarebbe abitato dal fantasma di Janet, una nobildonna proprietaria del castello che nel XVI secolo che conosceva il potere delle erbe medicinali. Un’antica leggenda racconta che fu accusatadi essere una strega e uccisa sul rogo e che da allora si percepisca la presenza della donna tra le stanze del castello.
#6 Curon, un paese fantasma sommerso dal lago (Trentino Alto Adige)
@nicola.scalise – Curon
Nella Val Venosta c’è un campanile che emerge dal lago, unica testimonianza del borgo di Curon sommerso dalla costruzione di una diga nel corso degli anni ’50. Secondo una leggenda, dal fondo del lago di questo antico paese fantasma si possono udire ancora oggi risuonare le campane.
A pochi passi da Venezia nel mezzo della laguna c’è Poveglia, un’isola disabitata utilizzata come luogo di quarantena per oltre 160.000 persone durante la peste. Si dice che il terreno dell’isola sia composto per il 50% da resti umani, tanti ritrovati casualmente sotto i vigneti. Ad accrescere il tasso di paura percepito in questo lembo di terra ci pensa poi l’ospedale psichiatrico costruito nel 1922 e abbandonato da oltre 20 anni.
#8 Borgo a Mozzano e il ponte del diavolo (Toscana)
Credits benini.bruna IG – Borgo a Mozzano
Borgo a Mozzano in provincia di Lucca è conosciuto per il suo ponte del diavolo e una leggenda attorno alla sua edificazione. Il capomastro, durante la costruzione del ponte, preoccupato di non riuscire a rispettare i tempi di consegna a causa delle continue piene del fiume Serchio, avrebbe invocato l’aiuto di Satana. Per completare l’opera in una sola notte il diavolo chiese in cambio la prima anima che avesse attraversato il ponte. Il capo muratore accettò, ma usò uno stratagemma: fece attraversare il ponte ad un cane salvandosi così la vita.
#9 A Calcata si sente risuonare il canto delle streghe (Lazio)
Credits danielemartuk84 IG – Calcata scorcio
Calcata, in provincia di Viterbo, è conosciuto anche come il Borgo delle Streghe e da tempo è disabitato tranne in alcuni periodi dell’anno in cui convivono artisti e hippy. In questo piccolo borgo si racconta che, quando il vento soffia forte, si sentirebbe risuonare il canto delle streghe mentre si passeggia per le stradine.
#10 A Sermoneta lo spettro di un bambino morto vaga nel castello (Lazio)
Credits belviii – Castello di Sermoneta
Nel borgo di Sermoneta, in provincia di Latina, si è tramandata una leggenda inquietante che ruota attorno al suo castello. Sembra che lo spettro di un bambino morto violentemente nel sotterraneo del castello vaghi disperato. Tutti gli indizi portano al piccolo principe raffigurato in un quadro della sala del Cardinale.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Da secoli i Navigli contraddistinguono il paesaggio di Milano, meta preferita dei turisti e centro della vita notturna milanese.
Ammirati, dipinti, studiati, visitati. Immenso patrimonio storico culturale, grandiosa opera di ingegneria idraulica. Quasi tutti li amano, qualcuno li detesta, ma, senza di essi, Milano sarebbe decisamente diversa e sicuramente molto meno bella ricca ed attraente. I Navigli sono in assoluto il più importante tratto distintivo di Milano.
Molti confondono ancora il Naviglio Grande con il Naviglio Pavese. E non tutti capiscono la direzione delle acque.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza per i viandanti.
Grande o Pavese? La miniguida per distinguere tutti i navigli di Milano
# NAVIGLIO GRANDE: IL RE DEI NAVIGLI
Il Naviglio Grande è stata la prima opera del genere a essere realizzata in Europa e storicamente è il più importante dei Navigli milanesi, nonché una delle grandi infrastrutture di ingegneria che sin dall’Alto Medioevo caratterizzavano, con strade, ponti e irrigazione, il territorio lombardo, consentendo lo sviluppo dei commerci, dei trasporti e dell’agricoltura. Riceve le sue acque dal Ticino nei pressi di Tornavento (VA), il suo percorso si snoda attraverso diversi comuni tra i quali Turbigo, Abbiategrasso, Gaggiano, Trezzano, Corsico, Buccinasco, Milano dove giunge riversando l’acqua in Darsena.
Sicuramente il più turistico e il più affascinante tra i Navigli, offre tuttora scorci di antica bellezza con le sue case che si rispecchiano sull’acqua.
Caratteristici sono i suoi cortili, i suoi tanti locali, hanno una storia lunga e complessa della quale possiamo indicare la data della nascita attorno al 1200.
Per orientarsi il Naviglio Grande è quello che dalla Darsena costeggia Porta Genova, il primo che si incontra procedendo in senso antiorario, quello che tenendo la darsena alle spalle, trovandosi in mezzo ai due navigli, si trova sulla propria destra.
# NAVIGLIO PAVESE: IL SOGNO DI COLLEGARE MILANO AL MARE
foto Roberto Crepaldi (c)
Lo si riconosce perchè inizia il suo corso direttamente in Darsena e la corrente lo porta fino a Pavia. Progettato intorno al 1359 con i Visconti, per realizzare il sogno di collegare Milano al mare. Sogno rimasto tale al momento. Contraddistinto nel tratto milanese da brutti condomini anni 50/60 ma da una vivace vita notturna grazie ai numerosi locali presenti lungo le sponde. La rimozione, finalmente, degli orrendi ed ingombranti cassoni abusivi utilizzati come “barconi” ne ha sicuramente migliorato l’aspetto. Fuori Milano il paesaggio assume un aspetto molto piacevole tra cascine, campi, filari di alberi e passando a pochi metri dalla maestosa splendida Certosa di Pavia.
Ma per capire esattamente se ci troviamo sul Naviglio grande o su quello pavese, facciamo un salto in Darsena, il luogo che ci aiuta a svelare l’arcano.
# IL SEGRETO DELLA DARSENA
Qualche informazione utile anche sulla Darsena. E’ un bacino artificiale ed è situata nei pressi di Porta Ticinese. Fu utilizzata per l’ormeggio, il carico scarico delle chiatte che navigavano i Navigli. Per tale motivo era lo snodo più importante per il traffico fluviale commerciale della città lombarda. La Darsena di Milano ha come immissario il Naviglio Grande, come emissario il Naviglio Pavese: pertanto guardando lo scorrere dell’acqua si può capire se siamo sul Naviglio Grande o su quello Pavese. Se va verso il centro siamo sul Naviglio Grande, se corre in fuori siamo sul Naviglio.
guardando lo scorrere dell’acqua si può capire se siamo sul Naviglio Grande o su quello Pavese. Se va verso il centro siamo sul Naviglio Grande, se corre in fuori siamo sul Naviglio.
La Darsena misura, da un’estremità all’altra, 750 metri di lunghezza e 25 metri di larghezza e una profondità di un metro e mezzo. Originariamente porto, un porto importante tanto che nel 1953 era al tredicesimo posto nella classifica dei porti nazionali italiani per ricevimento merci e al terzo per tonnellaggio, poi la sua funzione è cambiata, con la trasformazione da scalo merci a sito di interesse turistico. L’ultimo barcone che trasportava merci entrò in Darsena il 30 marzo 1979, ponendo fine alla secolare storia del trasporto commerciale lungo le vie d’acqua milanesi e all’ambiente portuale che vi gravitava intorno. La Darsena fu voluta e realizzata nel 1603, dal governatore spagnolo Pedro Enríquez de Acevedo conte di Fuentes. La Darsena è senza dubbio il cuore della Movida milanese.
Fatta chiarezza su come distinguere i due navigli più noti di Milano, passiamo più a nord per illustrare i principali tratti di riferimento di un altro dei navigli storici della città.
# NAVIGLIO MARTESANA: IL NAVIGLIO A NORD CHE CAMBIAVA NOME IN CITTA’
Collega il fiume Adda a Milano che riceve le sue acque a Concesa nei pressi di Trezzo sull’Adda. ll nome Martesana, per il contado che avrebbe attraversato, fu dato da Francesco Sforza. I lavori cominciarono nel 1460. Giunto a Milano riceve il torrente Seveso e poi raggiunge i bastioni di Porta Nuova dopo aver percorso via Melchiorre Gioia, dove cambia nome in Cavo Redefossi. Infatti, in origine, il Naviglio della Martesana proseguiva il suo percorso cittadino, ora interrato, cambiando nome in Naviglio di San Marco e dando poi origine al laghetto di San Marco, che scaricava le sue acque nella Cerchia dei Navigli. Il Naviglio della Martesana è un canale ora non più navigabile. Un canale che offre tuttora scorci sorprendenti grazie alle antiche eleganti dimore nobiliari ed alla atmosfera tipica del borgo al suo intorno.
Altra domanda che si fanno in molti è: dove erano i navigli oggi interrati? Dove scorre l’acqua ora sottoterra?
# CERCHIA INTERNA: IL VECCHIO FOSSATO DIFENSIVO DI MILANO
La Cerchia dei Navigli era il fossato difensivo allagabile a difesa della città. Vista la sua scarsa efficacia, i milanesi già molto attivi ed ingegnosi all epoca, pensarono bene di trasformarlo in Naviglio, ovvero in un canale navigabile. Da qui la definizione di Cerchia interna. Lunga 6,5 km e largo 9 m nella sua parte navigabile. Furono chiusi per una scelta folle, scellerata: per una distorta idea di progresso, secoli di storia, di splendide vedute, una grandiosa opera idraulica ed urbanistica che vide tra gli altri l’intervento di Leonardo, furono completamente cancellati.
# VIARENNA: LA PRIMA CONCA DI NAVIGAZIONE COSTRUITA IN EUROPA
Il Naviglio Vallone fu realizzato tra il 1438 e il 1439 su volere di Filippo Maria Visconti per facilitare la costruzione del Duomo di Milano, che venne interamente ricoperto di marmo di Candoglia. Era quindi attraversato, tra l’altro, anche dai barconi provenienti dal Lago Maggiore, dove si trovavano le cave di questo materiale da costruzione. Queste imbarcazioni, quando uscivano dal Lago Maggiore, imboccavano il fiume Ticino, poi il Naviglio Grande, il laghetto di Sant’Eustorgio (bacino artificiale che avrebbe poi dato origine, dopo l’ampliamento che subì nel XVII secolo, alla Darsena di Porta Ticinese), il Naviglio Vallone, la Cerchia dei Navigli e infine attraccavano al laghetto di Santo Stefano, che era situato nei pressi del cantiere del Duomo. La Conca di Viarenna venne realizzata nel 1438 per superare il dislivello di circa due metri che esisteva tra la Cerchia dei Navigli e la Darsena di Porta Ticinese, ovvero tra l’immissario e la foce del Naviglio Vallone. La Conca di Viarenna fu la prima conca di navigazione costruita in Europa. In seguito la Conca di Viarenna fu demolita durante i lavori di costruzione delle mura spagnole di Milano (1548-1562), venendo ricostruita tra il 1551 e il 1558.
# CONCA DELLE GABELLE: IL CAPOLAVORO DI LEONARDO
La conca prende il nome dalla vicina chiesa di Santa Maria Incoronata e dal ponte delle Gabelle, chiamato così poiché rappresentava il primo varco di ingresso fluviale verso Milano. In quanto tale le chiatte che lo oltrepassavano dovevano pagare un dazio (chiamato anche gabella) sulle merci trasportate. I primi studi in merito furono compiuti già nel 1482 da Leonardo Da Vinci durante un suo primo soggiorno a Milano, come testimoniano alcuni schemi progettuali riportati nel Codice Atlantico, ma la conca venne costruita solo nel 1496 sotto il ducato di Ludovico il Moro. Dopo la costruzione del Naviglio Martesana, avvenuta nel 1463, si avvertì l’esigenza di unire questo canale alla Cerchia dei Navigli. La differenza di quota tra i due corsi acquatici comportò la necessità di costruire una conca che potesse ovviare a tale problematica. La Conca delle Gabelle sebbene ultimamente in parte recuperata, utilizzata per una bella installazione durante il Fuori Salone 2019. Questo gioiello di ingegneria idraulica ideato da Leonardo e patrimonio artistico inestimabile andrebbe valorizzato in maniera diversa.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Piazzale Segesta. Dove sorge un palazzo diverso. Salta subito all’occhio la sua forma atipica, una scelta di design che lo rende iconico nel quartiere.
Lo strano messaggio del “cono rovesciato” di Milano
# Nata con un obiettivo
Credits: imilanesi.nanopress.it
Torre Segesta: il suo nome lo ha preso dal piazzale in cui sorge. Costruita nel 2009, ha la forma di un cono rovesciato ed è costituita da 9 piani, di cui uno sotterraneo. La sua posizione è a chiusura di un insieme di case popolari tra le vie Paravia, Mar Jonio e Zamagna nel quartiere di San Siro. Gli alloggi residenziali dislocati nei vari piani sono preceduti, al piano terra, da un ampio locale commerciale di 150 metri quadri che funge da atrio. Questa struttura è nata con un fine ben preciso.
# Un simbolo di rivalsa: rovesciato come la “rivoluzione” che vuole apportare a un quartiere da recuperare
Planimetria piano terra
La torre nasce come simbolo di rivalsa per un quartiere in uno stato poco decoroso, con il compito di riqualificarlo. Il progetto della torre è stato commissionato dalla cooperativa “La Torrazza”, tramite il consorzio TPQ, per destinare gli alloggi ai propri soci. A guidare il progetto è stato lo studio Barbieri & Negri, un’agenzia di architettura rinomata nel milanese. La zona di Segesta è famosa, oltre che per la vicinanza allo stadio di San Siro, anche per l’omonima fermata della M5. Una zona ben servita, dunque, che ha bisogno di progetti ambiziosi per essere rivalutata e tornare a splendere.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La Basilica di San Calimero si trova nella via omonima, una delle strade più suggestive della zona, nei pressi della fermata Crocetta della M3. Non tutti sanno che nasconde qualcosa di magico.
San Calimero è una tra le più antiche chiese della città, fu ricostruita nel 490 secondo lo stile romanico. Nel Seicento il celebre architetto Francesco Richini apportò rilevanti modifiche corrette nell’ottocento da Angelo Colla che la riportò al suo originario stile romanico.
Le due parti più singolari della Chiesa sono: la facciata in cotto, come da tradizione del Medioevo lombardo, e il campanile in diagonale rispetto all’edificio.
Ma l’elemento più celebre della chiesa è al suo interno.
# Il pozzo magico
All’interno della Chiesa si trovano numerosi affreschi e, soprattutto, un pozzo che richiama la storia del Santo che dà il nome alla basilica. San Calimero, quarto vescovo di Milano, venne infatti gettato dai pagani in questo pozzo e lasciato morire.
Successivamente attorno al pozzo venne eretta la Basilica per accogliere le spoglie del santo. Secondo la tradizione popolare l’acqua del pozzo era considerata magica ed era usanza farla bere ai malati, in particolare il 31 luglio, giorno di festa dedicato al santo.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dopo l’apertura della linea M4 fino a San Babila, la linea di bus che collegava lo scalo cittadino al centro città è stata soppressa. Al suo posto è stata introdotta la linea 973 che però fa capolinea a Piazzale Ovidio, quindi appena prima della fermata di Forlanini FS M4. A fine 2023 la prima grande protesta, a cui ne sono seguite altre che hanno spinto l’amministrazione al ripristino quasi integrale del tracciato.
# La sospensione della linea dopo l’estensione della M4 a San Babila
Credits Andrea Cherchi – Cerimonia di presentazione M4 San Babila
L’estensione del servizio della M4 fino a San Babila, avvenuto il 4 luglio 2023, è stato un momento di festa per tutti i milanesi: da quel giorno infatti per raggiungere l’aeroporto cittadino del centro città, e viceversa, bastano 12 minuti di metro. Per alcuni utilizzatori della linea di bus 73, fino ad allora l’unica a collegare le due destinazioni, è stata invece una giornata no. Il servizio è stati infatti soppresso e al suo posto è stata introdotta la linea 973.
# La linea 73 serviva un asse diverso dalla M4 e la 973, che la sostituisce, ferma in periferia
Linea 73
Per molti è stata una decisione inspiegabile dato che il tracciato della metropolitana seguesolo in parte quello della ex linea 73, correndo nell’asse più nord di Corso Concordia-Viale Argonne invece che su Corso XXII Marzo-Viale Corsica, e ne condivide solo il capolinea in centro e il tratto da Via Mazzucottelli fino a Linate lungo Viale Forlanini.
linea 973
La 973, la linea che la sostituisce oggi, percorre Viale Forlanini partendo da Piazzale Ovidio, quindi appena dopo la ferrovia con la fermata Forlanini FS M4.
# Le proteste e i presidi di cittadini e comitati
milanopost.info – Comitati in commissione consiliare
La scelta del Comune di Milano e ATM ha portato a proteste e presidi di comitati e cittadini. La prima protesta è avvenuta alla fine del 2023 da parte di 200 cittadini residenti nell’area attorno a Corso XXII Marzo e Viale Corsica presenti alla Commissione consiliare Mobilità, Ambiente, Verde-Animali tenuta al centro Kolbe per la prosecuzione del tavolo di lavoro sulla linea ex 73. Poche settimane dopo la deliberazione del Consiglio Comunaleper il ripristino del servizio che però è stato continuamente rimandato per dichiarati problemi tecnici. Questo ha portato a un’assemblea del Comitato di viale Corsica con i cittadini riuniti nel gruppo “La 73 non si tocca” intenzionati a non mollare fino alla riattivazione del tragitto completo.
L’8 luglio 2024 in Largo Marinai d’Italia si è infine tenuto un presidio con lo slogan “Ridateci la 73!” organizzato dai comitati cittadini milanesi, compresi anche il Comitato Basmetto e il Comitato Lambrate-Rubattino Riparte che avevano sollecitato tutti gli altri a fare rete, dato che “la lotta riguarda i disservizi del trasporto pubblico locale e i problemi della mobilità pubblica milanese in generale”.
# Il nuovo tracciato previsto in autunno per la linea 973: capolinea nei pressi di Piazza Cinque Giornate
Credits lucaroveta___ IG – Piazza Cinque Giornate
Le battaglie portate avanti da cittadini e comitati di quartiere sembrano aver portato a un primo risultato: dal prossimo autunno, anche se manca ancora una data, la linea 973 farà capolinea nei pressi di Piazza Cinque Giornate invece che in Piazza Ovidio.
Nuovo tracciato 973
La linea ricalcherà il tracciato delle altre in servizio lungo l’asse di Viale Corsica e Corso XXII Marzo, facendo anche le stesse fermate, fino alla fermata all’angolo di Piazza Cinque Giornate dove compirà tre svolte a sinistra su Viale Regina Margherita, Via Anfossi e Via Morosini, per attestarsi su Via Morosini all’angolo con Piazza Santa Maria del Suffragio, in prossimità del mercato comunale. Scartata quindi la prima ipotesi di istituire il capolinea proprio in Piazza Cinque Giornate a causa di diverse criticità emerse, tra cui la necessità di spostare gli stalli per le ricariche elettriche e la stazione BikeMi oltre che rifare l’impianto semaforico.
I 7 nuovi quartieri che trasformeranno Milano nel futuro
#1 Cascina Merlata, il quartiere pensato per ospitare fino a 15.000 residenti con il lifestyle center più grande di Milano
Cascina Merlata Masterplan
Cascina Merlata è un quartiere in costruzione su circa 900.000 mq, vicino all’ex sito Expo 2015, ora MIND. Include un grande parco urbano di 250.000 mq, un complesso scolastico di 12.000 mq e Merlata Bloom Milano, il lifestyle center più grande di Milano, sviluppato da Nhood e inaugurato a novembre 2023. L’area comprende anche diverse abitazioni, molte delle quali destinate a housing sociale.
Credits Andrea Cherchi – Merlata Bloom interno
Gli ultimi lotti di alloggi di UpTown, il primo smart district di Milano e d’Italia, sono in fase di ultimazione. Questo quartiere, progettato per le famiglie e a edilizia convenzionata, è unico in Italia per integrare casa, lavoro, benessere e salute, ed è candidato alla certificazione GBC Quartieri.
Credits archdaily – Torri Cascina Merlata
I lotti di UpTown sono quasi esauriti e in gran parte già abitati. Attualmente sono in costruzione gli edifici del terzo lotto R7 di Città Contemporanea, progettati dallo Studio ACPV Architects, e il lotto R9. Una volta completato, il quartiere ospiterà tra i 12.000 e i 15.000 residenti.
#2 Scalo Lambrate: “tre piazze nel parco” con oltre 300 abitazioni in social housing
c40reinventingcities.org – Lambrate Maps
Lo scalo merci di Lambrate attende di vedere l’attuazione del progetto “Tre Piazze nel Parco” del team multidisciplinare Lambrate Streaming guidato dalla Cooperativa Sant’Ilario, vincitore del concorso internazionale Reinventing Cities. L’area oggetto di rigenerazione copre circa 70.000 mq, con un maxi-parco pubblico di circa 41.500 mq al centro del progetto, equivalente al 64,8% della superficie totale, dotato di 900 alberi e spazi attrezzati per lo sport. In totale, il verde raggiungerà i 47.700 mq, includendo terrazzi verdi, giardini condominiali e tetti verdi dei servizi.
Tre Piazze Lambrate
Negli spazi pubblici sono previsti orti didattici e comunitari, frutteti, aree ricreative attrezzate, campi giochi e sportivi per adulti e bambini, oltre a zone dedicate agli animali domestici. Il fulcro dell’area è un sistema di tre piazze-giardino, da cui prende il nome il progetto, collegate tra loro. Un parte importante del qua riguarda il social housing con 307 nuove abitazioni di edilizia agevolata in vendita e affitto con patto di futura vendita, co-housing, in locazione a canone moderato, concordato e convenzionato, alloggi per studenti ed edilizia a canone sociale.
#3 MIND (Milano Innovation District), una città nella città con il nuovo campus della Statale
foodserviceweb.it – MIND
Una città nella città. Questo sarà MIND, nell’area che fu sede di Expo2015, una volta completata. Un Parco tematico scientifico tecnologico di 650mila metri quadrati con un parco lineare di 1 km e tre importanti funzioni pubbliche prevalenti:
il nuovo polo ospedaliero IRCCS Galeazzi già aperto nel 2022;
il polo di ricerca per le Scienze della vita Human Technopole con al centro il grande edificio accanto a Palazzo Italia e in fase di completamento;
il Campus dell’Università Statale con la posa della prima pietra nella prima del 2023 e primi studenti previsti nell’anno accademico 2026/2027.
Westgate
Partiti anche i lavori nell’area di West Gate di 300.000 mq che prevede uffici, residenze e un Mobility Hub. Previsto anche l’edificio in legno più alto d’Italia e l’Innovation Hub. Completamento dei cantieri entro il 2032.
Ph. ferrovie.it
A servizio dell’area ci sarà poi la stazione ferroviaria di MIND-Merlata, dove fermeranno treni suburbani e della circle line. Al momento è stato finanziato lo studio di fattibilità e firmata una convenzione attuativa tra Rete Ferroviaria Italiana, Comune di Milano, Regione Lombardia e Arexpo SpA.
#4 Santa Giulia Nord, la “foglia” con maxi parco, residenze di design e PalaItalia
MCA_Milano Santa Giulia_birds-eye view_Visual by MCA VIsual
Lendlease sta sviluppando il quartiere Santa Giulia nel sud-est di Milano, con un investimento di 3,5 miliardi di euro su 1,1 milioni di mq rigenerati. Il progetto previsto dal nuovo masterplan a “foglia” include un’area commerciale all’aperto di 55.000 mq e un flagship store Esselunga e lambisce il futuro campus del conservatorio “Giuseppe Verdi” e il Museo per Bambini.
pH. area-arch.it – PalaItalia
Tra le opere in costruzione, il PalaItalia,un’arena da 16.000 posti per le Olimpiadi 2026, ospiterà in seguito eventi sportivi e concerti, fino a 200 all’anno. Il quartiere avrà anche un grande parco urbano di 270.000 mq, un laghetto, un waterfront di 400 metri e 3.500 nuove abitazioni. Spark Living sarà completato entro il 2027, con l’intero progetto previsto per il 2032.
Percorso Metrotranvia 13
È in programma la nuova metrotranvia 13, che collegherà M4 Repetti alla stazione di Rogoredo M3 FS, con 17 fermate su 4,7 km. Una fermata sarà vicina all’arena, ma l’inaugurazione è prevista solo per giugno 2027, dopo le Olimpiadi del 2026.
#5 Scalo Farini, l’ex maxi scalo merci con parco, campus dell’Accademia di Brera e nuova sede Unicredit
Credits: Urbanfile – Masterplan OMA Scalo Farini
Lo Scalo Farini è il più grande progetto di trasformazione urbana tra quelli previsti per i prossimi anni. L’area coinvolta copre 468.000 mq, dei quali 300.000 mq saranno destinati a un parco. Il progetto include anche spazi verdi diffusi, aree residenziali con una significativa componente di housing sociale, spazi commerciali e uffici, oltre al campus dell’Accademia di Brera.
Rendering del distaccamento dell’Accademia di Brera
I lavori per il campus dell’Accademia di Brera, iniziati nell’estate del 2022, si concluderanno nel 2025 e rappresentano al momento l’unica parte del progetto che verrà completata nei prossimi anni. Tra il 2030 e il 2035, è prevista la costruzione del nuovo campus e della sede centrale di Unicredit, che si trasferirà dalle torri di Gae Aulenti.
#6 Seimilano: la rinascita delle ex cave di Calchi Taeggi con abitazioni e uffici immersi nel parco ispirato alla Pianura Padana
Credits Urbanfile – Primo lotto parco SeiMilano
Il progetto di rigenerazione urbana Sei Milano, situato nelle ex cave inquinate di Calchi Taeggi e progettato dall’architetto Cucinella, è in fase avanzata. Quest’area di oltre 300.000 mq vicino alla stazione della metropolitana Bisceglie diventerà un quartiere multifunzionale con uffici, spazi commerciali e residenziali, immerso in un parco di oltre 16 ettari con 4.100 arbusti e 2.300 alberi che richiamano il paesaggio della Pianura Padana.
Credits: Urbanfile – Masterplan SeiMilano
Il primo lotto è stato inaugurato a ottobre 2023, mentre il resto del progetto sarà completato entro la fine del 2024. La costruzione del primo lotto residenziale e delle torri per uffici Park West è quasi terminata. Il secondo lotto, comprendente 11 edifici con un totale di 650 appartamenti, sarà completato entro il 2025. In totale, il progetto prevede circa 1000 residenze, 30.000 mq di uffici e circa 10.000 mq per spazi commerciali. L’intero progetto dovrebbe essere ultimato tra il 2026 e il 2027.
#7 Symbiosis: un’area di 125mila mq con le multinazionali della moda
Progetto Symbiosis
In fase avanzata il completamento di Symbiosis, un’area di 125milan mq, che ha visto negli insediarsi Louis Vuitton, Fastweb e Boehringer Ingelheim dopo la nascita di Fondazione Prada. In corso ora costruzione della nuova sede di Snam, un edificio tre volumi sovrapposti articolati in 14 piani, un grande parco con specchi d’acqua e persino un “Teatro Verde”, e il nuovo Hq di Moncler, nell’area retrostante la scuola internazionale.
Vitae – Reinventing cities
Fermo al momento quello relativo al progetto “Vitae” caratterizzato da una “Spirale verde”, vincitore del concorso internazionale Reinventing Cities, un sentiero con una pergola di vite che sale in cima all’edificio, filari sui tetti che si alternano a terrazze e orti e serre stagionali. Altri edifici tra via Lorenzini e via Privata Ercole Marelli sono in costruzione o ricostruzione.
Si è già detto molto sulla Cerimonia di Apertura delle Olimpiadi di Parigi. Quello che ci interessa è solo questo: quali sono gli spunti che potrebbero essere utili per la cerimonia dei giochi del 2026 a Milano?
Cerimonia Olimpiadi di Parigi: le più belle immagini e quello che ci piacerebbe a Milano
#1 La città come palcoscenico: una cerimonia popolare e coinvolgente
Forse la più grande novità vista a Parigi. Invece di realizzare la tradizionale cerimonia nello stadio principale dei giochi, si è scelta la strada più inclusiva. La cerimonia si è sviluppata lungo la Senna trasformando così tutta la città nel palcoscenico. Questo ha fatto in modo che tutti i cittadini, e non solo qualche migliaia di fortunati, potessero assistere alla sfilata degli atleti e agli spettacoli celebrativi. Una scelta davvero rivoluzionaria: all’ancient regime dei privilegiati possessori di biglietti, Parigi risponde consentendo la fruizione gratuita a tutti i cittadini. Mi piacerebbe tanto che si facesse anche a Milano dove, purtroppo, è ancora diffusa una visione classista e anacronistica che divide tra privilegiati e resto del mondo.
#2 Una scelta editoriale potente e distintiva
Immagino già la to do list della cerimonia di Milano: Bocelli che canta Nessundorma, i grandi chef che celebrano la nostra cucina, il balletto di Bolle, qualche star americana al tramonto, richiami alla nostra grande storia e alla cultura con monumenti e gladiatori romani. Personalmente temo la solita ricetta di mettere in mostra le cose più banali del nostro Paese, cose che peraltro tutto il mondo già conosce e che hanno come unico merito quello di non dare fastidio a nessuno. E senza dare risalto particolare alla Milano più autentica. Questo si può facilmente prevedere. Per questo invece Parigi mi ha sorpreso. La scelta è stata netta. E’ stato scelto un direttore artistico con una sua visione molto forte. Una visione del mondo che rappresenta una parte della cultura della Parigi di oggi, una visione del mondo in linea con la cosiddetta cultura “woke”, vicina ai Dem americani, molto mainstream, molto divisiva. Piace o non piace, ma almeno è una scelta netta, non è ipocrita, trasmette al mondo un messaggio identitario, senza ricorrere a facili compromessi. Quanto sarebbe bello se invece di rappresentare la consueta collezione di banalità nazional-popolari, Milano nel 2026 azzardasse un coraggio simile, proiettando valori tipici di una mentalità distintiva che ha reso grande la città. Senza temere critiche o polemiche.
#3 Nessun provincialismo
Altra cosa su cui purtroppo sarei pronto a scommettere. Che a Milano sarà una cerimonia molto provinciale. Provinciale significa tante cose. Significa celebrare luoghi comuni della propria cultura considerati superiori, tradendo invece un complesso di inferiorità. Così come provinciale è dare spazio a luoghi comuni e banalità di altre culture, solo per mostrarsi fighi e internazionali, scelti per la loro immagine invece che per il loro valore reale. Rinunciando invece a fare valere aspetti particolari e poco noti della nostra cultura. Parigi ha fatto l’esatto opposto. Ha ospitato artisti stranieri (come Lady Gaga o Celine Dion) per cantare canzoni della tradizione francese, mentre ai musicisti francesi si sono assegnate canzoni internazionali (come Imagine). Soprattutto ha evitato la carrellata sciovinista di elementi della storia e della cultura francese per darsi le arie da più bravi al mondo.
Milano saprà rispondere alla sfida di liberarsi di elitarismo borbonico, di luoghi comuni e di provincialismo, per mettere in scena invece ciò che è la sua vera forza: la creatività e l’originalità?
Con le Olimpiadi di Parigi cresce la voglia di giochi anche a Milano. Un’occasione unica per rigenerare aree della città abbandonate da tempo o sotto utilizzate, riqualificare edifici sportivi e realizzare nuove infrastrutture. Come si sta trasformando Milano e quale sarà il lascito dell’evento?
Olimpiadi a Milano: le opere da medaglia d’oro e… le due occasioni buttate
LE MEDAGLIE DORO
#1 Il nuovo quartiere di Scalo Romana con il Villaggio Olimpico
scaloportaromana.com – Nuovo masterplan
Partiamo dal tassello più importante nel lascito complessivo delle Olimpiadi Invernali del 2026: la rigenerazione urbana dello Scalo Romana e la nascita di un nuovo quartiere.
Skidrome – Villaggio Olimpico
Il masterplan definitivo presentato a luglio del 2021 prevede sull’area di 190.000 mq:
un grande parco pubblico di circa 100 milamq nel mezzo con un“Bosco sospeso’’ che collegherà l’area più a est con quella più a ovest e passerà sopra la ferrovia, che sarà interrata per circa 400 metri entro il 2028;
in prossimità di piazzale Lodi una nuova piazza su più livelli con alcuni palazzi per uffici, negozi e ristoranti entro il 2031;
infine nella zona ovest dello scalo il Villaggio Olimpico su una superficie di 60 mila mq, l’elemento centrale di tutto il progetto. Il disegno, a cura dello studio di architettura Skidmore, Owings & Merrill, è stato aggiornato di recente a livello estetico e di materiale. Previsto ad impatto ambientale zero con il suo cuore nella “piazza olimpica”, l’unica zona accessibile durante le Olimpiadi anche dai visitatori esterni. Il villaggio si costituirà di sei stecche, parallele ai binari ferroviari, unite tra loro in gruppi di tre tramite delle strutture aeree e delle piccole torri, e ospiterà 1400 atleti. La costruzione è affidata a Coima Sgr, Covivio e Prada Holding. I lavori sono in anticipo di tre mesi rispetto al cronoprogramma concordato, gli edifici sono già arrivati al tetto, e pertanto la consegna dovrebbe avvenire entro marzo-apriledel 2025.
Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico
Concluse le Olimpiadi, il villaggio olimpico verrà riconsegnato ai proponenti del progetto per essere convertito, entro i quattro mesi successivi, in un quartiere a impatto ambientale zero secondo i requisiti NZEB (Nearly Zero Energy Building).
Credits: Skidmore, Owings & Merrill
I sei edifici diventeranno una residenza universitaria per 1.700 studenti, mentre all’interno di quelli lato parco e ferrovia nell’area dell’Olympic Village Plaza, la nuova piazza del quartiere con negozi e esercizi al piano strada, è prevista residenza libera e agevolata. Anche l’edificio Basilico, un tempo utilizzato dagli operai per la manutenzione dei treni e che sarà la mensa per gli atleti durante l’evento olimpico, cambierà destinazione d’uso diventando probabilmente uno spazio per il coworking. A tutto questo si aggiungono serre e orti per la produzione di cibo nell’area a verde dell’ex scalo.
#2 La stazione suburbana e della futura Circle di Porta Romana
Stazione Porta Romana
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Aoumm - Rendering stazione Porta Romana
Aoumm - Stazione Porta Romana
Un intervento collegato alla rigenerazione dell’ex Scalo Romana è la riqualificazione della Stazione di Porta Romana Fs. Il progetto a cura dello studio AOUMM prevede infatti il suo mantenimento nella posizione attuale, rispetto alle ipotesi iniziali di traslazione nell’ex scalo, con un sistema integrato di accessibilità ciclopedonale con la stazione metropolitana M3 Lodi. I viaggiatori potranno usufruire di un percorso agevolato e protettodagli agenti atmosferici che passa sotto il cavalcavia di Corso Lodi e procede parallelamente alla strada per arrivare alla stazione metropolitana, la cui area esterna dovrebbe essere anch’essa rivista.
Prevista la riqualificazione del vecchio edificio viaggiatori in stile modernista decò. La realizzazione delle nuove banchine è ormai ultimata e a seguire sono programmata i lavori per le pensile.
In costruzione anche gli ascensori, così come uno degli ingressi al sottopasso ferroviario per i pedoni diretti alla metropolitana e che favorirà la connessione tra i due quartieri divisi dal cavalcavia. Il cantiere dovrebbe terminare entro al fine del 2025 per rendere operativa la stazione al 100% per le Olimpiadi Invernali del 2026.
#3 Pala Italia, in corso l’edificazione del nuovo palasport da 16.000 posti
Ph. @Onirism IG – PalaItalia
Il Pala Italiaè di sicuro la singola opera più attesa: l’arena ospiterà infatti le gare di hockey maschili ai giochi olimpici di Milano-Cortina 2026. In futuro verrà utilizzata per eventi sportivi come basket, oltre a spettacoli teatrali e musica dal vivo, andando a riempire il vuoto creato dalla demolizione del palazzetto di San Siro in seguito alla nevicata del 1985.
A curare il progetto è lo studio di architettura Onirism Studio di David Chipperfield, su incarico ricevuto dalla società Eventim CTS vincitrice del bando. Preveisto un palazzetto che con 10.000 mq di superficie e 16.000 posti, sarà tra i grandi d’Italia. Un capolavoro architettonico di forma ellittica sospeso da terra e che si sviluppa in altezza e ampiezza grazie a 3 cerchi che di notte faranno parte dello spettacolo, con i LED che illuminandosi proietteranno effetti multimediali.
Cantiere Pala Italia
La prima pietra è stata posta a novembre 2023, ora siamo alla fase di edificazione vera e propria. Chiusura cantiere programmata entro la fine del 2025, in tempo per la verifica degli ispettori. I costi dell’opera sono saliti di circa il 30% rispetto alla previsione iniziale di 180 milioni di euro.
#4 Il Mediolanum Forum riqualificato e ampliato per ospitare le gare di pattinaggio di figura e short track
Credits orcoshrek IG – Mediolanum Forum
Altra venue delle Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026 è il Mediolanum Forum di Assago. Prevista una riqualificazione e ampliamento della capienza, attualmente con 12.000 posti a sedere, per ospitare il pattinaggio di figura e lo short track. I lavori riguarderanno sia la pista centrale, posta a 4,60 metri d’altezza rispetto al suolo, sia quella secondaria al pianterreno.
#5 La “Medals Plaza” temporanea di Piazza del Duomo
Piazza del Duomo
Milano si trasformerà in Medals Plaza, pur se per sole due settimane, insieme a Cortina. Un investimento di 207.000 euro consentirà la realizzazione di un allestimento e arredo temporaneo dove verranno premiati gli atleti che gareggeranno in città e nelle Alpi lombarde tra Livigno e Bormio. Si aggiungono poi le “fan zone” in Piazza Castello, Piazza Gae Aulenti, Tre Torri e Darsena.
LE OCCASIONI PERSE
# La mancata rinascita del Palasharp
Credits emanuele_fitdaddy IG – Palasharp
Niente da fare, ennesima occasione persa per riqualificare il Palasharp in zona Lampugnano. Avrebbe dovuto diventare la Milano Arena Hockey o Hockey Arena, con 8.200 posti, e invece continuerà a rimanere in stato di abbandono e degrado chissà per quanti anni ancora. Inserita nel dossier per ospitare le competizioni di hockey su ghiaccio femminile in occasione dei giochi invernali di Milano-Cortina del 2026, che traslocano nei padiglioni di Rho Fiera, il progetto non ha passato il vaglio del Cio che ha richiesto di modificarlo. Nello specifico veniva indicato di riservare un’area maggiore per gli atleti, riducendo i posti a sedere, rendendo la riqualificazione antieconomica per i privati che avrebbero dovuto farsene carico.
# La nuova metrotranvia 13, da Repetti M4 a Rogoredo M3
Percorso Metrotranvia 13
La fiamma olimpica si è spenta: almeno per la “metro 13”. La notizia è arrivata direttamente dal Sindaco Sala in occasione della presentazione del nuovo masterplan del quartiere di Santa Giulia. La metrotranvia 13 doveva essere il lascito più importante in termini di infrastrutture. Però non sarà funzionante per le Olimpiadi. La linea infatti, lungo il percorso di 4,7 km per 17 fermate tra M4 Repetti e la stazione M3 di Rogoredo, prevedeva una fermata nei pressi del Pala Italia pensata proprio per gli spettatori dell’evento olimpico che invece arriveranno alla struttura in autobus. Il tracciato doveva attraversare la porzione nord del quartiere di Santa Giulia in costruzione e quella sud già esistente, con 9 fermate già presenti e in condivisione con il 27 e 8 da realizzare da zero, e il servizio avrebbe dovuto essere esercitato dai nuovi tram bidirezionali della Stadler.
# Il nuovo svincolo della Paullese con l’ingresso in città sotto Santa Giulia
Nuovo svincolo paullese Credits_ @Jpius.it
Era prevista tra le infrastrutture secondarie, ma funzionali anche a servire l’area del Palaitalia a maggior ragione che la metrotranvia non arriverà in tempo: la conclusione dell’innesto della Paullese all’ingresso della città, rimasta fino a ora monca.
L’annuncio ìè arrivato a luglio 2024: il prolungamento della Paullese viene stralciato dal Piano di governo del territorio (PGT). Questa la decisione della giunta del Comune di Milano. La delibera ha approvato una variante del Pgt che elimina l’estensione della Paullese. Il tracciato viene fermato alla rotonda di Merezzate, prima perciò dell’arrivo all’interno dell’area urbana.
Il prolungamento della linea lilla verso Monza sembra cosa certa. Ma non lo è per l’estensione destinata a servire i comuni di Bresso e Cusano Milanino: nel documento di MM sull’aggiornamento di fattibilità tecnica è stato dichiarato insostenibile economicamente. Da allora non si è mossa più foglia. Ecco come dovrebbe essere il prolungamento e l’infrastruttura alternativa più fattibile.
Prolungamento M5 a Bresso e Cusano: è calato il sipario?
# Nel 2019 finanziata la seconda fase dello studio di fattibilità
Cinisello Balsamo
Nel 2019 la giunta del Comune di Cinisello Balsamo, a guida Giacomo Ghilardi, aveva approvato il finanziamento della seconda fase dello studio di fattibilità dello sbinamento della linea M5 da Bignami verso Bresso e Cusano Milanino. Un’opera che consentirebbe di aggiungere altre fermate della linea lilla nel territorio comunale, oltre alle quattro previste nell’estensione verso Monza, toccando diversi punti e quartieri della zona nord-ovest della città, tra cui Bellaria, Campo dei Fiori e Sant’Eusebio/Borgo Misto. Nonostante tutto sembrasse portare verso la realizzazione dell’opera, è arrivata la doccia fredda: l’analisi costi-benefici è insoddisfacente.
# MM ha bocciato il progetto
credit: discoradio.it
Lo stop al progetto, bisogna ancora capire se provvisorio o definitivo, è giunto nel 2022 attraverso un nota di MM: “Non si procederà con lo sviluppo progettuale della predisposizione di un grande manufatto realizzato a cielo aperto a valle dell’asta di manovra di Bignami (attuale capolinea M5), che consentirebbe di non interrompere l’esercizio durante i lavori di allacciamento della linea esistente con quella da realizzare verso Bresso e Cusano Milanino“.
Le motivazioni sono spiegate nel documento di MM sull’aggiornamento di fattibilità tecnica: l’analisi costi-benefici ha evidenziato un risultato insoddisfacente con un coefficiente di 0,51. Il rapporto minimo richiesto deve essere uguale o superiore a 1 altrimenti non viene garantita la sostenibilità dell’opera e pertanto l’intervento non è giustificato, nonostante fossero stati già messi a disposizione 15 milioni di euro per lo sbinamento. Su questo punto il Sindaco Ghilardi aveva sottolineato come inizialmente anche il prolungamento verso Monza non lo raggiungeva, ma la politica è riuscita poi a conduerre in porto il progetto.
# La metrotranvia come alternativa?
Credits Atm – Passeggeri alla stazione M5
Accanto alla richiesta rivolta al governo, da parte del primo cittadino di Cinisello Balsamo, di non accantonare il progetto perchè il tracciato andrebbe servire anche comuni non toccati dalla metro, l’opposizione in Consiglio Comunale ha chiesto di insistere sulla sulla metrotranvia in quanto “complementare alla M5, così come già emerso dal progetto di fattibilità del 2019“. Solo in questo modo si sarebbe potuto alzare il coefficiente e fare lo sbinamento.
# Il progetto di prolungamento: 5 fermate e 5,5 km di tracciato
Sbinamento M5 cinisello
Lo sbinamento della linea M5 alla fermata Bignani sarebbe propedeutico all’estensione della linea M5 di circa 5,5km dal Parco Nord a Cinisello Balsamo. L’ipotesi con più fermate ne prevedeva due a Bresso, una a Cusano Bresso, e due a Cinisello Balsamo. Per ora rimane tutto nel cassetto.
Il ponte della Ghisolfa sorge in una zona residenziale della città di Milano e funge da importantissima arteria di collegamento del quadrante nord-occidentale del capoluogo lombardo. Sul suo asfalto e sotto le sue arcate, prendono vita alcune delle storie più originali di questa parte della città. Venite con me a conoscerle assieme.
Storie della Ghisolfa, il ponte più famoso ma meno amato di Milano
# Cos’era la ghisolfa? Le origini del nome del ponte e del quartiere
Maps – Ghisolfa
Il ponte sorge in un quartiere nato come fulcro di giunzione fra le Ferrovie dello Stato (oggi Trenitalia) e le regionali Ferrovie Nord. Appartenente al Municipio 8 e in origine a prevalenza di caseggiati popolari, gli è stato dato il nome di Ghisolfa dal nome dell’antica cascina, e i suoi molti edifici con gli anni sono stati integrati in un piano regolatore che ha offerto ai milanesi la possibilità di acquistare immobili più prestigiosi, popolandosi così di piccoli e medi borghesi.
nicjiang IG – Via Mac Mahon
Alcuni lo chiamano ancora quartiere Mac Mahon, dal nome del vialone che di traverso al ponte conduce al ben più noto ponte Palizzi, che svolge la duplice funzione di porta di ingresso e rampa d’accesso al celebre quartiere di Quarto Oggiaro. Il toponimo che diede il nome alla cascina e poi alla zona deriva dall’antico longobardo Ghisulf. Da qui, il nome alla cascina, alla zona e al nostro caro ponte.
Il Cavalcavia Bacula, ovvero il suo nome originario di battesimo dal nome dell’aviatore della Grande Guerra Adriano Bacula, fu terminato nel 1941 e allargato alla forma attuale solo all’inizio degli anni ’90. Mentre risale agli anni ’60 il prolungamento lungo viale Montecenericon la costruzione di una soprelevata a quattro corsie che arriva fino a piazzale Stuparich, a un tiro di schioppo da piazzale Lotto e dallo stadio Giuseppe Meazza di San Siro.
Cavalcavia Bacula
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topstreetart IG - Cavalcavia Bacula
almex59 IG - Cavalcavia Bacula
Ma quindi, a parte la cascina, come mai il ponte oggi non è chiamato col suo nome originale dai milanesi bensì con il suo più celebre nickname?
# Il circolo anarchico
xrenx_707 IG – Circolo Anarchico
La risposta è presto scritta: da queste parti prese vita, il primo maggio dell’anno più “rosso” che il ventesimo secolo abbia conosciuto un circolo di contraltare politico-sociale che vide fra i suoi più acerrimi agitatori il ferroviere (e partigiano) Giuseppe Pinelli. Sto parlando del circolo anarchico della Ghisolfa. Che esiste ancora oggi con sede in viale Monza, e che continua nell’opera di destabilizzazione del sistema in un progetto tanto caro al coraggioso e amatissimo Pinelli, la cui tragica ma per molti chiarissima fine nella notte fra il 15 i il 16 dicembre 1969 con il suo volo dalla finestra della Questura di Milano in via Fatebenefratelli è ancora oggi dibattito politico acceso.
# Due curiosità cinematografiche
Credits: liminarivista.it set Rocco e i suoi fratelli
In chiusura, vi omaggio di una doppia pillola di curiosità cinematografica che, da buon cinefilo non potevo omettere. La prima è che il capolavoro neorealista del 1960 Rocco e i suoi fratelli, diretto da Luchino Visconti e interpretato fra gli altri da Claudia Cardinale e Alain Delon è stato ispirato al testo “Il Ponte della Ghisolfa” di Giovanni Testori.
Inoltre, nel 1971 avvenne un fatto a dir poco singolare e sconosciuto ai più.
Carlo Rambaldi, esperto di effetti speciali per il cinema e ideatore del manichino di E.T. l’extraterrestre di Steven Spielberg (1982) che divenne presto celebre in tutto il mondo, nel 1971 fu chiamato dalla magistrato incaricato di indagare su Pinelli a seguito della riapertura dell’istruttoria sulla morte dell’anarchico meneghino. Rambaldi ideò e costruì un modellino dalle sembianze umane da lasciar cadere dalla finestra della questura di Milano, con la stessa tecnica utilizzata per realizzare l’alieno più famoso del cinema e con l’obiettivo di dimostrare che Pinelli si sarebbe suicidato, e per questo fu attaccato da tutti gli anarchici d’Italia e non solo.
Il boom del turismo a Milano prosegue. Anche se c’è una parziale eccezionale: il mese di agosto. In passato il sindaco ha girato un breve video per invogliare i turisti a venire a Milano ad agosto suggerendo tre suoi luoghi del cuore: San Satiro, la Sala delle Asse e la Torre Branca. Secondo noi si dovrebbe osare di più. Tipo realizzare cose che solo ad agosto si possano ammirare.
Idee pazzesche per rendere Milano la meta del turismo mondiale ad Agosto
#1 Allagare Piazza Duomo: realizzare la più grandiosa piscina temporanea del mondo
I milanesi di un tempo osavano eccome. Ad esempio si allagava l’Arena per svolgere battaglie navali. In linea con quella tradizione si potrebbe trasformare piazza Duomo nella più grande piscina temporanea del mondo. In questo modo si potrebbe anche risolvere il problema delle ultime estati milanesi: la scarsità di piscine.
#2 Super Music Festival
Ad agosto perfino San Siro risulta scarsamente frequentato. E allora perché non trasformare l’intera città in un palcoscenico concedendo tutte le location più esclusive del Comune gratis per concerti musicali?
#3 Ad agosto Milano in saldo
Credits: milanofashiontour.com
Mese dei saldi per qualunque categoria. Iva free per tutti, come in aeroporto.
#4 Cinema all’aperto ovunque
irene_orru IG – Cinema Troisi
Libertà di trasmettere per chiunque qualunque cosa senza pagare la Siae (la paga il Comune).
#5 Togliere i limiti di velocità sulla Tangenziali
La nuova Indianapolis, il Gran Premio di Milano di culto come la Cannonball americana. In fondo lo fanno già le autostrade tedesche.
Le grigliate estive sono una tradizione amata in molte parti del mondo, un rituale che segna l’arrivo della bella stagione e riunisce amici e familiari attorno al fuoco e al cibo. Questa pratica, apparentemente semplice, ha radici profonde nella storia umana e risponde a una serie di esigenze sociali, culturali e pratiche. Esploriamo in dettaglio perché le grigliate sono così popolari durante l’estate.
Una delle ragioni principali per cui le grigliate sono così apprezzate in estate è la possibilità di trascorrere del tempo all’aperto. Dopo mesi trascorsi al chiuso durante l’inverno, l’estate offre l’opportunità di riconnettersi con la natura. Cucinare e mangiare all’aperto godere del bel tempo, dell’aria fresca e del paesaggio circostante. Le grigliate spesso si svolgono in giardini, parchi o aree picnic, permettendo alle persone di immergersi nell’ambiente naturale. Questo contatto con la natura può avere effetti benefici sul benessere psicologico, riducendo lo stress e migliorando l’umore.
Le grigliate sono eventi sociali per eccellenza. Offrono un’opportunità perfetta per riunire amici e familiari in un’atmosfera rilassata e informale. Il processo di preparazione del cibo, la cottura sulla griglia e il pasto condiviso crea opportunità di interazione e conversazione. La natura collaborativa della grigliata, dove spesso le persone si dividono i compiti di preparazione, cottura e pulizia, favorisce un senso di comunità e condivisione. Questo aspetto sociale è particolarmente atteso in estate, quando le giornate più lunghe e il clima mite incoraggiano le persone a trascorrere più tempo insieme all’aperto.
# Effetti nostalgici e metodi di cottura
pixabay – Grigliata
Per molte persone, le grigliate estiveevocano ricordi d’infanzia e tradizioni familiari. Questa associazione nostalgica contribuisce a rendere le grigliate un’attività carica di significato emotivo. La ripetizione annuale di questa tradizione può creare un senso di continuità e appartenenza. Il metodo di cottura alla griglia conferisce ai cibi un sapore unico e apprezzato. L’uso del fuoco diretto e del fu creare sapori e aromi che sono difficili da replicare con altri metodi di cottura. La caramellizzazione degli zuccheri e delle proteine sulla superficie del cibo crea quella caratteristica crosticina che molti trovano irresistibile.
Le grigliate offrono anche una grande varietà culinaria. Mentre la carne è spesso l’elemento centrale, è comune grigliare anche verdure, frutti di mare e persino frutta. Questa versatilità permette di soddisfare diverse preferenze alimentari e diete, rendendo le grigliate un’opzione inclusiva per gruppi diversificati. Le grigliate sono apprezzate per la loro semplicità e informalità. A differenza di pasti più formali, le grigliate permettono un approccio più rilassato alla preparazione e al consumo del cibo. Questo aspetto è particolarmente gradito durante l’estate, quando le persone tendono a preferire attività e ambienti più casual. L’informalità si estende anche all’abbigliamento e all’etichetta. Le grigliate sono occasioni in cui è accettabile vestirsi in modo comodo e casual, contribuendo a creare un’atmosfera rilassata e accogliente.
Le grigliate offrono un’opportunità unica di coinvolgimento diretto nella preparazione del cibo. A differenza della cucina tradizionale, che spesso si svolge in spazi chiusi e isolati, la grigliata permette a tutti di partecipare e osservare il processo di cottura. Questo aspetto partecipativo può essere particolarmente gratificante. Vedere il cibo cuocersi sulla griglia, sentirne gli aromi e partecipare attivamente alla sua preparazione può aumentare l’apprezzamento per il pasto e creare un senso di realizzazione. Le grigliate sono estremamente flessibili in termini di dimensioni e complessità. Possono variare da semplici barbecue familiari a grandi eventi con decine di partecipanti. Questa adattabilità le rende adatte a diverse occasioni, dal pranzo informale tra amici alle celebrazioni più elaborate.
# Un evento versatile legato all’antichità
HaiBaron-pixabay – Grigliata
Inoltre, le grigliate possono essere organizzate in vari luoghi: giardini privati, parchi pubblici, spiagge o campeggi. Questa versatilità di location aumenta ulteriormente la loro popolarità come opzione per l’intrattenimento estivo. Le grigliate possono essere un modo economico per intrattenere grandi gruppi di persone. Spesso, i partecipanti contribuiscono portando piatti, bevande o ingredienti, distribuendo così il costo dell’evento. Inoltre, molti tagli di carne comunemente usati per le grigliate sono relativamente economici, specialmente se acquista quantità. Cucinare all’aperto su un fuoco può evocare un senso di avventura e un richiamo alle origini dell’umanità. L’uso del fuoco per cuocere il cibo è una delle pratiche più antiche dell’uomo.
Questo “ritorno alle origini” può essere particolarmente attraente in un’epoca in cui molte persone trascorrono gran parte del loro tempo in ambienti urbani e tecnologici. Le grigliate offrono un contrasto benvenuto alla vita moderna, permettendo di sperimentare un modo più elementare di preparare il cibo.
# In conclusione
Le grigliate estive sono molto più di un semplice metodo di cottura. Sono un fenomeno culturale e sociale complesso che risponde a molteplici esigenze umano il piacere del cibo con la gioia della socializzazione all’aperto, offrendo un’esperienza che è al contempo primordiale e contemporanea. La popolarità delle grigliate in estate può essere attribuita alla loro capacità di soddisfare diversi desideri: il bisogno di connessione sociale, il desiderio di trascorrere tempo all’aperto, la ricerca di esperienze culinarie gratificanti, e il desiderio di rompere la routine quotidiana. Inoltre, le grigliate offrono un modo per celebrare la stagione estiva, creando ricordi duraturi e rafforzando legami sociali. In un’epoca in cui la tecnologia e la vita frenetica spesso dominano, le grigliate rappresentano un ritorno a una forma di intrattenimento più semplice e diretta. Offrono un momento per rallentare, godersi il presente, e apprezzare i piaceri fondamentali della vita: il buon cibo, la buona compagnia e la bellezza della natura.
In definitiva, le grigliate estive continuano a essere popolari perché rispondono a un desiderio profondamente radicato di connessione – con gli altri, con la natura, con il cibo che mangiamo, e con le tradizioni che ci definiscono. Sono un testimone della nostra capacità di trovare gioia e significato nelle esperienze condivise più semplici, un ricordo che, nonostante tutti i progressi della civiltà moderna, siamo ancora prof ai ritmi delle stagioni e al piacere primordiale di condividere un pasto all’aperto.
Le 7 località con le più belle spiagge lombarde a poca distanza da Milano
#1 Lago di Garda, l’Isola di San Biagio raggiungibile anche a piedi
Credits francivezz IG – Isola di San Biagio
A pochi metri da Punta Belvedere, si trova un piccolo gioiellino a Malerba sul Garda, ovvero l’Isola di San Biagio ricca di prati fioriti e bellissimi cipressi. Quando le condizioni lo permettono, la si può raggiungere a piedi tramite una striscia di fondale che la collega alla terraferma. Qui si può prendere il sole o fare il bagno nelle acque cristalline del lago.
#2 Lago Maggiore, la spiaggia come al mare
francescocolla1992 IG – Spiaggia La Noce
Sono numerose le spiagge affacciate sul Lago Maggiore. Bellissima quella di Angera, la spiaggia comunale della Noce, che deve il suo nome al gigantesco albero che si trova in loco. Più in là la spiaggia della Nocciola, accessibile tramite un sentiero piuttosto ripido, ma che ripaga la fatica con la sua natura selvaggia che domina incontrastata.
#3 Lago d’Idro, sport e acqua cristallina
baboh137 IG – Lago d’Idro
Meno noto rispetto agli altri laghi lombardi, è uno scrigno di bellezza anche grazie alle sue acque cristalline ai numerosi sport acquatici che si possono praticare qui. Situato in provincia di Brescia, questo lago è circondato da monti ricchi di boschi, natura incontaminata e un clima particolarmente fresco adatto ai numerosi sport che vi si svolgono.
#4 Lago d’Iseo, le spiagge perle del Sebino
nbonfa13 IG – La Spiaggetta Iseo
Sono numerose le spiagge attrezzate ma anche quelle libere che si possono trovare in queste zone, fra cui la piattaforma galleggiante di Paratico, la spiaggetta d’Iseo con noleggio di lettini e sdraio, il lido Sassabanek con parco giochi, area pic nic e barbecue.
#5 Lago di Como, la Baia di Pina paradiso dei sub
nicolo_santin IG – Baia di Piona
A pochi km da Colico, la Baia di Piona dispone di una piattaforma per l’ingresso subacqueo e una struttura più profonda destinata all’osservazione della fauna del lago. Sott’acqua si trovano altre attrazioni come la casa di Cousteau, ispirata, alla campana subacquea del celebre esploratore, il relitto del Comballo di Piona, ovvero una grande barca anticamente usata per il trasporto delle merci e infine i resti di una cava romana.
#6 Fiume Adda, un fiume di opportunità
Credits ciulia90rocker IG – Medolago
Nel lodigiano sta per iniziare una manifestazione organizzata dal Consorzio Navigare l’Adda: a fine luglio, le sponde del fiume si accenderanno con cene, pic nic e musica. Numerose le spiagge presenti in queste zone come quella di Medolago nella bergamasca, di Airuno, attrezzata con area pic nic, di Imbersago ricca di sentieri e aree verdi o infine quella alle porte di Lodi in località Due Acque.
#7 Ticino, il fiume del relax
Credits freeluc84 IG – Fiume Ticino
Noto per i suoi numerosi approdi, il Ticino è ricco di zone dove godersi una giornata di relax e di pace come nella spiaggia di Turbigo o di Castelletto di Cuggiono o quella di Lonate Pozzolo. Aree attrezzate con barbecue e tante spiagge dove prendere il sole o fare un bagno in tranquillità non troppo lontano da Milano.
Una villa sfarzosa con giardino che nessuno riesce a comprare. Dove si trova e la cifra esagerata per acquistarla. E perché potrebbe essere un affare storico.
La villa più costosa del mondo è in Italia: il suo prezzo “impossibile” (ma che nasconde un grande affare)
# La dimora cinquecentesca su una collina nel cuore della capitale. Dal valore esorbitante
Credits artsharingroma IG – Villa Aurora
Villa Aurora, posizionata su una collina nel cuore di Roma a pochi passi dalla famosa via Veneto e vicino all’iconica Piazza di Spagna, è la villa più costosa del mondo. Il suo nome originale per esteso è “Casino di Villa Boncompagni Ludovisi” ed è stata messa in vendita ad un prezzo stratosferico. Questa dimora cinquecentesca, un tempo residenza di caccia, è quello che rimane di un complesso di 30 ettari di proprietà della nobile famiglia italiana dei Ludovisi. Una storica famiglia che ha dato al Paese numerosi diplomatici, mecenati delle arti e persino un Papa. Scopriamo quanto costa e cosa giustifica la cifra da capogiro.
# Il capolavoro contenuto nella villa: il “camerino alchemico”, grandioso murale del Caravaggio
Credits lollit_ IG – Affresco Caravaggio Villa Aurora
Oltre all’architettura dell’edificio e al contesto in cui è inserito, a determinare la proposta economica da record della villa è il valore dei tesori artistici ospitati al suo interno. In particolare, ospita un capolavoro: il “camerino alchemico”, il soffitto murale dipinto dal Caravaggio, unico di questo genere realizzato dall’artista, scoperto negli ’60. La scena rappresenta le tre divinitàispirate dalle fattezze dello stesso artista e rappresentanti i volti di Giove, Plutone e Nettuno. Le tre figure interagiscono attorno a un grande globo lunare, immerso in un nebuloso cielo notturno.
# Le sole opere valgono almeno 310 milioni di euro
edoardofanfani IG – Guercino
A questo capolavoro si aggiunge la bellissima Aurora del Guercino del 1621, raffigurante l’Aurora che avanza sul carro spargendo fiori, mentre la Notte scompare davanti al nuovo Giorno. Il solo valore di queste opere d’arte è stato stimato in almeno 310 milioni di euro.
# Deserta anche la sesta asta: quanto costa la villa che nessuno riesce a comprare
Credits rachov IG – Villa Aurora
Dopo la morte nel 2018 di Niccolò Boncompagni Ludovisi, ultimo erede della dinastia, la villa è entrata al centro di una disputa legale e deve essere venduta. Messa all’asta la prima volta al prezzo di 471 milioni di euro, non ha visto però nessun acquirente presentarsi per accaparrarsela. Anche la sesta asta, di aprile 2023, si è chiusa con un nulla di fatto nonostante la valutazione sia scesa sensibilmente, perché ancora decisamente fuori portata: 377 milioni di euro. A questo punto la strada scelta dal Tribunale è solo una: procedere con la vendita privata. Ma ad oggi risulta ancora un nulla di fatto.
Credits annalisa.candi IG - Necropoli delle Grotte Populonia
Immersa in una delle aree archeologiche più importanti d’Italia questo piccolo gioiello dell’antichità ricorda la città di pietra della Giordania, uno dei luoghi più visitati al mondo. Ecco dove si trova e cosa c’è da vedere.
# La “piccola Petra di Populonia”: un’antica necropoli etrusca che assomiglia alla città della Giordania scavata nella roccia
Credits annalisa.candi IG – Necropoli delle Grotte Populonia
Lungo l’itinerario degli Etruschi si trova quella che gli archeologi hanno chiamato “la piccola Petra di Populonia”, per la somiglianza con la cittadina di templi e tombe reali della Giordania.
Costruita sopra una vecchia cava di pietra arenaria, si tratta di una necropoli rupestre etrusca fondata tra IV e III secolo a.C. e raggiungibile percorrendo la Via delle Cave dopo circa 30 minuti di camminata tra boschi della macchia mediterranea.
# Fa parte di una delle aree archeologiche più importanti d’Italia
Credits luca_delle_vedove IG – Parco Populonia
Populunia si trova all’interno del Parco Archeologico di Baratti e Populonia, affacciato sul mare del Golfo di Baratti in Toscana, in provincia di Livorno, e un tempo era l’unica città costiera tra le dodici della Dodecapoli. Inserita in una delle aree archeologiche più importanti d’Italia, oltre alla necropoli è presente anche un’acropoli con capanne dei primi insediamenti etruschi e edifici, mosaici e templi della fase romana.
Credits michele.giuntoli IG – Acropoli Populonia
Tra i resti da vedere ci sono anche l’Edificio delle Logge, che è una grande struttura ad arcate su cui si apre una terrazza definita “monumentale”, una struttura termale risalente al I secolo a.C. incredibilmente intatta, un ninfeo e una grande domus.
# Uno dei borghi più belli d’Italia
Credits valentinagabaglio IG – Castello di Populonia
L’antica città di Populunia è anche uno dei Borghi più belli d’Italia, un borgo medievale circondato da imponenti mura che risalgono al Trecento. All’interno del Castello di Populonia sono presenti botteghe e ristoranti tipici.