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In FUGA dal COVID: una milanese in VAL DI NON

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Credits: Laura Gnocchi - Il sentiero di san Romedio, Val di Non

Il racconto di un tranquillo weekend di paura: doveva essere una tre giorni in montagna lontano dal rischio contagio della metropoli ma si è trasformato in un soggiorno fuori stagione in un paese di 300 anime.

In FUGA dal COVID: una milanese in VAL DI NON

Pubblichiamo articolo di Laura Gnocchi per “Foglie Viaggi” – MILANO IN VAL DI NON, FUGA DAL COVID

# Un tranquillo weekend di paura fuori città

Credits: Laura Gnocchi

Un tranquillo weekend di paura. È iniziata così, andiamocene tre giorni in montagna così ci togliamo da Milano e dal contagio, e si è trasformato in un lungo soggiorno fuori stagione. Prima la quarantena per il Covid in classe, poi la zona rossa, e qui in montagna, paesello di 300 abitanti in Val di Non, io e mio figlio che fa la seconda media ci resteremo almeno fino a inizio dicembre. Che però vuol dire non una vacanza, ma un pezzo di vita fuori sede. Non la solita routine estiva, mangiare al rifugio, andare per funghi, giocare a basket al campetto.

# La paranoia dei sintomi Covid, senza possibilità di farsi un tampone a pagamento

No, vuol dire che se ti viene un raffreddore e l’immediata paranoia che si tratti di pauci-sintomi del terribile morbo, hai il riflesso condizionato del milanese. Mi faccio un tampone. Privatamente, si intende. Sì, dove? Scopri che la sanità trentina è praticamente solo pubblica (bravi, è giusto, lo predichiamo da anni). Forse un tampone lo rimedi in un’altra città covidosa come Bolzano e non immediato, ovvio. A Trento qualcosina di privato c’è, ma anche lì ci vuole tempo… Il tempo che fa passare il raffreddore e raffredda anche la paranoia.

# Il milanese qui deve rassegnarsi: dopo le 19.30 tutto chiude e il delivery non esiste

Prima cosa che il milanese si deve togliere dalla testa è che tutto sia sempre a portata di mano (sì lo so, anche a Milano ora non è così, ma il riflesso condizionato è a prova di Covid…). Se finisci il caffè, non lo compri a qualsiasi ora. Alle 19, 19,30 è tutto chiuso. E la domenica anche i supermercati tirano giù la cler.

Non ordini un delivery se non hai voglia di cucinare perché nessuno delivera (giusto, predichiamo sempre che i driver sono sfruttati), che se ti viene quella inconfessabile voglia di Big Mac devi essere disposto a investirci un paio d’ore. Il più vicino è a Bolzano (il navigatore dice 45 minuti da andare e 45 a tornare) oppure a Trento (48 minuti sempre per due). Giusto, tanto McDonald fa male.

# Niente librerie o Ikea, ci salva solo Amazon

Che se ti rompe un Gullhorn, piatto per pizza dell’Ikea, te la mangi nel cartone. Incredibile a dirsi, in Trentino Alto Adige non esiste un magazzino giallo e blu. Tutte cose rinunciabili, mi si dirà. Ovvio che sì. Ma se non vuoi rinunciare a un libro (la seconda puntata di Scurati?) sei nella stessa situazione. In tutta la valle non esiste più una libreria. Se hai bisogno di una chitarrina da battaglia per continuare le lezioni, seppur online, stessa cosa. Nessuno, nella valle, la vende. Se serve un libro di testo per la già citata Dad, ti attacchi.

Così Amazon (mai! Io la uso il meno possibile, Bezos è il male assoluto) diventa il tuo migliore amico. Soprattutto perché deve esserci un punto di distribuzione molto vicino: il giorno dopo l’acquisto, qualsiasi sia la data di arrivo indicata sull’ordine, ti trovi il pacco sulla porta di casa. Addirittura in anticipo, grazie Jeff.

# Due differenti stili di vita: il cittadino metropolitano e il valligiano

 
Credits: foodfirstonline.info

Così in questi giorni ho ragionato su i nostri differenti stili di vita. Nostri, ossia del cittadino metropolitano e del valligiano. Il valligiano, almeno qui, è morto se non ha la macchina (alla faccia di noi che predichiamo che va usata il meno possibile). La farmacia, la ricicleria, la posta etc sono a due- tre chilometri. E se vi manca il famoso caffè di lunedì o giovedì, pure per quello ci vuole la macchina perché l’unico piccolo supermercato è chiuso. Per acquisti non quotidiani ho già detto. Però per la macchina trovi sempre, ma sempre, parcheggio. Se devi fare l’autenticazione in posta per lo Spid, entri, ci sono due vecchietti che hanno finito un prelievo, tocca già a te. Tre minuti e sei fuori senza nessuno che protesta per la fila, nessuno che si chiede urlando perché non aprono un altro sportello, nessuno che evince da quella momentanea esperienza di attesa che l’Italia è un paese perduto.

Il valligiano si sveglia con l’alba sulle montagne e lo scoiattolo che zampetta nel prato di fianco a casa (è successo ieri), il meraviglioso foliage di questa stagione. Ma non ha un cinema, figuriamoci un teatro (tanto ora sono chiusi), ha cessato l’attività anche l’unica profumeria che aveva la marca di inutile crema antirughe che usi abitualmente (Jeff!!! Ci sei!?!?).

# Al posto dello stress c’è la noia del piccolo paesino di montagna

Insomma per sintetizzarla il valligiano non conosce stress. Ma credo, e premetto che si tratta solo di un’opinione personale e che sono sinceramente ammirata da chi riesce a trasformare la rinuncia allo stress in pace, che rischi seriamente la noia..

Non sarà che le montagne, a vederle ogni giorno, alla fine abbiano lo stesso fascino del muro del condominio di fronte? Non sarà che se non hai la patente devi segnalarti ai servizi sociali? Non sarà che dopo che hai mangiato cervo con la polenta per ogni cena che vuoi fare fuori, anche un involtino primavera assuma l’importanza di una fondamentale esperienza culturale?

Non so, troppo presto per dirlo. Per ora io e mio figlio ci godiamo la libertà, i monti e le foglie invece che stare chiusi nel salotto milanese. Ho l’impressione che scegliere tra stress e noia sia un dilemma ben più esistenziale di quanto possa sembrare. E se mi toccasse dare ragione al cittadino che se lo può permettere sul metodo: mi-carico-di stress-in-settimana-e- mi- annoio-nel-weekend? Che brutta bestia il Covid se può spingerti a sdoganare, dopo Jeff, anche il weekend dei milanesi…

Articolo di Laura Gnocchi per “Foglie Viaggi” – MILANO IN VAL DI NON, FUGA DAL COVID

Continua la lettura con: nuovo lockdown: i luoghi dove sono fuggiti i milanesi

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I 5 MINISTERI da spostare a MILANO per RILANCIARE il PAESE

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credits: wikipedia - Sala del Consiglio dei Ministri

Difficile pensare che Milano riesca a sottrarre a Roma il ruolo di capitale, vero? Questo, nonostante per molti versi Milano si comporti da anni come se lo fosse. Una capitale può avere riconoscimento costituzionale o essere anche solo de facto, e vi sono Stati nel mondo come il Sudafrica che ne hanno addirittura tre: Città del Capo, Pretoria e Bloemfontein.

Molti meneghini perciò si chiedono se, in futuro prossimo, non si possa pensare a un ruolo di capitale di Stato condiviso e, di conseguenza, quali dovrebbero essere i Ministeri che per attitudine, impegno o semplicemente supremazia, Milano meriterebbe di ospitare.
Capitale o non capitale è indubbio che alcuni ministeri potrebbero risultare molto più efficienti se venissero spostati a Milano. La proposta di Milano Città Stato è questa.

I 5 MINISTERI da spostare a MILANO per RILANCIARE il PAESE

#1 Ambiente: per una riqualificazione del territorio in modo più sostenibile

Credits: mentelocale.it – Bam

Iniziative milanesi per la tutela del territorio se ne contano a centinaia, di concerto con tutte le amministrazioni comunali. Recentemente, Palazzo Marino ha rinforzato temi come: misure per il contenimento dello smog, sviluppo energie rinnovabili e significative valorizzazioni del territorio. Su tutti, ricordiamo due progetti principali: la costituzione della Biblioteca degli Alberi, inaugurata nel 2018 e paragonata ad una biblioteca per la vegetazione (ospita più di 100 specie diverse, 500 alberi disposti in 22 anelli e 135.000 piante) e la crescita a macchia d’olio delle piste ciclabili, che almeno a Milano, siamo onesti, vengono rispettate un po’ di più che nella capitale. Dove spesso sono occupate da parcheggi selvaggi e ogni genere di ostacolo.

#2 Turismo: per valorizzare meglio il Paese con una gestione più efficiente del flusso turistico

Borgo

Nel 2019, grazie anche a massicce politiche di promozione turistica, i visitatori fra centro e area metropolitana sono stati quasi 11 milioni. Un numero record che ha superato di 9,2 punti percentuali le presenze registrate nel 2018. Questo solo per parlare del turismo urbano. Figuratevi come potrebbe crescere il paese se il Ministero del Turismo fosse spostato ai piedi del Duomo. Tutto quanto di buono ha l’Italia, da Nord al Centro/Sud passando per le Isole, sarebbe gestito in maniera capillare, efficace, senza tralasciare alcuna delle meravigliose tradizioni che il nostro paese vanta e a cui Roma, spesso troppo occupata a risolvere problemi interni, non riesce a stare dietro.

#3 Beni Culturali: per esaltare al massimo le meraviglie italiane

Pinacoteca di Brera

L’attuale dicastero presieduto da Dario Franceschini, preposto alla tutela della cultura e dello spettacolo e alla conservazione del patrimonio artistico, culturale e del paesaggio, è probabilmente il reparto più bistrattato in mezzo a Ministeri di più stretta attualità come Istruzione ed Interno. Senza falsa modestia, riteniamo che Milano abbia le veci per gestire la cultura italiana meglio di chiunque altro. Forte dei suoi numerosi primati in termini di Biblioteche, Musei e Atenei universitari, la gestione del campo culturale da parte di un Ministero milanese potrebbe espandersi al meglio in tutte le città italiane, e valorizzare il paese famoso in tutto il mondo come culla del Rinascimento molto meglio di quanto non si sia fatto fino ad oggi.

#4 Sviluppo Economico: per rilanciare un paese in declino

Chi meglio di Milano, da sempre capitale italiana e punto di riferimento internazionale del settore finance, potrebbe presiedere lo scettro dell’Economia italiana.
Dalla seconda metà del secolo scorso il capoluogo lombardo ha anticipato il processo di terziarizzazione dell’economia nazionale, puntando sul prevalere sempre più marcato di un terziario avanzato in diverse direzioni, dalle tradizionali alle innovative: commerci nazionali e internazionali, direzioni aziendali, editoria, design industriale, pubblicità, intrattenimento, ricerca scientifica, biotecnologia, informatica, attività universitarie, moda, design, società di marketing e media televisivi. Che dite, ce n’è abbastanza per avvisare Palazzo Piacentini che qui avremmo di che dire la nostra molto meglio di loro?

#5 Affari Esteri: per diffondere nel mondo un’Italia più internazionale e cosmopolita 

Milano è fra le città col maggior numero di consolati al mondo. Recentemente ha superato New York fra le città che non sono capitali di uno Stato per il numero di rappresentanze diplomatiche consolari: attualmente sono 122. Non solo per vicinanza geografica con gli stati europei confini, ma anche e soprattutto per il suo innato cosmopolitismo e una mentalità internazionale che da sempre la distingue, Milano potrebbe adempiere al ruolo di sede ministeriale per gli Esteri quanto se non più di molti altri dicasteri. Che ne pensa, onorevole Di Maio?

E voi, milanesi e non, che ne pensate?

CARLO CHIODO

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Il CONTO della pandemia? Per la sinistra tedesca lo devono pagare i RICCHI (evitando tagli e tasse)

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Chi dovrebbe pagare il conto della pandemia. Credits: @victorperli

Una “tassa sui milionari” per coprire il debito contratto per la pandemia ed evitare il taglio della spesa pubblica. Andrebbe a colpire lo 0,7% della popolazione tedesca con patrimonio oltre i 2 milioni di euro e le aziende con capitale superiori ai 5 milioni. Tutti i dettagli della proposta.

Il CONTO della pandemia? Per la sinistra tedesca lo devono pagare i RICCHI (evitando tagli e tasse)

Pubblichiamo articolo di Elia Salsano per “Berlino Magazine” – Germania, la Sinistra vuole tassare i più i ricchi per i debiti da Corona

# 310 miliardi da versare nei prossimi 20 anni da parte dei tedeschi più ricchi

Secondo Die Linke (il partito della sinistra tedesca, ndr), gli amministratori delegati e gli eredi delle principali multinazionali tedesche dovrebbero risanare il debito della pandemia. Il prestito concesso dalla Deutsche Bank ad un tasso di interesse pari a zero dovrebbe essere restituito dai miliardari tedeschi, che si vedrebbero costretti a versare un contributo di 310 miliardi di euro durante i prossimi 20 anni. Tra le “vittime” della proposta ci sarebbe anche l’ex amministratore delegato di Lidl, Dieter Schwartz, il quale ha visto aumentare il proprio capitale di 11,1 miliardi di euro nel corso della pandemia.

# La proposta: una tassa tra il 10 e il 30% sui capitali privati superiori ai 2 milioni di euro e su quelli aziendali superiori ai 5 milioni

La proposta della Linke si basa sullo studio dell’istituto per la ricerca in campo economico (DIW), il quale afferma che prelevando una tassa dal 10 al 30% sul capitale privato superiore a 2 milioni di euro e sul capitale aziendale superiore a 5 milioni di euro, si riuscirebbero a coprire i costi derivati dalla pandemia. Le persone toccate da questa misura di risanamento rappresenterebbero lo 0,7% della popolazione tedesca, ovvero 580’000 individui. Il principale promotore dello studio e membro della Linke, Fabio De Masi, afferma che la proposta “non implicherebbe la fine del mondo” dal momento che i capitali privati di 2 milioni di euro non verrebbero tassati per più di 60.000 euro.

# Le due strategie a disposizione del Governo per risanare il debito con Deutsche Bank: ridurre spesa pubblica o incrementare le entrate

La Germania dispone di due strategie per risanare il debito con la Deutsche Bank: diminuire le spese pubbliche o aumentare le entrate. Diminuire le spese pubbliche implicherebbe la diminuzione dei finanziamenti nei confronti degli ospedali e degli istituti di ricerca, delle università e delle scuole dell’infanzia, per non parlare delle pensioni, e delle casse di disoccupazione e d’invalidità. La proposta della Linke, invece, implicherebbe un aumento del contributo fiscale dei più benestanti con l’instaurazione di una cosiddetta “tassa dei milionari”. L’aspirante Cancelliere Olaf Scholz si è già detto favorevole alla proposta.

Fonte articolo: Berlino Magazine

Continua la lettura con: l’aumento del debito pubblico per la pandemia

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BRESCIA e BERGAMO in zona rossa: dopo il danno la beffa

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Credits: Isaia Invernizzi - Contagi 1 settembre 25 ottobre

Dal 6 novembre le due aree più colpite duramente a marzo sono state inserite nell’area con le misure più restrittive, come tutto il resto della Lombardia, nonostante gli attuali dati sanitari raccontino una situazione differente. 

BRESCIA e BERGAMO in zona rossa: dopo il danno la beffa

# Il danno: la mancata zona rossa di Alzano e Nembro

3 marzo. I sindaci del territorio chiedono di adottare la zona rossa nei comuni della Val Seriana, in particolare nell’area di Alzano e Nembro i cui ospedali sono al collasso. La zona rossa nell’area non verrà istituita ma dopo alcuni giorni verrà applicato un lockdown generalizzato per tutto il Paese. Il 21 marzo nella provincia di Bergamo si sono raggiunti i 715 positivi al giorno, con 251 vittime in ventiquattrore. 

# In tutta la Val Seriana crollo delle chiamate al 118: dalle 700 di marzo alle 80 di questi giorni. 

Credits: Il Sole24ore

Nei giorni neri di inizio marzo in Val Seriana, gli interventi quotidiani del 118 per problemi respiratori e infettivi oscillavano fra i 670 e i 690. Oggi, nello stesso territorio, se ne contano circa 80

Credits: Isaia Invernizzi – Positivi per 100.000 abitanti 1 settembre-25 ottobre

# A Nembro 10 nuovi positivi in due mesi

Nella mappa in alto realizzata da Isaia Invernizzi si può notare nella seconda ondata l’area di Bergamo e Brescia sembra al riparo. Per fare un esempio Nembro, uno dei paesi più colpiti a marzo, dall’1 settembre al 25 ottobre si sono registrati 10 positivi, con un’incidenza di soli 86 positivi ogni 100mila abitanti.

Fonte: Il Sole24ore

# Uno su due ha gli anticorpi: l’immunità già presente nella Val Seriana secondo il professor Remuzzi

A inizio ottobre inoltre, l’Agenzia di tutela della salute di Bergamo ha reso noti gli esiti dell’indagine sierologica promossa dai Comuni dell’Ambito Val Seriana ovvero Albino, Alzano Lombardo e Nembro, lo scorso luglio. Dall’indagine è emerso che quasi un abitante su due della Valle ha gli anticorpi contro il coronavirus, il 42,3% delle persone testate.

Interessante anche il dato sui successivi tamponi: solo l’1,7% dei positivi al sierologico hanno manifestato un’infezione in corso. In poche parole quasi tutti hanno avuto il virus nei mesi precedenti. Un’indicazione che la zona della della Val Seriana fosse meno a rischio del resto della Lombardia, nel caso di una seconda ondata, la si era avuta a fine settembre del Professor Remuzzi. Infatti sosteneva che in Lombardia si fosse creata una certa immunità, non di gregge, ma fatta di diversi componenti. “C’è l’immunità da anticorpi che a Milano e in Lombardia è intorno al 15-20% e a Bergamo fra il 30-50%. E poi c’è l’immunità delle cellule T, che sono dei linfociti capaci di riconoscere il virus. Questa immunità è più difficili da misurare, ma rappresenta il doppio dell’immunità da anticorpi. Quindi se il 20% in Lombardia ha gli anticorpi e il doppio verosimilmente ha le cellule T, possiamo dire che in Lombardia arriviamo al 60% di immunità.

Leggi anche: Prof. Remuzzi: “In LOMBARDIA si è superata la soglia del 60% per l’IMMUNITÀ“

# Dopo il danno la beffa: nessuna zona rossa quando era il luogo più colpito al mondo, zona rossa ora che è l’area più sicura della Lombardia (e tra le più sicure in Italia)

Il paradosso. A inizio marzo i rimpalli di responsabilità tra governo e regione Lombardia hanno portato alla mancata istituzione della zona rossa a Alzano Lombardo e Nembro quando erano diventati i focolai più intensi al mondo, con la più massiccia diffusione del virus e il più alto numero di decessi in rapporto alla popolazione al mondo.

Leggi anche: Covid: Bergamo la città più colpita al mondo

Tramite l’ultimo Dpcm del 3 novembre, entrato in vigore il 6 novembre, il governo ha introdotto delle ulteriori misure restrittive rispetto a quelle precedenti, tra le quali l’istituzione di 3 zone differenziate da un rischio specifico. Le aree di Bergamo e Brescia, in quanto facenti della Lombardia, sono state inserite in una zona rossa ossia quella più a rischio. E questo nonostante queste zone abbiano registrato un numero assai più basso di ricoveri gravi e decessi rispetto alla prima ondata e al resto dell’Italia in rapporto agli abitanti. 

Dopo il danno della mancata zona rossa di inizio marzo ora arriva quello per una zona rossa a scoppio ritardato che non ha alcuna giustificazione sanitaria ma rischia di aggravare una situazione economica già compromessa. E che segnala un pericoloso scollamento tra le istituzioni e una parte del paese così rilevante dal punto di vista produttivo ma spesso ignorata dalla politica nazionale

Leggi anche: 🔴 Il CTS propose al GOVERNO di istituire ZONA ROSSA in VAL SERIANA. E Conte dichiarò ai magistrati: «Il verbale sulla zona rossa di Alzano e Nembro? Io non l’ho mai visto»

Continua la lettura: 🛑 9 novembre. In Lombardia calano ancora i contagi, i decessi e i nuovi ricoveri in terapia intensiva. Tasso di crescita ai minimi da settimane

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Gli STEREOTIPI sulle UNIVERSITÁ MILANESI

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Studenti Bocconi (credit: https://www.viasarfatti25.unibocconi.it/)

Milano è la città che offre il maggior numero di facoltà in Italia. Le università tra cui poter scegliere sono moltissime e attraggono un insieme eterogeneo di studenti. Nonostante ciò attorno a questi poli universitari e ai loro studenti riecheggiano molti stereotipi, simpatici e non. Ecco i 7 stereotipi che mi è capitato di sentire sui principali atenei milanesi.

Gli STEREOTIPI sulle UNIVERSITÁ MILANESI

#1 Bicocca: l’università degli insegnanti

credits: unimib.it

L’università Bicocca offre un’ampia scelta di corsi di studio e per questo la sua comunità studentesca è molto variegata, eppure questa multidisciplinarietà non è sempre tenuta in considerazione dagli outsiders. “Studi alla Bicocca? Cosa fai, Scienze dell’Educazione?”. Sembra che il campus sia in realtà un grande collegio docenti in cui tutti vogliono fare gli insegnanti, i professori o al massimo gli educatori.

#2 Cattolica: quelli che fanno l’esame di Teologia

credits: dipartimenti.unicatt.it

Il classico quesito che ruota attorno agli studenti della Cattolica è “Ma hai dovuto dare esami di Teologia?!“. Eh si, perché non è un solo esame, il corso più amato dagli studenti va seguito in ogni anno! Piace talmente tanto agli universitari che, ad esempio, anni fa uno studente bocciato all’esame di Teologia ha accettato con filosofia di doverlo rifare e ha riempito il muro dell’Università con bestemmie.

#3 Bocconi: Il ritrovo dei ricchi snob

credits: viasarfatti25.unibocconi.it

La Bocconi è conosciuta per essere l’Università più costosa d’Italia e i suoi studenti sono proprio per questo motivo spesso categorizzati come “ricchi snob”. I bocconiani ci tengono sempre a sottolineare che non è così “…alla Bocconi vengono anche tanti studenti non ricchi…” eppure questi studenti sembrano un po’ come una religione: nessuno li vede però tutti sanno che esistono.

#4 IULM: l’università delle ragazze

credits: masterx.iulm.it

La IULM è un ateneo con una doppia anima: lingue e comunicazione. Due facce in realtà della stessa medaglia e forse proprio per questo motivo raggruppa quasi esclusivamente una parte della società: le donne. Non si è ancora capito se con accezione positiva o negativa, ma viene definita una colonia al femminile.

#5 Statale: Café Littéraire di artisti e intellettuali

università statale
Università Statale

Qualsiasi facoltà si scelga tra le molteplici offerte della Statale, da quel momento in poi, non è ancora chiaro il perché, si verrà visti con attorno un’aura di intellettualismo. Insomma l’Ateneo è una sorta di moderno Café Littéraire in cui si raggruppano artisti e intellettuali di ogni tipologia.

#6 San Raffaele: la voglia di salvare il mondo

credits: unisr.it

Facoltà, specializzazioni o corsi di formazione? L’Università San Raffaele li offre tutti e tutti soddisfano le voglie umanitaristiche degli studenti. C’è solo una garanzia: se da piccolo tutti volevano fare l’astronauta e tu invece il filantropo, questa è la facoltà adatta a te.

#7 Politecnico: laboratorio dei Mc Gyver

Politecnico

Guardati da tutti gli altri universitari un po’ come una categoria a parte, gli studenti del Politecnico si individuano subito: smania aggiustatutto, creatività e ottima capacità di problem solving. Se dovessimo descriverli con un’unica parola: Mc Gyver.

Continua la lettura con: i primati nazionali e internazionali delle università di Milano

ROSITA GIULIANO

 

🛑 9 novembre. In Lombardia calano ancora i contagi, i decessi e i nuovi ricoveri in terapia intensiva. Tasso di crescita ai minimi da settimane

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Lombardia. I dati di oggi. Si conferma anche oggi il trend incoraggiante in Lombardia che si era avviato dalla scorsa domenica, specie sul fronte dei contagi. In due giorni i contagi passano da oltre 11.000 a meno di 5.000. In picchiata il tasso di crescita da oltre il 4% a meno del 2%. Calano anche i nuovi ricoveri in intensiva e il numero di decessi che rientra sotto quota 100. 

🛑 9 novembre. In Lombardia calano ancora i contagi, i decessi e i nuovi ricoveri in terapia intensiva. Tasso di crescita ai minimi da settimane

#1 Decessi: in calo in Lombardia (tornano sotto i 100), in crescita nel resto d’Italia

Decessi in Lombardia: dai 131 di venerdì e i 117 di ieri, tornano sotto quota 100: +99 nelle ultime 24 ore. Come riferimento: nel picco del 21 marzo i morti del giorno in Lombardia erano stati 546.
Cresce invece il numero di morti in Italia: dai 331 di ieri ai 356 di oggi

#2 Cala il numero di nuovi ricoveri in terapia intensiva in Lombardia e in Italia

Si dimezza il numero dei nuovi ricoveri in terapia intensiva in Lombardia: +20 dai 40 di ieri, per un totale di 670 ricoverati.
Per un riferimento: negli ospedali lombardi ci sono 1.530 posti letto attivati o attivabili in terapia intensiva. Il tasso di occupazione è del 43,7%.
Anche in Italia cala il numero dei ricoveri in terapia intensiva: dai +115 di ieri ai +100 di oggi. In isolamento domiciliare restano più di mezzo milione di persone: 573.334, per la precisione.

#3 Altro forte calo di contagi in Lombardia: in due giorni sono scesi da oltre 11.000 a meno di 5.000. Però in calo anche i tamponi

Secondo giorno consecutivo di forte calo dei nuovi contagi. Sabato i nuovi casi in Lombardia erano stati 11.489, record di sempre, ieri erano la metà: +6.318. Oggi nuovo forte calo: +4.777
Calano i nuovi casi anche in Italia: dai +39.811 di sabato e i +32.616 di ieri oggi sono +14.698. 
In calo anche i tamponi: in Italia dai 191.144 di ieri ai 147.725 di oggi. In calo i tamponi anche in Lombardia: ieri erano stati 38.188 mentre oggi sono stati 21.121.

#4 Risale il tasso di positività in Lombardia: torna sopra la media nazionale

Il tasso di positività (nuovi positivi/tamponi) in Lombardia risale: dal 24,7% di sabato era sceso ieri al 16,5%, mentre oggi torna sopra il 20%, al 22,6%. 
Stabile il tasso di positività in Italia: sempre attorno al 17%.

#5 Tasso di crescita dei contagi: +1,8% in Lombardia

In forte calo anche il tasso di nuovi contagi in Lombardia, dal +4,7% di sabato, ieri era sceso al 2,5%, mentre oggi segna il +1,8%, unica a essere sotto il 2% insieme a Marche e Liguria.
Il più alto in Calabria (+5,9%).

#6 Aumentano i dimessi

Quasi raddoppiati i guariti. Sono stati dimessi in +10.215 nelle ultime 24 ore, in crescita rispetto ai +6.183 di ieri. 

#7 Caratteristiche dei decessi

Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità, aggiornato al 4 novembre, l’età media dei decessi è di 82 anni, più alta di trent’anni rispetto alla media dei contagiati. l’1,1% dei decessi aveva meno di 50 anni, quasi tutti affetti da gravi patologie.
Ogni morto Covid ha in media 3,5 patologie concomitanti preesistenti. Solo il 3,4% dei decessi non aveva altre patologie.

Ci vediamo domani

Fonte dati: Protezione Civile

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continua la lettura con: Il grafico dell’evoluzione dei contagi: le tre regioni più a rischio

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VACCINO antinfluenzale per solo DUE MILIONI di lombardi: quali sono i motivi di questa CARENZA

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Credits: ilgiorno.it

Si avvicinano i tempi di somministrazione del vaccino antinfluenzale, più che mai raccomandato durante l’epidemia di coronavirus, ma sono molte le regioni che non hanno dosi sufficienti nemmeno per i soggetti a rischio. La Lombardia è una di queste. A cosa è dovuta questa mancanza?

VACCINO antinfluenzale per solo DUE MILIONI di lombardi: quali sono i motivi di questa CARENZA

# Lazio e Puglia hanno dosi sufficienti, la Lombardia è in forte difficoltà

Il CEO del Santagostino Luca Foresti ha illustrato come avviene l’acquisto delle dosi ogni anno nonché la loro produzione. Sono le singole regioni a provvedere all’acquisto e Lazio e Puglia sono tra le principali che sono riuscite ad accaparrarsi dosi pari circa alla metà dei loro abitanti. Altre regioni, come la Lombardia, hanno riscontrato delle problematiche evidenti. La giunta Fontana, nonostante i bandi di gara effettuati a maggio per acquistarli in tempo, ha prima dovuto ritirarne alcuni a causa del prezzo offerto troppo basso e poi, una volta aumentato il prezzo ad un livello adeguato, gli stock di vaccini erano ormai esauriti. Per correre ai ripari ha tentato l’acquisto all’estero ma i vaccini non sono stati approvati dall’Agenzia Italiana del Farmaco.

# Vaccini solo per gli ultra 65enni, i privati non troveranno le dosi

Ad oggi la regione si ritrova con circa 2 milioni di dosi di vaccino su una popolazione di 10 milioni, con la possibilità di vaccinare soltanto gli ultra sessantacinquenni, ovvero circa il 75% delle persone a rischio. Il Ministero fissa invece la quota ottimale sopra il 90%. Essendoci poche dosi, le persone non a rischio che vorranno vaccinarsi a pagamento non le troveranno nelle farmacie e negli istituti privati non convenzionati. Le case farmaceutiche hanno destinato tutti i vaccini prodotti al Sistema Sanitario Nazionale, lasciando così i privati senza possibilità di averne.

# Il mercato dei vaccini: prezzi alle stelle

Il mercato dei vaccini è internazionale e il motivo per cui sono finiti è che non solo l’Italia era pronta ad acquistarli, ma anche tutte le altre nazioni, che pur di accaparrarseli sono state disposti ad alzare la propria offerta. Le case farmaceutiche li hanno venduti ai migliori offerenti per il numero di vaccini richiesto. Altro fattore di incertezza del mercato sono i tempi di produzione molto lunghi e l’impossibilità di programmare le tempistiche per una nuova produzione, pertanto non si hanno certezze su quando avverrà la vendita e la nuova fabbricazione degli stessi.

Fonte articolo: Vaccino antinfluenzale: perché mancano dosi e come funziona il mercato

Continua la lettura con: “VACCINO? SÌ, ma NON OBBLIGATORIO”: lo dicono 2 milanesi su 3

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6 LEZIONI da imparare da alcuni degli IMPRENDITORI più VISIONARI della STORIA

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Visionari, abili venditori, inventori, tratti comuni in tutte le figure di imprenditori di maggiore successo della storia: Henry Ford, Steve Jobs, Bill Gates, Elon Musk. Da loro possiamo estrapolare alcune lezioni da applicare sia nel lavoro che nella vita. Ecco le sei più rilevanti.

6 LEZIONI da imparare da alcuni degli IMPRENDITORI più VISIONARI della STORIA

Pubblichiamo estratti articolo di Massimiliano di Marco per “Business Insider” – Henry Ford, Steve Jobs, Bill Gates, Elon Musk: sei lezioni da imparare da chi ha cambiato il mondo

#1 Testardaggine e convinzione

Nessuno è mai arrivato da qualche parte senza essere testardo e fermamente convinto delle proprie idee. Bisogna crederci fino in fondo: se non lo fate voi, non lo fa nessun altro. Henry Ford dovette insistere per mesi nonostante le lamentele dei propri dipendenti per realizzare il motore V-8 : tutti sostenevano che fosse impossibile realizzarlo. Finché, invece, non hanno trovato la strada da seguire per farcela. Riutilizzare razzi per andare nello spazio oppure ridurre notevolmente i costi di lancio sembrava un’impresa folle fino a pochi anni fa: Elon Musk ce l’ha fatta e non senza parecchie critiche. Essere fermi nelle proprie idee è il primo passo verso il successo.

#2 Leggere molto per non invecchiare

Non inizi a invecchiare fintanto che non smetti di imparare”. A dirlo è stato Bill Gates in un’intervista concessa al Time in cui ha spiegato le sue abitudini di lettura. Come tante altre figure di successo, Gates è un avido lettore. “Ogni libro mi insegna qualcosa di nuovo e mi aiuta a vedere le cose in modo diverso.” Leggere può essere stimolante e un’abitudine assolutamente salutare. Anche Musk è sempre stato un lettore appassionato passando, soprattutto nella sua adolescenza, ore e ore a leggere romanzi e testi teorici.

#3 Circondarsi di persone competenti

In linea con il primo principio, nessuno è mai riuscito a fare qualcosa di buono totalmente da solo: serve avere attorno persone che siano ottimiste, rinvigorenti e di ispirazione. Henry Ford era sempre stato un appassionato meccanico, ma non conosceva altrettanto bene campi come l’energia, la fisica o al gestione di un’impresa. Il suo successo fu in gran parte dovuto ad avere stretto un forte legame con quattro persone: Thomas Edison, Harvey Firestone, John Burroughs e Luther Burbank che colmarono le sue lacune aiutandolo a diventare un imprenditore di successo.

Il lavoro di gruppo in senso più generale è sempre stato fondamentale anche per Steve Jobs. Nel 2011 acquisì un edificio a Emeryville che avrebbe poi ospitato i dipendenti di Pixar, dagli ingegneri ai disegnatori. Dove il progetto originale prevedeva tre edifici separati, Jobs ne volle uno solo con un’area centrale per incrociarsi e stimolarsi a vicenda confrontandosi quotidianamente.

#4 Il lavoro come priorità

Per quanto aziende come Google e altre nella Silicon Valley stiano sperimentando modi di bilanciare lavoro e vita privata, chiunque abbia avuto davvero successo nel corso della storia non lo ha mai fatto lavorando poche ore al giorno: servono dedizione, costanza e spirito di sacrificio. In tal senso Ford fu molto chiaro. “Non credo che un uomo debba mai interrompere il proprio lavoro – scrive nel suo libro “My life and work” -. Egli dovrebbe pensarci durante il giorno e sognarlo durante la notte. […] Un operaio manovale deve avere un limite alle proprie ore di lavoro, altrimenti si stancherà. Se intende rimanere un operaio dovrebbe dimenticarsi del proprio lavoro quando sente il fischio di fine giornata, ma se intende progredire con la propria carriera e raggiungere un obiettivo più grande, il fischio di fine giornata dovrebbe essere un segnale per mettersi a ripensare al lavoro di quel giorno per scoprire e valutare come potrebbe essere migliorato.”

#5 Indipendenza e caparbietà

Decidere il percorso della propria vita. Essere sicuri di se stessi. In una parola: indipendenza. La capacità di mettere in atto un preciso piano, perseguirlo senza nessun compromesso. Henry Ford, Steve Jobs, Bill Gates, Elon Musk. Tutte queste persone avevano un’idea in mente, un concetto che, al tempo in cui venne ideato, forse era un po’ folle. Se non avessero deciso di andare avanti, come Jobs che abbandonò l’università, non avrebbero mai raggiunto risultati concreti. E non avrebbero lasciato l’impronta che hanno, invece, lasciato sul mondo.

#6 Non dare agli altri ciò che vogliono (e che si aspettano)

Se avessi chiesto alle persone cosa volessero, mi avrebbero risposto: cavalli più veloci.” È una celebre frase di Henry Ford è un perfetto esempio del motivo perché non bisogna dare agli altri ciò che vogliono. O più precisamente ciò che si aspettano. In un’era in cui le carrozze trainate dai cavalli erano il principale mezzo di trasporto è servito un visionario come Ford per pensare di portare veicoli a motore economici nel mondo.

In un periodo commerciale in cui i cellulari erano ancorati a tastiere, e penne stilo Steve Jobs pensò invece a un dispositivo completamente basato su uno schermo sensibile al tocco del dito e, con il primo iPhone nel 2007, cambiò la definizione di smartphone dando il via a una vera e propria rivoluzione. Tutt’oggi la filosofia commerciale e aziendale di Apple, ora guidata da Tim Cook, è di “dare alle persone ciò che non sapevano di volere”.

Fonte articolo: Business Insider

Continua la lettura con: i grattacieli più visionari che mancano a Milano

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In GERMANIA l’INFLUENZA del 2018 ha causato più DECESSI del COVID. In ITALIA: +53.000 morti rispetto alla media in primavera

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German Chancellor Angela Merkel speaks during a union rally of German metalworkers union in Frankfurt on Monday, Nov. 25, 2013. (AP Photo/Michael Probst)

Utilizzando l’analisi dei dati di Istat e un articolo sulla rivista scientifica “The Lancet”, l’ex generale dell’esercito Pier Paolo Lunelli mette a confronto la situazione italiana con quella tedesca ed emerge quale sia stata la principale falla del piano pandemico in Italia che ha portato all’aumento vertiginoso del tasso di mortalità. 

In GERMANIA l’INFLUENZA del 2018 ha causato più DECESSI del COVID. In ITALIA: +53.000 morti rispetto alla media in primavera

Pubblichiamo estratti articolo di “Agi” – In Germania più morti con l’influenza del 2018 che col Covid

# In Germania i decessi 2020 sotto la media degli ultimi 4 anni. In Italia un eccesso di 53.000 morti

A partire dall’analisi dei dati dell’Istat e di un articolo pubblicato a settembre sulla rivista scientifica ‘The Lancet’, Lunelli propone un paragone tra Italia e Germania da cui risulta che “l’incidenza della pandemia in Germania non si è pesantemente discostata dalla media degli anni precedenti, come invece è accaduto in Italia”.

In particolare, dal 9 al 15 marzo 2020, una delle settimane in cui il virus ha colpito con più ferocia, il numero dei decessi in Germania “è di poco al di sotto della media dei 4 anni precedenti. Questo numero si discosta poi da questo valore verso l’alto per rientrare nei valori medi nella 15esima settimana (dal 6 al 12 aprile). L’incidenza della pandemia  sembra sia risultata addirittura inferiore a quella dell’influenza stagionale del 2018 quando la mortalità era arrivata a 27mila decessi nella decima settimana (inizio di marzo)”. In Italia invece l’eccesso di mortalità a marzo e aprile 2020 “è stato consistente, un totale di 53mila decessi.

# Il tasso di mortalità dovrebbe comprendere i pazienti deceduti a causa dell’emergenza sanitaria a sua volta causata dal Covid

Lunelli ha elaborato molti dei piani pandemici europei e sicuramento quello italiano è molto deficitario in Italia, rispetto a quello tedesco. Secondo Lunelli va cambiato il presupposto perché “minore è il tasso di mortalità, minore è il numero di vittime e migliori le performance di un Paese nell’affrontare l’emergenza sanitaria”. Con il suo studio Lunelli vuole evidenziare che il tasso di mortalità da calcolare non deve essere quello dei pazienti deceduti positivi Covid19, ma quello “causato dall’emergenza sanitaria a sua volta causata dal Covid, un dato ricavato confrontando i numeri dei registri all’anagrafe con la media dei decessi dei 5 anni precedenti”.

# In Italia, tra marzo e aprile, il 70% dei decessi non erano malati Covid, ma conseguenza dell’emergenza. Il collasso del sistema ospedaliero la causa principale

Il dato sconvolgente arriva quando si analizza la percentuale di morti non Covid sul totale, In Italia: “l’eccesso osservato nella mortalità complessiva rispetto alla media dei 5 anni precedenti ha notevolmente superato il numero dei decessi registrati dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile come direttamente legati alla patologia da Covid_19. Nel periodo marzo-aprile il tasso di mortalità dell’intera emergenza sanitaria causata dal Covid_19 è superiore del 70% a quello riferito soltanto alla patologia Covid_19. Tra le cause ipotizzate per questo eccesso, Lunelli individua anche la mortalità indiretta causata dal collasso del sistema ospedaliero, “soprattutto in Lombardia e nelle province di Bergamo, Cremona e Brescia“.

Fonte Articolo: Agi

Continua la lettura: 🔴 “Con piano pandemico 10 mila morti in meno”

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Addio alle auto sui MARCIAPIEDI: il nuovo PIANO PARCHEGGI per i RESIDENTI

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Credits: Urbanfile

Milano ha un tasso di motorizzazione superiore al 53%, al di sopra della media delle metropoli europee. Sono anni che si parla di progetti per la realizzazione di nuovi parcheggi per liberare spazi pubblici occupati oggi da auto in sosta, ma con il continuo aumento di residenti e lavoratori, i milanesi fanno sempre più fatica a parcheggiare. La soluzione proposta dal Sindaco.

Addio alle auto sui MARCIAPIEDI: il nuovo PIANO PARCHEGGI per i RESIDENTI

# Dopo il piano parcheggi interrati di Albertini, rottamato da Pisapia, Sala vuole rimettere al centro la questione

Le giunte Albertini e Moratti hanno posto la questione parcheggi ai primi posti della loro agenda. In particolare le giunte Albertini, dal 1997 al 2006, hanno cercato di creare a Milano più stalli possibili con la disposizione delle auto a cavallo dei marciapiedi, i parcheggi a lisca di pesce e con un articolato piano per i parcheggi sotterranei. L’obiettivo era diminuire la confusione creata dalle macchine parcheggiate spesso sui marciapiedi in modo abusivo.

Con la giunta Pisapia c’è stata una inversione a U sulla questione parcheggi. Stop ai vecchi progetti in attesa di un piano rivoluzionario mai attuato. Da allora si sono realizzati solo pochi parcheggi sotterranei senza un piano unitario o una visione di insieme. Linea proseguita dall’attuale giunta. Negli ultimi giorni, a sorpresa, il sindaco Sala ha voluto di nuovo rimettere al centro la questione: “Con la mia Giunta stiamo pensando di lanciare un nuovo grande piano sui parcheggi sotterranei“.

# Sala “Dovranno essere progetti realizzabili in un paio d’anni”

Il piano di Albertini non vide completa realizzazione a causa della “guerra” dei vari comitati e della lunghezza infinita dei cantieri. Per evitare problemi analoghi Sala ha tenuto a precisare: “Il nostro piano non potrà essere come quello del buon Albertini, che magari fu criticato ma ebbe anche una buona idea. Non può essere così nella misura in cui non si possono fare progetti a 4 o 5 anni. Probabilmente oggi chi riesce a consegnarci un progetto per cui in un paio d’anni si realizza un parcheggio, lo aiutiamo in tutti i modi”. Il piano di Albertini prevedeva grandi parcheggi sotterranei nei quali la maggior parte dei posti auto era a rotazione, quindi destinato a chi veniva da fuori città o a chi si sposta in città con l’auto privata, e solo una parte minoritaria era destinata ai residenti. 

# I nuovi parcheggi, di dimensione ridotta, saranno destinati ai residenti per dare più spazio ai pedoni e alla natura

L’idea della nuova giunta e dell’assessore comunale alla Mobilità, Marco Granelli, è di riservare la maggior parte dei posteggi ai residenti in modo da togliere stalli e auto dalle strade e liberare spazio in superficie per realizzare piste ciclabili, liberare le radici delle piante sempre assediate dal parcheggio selvaggio, ma anche, dove serve, per allargare i marciapiedi e dare più metri di spazio pubblico ai pedoni e ai dehors. 

Una caratteristica fondamentale saranno le dimensioni dei progetti, più ridotti in dimensioni e capienza, e quindi più veloci nella realizzazione, ma anche la possibilità di poter realizzare parcheggi multipiano in struttura esterna, al posto di palazzine o altre strutture, anche meccanizzati come se ne vedono in alcune città d’Europa e solo qualche esempio a Milano.

# Il nuovo piano concentrato tra la Cerchia dei Bastioni e la circonvallazione 90-91 

credits: Urbanfile – I parcheggi multipiano attuali

Il nuovo piano dovrebbe concentrarsi soprattutto nell’area dove ci sono più criticità nella sosta, compresa tra la Cerchia dei Bastioni e la circonvallazione della 90-91. Gli unici parcheggi sotterranei previsti ad oggi sono due: quello di via Zarotto, angolo Viale Tunisia, quasi completato, e un altro in Largo Scalabrini al Lorenteggio solamente approvato. L’obiettivo dovrebbe essere quello di scoraggiare chi viene dall’hinterland utilizzando i propri mezzi, trovando difficoltoso il parcheggio all’interno di Milano.

Fonte: “Urbanfile” – Milano | Urbanistica – Primi passi per il piano parcheggi della Giunta Comunale

Continua la lettura con: Recovery Milano #6. IL GRANDE SOGNO DEI NAVIGLI: il progetto originario con tunnel e parcheggi sotterranei

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Covid19 e Diossina: la Lombardia come SEVESO durante il disastro del 1976

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Il disastro di seveso

La paura di ciò che non si conosce, le regole restrittive, la zona rossa. Le morti, l’arresto dell’economica locale, il marchio di ‘infettati’. Con il Covid si è rivissuto il trauma di allora, i lombardi hanno rivissuto sulla propria pelle quello che Seveso ha già vissuto alla fine degli anni ‘70, il Disastro di Seveso.

Il Covid-19 e diossina: la Lombardia come Seveso durante il disastro del 1976.

Uno dei dieci disastri ambientali più gravi al mondo

incidente seveso diossina
incidente seveso diossina

Allora non si conosceva la sostanza chimica che, il 10 luglio del 1976, fuoriuscì da un reattore dell’Icmesa di Meda. Una nube tossica di diossina investì una vasta area di terreni dei comuni limitrofi della bassa Brianza, particolarmente quello di Seveso. Noto come il Disastro di Seveso, fu il primo vero disastro ambientale italiano, di risonanza internazionale, classificato tra i primi 10 al mondo dal Time (all’ottavo posto).

Morti precoci, malattie cardiache, tumori, infertilità, queste alcune delle conseguenze sulla salute delle persone a causa della diossina. Oggi come allora abbiamo rivissuto senza conoscere pienamente ciò che si propaga tra noi: molto virale, tanto da riempire gli ospedali lombardi. Ma può essere utile rivivere quello che accadde sottolineando alcune somiglianze.

Le zone di restrizioni

Il disastro di seveso

In seguito alla fuoriuscita della nube bianca, l’area di Seveso colpita venne suddivisa in zona A e B, secondo il grado di pericolosità ambientale. In un mese gli abitanti della zona A furono fatti evacuare dalle proprie case. Per precauzione vennero distrutte colture e abbattuti tutti gli animali da cortile. Per anni tutta la Zona A fu presidiata da militari con il divieto assoluto di ingresso.

Così prima Codogno e Casalpusterlengo zone rossa poi tutta la Lombardia è stata chiusa

Il marchio di ‘infetto’, una macchia rimasta per anni

Paura dell’incerto, paura del futuro, paura dell’irreparabile. I telegiornali di oggi come allora raccontano di un territorio deserto, fermo, che quasi non lo si riconosce più. Molti dicono: sarà come le altre volte, passerà. Però qualcosa è già cambiato e nulla sarà più come prima. Il nome di Seveso, come quello della Lombardia in epoca Covid, è diventato un marchio lugubre in giro del mondo. 

Quanto ci vorrà prima di levarci questa macchia? Ora Milano ammette che deve ripartire per superare il male. A noi ci resta ora solo di seguire le regole nella speranza di tornare un giorno a non dover più temere l’aria che respiriamo o chi incontriamo.

SILVIA BOCCARDELLI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

I MEME del SECONDO lockdown: la classifica dei 10 che fanno più RIDERE

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E’ arrivato il secondo lockdown. Anche questo sembra un meme, anche se fa poco ridere.  Per fortuna a tirarci su di morale ci sono i meme più divertenti che accompagnano questo nuovo periodo di sofferenza. 

I MEME del SECONDO lockdown: la classifica dei 10 che fanno più RIDERE

#10 Mistero insondabile

#9 Red Zone District, Lombardia

#8 Disuguaglianze da lockdown

#7 Effetti collaterali

#6 Andrà sempre peggio

#5 Chi vive sperando…

#4 Il primatista

#3 Oroscopo più infallibile della scienza

#2 Ligabue is the new Nostradamus

 

#1 Lombardia nel girone di ferro

 

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Italia, INQUINAMENTO alle stelle e RECORD di DECESSI: procedura d’INFRAZIONE dall’UE

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Pianura padana inquinamento

Nuovo intervento della Commissione europea contro l’Italia. L’Italia è il primo paese in Europa per morti premature dovute all’inquinamento dell’aria: oltre i 75.000 morti ogni anno. Dal 2015 i nostri livelli di Pm2,5 violano i limiti imposti dall’UE e a pagarne le conseguenze siamo soprattutto noi cittadini, ancor più adesso, data la correlazione ormai certa che l’esposizione all’inquinamento atmosferico sembra avere sugli esiti del Covid-19. 

Italia, INQUINAMENTO alle stelle e RECORD di DECESSI: procedura d’INFRAZIONE dall’UE

Pubblichiamo estratti articolo di “Green Report” – Inquinamento atmosferico da record in Italia, l’Ue avvia la procedura d’infrazione

# Bruxelles manda lettera di costituzione in mora: il nostro Paese ha due mesi per evitare le sanzioni

Credits: cor.europa.eu – Green Deal

I dati parlano chiaro: i nostri livelli di Pm2,5 sono altissimi e l’Italia deve rimettersi in carreggiata per poter raggiungere l’obiettivo del Green Deal Europeo, ovvero la neutralità climatica entro il 2050. Abbiamo 2 mesi per cercare di risolvere una situazione critica che si protrae dal 2015 nella Valle del Po, provocando danni all’ambiente e alla salute umana. Da Bruxelles la Commissione Europea invita l’Italia a trovare delle misure appropriate per “conformarsi alle prescrizioni della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa per quanto riguarda il materiale particolato”.

Quando i valori limite stabiliti dalla direttiva vengono superati, gli Stati membri sono tenuti ad adottare piani relativi alla qualità dell’aria che comprendano misure appropriate affinché il periodo di superamento sia il più breve possibile. Il Green deal europeo mira a guidare l’Ue verso l’obiettivo ‘inquinamento zero’ a beneficio della salute pubblica, dell’ambiente e della neutralità climatica”.  Questo cambio di direzione deve avvenire in un periodo breve, il più breve possibile. 

# Italia primo paese per morti premature in Europa per Ozono, Pm 2,5 e N02: 76.000 ogni anno. 

Il nostro Paese non sta rispettando il diritto dell’UE, rischiamo di dover pagare addirittura delle multe. Per questo ci sentiamo in dovere di migliorare, ma non dovremmo migliorare solo per il senso del dovere.L’Italia è il primo paese in Europa per morti premature dovute a Ozono, Pm2,5 e NO2. In tutta Europa se ne contano circa 350.000 all’anno e in Italia sfioriamo i 76.200 morti. “Il clima non dovrebbe essere una questione di doveri e di obblighi, l’inquinamento ci rende più fragili.

# Il 95% degli europei, sottoposto a sforamenti dei maggiori inquinanti,  vive nel nord del nostro Paese

Nella Pianura Padana come noto vive il 40% della popolazione italiana, oltre 23 milioni di persone, e si concentra oltre il 50% del Pil nazionale, ma al contempo esistono da decenni forti problemi d’inquinamento atmosferico: negli ultimi anni la qualità dell’aria è in miglioramento, ma ciò non toglie che circa il 95% degli europei sottoposti a sforamenti contemporanei nelle emissioni di particolato, biossido di azoto e ozono vive ancora nel nord del nostro Paese.

# Diversi studi collegano la diffusione Covid all’esposizione costante all’inquinamento atmosferico

Va ricordato inoltre che l’attuale livello di inquinamento dell’aria è ad oggi uno dei possibili fattori di aumento della letalità della pandemia in corso, come testimoniato da un recente studio secondo il quale circa il 15% dei decessi in tutto il mondo e in Italia da Covid-19 potrebbe essere attribuito all’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico.

L’Italia, quindi, a differenza di quanto fatto fino ad oggi anche per altre procedure di infrazione subite in ambito ambientale, deve mettere in cima alle priorità una serie di iniziative mirate alla mitigazione dell’inquinamento atmosferico che sta diventando uno dei punti più cristici della salute dei cittadini italiani. Green deal significa proprio ripensare anche la mobilità e la climatizzazione degli edifici, i due principali responsabili dell’inquinamento atmosferico, insieme ad altri fattori come agricoltura, industria

Fonte articolo: Green Report

Continua la lettura: Nuovi studi: l’INQUINAMENTO aumenterebbe la diffusione del Coronavirus

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7 QUARTIERI di Milano che una volta erano PAESI AUTONOMI

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Credits: Urbanfile

I quartieri di Milano li consideriamo parte indelebile della nostra città. Ma per molti così non è sempre stato: alcuni ne sono parte da poco meno di un secolo. Scopriamo 7 quartieri di Milano che un tempo non erano di Milano: com’erano e come sono oggi. 

7 QUARTIERI di Milano che una volta erano PAESI AUTONOMI

L’odierna configurazione della metropoli meneghina fu disegnata nella prima metà del XX secolo e dopo la prima incorporazione di Turro Milanese nel 1918 fu solo nel 1923, durante il regime fascista, che la maggior parte dei comuni autonomi, oggi quartieri della città, diventarono parte di Milano. Vediamo questi sette che un tempo erano piccole città autonome. 

Leggi anche: 1873: nasce la GRANDE MILANO

#1 Chiaravalle Milanese, l’oasi medievale attorno all’abazia cistercense

Credits: Urbanfile

Interamente circondato dalla campagna e immerso nel Parco Agricolo Sud si è formato nel medioevo intorno all’omonima abbazia cistercense di Chiaravalle, fondata nel 1135 da san Bernard de Clairvaux, il Cistercense che introdusse in Lombardia l’uso dei canali per l’irrigazione. Da comune autonomo a quartiere della città ha mantenuto intatto la sua vocazione agricola e anzi negli ultimi anni è stato ripristinato il mulino ad acqua per macinare il grano e chiunque può andare a prodursi la propria farina.

 

Leggi anche: Il Grana Padano è nato a CHIARAVALLE

 

#2 Crescenzago, la “Riviera di Milano” del settecento

Credits: ilcielosumilano.it

I reperti testimoniano l’esistenza di Crescenzago sin dalla preistoria, in età romana il borgo rappresentava un importante punto di passaggio per coloro che entravano o uscivano dall’antica Mediolanum. Il comune si sviluppò alle fine del XII intorno alla chiesa di Santa Maria Rossa, una chiesa in stile romanico del 1140, e per molto tempo fu la strada di ingresso alla città per chi proveniva da Venezia.

Il quartiere, caratterizzato dalla presenza di numerose cascine, si trova lungo il Naviglio della Martesana, e nel Settecento vennero costruite varie residenze di villeggiatura per i milanesi benestanti: ville De Ponti, Lecchi , Brasca, Pallavicini, Petrovic. Questa zona all’epoca era soprannominata “Riviera di Milano”. Il fascino delle ville lungo il Naviglio rimane ad oggi ancora immutato.

Leggi anche: Nera, Rossa, Bianca: le tre chiese COLORATE di Maria a Milano

 

#3 Lambrate, il borgo romano trasformato in polo industriale

Credits: Andrea Cherchi

Deve il suo nome al fiume che lo attraversa e se ne ha tracce della sua esistenza sin dall’epoca romana. Dopo l’annessione nel 1923, insieme agli altri dieci comuni, Lambrate iniziò a diventare uno dei poli industriali più importanti della città, con la trasformazione della Innocenti da produttrice di impianti a automobili nel dopoguerra, fino all’iconica Lambretta riconosciuta in tutto il mondo. Dal suo passato industriale Lambrate è passato ad essere uno delle mete più ambite durante il Fuori Salone, e quando era comune autonomo una delle frazioni era l’attuale quartiere dell’Ortica, uno dei più caratteristici della Milano odierna.

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#4 Musocco, il paese di chi lavorava nelle fabbriche di Milano

Credits: wikipedia.org – Antica cascina

Essendo in uno posizione strategica durante la rivoluzione industriale, fuori dal confine del Comune di Milano, divenne luogo ideale per l’insediamento di fabbriche. Qui alla fine dell’800 venne realizzata l’attuale stazione di Milano Certosa, che favorì il focus del comune di Musocco come area produttiva per la città. Prima dell’annessione a Milano nel 1923 superava i 15.000 abitanti. Oggi rimane la testimonianza dell’antico borgo, come una cascina e delle case a ringhiera, ma soprattutto ospita il più grande cimitero milanese, il Cimitero Maggiore.

 

#5 Niguarda, il paese delle ville quando ancora era campagna

Credits: giteinlombardia.it – Villa Clerici

Il comune di Niguarda era caratterizzato dalla presenza di numerose tenute. Fortunatamente anche sono quasi tutte sopravvissute anche quando il comune è stato annesso a Milano. Tra le più rilevanti ci sono Villa Clerici che contiene anche la Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei, Villa Calderara, Mellin, Lonati e Corio, che fu rifugio dalla peste per lo storico Bernardino Corio. Celebre è la Cascina California di inizio secolo scorso, famosa per il breve passaggio di Buffalo Bill e della sua compagnia. Qui sorge anche l’Ospedale Maggiore di Niguarda, uno dei più importanti a livello nazionale.

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#6 Trenno, il paese delle cascine che rifornivano Milano

Credits: wikipedia.org – Chiesa San Giovanni

Esteso poco più di 1 km, a quasi 9 km dal Duomo è di certo uno tra i quartieri più tranquilli e verdi della città. Infatti è circondato a nord dal Boscoincittà e a sud dal parco omonimo, ed è ancora attiva una delle tredici cascine milanesi, l’ottocentesca Cascina Rizzardi. Conserva ancora edifici e caratteristiche della vecchia borgata, circondata dai campi e concentrata intorno alla parrocchia e alle piccole attività commerciali, anche se non è adeguatamente collegato al resto della città, la fermata della metro Bonola M1 è a 1 km, 

 

#7 Vigentino, il paese dei formaggiai 

Credits: Andrea Cherchi – Fondazione Prada

Il quartiere si sviluppa tra Viale Ripamonti, lo Scalo Romana e Vaiano Valle, un tempo era un comune dedito all’agricoltura con la presenza di cascine soprattutto nella parte meridionale. Era in particolare definito il borgo dei formaggiai. Negli ultimi anni sta vivendo una fase di rinascita grazie alla riqualificazione a nord dell’abitato con il progetto Symbiosis, dove ha si è insediato il nuovo HQ di Fastweb, all’apertura di Fondazione Prada e a uno dei coworking più importanti in città. Il vicino scalo romana diventerà Villaggio olimpico nel 2026 e vedrà sorgere il primo grattacielo della zona, Torre Faro di A2A, dando ancora più forza alla rinascita del Vigentino.

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FABIO MARCOMIN

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🛑 Prof. Bassetti: “A Milano in questo momento UNA PERSONA SU TRE è positiva” (Non è l’Arena)

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Credits: genova24.it - L'infettivologo Matteo Bassetti

La situazione contagi a Milano a che punto è? Ufficialmente risultano attualmente positivi circa il 3% della popolazione della città metropolitana. Ma è un numero sicuramente in difetto: non è un mistero la difficoltà crescente di persone sintomatiche a farsi un tampone. A questo si aggiungono i molti poco sintomatici o asintomatici che sfuggono a ogni tipo di controllo. 

🛑 Prof. Bassetti: “A Milano in questo momento UNA PERSONA SU TRE è positiva” (Non è l’Arena)

In diretta televisiva nel programma su la 7 “Non è l’Arena” la sera dell’8 novembre, il prof. Bassetti, primario di Malattie infettive al San Martino di Genova e fresco di nomina da parte del ministero della Salute come coordinatore della gestione dei pazienti Covid negli ospedali, ha fatto un annuncio choc: “A Milano in questo momento una persona su tre è positiva”.

La sua dichiarazione ha fatto subito molto clamore anche se è in linea con un rapporto dell’OMS che stima in dieci volte il numero di contagiati reali nel mondo rispetto a quelli indicati dai conteggi ufficiali. 

Se Bassetti ha ragione: Milano vicina all’immunità 

La dichiarazione del Prof. Bassetti potrebbe avere anche risvolti incoraggianti sull’evoluzione dei contagi a Milano. Se il dato fosse vero significherebbe che Milano starebbe raggiungendo ormai un tasso di diffusione dei contagi simile a quello riscontrato nelle province di Brescia e di Bergamo in cui esiste quella che il prof. Remuzzi ha definito un tipo di immunità tale da impedire la circolazione del virus. In una situazione delicata per la Lombardia infatti Brescia e Bergamo mostrano al momento un tasso di diffusione dei contagi tra i più bassi d’Italia. 

Leggi anche: Remuzzi: in Lombardia siamo vicini all’immunità

Se Bassetti ha ragione: Covid molto più contagioso ma molto meno pericoloso per la salute 

In più se Bassetti ha detto il vero, significa anche che il tasso di letalità e la percentuale di chi finisce ricoverato in terapia intensiva per il Covid è dieci volte circa inferiore rispetto alle cifre ufficiali. Quindi si rivelerebbe un virus molto più contagioso ma anche molto meno pericoloso per la salute delle persone. 

Per avere una conferma di quanto detto basterà attendere i prossimi giorni. Se Milano ha davvero superato quota 30% di contagi presto dovremmo assistere a un rapido calo dei nuovi casi.  Ce lo auguriamo tutti. 

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🛑 8 novembre. Si DIMEZZANO i contagi e crolla il tasso di positività in LOMBARDIA. Nuovo record di casi in CAMPANIA

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Lombardia. I dati di oggi. Dopo un paio di giornate contraddittorie, sembra riprendere il trend incoraggiante in Lombardia che si era avviato dalla scorsa domenica, specie sul fronte dei contagi. I contagi si dimezzano con un forte calo registrato anche a Milano. Per la prima volta il tasso di positività (contagi/tamponi) in Lombardia è inferiore alla media nazionale. Il tasso di crescita dei contagi risulta il secondo più basso d’Italia. 

🛑 8 novembre. Si DIMEZZANO i contagi e crolla il tasso di positività in LOMBARDIA. Nuovo record di casi in CAMPANIA

#1 Decessi: in linea con ieri in Lombardia, in calo nel resto d’Italia

Decessi in Lombardia: dai 131 di venerdì e i 108 di ieri rimangono in linea a 117. Come riferimento: nel picco del 21 marzo i morti del giorno in Lombardia erano stati 546.
Cala il numero di morti in Italia: dai 446 di ieri ai 331 di oggi

#2 Stabile il numero di nuovi ricoveri in terapia intensiva in Lombardia e in Italia

In linea con ieri il numero dei nuovi ricoveri in terapia intensiva in Lombardia: +40 come ieri, per un totale di 650 ricoverati.
Per un riferimento: negli ospedali lombardi ci sono 1.530 posti letto attivati o attivabili in terapia intensiva. Il tasso di occupazione è del 42,4%.
Anche in Italia un aumento dei ricoveri in terapia intensiva in linea con ieri: da +119 di ieri ai +115 di oggi. In isolamento domiciliare restano più di mezzo milione di persone.

#3 Si dimezzano i contagi in Lombardia, record in Campania

Calano i nuovi contagi. Ieri i nuovi casi in Lombardia erano stati 11.489, record di sempre, oggi sono la metà: +6.318. Forte calo anche a Milano e hinterland dai 4.590 di ieri ai 2.956 di oggi. 
Calano i nuovi casi anche in Italia dopo il record di ieri: dai +39.811 di ieri ai +32.616 di oggi. In controtendenza la Campania che tocca il suo nuovo record: +4.601 nuovi casi. 
In grande calo però i tamponi: in Italia dai 231.673 di ieri ai 191.144 di oggi. In calo i tamponi anche in Lombardia: ieri erano stati 46.099 mentre oggi risultano 38.188.

#4 In picchiata il tasso di positività in Lombardia: per la prima volta sotto la media nazionale 

Il tasso di positività (nuovi positivi/tamponi) in Lombardia cala di molto: dal 24,7% di ieri al 16,5% di oggi, per la prima volta sotto la media nazionale. Significa che un tampone su quattro è positivo. 
Scende il tasso di positività in Italia: dal 17,2% di ieri al 17% di oggi.

#5 Tasso di crescita dei contagi: +2,5% in Lombardia (il secondo più basso d’Italia)

In forte calo anche il tasso di nuovi contagi in Lombardia, dal +4,7% di ieri al 2,5% di oggi, il più basso in Italia dopo la Valle d’Aosta.
Il più ALTO in Basilicata (+7,5%) e in Campania (+5,6%).

#6 Caratteristiche dei decessi

Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità, aggiornato al 4 novembre, l’età media dei decessi è di 82 anni, più alta di trent’anni rispetto alla media dei contagiati. l’1,1% dei decessi aveva meno di 50 anni, quasi tutti affetti da gravi patologie.
Ogni morto Covid ha in media 3,5 patologie concomitanti preesistenti. Solo il 3,4% dei decessi non aveva altre patologie.

Ci vediamo domani

Fonte dati: Protezione Civile

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MILANO di nuovo in SILENZIO: il secondo lockdown ritratto da Andrea Cherchi (FotoGallery)

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Credits Andrea Cherchi - Via Melchiorre Gioia

Milano, 7 novembre 2020. Secondo giorno del secondo lockdown della storia di Milano.

FOTO GALLERY DI ANDREA CHERCHI

Continua la lettura con: Il SILENZIO di Milano ritratto in 20 foto di Andrea CHERCHI

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Le 7 APP più importanti per VIVERE a Milano

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App atm

Le app sono fondamentali per il milanese, quanto l’espresso il lunedì mattina, ma quali sono quelle che non dovrebbero mancare nello smartphone?

Le 7 APP più importanti per VIVERE a Milano

#1 ATM App e addio ai biglietti cartacei

Instagram: atm_milano

Partiamo da un classico. Fra le necessità meneghine più importanti abbiamo lo spostamento con i mezzi pubblici e ATM svolge abbastanza bene il suo ruolo offrendo la possibilità di comprare biglietti, aggiornare abbonamenti e cercare le fermate. In più ci indica gli ATM points e le novità sulla circolazione, insomma tutto sempre sotto controllo e alla portata del pollice. In alternativa c’è sempre MuoviMi che offre la possibilità di visualizzare le linee dei trasporti urbani ed interurbani, sapere i tempi di attesa e scegliere il mezzo più adatto per arrivare a destinazione.

Link: ATM App

#2 The fork: è disponibile? Prenoto subito!

Instagram: thefork_it

Se c’è una cosa che il milanese odia sono le file, allora perché rischiare lunghe attese davanti al ristorante? The fork è un’applicazione che permette di controllare la disponibilità ed eventualmente prenotare un tavolo in un locale nella zona in cui ci si trova. Si possono sfogliare i menù e scegliere la cucina più adatta al proprio gusto con uno sconto fino al 50%. Molti vantaggi e zero perdita di tempo.

Link App: The Fork

#3 Satispay, l’app nemica dei portafogli

Instagram: satispay

Con questa applicazione non esisteranno più ricerche continue di bancomat o problemi di carta di credito. Satispay è nata come app per agevolare i pagamenti via smartphone e rendere le transazioni veloci e sicure. Si inserisce il codice IBAN, il numero di cellulare e poi si può iniziare a fare shopping, scambiare denaro con gli amici, pagare i bollettini della pubblica amministrazione o fare ricariche telefoniche. Una volta impostato il proprio budget settimanale basterà un click per fare ogni pagamento che si desidera, senza tirare fuori il portafoglio.

Link App: Satispay

#4 VisitMilano, per conoscere tutto quello che si può vedere in città

Milano non è solo la città del fatturato ma anche un polo culturale importante. Alcuni amano gironzolare senza meta per scoprirla, altri invece vorrebbero pianificare il proprio tempo libero. Il Comune ha quindi pensato di creare una app per segnalare gli eventi, i musei e gli spettacoli di maggior interesse. Molti sono gli itinerari messi a disposizione per vedere la città, oltre alla possibilità di prenotare visite guidate nei luoghi da non perdere. Un altro vantaggio non di poco conto è la possibilità di acquistare biglietti ATM e di cercare le stazioni di bikesharing più vicine.

Link App: Android, Ios

#5 BikeMi, l’app che aiuta a salvare l’ambiente

L’onda green è arrivata già da qualche anno a Milano e le BikeMi sono sicuramente una buona alternativa al traffico e allo smog che perseguitano la città ogni giorno. L’app è facile e comoda, una volta creato l’abbonamento basta accedere e consultare la mappa per trovare sia la bici sia gli stalli disponibili. C’è anche una funzione timer per controllare l’effettivo uso della bicicletta per non superare il limite di 2 ore e lo storico degli utilizzi. L’ambientalismo che ci piace.

Link App: BikeMi

#6 Treatwell, per ritagliarsi un po’ di spazio per se stessi

Instagram: treatwellit

Il modo più semplice per trovare la propria coccola di benessere. Che sia un parrucchiere, un estetista o un centro massaggi Treatwell sa consigliare in pochi minuti il miglior posto per le nostre esigenze, partendo dal nome di un salone o andando alla ricerca del trattamento di cui si ha bisogno. Inizialmente si ottiene uno sconto del 15% e si può ri-prenotare un trattamento che ci ha soddisfatti. Si può pagare tramite app o direttamente in salone. La bellezza 2.0

Link App: Android, Ios

#7 Milano Aiuta, per la spesa a domicilio di vicinato durante il lockdown

Credits: milanosud.it

Un’app super nuova nata per le esigenze attuali ma che promette una grossa innovazione digitale per la città di Milano. L’obiettivo è mettere in contatto i commercianti con i cittadini e sostenerli in questo periodo particolare di emergenza. L’app presenta una mappa che consente di visualizzare gli esercizi commerciali del proprio quartiere e acquistare con consegna a domicilio. Un aiuto smart per una città sempre più smart.

Link App: MilanoAiuta

Continua la lettura: L’innovazione a Milano si chiama STARTUP: tutti i passi per avviare un’impresa di successo

ANDRA STEFANIA GATU

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🛑 7 novembre. RECORD dei contagi e del tasso di positività. In calo i decessi in LOMBARDIA

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fonte: @bollettinicoronavirus

Lombardia. I dati di oggi. Altra giornata delicata, specie sul fronte dei contagi. Nuovo record in Italia e in Lombardia dove si sfonda per la prima volta la quota dei diecimila nuovi casi. Nuovo record del tasso di positività. Note migliori sul fronte decessi (in calo in Lombardia) e nella curva delle terapie intensive (rallenta lievemente la crescita). Gli ultimi dati dell’ISS sulle caratteristiche dei decessi. 

🛑 7 novembre. RECORD dei contagi e del tasso di positività. In calo i decessi in LOMBARDIA

#1 Decessi: calano in Lombardia, aumentano nel resto d’Italia

Decessi in Lombardia: dai 131 di ieri ai 108 di oggi. Come riferimento: nel picco del 21 marzo i morti del giorno in Lombardia erano stati 546.
Stabile il numero di morti in Italia: dai 445 di ieri ai 446 di oggi, +24 rispetto ai ieri nelle regioni al di fuori della Lombardia. 
Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità, aggiornato al 4 novembre, l’età media dei decessi è di 82 anni, più alta di trent’anni rispetto alla media dei contagiati. l’1,1% dei decessi aveva meno di 50 anni, quasi tutti affetti da gravi patologie.
Ogni morto Covid ha in media 3,5 patologie concomitanti preesistenti. Solo il 3,4% dei decessi non aveva altre patologie.

#2 Cala il numero di nuovi ricoveri in terapia intensiva in Lombardia

Cala, seppur di poco, il numero dei nuovi ricoveri in terapia intensiva in Lombardia: dai +48 di ieri ai +40 di oggi, per un totale di 610 ricoverati.
Per un riferimento: negli ospedali lombardi ci sono 1.530 posti letto attivati o attivabili in terapia intensiva. Il tasso di occupazione è del 39,8%. In Italia aumento dei ricoveri in terapia intensiva in linea con ieri: da +124 ai +119 di oggi. In isolamento domiciliare restano oltre mezzo milione di persone: 504.793.

#3 Nuovo record di contagi in Italia e in Lombardia

Crescono ancora i nuovi contagi. Ieri i nuovi casi in Lombardia erano stati 9.934, oggi sono stati 11.489, per la prima volta si supera quota diecimila. A Milano e hinterland crescono dai 4.296 di ieri ai 4.520 di oggi. 
Crescono i nuovi casi anche in Italia segnando un nuovo record: dai +37.809 di ieri ai +39.811 di oggi.
In calo i tamponi: in Italia dai 234.245 di ieri ai 231.673 di oggi.
Stabili i tamponi in Lombardia: ieri erano stati 46.401 mentre oggi risultano 46.099.

#4 Record del tasso di positività in Lombardia, sale anche in Italia

Il tasso di positività (nuovi positivi/tamponi) in Lombardia tocca un nuovo record: dal 21,4% di ieri al 24,7% di oggi. Significa che un tampone su quattro è positivo. 
Sale il tasso di positività in Italia: dal 16,1% di ieri al 17,2% di oggi.

#5 Tasso di crescita dei contagi: +4,7% in Lombardia. 

Cresce il tasso di nuovi contagi in Lombardia, dal +4,3% di ieri al 4,7% di oggi.
Il più ALTO in Molise (+6,9%), in Friuli (+6,5%) e in Calabria (+5,8%).

Ci vediamo domani

Fonte dati: Protezione Civile

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MILANESI in LIGURIA: “Usciamo in silenzio, se riconoscono l’ACCENTO sono guai”

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Vernazza (@clickfor__levanteligure - instagram)

La Liguria non è una regione per milanesi. La testimonianza di una famiglia milanese a Rapallo che deve nascondere l’accento. Il sindaco di Sestri Levante conferma il clima di ostilità. E si diffonde in regione la “caccia al foresto”. 

Milanesi in Liguria: “Usciamo in silenzio, se riconoscono l’accento sono guai”

La Repubblica ha pubblicato la testimonianza di una famiglia di milanesi che si sono trasferiti nella seconda casa in Liguria: “Siamo qui da più di una settimana. E il progetto è di fermarci a lungo. Io sono un dirigente di un’azienda legata all’alta moda, ormai lavoro in smart working da 8 mesi. Mia moglie è una giornalista come lei, sa? Collabora con alcune riviste di viaggi: come può immaginare, è da marzo che non pubblica una riga”.

Siamo venuti a Rapallo in tempi non sospetti

La famiglia milanese, composta da una coppia con due figli, la prima iscritta all’università, il secondo al liceo, si è trasferita a Rapallo “in tempi non sospetti. ci avevamo passato già 3 mesi duranti il lockdown”. Trascorrono le giornate senza vita sociale. I due figli “si sono abituati, a studiare da remoto. Abbiamo tutti il computer, qui la linea wi-fi è ottima. E poi l’abbonamento a Sky, Netflix. Ci facciamo portare la spesa a casa.”

La gente qui ha cominciato a guardarci male

L’unico problema sono gli altri. “La gente qui ha cominciato a guardarci male, come se fossimo degli untori. Noi, che da una vita – come migliaia e migliaia di turisti – contribuiamo al benessere della Liguria: però quando tiriamo fuori il portafoglio, va tutto bene o no? E poi, siete proprio sicuri che qui l’indice di contagio sia inferiore a quello della Lombardia?”

Perchè non sono “rimasti a casa”?

Perchè “Noi siamo venuti qui con largo anticipo”, racconta. Spiegando che “è una scelta di vita, non escludo che come molti altri potremmo prendere presto la residenza: la pandemìa ci ha fatto scoprire che tanti lavori – non tutti, naturalmente – si possono anche fare da casa. E qui, obiettivamente, è una vita diversa: stamani c’era una meraviglia di sole, respiri il mare. All’ora di pranzo siamo tutti usciti con la mascherina a fare una passeggiata. In silenzio, però”.

Bisogna stare in silenzio: “è cominciata la caccia al foresto”

“Se riconoscono l’accento, non si sa mai. Ho appena letto che a Sanremo una signora del posto ha denunciato che le hanno danneggiato l’auto: l’ha comprata usata da una amica, è targata Torino. Assurdo. Per fortuna noi abbiamo il garage. E su facebook, ad Alassio scrivono che è cominciata la ‘caccia al foresto’: sarà anche uno scherzo, ma le sembra normale?”.

 Anche perchè  “con l’altro lockdown, erano scappati tutti in Riviera. Oggi i ‘foresti’ sono molti meno. Tanti, come noi, erano qui già da diverso tempo. E comunque, per prudenza si chiudono tutti in casa”.

Il sindaco di Sestri Levante: gli ospiti delle secondo case sono spaventati dal clima ostile

Sempre La Repubblica scrive che il primo cittadino di Sestri Levante, Valentina Ghio, dice che gli ospiti delle seconde abitazioni sono spaventati dal clima un po’ ostile. 
E anche Alberto Biancheri, sindaco di Sanremo, dice: ‘Faremo controlli casa per casa’. Mentre il suo collega di Diano Marina, Giacomo Chiappori invita in modo sprezzante: ‘Almeno venite sani’.

Fonte: La Repubblica

Continua la lettura con: milanesi non vi vogliamo. La rivolta dei liguri

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