Questa è la storia di 2 statue, in 2 delle più grandi città italiane che da lontano hanno la stessa storia: dar voce al popolo.
Pasquino e Sior Carera, le STATUE PARLANTI che danno voce al POPOLO
# La prima statua che “parlava”
Credits: @giugno76 Pasquino
Pasquino, a Roma, è una statua probabilmente di origine ellenica risalente al III secolo, molto danneggiata e forse facente parte di un duo di statue, alcuni ci identificano Achille, altri Ercole, per tutti è Pasquino. Probabilmente il nome viene da un ristoratore, o artigiano che aveva la bottega nella piazza e che iniziò ad affiggere sulla statua la sua scontentezza nei confronti del potere del Papa e fu così che nel 1500 iniziò a “parlare”, era il luogo in cui i dissidenti contro il potere del governo affiggevano satire e foglietti che contestavano per lo più il potere temporale del Papa e mettevano in luce i vizi e le brutture di un’epoca.
I Papi che si susseguirono cercarono in tutti i modi di “azzittire” la statua, facendola vigilare, uccidendo chi veniva sorpreso ad affiggere foglietti, ma la popolazione iniziò ad utilizzare altre statue. Ci fu anche chi cercò di farla gettare nel Tevere, ma invano. Pasquino è ancora lì e la piazza, inizialmente chiamata piazza di Parione, oggi è Piazza Pasquino. La statua è recintata per evitare che venga rovinata e sotto è stata posta una bacheca per affiggere le Pasquinate.
# L’ Alter Ego milanese che criticava gli austriaci e il governo
Credits: @foumonsieur_ Sior Carera
Sior Cerera è il suo alter Ego Milanese, una statua fatta risalire al III secolo e probabilmente raffigurante un romano, vista la toga che indossa. Originariamente era ubicata in una chiesa in San Pietro all’Orto che oggi non esiste più. Ha avuto diverse dimore nei secoli, ed anche diverse identità (in base all’epoca storica di chi la guardava). Fino a ché nel 600 venne posta su un piedistallo davanti alla chiesa di Santa Maria dei Serviti e qui divenne il Pasquino di Milano.
Le persone attaccavano foglietti satirici, di critica agli austriaci ed al governo della città, erano talmente tante le critiche che alla fine fu posto su un piedistallo più rialzato per rendere difficile l’affissione. Questa l’incisione dalla cui prima parola prende il nome «carere debet omni vitio qvi in altervm dicere paratvs est» «Deve essere privo di ogni vizio chi si appresta a criticare un altro», frase più attuale che mai! Solo attorno al 1950, con le modifiche al corso Vittorio EmanueleII, la statua fu collocata nella posizione attuale, oggi vive lì, sotto i portici della via dei negozi, osserva dall’alto le persone che continuano a criticare senza guardare i propri vizi e chissà se si chiede come sarebbe possibile appendere i-phone ad una statua.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Da “Mission impossible” a “Gucci” Roma fa da sfondo alle storie dei prossimi grandi film del Cinema nazionale e internazionale.
Se le sale cinematografiche sono tutte chiuse da quasi un anno, questo non ha fermato la produzione di Film. Nostrani o Hollywoodiani, i registi stanno scegliendo Roma come set prediletto per le loro storie. Un momento casuale o segno di un ritorno di interesse delle major per l’ex capitale internazionale del cinema?
I sei prossimi CAMPIONI di incasso ambientati a Roma: la capitale di nuovo set di grandi FILM italiani e stranieri
Roma è Roma e non sarà una pandemia a fermarla. Almeno questo devono aver pensato i tanti lavoratori del mondo del Cinema che da mesi montano e smontano in giro per tutta la città set cinematografici. E se Roma sa offrire scorci di innata bellezza, come le piazze e le strade che tutti conosciamo e abbiamo visto valorizzate in tanti film, da quelli del grande maestro Federico Fellini, a quelli del geniale Woody Allen, oggi ha dimostrato di sapere anche assicurare un livello comprovato di professionalità del settore.
“I tantissimi set aperti nella capitale da sei mesi a questa parte sono il risultato di un bel lavoro di gruppo che con il Covid si è fatto più forte del solito”. A sottolinearlo è Cristina Priarone, Direttore generale di Roma Lazio Film Commission e presidente di IFC (Italian film commission), in una lunga intervista suRepubblica.
Ma vediamo quali sono i film dove Roma farà da sfondo a storie di amore e coraggio, eroismo e sentimenti.
#1 Mission Impossible
L’ultimo episodio della saga, il settimo, è quello diretto da Christopher McQuarrie che vede Tom Cruise come protagonista. Parte di quest’ultimo capitolo di Mission Impossible è stato girato a Roma nei mesi invernali e in molti hanno avvistato un elegantissimo Tom Cruise alla guida di una berlina nera sfrecciare per le strade di Roma. Diverse zone della città hanno fatto da sfondo alle rocambolesche riprese, da Piazza Venezia a Piazza di Spagna, fino ai Fori Imperiali e ai Rioni Monti e al Ghetto. Secondo i dati forniti dalla produzione americana dei circa 35 milioni di costi della produzione, 18 milioni sono quelli messi in budget per Roma.
#2 Time is Up
Sei settimane di lavorazione tra novembre e dicembre, per un teen movie con due star social come Bella Thorne, protagonista americana di tanti film sentimentali per adolescenti (Il sole a mezzanotte) e Benji, Benjamin Mascolo, popstar musicale al vertice delle classifiche italiane, qui al suo debutto da attore. Il film si intitolaTime is up, è prodotto da Marco Belardi ed è una storia d’amore ambientata a Roma. La regista è Elisa Amoruso che di regine dei social e di adolescenti ne sa parecchio, nella sua filmografia infatti ci sono i doc Chiara Ferragni – Unposted – Bellissimee il film Maledetta Primavera.
#3 Gucci
Lady Gaga è a Roma per cominciare le riprese di Gucci. Film di Ridley Scott in cui interpreta Patrizia Reggiani, ex moglie dell’erede della maison e mandante del suo omicidio, oggi donna libera. Al suo fianco nel cast: Jeremy Irons, Adam Driver, Robert De Niro, Jared Leto, Al Pacino, Jack Huston e Reeve Carney. Avvolta in uno splendido caftano animalier, tacco 12, mascherina borchiata e spalla scoperta la diva del Pop è stata avvistata e fotografata a Roma con la nuova acconciatura “brunette” in perfetta sintonia con il personaggio che deve interpretare. Questo è il suo grande ritorno sul set dopo il ruolo di Ally Maine nel film del 2018, A Star is Born (E’ nata una stella). Anche in quell’occasione abbandonò il suo biondo platino per il bruno. Il film ha vinto l’Oscar per la miglior canzone con il brano ‘Shallow’.
#4 Siccità
E’ il Nuovo film di Paolo Virzì e le riprese sono già iniziate aRoma. Nella prossima pellicola del regista italiano vedremo Monica Bellucci, Emanuela Fanelli, Elena Lietti, Vinicio Marchioni, Valerio Mastandrea, Gabriel Montesi, Silvio Orlando, Claudia Pandolfi, Tommaso Ragno, Diego Ribon, Sara Serraiocco, Max Tortora. Una pellicola corale, sullo sfondo di una prolungata mancanza d’acqua. La trama racconta una Roma dove non piove da tre anni e questo ha stravolto regole e abitudini degli abitanti. Nella città che muore di sete e di divieti si muove un coro di personaggi, giovani e vecchi, emarginati e di successo, vittime e approfittatori. Le loro esistenze sono legate in un unico disegno beffardo e tragico, mentre cercano ognuno la propria redenzione.
#5 Il primo giorno della mia vita
E’ il nuovo progetto del regista romano Paolo Genovese che dopo aver diretto il filmSupereroi, è già tornato dietro la macchina da presa per dirigere un cast di tutto rispetto le cui riprese si svolgeranno interamente nella Capitale. Tra i protagonisti ci sonoValerio Mastandrea,Margherita Buy eToni Servillo. Il film racconta la storia di un gruppo di persone che, dopo aver toccato il fondo, incontra un personaggio misterioso che permetterà loro di scoprire come sarebbe il mondo in loro assenza.
#6 Piove
Sono ufficialmente iniziate a Roma le riprese per “Piove”, il nuovo film di Paolo Strippoli. Nel cast principale, Fabrizio Rongione, attore feticcio dei fratelli Dardenne, Cristiana Dell’Anna, nota per il suo ruolo nella serie Gomorra, la piccola AuroraMenenti– 7 anni e già 4 lungometraggi in filmografia – e Francesco Gheghi, conosciuto per le sue interpretazioni nei film “Io sono tempesta” di Daniele Luchetti (2018). Il primo ciak ha dato il via a un progetto che punta sui giovani talenti provenienti dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e dalla fucina del Premio Solinas. Il film nasce, infatti, dalla scrittura di Jacopo del Giudice, classe 1991, vincitore con “Piove” della 32esima edizione del Premio Franco Solinas mentre ancora studiava al Centro Sperimentale.
FRANCESCA SPINOLA
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il gruppo di consulenti internazionali Resonance continua la tradizione annuale pubblicando la lista delle città migliori del mondo.
Questa classifica si basa su diversi fattori tra cui il prodotto (istituzioni, attrazioni e infrastrutture chiave di una città), la programmazione (arte, cultura, intrattenimento e scena culinaria), persone (tasso di immigrazione e diversità di una città) e prosperità (occupazione di una città, sedi aziendali, reddito familiare e il tasso di occupazione).
Nonostante l’importanza di questi fattori più oggettivi non vengono tralasciate anche le storie, i consigli e le recensioni che si possono trovare online riguardo una città.
Vediamo insieme la lista delle città migliori del mondo, troveremo Milano e Roma nella top 10?
Le MIGLIORI CITTÀ del mondo: Roma è undicesima, Milano ventinovesima
#1 Londra
Credit: @latualondra
Londra si posiziona per il quinto anno consecutivo al primo posto di questa classifica; ad influenzare questo primato è sicuramente il primo posto per la categoria “promozione” che comprende la quantità di storie, riferimenti e consigli condivisi online sulla città.
#2 New York
Credit: @new_york_city_photo
New York ottiene la medaglia d’argento soprattutto grazie al primo posto mondiale nella categoria “programmazione”, distinguendosi per l’intrattenimento e la vita notturna che offre ai suoi cittadini e ai turisti ogni giorno.
#3 Parigi
Credit: @scatto_parigi
Nonostante i diversi disastri che hanno colpito la città negli ultimi anni Parigi è al terzo posto nella categoria dei prodotti, con la seconda migliore connettività aeroportuale al mondo.
#4 Mosca
Credit: @moscow
Mosca acquista una posizione rispetto all’anno scorso, probabilmente anche grazie al primo posto mondiale nella categoria dei prodotti.
#5 Tokyo
Credit: @tokyo.explores
É alla città di Tokyo che spetta la medaglia d’oro nella categoria riguardante il luogo, distinguendosi per la qualità dell’ambiente naturale e urbano e per la sua sicurezza.
#6 Dubai
Credit: @visit.dubai
Con la sua sesta posizione, Dubai è comunque al secondo posto nella lista mondiale nella categoria del luogo e delle persone mantenendo alto il suo primato di città senza eguali.
#7 Singapore
Credit: @singaporeworld
Singapore mantiene la sua settima posizione anche quest’anno, dimostrando quanto una città possa ottenere tanto in pochi decenni.
#8 Barcellona
Credit: @barcelonacitytravel
Barcelona grazie al suo luogo meraviglioso e la buonissime recensioni condivise su internet entra nella top 10 delle città migliori del mondo.
#9 Los Angeles
Credit: @losangeles_city
Rimane nella posizione dell’anno scorso con il suo settimo posto nella categoria della promozione.
#10 Madrid
Credit: @visita_madrid
I suoi musei e i suo progetti di reinvenzione moderna della città le hanno permesso di salire di due posizioni rispetto all’anno scorso entrando, seppur all’ultimo posto, nella top 10 della città migliori del mondo.
Milano e Roma non sono nelle 10 città migliori del mondo, come si saranno posizionate le nostre città più amate?
#11 Roma
Credit: @romacitytoday
Per un soffio schiva la top 10 posizionandosi all’undicesimo posto.
Roma ottiene la settimana posizione nella categoria luogo, rimanendo una delle città più belle del mondo. A dimostrarlo anche la sua quinta posizione nella categoria promozione, non c’è dubbio che tutti amino la nostra capitale.
Considerata una città moderna e sicura dalla maggior parte delle persone, è facile capire perchè Roma mantenga una posizione così alta.
Sorpassata da altre città europee come Amsterdam (posizione 17), Berlino (posizione 18) e Praga (posizione 19) alla nostra Milano spetta solo la 29esima posizione.
Vediamo perchè.
#29 Milano
Credit: @milano
Nonostante la sua posizione in classifica, Milano ottiene il punteggio più alto nella categoria “prodotto” di qualsiasi altra città italiana.
Essere considerata una delle migliori città del mondo è comunque fonte di orgoglio ma da cosa deriva la posizione numero 29?
Come ben sappiamo nell’ultimo anno Milano ha catturato l’attenzione del mondo non per il suo primato nella moda o nella finanza ma per la gravità della pandemia che l’ha vista purtroppo protagonista in questa situazione di emergenza sanitaria.
La città è stata duramente colpita ma nonostante questo la sua posizione rimane stabile rispetto agli anni scorsi, dimostrando di sapersi rialzare dopo ogni caduta.
Che sia arrivato il momento di scalare la classifica?
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Tra i settori più colpiti dalle misure anti Covid ci sono i grandi eventi. Concerti, spettacoli o appuntamenti sportivi. L’assenza di pubblico crea danni economici e toglie anche il piacere per chi ama godersi gli eventi dal vivo. In attesa che il Covid scompaia può arrivare in soccorso la tecnologia. Come quella che verrà sperimentata a Udine a partire dal 28 febbraio. Vediamo di che si tratta.
Udine: si sperimenta RE-START, la tecnologia per far tornare gli spettatori nei GRANDI EVENTI
# La tecnologia per riaprire gli stadi
E’ passato un anno, ormai, da quando la pandemia ha bloccato improvvisamente i campionati di calcio e in sostanza tutte le attività sportive, sia in Italia che all’estero. Lo stesso Covid-19 ha poi costretto le varie federazioni a dover gestire le competizioni, a tutti i livelli, seguendo severi protocolli dettati da ISS e dalle varie istituzioni preposte, al fine di evitare i contagi.
E così, dopo alcuni mesi senza sport, nemmeno in TV, i vari campionati sono ripresi, ma l’emergenza sanitaria in corso ancora non ha permesso, sostanzialmente a nessuno, di entrare allo stadio da spettatore per seguire le partite di calcio dal vivo.
# Il Progetto Re-start: un sistema tecnologico per mantenere un distanziamento di sicurezza tra gli spettatori
Lo stadio Dacia Arena di Udine
La speranza arriva, in anteprima domenica, 28 febbraio da Udine: allo stadio DACIA ARENA si disputerà il match Udinese-Fiorentina, in occasione del quale L’Udinese Calcio, ha deciso di fa partire il primo test del progetto RE-START, sulla scia della riapertura parziale degli stadi annunciata per il 17 maggio in Inghilterra, al fine di favorire la riapertura in sicurezza degli stadi.
Il test, studiato insieme all’advisor della società Infront, prevede che i 350 addetti ai lavori, abitualmente presenti alla Dacia Arena nei giorni di partita, saranno dotati di un dispositivo tecnologico ideato dal gruppo “Be Shaping The Future” che segnala con una vibrazione, a chi lo indossa e agli steward, il mancato rispetto del distanziamento sociale permettendo anche il tracciamento dei contatti all’interno dello stadio, nel pieno rispetto della privacy.
A seguito di questo e di altri test, i prossimi mesi potrebbero vedere finalmente il volta pagina tanto atteso. Rimangono, per il momento, ancora forti dubbi sulla possibilità di aprire gli impianti sportivi al massimo della loro capienza. Tuttavia anche una riduzione del 50%, o giù di lì, sarebbe un risultato particolarmente incoraggiante.
# Udinese Calcio, la pioniera della tecnologia: qui l’avanguardia del VAR
Grazie al progetto, la società vive un momento di piena soddisfazione. Ma non è questa la prima volta in cui Udinese Calcio si impone al fine di sfruttare la tecnologia per proiettare il calcio nel futuro. Ne parla il vicepresidente della società, Stefano Campoccia: “L’innovazione tecnologica applicata al calcio, fa parte del DNA dell’Udinese. Qui ad Udinese, infatti, ci sono sempre state sperimentazioni rivoluzionarie. Come quella che portò all’utilizzo della Goal Line Technology. Fu propedeutica per l’inserimento del VAR. Anche il riconoscimento facciale, testato in occasione della finale degli EURO Under 21 del 2019, è passato da queste parti”. Campoccia continua, elogiando il presidente della società: “Giampaolo Pozzo ha sempre avuto una grande visione. Udine ha fatto sempre da trampolino di lancio alle innovazioni. Ora ci auguriamo la riapertura totale e in sicurezza degli stadi. La Dacia Arena vuole con forza confermare la propria ambizione e diventare un punto di riferimento nazionale ed internazionale. Vogliamo sperimentare e sviluppare gli strumenti innovativi utili alla riapertura al pubblico”.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Si trova a Milano e vanta il primato di essere stata venduta ad una cifra da capogiro. Andiamo a scoprire insieme dove si trova e quanto costa.
La CASA più COSTOSA d’Italia si trova a MILANO
# Una villa ottocentesca da sogno in zona Pagano
La casa più costosa di Milano è una villa ottocentesca, che si trova in zona Pagano, ed è stata descritta come la casa da sogno. L’interno è stato ristrutturato ma ha mantenuto il suo stile tardo rinascimentale. La villa è disposta su 4 piani che sono collegati fra loro da una scala principale, una scala di servizio ed un ascensore. Al piano terra, oltre alle bellissime stanze, troviamo un tunnel in cemento armato che collega la villa ad una dependance.
# È stata venduta ad una cifra da capogiro ma il valore dei suoi interni è inestimabile
credits: myluxury.it
La villa è stata venduta ad un milanese alla cifra di 40 milioni di euro, che le ha conferito il primato di casa più costosa d’Italia, ma il vero valore di questo luogo sta nelle rifiniture degli interni. Marmi, legni pregiati e boiserie che ci portano in un’altra epoca e rendono questa villa un posto magico.
Tra le caratteristiche esclusive la casa ha un’area per gli ospiti, gli alloggi per il personale di servizio, un salone verandato, una bella biblioteca privata e ovviamente una piscina.
# La villa milanese supera tutte le case di lusso italiane, anche quella toscana e sarda vendute comunque a prezzi esorbitanti
Quella di Milano è ufficialmente la più costosa ma è seguita da due ville di lusso altrettando spettacolari. Si tratta del complesso rurale di 800 mq in Toscana, a Cecina, che vanta 14 stanze e viene proposta a 25 milioni di euro; e della villa sulla collina che domina Porto Cervo, in Sardegna, proposta a 13 milioni di euro.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Stanchi della vita metropolitana? Paura del futuro in Italia? A soli 80km dal confine un paesino di montagna in Svizzera paga chi va a viverci. Vediamo cosa ha da offrire questo posto che sembra delizioso e quali sono le condizioni per godere dei vantaggi ad andarci a vivere.
Fuggire in SVIZZERA? A soli 80 KM dal CONFINE c’è un PAESE che ti PAGA per andarci a VIVERE
# Un paese che vuole rimettersi in gioco: Albinen
credit: gentside.it
Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Avviando una nuova tecnica per attrarre abitanti, un paesino svizzero a 80 km dal confine con l’Italia sta tentando di ripopolarsi. Stiamo parlando di Albinen e gli ultimi abitanti rimasti sono appena 300. I cittadini del caratteristico paesino nel Canton Vallese hanno deciso di rimescolare le carte in tavola per offrire ad Albinen una nuova partita, pagando chi decide di costruirci una casa e di andarci a vivere.
# Ad Albinen ti pagano per trasferirti: un’offerta da non poter rifiutare
credit: zz7.it
La proposta? E’ alquanto allettante. Ai nuovi cittadini viene offerto un finanziamento di 60mila euro per chi deciderà di costruire una casa: 21mila euro ad adulto e 8mila euro a bambino. Ma non tutti possono ottenere il finanziamento, i requisiti infatti sono:
avere meno di 45 anni
avere un permesso di domicilio in Svizzera
rimanere nel paese per almeno 10 anni, comprando la casa
# Perché trasferirsi qui significa cambiare vita?
credit: rizieroalberico.altervista.org
Dall’etimologia del suo nome, Albinen significa foresta da “arbignon” oppure alpe da “albignion”. Il paesino è infatti immerso nella natura più selvaggia e mozzafiato e offre l’opportunità di cambiare vita con tradizionalità ma anche moderna vivacità e voglia di crescere. Ad Albinen la montagna fa da padrona nelle vite dei suoi cittadini tra escursioni, scii, slittini o rilassanti passeggiate.
Ma Albinen non è solo montagna: nei pressi della cittadina si trova la località termale di Leukerbad, conosciuta da oltre 500 anni, addirittura già ai tempi dei Romani, per le sue rilassanti terme in cui riscaldarsi prima di tornare tra la neve.
Se sei un amante della montagna o semplicemente vuoi scappare dalla vita metropolitana, non puoi non farci un pensierino… verrai addirittura pagato per trasferirti in un posto da sogno.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
"tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri" (La Fattoria degli Animali - G. Orwell)
Da tremila anni l’uomo insegue la democrazia, la parità dei diritti. Adesso che potenzialmente l’ha raggiunta viene aborrata.
Tutto nasce dalla diffusione del dogma del “cittadino bestia”. Ad esempio nel dibattito tra aperture e chiusure il punto mai messo in discussione è che se si concede più libertà ai cittadini questi la useranno per delinquere, per i peggiori comportamenti, per farsi del male.
Un presupposto che non ha fondamento. Anzi. Tutte le ricerche hanno dimostrato che nei mesi del lockdown le città italiane erano quelle al mondo in cui i cittadini si muovevano di meno. Non solo. È evidente in un confronto internazionale che gli italiani si stanno rivelando uno dei popoli più rispettosi delle misure restrittive e più prudenti nei confronti del virus.
Ma nonostante questo la narrazione dei media e della politica è sempre quella che il cittadino non vede l’ora di fare del male a se stesso e agli altri.
Questa è una narrazione che ci porta indietro di secoli e che avvantaggia soltanto governanti mediocri e una elite classista.
Qualunque persona che asseconda la versione del “cittadino bestia” si riduce al livello di una bestia.
Continua la lettura con: la Svezia da 300 anni ripudia la guerra
Se pensavate che l’arcobaleno fosse difficile da vedere e impossibile da toccare, non avete mai sentito parlare de “L’arcobaleno liquido”. Ma dove si trova?
L’ “ARCOBALENO LIQUIDO” è il FIUME più BELLO del mondo
Quando a qualcuno accade qualcosa di particolarmente negativo, spesso gli viene ripetuto “non preoccuparti, dopo la tempesta uscirà l’arcobaleno“… ecco, in questo caso stiamo parlando però di un arcobaleno tangibile, che si può addirittura toccare. Conosciuto da molti come “L’Arcobaleno liquido”, questo straordinario fiume ogni anno viene attraversato da uno strano fenomeno. Ma dove si trova e come fa un fiume a trasformarsi in un fascio di colori?
# Nel cuore della Colombia, un arcobaleno a portata di mano
credit: gardenista.hu
Il Fiume Arcobaleno si trova in un angolo di Terra piuttosto resiliente, nel corso dei secoli infatti le popolazioni che vi abitano hanno dovuto prima battersi per la propria sopravvivenza e, poi, per la sopravvivenza dell’habitat che le ospita. Stiamo parlando della Colombia e del suo fiume Caño Cristales (letteralmente “canale di cristallo”). Paulo Coelho ha scritto “Chi desidera vedere l’arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia” e gli abitanti di questi luoghi devono aver imparato davvero bene ad amarla visto che in cambio hanno ricevuto un arcobaleno a portata di mano.
# I suoi colori sono dati da un raro fenomeno naturale
credit: miviaje.com
Il fiume non è di grandi dimensioni né tantomeno percorre un lunghissimo percorso: scorre per un centinaio di chilometri attraverso la Serranía de la Macarena non superando mai i 20 metri di larghezza. L’esplosione di colore che avviene nelle sue acque da fine luglio a novembre è dovuta ad un rarissimo fenomeno naturale legato ad una particolare pianta acquatica presente sul fondo del fiume: la Macarenia clavigera. La fioritura di questa pianta dona al fiume un colore rosso-fucsia molto acceso, che, aiutata dalla limpidezza delle acque e da altre alghe e piante componenti la ricca flora, sfumano le sue acque di altri quattro colori: giallo, verde, azzurro e nero.
# Quanto può durare un arcobaleno? Qui, circa 5 mesi
credit: zetatielle.com
La Macarenia clavigeraaderisce saldamente alle rocce nei punti in cui il fiume ha una corrente più rapida e anche all’interno delle caratteristiche “marmitte dei giganti”. Si trova solo in altri pochissimi fiumi locali e, nel Caño Cristales, insieme agli altri elementi floreali presenti, crea quello che è considerato uno degli spettacoli naturali più straordinari di tutta la Terra.
Il fiume colombiano per circa 5 mesi all’anno si trasforma in una tela dipinta dalla natura e l’ecosistema che lo circonda gli fa da cornice. E’ stato descritto dal National Geographic come “proveniente dal Giardino dell’Eden” per la sua bellezza e infatti sembra proprio un fiume ribelle che ha deciso di scappare dal Paradiso per venirsi a rifugiare tra i mortali.
Come ha scritto Coelho, l’arcobaleno è un premio per aver imparato ad amare la pioggia, e visitare “L’Arcobaleno liquido” potrebbe essere un modo per immergersi nella positività (metaforicamente, NON si può fare il bagno!) e iniziare ad apprezzare ogni momento.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
A Roma ci si può sentire a Milano, ma senza essere a Milano. Infatti, anche se forse non tutti lo sanno, sul Lungotevere Prati c’è un gioiello in stile gotico che ricorda proprio il Duomo di Milano, ma dalle dimensioni più ridotte: la Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio. Tuttavia, la sua principale particolarità è un’altra: nella sua sacrestia c’è il Museo delle Anime del Purgatorio.
A Roma c’è il “PICCOLO DUOMO DI MILANO”: al suo interno ci sono le ANIME del PURGATORIO
# Il “piccolo Duomo di Milano” è l’unico esempio di gotico fiammeggiante a Roma
Credits: @piccinaccia IG
Chi se lo aspetta di trovare un “piccolo Duomo di Milano” a Roma? Eppure, è proprio ciò che si può ammirare osservando la Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio sul Lungotevere Prati.
Progettata dall’ingegner Gualandi, ispirato dallo stile gotico d’oltralpe, soprannominato il “piccolo Duomo di Milano” si distingue dagli edifici circostanti, ma anche dagli altri luoghi di culto della Capitale.
Infatti, il suo stile architettonico colpisce e lascia senza fiato sia i romani che turisti. La facciata esterna, ricca di guglie e pinnacoli, è di un colore completamente diverso rispetto a quello abituale ed è dominato da ben 19 statue che raffigurano altrettanti santi. Uno stile neogotico che si rispecchia anche all’interno della chiesa, dove si può ammirare un caratteristico pavimento in marmo rosso veronese, bigio e nero.
# Un museo unico nel suo genere: raccoglie le testimonianze che proverebbero l’esistenza del Purgatorio
Credits: @relapso78 IG
Ma è nella sacrestia del “piccolo Duomo di Milano” che si può ammirare un museo molto particolare, unico nel suo genere.
Si tratta del Museo delle Anime del Purgatorio, allestito alla fine del 1800. Qui sono esposte le testimonianze che proverebbero l’esistenza del Purgatorio, la “terra di mezzo” dove le anime espiano le proprie colpe in attesa di accedere al Paradiso.
# Un incendio che rivelò un volto, un’anima, angosciata dall’attesa
Credits: purgatorio.altervista.org
Vi starete chiedendo: “ma com’è possibile che delle anime siano rappresentate e ben visibili?”
Andiamo indietro nel tempo, a quando tutto ebbe inizio. Era il 1897 e un misterioso incendio colpì la cappella dedicata alla Vergine del Rosario, tra la chiesa e la canonica.
Fu proprio durante questo incendio che il sacerdote, Victor Jouët, e molti fedeli videro, tra le fiamme, un volto sofferente che rimase inspiegabilmente impresso nella parete. Un’immagine che poi fu resa ben visibile grazie ad una riproduzione fotografica e che testimonia dei cambiamenti: con l’azione del suffragio, l’espressione del volto sembra essere diventata più serena.
# Ogni apparizione ha la propria storia, ma tutte accumunate dalle “impronte di fuoco”
Credits: purgatorio.altervista.org
Fu da quel momento che Padre Jouët decise di girare tutta l’Europa alla ricerca di documenti che testimoniassero l’effettiva esistenza ultraterrena dei defunti e dei loro contatti con i vivi.
Riuscì a raccogliere “impronte di fuoco” straordinarie, documenti originali o fotografati, segni e manifestazioni di ogni genere.
Tutte queste testimonianze risalgono prevalentemente al XVII e al XIX secolo e, dietro a ciascuna, si cela una storia.
Una storia di anime angosciate e in attesa, che tenterebbero di attirare l’attenzione dei vivi per chiedere preghiere e messe in loro favore.
# Il Museo delle Anime del Purgatorio contiene solo i documenti più autentici e significativi
Credits: www.unavox.it
Attualmente, il Museo delle Anime del Purgatorio accoglie una piccola esposizione di quei documenti e di quelle testimonianze misteriose considerati più autentici e significativi. Panni, stoffe, tonache, papaline, breviari, camicie da notte e tavolette di legno. Tutte costudite gelosamente in bacheche che narrano le apparizioni dei defunti al cospetto di familiari e religiosi.
Questo museo offre senza dubbio un itinerario diverso nella Città Eterna, continuando ad attirare curiosi e amanti delle stravaganze. E, che ci crediate o meno, la suggestione che riesce a creare è qualcosa di unico.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Tra pini, arbusti e piante di ogni genere, in un parco di Milano si sta preparando un grande progetto. Passeggiare in un bosco, raccogliere bacche e mangiare frutti per poi scoprire come utilizzarli in cucina: era questo il sogno che oggi si è trasformato in realtà.
Un BOSCO tutto da MANGIARE a MILANO
# L’ambizione di Parco Nord
Credits: @freeturtle Parco Nord
Il nuovo bosco “edibile” di Milano sarà all’interno di Parco Nord. Il progetto è nato su iniziativa dell’ente pubblico dello stesso parco insieme ad Etifor, uno spin-off dell’Università di Padova e ideatore di WowNature che punta a valorizzare la natura. L’obiettivo è quello di riempire un’area di 10 mila ettari con piante da frutto, da legno e da uso medicinale e rendere il tutto disponibile ai visitatori. Ma vediamo meglio come funziona…
# Adottiamo gli alberi
Credits: www.wownature.eu wownature
Il progetto è nato dal basso, tramite un crowfounding a Parco Nord di Milano, i cittadini possono adottare un albero all’interno della nuova food forest. Ad oggi, in meno di sei mesi, sono già stati piantati 1400 alberi dalle specie più varie: acero, biancospino, ciliegio, melo selvatico, nocciolo, sanguinella, quercia e tiglio. Se vogliamo contribuire a questo progetto è molto facile sapete? Basta andare sul sito di Wownature, scegliere un albero(quello che ci piace di più) e dare il nostro contributo. Oltre all’impegno dei milanesi, poi, ci sono anche alcuni privati che collaborano; un esempio è la catena di ristoranti That’s Vapore, che devolve parte del ricavato dei piatti vegetariani alla forestazione del parco.
# Andiamo a mangiare al parco
Credits: ebay.it Melo
“Lo scopo del progetto è soprattutto educativo”, spiega Riccardo Gini, direttore di Parco Nord, «Le persone possono riconoscere alberi e arbusti che producono frutti e bacche che normalmente mangiano, così da poterli apprezzare quando li ritrovano nei boschi spontanei in pianura e in campagna». Si accederà al parco attraverso eventi pubblici e visite guidate, infatti verranno organizzati percorsi diversi in base alle stagioni. Si potrà conoscere le caratteristiche delle piante e scoprire come utilizzare in cucina i fiori, i frutti e le bacche del bosco. Oltre a imparare, non dimentichiamoci che si potrà assaggiare quello che il parco offre. L’idea è anche quella di organizzare degustazioni e corsi di cucina.
# Non solo cibo
Credits: @solextra Parco Nord
Una volta adulte, le piante daranno un contributo al pianeta (in generale) e alla sostenibilità della città. La forestazione permetterà di ripristinare la biodiversità e diminuire la percentuale di CO2 nell’area, si pensa che ciascuna pianta riuscirà a trattenere tra i 7 e i 33kg di CO2 ogni anno. Nel parco si respira benessere, serenità, divertimento, completezza e armonia tra uomo e natura, tanto che la stessa WowNature ha creato un neologismo per descriverla, la forest bathing.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità
Se non ci fosse stato il Covid sarebbero state certe le elezioni in primavera. Ora che la pandemia ha scompaginato tutto, Sala rischia di trovarsi in difficoltà per avere annunciato in anticipo la sua ricandidatura e il centrodestra ha tutto il tempo per trovare uno sfidante all’altezza. Ecco tutti gli scenari possibili.
La CORSA degli SFIDANTI: rispunta ALBERTINI. Sorpresa Olivares. E le ELEZIONI si spostano in AUTUNNO
# L’unico candidato certo è il Sindaco uscente Sala. Tra gli sfidanti ancora in pole Rasia dal Polo, ma Fdi e Forza Italia propongono altri nomi
Ad oggi l’unico candidato alle prossime elezioni comunali di Milano è il Sindaco uscente Beppe Sala, che lo aveva già annunciato a fine 2020, il giorno di Sant’Ambrogio. Fino a qualche settimana fa lo sfidante sembrava essere Roberto Rasia Del Polo, al momento ancora prima scelta, proposto dalla Lega. Fratelli d’Italia però vuole proporre ai partiti della colazione dei nomi alternativi e starebbe cercando una figura femminile che rappresenti il mondo dei medici e si avvicini ai valori del centrodestra. Da Forza Italia arriva invece la pressione del presidente Berlusconi su Salvini per la candidatura a Milano l’ex ministro Maurizio Lupi.
# Un sondaggio darebbe Albertini vittorioso al ballottaggio. L’editrice Federica Olivares potrebbe essere la rivelazione
Credits: mitomorrow -Gabriele Albertini
La suggestione più forte però arriva da un sondaggio, effettuato su un campione di mille intervistati, che darebbe l’ex sindaco Gabriele Albertini vincente al ballottaggio su Beppe Sala col 51% al 49%, poi la sorpresa dell’editrice Federica Olivares che perderebbe solo col 49%, mentre Simone Crolla e Rasia dal Polo sconfitti con il 45%. Alla domanda sulla conoscenza dei candidati del centrodestra primo senza rivali sempre l’ex-sindaco Albertini all’88%, a seguire Olivares al 33%, Rasia dal Polo al 32% e a chiudere Crolla al 26%.
# Ormai scontato il rinvio delle elezioni in autunno
Credits: mentelocale.it
Secondo fonti ministeriali accreditate, come riportato da affaritaliani.it, sta prendendo sempre più corpo l’ipotesi di un cambio di data delle prossime elezioni amministrative che vedranno in gioco, tra gli oltre 1.300 comuni, anche Milano, Torino, Roma e Napoli. Da maggio ci sarebbe uno slittamento ad ottobre, con il conseguente allungamento della campagna elettorale che potrebbe erodere fiducia e consensi dell’attuale sindaco.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità
Milano è la capitale della cucina straniera in Italia. Già dai primi anni del ‘900, alcuni ristoranti cinesi aprivano sotto la Madonnina. Però, è solo dalla fine degli anni ’80 che i milanesi iniziano a frequentarli sempre più spesso.
E così, grazie alla crescente curiosità verso realtà e cucine lontane, i ristoranti stranieri hanno iniziato ad espandersi. Ora, ben un milanese su tre mangia cibo etnico almeno quindici volte all’anno: un risultato impensabile fino a 10/15 anni fa.
Dal ramen giapponese, alle empanadas sudamericane fino alla kebab-invasion ad ogni angolo della strada… Ce n’è davvero per tutti i gusti. Ma, secondo Vanity Fair, ecco quali sono i 7 locali di cucina straniera più particolari, e buoni, a Milano.
Milano Capitale della Cucina Straniera: i 7 RISTORANTI più buoni (secondo Vanity Fair)
#1 Casa Ramen, il tempio della zuppa
Credits: @casaramen IG
Secondo “Gambero Rosso”, è il miglior locale in Italia per il ramen, la tradizionale zuppa giapponese. Ma potrete provare altri piatti tipici, come i bao, dei panini al vapore.
Un ambiente semplice e conviviale alla cui guida c’è un milanese doc, Luca Catalfamo.
#2 MU dimsum, la cucina tradizionale cinese ma con lo stile di Hong Kong
Credits: @mudimsum IG
La cucina del MU, a cavallo tra modernità e memoria, propone ai propri ospiti il meglio della cucina tradizionale cinese, creando un connubio con il futuro. Così, proprio nei loro piatti si può leggere la storia di un popolo che ha saputo rinnovarsi continuamente.
Questa volta, un ambiente raffinato ed elegante, guidato dal noto Chang Liu e apprezzato anche dalla comunità cinese.
#3 Iyo Experience, il primo etnico stellato in Italia
Credits: @iyo__official IG
Inaugurato nel 2007 da Claudio Liu, questo ristorante giapponese ha una forte impronta internazionale: coniuga le tradizioni del Sol Levante con le tecniche occidentali e contemporanee. Una proposta che unisce rigore orientale e creatività europea.
Ma è il 2014 ad aver segnato una data importantissima, un momento storico per la cucina straniera: lo Iyo è stato il primo ristorante giapponese a conquistare una stella Michelin.
#4 Gong, il ponte tra Oriente e Occidente
Credits: @gongmilano IG
Grazie a fantasia e raffinatezza, è uno dei locali più amati a Milano. Qui, Oriente ed Occidente si incontrano e danno vita ad una cucina Oriental Attitude.
Un ambiente elegante, in cui si può intraprendere un viaggio nella cucina orientale, immergendosi in passato e futuro, in tradizione ed innovazione.
#5 El Porteno, la vera Argentina da gustare
Credits: @elportenoarena IG
È la migliore espressione della cucina argentina in Italia. Grigliate di manzo, maiale e vitello preparate con cura, altri tipici piatti argentini come le empanadas o il pollo en escabeche. Ma anche l’attenzione ai vegetariani è davvero alta.
Insomma, un ristorante per tutti che vanta anche una cantina di vini di alto livello.
#6 Cittamani, l’India contemporanea
Credits: @cittamanimilano IG
Mostra l’evoluzione della cucina indiana ai milanesi, con molti piatti da scoprire e quasi tutti preparati dal caratteristico forno in argilla.
È il primo ristorante a Milano di Ritu Dalmia, chef star in India. Con il suo interno moderno ed accogliente, esprime proprio lo spirito colorato dell’India, ma sempre in armonia con l’Italia.
#7 Spica, l’unione di due culture
Credits: @spica_tasteoftheworld IG
Questo ristorante è dedicato alla “cucina in viaggio per il mondo” e ha un doppio cuore. Uno italiano, con la chef Viviana Varese, e uno indiano, con la chef Ritu Dalmia.
Attraverso il menù fusion, il ristorante Spica riesce a creare suggestioni indiane, ma nel design meneghino. Ma ha un altro vanto: le persone del team provengono da tutto il mondo.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
In nessun altro posto in Europa si assicura un controllo così capillare sui movimenti in città. Vediamo lo straordinario sistema introdotto a Venezia.
La TIME MACHINE di VENEZIA: una innovazione unica in Europa
# Venezia Smart City: il punto di partenza
Uno dei miei primi ricordi di Venezia risale a metà anni ’90. Mi trovavo a bordo di un autobus di linea che da Mestre porta a Venezia. Il percorso, per chi non è del posto, dura più o meno una quindicina di minuti e la sua gran parte è costituita dall’attraversamento del Ponte della Libertà.
Credits: lucio_bardelle – Atterraggio a Venezia: il Ponte della Libertà in primo piano
Il Ponte, lungo poco meno di quattro chilometri, collega il lembo di Italia che si affaccia alla laguna veneta (la “Terraferma veneziana”) alla città vera e propria di Venezia.
E’ proprio lì che giace il mio ricordo: la prima volta in vita mia, in cui vidi transitare su di un ponte, contemporaneamente, automobili, moto, biciclette, pattini a rotelle, barche, autobus, treni e aerei. Questi ultimi, perpendicolari a tutti gli altri, in quanto, proprio sopra il ponte, è tracciato il sentiero principale di atterraggio verso l’aeroporto Marco Polo.
In quel preciso istante mi sono chiesto: “ma come si farà a gestire tutto questo traffico? Dove andrà tutta questa gente? Come si fa a sapere quanta gente c’è a Venezia?”
A distanza di venticinque anni, più precisamente nello scorso mese di settembre 2020, per rispondere a queste domande, è nata proprio a Venezia, la Smart Control Room, la più moderna centrale operativa d’Europa, completamente digitale.
# Venezia Smart City: il punto d’arrivo
Credits: @luigibrugnaro (INSTG) – La Smart Control Room di Venezia
La prima Smart City d’Italia nasce dalla collaborazione tra Tim, Olivetti, il Comune di Venezia e Venis SpA.
Si tratta di una torre di controllo, situata nell’Isola del Tronchetto, nella quale confluisce, in tempo reale, un’imponente quantità di dati, comprese le previsioni meteo e le allerte per l’acqua alta (fondamentali per i veneziani).
Il progetto è stato finanziato in parte con fondi europei e in parte con risorse del Comune – precisa il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro – e rientra in un piano generale di quasi 20 milioni di euro che questa Amministrazione sta utilizzando per per dare nuova funzionalità ad una zona strategica della città. Si tratta di una infrastruttura che sarà alla base del controllo di accesso, fondamentale per il controllo dei flussi turistici”.
# Venezia Smart City: a che cosa serve?
Centinaia di sensori, telecamere, antenne e celle telefoniche sono state messe in rete per raccogliere dati e video. Questi, grazie all’adozione di tecnologie avanzate (intelligenza artificiale, sensori per l’Internet of Things, cloud computing, piattaforme per l’analisi dei dati e connettività 5G), vengono analizzati ed elaborati, e le informazioni trasmesse a chi deve prendere le decisioni.
Azienda Veneziana della Mobilità, Centro Maree, Comune di Venezia, Polizia Locale, Protezione Civile, Venezia informatica e sistemi (Venis) e Veritas. Una trentina di operatori si alternano per presidiare e monitorare i vari flussi. Ogni team, per le proprie competenze, contribuisce ad ottimizzare i servizi pubblici e a progettare nuovi servizi per i cittadini. Tutto ciò, garantendo il pieno rispetto della privacy.
Dalla centrale si può attivare in tempo reale l’intervento delle forze dell’ordine oppure riprogrammare i semafori e deviare il traffico, in caso di incidenti o ingorghi.
Ovviamente, il discorso vale anche per il traffico in Laguna: metà dei sensori sono collocati lungo le vie d’acqua. Un programma di intelligenza artificiale (uno dei 7 algoritmi di Ai che supportano la Smart Control Room) riconosce il tipo di imbarcazione — taxi, gondola o motoscafo — e gestisce i flussi indicando direzioni e limiti di velocità. Inoltre, riesce a sapere quanti mezzi su acqua, su ruota o su rotaia (bus, treni, tram) sono in movimento.
Lo stesso vale per il traffico pedonale, tenuto sotto controllo anche grazie alle celle telefoniche, utili ad individuare anche eventuali assembramenti. Si possono avere statistiche istantanee su quanti turisti (divisi per provenienza o nazionalità) e quanti residenti stanno transitando sul territorio.
# 2021: Carnevale Smart
Nel mese di Febbraio 2020, l’arrivo del Covid-19 in Italia ha imposto l’annullamento di tutte le attività legate al Carnevale, non risparmiando Venezia.
Credits: venice.carnival (INSTG) – Carnevale di Venezia 2021
Quest’anno, a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria in corso, l’edizione del Carnevale rimarrà nella storia: l’edizione è stata organizzata in maniera completamente digitale, con sfilate di maschere e rappresentazioni teatrali trasmesse in streaming. Ciò nonostante, la raccolta di dati nel centro storico ha dato degli inaspettati segnali di ripresa del turismo. Ovviamente, con numeri ben lontani da quelli a cui si era abituati prima della pandemia.
Il «battito cardiaco di Venezia» – così lo definisce l’assessore al Turismo Simone Venturini, analizzando i dati dell’ultima settimana del Carnevale Veneziano (11-16 febbraio 2021). Numeri che non si vedevano dall’estate scorsa: 155 mila nel ponte lungo di festa, più lunedì e martedì (40 mila arrivi ciascuno) che nel weekend (37 mila). Numeri che una volta si facevano in una sola giornata, ma che soffocavano i residenti e compromettevano la città. «Ma che dimostrano come la città sia attrattiva nonostante non ci siano stati eventi e i musei erano chiusi», dice Venturini.
Molti veneti, la stragrande maggioranza dei presenti, ma anche stranieri: tra i 2.200 di sabato e domenica e i 1.900 dei due giorni successivi. Sono arrivati in particolare da Francia, Germania e Gran Bretagna. C’erano svizzeri, spagnoli, greci, ma anche cinesi, americani e russi. Assalto a Piazza San Marco? Sicuramente a Rialto, considerando che (nelle due direzioni) tra sabato e domenica, sono passate 250 mila persone.
Flussi, arrivi, ingorghi, provenienze, ma anche future destinazioni. Non ci sono più gli steward che contano gli accessi in piazza San Marco, sul ponte dell’Accademia o in Strada Nuova. Al loro posto, ci sono i sensori installati , le 450 telecamere sparse sul territorio e i dati che arrivano dalle celle telefoniche.
# The Time Machine
La “fotografia” di questi numeri è scattata e aggiornata in tempo reale grazie alla “The Time Machine” (la macchina del tempo). Così la chiamano gli addetti ai lavori al Tronchetto. E’ stata infatti quella di Carnevale la prima vera prova ufficiale sul campo della Smart Control Room, anche se il sistema era attivo in via sperimentale anche prima.
Il sistema ha capacità infinite e varie implementazioni di utilizzo sono già al vaglio: «È l’infrastruttura base e il presupposto per innestare la gestione dei flussi — dice l’assessore al Turismo — nel secondo semestre dell’anno cominceremo a preparare tutto il sistema per il contributo d’accesso, avvertiremo categorie, tour operator, stakeholder. Ma senza un sistema come quello della smart control room non sarebbe possibile farlo».
Il progetto “Smart Control Room” è risultato vincitore della categoriaAgende Digitali degli Enti Locali deiPremi Agenda Digitale 2020.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il Sindaco di Vallefoglia Palmiro Ucchielli ha ottenuto il via libera della giunta marchigiana per la redazione di uno studio di fattibilità dell’infrastruttura. Quali sono i benefici che porterebbe al territorio se l’opera venisse realizzata?
Una METRO CIRCLE LINE di SUPERFICIE nelle MARCHE: perché non a Milano?
# Una circle line che colleghi Pesaro a Vallefoglia-Montecchio
Tracciato possibile metropolitana di superficie Marche
La Regione Marche avrà una metropolitana di superficie circolare? Ci crede il sindaco di Vallefoglia Palmiro Ucchielli che ha dopo poco ricevuto il via libera dalla giunta marchigiana per la redazione di uno studio di fattibilitàdi un un’opera che dovrebbe collegare: Pesaro, Fano, Fossombrone, Urbino, Vallefoglia-Montecchio. In Senato è stata invece approvata una mozione che al momento esclude il Comune di Vallefoglia. Le dichiarazioni del sindaco a riguardo: “Un anello che racchiude l’ottanta per cento dell’ economia delle due vallate. Bisogna capire se questo progetto può rientrare nell’ambito del recovery […] “.
# La nuova infrastruttura avrebbe un bacino di 250.000 abitanti e 40.000 imprese e potrebbe trasportare anche merci
Credits: vivereurbino.it
La metropolitana di superficie metterebbe in connessione i comuni di un’area che conta 250.000 abitanti e 40.000 imprese, contribuirebbe a ridurre il traffico stradale e il numero di incidenti stradali e potrebbe trasportare sia persone che merci. Le conclusioni finali del sindaco del comune marchigiano: “La nuova metropolitana collegherebbe le due vallate [..]. In tutto 250mila abitanti per 40mila imprese che meritano di essere in rete. La metropolitana potrebbe trasportare persone ma anche merci, limitando il traffico e prevenendo gli incidenti stradali“.
Se anche nelle Marche si sta ipotizzando di realizzare questo tipo di infrastruttura, perché a Milano nessuna amministrazione è arrivata a immaginarla ad esempio sul tracciato della circolare 90-91, al posto della pseudo circle-line sulla linea S9 o che affianchi il percorso delle tangenziali?
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dopo più di un anno dall’inizio della diffusione del Covid-19, è ormai chiaro che tutti i Paesi hanno adottato, e stanno tutt’ora adottando, politiche ben diverse. Per capire quali, alla prova dei fatti, abbiano funzionato meglio, il Lowy Institute di Sidney ha analizzato 98 paesi e, in base a sei criteri, ha stilato una graduatoria. Quali sono quindi i Paesi che hanno risposto meglio alla pandemia? E in che posizione si trova l’Italia?
Covid: quale Paese ha REAGITO meglio? Ecco la classifica del Lowy Institute
# Con quali criteri è stata stilata la classifica?
credits: fanpage.it
Innanzitutto, cerchiamo di chiarire quali sono stati i criteri e le modalità che hanno guidato la ricerca. Gli studiosi hanno analizzato un periodo che copre 36 settimane, vale a dire poco più di otto mesi, utilizzando i dati forniti dagli stessi Paesi fino al 9 gennaio 2021.
Ogni quattordici giorni sono state calcolate le medie mobili sulla base di sei indicatori, tra cui: casi confermati per milione di persone, morti confermate causa Covid, test effettuati per mille abitanti e casi confermati in proporzione ai test. Da questi dati sono stati elaborati dei punteggi da 0, rendimento peggiore, a 100, rendimento migliore, ed è quindi stata stilata la classifica.
# I primi della classe: la top ten dei Paesi che hanno risposto meglio al Covid
credits: informareonline.com
Il primo posto va alla Nuova Zelanda, che si aggiudica quindi il titolo di Paese che, a livello mondiale, ha risposto meglio alla pandemia. Si è infatti distinta per aver prontamente adottato fin da subito misure drastiche contro la diffusione del virus e già da diverso tempo si dichiara Covid free. Sul podio troviamo poi Vietnam e Taiwan, dove il tracciamento capillare e la chiusura tempestiva dei confini sono risultati essenziali nel contenimento dei contagi. Nella top ten troviamo poi Thailandia, Cipro, Rwanda, Islanda, Australia, Lettonia e Sri Lanka.
In generale, come hanno affermato i ricercatori del Lowy Institute, bisogna considerare che i Paesi con popolazioni più contenute, istituzioni capaci e società coese hanno sicuramente un vantaggio nell’affrontare un’importante crisi come quella pandemica.
# Italia ed Europa: la seconda ondata ha stoppato il miglioramento
credits: fanpage.it
E l’Italia come si classifica? Il Belpaese si trova al 59esimo posto, poco sotto la Germania, 55esima, ma più in alto di Francia e Spagna, rispettivamente al 73esimo e 78esimo posto.
Gli esperti hanno sottolineato come, nonostante il virus sia partito dai paesi asiatici, in Europa e negli Stati Uniti si sia rapidamente diffuso. I Paesi europei hanno però saputo reagire, registrando il più grande miglioramento di qualsiasi altra regione, fino all’arrivo della tanto discussa seconda ondata, che li ha travolti nuovamente negli ultimi mesi del 2020. Al contrario, la diffusione non ha mai rallentato in America, che si aggiudica il triste titolo di continente più colpito dal virus a livello globale.
# I Paesi ultimi in classifica e quelli “squalificati”
credits: lastampa.it
Ed eccoci arrivati agli ultimi della lista, quelli che in questa dura corsa contro il Covid hanno perso, soprattutto in termini di vite umane.
In ultima posizione troviamo il Brasile, uno dei Paesi più colpiti in assoluto, che tutt’oggi si trova a dover fronteggiare una fortissima incidenza di contagi, specie in alcune aree, a causa delle scarse misure di contrasto prese dal Governo. Risalendo la classifica ci sono poi Messico, Colombia, Iran, Stati Uniti e Bolivia.
È importante infine sottolineare come la Cina, nonostante sia stato il primo Paese colpito dal virus, non rientri in classifica a causa della mancata pubblicazione di dati.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La pandemia Covid-19 ha portato con sé l’inconveniente delle lauree online.
Laurearsi in ciabatte da soli davanti ad un computer, con l’unico scopo di sentirsi dire “Signorina la dichiaro dottoressa” dopo anni di studio, lo vediamo tutti che è un problema.
A questa presentazione poco invitante si aggiungono poi tutti gli inconvenienti che potrebbero succedere in quei fatidici dieci minuti: il gatto che vuole salire in braccio, la corrente che salta, il Wifi che va lento, per non parlare dell’audio che va a scatti con il risultato di essere proclamata “Sig i na la di aro dott essa“.
Eppure nessuno sembra voler proporre delle soluzioni alternative che permettano agli studenti di festeggiare anche solo in piccolo il loro grande traguardo.
Nessuno, o forse quasi, perchè Rho la soluzione l’ha trovata.
Basta alla LAUREE in giacca e ciabatte: dall’hinterland un’idea per il Comune di Milano
# Rho dà il via alle “lauree in comune”
Il piccolo comune italiano apre le porte del Palazzo Comunale per tutti i suoi laureandi, che potranno utilizzare gratuitamente una sala per la discussione a distanza della tesi.
Se già avere una sala a disposizione sembra una grandissima conquista, grazie alle grandi dimensioni di questo spazio il quasi dottore potrà avere con sé fino ad 8 persone.
L’iniziativa, che sarà valida per tutto il periodo di emergenza sanitaria, è stata approvata dalla Giunta Comunale il 23 febbraio.
A proporla, l’assessora alla Cultura, Valentina Giro, che dice: “Abbiamo accolto le sollecitazioni dei consiglieri comunali per offrire la possibilità ai giovani di vivere il momento della laurea in un contesto istituzionale, in particolare per chi può avere problemi di spazio o di connessione a casa”.
# Dalla cucina di casa alla sala riunioni
Credit: mi-lorenteggio.com
Lo spazio individuato per il grande momento è la sala riunioni al secondo piano del Palazzo comunale in piazza Visconti 23.
Questa sala sarà a disposizione dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e il martedì e il giovedì dalle 14 alle 18 e l’utilizzo è gratuito.
Bisogna inviare la richiesta almeno 10 giorni prima della cerimonia alla mail cultura@comune.rho.mi.it (modulo da compilare e documenti richiesti sul sito del Comune di Rho).
Oltre ad essere un ambiente più solenne e adatto ad un momento così importante, la sala del palazzo comunale è anche attrezzata con videoproiettore per il collegamento da remoto, limitando così tutti gli inconvenienti che possono accadere nell’ambiente casalingo.
# Un’idea per Milano
Quella di Rho è una grandissima idea e una dimostrazione di come un comune si metta a disposizione dei propri cittadini trovando soluzioni facili e veloci.
La stessa idea potrebbe essere messa in atto da moltissime altre città, che sia un’idea per Milano?
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Oggi, Piazzale Piola si presenta come una grande rotatoria con un’aiuola centrale allestita come se fosse un piccolo giardino.
Ma, essendo un punto di incontro di ben 7 strade, raggiungerlo non è poi così facile. Poi, diciamocelo chiaramente, un giardino, per essere considerato tale, dovrebbe essere più rigoglioso e curato.
Ma la sua veste sta per cambiare e il giardino Teresa Pomodoro rifiorirà.
Una nuova VESTE per PIAZZA PIOLA: diventerà un piccolo giardino GIAPPONESE con ciliegi in fiore e panchine rosa
# 21 ciliegi, 11 panchine in granito rosa e un percorso pedonale agibile. Ecco come sarà la nuova piazza Piola
Credits: blog.urbanfile.org
Nel giardino dedicato a Teresa Pomodoro, in piazza Piola, sono in arrivo ben 21 ciliegi. Ma non solo: saranno intervallati da 11 panchine in granito rosa e, finalmente, sarà realizzato un agibile percorso pedonale a forma di goccia, in grado di rievocare la leggerezza dell’acqua.
Un progetto che deve tanto all’intervento di riqualificazione promosso da Spazio Teatro No’hma Teresa Pomodoro.
# Le sculture di Kengiro Azuma creeranno un teatro a cielo aperto
Credits: temizen.zenworld.eu
Ma il progetto sarà completato solo dopo la posa di un monumento composto da 5 gradoni cilindrici di diverse altezze. Ma la particolarità deriva dalle sculture che saranno poste sopra di essi.
Si tratta di due opere, entrambe dello scultore giapponese Kengiro Azuma. Una, “Colloquio”, sarà una scultura formata da due rospi di bronzo. L’altra, “Mu-765 Goccia”, sarà collocata al centro del giardino e riprenderà il concetto di leggerezza, ma creando un contrasto tra il materiale utilizzato, pesante e statico, e l’elemento fluido, rappresentato appunto dall’acqua.
Ciò che si creerà sarà una sorta di scenografia teatrale che riuscirà a rappresentare un teatro a cielo aperto e che richiamerà il valore della poesia, del teatro e del dialogo.
# Una riqualificazione che comprende anche i vialetti d’accesso
Credits: Antonella Bruzzese FB
Ma non è finita qui: saranno riqualificati anche i vialetti d’accesso.
Infatti, dal passaggio pedonale di via Pacini si potrà finalmente raggiungere il monumento. Questo, grazie ad una nuova pavimentazione larga 4 metri proprio in direzione del teatro. Un elemento che, senz’altro, vuole mettere in scena la “conversazione infinita” tra Teresa Pomodoro e lo sculture giapponese.
# Milano avrà una piazza-giardino che crea un forte legame tra ambiente, spazio pubblico e cultura
Credits: Antonella Bruzzese FB
Per questo progetto che “crea un legame tra ambiente, spazio pubblico e cultura, nel ricordo di una grande artista milanese”, Maran ci tiene a ringraziare sia Livia Pomodoro che lo Spazio Teatro No’hma. Infatti, secondo l’assessore al Verde milanese, il loro intervento, così importante per tutto il quartiere, “si inserisce nella strategia di valorizzazione delle piazze della città“.
Quindi, un giardino che verrà restituito ai suoi cittadini e, per Livia Pomodoro, sorella di Teresa, la sua “nuova veste e dimensione” sarà come “uno spazio libero, proprio come lo spirito che da sempre anima l’attività del Teatro No’hma”.
# L’inaugurazione sarà in primavera, quando i ciliegi saranno in fiore
Credits: Antonella Bruzzese FB
Un dono per la città di Milano realizzato nell’ambito di una convenzione di “Adozione del verde” in collaborazione tra pubblico e privato e che renderà davvero piazza Piola una “piazza-giardino” di qualità. Sarà finalmente possibile passeggiare, rilassarsi, ammirare le sculture e la fioritura dei ciliegi.
Caso vuole, che la fine dei lavori è programmata per questa primavera. Proprio quando i ciliegi saranno in fiore.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’idrogeno sarà, insieme all’elettricità, la soluzione ecologica della mobilità.
La nuova FRONTIERA per Milano: la METROTRANVIA ad IDROGENO?
Mentre le batterie permetteranno il passaggio dai motori termici a quelli elettrici per le auto, con conseguente annullamento dell’inquinamento, soprattutto in città, per i grandi mezzi di trasporto, non basteranno i kwh delle batterie, ma si richiederà molto di più.
Il di più lo fornirà l’idrogeno che, per combustione con l’ossigeno, genera energia ed acqua come prodotto residuo della combustione. Sarà impiegato per i grandi mezzi, TIR, treni e navi che possono sopportare il peso dei serbatoi di idrogeno ad alta pressione e delle celle a combustibile per la reazione. Ma a che punto siamo con l’utilizzo di questo combustibile pulito?
Idrogeno in Italia: TIR e treni
Treno all’idrogeno. Credits: radiolombardia.it
Da circa 18 mesi circolano in Italia 12 TIR a idrogeno con 1000 km di autonomia.
Le Ferrovie Nord Milano hanno ordinato ben 14 treni ad idrogeno alla Alstom che saranno consegnati nel 2023, basandosi sull’esperienza di un treno che da circa un anno circola in Germania con 600 km di autonomia.
La prima metrotranvia alimentata ad idrogeno da Cologno a Vimercate?
Da innumerevole tempo si discute del prolungamento della metropolitana da Cologno a Vimercate, senza successo perché l’analisi dei costi/benefici è negativa.
E allora perché non pensare ad una metrotranvia che corra in superficie su sede propria alimentata ad idrogeno?
L’eliminazione della linea aerea di contatto ripaga l’acquisto dei treni necessari alla tratta.
La tecnologia disponibile è sicura, il tempo di ricarica dei serbatoi è di circa 15 minuti per una percorrenza di almeno 400 km, i tempi di esecuzione dell’opera sono ridotti rispetto ad una soluzione tradizionale.
Come risolvere il punto critico: la produzione di idrogeno
Milano è una città che non ha paura del nuovo e questo è il momento di investire in una modalità avanzata di trasporto.
Certo, rimane il problema della produzione di idrogeno. Ora, l’idrogeno, detto grigio, è ottenuto dal metano o idrocarburi con il difetto di generare anidride carbonica in rapporto 10:1. 10 tonnellate di anidride carbonica per 1 tonnellata di idrogeno.
Ma l’idrogeno può essere prodotto per elettrolisi dell’acqua, detto blu, benché a costi elevati, 45 kwh per 1 kg di idrogeno: 1 kg di gasolio vale circa 13 kwh.
L’espandersi delle energie rinnovabili, in particolare l’energia eolica o quella idraulica, comportano un eccesso di produzione di notte, causa i bassi consumi.
Appunto, l’eccesso può essere impiegato per l’elettrolisi per la produzione di idrogeno.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dalla Porziuncola di Santa Maria degli Angeli alla Casetta Verde di Milano: l’effetto matrioska dei palazzi d’Italia. Chi per motivi storici e chi per mancati accordi. Di cosa stiamo parlando?
La CASETTA nel GRATTACIELO
# Lo storico precedente: la Porziuncola, la “Chiesa nella Chiesa”
Credits: avvenire.it
La piccola chiesa di Porziuncola è situata all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli, ad Assisi. Conosciuta in tutto il mondo per essere stata la chiesa in cui San Francescocomprese la sua vocazione, accolse Santa Chiara e i primi frati francescani e dove ricevette il Perdono di Assisi. La particolarità di questa chiesa, tralasciando i motivi storici e religiosi, è il fatto che si trovi all’interno di un’altra chiesa, più precisamente di una Basilica che fu costruita successivamente. Infatti se la chiesa di Porziuncola risale al 1200, la Basilica di Santa Maria degli Angeli è stata costruita negli anni che vanno dal 1569 al 1679.
Questo precedente storico celebre in tutto il mondo è il riferimento più alto per passare a questa bizzarra storia della Milano dei nostri giorni.
# La Casetta Verde di via Bellani: anche Milano ha la sua Porziuncola
Credits: regione.lombardia.it
Non si tratta di una chiesa in una chiesa, bensì di una casa rimasta intrappolata in un grattacielo. Stiamo parlando della Casetta Verde di via Bellani, inglobata nel grattacielo della Regione Lombardia. Sono 14 i condomini residenti all’interno di questa costruzione che tutt’a un tratto si ritrovò stretta su tre lati dalle braccia dell’incombente Palazzo Lombardia. In realtà si fece di tutto per fare mandare via i condomini, lasciando spazio così al grattacielo: inizialmente venne proposta una valutazione di 4500 euro al metro quadro, poi una permuta con appartamenti di pari superficie e nella stessa zona. Ma le famiglie rifiutarono l’offerta, affezionati alla loro abitazione.
# Conflitti e risoluzioni tra cittadini e regione. La casa verde non molla
Credits: ilcinemadelcarbone.it
«Ormai siamo abituati a essere circondati da queste propaggini del grattacielo. Non vedo più il tramonto, la Grigna o il Resegone ma i vetri di fronte riflettono il sole, le nuvole, la nostra casa. C’è uno spiraglio su Porta Nuova. I danni al cortile ancora non ce li hanno sistemati. Solo adesso abbiamo trovato l’accordo» è ciò che afferma Milena Porcari, una dei condomini del palazzo verde. Dal periodo della costruzione del grattacielo alle conseguenze successive come il calcare nelle tubature o i danni al cortile. Sono numerosi i problemi causati dall’enorme costruzione attorno alla casetta verde ma ciononostante si è sempre provato a trovare un punto d’incontro come nel caso della concessione del diritto di passo. Tale diritto consente ai residenti di raggiungere la propria abitazione attraversando il suolo di proprietà della regione.
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Il giornale inglese theguardian ha pubblicato un articolo che riprende le tappe più importanti affrontate dal nostro paese durante la pandemia e il cambiamento che ha affrontato. Vediamolo insieme nella traduzione di alcuni estratti.
Gli inglesi: “In un anno l’ITALIA è diventata un paese più sobrio e forse più TRISTE” (The Guardian)
Questo fine settimana segna esattamente un anno dal primo, provvisorio blocco in Italia. Le chiusure erano solo in alcune regioni (come Lombardia ed Emilia-Romagna), e in settori specifici (come le scuole), ma le misure drastiche hanno scioccato il mondo.
Il paese aveva registrato solo 152 casi e tre decessi per Covid-19, quindi sembrava tutto una reazione eccessiva.
Ma ogni giorno che passava, le chiusure diventavano più draconiane. Entro il 4 marzo 2020 tutte le scuole in Italia erano chiuse; una settimana dopo l’intero paese è stato completamente bloccato.
La maggior parte degli altri paesi stava ancora festeggiando in un momento in cui eravamo prigionieri nelle nostre case, guardando le scene di un film apocalittico al telegiornale: medici in tute ignifughe, reparti ospedalieri pieni di cappe di ossigeno e obitori così pieni di bare che è dovuto intervenire l’esercito.
Presto abbiamo assistito a quasi 1.000 morti al giorno. Persino i giornali locali avevano pagina dopo pagina di necrologi.
# Il Cielo è sempre più Blu
Credit: it.finance.yahoo.com
Mentre altri paesi erano scettici nel seguire le linee guida, l’Italia aveva chiarezza legislativa e aderenza sociale.
In quelle prime spaventose settimane, ci fu un’esuberante ribellione quando i sobborghi iniziarono a cantare insieme, ogni famiglia si univa dalle proprie finestre e balconi.
Nonostante il dolore, stava accadendo qualcosa di straordinario: c’erano banchi di pesci nei puliti canali veneziani e delfini dal naso a bottiglia che balzavano intorno ai porti inattivi. Lepri e cervi passeggiavano nei parchi pubblici e nei campi da golf e germani reali apparvero in Piazza di Spagna a Roma.
Mentre l’aria notoriamente inquinata della pianura padana si schiariva, cantavamo spesso Il Cielo è sempre più blu di Rino Gaetano.
È stato un periodo che ha cambiato non solo il modo in cui gli estranei percepivano l’Italia, ma anche il modo in cui gli italiani si vedevano. Sono spesso stereotipati (da loro stessi quanto dagli stranieri) come una nazione di ribelli, desiderosi di aggirare il bene pubblico per guadagno privato.
Ma per tutta quella primavera il paese fu ordinato e obbediente. “Abbiamo imparato a fare la fila”, ha scherzato mia moglie italiana.
Mentre altri paesi erano apatici nell’applicazione o nel seguire le linee guida, l’Italia aveva, nel complesso, chiarezza legislativa e aderenza sociale.
# “Se il mio unico reddito dipendesse da questo ristorante, mi sparerei”
Mi sembrava che ci fosse una cupa dignità nel paese, un po’ come un buon funerale che accompagna un grande dolore. Mentre Bergamo diventava il centro della crisi, la sua squadra di calcio, l’Atalanta, abbagliava nelle fasi finali della Champions League: si sentiva, in breve, come se la sofferenza del Paese potesse avere, almeno, una storia di riscatto sportivo.
Ovviamente non fu così. Mentre la primavera si trascinava e abbiamo superato 10.000 morti alla fine di marzo, poi 20.000 (metà aprile) e 30.000 (inizio maggio), l’umore è cambiato.
La strana euforia era scomparsa e lo slogan “Andrà tutto bene” appeso alle lenzuola di molti balconi sembrava insulso, se non offensivo.
L’economia italiana – così dipendente dal settore più colpito dalla crisi Covid: l’ospitalità – era in ginocchio. “Se il mio unico reddito dipendesse da questo ristorante”, dice il mio amico Luca senza mezzi termini, “mi sparerei”.
Purtroppo, molti lo hanno fatto. A metà maggio almeno 14 uomini d’affari si erano tolti la vita a causa della catastrofe economica. A settembre quella cifra era salita a 71.
Dietro quelle tragedie ce ne erano molte altre: fallimenti, divorzi e violenza domestica.La disoccupazione è ora al 9%, con la disoccupazione giovanile al 30%. All’interno di queste cifre nette c’è uno squilibrio di genere sorprendente: delle 444.000 persone che hanno perso il lavoro nel 2020, 312.000 (o il 70%) erano donne.
Tra le statistiche, a volte sono solo le singole storie che ti rimangono: come il ristoratore di successo a Firenze, Luca Vanni, che si è tolto la vita, o Adriano Urso, il famoso pianista jazz costretto a reinventarsi come fattorino e morto a 41 anni per un infarto mentre cercava di far ripartire la sua antica Fiat.
# Il nuovo welfare: mafia & volontariato
Ci sono state due conseguenze evidenti di questa sofferenza economica. Come spesso accade quando lo Stato italiano sembra colto alla sprovvista in una crisi, lacriminalità organizzata è intervenuta. I mafiosi hanno distribuito pacchi alimentari nelle periferie disagiate, sospeso i pagamenti per la protezione e offerto prestiti in contanti immediati. Questo “welfare mafioso” è un’affermazione strategica di superiorità rispetto allo Stato, un mezzo per creare consenso, controllo e indebitamento, letterale e metaforico.
La mafia sta acquistando anche aziende in difficoltà: 43.688 aziende italiane sono passate di mano tra aprile e settembre 2020: non tutte sono passate in proprietà criminale, ma – a causa dell’elevato numero di nuovi proprietari che scelgono l’anonimato attraverso soluzioni offshore e trust opachi – si ritiene che molti l’abbiano fatto.
Ma c’è stato anche un aumento della genuina solidarietà. Data una crescente consapevolezza della vulnerabilità dei più deboli nella società, sono state create associazioni di volontariato, enti di beneficenza e banchi alimentari informali per proteggerli.
A Brescia, una delle città più colpite da Covid, un italo-palestinese, Yas, ha creato Cibo Per Tutti, che distribuisce fino a 450 pacchi di cibo a settimana. È un’esperienza che ha cambiato il tessuto sociale della città. “Il virus ci stava isolando”, dice una donna, “e c’era un bisogno, un bisogno fisico, di essere una comunità. Il cibo è diventato un modo fondamentale per farlo “.
# Pochi nati, molti morti, economia nel dramma: la speranza in Draghi
Credit: theguardian.com
Ci sono stati altri cambiamenti sottili. Dal 2006 sono emigrati 2,4 milioni di italiani, molti dei quali giovani e altamente qualificati, il che significa che il 9% della popolazione italiana ora vive all’estero. Ma negli ultimi 12 mesi la fuga di cervelli è stata invertita.
Questo cambiamento demografico sta avvenendo anche internamente. Il lavoro a distanza, unito agli incentivi fiscali, ha permesso a molti meridionali di tornare a casa dalle città industriali del nord (è stato chiamato, piuttosto goffamente, “lavoro del sud”).
E poiché tanti italiani hanno seconde case, alcuni hanno deciso di tenere a bada la pandemia in campagna. Tutti questi cambiamenti significano che alcune città e villaggi svuotati vengono, forse solo temporaneamente, ripopolati e rinvigoriti.
Ma il pessimismo riflette forse al meglio una tendenza chiamata “baby-bust”: anche prima della pandemia, l’Italia aveva uno dei tassi di natalità più bassi al mondo, ma a dicembre 2020 – nove mesi dopo il blocco iniziale – le nascite erano in calo del 21,6%. Le nascite complessive per il 2020 sono previste in 408.000, che sarebbe il numero annuo più basso dall’unificazione italiana nel 1861.
Queste cifre sono particolarmente sorprendenti perché il paese è stato fortemente ricordato per la sua popolazione che invecchia: il fatto che circa il 17% del paese abbia più di 70 anni e il 7,2% più di 80 è considerato una delle cause principali dell’alto tasso di mortalità Covid in Italia. In Italia sono morte poco più di 95.000 persone a causa di Covid.
Anche le prospettive economiche rimangono disastrose: nell’ultimo anno il rapporto debito / PIL dell’Italia è salito di 33 punti attestandosi al 160% del PIL.
Il paese ora si sente – e sono aggettivi che potrebbero descrivere il nuovo primo ministro del paese, Mario Draghi, che ha assunto la carica la scorsa settimana – un posto sobrio e serio.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.