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I GRANDI della CULTURA ITALIANA nei SOTTOPASSI del milanese: via al progetto

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Credits: Liceo Artistico Brera - Murales Cologno Monzese

I writer daranno nuova vita ad alcuni sottopassi oggi in condizioni degradate. Ecco quando e dove verranno realizzate le opere d’arte.

I GRANDI della CULTURA ITALIANA nei SOTTOPASSI del milanese: via al progetto

# In 3 anni verranno dipinti i principali sottopassi di Cologno Monzese

Sottopasso Largo Salvo d’Acquisto

Il Comune di Cologno Monzese ha lanciato un concorso per riqualificare i tre sottopassaggi pedonali cittadini, sotto la tangenziale, attraverso la realizzazione di murales. I soggetti scelti saranno i “grandi intellettuali e gli artisti italiani del passato“, ma anche la “natura come fonte di energia rinnovabile“. Il progetto sarà realizzato in 3 anni. Entro la fine del 2021 verrà dipinto il sottopasso di via Ovidio di 45 metri e alto 2,50, nel 2022 quello dello slargo di Salvo D’acquisto di 38 metri per un’altezza di 2,50 e nel 2023 toccherà a quello di via Emilia lungo 51 metri.

# L’obiettivo del concorso è evitare che i muri vengano imbrattati

Credits: Liceo Artistico Brera – Murales Cologno Monzese

L’assessore alla Cultura Dania Perego del comune ha spiegato i motivi dell’iniziativa: “La finalità del concorso è la realizzazione di dipinti sui muri puliti e pronti per essere dipinti così da evitare il loro imbruttimento o imbrattamento. Per questa gara non sono previsti compensi per la realizzazione delle opere se non l’opportunità di essere protagonisti in un percorso artistico di valorizzazione del territorio e del bene comune“. Le candidature dovranno essere presentate dai writer residenti nel comune entro il 16 luglio all’ufficio cultura di Cologno Monzese. Il primo sponsor del progetto è l’azienda Brico io S.p.A. di Milano, con un punto vendita in loco, che donerà del materiale tecnico. 

# L’inizio di un progetto che potrebbe riguardare tutta l’area metropolitana?

E se il progetto si estendesse in tutta la città metropolitana? Sottopassi trasformati in un museo che celebra i grandi della cultura italiana: potrebbe essere un modo per valorizzarli creando un’attrazione suggestiva, unica al mondo. 

 

Fonte: Il Giorno

Continua a leggere con: 38 MURALES nel VILLAGGIO dei FIORI: così MILANO cambierà volto per le OLIMPIADI

FABIO MARCOMIN

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Il progetto di CAMPUS di DESIGN ISPIRATO al GIAPPONE in uno dei luoghi più spettacolari d’Italia

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Credits: Ioana Penescu e Andrei Theodor Ioniţǎ - Aula

L’obiettivo del progetto è valorizzare uno dei simboli più importanti di Modigliana, la sua Rocca. Lo stile richiama quello dello studio giapponese SANAA che a Milano ha realizzato il campus Bocconi. Ecco come potrebbe essere se venisse realizzato.

Il progetto di CAMPUS di DESIGN ISPIRATO al GIAPPONE in uno dei luoghi più spettacolari d’Italia

# Il progetto è un innesto contemporaneo che rispetta la storia della Rocca

Credits: Ioana Penescu e Andrei Theodor Ioniţǎ

L’assessore comunale alle attività culturali di Modigliana, Rosa Grasso, spiega il progetto ‘Un volume etereo per un campus di design ai piedi della Rocca di Modigliana’ elaborato nell’ambito del corso tenuto dalla YAC Academy (Accademia per Giovani Architetti): “Il progetto é uno dei sette prodotti all’interno del corso, è stato sviluppato da due giovani architetti rumeni, Ioana Penescu e Andrei Theodor Ionita, sotto la guida di Francesca Singer dello studio giapponese SANAA, vincitore del premio Pritzker per l’architettura, la più grande onorificenza del settore. Una visione di grande richiamo internazionale, che con delicatezza si inserisce nello spazio della nostra Rocca. I volumi ricordano la leggerezza delle architetture giapponesi, pur ben integrandosi con gli spazi antichi: un innesto contemporaneo rispetto alla storicità del patrimonio con cui si confronta”

# Il campus di design avrà anche funzioni di ospitalità

Credits: Ioana Penescu e Andrei Theodor Ioniţǎ

Un campus di design con funzioni di ospitalità, che si ricollega perfettamente alla storia industriale del nostro Comune.” Gli elementi che caratterizzano i nuovi volumi concepiti dai due studenti Ioana Penescu e Andrei Theodor Ionita sono la trasparenza e l’eleganza, che fanno eco allo stile proprio dello studio di architettura giapponese SANAA. Il manufatto “leggero” e trasparente risponde a un duplice obiettivo: dialogare con sobrietà con il contesto circostante e mantenere un distacco, in termini sia materici che funzionali, tra antico e nuovo.

# Gli spazi della didattica saranno in strutture di acciaio e vetro, il resto delle attività nelle strutture esistenti

Credits: Ioana Penescu e Andrei Theodor Ioniţǎ – Aula

Gli spazi dedicati alla didattica, quali aule, laboratori, gli spazi d’incontro e quelli deputati allo studio, saranno contenuti nei volumi di acciaio e vetro. Tutto il resto, dagli spazi espositivi a quelli dell’accoglienza, fino alla biblioteca e un piccolo dormitorio, verrà creati all’interno dei manufatti esistenti. Il progetto prevede anche una sistemazione paesaggistica degli spazi intorno ai ruderi, con il fine di valorizzare i percorsi, i punti panoramici e, in generale, gli spazi aperti attorno alla Rocca. L’auspicio dell’assessore del comune di Modigliana è che questa visione progettuale possa diventare presto realtà. Rilanciando nel futuro questo angolo di Romagna. 

 

Fonti: Il Resto del Carlino e Professione Architetto

Continua a leggere con: Il CAMPANILE MATRIOSKA: la torre nella torre con la campana da record

FABIO MARCOMIN

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VENETO CITY: sfuma il progetto che doveva rivoluzionare un’intera regione

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Dopo 10 anni dalla sua presentazione, sfuma il progetto Veneto City. Cosa sorgerà ora al suo posto?

VENETO CITY: sfuma il progetto che doveva rivoluzionare un’intera regione

“Colline, canali e alberi per mitigare l’impatto dell’area che darà vita, tra Dolo e Pianiga, a Veneto City. Energie rinnovabili e massimo nove piani di altezza”. Questo in sintesi il progetto originale.

# 2011: l’idea di Veneto City

Erano queste, nell’ormai lontano 2011, le parole con cui veniva presentato l’avveniristico progetto di Veneto City, polo commerciale che sarebbe dovuto nascere in un’area strategica, alle porte di Venezia, dove la A4 si trasforma nel Passante di Mestre, ad Arino di Dolo.

I progetti parlavano molto chiaro: “ricostruire la memoria paesaggistica dell’area tra colline, filari, verde e canali. Tutto si svilupperà verso l’alto. Nessuno scavo. Si alzerà il livello rispetto a quello della viabilità in modo da fare spazio ad aree pedonali e ciclabili, che si coniugheranno con l’area della stazione della metropolitana di superficie (Sfmr) e l’area “ricettiva” con gli alberghi.

Il tutto, dando spazio alle energie rinnovabili, come quella termica, geotermica e solare.

# Una colata di cemento in mezzo alla campagna

«Una colata di cemento in mezzo alla campagna». Così veniva descritto Veneto City. Un intervento in effetti dalle proporzioni gigantesche, nato prima come area industriale, ma trasformato in seguito in quartiere polifunzionale dalla cubatura lievitata in maniera sostanziosa.

Veneto City (alberghi, uffici, sala convegni, fiera, spazi universitari e un centro per le eccellenze regionali dai contorni sempre fumosi) avrebbe dato il via alla costruzione di oltre 502 mila metri quadrati di superficie netta per oltre 1 milione e 700 mila metri cubi disposti tra torri ed edifici a piano terra.

Un polo del terziario rimasto sulla carta.  Crisi, burocrazia, la morte – avvenuta nel 2017, in Crimea, durante una battuta di caccia – dell’ingegnere Luigi Endrizzi, vero promotore del progetto, e infine le difficoltà delle società dentro Veneto City hanno portato i promotori ad alzare bandiera bianca, l’estate scorsa, mettendo per iscritto la volontà di rinunciare al progetto Veneto City così come era stato pensato.

# Aprile 2021: la fine di Veneto City

Infatti, il 7 aprile scorso, la Città metropolitana di Venezia, con un decreto del sindaco Luigi Brugnaro, ha firmato un’ordinanza (preceduta da interventi analoghi dei comuni di Dolo e Pianiga, oltre che della Regione Veneto) che in breve, tramite un ultimo atto da parte della Regione, metterà la pietra tombale sul progetto.

Credits: @venetoeconomia.com – Il progetto Veneto City decade definitivamente

# Cosa ne sarà di Veneto City?

La società proprietaria dell’area in cui sarebbe dovuto sorgere il polo, l’ex Veneto City SpA, riversa in forte crisi finanziaria. Con circa 15 milioni di debiti nei confronti degli istituti di credito, sta trattando per vendere il terreno a “una società di primario standing nazionale interessata all’acquisizione di tutta l’area di proprietà”.

Credits: @opzionezero.org – Veneto City

# La parola alle amministrazioni comunali

Le varie parti interessate hanno reagito in maniera sostanzialmente opposta al verdetto su Veneto City.

Federico Calzavara, sindaco di Pianiga: “Al posto di Veneto City, nasceranno capannoni in stile anni 90 che produrranno un intasamento del traffico su tutta l’area industriale di Arino-Dolo e che ricadrà anche in quella di Pianiga”. Il pensiero di Calzavara prende in considerazione vari aspetti: “La società proprietaria dell’area sta tentando di vendere i terreni. Si parla di capannoni legati alla grande logistica. Si torna al vecchio piano urbanistico degli anni Novanta (1999). Con Veneto City, ad esempio, era previsto l’adeguamento della rete viaria. Ora con lo sviluppo in vecchio stile no. E ne risentirà il territorio comunale di Pianiga»

Sindaco Arch. Federico Calzavara - Comune di Pianiga
Sindaco Arch. Federico Calzavara – Comune di Pianiga

Diametralmente opposta la visione, invece, di Dolo e del Comitato Opzione Zero

Il sindaco pro tempore di Dolo Gian Luigi Naletto, a nome di tutta la giunta, dice che “sulla risoluzione del progetto Veneto City si sono espressi tutti gli enti coinvolti nell’accordo di programma. Ora manca l’ultimo passaggio in Regione per sottoscrivere il verbale congiuntamente. Ad oggi non ci sono altre proposte per le aree coinvolte. Qualsiasi richiesta dovesse arrivare sarà attentamente esaminata”.

Il sindaco pro tempore di Dolo, Gianluigi Naletto

“Gli siamo stati con il fiato sul collo”, dice l’assessore all’Urbanistica di Dolo, Matteo Bellomo, “e abbiamo evitato la realizzazione di un intervento devastante per il territorio anche dal punto di vista dell’impatto economico e sociale”.

Infine, parla Mattia Donadel per il Comitato Opzione Zero, che si è battuto per anni contro il progetto: “I Comuni interessati potrebbero prendere una decisione radicale destinando quell’area a diventare un bosco di pianura accanto all’autostrada. Sarebbe un segnale importante nella direzione di uno sviluppo sostenibile a volte tanto decantato a parole ma non nei fatti e con scelte coraggiose”.

Continua la lettura con: L’edificio in legno più alto d’Italia

LUCIO BARDELLE

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Vivresti in un ATTICO a 300 metri SOTTOTERRA? L’incredibile progetto del GRATTACIELO CAPOVOLTO

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El Zocalo, il grattaterra. Credits: www.teknoring.com/

Mentre nel mondo si fa a gara a chi si spinge più in alto c’è chi pensa all’opposto: sprofondare più giù possibile. Questo il progetto più incredibile nel mondo delle archistar. 

Vivresti in un ATTICO a 300 metri SOTTOTERRA? L’incredibile progetto del GRATTACIELO CAPOVOLTO

Il progetto: un grattacielo a testa in giù per Città del Messico

Credits: http://www.futurix.it/

Invertire i canoni costruttivi e conquistare il centro della terra anziché il cielo. E’ la filosofia che ha guidato uno staff di architetti messicani che hanno così immaginato una costruzione nel centro di Città del Messico. Invece di cambiare l’aspetto di un quartiere dominato da costruzioni prevalentemente basse inserendo nel contesto una costruzione di centinaia di metri di altezza gli architetto messicani hanno progettato una struttura che si inserisce nel sottosuolo fino a trecento metri di profondità.

I primi piani della Piramide Rovesciata: il Museo del Messico. Poi si scende con giardini pensili

Partendo dal livello del suolo i primi 10 piani saranno occupati da un museo dedicato alla storia del Messico partendo dalle origini precolombiane, scendendo invece ci saranno spazi commerciale e abitatiti, abbelliti da giardini pensili.
La costruzione avrà una forma piramidale rovesciata, vuota al centro e collegata tra i suoi lati con alcuni ponti, con la pavimentazione in vetro in modo da rendere spettacolare il loro attraversamento.

Il “grattaterra”, il primo Earthscraper del mondo

Credits: homify.it

BNKR Arquitectura ha quindi progettato all’interno di El Zocalo, questo il suo nome, un quadrato di 240 metri per lato (attorniato da una cattedrale, il Municipio e il Palazzo Nazionale) il primo Earthscraper al mondo. In perfetta armonia con la ecocompatibilità che è d’obbligo per qualunque nuova costruzione il nuovo “grattaterra” potrà godere di molta luce naturale che arriva direttamente dalla pavimentazione del livello terra, completamente trasparente, e di sistemi innovativi di ventilazione. Per non farsi mancare nulla all’interno del nuovo edificio sarà posizionata una stazione metropolitana così da rendere ancora più efficiente la vita all’interno della costruzione.

Ma la vera domanda è: il progetto verrà mai realizzato?

Fonti: futurix.it, teknoring.com

Continua con: L’attico con fontana panoramica su Milano 

ROBERTO BINAGHI

Leggi anche: Produzione industriale, la Cina non sarà più la “fabbrica del mondo”

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🛑 FRECCIAROSSA: il progetto per RADDOPPIARE i TRENI da Milano per l’Umbria

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Copyright 2018 Francesco Bastianelli fotografo

La Regione Umbria spinge per far partire la sperimentazione entro l’anno. L’obiettivo è aggiungere un’altra corsa andata e ritorno. Ecco il progetto.

FRECCIAROSSA: il progetto per RADDOPPIARE i TRENI da Milano per l’Umbria

# Rinnovata la richiesta a Fs da parte della Regione Umbria per il raddoppio dei treni da e verso Milano

Credits: trenitalia.it – Milano-Perugia

Il presidente della Regione Umbria Donatella Tesei ha chiesto di nuovo a Fs di firmare il contratto per raddoppiare, in via sperimentale almeno per 4 mesi, le corse del Frecciarossa tra Milano e la regione da lei amministrata. Dopo lo stop imposto nel 2020 a causa della pandemia, era stata solo ricontrattata la proroga di 12 mesi del servizio già in essere con un ribasso da 1,6 milioni a 900.000 euro in base agli accordi iniziali, grazie all’aumento dei passeggeri nel biennio di operatività, all’efficientamento del turno del personale, alla riduzione dei costi della ristorazione e del pedaggio per l’accesso all’infrastruttura. Tra le fermate aggiunte al percorso quella di Terontola, utile ai cittadini umbri che risiedono nella zona del Lago Trasimeno, ma anche da alcuni enti locali toscani in quanto più facilmente raggiungibile rispetto ad Arezzo.

# La programmazione aggiuntiva prevede un viaggio verso Milano a metà mattina e uno verso Perugia nel primo pomeriggio

Credits: quattrocolonne-news.it – Frecciarossa

Nel progetto originale presentato dagli uffici regionali nel 2020 era stata definita la nuova tabella oraria. Oltre al viaggio di andata già in essere delle 5:24 con arrivo a Milano alle 9:30, la corsa aggiuntiva prevedeva la partenza da Fontivegge alle 8:40 e arrivo a Milano alle 12:45. Per il viaggio di ritorno, invece, oltre al previsto Milano-Perugia con partenza alle 18:30 e arrivo alle 22:30, si dovrebbe aggiungere il Frecciarossa 14:00-18:00. Il periodo di partenza della sperimentazione era stato individuato in giugno-ottobre, ma potrebbe slittare al settembre-dicembre, in concomitanza con le ripresa delle attività economiche. Le uniche due incognite per l’avvio del servizio e una quarta ondata di Covid e le risorse economiche per finanziare il progetto, ad oggi hanno dato il loro contributo Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia con 350.000 euro e la Camera di Commercio.

Fonte: Corriere dell’Umbria

Continua la lettura con: Ufficiale: A Milano da GIUGNO i FRECCIAROSSA di NOTTE

FABIO MARCOMIN

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La medaglia a una faccia delle decisioni politiche

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Il mondo di Escher

La politica dei nostri tempi vive di azione-reazione. Una politica dell’emergenza ormai centrata sull’azione per decreto del governo senza coinvolgimento del Parlamento.
Questo vuol dire che il potere esecutivo e il potere legislativo sono in mano allo stesso organo. La divisione dei poteri è basata sulla consapevolezza che ogni decisione politica ha molte sfaccettature.

Il governo deve decidere di agire sulla base di una istanza o di un problema. Ma poi serve il Parlamento proprio per mettere in luce tutte le ricadute della decisione in modo da poter arrivare a una soluzione ottimale che tenga conto di ogni impatto.

Invece lasciare tutto al governo che è spinto spesso dall’emotività dell’urgenza porta a perdere di vista l’altra faccia della medaglia di ogni decisione e in generale il fine ultimo dell’azione politica che è quella di promuovere il bene comune.

Anche perché non considerare l’altra faccia della medaglia significa aprire in continuazione nuove emergenze che innescheranno nuove decisioni che provocheranno nuove emergenze, vanificando se non peggiorando gli effetti del primo provvedimento.

I provvedimenti si annullano a vicenda lasciando sul campo macerie di burocrazia che rendono impossibile l’agire delle persone. Anche quando non producono nessun effetto creano quasi sempre una situazione peggiore della precedente.

 Continua la lettura con: Intervista a Enrico Ruggeri: “ci salverà chi rema controcorrente”

MILANO CITTA’ STATO

Apre a New York il FUTURISTICO PARCO GALLEGGIANTE. Dove si potrebbe fare a Milano?

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Credit: domusweb.it

E’ stata inaugurata il 21 Maggio Little Island, l’isola galleggiante di New York. Perché e dove potremmo progettarla a Milano?

Apre a New York il FUTURISTICO PARCO GALLEGGIANTE. Dove si potrebbe fare a Milano?

Dopo anni di dibattiti tra contrari e favorevoli, il futuristico parco galleggiante di New York è stato inaugurato. Il 21 maggio infatti è stata aperta ufficialmente ai newyorkesi e ai turisti Little Island, un altro polmone verde e la prima isola sospesa della città di New York. Sicuramente un’opportunità per rilassarsi lontano dalla frenesia cittadina, ma Little Island non intende essere solo questo. Vediamo quali vantaggi apporterà alla Grande Mela e perché potremmo progettarla anche a Milano.

# Un paradiso di relax e intrattenimento mantenuto dal magnate Barry Diller

Credit: domusweb.it

Costruita presso il molo Pier 55 – nella zona dell’Hudson River Park – la prima isola galleggiante newyorkese è costata 250 milioni di dollari e quasi 10 anni di lavori e dibattiti tra favorevoli e contrari. Un gran bell’investimento che però verrà mantenuto per i prossimi 20 anni dal magnate Barry Diller, che non solo si incaricherà di farsi carico delle spese di gestione ma farà in modo che l’isola diventi un vero e proprio paradiso di relax e intrattenimento, con appuntamenti gratuiti o a prezzi stracciati.

# Il 51% degli eventi sarà gratuito in un anfiteatro all’aperto

Credit: domusweb.it

Little Island infatti è la sede di un grande anfiteatro all’aperto con circa 700 posti in cui si svolgeranno spettacoli, concerti, balli ed eventi per bambini. Barry Diller ha assicurato che il 51% degli eventi sarà gratuito e le attività a pagamento avranno un prezzo inferiore ai 30 dollari. Insomma, su un’oasi verde che galleggia tra i quartieri più famosi di New York si potrà assistere ad eventi aperti a tutti – cittadini e turisti – facendo dell’isola sospesa un nuovo punto d’attrazione. Ma non solo, si potrà camminare su percorsi pedonali dedicati, andare in bicicletta, fare picnic in aree appositamente attrezzate o più semplicemente prendere il sole circondati da oltre 100 specie di piante e alberi.

Credit: domusweb.it

# Un’idea per Milano

Credit: domusweb.it

Quest’isola fuori dal tempo e dallo spazio metropolitano – ma collegata alla terraferma con due comode passerelle – sarebbe esattamente quello che serve a Milano per perdere la sua fama di “città del lavoro frenetico” e diventare invece la città della vita perfetta: tra professionalità e svaghi, pace e tanta natura con cui ristabilire un rapporto decisamente in crisi. Il progetto americano ha richiesto un ingente investimento ma l’idea di un ricco privato che si incarichi dei costi di gestione e degli eventi è una grande idea per una città come Milano, piena di imprenditori e pronta a ripartire.

Si potrebbe pensare di impreziosire qualche area periferica e allargare le opportunità per i turisti – creando un piccolo paradiso da non perdersi assolutamente – ma soprattutto per tutti cittadini, con qualsiasi reddito, che potrebbero godere di un calendario di appuntamenti senza preoccuparsi di pagare il biglietto.

Si potrebbe realizzare sull’Idroscale oppure, perchè non ricreare il mitico lago Gerundo?

Dove vorreste che venisse costruita la Little Island milanese?

Fonte: SiViaggia

Leggi anche: Gerundo, il lago che bagnava Milano

ROSITA GIULIANO

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L’Italia sfida il MONDO: vuole essere la prima a portare INTERNET sulla LUNA

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Credits: wonderfulengineering.com

Sperimentare nuove tecnologie fuori dal nostro Pianeta, spesso, è visto come un dispendio di risorse che potrebbe essere investito altrove. Tuttavia, conoscere un universo più ampio aiuta anche a conoscere meglio noi stessi. L’Italia è in prima linea per dimostrarlo con una missione che riguarda il nostro satellite naturale.

L’Italia sfida il MONDO: vuole essere la prima a portare INTERNET sulla LUNA

# Una nuova connessione con la Luna

Credits: youtube.com

L’Italia, in collaborazione con l’ESA (European Space Agency), è pronta per investire su una nuova missione spaziale, mirando a creare un nuovo ponte che ci leghi ancora di più al nostro magnifico satellite naturale, la Luna.

Quasi in parallelo alla missione di Elon Musk, che punta a portare la rete su Marte, il nostro Paese è impegnato alla creazione di un’infrastruttura web e di telecomunicazioni sulla superficie lunare. L’obiettivo è quello di rendere più facili le missioni spaziali del futuro, le quali saranno in grado di attirare maggiori investimenti e studi.

Questo primo passo per una comunicazione di rete funzionante è fondamentale perché, senza comunicazione, non si possono garantire sicurezza e affidabilità alle imprese. Dunque l’Italia, in collaborazione con il progetto Leonardo e Thales, gruppo specializzato nell’industria aerospaziale, sta lavorando all’operazione “Telespazio” per una connessione che sia in grado di comunicare facilmente e velocemente tra le Terra e la Luna. Di sicuro un’operazione non facile, data la distanza e l’ambiente ostile con cui interagire, ma che costituisce un orgoglio per il nostro Paese e per il futuro delle missioni spaziali.

Fonte: cellulari.it

Continua a leggere con: A MILANO si trova la LUNA

MATTEO GUARDABASSI

Leggi anche: EUROVISION 2022: Ecco le probabili città italiane che si contenderanno la kermesse

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I TRASPORTI di Milano ieri e oggi: FOTOGALLERY ESCLUSIVA su come sono cambiati i 9 municipi

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Credits: Stefano Corrado - Municipio 7, Stadio San Siro

Il 22 maggio l’Atm ha compiuto 90 anni. Un’eccellenza italiana, tra le migliori aziende di trasporti d’Europa, che celebriamo con questa fotogallery esclusiva, una per municipio, realizzata da Stefano Corrada.

I TRASPORTI di Milano ieri e oggi: FOTOGALLERY ESCLUSIVA su come sono cambiati i 9 municipi

# Municipio – 1 Piazza del Duomo ai primi del ‘900 con il carosello di tram e oggi pedonale con i tram spostati su via Orefici

Credits: Stefano Corrada – Municipio 1 Piazza del Duomo

In alto piazza del Duomo ai primi del Novecento, con il suo caratteristico carosello di tram rimasto attivo fino alla fine del 1926.

Oggi la piazza più conosciuta di Milano è pedonale, i mezzi Atm transitano nelle vie limitrofe. Tra questa la più battuta è via Orefici, nella quale transitano tutte le tipologie di vetture tranviarie milanesi (ad esclusione del modello Eurotram) con ben sei linee: 2, 3, 12, 14, 16 e 19.

# Municipio 2 – Stazione Centrale nel 1966 e oggi

Credits: Stefano Corrada – Municipio 2, Stazione Centrale

In alto la Stazione Centrale nel 1966 e i passeggeri che salgono su un tram dell’epoca.

Oggi è rimasto attivo il capolinea tranviario di piazza IV Novembre, a cui si aggiunge quello della linea bus 87 e della 42: questa linea dallo scorso 11 maggio è servita con bus elettrici che effettuano il “rifornimento” veloce con i due charger hi-tech da poco installati nella piazza.

# Municipio 3 – Piazza Bottini nel 1972 con uno storico filobus e oggi con un autobus elettrico 

Credits: Stefano Corrada – Municipio 3, Lambrate Fs

Lambrate, piazza Bottini (1972) nella foto in alto, la fermata metropolitana linea 2 inaugurata tre anni prima, con un filobus di passaggio sullo sfondo.

Oggi in piazza Bottini oltre agli storici mezzi elettrici, tram e filobus, circolano anche i nuovi bus elettrici della linea 54. Questi e-bus sono ad impatto zero: entro fine anno saranno 170 quelli circolanti a Milano.

# Municipio 4 – Il deposito Atm di viale Molise, all’avanguardia già negli anni ’40

Credits: Stefano Corrada – Municipio 4, Viale Molise

Nella foto in alto il deposito filoviario Atm di viale Molise, fine anni anni ’40. La struttura presentava soluzioni edilizie all’avanguardia per l’epoca, come la configurazione su due livelli coperti e collegati da una rampa interna.
Oggi il deposito ospita un centinaio di filobus tra cui i nuovi “Trollino” e un modello storico del 1958 rimasto in circolazione fino al 1996.

# Municipio 5 – Il deposito tranviario Ticinese, tra i più antichi al mondo, oggi completamente ristrutturato

Credits: Stefano Corrada – Municipio 5, Ticinese

In alto l’ingresso di via Custodi del deposito tranviario Ticinese, in uno scatto degli anni ’30. Costruita a fine Ottocento, la rimessa è tra i più antichi depositi di tram al mondo: inizialmente veniva utilizzata per il trasporto pubblico trainato da cavalli.

Oggi lo stesso deposito, su progettazione dei tecnici Atm, è stato completamente ristrutturato. Il Ticinese, tutelato dalla sovrintendenza alle Belle Arti, ospita una settantina di vetture, tra Jumbotram, Eurotram, Sirietti e Sirio.

# Municipio 6 – Il tram storico sul pavè negli anni ’60 e la serie 4700  revisionata ai giorni nostri

Credits: Stefano Corrada – Municipio 6, Naviglio Grande

Via Ludovico il Moro, anni ’60. Lo scatto all’interno della postazione di guida del manetta, lo ritrae intento a manovrare la storica vettura tranviaria.

Oggi la stessa via conserva lo storico fascino del pavè che accompagna il corso del Naviglio Grande, tutto incorniciato dalla chiesa romanica di San Cristoforo che risale al XIII secolo. In primo piano il tram della serie 4700, completamente revisionato a cura dei tecnici dell’Officina Generale Atm di via Teodosio.

# Municipio 7 – Lo stadio San Siro servito dai tram negli anni ’50 e oggi anche dalla M5

Credits: Stefano Corrada – Municipio 7, Stadio San Siro

Stadio di san Siro, in uno scatto del 1959. I tram erano il mezzo utilizzato dai tifosi per raggiungere “la scala del calcio” meneghino.

Dal 2015 il tempio del football è servito dalla linea metro 5, la prima linea metropolitana completamente automatizzata.  

# Municipio 8 – In viale Certosa il tram serie 5300 negli anni ’60, il Sirietto di Pininfarina e il filobus Trollino oggi

Credits: Stefano Corrada – Municipio 8, Viale Certosa-Cavalcavia Monteceneri

Viale Certosa in una immagine del 1965, con il cavalcavia Monte Ceneri e il tram della serie 5300, in servizio a Milano dal 1955 fino agli anni ’70.

Oggi viale Certosa è rimasto pressoché identico, con il medesimo cavalcavia e la sede tranviaria riservata. Al posto dello storico tram prodotto dalla Breda c’è il tram Sirietto, disegnato da Pininfarina. Sullo sfondo anche l’ultimo entrato a far parte della flotta di Atm, il filobus Trollino.

# Municipio 9 – La stazione Garibaldi negli anni ’60 e i grattacieli di piazza Gae Aulenti oggi. Il tram “carelli”, uno dei simboli di Milano, a far da collante tra passato e futuro

Credits: Stefano Corrada – Municipio 9, Stazione Garibaldi-Piazza Gae Aulenti

Via Sturzo e la stazione Garibaldi, in una foto panoramica che risale al 1965 con la neve e gli immancabili tram “Carrelli”.

Oggi l’immagine della zona è cambiata radicalmente grazie ai grattacieli di piazza Gae Aulenti. Ma l’elemento storico del tram modello Milano28 rimane ancora presente, a far da collante tra passato e futuro. Il tram “Carrelli”, diventato uno dei simboli del capoluogo lombardo nel mondo, è il mezzo per eccellenza, quello a cui gli stessi milanesi sono emotivamente più legati, un’icona nelle strade della città.

Continua a leggere con: I 90 ANNI di ATM: i suoi 7 RECORD che pochi conoscono

FABIO MARCOMIN

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🛑 TRIBUTE: un progetto internazionale sul TRASPORTO URBANO del futuro. Tra i protagonisti anche MILANO

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Credits: http://www.cieloterradesign.com/

Un grande progetto dedicato al trasporto urbano sta per prendere vita. Tra i protagonisti c’è anche Milano, con il timone affidato al suo Politecnico, e coinvolgerà molte realtà europee.

TRIBUTE: un progetto internazionale sul TRASPORTO URBANO del futuro. Tra i protagonisti anche MILANO

# Le città che partecipano a Tribute

Credits: periodicodaily.com

Al giorno d’oggi, le sfide da affrontare per il trasporto urbano sono molteplici, a partire dai rapidi cambiamenti tecnologici, economici e demografici. Per questi motivi, il Comune di Milano ha aderito ad un progetto europeo chiamato “Tribute”, il cui motto è “azioni integrate e innovative per una mobilità urbana più sostenibile”. Ad affiancare Milano, ci sono anche altre sette città europee dell’Est Europa: Lubiana (Slovenia), Maribor (Slovenia), Novi Sad (Serbia), Patrasso (Grecia), Podgorica (Montenegro), Sarajevo (Bosnia-Erzegovina) e Zagabria (Croazia).

Credits: greencity.it

Il progetto “Tribute” è partito ufficialmente a gennaio 2021. Esso è dedicato all’intera Regione Adriatico-Ionica e mira innanzitutto a coinvolgere i principali stakeholder da tutti i settori: quello pubblico, imprenditoriale, accademico e anche i cittadini stessi. L’obiettivo è quello di ridurre il trasporto individuale e promuovere modalità di viaggio alternative. In questo modo, si può puntare a raggiungere i nuovi obiettivi europei per una mobilità più sostenibile e inclusiva.

# Su cosa si impegna Milano: il test nei grandi eventi 

Credits: felicitapubblica.it

Milano, dal canto suo, prevede di sfruttare dei “Living Lab” per coinvolgere tutti gli attori che entrano in gioco nel settore della mobilità, in particolare durante i grandi eventi. Il capoluogo lombardo punta a sviluppare uno strumento per gestire i picchi di domanda del trasporto pubblico e per integrare ad esso tutti i servizi legati alla sharing mobility. La durata prevista del progetto è di 30 mesi per un valore di circa 3 milioni di euro, di cui 2,7 finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr).

Tra le varie iniziative che questo progetto porterà in campo, ci sono anche soluzioni di mobilità alternative e dedicate per anziani o disabili, promozione della sharing mobility e spostamenti in bicicletta. Si tratta di un importante passo avanti verso il progresso, per una città in cui tutti potranno spostarsi con facilità e rispettando l’ambiente.

Fonte: metronews.it 

Continua a leggere con: Le 5 nuove FRONTIERE della mobilità: nel 2030 a MILANO ci MUOVEREMO così

MATTEO GUARDABASSI

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Nuova vita per il KARMA, luogo simbolo degli anni novanta

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Il luogo che ha fatto ballare tutta Milano negli anni novanta e ad inizio del duemila si prepara a una vita. Vediamo che cosa l’aspetta rivivendo l’amarcord del locale. 

Nuova vita per il KARMA, luogo simbolo degli anni novanta

Forse la più grande discoteca che sia mai esistita a Milano, così grande da essere divisa in due creando una serie di ambienti adatti alle atmosfere più disparate. Quando in estate potevano dare il meglio accogliendo fino a 10.0000 persone tra posti al chiuso e all’aperto, sia al Karma che al Borgo del Tempo Perso era possibile cenare, bere un cocktail, ballare latino americano o revival piuttosto che disco dell’ultima ora.

Negli anni d’oro lavoravano ogni sera fino a 200 persone più una lunga lista di PR. Hanno suonato DJ di fama internazionale, musicisti più o meno noti e, prima dell’inarrestabile declino, sono stati protagonisti di serate da tutto esaurito i vari eliminati del Grande Fratello. Un evento catalizzante migliaia di ragazzi che si accalcavano nei locali con un entusiasmo pari alla finale dei mondiali di calcio.

Il nuovo bando: non ci saranno più balli 

Credits: ilgiornaldenavigli.it

La chiusura dei due locali ha aumentato il degrado di una zona che ha conosciuto grandi problemi, primo fra tutti il confinante parco collegato con il tristemente noto Boschetto di Rogoredo. A oltre un anno di distanza dal primo bando comunale per l’assegnazione dell’area (non andato a buon fine), il Comune ripropone un bando con una concessione di 90 anni e alcuni limiti ben precisi, primo fra tutti l’impossibilità di destinare la struttura e le aree di pertinenza a locale notturno.

Riconversione dell’area a uso sociale 

Credits: www.atmilano.it

La riqualificazione di tutta la zona richiede una serie di servizi e spazi per uso sociale, oltre a aree sportive e un Auditorium data la presenza del distaccamento del Conservatorio di Milano. Sempre in zona verranno edificati i quartieri per le Olimpiadi oltre ad alcune iniziative private. Sempre all’ambito privato il nuovo bando prevede una parte dedicata ad esso anche in un’ottica di sostenibilità economica della nuova porzione di quartiere. Il Comune è fiducioso sul buon esito del bando che desidera rivoluzionare l’aspetto di via Fabio Massimo 36. Da sede di eventi mondani ma anche megarisse con tanto lavoro extra per forze dell’ordine e ambulanze a luogo per una urbanizzazione sostenibile in linea con i nuovi progetti e ambizioni di una Milano sempre più internazionale ma, al tempo stesso, molto più a dimensione d’uomo.

Fonte: blog.urbanfile.it

Continua la lettura con: il nuovo progetto: Bocconi di notte

ROBERTO BINAGHI 

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10 PAROLE ITALIANE del passato da RISCOPRIRE

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Credit: patataridens.wordpress.com

Ecco le 10 parole italiane che sono passate di moda o sono state sostituite, ma che secondo noi andrebbero riscoperte.

10 PAROLE ITALIANE del passato da RISCOPRIRE

Con il passare degli anni e dei secoli la lingua, come un essere vivente, si evolve e subisce dei cambiamenti. E’ quindi normale constatare che alcune espressioni o parole che un tempo rientravano nel linguaggio d’uso quotidiano ora siano poco usate o siano state sostituite da altre.

Proverò con voi a ricordarmene qualcuna con la speranza che, chissà, possano ritornare in auge.

#1 Vattelapesca

E’ un’espressione che si utilizzava per dire: “chi lo sa? Chi lo può sapere?”

#2 Sciamannato

Si usava per qualificare un uomo disperato, disgraziato, poco curato.

#3 Autoscatto

E’ il padre del moderno “selfie”, uno dei pochi abitanti rimasti nel mondo chiamato: “le-parole-italiane-non-valgono-di-meno-di-quelle-inglesi”.

#4 Improcrastinabile

Significa una cosa che non può essere rimandata.

#5 Facinoroso

Si dice di un tipo poco raccomandabile, un delinquente.

#6 Rocambolesco

Parco Avventura Salice-Terme

Una avventura può essere rocambolesca, cioè ricca di avventura e colpi di scena.

#7 Carampana

Relativo ad una donna anziana e tendenzialmente poco lucida.

#8 Terga

E’ un modo cortese per indicare la parte anatomica su cui siamo soliti sedere.

#9 Beghina

Parola che connota genericamente una donna molto bacchettona e moralista. Solitamente va di pari passo con la…

#10 Zitella

Credit: patataridens.wordpress.com

Ora è più normale sentire la parola “single”, ma una volta le donne, passata una certa età, erano così apostrofate e se si guadagnava tale epiteto era molto difficile scrollarselo di dosso.

Leggi anche: 7 PAROLE che NON si possono NOMINARE a Milano

GIULIA PICCININI

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5 ESPERIENZE da provare a RIMINI

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Credits: thetravelization.com Borgo San Giuliano

Rimini, terzo millennio e ancora pochi conoscono le sue vere bellezze. Per chi ha già programmato le vacanze nella città romagnola o, in generale, per chi ha voglia di viaggiare e scoprire le meraviglie nascoste del nostro Paese, ecco le 5 esperienze da provare a Rimini, che forse non sapevi si potessero fare!

5 ESPERIENZE da provare a RIMINI

# Visitare il borgo San Giuliano: il quartiere felliniano

Credits: thetravelization.com
Borgo San Giuliano

Sicuramente è uno dei borghi del riminese più conosciuti, proprio perché celebra il famoso Federico Fellini, ma continua a essere considerato una bellezza nascosta della città. Anticamente villaggio dei pescatori, lungo le vie del quartiere è possibile respirare l’atmosfera tipica raccontata dal regista, nonché osservare i murales ispirati a Fellini e alle sue storie. Il borgo di San Giuliano non è il luogo perfetto solo per chi vuole viversi l’arte e la poesia di Fellini, ma è il posto adatto anche per assaporare i piatti tipici romagnoli e punto di incontro serale.

# Fare una pedalata sul lungomare o immersi nel verde

Credits: thegreatescape.com
Bici a Rimini

Punto forte di Rimini è certamente il mare, tuttavia non per forza bisogna goderselo solamente distesi sulla spiaggia a prendere il sole tra un bagno e l’altro, o nella movida notturna. Rimini dispone di una rete ciclopedonale di circa 100km che, percorrendo il lungomare, ti porta direttamente a Riccione. E se si volesse esplorare un’altra caratteristica della città, si può prendere la bici e immergersi nel verde grazie all’itinerario ciclopedonale che passa per il parco Giovanni Paolo II. E non solo, perché Rimini offre anche dei bike tour culturali lungo le vie della città.

# Scoprire la Rimini romana

Credits: @olegborxa
Arco di Augusto Rimini

Quello che forse pochi sanno è che Rimini ha un passato tutto romano e che per la città si possono ammirare molte testimonianze di quell’epoca. Le due attrazioni più famose sono il Ponte di Tiberio e l’Arco di Augusto che, costruito nel 28 a.C., è il più antico arco romano ancora esistente. All’interno di un tour romano, importanti sono anche la visita al Foro e al Museo della Città, nel quale ci sono varie testimonianze millenarie che permettono di ricostruire la storia di Rimini, rendendosi conto del patrimonio storico-culturale di cui dispone.

# Visitare le Grotte di Onferno

Credits: abcvacanze.it
Grotte di Onferno

Spostandosi un po’ verso l’entroterra, all’interno della Riserva Naturale Orientata nel comune di Gemmano, a qualche chilometro da Rimini, si trovano le Grotte di Onferno. All’arrivo si scende per 1.350 metri arrivando ad ammirare l’affioramento dei gessi cristallini e la più grande colonia di pipistrelli della Regione. Si dice che Dante, per descrivere i suoi gironi dell’Inferno, si sia ispirato proprio a queste cavità.

# Fare escursioni subacquee

Credits: emiliaromagnawelcome-rimini.trekksoft.com
Immersioni al relitto Cargo Rimini

E se scoprire le bellezze di Rimini in superficie non basta, si può sempre controllare cosa la città offre sott’acqua. Anche qui sono varie le esperienze che si possono fare: facendo snorkeling, si possono osservare numerose specie marine giunte a noi dal Mar Rosso, oppure è possibile fare delle immersioni subacquee e scoprire i resti di due navi cargo o di un aereo bombardiere. Un’altra escursione interessante è quella nei pressi dell’area in cui, un tempo, c’era l’Isola delle Rose, una piattaforma artificiale costruita da Giorgio Rosa fuori dalle acque italiane e che si era proclamata stato indipendente.

Fonti: altarimini.it

Continua la lettura con: FelliniCittà: il BORGO romagnolo che celebra il grande regista con le sue CASE DIPINTE (Gallery Fotografica)

BEATRICE BARAZZETTI

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In un locale di Roma arriva la METROPOLITANA di Londra

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Credit: @knock_streetbar

Si chiama “Knock Street Bar” ed è un cocktail bar aperto da poco a Roma in zona Tiburtina. L’interno è a dir poco originale: sembra di essere dentro la metropolitana di Londra.

In un locale di Roma arriva la METROPOLITANA di Londra

# A Roma arriva la metropolitana di Londra

Credit: @knock_streetbar

Il Knock Street Bar apre finalmente le porte ai clienti. Questo nuovo locale a Roma è a dir poco originale: sembra di essere dentro la metropolitana di Londra.

L’idea nasce da Valerio Battistelli e Mirko Marinucci, due giovani barman romani con il desiderio di portare qualcosa di nuovo per i cittadini della capitale.

Questo nuovo locale incarna un ambiente particolare e giovanile che può ospitare fino a 55 coperti all’interno e altri 24 coperti all’esterno. Per la riapertura in tempo di Covid c’è anche una pedana esterna allestita a tema metropolitana.

# Ogni cosa curata nei dettagli

Credit: @knock_streetbar

Knock Street Bar trasporta Roma nell’ambientazione della Tube londinese in un secondo, una volta entrati bisognerà ricontrollare fuori dalla finestra per essere sicuri di trovarsi ancora nella capitale italiana.

All’interno ci sono delle aree con mattonelle di vari colori, proprio come quelle presenti nell’Underground londinese e anche il logo del locale richiama la metropolitana.

I proprietari parlano anche di un “punto Instagram”, un angolo con neon colorati che ricreano le linee della metropolitana dove i clienti amano scattarsi le foto.

Sul soffitto, poi, ci sono dei tubolari di acciaio che ricreano le linee metro della capitale dell’Inghilterra, alcuni dei quali scendono dal soffitto creando tavoli rotondi a cui poter bere un drink in piedi.

Insomma tutto è curato nei minimi dettagli, persino tra i posti a sedere troviamo la famosa scritta gialla “Mind the gap”.

# Il menù

Credit: @knock_streetbar

Il locale si trova in zona Tiburtina, vicino Largo Beltramelli, precisamente in via Pasquale del Luca, in quello che i proprietari definiscono “Il rettangolo dei locali”.

Siamo in un contesto universitario, pronto ad accogliere con curiosità questo nuovo locale.

Nel menù di Knock si spazia dalla selezione di formaggi e salumi ai bagel con varie farciture, dagli hot dog, alle pinse per legare la tradizione londinese a quella romana.

Dai finger food ai diversi vini, l’offerta è molto variegata ma c’è una cosa che spicca tra tutte: i drink.

La lista di cocktail è infatti molto ricca e interessante e rimanda più di una volta alla città di Londra. Ogni cosa è a tema, ci si troverà in un batter d’occhio a sorseggiare un Aperitif in London, un Banksy, un Brexit, un Camden Market, un London Eye, un Mary Poppins e tanti altri cocktail in un perfetto ambiente urban inglese.

A preparare i cocktail al banco ci sono Valerio Battistelli e Mirko Marinucci, in cucina gli chef Giampiero Marinucci e Valerio Caneppele, in sala Virginia Vagnone e Manuela Marinucci.

Questo locale porta una ventata d’aria fresca creando un’atmosfera inglese tra i classici locali italiani, speriamo non porti anche la pioggia di Londra.

 

Fonti: romatoday.it

Continua la lettura con: I 10 migliori RISTORANTI ALL’APERTO di Roma

ARIANNA BOTTINI

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🛑 Quando la LOMBARDIA diventerà ZONA BIANCA? La DATA più probabile e cosa cambierà rispetto ad ora

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Credit: milano.repubblica.it

La Lombardia, come tutte le altre regioni, sogna la zona bianca e potrebbe non essere molto lontana a raggiungere l’obiettivo. Vediamo insieme le ipotesi sulla data e cosa cambierebbe con il nuovo colore.

🛑 Quando la LOMBARDIA diventerà ZONA BIANCA? La DATA più probabile e cosa cambierà rispetto ad ora

# Quando la Lombardia sarà zona bianca?

Credit: milano.repubblica.it

L’ipotesi principale ricade sul 14 giugno ma non c’è ancora niente di sicuro.

Per passare al colore più ambito di tutti si devono possedere diversi requisiti: primo tra tutti, ci devono essere meno di 50 casi ogni 100 mila abitanti nell’arco di una settimana.

Per la Lombardia vorrebbe dire restare al di sotto dei 5 mila nuovi positivi ogni sette giorni. Ieri ci sono stati 711 nuovi casi: se la media settimanale fosse in linea o inferiore a questa soglia significherebbe restare sotto i 5 mila casi. 

L’incidenza non è l’unico fattore da monitorare, al momento si sta ancora utilizzando un mix tra il vecchio modello, incentrato sull’Rt e il nuovo. Questo meccanismo verrà utilizzato fino al 16 giugno e permetterà quindi di portare la Lombardia in zona bianca.

Quali altri fattori vanno considerati? Prima di tutto i ricoveri. Gli esperti guardano sia quelli in terapia intensiva sia quelli in area medica. A parità di numero di nuovi positivi, il dato sull’occupazione dei letti a causa del Covid può far cambiare il colore della regione, indipendentemente dall’indicatore dell’incidenza.

Secondo questo metro di giudizio la Lombardia è per ora promossa. I trend ospedalieri sono in netta discesa nelle ultime settimane e sono sempre ampiamente sotto il livello di allerta del 30% di occupazione. 

L’obiettivo è allontanarsi sempre di più dai livelli a rischio per potersi conquistare la tanto attesa zona bianca.

# Cosa cambierebbe?

Credit: milanopost.info

Con la zona bianca i cambiamenti saranno numerosi. Vediamoli:

#1 Fine del coprifuoco. Per prima cosa diremo addio al coprifuoco. Questo porta con sè che anche bar e ristoranti potranno restare aperti fino all’orario tradizionale, senza alcuna restrizione.

#2 Nessuna limitazione per i negozi. Anche quelli all’interno dei centri commerciali che possono aprire anche nei weekend, festivi e prefestivi, stesso discorso per i musei.

#3 Nessuna limitazione per gli spostamenti. Per quanto riguarda gli spostamenti fuori regione, invece, questi sono permessi senza alcuna limitazione tra Zone Bianche e Gialle.

#4 Più libertà per i matrimoni (forse). Il via libera alle feste di matrimonio è già stato dato anche alla zona gialla ma in zona bianca potrebbe non essere obbligatoria la mascherina al ricevimento, anche se sull’argomento wedding c’è ancora molta confusione.

#5 Ci si torna a divertire. In zona bianca torna in divertimento: riaprono gli impianti di risalita in montagna, le piscine al chiuso, i centri termali, i bingo e i casinò.

# Cosa rimane uguale: restano chiuse le discoteche

Credits: ivg.it

Con la zona bianca ci si toglie una grande quantità di restrizioni, ma non tutte.

Anche con il cambio di colore, ci sono delle cose che rimarranno uguali.

In zona bianca resta l’obbligo di indossare le mascherine, anche se per il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, quando sarà raggiunto l’obiettivo del 50% della popolazione vaccinata con almeno una dose la mascherina all’aperto può essere tolta, laddove non ci sia un assembramento. Cosa che peraltro sarebbe già prevista dalla normativa vigente. 

Rimangono chiuse senza nessuna scadenza discoteche e locali da ballo, anche all’aperto.

Continua la lettura con: Uno SPRAY elimina il virus in meno di un minuto: una nuova CURA contro il Covid?

ARIANNA BOTTINI

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Da MILANO ai CONFINI del MONDO: il viaggio più lungo percorribile in AUTO

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Credits: pinterest.it

Chi non ha mai pensato di prendere la macchina e partire in auto per andare via, il più lontano possibile? Questa è la distanza massima percorribile partendo da Milano senza interruzioni. In Italia e nel Mondo. 

Da MILANO ai CONFINI del MONDO: il viaggio più lungo percorribile in AUTO

# In ITALIA: 12 ore per attraversare il “Bel Paese”

baia riaci

La massima distanza in auto da Milano la si può percorrere ovviamente dirigendosi verso sud. Il percorso dura attorno alle 12 ore, senza soste: partendo da Milano il punto più lontano raggiungibile senza interruzioni è Riaci Capo. Per un totale di 1.267 km si aggiudica il primato della distanza percorribile in auto da Milano in Italia. 

# Da Milano ai confini del mondo: Road to Chasan (12 mila chilometri senza interruzioni)

Credits: wikipedia.org

Partendo da Milano, via Berlino, si può raggiungere Chasan, città russa ai confini con la Corea del Nord. I tempi di percorrenza superano i 5 giorni di viaggio, per un totale di 145 ore. Se bisogna percorrere 1276,1 km per arrivare al punto più a Sud d’Italia, sono 11.948 km quelli necessari per arrivare fino all’estremo orientale asiatico. Questo percorso rappresenta il più lungo percorribile in auto da Milano senza interruzioni. Ci si inserisce infatti nella tratta più lunga del mondo che per raggiungere il record assoluto va preso un po’ più a occidente. 

# La tratta più lunga del mondo: stessa strada ma partendo dal Portogallo

Da  Sagres in Portogallo, fino al confine tra la Russia e la Corea del Nord, Chasan. Per giungere a destinazione bisogna aggirare la Cina vista l’inesistenza di strade percorribili in auto. È questo il tragitto percorribile esclusivamente in macchina più lungo del pianeta e conta 14035 km. Duemila in più che partendo da Milano. 

Continua la lettura con Da Milano il VIAGGIO nel tempo: su un TRENO A VAPORE fino al Lago Maggiore (con sorpresa finale)

MARCO ABATE

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Gli INCREDIBILI BUNKER al Parco Nord (Fotogallery di Andrea Cherchi)

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Credit Andrea Cherchi - Bunker Breda 1

Il fotografo di Milano, Andrea Cherchi, ci porta alla scoperta di uno dei luoghi più misteriosi e tragici della città: il bunker antiaereo Breda al Parco Nord. 

Gli INCREDIBILI BUNKER al Parco Nord (Fotogallery di Andrea Cherchi)

# I bunker a servizio dell’insediamento industriale di Breda

I Bunker Breda, per la precisione della V° Sezione Aeronautica della Breda, sono dei rifugi antiaerei che risalgono al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Situati all’interno del Parco Nord erano al servizio dell’insediamento industriale di Breda. Le uscite non sono facilmente individuabili e l’accesso è consentito solo su prenotazione con visite guidate. Scoperti casualmente durante dei lavori di manutenzione del Parco Nord, erano ricoperti da vegetazione infestante, sono stati recuperati con una funzione didattica. La porzione del percorso visitabile è di oltre 30 metri ed è “illustrato” da una mostra permanente realizzata dal Parco con EUMM Ecomuseo Urbano Metropolitano di Milano Nord. 

# La loro realizzazione e come funzionavano

Credits: oggiesco.com – Mappa bunker

I Bunker Breda furono costruiti in cemento armato sulla base di progetto tedesco, ma si scelse di prediligere la lunghezza rispetto alla profondità per mancanza di tempo. In caso di attacco aereo una prima sirena avvisava della partenza degli aerei, una seconda l’inizio imminente dei bombardamenti e infine una terza sirena la fine degli stessi. I singoli bracci del bunker erano separati ed isolati da pesanti porte che separavano gruppi di 40 persone per un tempo massimo di 3 ore. Passato questo tempo l’ossigeno si esauriva.

# Il percorso guidato all’interno del bunker

All’interno nel percorso guidato si viene immersi a 360 gradi nelle “atmosfere” del periodo: superata una bomba a grandezza naturale realizzata con l’uncinetto, si possono sentire bombe che scoppiano, rumore di aerei, sirene, per poi passare a sedersi su delle panchine sulle quali il pubblico sperimenta la sensazione della permanenza nei rifugi e la vicinanza con il prossimo come durante la guerra. A corredo dell’esperienza si possono osservare immagini della Milano bombardata e la storia della sua ricostruzioni fino agli anni ’70.

Fonte: Oggiesco

Foto: Andrea Cherchi

Continua a leggere con: Il MISTERO IRRISOLTO della FONTANA di Piazza Grandi

FABIO MARCOMIN

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Nightmare ambrosiano: i 5 SIMBOLI ESOTERICI di Milano

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Credits: polisemantica.blogspot.com

Milano è la città delle stranezze e delle contraddizioni, la metropoli delle mille luci, ma con un lato oscuro sconosciuto. Tra grattacieli e innovazione, la nostra città è carica di storia… e di leggende.

Infatti, anche la città Ambrosiana ha il suo fascino esoterico e questo lo si intuisce già dal suo simbolo, il Basilisco, un grande drago verde rappresentato nell’atto di mangiare un bambino.

Ma ecco quali sono i 5 simboli che gli amanti del mistero, e non solo, non devono assolutamente perdere. Anche per fare un tour alternativo della città.

Nightmare ambrosiano: i 5 SIMBOLI ESOTERICI di Milano

#1 Il cinghiale bianco: il capitello di Via dei Mercanti

Credits: @arkeios1983 IG

Nel cuore medievale della città, in Via dei Mercanti, si può osservare un cinghiale scolpito su un capitello del Palazzo della Ragione. La leggenda narra che Belloveso, un giovane guerriero, dopo aver sconfitto gli Etruschi nel VI a.C., si stabilì nella grande pianura dove costruì la sua dimora. Un luogo non scelto dal caso, ma da un animale e, per l’esattezza, da un cinghiale, simbolo divino appartenente alla cultura celtica ed emblema di forza, coraggio, guerra, caos. In più sembrerebbe che l’etimologia della parola Mediolanum sia legata proprio a questa scrofa semilanuta che divenne il simbolo della Milano gallica.

#2 Gli ossari: i misteri di San Bernardino alle Ossa

Il legame tra Milano, la spiritualità e il mondo dell’aldilà è testimoniato anche dagli ossari presenti in alcune chiese della città. La più famosa, ed inquietante, è la chiesa di San Bernardino alle Ossa, in Piazza Santo Stefano. La sua storia è legata all’ordine religioso meneghino dei Disciplini. Si narra che essi raccolsero le ossa dei defunti provenienti dall’ospedale, dei morti in prigione o per decapitazione e dei loro confratelli, per decorare le pareti dell’ossario. Senz’altro una scelta azzardata e alquanto macabra.

#3 Sant’Ambrogio e la colonna del diavolo: quando Mefisto passò da Milano

Credits: @monicapapagna IG

A sinistra della Basilica di Sant’Ambrogio si trova la colonna del diavolo. Secondo alcuni, risalirebbe al periodo romano e, probabilmente, faceva parte di un edificio imperiale eretto da Massimiano alla fine del III secolo d.C.

La colonna è chiamata così per i due fori presenti sulla sua superficie: infatti, si racconta che si siano formati a seguito dello scontro tra Sant’Antonio e il diavolo, durante il quale le corna di Mefisto si sarebbero conficcarono nel pilastro. Poi, il diavolo sconfitto scomparve, trasformando simbolicamente la colonna nella porta degli Inferni di Milano.

#4 Le streghe di Piazza Vetra: nove donne finite sul rogo

Credits: puntadellest1.wordpress.com

Tra il 1595 e il 1631, durante l’episcopato di Federico Borromeo, le vittime accusate di stregoneria furono molte. Anche Milano fu uno dei macabri scenari dove venivano giustiziate le presunte streghe. Proprio Piazza Vetra, a pochi passi dalle colonne di San Lorenzo, fu teatro dell’esecuzione di ben nove donne accusate di stregoneria.

A provarlo è il Compendium Maleficarum, un documento redatto dall’esorcista del Cardinale Borromeo, Fra’ Francesco Maria Guaccio.

Anni dopo, nella piazza fu eretta una croce, poi sostituita dalla statua di San Lazzaro, colui che assiste i sofferenti.

#5 La Casa del Diavolo in Porta Romana: la peste bubbonica e le feste di Belzebù

Credits: www.milanopocket.it

Milano, 1630: il periodo della peste bubbonica descritta da Manzoni nei Promessi Sposi. In un lussuoso palazzo in Corso di Porta Romana 3 abitava il Marchese Ludovico Acerbi che, nonostante il rapido diffondersi della malattia in tutta la città, non rinunciava a sfarzose feste e a sfoggiare il lusso sfrenato. Tutto ciò mentre fuori dalla sua elegante residenza si accumulavano i cadaveri degli appestati.

Così, per la sua totale indifferenza per la situazione del popolo e per la presunta “immunità” alla malattia, il Marchese venne considerato un diretto discendente di Belzebù.

Dunque, di spunti ne avete, ora trovate il coraggio e innamoratevi di Milano, nel bene… e nel male!

Continua la lettura con: I segreti di CASA FELISARI, il palazzo più MISTERIOSO di Milano

ANGELA CALABRESE

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Il CAMMINO di BARDOLINO: il percorso da sogno per gli AMANTI del VINO

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Credit: verdeazzurronotizie.it

La zona è quella del Garda, sponda veronese, zona di natura, clima quasi sempre temperato e grandi vini. In questo scenario ricco di emozioni, tra le tante proposte allettanti, c’è il cammino di Bardolino. Una versione del Cammino di Santiago per gli amanti del vino. 

Il CAMMINO di BARDOLINO: il percorso da sogno per gli AMANTI del VINO

# Un cammino tra natura e grandi vini

Credit: verdeazzurronotizie.it

Il cammino di Bardolino consiste in 147 km tra sponda del lago e entroterra, con un dislivello totale di 2000 metri.

Le tappe indicate sono 29, ognuna con caratteristiche diversa dall’altra, tutte che mettono in risalto la natura e le specialità alimentari della zona. Ovviamente a farla da padrone è il Bardolino, un rosso deciso dal colore rubino e sapore asciutto che si sposa perfettamente con i prodotti del posto.

# Il percorso

Credit: gardapost.it

Il percorso include, oltre a tratti preferibilmente percorribili a piedi, due interessati ciclovie: quella del Lago e quella del Sole, entrambe piuttosto facili da intraprendere e di grande impatto scenografico. Lungo il Cammino di Bardolino si passa attraverso paesaggi incantevoli ma anche centri storici che racchiudono un fascino che non può lasciare indifferenti.

# Perché intraprendere il cammino di Bardolino?

Credit: @iltuoviaggioinitalia
Lungo il Cammino è facile trovare posto dove mangiare e dormire, passando da alberghi a agriturismo e B&B, che consentono ad ogni tasca di potersi permettere almeno qualche giorno di viaggio.
Se percorso a piedi si consideri che dei 29 tragitti previsti nessuno oltrepassa i 20 km e sta ad ognuno decidere quanta strada percorrere.
 
Durante il cammino di Bardolino si possono visitare le 61 aziende di produzione di Bardolino DOC presenti lungo il tragitto.

 

Continua la lettura con: La pista CICLABILE più BELLA D’ITALIA sta per essere completata

ROBERTO BINAGHI

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Per Forbes la REGIONE in cui si mangia meglio è l’EMILIA ROMAGNA

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Credits: mangiarebene.it

Il critico culinario della rivista Forbes, David Rosengarten, ha girato l’Italia in cerca dei migliori ristoranti per regione della nostra penisola. Ad ottenere il primo posto della sua classifica è stata l’Emilia Romagna, la quale ha colpito il critico per diversi fattori.

Per Forbes la REGIONE in cui si mangia meglio è l’EMILIA ROMAGNA

# Il record di prodotti DOC

Credits: thesignofcolor.com

Rosengarten è rimasto colpito, innanzitutto, dall’elevato numero di prodotti locali di qualità: il Prosciutto di Parma, il Parmigiano Reggiano, i tortellini e la mortadella, giusto per citarne alcuni. Inoltre, c’è un dettaglio che ha fatto letteralmente innamorare il critico della cucina di questa regione: il suo legame profondo con le origini. Infatti, ha affermato di aver sempre trovato, anche nei menù dei ristoranti stellati, una voce che citasse le tagliatelle al ragù fatte come le preparava nonna. In aggiunta, ha sottolineato anche l’eccezionale qualità dei vini, scegliendo il Lambrusco come il suo preferito.

# Ristoranti che sono valsi il primo posto

Credits: eristorante.com

Dopo aver attraversato tutta la regione, da ovest a est, Rosengarten ha stilato anche la lista dei suoi personali ristoranti preferiti.

Il primo ristorante lo condivide anche con il grande Luciano Pavarotti, suo cliente fisso fin dall’apertura: si tratta di “Europa 92”, nei pressi di Modena. Il suo piatto forte è lo stracchino con le patate, incluso in menù ricco di piatti della tradizione, sia primi che secondi. Per concludere in bellezza, è presente anche la torta al caffè e cioccolato, il dolce più famoso della zona di Modena.

Proseguendo, ma rimanendo in un borgo nei dintorni chiamato Castelvetro di Modena, troviamo il ristorante “Il Cappero alle Mura”, conosciuto per reinventare i piatti tipici con fantasia e rispetto. Ad esempio, una ricetta di cui possono vantare è il sartù di riso nero con cuore di Parmigiano Reggiano e servito su crema di zucca. Ma il piccolo borgo ha un’altra concentrazione di buoni ristoranti, perché troviamo anche “Zoello”, che offre un’ambiente e un clima casalingo, insieme a piatti gustosi come lo gnocco fritto o i tortellini in brodo.

Ora possiamo spostarci a Monteveglio, frazione di Valsamoggia in provincia di Bologna. Qui spicca la “Trattoria dei Mugnai”, la quale ha un punto forte non indifferente. Infatti, nei boschi circostanti, sono presenti grandi porcini freschi che vengono raccolti e abbinati a piatti come le tagliatelle, per donare loro un sapore unico. Sempre nella stessa frazione troviamo “Ponterosso”, locale dello chef Massimo Ratti. Qui, a differenza degli altri, non è presente il menù e sarà proprio lo stesso chef a selezionare i piatti migliori in base ai clienti. La scelta può spaziare dalla tradizione locale ad alcune nuove creazioni rivisitate, come i tortellini in salsa di fragole e polvere di caffè.

In conclusione, il critico di Forbes ammette di essere rimasto affascinato da tutta la cultura culinaria italiana, ma di aver voluto premiare l’Emilia Romagna per le sue eccellenze e l’impegno dei suoi chef nel fondere perfettamente tradizione e progresso.

Fonte: initalia.virgilio.it

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MATTEO GUARDABASSI

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