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La strana storia del battello di Milano che dalla Darsena navigò lungo il Nilo

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Il 27 giugno del 1926 a Milano ci fu una cerimonia incredibile: migliaia di persone parteciparono alla benedizione di una nave, in Darsena!

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La strana storia del battello di Milano che dalla Darsena navigò lungo il Nilo

La benedizione fu fatta da Eugenio Tosi, arcivescovo di Milano alla presenza, tra gli altri, del commendatore Dal Verme, quello del Teatro, presidente del “Comitato Milanese ProAfrica” che aveva finanziato il progetto.
Il rapporto tra questa nave e la città era ulteriormente testimoniato dall’effige di una Madonnina in bronzo presente nella piccola Cappella di bordo.

Fonte: Domenica del Corriere
Fonte: Domenica del Corriere

La “Pio XI”, per decine di anni, fece servizio di collegamento sul Nilo tra le città di Karthoum e Wau su un percorso fluviale lungo migliaia di chilometri.
La lunghezza totale del battello era di 17 metri e la larghezza di quasi quattro metri.
Due motori, ognuno della potenza di 40 cavalli azionano le due eliche necessarie per il controllo dell’imbarcazione tra le correnti Nilo mentre due alberi con le relative velature permettevano di utilizzare i venti.

Fonte: La domenica del Corriere
Fonte: La domenica del Corriere

Dopo la cerimonia la Pio XI discese il Naviglio Pavese, entrò nel Ticino e poi giunse a Venezia attraverso il Po dove venne caricata su una enorme nave da carico diretta in India, la Loredano, per attraversare il Canale di Suez e giugere a Porto Sudan dove fu caricata su uno speciale convoglio ferroviario per arrivare a Khartoum.

Qui il battello iniziò la sua attività di collegamento tra le varie missioni dei Padri Comboniani che costruirono scuole e ospedali in tutto il Sudan. Durante la Seconda Guerra Mondiale i motori vennero seppelliti nella sabbia per evitare di farla utilizzare per scopi bellici e attualmente sembra galleggi ancora, malconcia, da qualche parte sul Nilo Bianco.

Continua la lettura con: I 10 piatti più tipici di Milano

SIMONE LUNGHI

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Il viaggio in treno più lungo del mondo: dal Portogallo a Singapore con un biglietto solo

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Credits it.rayhaber.com - Viaggio Portogallo-Singapore

Un viaggio incredibile per gli amanti dell’avventura, il più lungo al mondo a bordo di un treno. Scopriamo questo pazzesco itinerario e il prezzo del biglietto.

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Il viaggio in treno più lungo del mondo: dal Portogallo a Singapore con un biglietto solo

# Il viaggio più lungo del mondo a bordo di un treno: 18.755 km

Credits LuisFerreira4x4-pixabay – Treno Portogallo

Il sito sui viaggi in treno a lunga distanza Seat61.com ha messo insieme tratta dopo tratta un viaggio in treno incredibile: il viaggio più lungo del mondo con un solo biglietto. La partenza è da Lagos, nella regione di Algarve, la zona più a Sud del Portogallo e grazie ad un incastro di diverse linee ferroviarie arriva a Singapore attraversando il cuore d’Europa percorrendo 18.755 chilometri. Il prezzo del biglietto dovrebbe oscillare tra i 1.000 e 1.755 euro.

# Vengono attraversati 13 Paesi in 21 giorni

Credits it.rayhaber.com – Viaggio Portogallo-Singapore

Dopo il Portogallo si passerà attraverso la Spagna, la Francia, la Polonia, la Bielorussia, passando per Mosca, la Mongolia e Pechino incontrando paesaggi e culture completamente diverse. Dalla Cina il viaggio proseguirà fino alla capitale del Laos, grazie all’inaugurazione a dicembre 2021 di una nuova tratta ferroviaria, poi Bangkok fino a Singapore. I viaggiatori potranno soggiornare una notte a Lisbona, Madrid e Parigi e 2 notti a Mosca e Pechino per le pratiche burocratiche. In totale saranno 13 i Paesi che si attraverseranno in 21 giorni e in alcuni casi ci si dovrà spostare in differenti stazioni della città di arrivo per proseguire verso la destinazione successiva.

Leggi anche: Il VIAGGIO in TRENO più LUNGO partendo DA MILANO

Continua la lettura con: Dopo Parigi, le 5 CITTÀ STRANIERE da collegare a Milano con un treno d’alta velocità

FABIO MARCOMIN

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10 curiosità da sapere sul misterioso padre fondatore dell’ A.C. Milan

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Alzino la mano i milanesi o meglio ancora i milanisti che conoscono Mr Herbert Kilpin da Nottingham.

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10 curiosità da sapere sul misterioso padre fondatore dell’ A.C. Milan

# Da Nottingham a Torino

Nato a Nottingham in Inghilterra nel 1870 (anno della breccia di Porta Pia), figlio di un macellaio di Nottingham e fondatore in giovane età (aveva 13 anni) di un club amatoriale dedicato a Giuseppe Garibaldi, Mr Herbert Kilpin lascia il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda per entrare in quello d’Italia e precisamente si trasferisce per lavoro a Torino, città che ha già perso lo status di Capitale.
Sono gli anni in cui Kilpin insegna agli italiani l’uso dei telai inglesi e diventa anche socio e giocatore di uno dei club di calcio più antichi d’Italia, quello del Torino il cui Presidente è niente popodimeno che tale Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, Duca degli Abruzzi.

# L’approdo a Milano dove fonda il Milan Cricket and Football Club

Kilpin fotoAlla fine dell’800 si trasferisce a Milano con il suo amico e connazionale S.R. Davies e grazie alla frequentazione dell’American Bar nascono sodalizi, tra cui quello con alcuni italiani fondatori della “La società per l’educazione fisica Mediolanum”, che li porteranno a costituire, il 13 dicembre del 1899, il Milan Cricket and Football Club di cui Kilpin fu giocatore e manager. Lasciò il mondo del calcio in quanto amareggiato dall’ostracismo esercitato dalla Federazione sui calciatori stranieri. Queste le 10 curiosità e piccoli segreti legati al fondatore del Milan:

#1 Kilpin è uno dei Padri fondatori dell’AC Milan

#2 i colori scelti per la maglia del Milan, il rosso e il nero, corrispondevano rispettivamente al fuoco dei calciatori e alla paura che avrebbero sentito gli avversari

#3 portava baffoni alla Marinetti, cuore e anima del Futurismo

#4 è stato anche il primo straniero in assoluto a militare in una squadra di calcio italiana

#5 è stato un infaticabile lavoratore, giocatore, sognatore e manager sportivo

#6 durante l’era Giolittinana, Kilpin, con il Milan ha vinto, giocando da terzino e da mediano, 3 campionati italiani e due medaglie del Re

#7 il suo nome è iscritto nel Famedio di Milano, ossia il Tempio della Fama che si trova all’interno del Monumentale

#8 qualcuno sostiene che abbia indirettamente agevolato anche la fondazione dell’Inter, avvenuta il 9 marzo del 1908 per mano di un gruppo di 43 milanisti dissidenti

#9 è morto prematuramente, nel 1916, a causa delle enormi quantità d’alcol e sigarette di cui abusò per tutta la sua breve e incredibile vita

#10 la leggenda narra che la sua gara d’addio fu la partita disputata il 20 aprile 1908 dal Milan contro l’Old Boys Basel

Continua la lettura con: Le differenze tra interisti e milanisti

LUISA COZZI

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I 7 regali di Natale da fare a Milano

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7 regali che vorremmo trovare la notte di Natale sotto l’albero di piazza Duomo. 

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I 7 regali di Natale da fare a Milano

# Un super Mastro Lindo che pulisca strade, muri e marciapiedi

 

O anche centinaia di piccoli Mastro Lindo lavatori che mentre i milanesi dormono rendono lindo ogni angolo di Milano. 

# L’aria di Cortina d’Ampezzo

Tramite un tunnel magico e invisibile

# Un Supereroe per proteggere tutti i milanesi contro i delinquenti

Tramblaze

E un Serpico che punisca ogni malaffare dei potenti. 

# Il teletrasporto per farci muovere senza intasare la città

A prova di Area C.

# Una casetta per chi non ce l’ha 

Che non venga messa su Airbnb

# Il mare

Se i milanesi non vanno al mare, portiamo il mare ai milanesi. 

# Milano Città Stato

ricerche google

Più autonomia, più poteri, più risorse lasciate in città per realizzare fantastici progetti e riportare Milano all’altezza delle migliori città del mondo. 

Leggi anche: Il «Quartiere dei sogni» di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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«Milano di vetro»: 5+1 idee per una città più trasparente

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Cosa accadrebbe se il vetro diventasse il materiale centrale nell’edilizia milanese? Ecco alcune idee che immaginano il vetro come protagonista della metamorfosi urbana e sociale della metropoli.

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«Milano di vetro»: 5+1 idee per una città più trasparente

#1 Uffici nei parchi: lavorare immersi nella natura

Un ufficio all’interno di una cupola di vetro immersa nel verde del Parco Sempione. Questa struttura innovativa, trasparente e armoniosa, fonderebbe natura e architettura, offrendo uno spazio lavorativo unico dove il contatto visivo con il paesaggio naturale diventa parte integrante dell’esperienza professionale. Vetri oscurabili permetterebbero di modulare la privacy in base alle esigenze, mentre vetri a trasparenza selettiva, visibili solo dall’interno, garantirebbero una connessione costante con l’ambiente circostante.

Questi uffici nel verde rappresenterebbero un passo avanti nella progettazione sostenibile. Non solo ridurrebbero il consumo energetico grazie all’utilizzo di luce naturale, ma migliorerebbero il benessere dei lavoratori, aumentandone la produttività e il comfort. Il contatto visivo con il verde è infatti noto per ridurre lo stress e stimolare la creatività.

L’aspetto architettonico di queste strutture dovrebbe essere studiato attentamente per integrarsi armoniosamente nel contesto del parco senza comprometterne l’estetica. Inoltre, tecnologie avanzate come vetri autopulenti e a bassa emissività potrebbero contribuire a rendere questi edifici modelli di innovazione sostenibile.

#2 Musei trasparenti: l’arte come elemento urbano

Seguendo l’idea degli uffici nel verde, i musei di Milano potrebbero essere ripensati come strutture completamente trasparenti, capaci di integrare l’arte nella vita quotidiana della città. L’architettura in vetro permetterebbe ai passanti di ammirare scorci delle opere esposte, creando una connessione visiva continua tra il museo e la strada.

Musei d’arte contemporanea, gallerie fotografiche o perfino spazi archeologici potrebbero utilizzare questa trasparenza per attirare nuovi visitatori e stimolare l’interesse culturale. La struttura stessa diverrebbe un’opera d’arte, un’icona capace di ridefinire il rapporto tra città e cultura. All’interno, l’illuminazione naturale garantirebbe una migliore fruizione delle opere e ridurrebbe il consumo energetico, mantenendo al contempo l’atmosfera immersiva grazie a sistemi di controllo della luce.

Un museo trasparente non solo democratizzerebbe l’accesso all’arte, ma contribuirebbe anche a trasformare l’immagine della città, rendendola ancora più accogliente e stimolante. Un progetto di questo tipo, però, richiederebbe soluzioni tecnologiche avanzate per proteggere le opere da esposizione prolungata alla luce e garantire il comfort dei visitatori.

#3 La Stazione Centrale in vetro: solo provocazione?

E se la Stazione Centrale, simbolo della Milano storica e monumentale, fosse ripensata come una struttura interamente in vetro e acciaio? La trasparenza offrirebbe ai viaggiatori una nuova esperienza: la possibilità di vedere treni, binari e l’attività frenetica della stazione già dall’esterno, creando un’impressione di apertura e leggerezza.

Una stazione così concepita potrebbe ridurre la percezione di caos tipica degli spazi affollati, migliorando la leggibilità degli ambienti grazie a una maggiore luminosità. Vetri fotovoltaici integrati nella struttura non solo alimenterebbero l’illuminazione interna, ma farebbero della stazione un modello di sostenibilità.

Pur trattandosi di una provocazione audace, un progetto del genere richiederebbe un attento bilanciamento tra modernità e rispetto per il patrimonio storico. La monumentalità della Stazione Centrale dovrebbe essere preservata attraverso dettagli architettonici che richiamino l’aspetto originario, mantenendo intatto il suo ruolo iconico.

#4 Pavimentazione in vetro: camminare sulla luce

Altra trasformazione radicale: i marciapiedi di Milano trasformati in superfici di vetro retroilluminate, che si accendono al calar della sera. Questa idea potrebbe rivoluzionare l’illuminazione pubblica, eliminando i tradizionali lampioni e creando un sistema di luce diffusa e omogenea, direttamente integrata nel suolo.

La pavimentazione in vetro potrebbe essere personalizzata con colori, motivi e disegni unici per ogni quartiere. Le zone storiche, come Brera, potrebbero optare per tonalità calde e avvolgenti, mentre quartieri moderni, come Porta Nuova, potrebbero scegliere luci più dinamiche e futuristiche. Questo sistema migliorerebbe anche la sicurezza stradale, rendendo le strade meglio illuminate e più accoglienti per pedoni e ciclisti.

Inoltre, pannelli fotovoltaici sotto il vetro potrebbero alimentare l’illuminazione, riducendo l’impatto ambientale. Il principale ostacolo a un progetto simile sarebbe garantire la resistenza dei materiali a usura, intemperie e traffico, mantenendo al contempo l’efficienza estetica e funzionale.

#5 Passerelle trasparenti: collegare palazzi e orizzonti

Un’idea futuristica, ma praticabile, potrebbe essere la costruzione di passerelle in vetro che collegano i palazzi simbolo della città. Ci sarebbero ponti trasparenti sospesi tra le torri di CityLife o ad attraversamenti pedonali sopraelevati che offrono una prospettiva inedita su Piazza del Duomo.

Queste passerelle trasparenti rappresenterebbero una fusione di design, funzionalità e innovazione. Realizzate con vetri ultra resistenti, sarebbero progettate per sopportare carichi elevati garantendo la massima sicurezza. La loro integrazione nel tessuto urbano potrebbe rivoluzionare la mobilità pedonale, rendendo più agevoli gli spostamenti e trasformandole in attrazioni turistiche.

I visitatori avrebbero l’opportunità di osservare la città da un punto di vista completamente nuovo, contribuendo a rafforzare l’immagine di Milano come metropoli moderna e visionaria. La sfida principale sarebbe integrare queste strutture senza alterare l’equilibrio architettonico e storico dei quartieri in cui sorgerebbero.

#5+1 Il tram trasparente: un viaggio urbano sotto il cielo di vetro

Immaginate i tradizionali tram di Milano trasformati in veicoli futuristici, con pareti completamente in vetro. I passeggeri potrebbero godere di una vista panoramica sulla città durante il viaggio, aumentando il senso di connessione con il contesto urbano circostante. Il vetro non sarebbe solo un elemento estetico, ma rappresenterebbe una soluzione pratica per migliorare l’esperienza di viaggio: vetri a bassa riflessione potrebbero ridurre l’abbagliamento del sole, mentre vetri oscurabili in automatico garantirebbero la privacy quando necessario.

Questi tram in vetro potrebbero anche essere dotati di pannelli solari sui tetti, che alimenterebbero l’illuminazione interna e i sistemi di climatizzazione, riducendo l’impatto ambientale del trasporto pubblico. L’aspetto trasparente renderebbe il tram un elemento distintivo di Milano, creando nuove opportunità di attrazione turistica e offrendo un’esperienza visiva unica, che unisce il comfort del trasporto con la bellezza della città.

La costruzione di tram in vetro richiederebbe materiali resistenti e sicuri, capaci di resistere a sollecitazioni e usura. Inoltre, l’integrazione dei tram trasparenti con il sistema di trasporto esistente potrebbe migliorare la fluidità e l’efficienza della rete, facilitando gli spostamenti quotidiani in modo sostenibile e moderno.

Continua la lettura con: A Milano il palazzo di legno più alto d’Italia: 4 idee per rinnovare la città con questo materiale naturale

MATTEO RESPINTI

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Sei fuorisede a Milano e finalmente hai trovato dove stare…

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Tutto il mondo è ‘o paese.

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Continua con: La nuova Webcam all’«incrocio da incubo» di Milano

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Le 5 curiosità più incredibili sulle università milanesi

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credit: scuoledidottorato.unicatt.it

Siete proprio sicuri di conoscere tutto sulle università milanesi? Ecco 5 incredibili curiosità che non tutti sanno.

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Le 5 curiosità più incredibili sulle università milanesi

#1 I riti di scaramanzia: non solo il salto delle siepi

credit: vulcanostatale.it

Molti studenti universitari attendono con ansia il momento della laurea sicuramente per soddisfazione personale ma anche per poter finalmente correre nei cortili della propria università saltando le famose siepi. Ma il salto delle siepi non è l’unico rito di scaramanzia diffuso tra gli universitari milanesi.

Ad esempio alla Statale gli studenti per scacciare la cattiva sorte prima degli esami non devono incrociare gli occhi della statua di Minerva, situata nel cortile Filarete.

Alla Cattolica invece per potersi laureare senza complicazioni non si devono dimenticare due divieti impliciti. Il primo vieta di attraversare i cortili in linea retta, il secondo invece si riferisce al primo piano della sede di Gemelli in cui si trovano delle colonne a cui è proibito passare in mezzo.

E che dire dei celebri leoni della Bocconi? Guai a passare in mezzo alle due statue poste all’ingresso di Via Sarfatti. Chi l’ha fatto ha fatto perdere le sue tracce prima di arrivare alla laurea. 

Leggi anche: Le superstizioni degli universitari di Milano

#2 La Statale ha una sede ad alta quota 

credit: gazzettadellevalli.it

Non tutti sanno, nemmeno gli stessi studenti della Statale, che l’Università degli Studi di Milano ha una sede a Edolo, in Val Camonica. E’ nata nel 2011 ed è un centro di ricerca e formazione che punta a promuovere la conservazione e lo sviluppo delle zone montane, infatti è stata nominata “Università della Montagna”. A Edolo gli studenti appassionati di montagna vivono immersi nella realtà che studiano ma non pensate che restino isolati, anche lì c’è un hotspot per la connessione ad internet accessibile a tutti.

#3 A Milano abbiamo un laboratorio universitario “polare”

credit: biblio.unimib.it

Provate ad indovinare in quale università si trova il laboratorio EuroCold (European Cold Laboratory Facilities). E’ un’università pubblica che però vuole sempre essere innovativa. Avete capito? E’ proprio la Bicocca. Eurocold è uno tra i più grandi e moderni laboratori “freddi” ad atmosfera controllata e nelle sue sale le temperature raggiungono i -50°C. Vi starete chiedendo “Ma a cosa servono temperature così polari?”, semplice, per la conservazione e lo studio delle carote di ghiaccio che arrivano dall’Antartide, dalla Groenlandia e dalle Alpi. Tutto ciò per poter studiare da vicino il climate change.

#4 Il Giardino Delle Vergini: un posto per sole donne

Foto Alessia Sardella

A Milano vi è un posto dedicato solo alle donne e si trova proprio in un’università, è il Giardino Delle Vergini. E’ un meraviglioso giardino pieno di alberi e panchine sulle quali ci si può rilassare al sole ed è protetto all’ingresso dai guardiani che ne proibiscono l’ingresso ai curiosi uomini. Dove si trova questo particolare giardino? E’ situato nella sede di Largo Gemelli dell’Università Cattolica e riserva l’ingresso alle sole donzelle sin dal 1928.

#5 Alla Bicocca è anche… alle Maldive

credit: zeropixel.it

Pensavate che studiare in costume da bagno fosse solo un sogno? Vi sbagliavate. L’Università degli Studi di Milano Bicocca ha aperto un centro di ricerca proprio sull’isola di Magoodhoo, nell’Arcipelago delle Maldive. Al centro MaRHE i ricercatori e gli studenti dell’Ateneo possono collaborare con i colleghi maldiviani per lo studio di nuove soluzioni per lo sviluppo sostenibile. Dal 2009 è possibile trascorrervi brevi periodi di mobilità ai fini di studio e ricerca che rappresentano però anche delle opportunità di svago, infatti non mancano faticosissime attività come le immersioni e gli incontri con le popolazioni locali.

Continua la lettura con: Gli STEREOTIPI sulle UNIVERSITÁ MILANESI

ROSITA GIULIANO

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Trenitalia la numero 1 in Europa: meglio anche delle ferrovie svizzere

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Meme svizzero

Non solo meglio della Germania, secondo gli stessi tedeschi, ma al primo posto in assoluto in Europa. Perfino meglio dei leggendari treni svizzeri. Che non l’hanno presa bene.

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Trenitalia la numero 1 in Europa: meglio anche delle ferrovie svizzere

# Trenitalia la migliore compagnia ferroviaria d’Europa

Credits juangatito-pixabay – Trenitalia

Nonostante tutte le notizie di guasti e ritardi che non di rado colpiscono linee tradizionali e dell’alta velocità, Trenitalia è stata votata come la migliore compagnia ferroviaria d’Europa. La classifica è stata realizzata da l’ONG Transport and Environment (T&E), un’associazione che riunisce le Ong europee operanti nel settore dei trasporti sostenibili, valutando 27 società in base a otto criteri: prezzo, offerte speciali, affidabilità, esperienza di prenotazione, politica sui rimborsi, esperienza di viaggio, treni notturni e politica sul trasporto delle biciclette. 

# Trenitalia sbaraglia la concorrenza: quinta la francese SNCF, ultimo posto per Eurostar

Trenitalia si issa al primo posto grazie a un punteggio di 7,7 su dieci, davanti alle ferrovie svizzere Sbb e alla ceca Regiojet, entrambe a 7,4. Quarta posizione per la  compagnia austriaca ÖBB e quinta per la francese SNCF. Il punto di forza della compagnia ferroviaria italiana è l’offerta di uno dei migliori rapporti qualità-prezzo. La categoria con il punteggio più alto (10) è quella relativa a promozioni e riduzioni di prezzo, l’unica dove non eccelle è l’offerta di spazi per le biciclette. Sopra gli 8 punti l’esperienza di viaggio, di prenotazione e l’offerta di treni notturni.

T&E – Peggiori 5

In coda alla graduatoria troviamo in 25esima posizione Ouigo, la filiale low-cost di SNCF, in 26 esima la greca Hellenic Trains e per finire Eurostar, la peggiore in assoluto oltre che la più costosa e l’unica sotto i 5 punti, 4,9 per la precisione.

# Ma gli svizzeri non l’hanno presa bene: la meme-gallery dai profili svizzeri

 
Meme svizzero

La Svizzera. La nazione di Guglielmo Tell, degli orologi a cucù e dei leggendari treni. Finire dietro le ferrovie italiane è stato uno choc. Questa la fotogallery di alcuni dei meme con cui siti satirici della Svizzera italiana hanno reagito con il loro proverbiale senso dell’umorismo:

 

Continua la lettura con: “Per i treni l’Italia è meglio della Germania”: lo dicono i tedeschi

FABIO MARCOMIN

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A Milano è esplosa la passione per la terra dei Gauchos: i 5 ristoranti per sentirsi a Buenos Aires

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Ph. @mohindi IG

Locali diventati ormai iconici nel panorama cittadino. Ecco quali sono e che cosa li rendono unici.

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A Milano è esplosa la passione per la terra dei Gauchos: i 5 ristoranti per sentirsi a Buenos Aires

# Don Juan: il primo argentino di Milano

donjuanrestaurante IG

In Porta Romana, a pochi passi dai bastioni e delle terme, c’è il primo ristorante argentino di Milano: il Don Juan. Inaugurato nel 2000, è un’istituzione per la cucina di questo tipo in città, con un’atmosfera che richiama il calore delle case di campagna argentine e una selezione accurata di carni provenienti dai migliori allevamenti.

donjuanrestaurante IG – Carne

Tra le specialità spiccano la entraña, il vacio, e un’ampia scelta di empanadas. I vini della cantina, sono oltre 300 etichette, sono in prevalenza provenienti dal terra che sventola bandiera albiceleste. All’arrivo si viene accolti da un bicchiere di sangria.

Indirizzo: Via Altaguardia, 2

# El Gaucho: il primo locale dell’ex capitano interista Javier Zanetti

elgauchomilano IG

In zona Navigli troviamo El Gaucho, aperto oltre 20 anni fa da Javier Zanetti, ex capitano e attuale vicepresidente dell’Inter. Un’avventura raddoppiata con El Patio – Gaucho in zona San Siro. Conosciuto per la qualità della carne e l’atmosfera accogliente, il locale si distingue per un ambiente intimo con dettagli raffinati e una griglia a vista pensata per esaltare la cucina tradizionale argentina. Tra i piatti più apprezzati ci sono il filetto di lomo e le empanadas, tra la selezione di vini soprattutto i Malbec, nota zona vitivinicola argentina. 

Indirizzo: via Carlo d’Adda, 11

# El Porteño: le cene spettacolo a tema tango al Prohibido 

Tango El Portenho

El Porteño rappresenta un unicum a Milano, una catena di ristoranti argentini che combina alta cucina, atmosfera unica e tradizione culturale. Presenti anche a Roma da qualche anno ma non con la declinazione data da El Porteño Prohibido in zona ventidue Marzo: un locale che accanto ai piatti autentici della tradizione argentina, come le grigliate di carne e dolci al dulce de leche, si distingue per le cene-spettacolo a tema tango. Ogni martedì, mercoledì e giovedì sotto la direzione del maestro Miguel Angel Zotto, si svolgono performance di tango dal vivo, con un sovrappiù di prezzo rispetto alle serate tradizionali, alternati a momenti di canto e altre danze caratteristiche. Al Prohibido si aggiungono i locali Darsena, Arena e Gourmet.

Ostriche e Martini Flores Cocteles Milano

Altro elemento esclusivo è Flores Cócteles, un elegante cocktail bar tra l’ingresso e il ristorante, ispirato agli anni ’30 che propone drink raffinati e innovativi e serata a tema come Martini e ostriche della Huîtres Amélie, una delle più prestigiose maison al mondo. Lo spazio funziona come locale a sé, aperto fino a tarda notte e d’estate il tetto scompare per trasformarsi in uno spazio open air.

Indirizzo: via Macedonio Melloni, 9

# El Carnicero: la nuova “Casa” di 4 piani con terrazza e “cinema” all’esterno

casa_elcarnicero IG

Tra i più conosciuti c’è El Carnicero, famoso ristorante specializzato in carne, per la sua atmosfera conviviale e la cucina di alta qualità. Dopo le sedi di via Spartaco e corso Garibaldi, ha inaugurato un nuovo format dal nome Casa Carnicero dove oltre alla cucina argentina trovano spazio piatti di ispirazione mediterranea, inclusi crudi di mare esposti in vetrina all’entrata, primi raffinati e un’ampia varietà di portate.

biscarini_milano IG – Casa El Carnicero

Design elegante e ricercato, spiccano le luci di colore rosso e i lampadari a candelabro, il locale si sviluppa su 4 piani più cantina con privée e una terrazza aperta in primavera ed estate e ogni sala ha caratteristiche e atmosfere differenti. All’esterno un maxi schermo proietta in loop spezzoni di film a rotazione, come in un cinema all’aperto.

Indirizzo: viale Bianca Maria, 8

Leggi anche: A qualcuno piace carne: quattro ristoranti da non perdere a Milano 

# Il Botinero: la combinazione tra cucina argentina e calcio

botinero_milano IG

Chiudiamo con l’altro insegna aperto da Javier Zanetti, insieme all’ex compagno nerazzurro e della nazionale Esteban Cambiasso, in zona Brera: il Botinero. Conosciuto per la sua atmosfera elegante e contemporanea, combina una raffinata cucina argentina con una passione per lo sport, in particolare il calcio che viene si ritrova in una bacheca di cimeli autografati come una collezione di scarpe con i tacchetti. Non è raro infatti imbattersi in qualche campione sportivo del passato o del presente. Nel menu tagli pregiati di carne alla griglia, empanadas e vini argentini di alta qualità. Il locale presenta un dehor all’esterno.

Indirizzo: via San Marco, 3

Continua la lettura con: 5 ristoranti di cucina milanese fuori dai soliti circuiti

FABIO MARCOMIN

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«Il centro la sera si spegne»: 3 milanesi su 4 in Area C desiderano spostarsi in periferia o hinterland

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Credits duende_san IG - Nolo

Risultati clamorosi di una ricerca Ipsos: il 73% dei milanesi che vivono in centro desidera andare a vivere in periferia o nell’hinterland. Queste le motivazioni della fuga e cosa dicono i dati delle compravendite immobiliari.

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«Il centro la sera si spegne»: 3 milanesi su 4 in Area C desiderano spostarsi in periferia o hinterland

# Un terzo dei milanesi vuole cambiare casa, 3 su 4 in fuga dal centro

https://www.associazionemneme.it/it/passeggiate-nei-luoghi-della-memoria-metropolitana/

L’ultima ricerca elaborata da Ipsos per conto di Unipol, su un campione rappresentativo dei residenti tra i 16 e i 74 anni, ha fatto emergere il desiderio dei milanesi che vivono in centro città di trasferirsi altrove. Nello specifico un terzo dei residenti ha espresso il desiderio di cambiare casa e il 73% di chi abita dentro la prima cerchia di spostarsi verso quartieri periferici ben serviti dai mezzi pubblici. 

# Le zone preferite in periferia: Dergano, NoLo e Città Studi

Credits duende_san IG – Nolo

La scelta sulle zone dove trasferirsi ricade come detto sulle periferie, tra le preferite per il 43% degli intervistati ci sono Dergano, Nolo, Isola e Città Studi, e l’hinterland, purché ben collegato con il trasporto pubblico, per il 30% di chi ha risposto.

# Le motivazioni principali che spingono al trasferimento: «Il centro la sera si spegne»

Andrea Cherchi – Piazza Duomo di sera

I milanesi scelgono sempre più spesso di trasferirsi in periferia per diversi motivi. Innanzitutto, il centro storico tende a spegnersi durante le ore serali: le insegne dei negozi si spengono presto, lasciando le strade buie, e i bar affrontano difficoltà legate all’aumento dei costi, che ne ostacolano l’attività. Un’altra ragione importante è il desiderio di abitazioni più spaziose, oltre al bisogno di costruire reti di supporto sociale, che si formano più facilmente nei quartieri periferici.

A tutto questo si aggiunge il tema della sicurezza. Sebbene il 42% degli intervistati non percepisca una grande differenza tra il centro e la periferia, tra le zone più a rischio ci sono soprattutto quelle centrali, come Garibaldi, i Navigli e la Stazione Centrale.

# Come deve essere la nuova casa

Credits Hans-pixabay – Casa con giardino

Al primo posto tra i criteri che deve avere la nuova casa c’è il prezzo per il 67% dei milanesi, poi metratura per il 41% e la luminosità per il 39%, questi ultimi due sono diventati più rilevanti dopo la diffusione del lavoro da remoto. A questi si affiancano la vicinanza a parchi e giardini di zona, la presenza di uno spazio esterno e l’efficienza energetica dell’abitazione.

# Negli ultimi 5 anni quasi il 10% dei milanesi è andato fuori città: il record delle compravendite si è registrato nel Comune di Opera con +71%

Credits: colliers – Opera

Una conferma a questa ricerca arriva dalle dinamiche che si sono registrate negli ultimi 5 anni come visto in un recente articolo: a contribuire al calo di residenti di Milano è stata anche la fuga verso l’hinterland. In base a un recente studio di Abitare.Co, i milanesi che hanno preso casa fuori città è salito del 9,7%, pari a oltre 15.400 residenti, con una crescita delle compravendite dell’11,6%. Tra i comuni in maggiore crescita ci sono:

#1 Opera con +70,8%, primo comune a sud scendendo da via Ripamonti,

#2 Cusano Milanino (+63,3%)

#3 Vimodrone (+61,7%). 

Leggi anche: Case: i milanesi preferiscono l’hinterland

Continua la lettura con: Vienna, Berlino, Copenaghen: il problema degli affitti lo hanno risolto così

FABIO MARCOMIN

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El Domm prima del Domm: tre curiosità sulle chiese che sorgevano al posto del Duomo di Milano

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chiese paleocristiane
Il Battistero di Santo Stefano alle fonti, scoperto nel 1899, si riferiva all'antica Basilica Vetus: vi fu battezzato Sant'Ambrogio

Ogni volta che proviamo a dare di Milano una definizione che ne sintetizzi al massimo le peculiarità storiche, sociali e culturali, pensiamo immediatamente a definirla con le sole categorie della contemporaneità: moderna, ricca, efficiente.

Troppo spesso dimentichiamo che nel periodo tardo-antico, al principio di un medioevo connotato dal declino politico della Roma tardo-Imperiale, Milano è stata epicentro della germogliante civiltà cristiana occidentale, la quale non ha solo plasmato le coscienze dei nuovi fedeli, ma ha anche impresso – in maniera indelebile – il suo “marchio di fabbrica” sull’architettura civile e religiosa della città.

Leggi anche:Quando Milano era CAPITALE di Roma

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El Domm prima del Domm: tre curiosità sulle chiese che sorgevano al posto del Duomo di Milano

Non mi riferisco alla Basilica Sanctae Mariae Nascenti, più comunemente chiamata Duomo, il cui candore stride con l’asprezza delle sue celeberrime guglie gotiche, bensì a ciò che letteralmente sta sotto di esso: la BASILICA VETUS.

#1 Basilica Vetus: gli esorcismi di Ambrogio

Costruita dal 314 d.c. per volere dell’Imperatore Costantino, essa aveva sede nel punto corrispondente al fulcro dell’attuale Duomo, ovvero proprio sotto la sua sacrestia, ed era curiosamente formata da due semplici aule, in una delle quali si narra che il nostro Sant’Ambrogio fosse solito praticare gli esorcismi... ma questa è un’altra storia.

Leggi anche: Quando Milano aveva una DOPPIA CATTEDRALE al posto del Duomo

#2 Basilica Nova: il covo degli eretici

Si tramanda che la seconda chiesa, la BASILICA NOVA, costruita stavolta in corrispondenza dell’attuale monumento a Vittorio Emanuele II, facesse da “contraltare estivo” alla precedente. Prima che fosse consacrata a Santa Tecla, era un vero e proprio covo di eretici Ariani. Dettaglio che potrebbe non stupire più di tanto, se pensiamo che negli stessi spazi di Santa Tecla vi era, secoli prima, un tempio consacrato alla divinità pagana Minerva.

Leggi anche: In Piazza della Scala sorgeva un TEMPIO SOLARE

#3 Battistero di San Giovanni alle Fonti: dove Ambrogio battezzò Sant’Agostino

Fra le due basiliche fu costruito infine, sul finire del IV secolo, il Battistero di San Giovanni alle Fonti, luogo in cui secondo la tradizione il nostro Ambrogio battezzò un altro illustre santo, vale a dire Agostino. Il battistero è stato individuato sotto il sagrato dell’attuale Cattedrale e qui si trovano, incisi nel pavimento, i confini dell’antico battistero i cui resti, insieme a quelli della Basilica Vetus e di Santa Tecla, sono oggi visibili nell’affascinante percorso di visita sotterraneo, in alcune vetrine della M1 e nel museo del Duomo.

Continua la lettura con: Com’era il Duomo ai tempi di Leonardo

PIERLUIGI COSTANTINO

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Quei segnali inconfondibili: da che cosa si riconosce a Milano chi non è di Milano

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Credits Szymon Fischer-unsplash - Piazza Duomo

Abbiamo posto questa domanda ai milanesi: “Da cosa riconosci a Milano che qualcuno non è di Milano?”. Scopriamo i 10 segnali inequivocabili.

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Quei segnali inconfondibili: da che cosa si riconosce a Milano chi non è di Milano

#1 Non attende chi esce prima di entrare nella metro

Credits: bresciaoggi.it

La metropolitana è uno dei primi banchi di prova. Se una persona non rispetta la regola di attendere per entrare nel vagone solo dopo che sono usciti gli altri viaggiatori e di piazzarsi davanti alla porta bloccando l’uscita, anche se scenderà molte fermate più avanti, non può essere di Milano.

Da come entra in metro senza lasciar scendere prima di salire e stando in mezzo alle porte impalato…” – Cit. Cristina B.

#2 Spinge il pulsante della porta per uscire dalla metro

Sempre in metropolitana per riconoscere un non milanese basta osservare se quando il treno si ferma spinge il pulsante delle porte per uscire: se lo fa è lampante.

Preme il pulsante per aprire le porte della metro” – Cit. Cosmina Aloisio

#3 Si mette a sinistra sulle scale mobili

A sinistra sulle scale mobili

Un’altra delle regole da seguire in metropolitana e in tutte le scale mobili in città è solo una: rimanere sul lato destro per lasciare libero quello sinistro a chi ha più fretta.

Non tiene la destra sulla scala mobile” – Cit. Giovanni S.

Leggi anche: Le 5+1 REGOLE NON SCRITTE nella METROPOLITANA MILANESE

#4 Gira in centro vestito elegante nel week end

Credits Szymon Fischer-unsplash – Piazza Duomo

Riconoscere un non milanese in centro a Milano è molto facile, soprattutto nel weekend. Se è vestito in modo elegante, non può essere di Milano. 

Va in galleria vestito come ad un matrimonio” – Cit. Luca S.

#5 Sbaglia il genere dei mezzi del trasporto pubblico

Credits: pixabay.com – Tram Milano

Ritorniamo al trasporto pubblico. Il non milanese si riconosce subito se quando deve indicare una linea cittadina non usa correttamente gli articoli per i mezzi pubblici: a Milano l’autobus è femminile, esempio la 90, il tram è maschile, esempio il 24.

“Da che articolo usa davanti ai numeri degli autobus/tram” – Cit. Vanessa P.

#6 Non usa l’articolo prima del nome proprio

Durante una conversazione per cogliere in fallo chi non è Milano basta ascoltare quando parla in riferimento a un’altra persona: se non antepone l’articolo, come il Luca, la Giulia, è di sicuro forestiero.

Non mettono l’articolo davanti ai nomi propri” – Cit. Clara B.

#7 Cammina lentamente

Credits: milanonordwalk.it – Camminare

Vige il detto chi va piano non è di Milano….

Dal camminare lento” – Cit. Maria L.

#8 Non è stressato

Un’altra caratteristica del non milanese che salta immediatamente all’occhio è il fatto di avere un viso rilassato, colorito e senza occhiaie. Chi è tranquillo non è di Milano. 

No occhiaie, no stress, calmo, sereno” – Cit. Odra T.

#9 Non si lamenta del ritardo dei mezzi

Credits: leggo.it – pensilina intelligente

Nonostante l’efficienza dei mezzi pubblici a Milano sia un vanto per i suoi cittadini, non appena si registra un piccolo ritardo il milanese è subito pronto a imprecare. Chi arriva da fuori Milano resta calmo anche di fronte a ritardi di minuti. 

“Non si lamenta se il mezzo arriva in ritardo rispetto a ciò che indica il display” – Cit. Jacopo B.

#10 Chiama la brioche…cornetto

Credits: @gelateriacreamgarden – Cappuccio e brioches

Un cliente che per colazione al bar chiede un cornetto, insieme al caffè, non può essere di Milano. Per il milanese c’è solo la brioche, senza alcuna discussione.

“La mattina al bar…un cappuccino e un cornetto per favore”Cit. Valeria C.

Leggi anche: Le 5 GAFFE più comuni a MILANO

Continua la lettura con: Le PAROLE MILANESI più UTILIZZATE da chi VIVE a Milano

FABIO MARCOMIN

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L’ «Albero Bianco» è il più “bel palazzo residenziale del mondo”

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voistu IG - Arbre blanc

Votato dal famoso blog di architettura ArchDaily come “il più bel condominio al mondo”, compie 5 anni. Ecco dove si trova e quali sono le sue caratteristiche.

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L’ «Albero Bianco» è il più “bel palazzo residenziale del mondo”

# ArchDaily ha eletto “l’arbre blanc” di Montpellier come il condominio più bello del mondo

Credits: world_walkerz IG

Inaugurato nel 2019, l’ “Arbre Blanc Residential Tower” è stato eletto famoso blog di architettura ArchDaily come il condominio più bello del mondo. Si trova ai margini del fiume costiero di Lez, tra il centro città e i quartieri recenti di Richter e Odysseum di Montpellier. Il progetto è stato curato da un gruppo di architetti formato da Dimitri Roussel, Manal Rachdi OXO architects, Nicolas Laisné, e Sou Fujimoto Architects e, come dice il nome, la sua forma ricorda quella di un albero di colore bianco. 

# I balconi a sbalzo, lunghi fino a 7,5 metri, sono i rami dell’albero

priscillabalmer IG – Terrazzi Arbre blanc

La facciata si caratterizza per degli enormi balconi a fare da rami partendo dal tronco, che con una lunghezza fino a 7,5 metri sono stati i primi a sbalzo così lunghi nel mondo. 

La curvatura dell’edificio consente un duplice vantaggio:

  • di proporre una facciata con maggiore esposizione;
  • non ostruire il punto di vista delle abitazioni.

La struttura è stata progettata come una forma naturale che l’acqua o il vento avrebbero potuto scavare nel tempo. 

# Alto 55 metri, per 17 piani, con un rooftop bar panoramico

Credits: cabinetdeflandre IG – Terrazza Arbre Blanc

Il palazzo misura 55 metri in altezza e si sviluppa su 17 piani, nei primi due sono presenti una galleria d’arte, un ristorante e degli uffici.

Credits: welove_montpellier
IG – Vista dal terrazza verso il fiume

Tutti i piani rimanenti, eccetto l’ultimo, sono occupati da un totale di 113 appartamenti, tutti dotati di balconi sospesi con una superficie che varia da un minimo di 7 mq a un massimo di 35 mq. In cima si svela un rooftop panoramico con bar che regala una vista panoramica della città, con il sottostante fiume Lez, e dei suoi dintorni, con il Pic Saint-Loup in lontananza.

 

Continua la lettura con: I 10 PALAZZI più BELLI del MONDO (Immagini) 

FABIO MARCOMIN

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Il club della Famiglia Meneghina compie 100 anni

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Libro Famiglia Meneghina

Un club con una storia lunga un secolo, con lo statuto scritto su pergamena. Rigorosamente in dialetto milanese. Sta per festeggiare i 100 anni anche la sua biblioteca, punto di riferimento per chi desidera approfondire la storia e la cultura milanese.

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Il club della Famiglia Meneghina compie 100 anni 

# Lo statuto scritto in dialetto milanese

Libro Famiglia Meneghina

La storia del club della Famiglia Meneghina nasce 100 anni fa per la volontà di un gruppo di 29 autentici e illuminati milanesi. L’obiettivo? Conservare la storia, i costumi, della lingua e tutti gli aspetti della cultura milanese. Per capire quanto lo spirito milanese sia presente nell’associazione basti pensare che lo statuto è stato redatto rigorosamente nel dialetto cittadino su una pergamena custodita ancora oggi. 

Questo il testo: Statutt – Scopo de la “Famiglia” – Art. 1 – El 9 de giugn del 1924 s’è costituida in Milan – e el 30 de l’istess mes l’è stada batezzada Famiglia Meneghina – ona Societàa per tegnì insèmma tutt’i veri Milanes, e per fa sentì la soa vos in di question de la Cittàa, per promoeuv, secondà, ajuntà quj iniziativ che poden servì al ben e a l’onor de Milan, a fà cognoss la soa storia e el so nomm; e per conservà e difend i bonn tradizion ambrosiann.

Per celebrare il primo secolo di vita è stato stampato il volume celebrativo “La Famiglia Meneghina. Una voce lungo un secolo 1924 – 2024”, curato da Roberta Cordani e Alessandro Gerli, Tep Edizioni d’Arte, che raggruppa gli scritti di illustri studiosi, giornalisti, accademici di fama consolidata.

# Le iniziative dell’associazione

eleonorajelmini IG – Palazzo Spinola

La Famiglia Meneghina nel corso dei decenni ha trovato spazio in alcune dimore di straordinario valore architettonico e decorativo, come Palazzo Turati in via Meravigli e l’attuale Palazzo Spinola, dove dal 1998 è ospitata dalla Società del Giardino. Fin dai primi anni ha promosso la rinascita del Teatro Milanese, organizza congressi dei dialetti italiani e partecipato e allestito mostre d’arte ed eventi culturali. Nel 1994 viene fondata con atto notarile e nel 2010 cambia nome in Associazione Culturale Biblioteca Famiglia Meneghina-Società del Giardino. Alle iniziative si affianca infatti una ricca collana di libri milanesi arricchita dai lasciti dei soci.

# La biblioteca è un punto di riferimento per chi desidera approfondire la storia e la cultura milanese

Libro Famiglia Meneghina

La biblioteca, fondata nel 1926 e riconosciuta come una delle più specialistiche di Milano, festeggia i 100 anni di storia nell’anno delle Olimpiadi Invernali. È un punto di riferimento nel panorama bibliotecario e come centro di ricerca, studio e cultura, aperto a tutti coloro che desiderano approfondire la storia e la cultura milanese, con l’obiettivo di coinvolgere anche le nuove generazioni.

Biblioteca Famiglia Meneghina

Al suo interno sono è custodito un importante patrimonio letterario con tematica principale Milano e la Lombardia

· 520 volumi antichi (dal 1501 al 1830)

· 11.000 volumi moderni (post 1830)

· 400 manoscritti di teatro dialettale milanese, per lo più inediti (anni 1870-1960 circa)

· 500 manoscritti moderni

· 240 testate di periodici

Pimpa

Tra gli ambiti di specializzazione in cui è articolato troviamo: storia, geografia, letteratura, poesia, teatro, dialetto, monumenti, economia, imprenditoria, diritto, editti, statuti, raccolte statistiche, chiesa milanese, arte, guide, tradizioni, usi, costumi, sport, esposizioni e mostre, persino il fumetto della Pimpa scritta in milanese.

Continua la lettura con: La LIBRERIA ESOTERICA più grande d’Italia si trova a MILANO: la sua storia e le curiosità

FABIO MARCOMIN

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Il «Quartiere dei Sogni» di Milano

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Singapore è stata la prima. Seguita a ruota da altre città, tra cui Montecarlo e Dubai. La sfida: costruire il «Quartiere dei Sogni». Se anche Milano seguisse la scia, come e dove potrebbe realizzarlo?

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Il «Quartiere dei Sogni» di Milano

# Il mito della città ideale: la sfida di Singapore, Dubai e Montecarlo

Una delle grandi intuizioni del Rinascimento italiano: la città ideale. In quell’epoca d’oro in cui l’Italia dava luce al mondo intero, le città erano tornate al centro, come motore di sviluppo economico e culturale. I grandi del tempo si sono così iniziati a interrogare su come dovesse essere la città ideale, un tema che ha affascinato tutti i grandi urbanisti nei secoli a venire. Fino ad oggi. Nel mondo contemporaneo le città più all’avanguardia si stanno sfidando per realizzare zone che seguano quei principi adattati ai tempi moderni. In prima fila ci sono Dubai, Montecarlo (con la creazione di un'”isola dei sogni”) e, soprattutto, Singapore che ha pianificato Tengah, un’area formata da 5 distretti che dovrebbero rappresentare il massimo livello di qualità della vita urbana. Se Milano raccogliesse questa sfida e riportasse a casa nostra il modello di città ideale, come potrebbe essere il quartiere delle meraviglie?

#1 Un «quartiere foresta»: sopra il verde, sotto le auto

Niente auto in superficie. Tutti i mezzi di trasporto dovrebbero essere messi sottoterra, come avviene per la metropolitana. Sia per il movimento che per il parcheggio. Sopra ci dovrebbero essere esclusivamente verde e zone di ristoro pedonali. Ancora di più: insieme a prati all’inglese ci dovrebbe essere una vera e propria foresta con tipi di piante capaci di rappresentare una vera e propria attrazioni per il territorio. 

#2 Un «quartiere fattoria»: ecosistema di coltivazione e allevamento 

Nel «quartiere foresta» si dovrebbe agevolare la semina di piante da frutto e di piantagioni per rifornire i cittadini del quartiere di prodotti a chilometro zero a cui si potrebbero dedicare per la coltivazione pensionati e bambini delle scuole per formarli a una vita più sana e funzionale. Non solo: la superficie dedicata alla foresta non dovrebbe solo corrispondere a un fine estetico e di benessere per il contatto con la natura ma anche riportare in vita l’ecosistema ancestrale dei villaggi di fattorie, attualizzato alla realtà di oggi. Animali da allevamento potrebbero vivere in armonia con i cittadini anche per stimolare una cultura più naturale nelle nuove generazioni, oltre che per produrre beni di consumo più genuini per i cittadini. 

#3 Un bosco come “mura”

Riprendendo la tradizione delle città italiane, il quartiere potrebbe essere delimitato da mura. Ma che non dovrebbero essere di cemento ma formate da alberi. Il quartiere avrebbe così un bosco circolare realizzato sul modello delparco orbitale“, progetto desiderato ma mai realizzato nel corso dell’ultimo decennio. Il bosco circolare avrebbe la funzione di proteggere l’ecosistema del quartiere dal resto delle aree urbane di Milano. 

#4 Il «quartiere comunità»: partecipazione e responsabilità condivisa degli spazi comuni

Ultima innovazione fondamentale riguarda il ruolo del cittadino. Il Rinascimento ha dato vita alla figura del “cittadino moderno”, che sostituisse l’idea di suddito alla mercé del sovrano di turno. Una figura che oggi ha bisogno di un rinnovamento radicale e tornare al centro di ogni decisione politica sul territorio. Tutto quanto sia possibile deve essere spostato al livello più basso: ogni potere del territorio va esercitato attraverso il coinvolgimento e la responsabilizzazione di ogni cittadino, favorendo così lo sviluppo di una comunità in cui ogni partecipante alla cosa pubblica sia un protagonista invece che un semplice esecutore della volontà dell’autorità. Questa sarebbe la rivoluzione epocale che partendo da un singolo quartiere potrebbe estendersi all’intero mondo. Come accaduto ai tempi del Rinascimento. 

# Dove costruirlo? A Milano Est

La zona dove sorgerebbe Milano Est

Come immaginato in questo articolo E se a Est sorgesse una nuova Milano?, lo spazio per costruire un nuovo progetto urbanistico esiste. Il quartiere dei sogni potrebbe diventare realtà in un’area compresa tra Segrate e Paullo. Non rappresenterebbe solo un’espansione fisica di Milano, ma una vera e propria “Milano parallela“, riprogettata per rispondere alle esigenze della “città madre” alla luce delle esigenze del mondo contemporaneo. Sarebbe un quartiere “sperimentale”, costruito ex novo, con una pianificazione orientata alla funzionalità e alla vivibilità: un nuovo centro grandioso e superverde. 

Continua la lettura con: L’Upper Class di Milano se ne va via da Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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Vienna, Berlino, Copenaghen: il problema degli affitti lo hanno risolto così

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I prezzi degli affitti hanno registrato aumenti folli a Milano, anche superiori al 50% negli ultimi 5 anni in alcune zone, un trend che si sta vedendo anche nei comuni del primo hinterland. A questo si è aggiunto il fenomeno degli affitti brevi, che toglie dalla disponibilità del mercato molti immobili. Il risultato è che sempre più milanesi faticano a sostenere un canone di locazione e sono costretti a lasciare la città. Vediamo le soluzioni che hanno adottato queste tre capitali europee.

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Vienna, Berlino, Copenaghen: il problema degli affitti lo hanno risolto così

# A Vienna l’80% dei cittadini vive in case pubbliche o sovvenzionate

Dettaglio facciata ph. hundertwasser-haus.info

La capitale austriaca è riconosciuta da anni come una delle migliori città al mondo per la qualità della vita. Tra gli aspetti che hanno contribuito a questo successo ci sono le politiche abitative. A partire dagli anni ’20 del ‘900 sono state costruite 64mila alloggi popolari, pari al 10% del patrimonio immobiliare della città. In alcuni casi si tratta di interventi di alto livello, come il complesso artistico di Hundertwasser o Wohnpark Alterlaa con piscina sul tetto e spa. Oggi il 43% degli alloggi ha prezzi degli affitti regolati in base ai costi di costruzione, con oltre 220mila in carico al Comune di Vienna e circa 200mila a cooperative con “scopo di lucro limitato” che porta ad avere l’80% delle persone in case pubbliche o sovvenzionate. Inoltre, per i nuovi immobili è prevista una quota del 20% degli nuovi immobili da affittare a prezzi molto bassi per famiglie disagiate.

Leggi anche: La periferia vola: questo il quartiere dove sono aumentati di più i prezzi delle case a Milano

# Mietpreisbremse”, la legge per mettere un freno agli affitti a Berlino: in determinate zone non possono superare del 10% i prezzi medi

Credits scholty1970-pixabay – Berlino

A Berlino si è provato a porre dei limiti al caro affitti con l’approvazione nel 2020 della legge“Mietpreisbremse”, letteralmente “freno agli affitti”. Per cinque anni i proprietari non possono chiedere canoni di locazioni superiori del 10% alla media della zona, pena multe fino a 500mila euro e gli inquilini hanno diritto a ricorsi e rimborsi se pagano cifre eccessive. La soluzione sta funzionando nelle zone della città dove ne è prevista l’applicazione, ma ancora i controlli non sono sufficienti e questo ha portato ad alcune conseguenze negative: la scelta dei proprietari di virare sugli affitti brevi, riducendo la disponibilità di alloggi in centro, un aumento dei prezzi nelle zone periferiche non soggette alla legge e delle case sfitte. 

# A Copenaghen il 40% delle case è di proprietà delle cooperative edilizie

ExplorerBob – Copenaghen

In Danimarca si punta sulle cooperative edilizie: il 20% degli alloggi totali sono di proprietà di società non profit dove gli stessi inquilini diventano comproprietari dell’immobile in cui vivono versando una quota. A Copenaghen la percentuale arriva al 40%. I vantaggi di questa soluzione è che i soci pagano un canone di locazione più basso della media, in quanto ponderato sui costi vivi di gestione, e al tempo stesso diventano titolari di una quota di proprietà con la possibilità di rivenderla a prezzo calmierato in caso di trasferimento.

Fonte: rameplatform

Continua la lettura con: Peggio che a Milano: la località dell’hinterland con prezzi delle case da record

FABIO MARCOMIN

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La nuova Webcam all’«incrocio da incubo» di Milano

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A Milano c’è un incrocio da incubo. Finalmente attivata la Webcam.

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Continua con: Come ti senti a Milano quando vai a piedi invece di prendere l’auto

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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I taxi volanti hanno perso le Olimpiadi. E all’orizzonte si è alzata la nebbia

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Ideogram IA - Aerotaxi fermo in piazza Duomo

Fine del sogno dei taxi che volano? Al momento è solo uno stop, anche se l’ipotesi di farli debuttare in occasione delle Olimpiadi Invernali 2026 è già stata accantonata. Ecco cosa sta succedendo.

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I taxi volanti hanno perso le Olimpiadi. E all’orizzonte si è alzata la nebbia

# Per i primi voli si dovranno attendere ancora un po’ di anni

Lilium jet

Niente Olimpiadi Invernali 2026. Rispetto alle aspettative iniziali, l’orizzonte temporale di far viaggiare a Milano i taxi aerei elettrici si era già spostato almeno al 2027 a causa di ritardi nelle autorizzazioni e nelle forniture. Ora non si sa nemmeno se e quando ci sarà il primo volo. Nel corso dell’audizione in commissione Mobilità e Partecipate di Palazzo Marino nella mattinata di venerdì 6 dicembre, un’ulteriore conferma è arrivata dall’amministratore delegato e direttore generale di Sea, Armando Brunini: «Non è escluso che per le Olimpiadi Milano Cortina si possa fare qualche piccolo test ma sicuramente l’entrata in funzione non sarà quella che ci auspicavamo». Anche a Parigi, che avrebbe dovuto effettuare dei voli sperimentali nel corso delle Olimpiadi estivi 2024, non si è riusciti a fare alcuna prova nonostante le promesse.

# Cosa è stato fatto fino ad oggi

ph. Affaritaliani – aula consiliare Palazzo Marino

E dire che dei passi in avanti erano stati fatti dagli enti interessati. Prima la delibera comunale del 2021 con oggetto “Linee di indirizzo per la sottoscrizione di un Protocollo di Intesa tra il Comune di Milano e SEA per lo sviluppo della Urban Air Mobility, poi quella del 2023 per la costituzione di una società a maggioranza pubblica per la costruzione di vertiporti. Nell’estate 2024 era arrivata la firma di un Memorandum of Understanding tra Lilium, produttore leader di aeromobili elettrici e pioniere della mobilità aerea regionale, Sea Milan Airports e Skyports Infrastructure, leader nelle infrastrutture per vertiporti per l’industria della mobilità aerea avanzata. Nel frattempo SEA ha anche costituito la società ma con un solo dipendente “antenna” perchè gli investimenti sono fermi e, nonostante l’ENAC stia lavorando per avere una regolamentazione adeguata, il settore almeno in Europa è in una fase di stallo e alcune aziende in crisi.

# La startup degli aerotaxi Lilium è in crisi, mentre Sea congela gli investimenti

Lilium interni

Proprio la startup tedesca Lililum che con i suoi jet avrebbe dovuto volare nei cieli milanesi, dopo il memorandum firmato proprio con SEA e Skyports Infrastructure, è una delle aziende in difficoltà. Sul portale della Sec è infatti stato comunicato che ha in corso un processo di ristrutturazione finanziaria guidato da Kpmg. Per questa serie di motivi la società partecipata che gestisce gli aeroporti milanesi ha deciso di congelare i 33 milioni di investimento iniziali previsti e di continuare a monitorare il settore in attesa di scenari migliori.

# Il progetto: 15-20 vertiporti in Lombardia, biglietti da 100 euro a persona nella tratta Linate-Malpensa

Taxi volanti Milano

Nei piani di SEA è prevista una prima rete di quattro veritiporti milanesi, a Linate, Malpensa, Scalo Romana e Citylife, per arrivare ad averne 15-20 per servire le principali località della Lombardia e istituire collegamenti con altre del nord Italia. Il servizio su larga scala era stato programmato per il 2035, anno in cui è previsto il pareggio di bilancio dell’azienda, ma ora è tutto da rivedere a data da destinarsi. Si stima una media di 200 persone trasportate al giorno già solo con i primi vertiporti di Milano. Le prime simulazioni tariffarie ipotizzano una cifra iniziale di 100-120 euro a persona, per un tragitto da Linate a Malpensa, ma con l’aumento dell’offerta il costo dei biglietti dovrebbe diventare più competitivo. 

Leggi anche: AUTO e TAXI VOLANTI in servizio già nel 2025: ecco dove

# Milano rischia di perdere nella competizione tecnologica sulla mobilità con le altre città, anche italiane

Ideogram IA – Aerotaxi fermo in piazza Duomo

Nell’attesa di capire se e quando si sbloccherà la situazione, Milano ancora una volta disattende gli appuntamenti per l’implementazione di innovazioni tecnologiche nel campo della mobilità. Nonostante sia riconosciuto come il luogo dove, almeno in Italia, le novità arrivano prima che altrove, altre città la stanno superando. È infatti sparita dai radar la navetta a guida autonoma che avrebbe dovuto fare la spola dalla stazione di LODI T.I.B.B. M3 facendo il giro dell’ex Scalo Romana e coprire un percorso non servito dai mezzi pubblici per interscambiare anche con il tram 24 e la circolare 90/91. A Torino stanno sono già stati fatti i primi test e un altro è in partenza su un percorso ad anello di 6 fermate attorno all’università.

Lo stesso discorso con i vertiporti. Allo scalo di Fiumicino ne hanno già realizzato uno e già effettuato il primo volo di prova con la stessa azienda, Volocopter, che dovrebbe effettuare i primi voli commerciali a Parigi. 

Continua la lettura con: Musk lancia i robotaxi, una soluzione per la mobilità milanese?

FABIO MARCOMIN

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Milano – Roma, la «SuperMetropolitana» d’Italia: i nuovi record di frequenza e velocità dei Frecciarossa

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Chatgpt - Frecciarossa Milano-Roma

Salire su un treno veloce che collega Milano con Roma è uguale a prendere una metropolitana: nelle ore di punta le frequenze sono simili. Da circa un anno ci sono inoltre una coppia di treni Frecciarossa da record per partire a colazione e arrivare all’ora di pranzo. Questi i numeri del collegamento tra le due città. 

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Milano – Roma, la «SuperMetropolitana» d’Italia: i nuovi record di frequenza e velocità dei Frecciarossa

# Come prendere una metropolitana: c’è un treno ogni 15 minuti

Frecciarossa Milano-Roma

La linea dell’alta velocità Milano-Roma è quella con il più alto numero di treni in circolazione. Prendendo in considerazione la frequenza di collegamento nelle fasce orarie di punta dei Frecciarrossa c’è un convoglio ogni 15 minuti, quasi come una metropolitana. Contando anche gli Italo di NTV circolano 160 treni veloci al giorno, ovvero 120 in più rispetto a Berlino e Monaco che si ferma 40, con una frequenza che scende a un convoglio ogni 10 minuti. 

# 100 Frecciarossa al giorno sulla Milano-Roma

Credits Mood101-pixabay – Frecciarossa in Stazione Centrale Milano

Facendo il focus solo su Trenitalia conferma si contano quotidianamente 100 Frecciarossa sulla linea alta velocità Milano-Roma, se si includono i servizi in circolazione in entrambi i sensi di marcia con fermate anche nelle città meno battute dai treni veloci, come Modena e Parma. In totale sono oltre 50.000 i posti a sedere disponibili, grazie al Frecciarossa 1000 in doppia composizione nei giorni e negli orari più frequentati.

# 9 treni impiegano meno di 3 ore per il viaggio: compresi due treni da record (2 ore e 50 minuti)

Credits silvyghi IG – Frecciarossa Roma Termini

Si può viaggiare da una città all’altra in meno di tre ore, con 9 treni disponibili. Ai 7 collegamenti già presenti nell’offerta, con una durata di 2 ore e 59 minuti, si è aggiunta infatti una nuova coppia di Frecciarossa no-stop dalla Stazione Centrale di Milano a quella di Roma Termini con un collegamento record: 2 ore 50 minuti. Non ci sono fermate intermedie lungo il percorso, nemmeno a Rogoredo e Tiburtina: 

  • il convoglio numero 9681 parte da Milano alle 20:35 e arriva a Roma alle 23:25
  • il convoglio 9682 parte da Termini da Roma alle 5:38 e arriva a Milano alle 8:30.

A questi si aggiungo altri 6 treni con una durata di viaggio da 3 ore 10 a circa 4 ore mezza in base al numero di fermate intermedie previste per le specifiche corse.

Leggi anche: Anche le merci viaggeranno con l’alta velocità? Dai Frecciarossa ai treni proiettili per sfidare gli aerei cargo

# Disponibili 4 livelli di servizi sul Frecciarossa 1000

Credits: blog.trainline.it – Carrozza Frecciarossa

La tratta Milano-Roma è servita dal Frecciarossa 1000 che arriva a toccare i 300 km/h e mette a disposizione 4 livelli di servizio: Executive, con poltrone più grandi e carrozze dedicate, Business, Premium e Standard, con la tariffa low cost. Al centro del treno è disponibile il Bistrò Frecciarossa, mentre in tutti i vagoni sono presenti il wifi e i contenuti di intrattenimento del Portale Frecce visibili su pc, tablet e smartphone.

# Le nuove lounge alla Stazione Centrale e Roma Termini

Freccia Lounge

A giugno 2024 è stato portato a termine il restyling del Freccia Lounge in Stazione Centrale, dopo quello effettuato a Roma Termini, per offrire un’esperienza a 360 gradi ai titolari di CartaFRECCIA Oro e Platino. Lo spazio si sviluppa su una superficie di 445 mq e mette con 90 posti a sedere distribuiti nelle diverse aree, oltre a tre panche storiche. Ci sono quattro aree funzionali al suo interno: una sala di benvenuto e prima attesa, un’area caffetteria con tavolini dotati di prese per ricaricare i dispositivi, una sala giardino e una zona riunioni con due sale. Per quanto riguarda il concept architettonico sono stati integrati degli elementi decorativi vegetali agli elementi monumentali. 

Leggi anche: Inaugurato il nuovo Freccia Lounge in Centrale: che cosa si trova e chi vi può accedere

Continua la lettura con: Da Milano in Slovenia con il Frecciarossa: dopo il primo test si punta al servizio regolare

FABIO MARCOMIN

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Il favoloso progetto della «Metropolitana Subacquea» di Venezia

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Credits: Christian Busato

Dall’aeroporto al centro storico della città in 12 minuti, quasi interamente immersi nella laguna. Tra le fermate previste anche l’isola di Murano. I dettagli di questo progetto concepito per meravigliare il mondo. 

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Il favoloso progetto della «Metropolitana Subacquea» di Venezia

# Sei fermate allo studio: dall’Aeroporto all’Arsenale in 12 minuti

 
Credits: slideplayer.it/slide/193392/ – Tracciato sublagunare in rosso

Il progetto della «Sublagunare», la metropolitana di Venezia, nell’ultimo aggiornamento datato 2003 prevedeva un tracciato lungo 8,3 km, con 6 fermate da percorrere in 12 minuti. Queste le sei fermate:

#1  Stazione “TESSERA”: qui era prevista la realizzazione di un ampio parcheggio di interscambio per Bus e auto private. Questa fermata doveva essere l’attestazione in terraferma del servizio di trasporto merci
 
#2 Stazione “S.MATTIA” – realizzata con delle strutture portanti comprendendo anche una zona merci, per renderla operativa in un secondo tempo in caso di opere in superficie secondo i piani di sviluppo previsti dall’amministrazione comunale.
 
#3 Stazione “MURANO”: da qui – prevedendo la realizzazione di una passerella pedonale – un facile accesso verso la zona storica dell’isola di Murano vista la distanza di soli 250 metri dall’attuale fermata Actv di Murano Colonna. In questo punto si sarebbe potuto anche realizzare un interscambio con le linee di navigazione per realizzare un collegamento ,attraverso il canale di murano, con le zone a nord-est dell’isola
 
#4 Stazione “ FONDAMENTA NUOVE” Questo doveva essere invece il principale punto di accesso al Centro Storico di Venezia per la maggior parte degli utenti del nuovo collegamento 7696.
 
#5 Stazione “OSPEDALE”– prevista a servizio della struttura ospedaliera ma anche come secondo punto di accesso al centro storico della città visto che la zona di S.Marco –S.Zaccaria risulta raggiungibile con un percorso pedonale di circa 12/15 min.
 
#6 Stazione “ARSENALE”– fermata capolinea del sistema, attestato in prossimità dell’arsenale anche in vista degli sviluppi futuri previsti per quest’area.
 
Le stazioni “incrocio” invece sarebbero state un punto di interscambio previsto per permettere l’incrocio dei mezzi in con quelli provenienti dalla direzione opposta, tuttavia i sistemi di controllo della linea avrebbero garantito di realizzare gli incroci tra i mezzi evitando tempi di attesa. Prevista anche la predisposizione di una settima stazione “Murano S.Mattia”.
 

# I dati del progetto: 1.600-2000 passeggeri per direzione, velocità commerciale dei treni a 35 km/h, cadenza di 7/8 minuti. Costo totale dell’opera 250 milioni di euro

Credits: iuav.it

Il metrò-navetta, che avrebbe dovuto integrarsi con una linea di tram e con il sistema metropolitano di superficie, avrebbe corso sotto la laguna a 35km/h con tre carrozze dalla capacità di 200/300 passeggeri, consentendo una portata oraria di 1600/2000 passeggeri per direzione, a una cadenza di 7/8 minuti

Credits: Christian Busato

Il costo di tutta l’opera era stato stimato in 250 milioni e si sarebbe dovuta inaugurare nel 2010, ma ad oggi il progetto è rimasto nel cassetto. Un peccato per un progetto che avrebbe potuto dare il rilancio ad una città oggi trattata come un museo e dove la mobilità costituisce un problema cronico. Non sarebbe da rilanciare?

Grazie per la segnalazione a Christian Busato

ANDREA ZOPPOLATO

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