Prosegue l’odissea per portare la metropolitana a Monza. Entrambe le estensioni previste continuano ad accumulare ritardi. Le ultime novità emerse dalla Commissione Territorio del Consiglio regionale aprono qualche spiraglio.
La storia infinita della metropolitana a Monza: le nuove date per la M1 e per le 7 fermate della M5
# L’eterna attesa per i prolungamenti verso Monza
M1 e M5
Durante la Commissione Territorio del Consiglio regionale del 16 maggio 2024 è stato fatto il punto sulla situazione dei due prolungamenti di M1 e M5 in direzione Monza. Nel primo caso i cantieri sono aperti da oltre 12 anni, nel secondo caso siamo solo alla fase degli espropri. Ad aggiornare sui progetti, con notizie per nulla confortanti, sono stati la Direzione Infrastrutture del Comune di Milano e i vertici di MM.
Per quanto riguarda la M1, con un tracciato di 1,9 km e le due fermate di Sesto Restellone e di Cinisello Bettola al confine con Monza, la firma dell’accordo di programma risale addirittura a febbraio 2001 e al momento i cantieri sono sostanzialmente fermi. In corso solo alcune lavorazioni nel futuro capolinea.
Roberto di Milano FB – Cantiere Bettola
Dopo la rinuncia dell’azienda incaricata di realizzare l’opera occorre indire una nuova gara d’appalto e reperire 17 milioni di euro mancanti sui 38 milioni di extra costi, 21 milioni di euro sono stati accordati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Risolti questi due problemi si potranno riprendere i lavori che hanno una durata prevista di circa 4 anni e che non termineranno quindi prima del 2029.
Di diverso avviso è Martina Sassoli, consigliera regionale di Lombardia Migliore, che ritiene fattibile un’apertura del prolungamento non prima del 2031 anche se venissero trovate le risorse mancanti, a causa dei possibili ricorsi e di tutte le tempistiche necessarie alla ripartenza dei cantieri.
Il progetto di estensione della M5 a nord prevede l’attraversamento i comuni di Milano, Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni e Monza, raddoppiando la lunghezza attuale con i 13 km di binari aggiuntivi e 11 fermate, di cui 7 nel territorio di Monza. Nello specifico il tracciato sarà di 7,5 km e, oltre alla futura stazione di Cinisello Monza con interscambio tra M1 e M5, prevede le fermate di: viale Campania, via Marsala (angolo via Goldoni), Monza FS, piazza Trento e Trieste, Parco e Villa Reale, Ospedale San Gerardo (piazza della Resistenza) e capolinea al polo istituzionale in via Grigna.
In questo caso l’accordo di programma è stato siglato nell’ottobre 2016. Il 30 novembre 2023 è stato pubblicato l‘avvio del procedimentodegli espropri e pertanto il 2024 sembrava essere l’anno buono per il bando. Purtroppo, a causa di aggiornamenti progettuali e quelli relativi al piano finanziario dell’opera da concludersi proprio entro la fine del 2024, quest’ultimo slitterà probabilmente al 2025, con i cantieri operativi non prima del 2026. La durata è stimata è di circa 7 anni e quindi i treni non viaggerebbero prima del 2033.
Da Milano a Trieste a bordo di un treno dell’alta velocità? Bisogna attendere ancora qualche anno ma i cantieri previsti stanno andando avanti, o sono prossimi alla partenza, e nuovi progetti sono allo studio per concludere l’intero tracciato. Vediamo i progetti approvati e i cantieri in corso.
Da Milano a Trieste in treno a 200 all’ora: le tre grandi tratte
# Presto da Milano a Verona a tutta velocità
Tav Brescia Verona
Da Milano Lambrate fino a Brescia si viaggia con l’Alta Velocità già da qualche anno: l’attivazione dell’ultimo tratto da Treviglio e Brescia è avvenuto nel 2016. La tratta attualmente in costruzione è quella che collega la “Leonessa d’Italia” a Verona, lunga 48 chilometri, che parte da Mazzano in provincia di Brescia e comprende l’interconnessione “Verona Merci” di collegamento con l’asse ferroviario Verona – Brennero. In questo punto è previsto un nuovo bivio, per separare la nuova linea ferroviaria dalla tratta convenzionale Milano – Venezia, affiancandola per 2 km fino al bivio di Verona Ovest, situato all’altezza di Sommacampagna. In questo punto i binari dell’Alta Velocità/Alta Capacità si ricongiungeranno alla linea ferroviaria convenzionale Milano-Venezia.
Lungo l’A4quasi tutte le aree di cantiere vedono lavori in corso. L’opera ha raggiunto il 63% della sua realizzazione. I lavoridella linea ad alta velocità spaziano dalla realizzazione dei nuovi cavalcavia, alle opere propedeutiche alla costruzione della nuova sede ferroviaria, all’abbattimento di edifici per lasciare spazio alla costruendo ferrovia. Vengono attraversate 2 Regioni, 3 Province e 11 Comuni. La conclusione dei cantieri è prevista per il 2026, data obbligata dal Pnrr, mentre il quadruplicamento in uscita Est da Brescia nel 2028.
# La tratta tra Verona e Padova attende l’avvio di tutti i cantieri
Credits Ego l’hub – corriere – Tav veneta
A questa tratta si unisce la successiva sezione tra Verona e Padova, lunga 76,5 km, a quelle già in esercizio dal 2007, la Milano-Treviglio e la Padova-Venezia, e dal 2016, la Treviglio-Brescia. La velocità massima prevista per i treni in viaggio è di 250 km/h.
La tratta Verona-Padova prevede l’attraversamento di 22 Comuni (8 in provincia di Verona, 10 in provincia di Vicenza e 4 in provincia di Padova) con partenza della stazione di Verona Porta Vescovo e conclusione in corrispondenza dell’asse del fabbricato viaggiatori della Stazione di Padova. Le altre stazioni della linea saranno Montebello Vicentino, Vicenza, Lerino, Grisignano di Zocco, Mestrino e Rubano. L’opera è stata suddivisa nei seguenti tre lotti funzionali:
il primo è il Verona-bivio Vicenza con attivazione prevista a dicembre 2026, con Verona Ingresso Ovest e Verona Ingresso Est attivi rispettivamente nel 2028 e nel 2030;
il secondo è l’attraversamento di Vicenza pronto a settembre 2032;
il terzo è il Vicenza-Padova in fase di progettazione definitiva con inaugurazione nel 2029.
Complessivamente, l’investimento previsto per tutti i 152 km di percorso Brescia-Padova è di 9,2 miliardi di euro.
# Tra Venezia e Trieste è in corso un potenziamento della linea per far correre i treni a 200 km/h
Il Sole 24ore – Venezia – Trieste
Il tratto tra Padova e Venezia, lungo 29 chilometri, è stato inaugurato a marzo del 2007. Rimarrebbe quindi da completare il percorso fino a Trieste per terminare l’intera infrastruttura ferroviaria dell’Alta Velocità da Milano. Al momento, pur non escludendo la possibilità di una nuova linea veloce, si è scelto di potenziare la tratta esistente, con l’obiettivo principale di ridurre i tempi di viaggio tra Venezia e Trieste. Si prevede un risparmio di tempo di 10 minuti grazie all’aumento della velocità di percorrenza fino a 200 km/h, l’incremento di capacità e regolarità di esercizio e il miglioramento delle prestazioni della linea.
Nello specifico sono programmati: un aggiornamento tecnologico della tratta Mestre – Ronchi Sud, la soppressione di alcuni passaggi a livello, interventi alle opere d’arte di linea, due nuovi Posti di Movimento, varianti di tracciato a Portogruaro, Latisana, sul Fiume Isonzo e tra Ronchi dei Legionari e Aurisina. La conclusione dei lavori è fissata per il 2026.
In occasione della giornata internazionale della luce, il 16 maggio è stato inaugurato il Parco della Luce. Al suo interno ha aperto anche una collezione permanente dedicata. Scopriamo il nuovo parco nel “campus urbano” progettato da Renzo Piano.
Il Parco della Luce è stato inaugurato a Milano
# Nel “campus urbano” di Renzo Piano inaugurato un parco di 10mila mq
enricocano IG – Monterosa 91
Nel complesso di Monte Rosa 91, rinnovato di recente dal Renzo Piano Building Workshop che l’aveva progettato solo 20 anni fa e che ha visto il trasferimento da Sesto San Giovanni della sede di Coca Cola, è stato inaugurato il Parco della Luce. L’occasione è stata la giornata internazionale della luce, che si celebra dal 2018 ogni anno il 16 maggio. Il parco si estende su una superficie di 10mila mq all’interno del campus urbano in cui è stato trasformato l’edificio, gestito da AXA IM Alts.
# Il Parco della Luce: la grande corte e il bosco integrati con il rinnovato edificio
enricocano IG – Parco Monterosa 91 dall’alto
Nella riqualificazione dell’edificio il rinnovo dell’area verde, con la creazione del Parco della Luce, è stato ideato da AG&P greenscape e punta a ristabilire i corridoi ecologici urbani valorizzando il patrimonio verde esistente e introducendo nuovi elementi naturali per aumentare la biodiversità. Questo crea un ambiente naturale accessibile non solo ai lavoratori dell’edificio, ma anche alla comunità urbana.
Enrico Cano - Parco della Luce
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pano-bamsphotocredits-bams - Parco della Luce
Enrico Cano - Parco della Luce
Enrico Cano - Percorso Monte Rosa 91
La nuova configurazione verde la grande corte e il bosco integrati con il nuovo edificio per uffici e fungere da collegamento tra il complesso e la città, offrendo al contempo un significativo beneficio di welfare aziendale. Nel dettaglio il progetto ha visto il recupero di oltre 93 alberi esistenti, la piantumazione di 42 nuovi alberi, 60 grandi arbusti e 13.800 tra piccoli arbusti e piante perenni. A contribuire nell’allestimento del giardino hanno lavorato Cardex, leader nell’interior design e nel contract, insieme a con Colos e Magis come partner specializzati.
# L’obiettivo è “creare esperienze multisensoriali e benessere diffuso per chi lavora e per tutti i frequentatori del Parco della Luce”
Credits Enrico Cano – Parco della Luce
L’obiettivo è, come spiega Emanuele Bortolotti, Founding Partner di AG&P greenscape, quello di “creare esperienze multisensoriali e benessere diffuso per chi lavora in Monte Rosa 91 e per tutti i frequentatori del Parco della Luce, attraverso l’integrazione di elementi naturali come piante, alberi e materiali sostenibili, offrendo una connessione tangibile con la natura, promuovendo la sostenibilità ambientale e sociale e contribuendo così a definire il carattere distintivo di questo parco unico nel suo genere.”
# Il percorso permanente di opere d’arte site-specific “Prima Luce”
studioloriscecchini IG – The orbital promenade
L’inaugurazione del parco è stata anche l’occasione per un’altra presentazione: ha aperto ai visitatori il percorso permanente di opere d’arte site-specific “Prima Luce”. Il progetto, concepito e curato da Helga Marsala per Artribune Produzioni, è accessibile gratuitamente e si snoda intorno al campus, in particolare nella zona della collina artificiale, tra il Parco della Luce e l’edificio adiacente destinato ad attività professionali e servizi. Le tre opere principali che si possono ammirare sono: Mario Airò («Ottava d’oro, ottava di piombo», 2023), Stefano Arienti («Filari di pioppi», 2023) e Loris Cecchini («The orbital promenade, chorus of solstices», 2023).
Le installazioni dialogano strettamente con l’architettura e sono il frutto di una ricerca sviluppata attraverso la collaborazione tra artisti, curatori e i progettisti del Renzo Piano Building Workshop. Il tema della luce è nel cuore del progetto e si pone in simbiosi con quello della natura, creando un contesto ricco e multidisciplinare che spazia tra scienza, estetica, poesia e filosofia. Le opere, espresse attraverso sculture e pitture, creano un percorso luminoso che si sviluppa dagli spazi chiusi del pianterreno fino alla sommità della collina. Il viaggio della luce inizia dalle frequenze artificiali dei LED per culminare nella luce naturale, che penetra all’interno attraverso il soffitto vetrato.
A Milano si personalizza qualsiasi cosa: la sobrietà porta a ridimensionare qualunque cosa, il milanese vero non vuole esagerare. Soprattutto quando si parla di bere o mangiare: “stasera sushino” oppure “andiamo a farci un caffettino?”.
#3 Abbrevi ogni parola. Il test chiave? La “circonvalla”
Chi è di Milano non ha tempo da perdere: per questo è solito abbreviare i nomi, anche di cose. La prova del fuoco è la circonvallazione esterna: il milanese non la chiamerà mai per esteso, ma semplicemente “circonvalla”.
il dogui, il principe, (anche se non era di Milano)
A Milano i nomi di persona non possono essere pronunciati senza il loro articolo davanti, per questo Vanessa, diventa “la Vanessa”, Gianluigi diventa il “Gianlui”, Maria “la Maria” anche se più probabile sia un’altra cosa.
#5 Cominci a lamentarti se l’autobus o la metro sono in ritardo di 1 minuto rispetto al display
I mezzi pubblici per chi è di Milano sono motivo di vanto: per questo quando il display delle pensiline non conferma l’arrivo degli autobus o dei tram o vedono che la metropolitana tarda da arrivare, i milanesi iniziano a lamentarsi come se fosse una successa una catastrofe. Anche solo dopo un minuto.
#6 Se sei in ritardo anche di soli 5 minuti ad un appuntamento avverti con un whatsapp
A Milano il tempo è una religione: ha un valore assoluto e tutti lo devono rispettare. Soprattutto quello degli altri. Per questo anche se si è in ritardo di pochi minuti manda un messaggio per scusarsi e farlo presente alla persona con cui si dovrà incontrare. Messaggio tipico: “sto cercando parcheggio“.
#7 Ti metti a destra sulle scale mobili per automatismo
Tenere la destra
Chi non è di Milano inizialmente lo fa per imitazione e, comunque, ci fa caso se non impegno. Ma se ti accorgi che su ogni scala mobile, che sia nella metro o in un centro commerciale, ti metti in automatico sul lato destro lasciando la parte sinistra libera a chi ha più fretta, allora non ci sono dubbi: sei milanese o lo sei diventato.
Un po’ selvaggia, un po’ fashion. Queste le caratteristiche tipiche della spiaggia dei sogni per chi vive a Milano. Per scoprire quali sono, lo abbiamo chiesto direttamente ai milanesi: “Qual è la tua spiaggia del cuore?”. Questa la top 10 per veri intenditori.
Queste sono le spiagge in Italia più amate dai milanesi
#10 Spiaggia lunga Stromboli, con la sabbia nera di origine vulcanica (Sicilia)
Credits sicilianobeddu IG – Spiaggia Stromboli
La Spiaggia Lunga di Stromboli, l’isola siciliana dell’Arcipelago delle Eolie, è una delle più particolari al mondo. Si estende da Piscità, lungo il lato settentrionale dell’isola, e si distingue per il colore nero della battigia, per via dei granelli di sabbia di origine vulcanica, un’esuberante macchia mediterranea a fare da quinta e il vulcano attivo alle sue spalle.
#9 Strongoli Marina, con sabbia soffice e mare calmo e cristallino (Calabria)
Credits fp_paradise IG – Strongoli Marina
Il litorale di Strongoli Marina, affacciato sul Mar Ionio in Calabria, in provincia di Crotone, offre un arenile molto ampio e lungo, suddiviso in diverse spiagge. Sabbia chiara e soffice, mare calmo e cristallino sono tra i motivi per cui questa località è tanto amata dai milanesi.
#8 La spiaggia di Castellaneta Marina, come sull’oceano (Puglia)
La spiaggia di Castellaneta Marina è la più grande della Puglia, quasi al confine con la Basilicata. Misura alcune centinaia di metri, con sabbia fine, una folta e verdeggiante pineta e una profumata macchia mediterranea a fare da contorno. Sembra più una spiaggia da oceano che da mar Mediterraneo.
#7 Spiaggia Cupido a Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, incastonata in un paesaggio selvaggio (Calabria)
Credits mteresa.cosentino IG – Sant’Andrea Apostolo dello Jonio
La Spiaggia Cupido, nel comune di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, si estende tra il fosso Cupido ed il torrente Alaca. Caratterizzata da un litorale di soffice sabbia bianca accecante ampio e lungo e incastonata in un paesaggio selvaggio.
#6 La Baia di Porto Istana, un vero paradiso terrestre (Sardegna)
Credits _smileylucy_ IG – Porto Istana
La baia di Porto Istana sorge ai piedi di capo Ceraso, un promontorio granitico nella frazione di Murta Maria all’interno del golfo di Olbia. Si compone di quattro spiagge bordate da graniti rosa e contornate dal verde di arbusti mediterranei che insieme alla sabbia candida e all’acqua turchese fanno di questa località un vero paradiso in Terra.
#5 La spiaggia di Baia degli Infreschi, la più bella d’Italia per Lega Ambiente (Campania)
Credits itsimogram IG – Porto degli Infreschi
La spiaggia di Baia degli Infreschi, conosciuta anche come Porto Infreschi o Cala Infreschi, è considerata una delle più belle della penisola italiana. Questa piccola caletta, circondata da rocce e vegetazione mediterranea affacciata sul mar Tirreno, è tra le preferite dai milanesi e nel 2014 ha ottenuto il premio di spiaggia più bella d’Italia da Legambiente.
#4 Spiaggia rosa nell’Arcipelago della Maddalena, una perla del mar Tirreno (Sardegna)
Credits: @italia_love_uno Spiaggia rosa Sardegna
La spiaggia rosa di Budelli, nell’Arcipelago della Maddalena, è tra le più amate dai milanesi anche se si può ammirare solo da lontano in quanto parte del Parco Nazionale della Maddalena. Il suo colore spettacolare è dovuto alla presenza a un microrganismo di colore rosa, la miniacinia miniacea, che vive nella posidonia, una pianta acquatica, all’interno di gusci di conchiglie. Una volta morte, i gusci vengono portati a riva e sbriciolati a causa di acqua e vento.
#3 Spiaggia dei Conigli di Lampedusa, la “più bella d’Europa” (Sicilia)
Credits:@we_lovelampedusa Isola dei conigli
Tra le spiagge amate dai milanesi c’è anche la Spiaggia dei Conigli di Lampedusa, collegata all’isola solo da un istmo sabbioso. Un luogo affascinate, a tratti incontaminato, con l’acqua color piscina, i fondali trasparenti e la sabbia bianca finissima che hanno contribuito nel 2021 farle vincere il titolo di spiaggia più bella d’Europa e d’Italia. Il riconoscimento è arrivato da TripAdivsor, il portale di recensioni più famoso per i viaggi.
#2 Baia verde, tra le più amate del Salento (Puglia)
Credits casettabaiaverde IG – Baia verde
La spiaggia di Baia Verde a Gallipoli è una delle più amate di tutto il Salento. Si caratterizza per una soffice sabbia bianca molto fine, scogli bassi e i colori intensi e vibranti della macchia mediterranea a fare da contorno. Una spiaggia da cartolina.
#1 La Pelosa a Stintino, i caraibi d’Italia (Sardegna)
Credits canu.sonia IG – Stintino
La Pelosa a Stintino, nel Golfo dell’Asinara, si trova in una baia protetta dai faraglioni di Capo Falcone. L’acqua è turchese e trasparente a tal punto da sembrare di essere finta e la sabbia così bianca da sembrare di essere ai Caraibi. Da ammirare la presenza di una torre nell’isolotto di fronte la spiaggia, raggiungibile anche a piedi attraverso un guado.
Risolvere il problema degli alloggi per studenti con prezzi sempre più alti, ma anche presentare attività per permettere l’inclusione della popolazione più anziana. Questi alcuni dei contenuti del nuovo progetto d’intesa fra Regione Lombardia e Crul.
Arrivano i nonni: la soluzione vintage contro il caro affitti
# Oltre 1 milione di euro per risolvere due problemi in un colpo solo
Ph. Daniel Park (Pixabay)
Regione Lombardia ha approvato lo stanziamento di 1,2 milioni di euro per dei progetti sperimentali a favore di studenti universitari e cittadini over 65.
Sono tre i tipi di interventi prospettati:
“opportunità di convivenza e coabitazione intergenerazionale”,
“servizi di supporto per anziani basati sul volontariato degli studenti universitari”
“progetti di ricerca per promuovere l’inclusione sociale e culturale degli anziani e il dialogo intergenerazionale”.
# Per gli studenti: alloggio agevolato e crediti formativi
Ph. Nikolay Georgiev (Pixabay)
L’esperienza di convivenza potrà avvenire in luoghi frequentati quotidianamente da anziani o all’interno di immobili privati di anziani ospitanti. Potranno usufruire di queste esperienze gli studenti inseriti nelle graduatorie di diritto allo studio che però non sono stati beneficiari di posti letto. Gli studenti coinvolti in queste attività potranno ricevere crediti formativi universitari.
# Il fine: favorire esperienze intergenerazionali
Credits: ferrarasalute.it
L’assessore alla famiglia ha voluto sottolineare che tali iniziative non saranno di tipo assistenziale, ma piuttosto esperienze intergenerazionali che hanno lo scopo prima di tutto di fornire soluzioni per gli studenti nel trovare alloggio, ma anche regalare preziose esperienze di arricchimento reciproco. L’assessore all’Università ha concluso ribadendo l’importanza di garantire alloggi confortevoli a prezzi ridotti agli studenti, offrendo anche compagnia agli anziani.
I progetti saranno sviluppati in collaborazione con Enti del Terzo Settore, associazioni studentesche e altre realtà del territorio.
Si è sempre in attesa della pubblicazione del bando per l’ultimo miglio prima dell’avvio dei cantieri: il progetto del prolungamento e quando dovrebbe inaugurare.
La linea M1 si fermerà a Olmi: le prime immagini delle tre nuove fermate
# Un’estensione di 3,3 km e tre nuove fermate: Parri-Valsesia, Baggio e Olmi
Credits Comune di Milano – Estensione M1 Quartiere degli Olmi
Il futuro capolinea della linea M1 a sud ovest è un quartiere di edilizia residenziale pubblica di circa 8000 abitanti confinante con il Comune di Cesane Boscone, con il quale condivide un pezzetto di una via: il Quartiere degli Olmi.
Comune di Milano – Deposito M1
Il progetto di estensione della metropolitana rossa prevede altre due fermate, Parri-Valsesia, Baggio, un deposito/rimessa oltre la tangenziale al confine con il Comune di Settimo Milanese, e un tracciato di 3,3 km lungo le vie Parri e Pertini. Già circola l’anteprima delle future stazioni.
Ogni stazione prevede aree verdi e alberi. La stazione di Parri avrà 3 accessi, di cui una aggiunta nel progetto definitivo per collegare direttamente il quartiere Mengoni. La stazione di Olmi avrà un parco con giochi per bimbi, una pista di educazione stradale, un circuito da corsa, un giardino con le dune, un campetto polivalente. A questo si aggiungono altre aree attrezzate e parcheggi per biciclette.
Comune di Milano – M1 fino a Quartiere Olmi
Nella sistemazione dell’area superficie è prevista anche la realizzazione di un sistema di piste ciclabili che mettano in connessione le tre nuove fermate con i comuni di Cesano Boscone e di Muggiano, oltre all’area a nord e ad est di Baggio.
# Inaugurazione tra il 2030 e il 2031
Credits pamypt IG – Treno M1 in arrivo
Il progetto definitivo è stato realizzato nel 2021, mentre a febbraio 2024 sono arrivati i 145 milioni di euro di extra costi promessi dal governo e che hanno portato il costo dell’opera a 543 milioni di euro. Si attendono notizie sulla pubblicazione del bando, che era atteso tra aprile e maggio 2024, per poi procedere con le fasi successive: l’assegnazione dei lavori all’azienda vincitrice e l’avvio dei cantieri previsto per il 2025. L’inaugurazione dovrebbe avvenire tra il 2030 e il 2031.
Primi anni del 1500. Sulla gloriosa Milano di Ludovico e di Leonardo è calato il sipario. Tutta colpa dei francesi che aprono un lungo periodo di dominazioni straniere. Solo un miracolo può salvare Milano.
Gli “Undici Zampilli”, la fontana più antica di Milano: era come l’acqua di Lourdes
Milano era nelle mani del francese Carlo II d’Amboise. Secondo la leggenda soffriva di un male cronico che non riusciva a curare in alcun modo. Il governatore venne a sapere che in città c’era una sorgente da cui usciva un’acqua miracolosa che guariva ogni male. Decise così di mascherarsi da mendicante e si intrufolò in mezzo ai tanti pellegrini che riempivano brocche da questa sorgente che zampillava nei pressi della porta Comasina. Il duca bevve l’acqua e dopo pochi giorni il suo male scomparve. Per celebrare il miracolo e dimostrare la sua riconoscenza alla Madonna il 29 settembre 1507 fece edificare una cappella attorno alla fonte.
Da allora esiste una costruzione porticata che sorge su un avvallamento del terreno dietro l’abside della chiesa di S. Maria alla Fontana in via Thaon de Revel. In uno dei due ambienti che la compone, con le pareti rivestite da affreschi del Cinquecento, un’ampia breccia custodisce, al riparo di una ringhiera, una rude pietra medievale da cui sgorgano gli “undici zampilli” dell’acqua miracolosa.
Nell’Ottocento la falda venne inquinata e la fonte venne chiusa salvo poi riaprire la fontana che è però collegata alla normale rete idrica della città. Non più miracolosa ma pur sempre la fontana più antica della città.
Fonte: A Milano c’è di Bruno Pellegrino – De Ferrari Editore
Il magazine Tio.ch ha intervistato alcune persone per le strade di Milano per capire quanto fosse conosciuto il Canton Ticino in città. Risultato? Nonostante la vicinanza, il cantone svizzero confinante con la Lombardia resta un luogo ignoto per i milanesi.
Tra i pochi che hanno azzardato a rispondere c’è chi ha confuso il Ceresio con una sostanza chimica o chi ha cambiato il nome della Valle Verzasca in Vallanzasca. Secondo Ticino Turismo sono però molti i milanesi ad apprezzare il cantone italiano della Svizzera. Scopriamo le attrazioni preferite.
Le 10 attrazioni del Canton Ticino più amate dai milanesi: una terra ancora ignota a pochi chilometri da Milano
#1 Funicolare Monte Brè, per arrivare in cima al monte più soleggiato della Svizzera
Credits alexschwaller IG – Funicolare Monte Brè
La Funicolare Monte Brè, attiva dal 1908, fa ormai parte della storia di Lugano. Lungo un percorso di 1,6 km si può raggiungere la vetta del Monte Brè a 933 m s.l.m., il monte più soleggiato della Svizzera, in poco più di 10 minuti. Da qui si possono ammirare panorami mozzafiato sul Lugano, sul lago e sulle montagne circostanti, in particolare i monti sul confine italiano che contornano la Val d’Intelvi. Dalla parte opposta di Lugano c’è anche un’altra funicolare molto famosa, quella che porta in cima al Monte San Salvatore, sulla cui vetta nelle giornate di sole si può vedere perfino Milano. Dal Monte San Salvatore parte un sentiero trai boschi che arriva fino a Morcote, giudicato “il più bel borgo della Svizzera”.
#2 Swissminiatur, la Svizzera in miniatura (c’è anche Milano)
Credits sujtha94 IG – Swissminiatur
A Melide, l’ultima uscita in autostrada prima di Lugano, si trova Swissminiature, un parco tematico con la ricostruzioni di tutti i luoghi ed edifici più famosi della Svizzera. Montagne, funivie, treni, Bus Postali, battelli sui laghi e tutto un mondo di piccoli personaggi. Non mancano però sconfinamenti anche in Italia, c’è persino il Duomo di Milano.
#3 LAC, il centro culturale di Lugano
credit: ilgiornaledellarchitettura.com – LAC
Nel centro di Lugano si trova il LAC, il Lugano Arte e Cultura, il moderno centro culturale cittadino dove si tengono importanti mostre, balletti, concerti e rappresentazioni teatrali. Al suo interno ha sede il Museo d’arte della Svizzera italiana, nato dall’unione tra il Museo Cantonale d’Arte e il Museo d’Arte Lugano. Nei tre piani espositivi ci sono mostre temporanee, installazioni “site spécific” e la collezione permanente.
#4 La Funicolare Locarno – Madonna del Sasso
Credits erigeh IG – Funicolare Locarno
Un’altra delle attrazioni amate dai milanesi in Canton Ticino è la funicolare Locarno-Madonna del Sasso. Con pendenza massima del 30%, questa scenografica funicolare collega il centro di Locarno con il luogo di pellegrinaggio del Santuario della Madonna del Sasso di Orselina, con affaccio diretto su Locarno.
#5 Lido di Locarno, un’oasi di benessere sulle rive del Lago Maggiore
Credits lidolocarno IG – Lido di Locarno
Il Lido di Locarno, sulle rive del Lago Maggiore, è un’oasi per gli amanti del benessere, dello sport e del divertimento. Mette a disposizione piscine coperte e all’aperto, una piscina olimpica, il bagno termale, delle vasche per i più piccoli e quattro scivoli d’acqua. Molto popolare a fine estate quando diventa capitale del cinema con l’omonimo Festival, forse il più accessibile per gli appassionati di cinema d’autore.
#6 Lido di Lugano, tra le spiagge preferite sull’omonimo lago
Credits heajunp IG – Lido di Lugano
Il Lido di Lugano, inaugurato nel 1928, è tra le spiagge preferite sull’omonimo lago. Ci sono 2.000 mq di battigia con sabbia fine sulle sponde del Ceresio, piscine di varie dimensioni e forme, tra cui una olimpionica riscaldata a circa 25 gradi, una media e una vasca per bambini con giochi in acqua. Non mancano ampi spazi verdi, oltre a un campo da beach volley e da calcetto, un nuovo parco giochi e un bar-ristorante.
#7 I tre Castelli di Bellinzona, Patrimonio Unesco dal 2000
Castelli di Bellinzona
I tre castelli di Bellinzona, inseriti nell’elenco dei siti Patrimonio dell’UNESCO dal 2000, sono tra i monumenti più ricercati dagli italiani che si recano in Ticino. Furono costruiti lungo le mura che un tempo attraversavano tutta la valle per difendere i territori della Milano degli Sforza dalle invasioni dei popoli provenienti da nord. Il castello di Castelgrande si trova nel centro della capitale del cantone, Montebello leggermente in collina e Sasso Corbaro in alto sopra la città.
#8 Ferrovia Monte Generoso
Credits soloinveterolingua IG – Ferrovia del Monte Generoso
La ferrovia del Monte Generoso si estende per 9 km dal quartiere di Capolago nel territorio cittadino di Mendrisio fino alla vetta del Monte Generoso, la maggiore del Sottoceneri con 1.701 metri d’altezza, condivisa tra il comune italiano di Centro Valle Intelvi e quello svizzero di Rovio. Si tratta di una linea ferroviaria a cremagliera e scartamento ridotto, l’unica del Canton Ticino. I treni impiegano circa 40 minuti per percorrere tutto il tracciato. Se si arriva dal versante italiano l’unico mezzo sono i propri piedi: il sentiero comunque è molto gradevole e accessibile.
#9 Splash e Spa Tamaro, il parco acquatico del Canton Ticino
Credits splashespa IG – Splash and Spa
Splash&SPA è il parco acquatico del Canton Ticino. Si trova nella località di Rivera è si compone di una parte dedicata al divertimento in acqua con una piscina con onde, scivoli mozzafiato, un’area gioco interamente dedicata ai bimbi e piscine termali, e un’altra alla Spa con saune, da quella del castagno a quella del sale dell’Himalaya, l’Hamam e la sauna esterna con vasca salina.
#10 Val Verzasca, le Maldive di Milano
Val Verzasca
La Val Verzasca è ormai conosciuta da qualche anno come “leMaldive di Milano”, è infatti una delle mete predilette dai milanesi che vogliono godersi una giornata di sole tra nuotate e relax. In particolare il suo fiume, con le sue acque limpide dal colore verde smeraldo che ricordano i mari tropicali, attira ogni anno orde di turisti causando non pochi problemi di traffico. La bellezza di questo luogo naturale è arricchita dalle rocce levigate sia sul letto del fiume che in superficie, dalle cascate e cascatelle vorticose e dall’iconico ponte dei tuffi.
Se non avessi la necessità di lavorare, a cosa ti dedicheresti?
Le risposte di Carlo Vittorio Matrone, Arianna Pozzi, Greta Maroni e Mirko Regalbuto al Breakfast Club di Fermento @fermento.online www.fermento.online @fermento.online #fermento
Qui sotto il video. Segui Fermento, il nuovo progetto di Vivaio, qui:
Se dovessi trascorrere tutta la vita in un solo quartiere di Milano, quale sarebbe? Questa la classifica dei primi 10 tratta da un sondaggio con oltre 1000 risposte tra commenti, like e post.
La classifica dei quartieri dove i milanesi vorrebbero trascorrere la loro vita
#10 Martesana (3,6%)
Credits: @matthewgoesto Martesana
#9 Baggio (3,7%)
Piazza d’Armi – FAI
#8 Navigli (4,3%)
#7 Magenta – Sant’Ambrogio (4,5%)
Credits conpassigiapponesi IG – Corso Magenta
#6 Porta Venezia (4,7%)
Credits Andrea Cherchi – Porta Venezia
#5 Arco della Pace/Sempione (5,6%)
Credits dimitrisvetsikas1969-pixabay – Arco della Pace
#4 Brera (6,4%)
Credits: @sardiniamood Brera
#3 Città Studi (9,3%)
#2 Wagner – Vercelli – Buonarroti (12,7%)
Credits: @griff_fra Milano Buonarroti/Wagner
#1 Porta Romana (15,2%)
Gli hotspots di Porta Romana evidenziati nell’articolo
# Note curiose
Duomo – San Babila è stata scelta appena dal 2,8%. CityLife dal 2,3%. Isola dall’1,7%. Tra le zone periferiche, dopo Baggio e Martesana c’è San Siro con il 3,3%.
Nella classifica delle spiagge più belle del mondo questa perla della costa italiana si posiziona sul secondo gradino del podio. Di quale si tratta, quali sono le sue caratteristiche e le altre spiagge italiane presenti in graduatoria.
Il sogno dell’estate: la “seconda spiaggia più bella del mondo”. È in Italia
# La più bella d’Europa secondo la classifica “World’s 50 Best Beaches”
Credits: @giusicasada – Cala Mariolu
Dopo la Sicilia tocca alla Sardegna. Nel 2022 era stata infatti la Spiaggia dei Conigli, a Lampedusa, ad essere considerata secondo Travel365 la più bella d’Italia e la più bella d’Europa. La stessa graduatoria aveva messo al secondo posto Cala Mariolu nell’Ogliastra in Sardegna: la spiaggia che secondo il sito americano worlds50beaches.com è risultata al primo posto in Europa nel 2024.
# Nel mondo è seconda solo alla Baia di Trunk nelle Isole Vergini Americane
f_cassina IG – Parco Nazionale Isole Vergini
La classifica “World’s 50 Best Beaches” mette la spiaggia sarda al secondo posto a livello mondiale, appena dietro alla Baia di Trunk nelle Isole Vergini Americane.
enricotravels_insardinia IG – Cala Mariolu
Cala Mariolu si caratterizza per sabbia e rocce bianche e dai ciottoli rosa e per preservare la sua bellezza e il suo delicato ecosistema è stato introdotto un limite massimo di 700 visitatori contemporaneamente. Questo angolo di paradiso incastonato tra scogliere frastagliate nel comune di Baunei è accessibile unicamente via mare o attraverso impegnativi sentieri escursionistici.
# Altre due spiagge italiane tra le più belle al mondo
Credits gianlucanonnis_ IG – Cala Goloritzé
Nella graduatoria delle spiagge più belle del mondo ci sono altre due spiagge italiane. Troviamo infatti sempre in Sardegna quella di Cala Goloritzé, con lisci sassolini di marmo bianco e mare limpido e un suggestivo pinnacolo alto circa 143 metri sovrastante la spiaggia, al 19esimo posto mondiale e al quinto in Europa. Al 50esimo posto nel mondo una perla siciliana, come visto sopra spesso inserita tra le più belle, la Spiaggia dei Conigli a Lampedusa. Parte di una riserva naturale protetta dal 1995, ha sabbia bianca e fine, acque calme e limpide e scorci panoramici incredibili.
Credits paolomenozzi IG - Camera del lavoro Milano
Odiati da molti, ritenuti orrendi o fuori contesto da altri, alcuni edifici milanesi hanno saputo ritagliarsi un ruolo importante fino a diventare delle vere icone e simboli della città stessa. Scopriamo quali sono.
5 palazzi di Milano brutti ma sexy: immagini
#1 Torre Velasca, uno dei simboli più “odiati” di Milano
Credits: @amilanopuoi su IG
Progettata dallo Studio BBPR e realizzata tra il 1956 e il 1957, la Torre Velasca ospita negozi, uffici e appartamenti privati ed è uno dei simboli della città. Ora in fase di ristrutturazione, da sempre la sua caratteristica forma “a fungo” è oggetto di critiche, da molti è ritenuta un obbrobrio, anche se non mancano gli ammiratori. Questa forte contrapposizione di giudizio tra i i milanesi e studiosi d’arte ha contribuito ad accrescere la sua fama e ad affermarla come uno dei simbolo di Milano.
#2 Ca’ brutta, una delle tappe fondamentali dell’architettura italiana
Credits: @attangelox IG – Ca’ Brutta
Ca’ Brutta è ritenuta una delle tappe fondamentali dell’architettura italiana, dato che in questa struttura sono presenti, primi fra tutti, i caratteri con cui verranno edificati tutti i condomini del futuro. Edificata tra il 1919 e il 1922 ad opera dell’Architetto Giovanni Muzio si costituisce da due blocchi: il primo che ricalca gli antichi palazzi nobiliari milanesi, con una corte interna, mentre il secondo è lineare e si trova dall’altra parte del cortile interno. Questo edificio in via della Moscova all’angolo con Via Turati ha fatto molto discutere al momento della sua ultimazione, tra entusiasti e conformisti, con i secondi che hanno “vinto” affibbiandole il nome di Ca’ Brutta.
Il complesso architettonico è formato da Palazzo Rasini di sei piani, con attaccata una torre di dodici piani, che ha in cima una terrazza da cui si gode la vista sopra i Giardini di Porta Venezia. Palazzo Rasini è in marmo bianco, la torre in mattoni a vista. Progettato da Emilio Lanci e Giò Ponti e terminato nel 1935, questo “gruppo di case” di diverso stile e altezza fa storcere il naso a molti milanesi ma è considerato ormai un’icona della città.
L’edificio è curioso proprio per il netto contrasto tra le due parti che lo compongono: «c’è forse più Lancia nella “torre” (fuorché nelle terrazze a gradoni degli ultimi piani, tipica soluzione pontiana) e più Ponti nella cubica “villa”». Una differenziazione così marcata che per molti testimoniava la crisi professionale dei due architetti: si divisero proprio dopo questo loro ultimo progetto.
#4 Palazzo della Camera del Lavoro, l’edificio con le braccia
Credits paolomenozzi IG – Camera del lavoro Milano
Questo storico edificio situato al n. 43 di Corso di Porta Vittoria, oggi sede del Palazzo della Camera del Lavoro e un tempo dei Sindacati Fascisti dell’Industria fu eretto fra il 1930 e il 1932. Progettato dagli architetti Angelo Bordoni, Luigi Caneva e Antonio Carminati, e modificato dopo la Seconda Guerra Mondiale per rimuovere i simboli del tragico ventennio, si presenta con una forma ad U che si apre sul corso e con due braccia laterali di quattro piani. Al centro si erge invece una torre di 48 metri. Il suo stile monumentale e duro non è esente da critiche ma rimane una delle architetture più riconoscibili di Milano.
Inaugurato nel 1937 la Torre Snia Viscosa è stato il primo grattacielo cittadino e per 14 anni il più alto con i suoi 59,25 metri. Meglio conosciuta come Torre San Babila, si presenta con un’architettura sobria, curata e di stampo fascista e nonostante si trovi in pieno centro storico non è mai stata tanto amata dai milanesi. Il nomignolo “rubanuvole” con cui è stata appellata dai cronisti dell’epoca sta a sottolineare questa scarsa considerazione, ma nonostante tutto continua a dominare piazza San Babila.
Una stranezza delle strade di Milano è che non esiste una via Roma. Ma non è l’unica cosa bizzarra. Un’altra sono le vie intitolate a città che portano però da tutta un’altra parte. Vediamo quelle più evidenti.
Via Palermo porta a Venezia, viale Sondrio al lago: le vie intitolate a città che portano fuori strada
Molte strade di Milano sono intitolate a città italiane. Padova, Venezia, Novara, Como: quasi sempre indicano la direzione. Ma ci sono delle eccezioni.
# Viale Sondrio punta al Lago Maggiore
Viale Sondrio
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Maps - Viale Sondrio
Maps - Milano Sondrio
Viale Sondrio in zona Centrale è posizionata correttamente nel quadrante nord, ma la direzione è completamente sbagliata. Si muove in modo longitudinale e punta verso nord ovest da un lato, a Busto Arsizio e sul Lago Maggiore, e verso la pianura lombarda a sud est. Mentre la città di Sondrio si trova a nord est rispetto a Milano.
# Via Verona porta a Piacenza o a Varese
Google Maps – Via Verona
Anche Via Verona è posizionata nella direzione sbagliata. Si trova in zona sud tra Porta Romana e Scalo Romana, ed è trasversale: si dirige verso l’asse della Via Emilia da una parte e, dall’altra, verso l’area del varesotto.
# Via Piacenza guarda a Novara o al lago di Garda: perchè non sostituirla con via Verona?
Maps – Via Piacenza
Rimanendo sempre nello stesso quartiere c’è invece Via Piacenza, che punta ad ovest verso Novara e ad est verso il Lago di Garda e la città di Romeo e Giulietta. Basterebbe invertire il nome con Via Verona per rendere più logica la denominazione di entrambe le strade.
# Via Crema va a Pavia oppure sul lago di Como
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Maps - Via Crema
Maps - Milano-Crema
Un’altra via della zona, che incrocia Via Piacenza ed è parallela a Via Verona, ha un nome che poco le se addice: Via Crema. Si trova quasi perfettamente verticale nel reticolo stradale cittadino e proseguendo in linea d’aria verso nord si arriverebbe a Como, mentre verso sud nell’area del pavese. Per andare Crema bisognerebbe invece dirigersi ad est di Milano.
# Via Palermo si trova oltre il centro cittadino e in posizione longitudinale: porta a Torino o a Venezia
Maps – Via Palermo
In zona Brera, tra Largo Treves e Corso Garibaldi, troviamo Via Palermo. Forse è il caso più nonsense. La strada è innanzitutto posizionata a nord rispetto al centro della città e al Duomo, quando ci si aspetterebbe di vederla a sud. Ma non solo: si sviluppa in senso longitudinale invece che perpendicolare in direzione della Sicilia. Percorrendola in un senso o nell’altro si percorrerebbe il Nord Italia: da una parte si finirebbe a Torino, dall’altro a Venezia.
Ne avevamo già parlato nel 2023, quando era stata proprio l’Assessore al Verde Elena Grandi a confermare che il Comune di Milano aveva deciso intenzionalmente di ridurre gli sfalci per tutelare la biodiversità. Ma tra la pioggia monsonica e la scelta di non tagliare l’erba dei parchi, sembra che qualcosa stia sfuggendo di mano. Ad esempio, le panchine.
Le panchine sommerse nella foresta pluviale di Milano: le immagini
# La scelta del Comune: limiti a tagliare l’erba per tutelare la biodiversità
elengrandi_verdi_it IG
Una scelta voluta dal Comune di Milano quella di ridurre gli sfalci nei prati e nei giardini. A confermarlo era stata direttamente l’Assessore al Verde Elena Grandi sulla sua pagina facebook nel 2023. L’obiettivo è tutelare la biodiversità, questo un estratto del suo post: “Francoforte ha fatto una scelta precisa per tutelare ecosistemi e biodiversità. In molti parchi e giardini e aiuole della città l’erba è lasciata alta eppure i bambini giocano lo stesso e le persone si sdraiano nei prati. Stiamo provando a fare lo stesso a Milano, riducendo la frequenza degli sfalci.”
Nello specifico lo sfalcio ridotto dell’erba consente, come spiegato sul sito del Comune di Milano, alle piante di completare il loro ciclo vegetativo fino alla fioritura e alla produzione di seme, e oltre a salvaguardare la biodiversità, di risparmiare risorse e ridurre l’impronta ecologica, migliorare la qualità del suolo, migliorare la qualità dell’aria, rispondere ai cambiamenti climatici.
# Un totale di 1,3 milioni di mq distribuiti su 54 aree verdi
Sono state scelte 54 aree verdi in tutta la città, tra parchi estensivi e attrezzati ma anche lungo le carreggiate stradali, che coprono una superficie di 1,3 milioni di mq sui circa 19 milioni complessivi. Questa la suddivisione:
nel Municipio 1 è presente solo un’area attorno a un platano nei Giardini Indro Montanelli, poco meno di 5mila mq;
nel Municipio 2 le aree verdi interessate si trovano al Parco Martiri delle Libertà Iracheni Vittime del Terrorismo e al Parco Adriano (70.400 mq);
nel Municipio 3 ci sono 22 ettari al Parco Lambro;
nel Municipio 4 troviamo i parchi Monluè, Forlanini, Cassinis e la Via del Autosole, il Cavalcavia Pontinia e Via Rogoredo (283.794 mq);
nel Municipio 5 le vie Ferrari – Lampedusa, dei Missaglia – De Ruggero, Lampedusa – Valla – Treccani degli Alfieri, Verro – Cuore Immacolato di Maria e i parchi della Vettabbia e del depuratore di Nosedo (174.408 mq);
nel Municipio 6 le vie De Nicola – San Vigilio – Di Rudinì, Lodovico il Moro – Santi, Cascina Bianca – De Pretis – Danusso – Finetti, San Paolino – San Vigilio, Gonin – Lorenteggio, S. Paolino – Danusso, Crivelli Balsamo, Buccinasco – Enna, dei Calchi Taeggi, San Paolino – via del Mare, Don Primo Mazzolari – De Pretis, del Cardellino, e i parchi dei Fontanili, della Vettabbia e il parco Andrea Campagna (229.650 mq);
nel Municipio 7 ci sono le vie Luraghi, Zurigo, Amantea, Lucca – Zurigo – Isola di Creta, Novara – San Romanello, Amantea – Budrio, Cusago, Muggiano, Anghileri, Cusago, Cusago – Stupinigi, Quinto Romano, Mosca – Pertini, Rasario, il quartiere Muggiano e Parco della Cava di Muggiano (189.433 mq);
nel Municipio 8 invece Viale De Gasperi – Papa Achille, le vie Quarenghi – Castellanza il Parco Monte Stella e il Parco Franco Verga (268.473 mq);
nel Municipio 9 infine le vie Zubiani – Crespi, Jorini – Cascina dei Prati e Senigallia – Girardengo (79.255 mq).
# Una situazione che sembra sfuggita di mano: le immagini delle panchine
Erba alta a Milano
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Lucia Marti - Erba alta alla montagnetta
Alessandro Vidali - Erba alta parco zona Bonola
Alessandro Vidali - Erba alta tra panchine zona Bonola
La situazione sembra essere sfuggita di mano, come testimoniano le foto scattate al Parco della Montagnetta e in un’area verde in zona Bonola. L’erba è talmente alta che passa attraverso le fessure tra le stecche che compongono la struttura delle panchine, rendendo difficile non solo camminare nei prati, con il rischio di trovare oggetti pericolosi e procurarsi danni agli arti inferiori, ma anche solo sedersi.
Non si sono fatte attendere le proteste dell’opposizione, che hanno denunciato come Milano sia diventata una giungla e consegnando al Sindaco Sala in Consiglio Comunale, alcuni giorni fa, dei mazzi di graminacee selvatiche raccolte nei prati della città. Queste graminacee, con i semi conosciuti come forasacchi e caratterizzati da spighe molto piccole, appuntite e rugose‚ sono un pericolo per i cani dato che possono intaccare le vie respiratorie, perforare i timpani delle orecchie o infilarsi negli occhi provocando infezioni anche gravi. Poco conta che lo sfalcio non riguardi aree cani dato che le spighe si spostano nell’aria con il vento. Dai banchi del centrodestra anche la constatazione del fatto che la grande maggioranza dell’aree verdi scelte per lo sfalcio tardivo si trovi in periferia, mentre in centro quasi nulla.
Fino a che punto è tollerabile la tutela della biodiversità se questa rischia di mettere a repentaglio la salute di animali e persone, oltre a ridurre la possibilità di fruire delle aree verdi disponibili in città?
Siamo a Milano, è ovvio che in qualsiasi giorno della settimana si vada al ristorante. È ovvio che specie nel weekend facciamo la fila per entrare in quel posticino di nuova apertura che fa tanto trendy. È ovvio che ai milanesi piaccia scoprire nuove tendenze, nuovi locali alla moda. E insomma esserci. Ma avete mai notato che esistono alcune tipologie comuni a Milano a tavola? Tipo queste sette.
Quelli che al ristorante: 7 clienti tipici che si incontrano a mangiare fuori a Milano
#1 Famiglie
StockSnap-pixabay
In pochi e rari casi sono famiglie da Mulino Bianco. Bella e bionda lei, bello e biondo lui, bella e bionda la bimba che gioca con la bambola, bello e biondo il pupo che succhia un po’ il latte e un po’ il ciuccio.
Più facile incontrare famiglie chiassose dove i genitori chiassosizittiscono i bambini capricciosi con il tablet, costringendo questi ultimi a restare ipnotizzati davanti al video per ore. Praticamente impossibile vederli interagire assieme.
#2 Le coppie antartiche
pixabay-Cloud1902 – Coppia
Entrano al ristorante in silenzio, si accomodano silenziosi in fondo alla sala e silenziosi stanno per 2 ore col viso incollato al cellulare. Non parlano nemmeno sotto tortura. Ci si chiede: perchè sono usciti?
#3 Le comitive in trasferta
Fill1970-pixabay – Al ristorante
Entrano al ristorante un po’ sudaticci ed esagitati, probabilmente sono stati in giro per Milano tutto il giorno. Lei si sventola col tovagliolo, lui tossisce un po’ paonazzo, l’altra si guarda intorno come se si trovasse su Marte. Parlano ridono e sbuffano. Quando arriva il momento di ordinare non hanno ancora deciso. Consiglio: è un ristorante, non un albergo. A una certa…
#4 Le coppie due per due
Sono coppie di quarantenni affermati. Chic. Forse radical chic. Lui mocassino senza calze, pantalone vista caviglia, capello brizzolato e sguardo accattivante del tipo “so tutto io”. Lei non cammina ma incede, sembra quasi sollevata dal pavimento. Borsa chic, foulard chic, paroline a mezza voce e risatine bisbigliate. Sembra un duello per vincere la coppa della coppia più chic di Milano.
#5 Comitive di mezza età che si comportano come teenagers
Ridono allegramente, sembrano adolescenti durante l’ora di ricreazione, ragazzini che hanno appena ricevuto lo scooter nuovo. Si sorprendono per un nonnulla, pure per la forma delle posate, per gli arredi, per il lampadario. Ti faccio una foto, mi faccio un selfie, aspetta che faccio un altro scatto, che figata, che bello questo posto. Cucinare a casa? No zero sbatti, anche meno.
Che figata questo spaghetto, come spacca questo filetto, il nonnetto dove lo metto.
#6 Ragazze bellissime e very social trendy
Credits Andrea Cherchi – Donna tacchi alti Duomo
Bellissime. Altissime. Ben vestite. Ben truccate. Ben pettinate. Vanno solo nei locali all’ultima moda, fotografano ogni piatto, ogni calice di vino, ogni angolo del locale pure la toilette. Si fotografano tra loro, fanno selfie a turno. È tutto molto allegro ma forse, domando, un po’ troppo slegato dalla realtà?
#7 Il lupo solitario
Cena da solo come abitudineanche il sabato sera in mezzo ad una folla pazzesca
Si accomoda sereno e ordina dall’antipasto al dolce come se in sala ci fosse solo lui
Pure un calice di vino. Raramente guarda il cellulare, più spesso legge il suo quotidiano preferito. Nessun imbarazzo, nessuna timidezza. Ha un aplomb e un controllo di sé fuori dal comune. Ti stimo.
Non bastavano risse e arresti eccellenti, come quelli dei rapper Babygang, Simba la Rue e Shiva. Nelle ultime ore i maranza si sono conquistati le prime pagine delle cronache grazie all’apporto di due personaggi di primo piano della scena musicale e del costume di Milano. Fedez coinvolto in un presunto pestaggio con ultras e, soprattutto, Rovazzi che ai maranza ha dedicato il suo ultimo video promosso da un finto furto del cellulare. Strumentalizzazioni a parte, sono in costante aumento le aggressioni, i furti e gli atti vandalici commessi da giovani e giovanissimi soprattutto nelle zone in cui si concentra la movida. Ormai tutti parlano dei maranza. Ma dove nasce questo fenomeno e che caratteristiche tipiche sta mostrando a Milano? Foto cover: Rovazzi e il “maranza” (da @rovazzi IG)
I maranza alla conquista di Milano: ma chi sono?
Nato ai margini si sta ora affermando come protagonista sulla scena milanese e dei media nazionali. E’ il “maranza”, diventato anche un meme sui social (soprattutto Instagram e TikTok). Su internet se ne parla in modo scherzoso ma i sempre più frequenti fatti di cronaca sollevano preoccupazione e inducono a cercare di capire chi siano questi ragazzi e sul perché attuino questo tipo di comportamenti di carattere antisociale. Cos’è quindi esattamente un “maranza”?
# Le origini del termine: “l’è un Zanza”
Il termine maranza ritrova la sua radice nella parola “zanza”, traducibile in imbroglione, truffatore, furfante. Arriva dal gergale milanese o “del parlar furbesco” della Milano di Scerbanenco. “Attento che l’è un Zanza” significava di prestare attenzione a quel tipo in quanto truffatore.
Possiamo dunque scomporre il termine in mar-anza. La prima parte sta ad indicare la loro presunta etnia: secondo lo stereotipo degli anni Ottanta e Novanta le persone maghrebine erano considerate di origine marocchina. La seconda invece si riferisce all’atteggiamento tipico dello zanza.
La parola maranza è nata recentemente per definire le babygang di origine nord africana che si ritrovano soprattutto nelle zone della movida milanese per compiere atti violenti, molesti o vandalici. La denominazione di “baby gang” sta ad indicare alcune forme di devianza minorile di tipo associativo che si caratterizzano per l’estrema violenza con cui i giovani realizzano le varie condotte illecite.
Seppur fenomeno variegato si può individuare un primo identikit del “maranza” tipo.
# Identikit del maranza
webboh.it
Sono gli stessi ragazzi di Milano che così rispondono alla domanda sui tratti distintivi in base ai quali si può riconoscere un maranza. La maggior parte delle persone li definisce come gruppi di giovani (spesso minorenni) di sesso maschile e di origine nord africana, che hanno atteggiamenti molesti e violenti nei confronti degli altri ragazzi.
Il classico maranza a livello estetico si presenta come un “tamarro”. Quindi in tuta, aceta o tech, o con le divise sportive delle squadre di calcio (ad esempio Real Madrid o Paris Saint Germain), borsello di marca (spesso contraffatto) e non di rado utilizzano passamontagna o altro per coprirsi il volto prima di compiere violenze o atti vandalici.
Il maranza non è solo un look ma anche una modalità di agire. Vediamo in cosa consiste.
# I maranza in azione
poliziadistato.it
Le modalità di approccio ed esecuzione sono quelle tipiche delle baby gang. Innanzitutto si instaura un contatto con la vittima dalla quale, quasi sempre per futili motivi, ne scaturisce una lite. Dalla violenza verbale si passa velocemente a quella fisica, «il tutto con un ritmo estremamente rapido che crea una situazione di terrore e panico per la vittima» che, spiazzata, si ritrova ad essere derubato o aggredito dal gruppo.
Mentre è facile riconoscerlo, meno note sono le origini del fenomeno. Da dove nasce il maranza?
# Dove nasce il maranza
Film. I guerrieri della notte
Tradizionalmente il maranza è considerato la manifestazione di una forma di emarginazione sociale. L’atteggiamento, in particolare, viene visto come l’espressione di una rabbia sociale: il carattere “antisistema” dei loro atteggiamenti, basati sulla forza del branco, piccoli furti, rapine, risse e altre forme di vandalismo o violenza, spesso fine a se stessi, unita alla provenienza da contesti periferici porta la letteratura sociale a formulare questo tipo di ipotesi.
Un documento del Ministero degli Interni descrive il fenomeno come “criminalità epidemica, i cui tratti distintivi sono costituiti dall’operare in gruppo degli autori dei reati, anche se al di fuori dei contesti di criminalità organizzata, e dal tasso di violenza utilizzato nei confronti delle vittime, generalmente elevato (…) e, comunque, del tutto sproporzionato rispetto al movente, futile (…) e persino degradante a mero pretesto”.
Il fenomeno viene quindi pensato come una forma di ribellione giovanile a un ambiente sociale privo di stimoli e di prospettive sul futuro. Questo tipo di gruppo diventa un modo per affermare se stessi in una società in cui questi ragazzi si sentono ignorati ed emarginati.
Nelle baby gang i membri, frequentemente, “attribuiscono al gruppo anche un nome al fine di darsi una connotazione identitaria; tra i componenti esiste un marcato senso di unione ed una forte coesione interna in quanto il gruppo rappresenta un punto di riferimento per l’adolescente che ivi vi condivide esperienze, valori, linguaggio, comuni sentimenti di disagio, trovando, altresì, nella gang, lo stimolo all’aggressività come metodo di sfogo e compensazione.”
Lo scopo principale della condotta delittuosa appare essere, infatti, lo sfogo della violenza che non è quindi il mezzo per perpetrare il delitto ma costituisce lo scopo stesso dell’aggressione. Oltreché ad azioni violente nei confronti delle persone si assiste anche ad episodi di bullismo metropolitano e ad atti vandalici consumati in pregiudizio di istituti scolastici, edifici e mezzi pubblici.
# Il report: boom di reati nell’ultimo anno. 1 su 2 di origine straniera. Tre ragazzi su 10 hanno partecipato a delle risse
Film: Arancia Meccanica
Lo segnala l’ultimo report del Servizio analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale sui minori nel periodo della pandemia. Aumenta del 10% in un anno la quantità di minori denunciati o arrestati (sono stati circa 25 mila nel 2021), così come sale del 20% il numero di reati. Si impenna anche il traffico di stupefacenti e cresce, dal 44 al 46%, la percentuale di stranieri – o di italiani di seconda generazione – che fanno parte delle baby gang. Tra gli immigrati le prime due etnie a cui sono attribuite più denunce sono proprio di origine marocchina e tunisina.
L’allarme è che sembra sia un fenomeno molto diffuso, anche oltre le sacche di reale disagio. Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza su un campione di 7.000 adolescenti sul territorio nazionale, il 6,5 per cento degli adolescenti fa parte di una gang, che intenzionalmente sferra attacchi nei confronti dei loro coetanei o danneggiano strutture pubbliche o private, come la scuola, compiendo furti o veri e propri atti di vandalismo. Il 16 per cento ha commesso atti vandalici e 3 ragazzi su 10 hanno partecipato a risse.
# L’età e l’origine suonano l’allarme
Film: I ragazzi della 56ima strada
Questo fenomeno acquisisce una rilevanza particolare per due ragioni: a) stiamo parlando di ragazzi spesso giovanissimi, b) una quota rilevante di questi ragazzi è di origine straniera.
Il primo punto deve far riflettere sulla carenza di modelli di vita e di opportunità che la nostra società offre ai giovani. Se è vero che più di 6 ragazzi su 100 fanno parte di una gang significa che le nostre istituzioni e la società civile italiana non sono state in grado di offrire loro dei contesti in cui sviluppare una prospettiva sul proprio futuro, di immaginare dei progetti, sviluppare delle idee e delle passioni su cui investire per avere un ruolo positivo per se stessi, per la propria famiglia e per la collettività.
Il secondo punto invece rilancia la questione della mancata integrazione di una quota rilevante di alcuni immigrati di seconda generazione. Evidentemente per alcuni di questi ragazzi l’unica forma di riscatto sociale visibile è nella violenza e nella sopraffazione del prossimo. Tutto ciò però non deve ridursi a un circolo vizioso che oscilla tra la segregazione e la violenza, non è accettabile che questi ragazzini vengano già definiti come irrecuperabili.
# Invincibili, senza sogni
Film: Trainspotting
La gravità della situazione viene rappresentata dall’avvocato Valentina Calzavara pronunciate: “Quelli delle baby-gang quasi sempre sono ragazzi che non studiano e non lavorano, col benestare dei genitori. Parlo con loro e mi sorprendo a scoprire la totale assenza di progetti per il futuro: sono adolescenti che hanno smesso di sognare, o forse non l’hanno mai fatto”.
Giovani senza ambizioni, se non quella di proiettare sugli altri un’immagine di invincibilità. “Ricordo un cliente di 17 anni, che faceva parte di un gruppo accusato di spaccio di droga, rapine, rissa e lesioni. Alla fine dell’udienza gli dissi che la sua posizione processuale era critica, probabilmente peggiore di quella di tutti i suoi amici. Non disse nulla ma sorrise con uno sguardo gonfio di orgoglio…”.
Facendo una ricerca sui motori di prenotazione vacanze, nei prossimi weekend fino alla metà del mese giugno, risulta essere questo l’hotel più economico di Milano. E non è la prima volta.
L’hotel che costa meno a Milano: questo il suo prezzo per una camera a 2 stelle
# L’Hotel Brivio è di nuovo il più economico, ma il prezzo è salito rispetto all’ultima volta
booking – Hotel Brivio insegna
Se poco meno di un anno fa a “fregiarsi del titolo” di hotel più economico di Milano era stato l’Hotel Idea 4 stelle in zona San Siro, una camera a 47 euro, nel 2024 a spuntarla è una vecchia conoscenza: l’Hotel Brivio 2 stelle in zona Dergano. La struttura era risultata la più economica nel 2021, anche se da allora il prezzo è passato da 36 a 63 euro a notte.
# Vicino alla metropolitana M3 e con tutti i servizi base, ma il bagno è condiviso
A nord della città è ben collegato, con la vicina stazione di Dergano M3 distante pochi passi, e non lontano dal Campus Universitario del Politecnico e dall’Ospedale Niguarda.
booking – Hotel Brivio esterno
L’albergo dispone di un piccolo giardino interno con tavolini e sedie, dove fare colazione in estate. Ogni camera è dotata di TV a schermo piatto per soddisfare le esigenze degli ospiti. Al prezzo più basso proposto il bagno non è in camera, ma condiviso con altri ospiti.
# Wifi gratuito ovunque e reception 24 ore su 24
Hotel Brivio
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booking - Hotel Brivio camera
booking - Hall Hotel Brivio
Tra i servizi messi a disposizione ci sono wifi gratuito in tutte le aree, reception 24 ore su 24, deposito bagagli e la pulizia delle camere giornaliera.
Cari forestieri, quante volte vi è capitato, passando da queste parti, di inciampare in espressioni che pensavate fossero solo gag da film di Pozzetto? E invece queste parole esistono, sono vive e vegete, si ramificano come edera nel tessuto di qualunque conversazione milanese. Ma quel che è peggio è che avete iniziato a utilizzarle anche voi.
Lo sappiamo, in principio faceva lo stesso effetto dell’unghia su una lavagna, ma poi vi ci siete abituati, dai… Anche se fino a ieri eravate convinti che l’iperinflazionato “pirla” fosse un faro solitario nella nebbia. Tralasciando la ricchezza del dialetto e sorvolando su mostri sacri come “sbatti” o sul pantagruelico “piuttosto che”, sul cui significato milanese lavorano scienziati e letterati del mondo intero, vediamo quali sono i termini più camaleontici per un non-milanese a Milano.
Le prime 7 parole e le regole di comportamento che devi conoscere per sembrare di Milano se vieni a Milano
#1 Uè, un passepartout
Semplice come bere un bicchier d’acqua. Il nostro “uè” rappresenta la naturale evoluzione del romano “ahò”. Da utilizzare in qualunque zona o quartiere, rigorosamente con “e” aperta. Ma non troppo, sennò vi sgamano.
#2 Sgamàre, consigliato l’uso in orario aperitivo/cena
Appunto. Universalmente noto in ambito liceale/studentesco, il termine “sgamàre” da qualche anno si è fatto strada a colpi di machete anche in ambito professionale. Nonostante non sia del tutto inelegante, ne consigliamo un utilizzo moderato, preferibilmente a orario aperitivo/cena.
#3 Minchia, da usare in contesti di strada
Lemma non registrato del ceto medio-basso, il “minchia” milanese è eredità neanche troppo celata della folta immigrazione dal Meridione a Milano. A braccetto con “sciallo”, va usato tassativamente in contesti di strada, tipo le crew di skaters del Parco Lambro, per intenderci. Gergo volgarotto, ma c’è di peggio, non temete.
#4 Gradisci?
Rispetto al più popolare vuoi?, “gradisci?” è il miglior compromesso fra classe e fermezza. Nella sua stessa pronuncia sono compresi il benessere, l’alta società, il Sancarlismo allo stato puro. Milanesi di ogni età che troverete in Brera o in Sempione, per capirci. Utilizzando il “gradisci?” al posto del “ti va?” uscirete a testa alta dal proletariato, per entrare di diritto con un fast-track nel bauscia-style dei giorni nostri.
#5 Esatto!, per mettere di buonumore
State sorridendo, vero? “Esatto!” detto ad alta voce, e possibilmente con la A trascinata a oltranza, mette di buonumore, oltre a risolvervi qualunque discussione stiate portando avanti col vostro interlocutore. Se scritto, ci vuole il punto esclamativo, ricordatelo, come reso celebre da Francesco Salvi. Da evitare durante i pasti insieme a tutte le parole che dilatano la “a”.
#6 Esageriamo, uno dei verbi più milanesi che esista
Uno dei verbi più milanesi che esista. Detto al plurale fa molto maiestatis, inoltre, come per “esatto!” vale il trascinamento molesto. Esageriamo è un verbo che può durare 5 secondi buoni, anche se una leggenda narra che laggiù oltre i Bastioni, un vecchio sciuro di Porta Nuova lo abbia pronunciato in 12 secondi netti. Ragion per cui potete utilizzarlo a piacimento ma, considerando l’alto numero di vocali, occhio a come le aprite per non farvi scoprire come al punto 1.
#7 Figa, da usare a piacimento in ogni contesto
Non poteva mancare, e non c’è molto da aggiungere, rispetto a quanto già abbondantemente si sa della regina del gergo meneghino. Si può usare a piacimento in qualunque contesto, se detto con un sorriso e a denti stretti non risulterà quasi mai volgare. Per un milanese del ceto medio è praticamente impossibile non pronunciare un figa entro venti o trenta parole al massimo. Non vi chiediamo certo di raggiungere questi livelli, ma iniziando con due o tre al giorno sarete sulla strada giusta.
# Le regole universali di Milano
Scale mobili a Milano
Per il resto, cari forestieri a Milano, le regole per mimetizzarsi sono sempre le stesse:
#1 Lamentarsi del parcheggio anche se lo trovate subito
#2 Rimpicciolire quasi ogni termine maschile aperitivino/giochino/progettino/sushino
#3 Salutare sempre con buongiorno/buonasera e MAI con il salve
#4 Non dare del Voi invece del Lei
#5 Infarcire i discorsi con qualche inglesismo e soprattutto… Soprattutto…
#6 Quando parlate di una ragazza, mettere SEMPRE l’articolo determinativo davanti al suo nome. Diversamente, per la GIULIA, la CAMI o la SABRI sarete sempre e irrimediabilmente dei “terùn” ;-).
Lo ha annunciato Sala: Milano avrà una nuova metropolitana. Sarà la M6. Ora si dovrà decidere il percorso anche se secondo le indiscrezioni e secondo i desideri dei milanesi, questo sembra il più probabile. Vediamo la storia della M6 della rete metropolitana milanese e degli sviluppi che ne definiranno il tracciato in questo video con rendering e animazione realizzato da blog.urbanfile.org