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Le Case Igloo di Milano tra atmosfere eschimesi e capanne dei puffi

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C’è un posto a Milano dove se chiudi per un attimo gli occhi ti sembrerà di essere entrato in un villaggio composto da case di eschimesi e capanne dei puffi. E la cosa bella è che non si tratta di un set cinematografico o pubblicitario, ma di un quartiere reale con una storia tutt’altro che fiabesca. Ecco le case Igloo del quartiere Maggiolina.

Le Case Igloo di Milano tra atmosfere eschimesi e capanne dei puffi

# Il progetto

case a igloo
Quartiere dei gionalisti – Maggionlina

Siamo nei pressi del Villaggio dei Giornalisti, quartiere finito di costruire nel lontano 1912 come idea residenziale destinata non solo a esponenti della carta stampata bensì a tutta una filiera di alto borghesi come avvocati e notai. Il motivo di questo curioso nome di battesimo derivò da un editoriale del direttore de Il Secolo, Mario Cerati, che lamentava il fatto che l’edilizia dell’epoca si dedicasse quasi esclusivamente alle classi meno abbienti. Ed è per questo che grazie alla fervida mente dell’architetto Mario Cavallè si pensò di costruire un vero e proprio quartiere giardino che, oltre alle splendide ville del Villaggio dei Giornalisti, poteva annoverare anche un avveniristico progetto di case a fungo e anche una serie di ville bunker sul modello di alcune abitazioni statunitensi.

Leggi anche: La strada più fiabesca di Milano: con le case fungo e le case zucca

# Lo sviluppo

Case Maggiolina
Case Maggiolina

Se delle case a fungo non rimane alcuna traccia, fortuna ha voluto che delle otto costruzioni originali ci siano rimaste almeno due case Igloo. Che come scritto sopra, avevano come obiettivo quello di rappresentare unità abitative del tutto autonome, possibile rifugio di sfollati da bombardamenti. Non è un caso che il disegno originale delle case che per qualcuno possono essere a forma di Igloo come di zucca deriva dalle dimore circolari in voga nel Nord America. Fu così che Cavallè riuscì a dar vita alle sue abitazioni, partendo da una pianta di circa cinquanta metri quadri e sviluppando l’unità abitativa su un seminterrato e un primo piano, dispiegatisi su un sistema di losanghe concentriche, unico possibile espediente architettonico per costruire una casa “rotonda”.

Leggi anche: Mario Cavallè, il papà delle case Igloo alla Maggiolina

# Il quartiere oggi

Case igloo dall’alto

Se come detto delle case a fungo non rimane traccia, dobbiamo ringraziare l’architetto Luigi Figini per il fatto che almeno due delle otto Igloo case originarie siano rimaste in vita. Una di tetto color granata scuro, l’altra color panna. Figini, infatti, si oppose alla demolizione prevista per quelle abitazioni ormai considerate obsolete della zona. E se per caso ve lo stavate chiedendo, la risposta alla domanda che sorge spontanea è sì: le case Igloo di via Lepanto sono abitate ancora oggi da due distinte famiglie che, naturalmente, per il prestigio storico più che architettonico che si è costruito nei decenni attorno alle loro mura, non hanno alcuna intenzione di vendere o sloggiare.

Leggi anche: A Milano si può dormire in una casa Igloo: questo il prezzo accessibile a tutti

Continua la lettura con: Le «case sospese nell’aria» a un’ora da Milano

CARLO CHIODO

Roma Termini sfida la Centrale: le 7 azioni che la renderebbero una delle migliori al mondo

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Ph. @merlinolemon IG

Meglio Termini o la Centrale? A Milano pochi hanno dubbi. Ma che cosa può accadere se la principale stazione della Capitale adottasse queste sette modifiche? E, soprattutto, quali di queste potrebbero essere utili anche a Milano?

Continua la lettura dell’articolo qui:

7 azioni per rendere Roma Termini una delle migliori stazioni del mondo

Di Raffaele Pergolizzi

Milano, la città dei 6 minuti… a piedi

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Andrea Cherchi - Foto della mostra "Semplicemente MM. Un viaggio fotografico di Andrea Cherchi"

In media, bastano sei minuti e mezzo per trovare tutto quello che serve. Scuole, supermercati, ospedali, uffici: Milano è ufficialmente la metropoli più “camminabile” al mondo. 

Milano, la città dei 6 minuti… a piedi

# Il nuovo record di Milano: il 98% dei cittadini vive a meno di 500 metri dai servizi essenziali

economist – Accessibilità servizi a 15 minuti a piedi

In un mondo che corre, Milano cammina. E lo fa meglio di tutti. Lo dice la prestigiosa rivista Nature, che alcuni mesi fa ha pubblicato uno studio realizzato da Matteo Bruno e dal team dei Sony Computer Science Laboratories: Milano è la città più percorribile a piedi al mondo tra quelle con più di mezzo milione di abitanti. In media, ogni residente può raggiungere scuole, ospedali, negozi e altri servizi fondamentali in soli 6,4 minuti di cammino. Ancora più impressionante è il dato che riguarda la distribuzione territoriale: il 97,5% dei milanesi vive a meno di 500 metri da tutto ciò che serve per vivere. La città dei 15 minuti? Qui si scende a sei. Più che una metropoli, un grande quartiere diffuso. E se aggiungiamo che l’80% dei cittadini vive a meno di un chilometro da servizi sanitari e scolastici, si capisce perché anche per i turisti Milano sia considerata tra le migliori città al mondo da girare senza auto. 

# Il segreto è nella forma: compatta, europea, pre-automobilistica

rankingroyals IG – Grafica classifica città più camminabili

Non è un caso che Milano sia così camminabile. È il risultato di secoli di urbanistica “involontaria”. A differenza delle città nordamericane nate insieme all’automobile, Milano è figlia di un’altra epoca: strade strette, cortili interni, distanze ravvicinate tra case, negozi e piazze. Una struttura compatta e densa che oggi si rivela perfetta per il modello urbano dei “15 minuti” teorizzato da Carlos Moreno e ormai adottato da mezza Europa. Mentre città come Los Angeles, Atlanta o Sydney arrancano con tempi medi di percorrenza a piedi che superano i 20 minuti, Milano stravince, seguita da Copenaghen con 6 minuti e 36 secondi, Torino con 7 minuti e 6 secondi, Dublino e Lione entrambe con 7 minuti e 24 secondi.

Nella top 10 mondiale c’è un’altra città italiana, Genova con 8 minuti e 6 secondi, Monaco (7,30), Parigi (8), Marsiglia (8,6), Edimburgo (8,12). Non è una coincidenza ma una tendenza: 45 delle 50 città più “camminabili” al mondo sono europee. E questo ha effetti anche sulla salute: secondo lo stesso studio, vivere in città “a piedi” riduce obesità, migliora il benessere mentale e rafforza i legami sociali. 

# Come migliorare ancora? Con l’algoritmo del riassetto urbano

Milano ha il primato mondiale, ma può fare ancora meglio. Lo dice lo stesso team di ricerca: spostando in modo strategico alcuni servizi nei pochi quartieri rimasti scoperti, si potrebbe ridurre il tempo medio di percorrenza a piedi di altri 2 minuti, raggiungendo il 99% della popolazione con accesso completo ai servizi entro un quarto d’ora. Il segreto è la distribuzione: non servono più supermercati o farmacie, serve solo piazzarli nei posti giusti. Un algoritmo messo a punto dai ricercatori mostra come piccoli spostamenti di attività strategiche possono trasformare radicalmente l’esperienza urbana. 

Continua la lettura con: Milano è la seconda città più “walkable” del mondo!

I 10 migliori mercati rionali da provare a Milano: cosa si trova e quando visitarli

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Credits frapostorino IG - Mercato di Porta Romana

I mercati di Milano caratterizzano la zona che li ospita, a tal punto da essersi venuto a creare un vero e proprio turismo del mercato rionale alla ricerca della qualità a tutti i costi, purché siano contenuti. Vediamo questa imperdibile selezione.

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I 10 migliori mercati rionali da provare a Milano: cosa si trova e quando visitarli

#1 Mercato di via Fauché

Credits andirivieni__ IG – Mercato di via Fauché

Tra Cenisio e Sempione, in zona Bullona, c’è il mercato più gettonato e consigliato soprattutto dalle signore, quello di via Fauché. Propone una qualità di prodotti davvero alta. Banchi di stock griffati, seta e cashmere, scarpe di marca e cibo gourmet.

Quando: martedì e sabato, dalle 7.30 alle 14.00 (il sabato fino alle 18.00).

#2 Mercato di via San Marco

Credits dvstylepills IG – Mercato di via San Marco

Val bene un salto almeno per la posizione, nel cuore di Brera: l’incantevole passeggiata nei pressi del Tumbun de San Marc è uno spettacolo di tutti i sensi. Il mercato di via San Marco propone un’ottima la selezione di cashmere, moda firmata anche per bambini, borse e biancheria per la casa con tante novità settimanali, molto gettonato dalle signore per le bancarelle di calzature femminili.

Quando: lunedì e giovedì, dalle 7:30 alle 14:00.

#3 Mercato di viale Papiniano

Credits laurelevans IG – Mercato di viale Papiniano

Il mercato di viale Papiniano è molto conosciuto anche dai non milanesi. E’ lunghissimo e stretto, ricco di proposte alla moda: ci si trovano abiti carini e anche le borse non sono male. Molte anche le banche con prodotti alimentari, dai formaggi alla carne fino alla frutta e verdura proveniente dal grande mercato ortofrutticolo. 

Quando: martedì e sabato, dalle 7.30 alle 14.00 (sabato fino alle 18.00)

#4 Mercato del libro antico o usato

Credits vecchilibriinpiazza – Mercato del libro piazza Diaz

Ogni seconda domenica del mese affolla i portici di Piazza Diaz, proprio sotto la Madonnina. L’appuntamento è con il libro vecchio, introvabile o rarissimo, manufatti e testi per collezionisti.

Quando: da settembre a giugno

#5 Fiera di Senigallia

Fiera di Senigallia

La Fiera di Senigallia è lo storico “mercato delle pulci milanese” presente in città dall’800, che dalla vecchia Darsena si è trasferito sulle sponde di Ripa di Porta Ticinese lungo l’Alzaia del Naviglio da Grande, da via Paoli fino alla fine di Via Barsanti. Qui si trovano un centinaio di bancarelle piene di creatività, proposte artistiche un po’ freak, con capi d’abbigliamento vintage, modernariato come una valigia piccola, rigatteria, articoli etnici e oggetti da collezione. Non mancano fiori e frutta. 

Quando: tutti i sabati, dalle 8.00 alle 18.00.

Leggi anche: Le 10 cose da mostrare a chi viene a Milano per la PRIMA VOLTA

#6 Mercatone dell’antiquariato

Credits franca_verga IG – Il Mercatone dell’antiquariato

Il Mercatone dell’antiquariato si tiene sui Navigli ogni ultima domenica del mese ed è un luogo cristallizzato nel tempo, molto antico oppure appena passato, popolato da lampade Tiffany, art decò, anni sessanta o mobiletti di fine settecento che fanno bella mostra di se nella cornice pittoresca dei canali milanesi.

Quando: ogni ultima domenica del mese

#7 Mercato di Porta Romana

Credits frapostorino IG – Mercato di Porta Romana

Il Mercato di Porta Romana è uno dei più grandi della città, 260 banche, e ha una lunga tradizione. Propone prevalentemente capi d’abbigliamento e generi ortofrutticoli, formaggi, pesce fresco e bancarelle con articoli d’artigianato, bigiotteria e libri usati. Si snoda tra le vie Crema, Piacenza e Giulio Romano dove ogni anno si tiene lo storico Tredezin de Marz, la tradizionale festa della primavera e dei fiori milanese in ricordo del primo diffondersi del cristianesimo a Milano.

Quando: ogni venerdì dalle 7.30 alle 14

#8 Fiera degli Obej Obej

Credits Andrea Cherchi – Fiera degli Obej Obej

La Fiera degli Obej Obej  è la tradizionale fiera natalizia dei milanesi. Si tiene una volta l’anno e si estende lungo la strada che abbraccia il Castello Sforzesco. E’ una festa pazzesca per Milano e per i turisti. Si trova di tutto, dal cibo agli oggetti di artigianato e soprattutto una cosa in particolare: la porta aperta verso il Natale.

Quando: dura 4 giorni compresi quelli di S. Ambrogio e dell’Immacolata

#9 Mercato ortofrutticolo e Mercato dei fiori

Credits dipigreensrl IG – Mercato ortofrutticolo

Il Mercato ortofrutticolo e quello dei fiori è il più grande in Italia per quantità di prodotti commercializzati, 1.000.000 di tonnellate/anno, per ampiezza di gamma dei prodotti disponibili tutto l’anno e per flusso di persone, 10.000 ogni giorno. Qui viene commercializzato il 10% della merce che transita complessivamente all’interno di tutti i mercati ortofrutticoli italiani. Si appresta a diventare il più importante city hub agroalimentare italiano.

Quando: il mercato ortofrutticolo il sabato dalle 09.00 alle 12.30, quello dei fiori dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30, il sabato dalle 09.00 alle 12.30

Leggi anche: Foody 2025: Milano avrà il più IMPORTANTE CITY HUB AGROALIMENTARE ITALIANO

#10 Mercato del pesce

Mercato del Pesce

Si dice che a Milano arrivi il pesce più fresco d’Italia: questo è il luogo a cui approda ogni giorno, garantendo la più vasta tipologia di pesci freschi tra quelli commercializzati in tutti i mercati europei. Precedentemente collocato nella storica struttura di Via Sammartini nei pressi della Stazione Centrale di Milano, dal 2000 si trova al n.53 di via Lombroso.

Quando: sabato, dalle ore 9.30 alle ore 12.30.

Leggi anche: Ma a MILANO c’è davvero il PESCE più FRESCO d’Italia?

Continua la lettura: Il ritorno al futuro del MERCATO al coperto di più ANTICO di Milano

LUISA COZZI

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Questi sono i 10 ristoranti più belli di Milano?

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ph. @ casabrerahotel IG

Milano è ormai celebre nel mondo per la varietà dei ristoranti. Non solo: è anche una delle capitali mondiali del design. Se si uniscono estetica e cibo di qualità si possono vivere a Milano delle esperienze uniche. Questi sono i 10 ristoranti più belli di Milano secondo la selezione della food blogger @mariangelamonti_. Foto cover: @
casabrerahotel IG

Questi sono i 10 ristoranti più belli di Milano?

La capitale del cibo e del design: questi gli indirizzi che mettono al top entrambe le cose. 

# Sogni solo di sera

Fonte: Tripadvisor

Locale situato in Via San Calocero 8 (zona De Amicis) che offre solo piatti a base di pesce ed è aperto solo la sera. L’atmosfera di Sogni è unica, con un design elegante e raffinato che crea il setting perfetto per una cena romantica o una serata speciale. Ogni piatto è una vera e propria opera d’arte e l’attenzione ai dettagli rendono questo posto un’esperienza indimenticabile.

# Giolina e le pizze stilose

Fonte: Tripadvisor

Per gli amanti della pizza, Giolina è un must. Situato in Via Bellotti 6 (zona Porta Venezia), questo ristorante è il luogo ideale per gustare una delle pizze più buone di Milano, preparate con ingredienti freschi e di alta qualità. L’ambiente è giovane, dinamico e accogliente, perfetto per un pranzo con gli amici o una cena informale in famiglia. Ogni morso è un viaggio di sapori, ed è difficile non voler tornare.

# I dolci di Gloria Osteria

Divertente, opulento e con un’atmosfera vibrante, Gloria Osteria è il posto perfetto per una cena con gli amici, ma anche per un pranzo in famiglia. Situato in Via Tivoli 3 (zona Brera), questo ristorante offre piatti gustosi e abbondanti, con una particolare attenzione ai dolci, che sono davvero super invitanti. L’ambiente è un mix di eleganza e comfort, rendendo ogni pasto un’occasione speciale.

# La terrazza scenografica di Etereo

Per chi desidera un ristorante elegante con una vista mozzafiato, Etereo è la scelta ideale. Questo locale si trova all’interno dell’Hotel Casa Brera, in Piazzetta Bossi 2 (zona Scala), e offre una terrazza scenografica. Perfetto per un business lunch, Etereo unisce cucina raffinata e un ambiente chic che conquista anche i palati più esigenti. La location è ideale per impressionare un cliente o trascorrere una serata in compagnia di colleghi.

# Da Berti la vera trattoria di classe milanese

Per un pranzo della domenica all’insegna della tradizione milanese, Da Berti è il posto giusto. Situato in Via Timavo 8 (zona Sondrio), questo ristorante propone piatti tipici della cucina meneghina, preparati con ingredienti freschi e genuini. L’ambiente è quello di una vecchia trattoria milanese, accogliente e familiare, dove la carne è il piatto forte. Un’ottima scelta per chi desidera vivere l’autenticità di Milano attraverso la gastronomia.

# La Bettolina immersa nella natura

 

Se invece si vuole allontanarsi dal caos della città e godersi una cena tranquilla in campagna, La Bettolina è la scelta migliore. Situata sulla Statale 494 (Gaggiano), questa trattoria informale ma curatissima offre piatti rustici e gustosi, in un ambiente accogliente e rilassato. Perfetta per una serata con gli amici, La Bettolina è il luogo ideale per godersi un pasto in totale tranquillità e immersi nella natura.

# Bugandè, come un’antica osteria di Milano 

Affacciato sul Naviglio, Bugandè è un ristorante che trasuda romanticismo e intimità. Situato in Alzaia del Naviglio Grande 8, questo locale è perfetto per una cena a lume di candela, magari accompagnata da un bicchiere di vino rosso. L’atmosfera è calda e accogliente, con un arredamento che ricorda un’antica osteria milanese.

# L’intima eleganza di Caruso Nuovo

Caruso Nuovo è un bistrot che unisce fascino e tradizione in un ambiente elegante e intimo. Situato in Via Croce Rossa (zona MonteNapoleone), questo locale offre piatti della cucina italiana rivisitati con un tocco contemporaneo. Perfetto per una cena raffinata ma informale, è anche un’ottima scelta per un incontro di lavoro, grazie all’atmosfera discreta e accogliente che lo caratterizza.

# Creda e i piatti che sanno di casa

Un mix tra osteria e gastronomia, Creda è il posto giusto per chi cerca piatti che sanno di casa. Situato in Via Orti 12 (tra Crocetta e Porta Romana), questo ristorante offre una cucina che risveglia i ricordi dell’infanzia, con piatti semplici ma pieni di sapore. Perfetto anche per un take away, Creda è un locale ideale per chi ha voglia di gustare una cucina tradizionale ma con un tocco moderno, in un’atmosfera calorosa e familiare.

# L’energia luminosa di It Maison

Se si è alla ricerca di un bistrot luminoso e pieno di energia, It Maison è il posto perfetto. Si trova in Via Tommaso da Cazzaniga 2 (zona Moscova), questo piccolo ristorante è perfetto per un pranzo veloce ma sano, magari accompagnato da una chiacchierata con la mamma. I piatti sono colorati, freschi e pieni di gusto, ideali per chi desidera mangiare sano senza rinunciare al piacere della buona cucina.

Spunto: @mariangelamonti_

Continua la lettura con: 5 trattorie a prezzi bassi dove si mangia bene a Milano

MATTEO RESPINTI

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Quando pensi con terrore all’imminente concerto di fine anno scolastico di tuo figlio

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Spero di avere un impegno nella giungla del Borneo.

Qui il video: Quando pensi con terrore all’imminente concerto di fine anno scolastico di tuo figlio

Continua con: No, agente, non ho bevuto neanche un goccio. Glielo dimostro subito

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Il bivio cruciale della M5 a Monza: «Basta rinvii, via ai cantieri»

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filo.logico IG - Monza

Incertezza, ritardi, extracosti: le imprese brianzole rompono gli indugi e lanciano un appello alle istituzioni. La metropolitana a Monza non può più aspettare.

Il bivio cruciale della M5 a Monza: «Basta rinvii, via ai cantieri»

# Lo stallo e il conto alla rovescia

frankie_g2t____beach IG – M5

Il prolungamento della linea M5 da Milano a Monza è a un bivio cruciale. L’inizio dei lavori, previsto per settembre 2027, è a rischio a causa della mancata copertura finanziaria: occorre reperire ancora 589 milioni di euro, nonostante gli 1,29 miliardi già stanziati. La scadenza per non perdere le risorse già assegnate è fissata a giugno, come ha spiegato il Sindaco Sala, ma al momento sono stati promessi solo 300 milioni nella legge di bilancio. Se entro l’estate non viene trovata una soluzione, il progetto rischia di bloccarsi del tutto, con conseguenze devastanti per la mobilità e lo sviluppo della Brianza. Effetti negativi anche su Milano, che ancora per molti decenni vedrebbe sobbarcarsi tutto il traffico privato in arrivo e verso Monza. Per questo, da istituzioni, partiti e mondo produttivo si è alzato un coro unanime: serve un intervento immediato.

# Partiti uniti per la metropolitana fino a Monza

Il pressing è arrivato in primis dal fronte politico, una decina di giorni fa, con una convergenza trasversale. Tutti i principali partiti, dal PD alla Lega, da Fratelli d’Italia a Italia Viva, hanno firmato un documento congiunto che chiede al governo di convocare al più presto un incontro tra il Sindaco di Milano, il presidente della Regione Fontana e il ministro Salvini. Obiettivo: trovare una quadra sugli extracosti lievitati, evitare lo stop e garantire che l’opera parta nei tempi previsti. «La metropolitana a Monza è un’opera strategica, da realizzare senza bandiere di partito», ribadiscono i promotori. Anche i comitati locali, come HqMonza, che ha raccolto 10mila firme, sostengono la mobilitazione. 

Per dare più forza al suo messaggio la politica locale ha chiesto sostegno anche alle imprese.

# Il mondo produttivo non ci sta: «È il momento di agire. Le risorse vanno trovate subito, prima che l’opportunità venga persa definitivamente»

APA Confartigianato, Assolombarda Monza e Brianza e Confcommercio Monza hanno subito accolto l’appello della politica unendosi all’iniziativa: basta rinvii, si parta coi cantieri. Le associazioni chiedono di stanziare subito i fondi, anche a costo di rivedere alcune opere accessorie, perché il collegamento tra Milano e Monza è ritenuto decisivo per la competitività e la sostenibilità del territorio. Secondo le stime, la M5 trasporterà 200mila passeggeri al giorno e toglierà 30mila auto dalle strade, con benefici ambientali e ricadute positive per tutto il sistema economico. «Un’opera vitale per la Brianza e per la Lombardia», scrivono le associazioni in una nota congiunta, «che non può più aspettare».

# Il tracciato della futura M5

M5 verso Monza

Il prolungamento della linea M5 da Bignami a Monza Polo Istituzionale prevede 11 nuove fermate su un percorso di 13 chilometri. Le stazioni saranno: Testi Gorky, Rondinella Crocetta, Lincoln, Cinisello Bettola/Monza, Campania, Marsala, Monza FS, Monza Centro Trento Trieste, Villa Reale, Ospedale San Gerardo e Polo Istituzionale. L’opera attraverserà i comuni di Milano, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo e Monza, diventando la prima metropolitana in Italia a unire due capoluoghi di provincia. L’entrata in servizio è fissata per dicembre 2033, a patto che si blocchi la situazione di stallo.

Continua la lettura con: Roma: l’alternativa per la metro D

FABIO MARCOMIN

La Milano-Pavia diventerà una «trenopolitana»: si avvicina la data dell’inaugurazione

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La realizzazione dell’infrastruttura, attesa da anni, accelera grazie alla parziale copertura finanziaria tramite fondi del Pnrr e alla nomina di un commissario. È prevista anche la costruzione di una nuova stazione a Pavia. Ecco quando dovrebbero concludersi i cantieri per i quattro binari lungo l’intero tracciato, che permetteranno di avere un treno ogni 15 minuti.

La Milano-Pavia diventerà una «trenopolitana»: si avvicina la data dell’inaugurazione

# Il commissariamento dell’opera e i fondi dal Pnrr per accelerare i lavori: l’apertura prevista per il 2026

Una infrastruttura attesa da anni e che migliorerà sensibilmente la mobilità del sud milanese oltre ad essere fondamentale per spostarsi in futuro da Milano a Genova in meno di un’ora, insieme al Terzo Valico e al quadruplicamento della Tortona-Voghera. Per dare uno scossa alla situazione di stallo il governo ha deciso di commissariare l’opera per il quadruplicamento della linea Milano Rogoredo-Locate-Pieve. La copertura finanziaria è garantita in parte dai fondi del Pnrr, in totale sono previsti 900 milioni di euro di investimenti di cui 189 per la tratta Milano Rogoredo-Pieve Emanuele. I lavori devono quindi essere completati entro il 2026.

REDDA sulla Milano – Genova: NIENTE RECOVERY FUND per il Terzo Valico

# Dimezzati i tempi di percorrenza con il quadruplicamento: previsto un treno ogni 15 minuti

Credits: RFI – Quadruplicamento Milano Pavia

I vantaggi del quadruplicamento fra Milano e Pieve e successivamente da Pieve a Pavia si riassumono in un dimezzamento dei tempi di percorrenza dei treni dagli attuali 30 a 15 minuti e nel miglioramento della regolarità della circolazione attraverso la specializzazione dei traffici sulle due differente linee, quella regionale e quella a lunga percorrenza. Previsto infatti un incremento complessivo di capacità, da 10 treni/ora/direzione dell’attuale linea a 20 treni/ora/direzione sul complesso delle due linee. 

# Un tracciato di 28,6 km e una nuova stazione a Pavia

Nuova Stazione Pavia Nord

I cantieri lungo il percorso 28,6 chilometri dell’attuale linea S13 sono suddivisi in due lotti funzionali: il primo, da 11 chilometri, va da Milano Rogoredo a Pieve Emanuele con avvio entro giugno 2024, mentre il secondo, di 18,6 chilometri, si estende da Pieve Emanuele fino a Pavia. Contestualmente è prevista l’istituzione di un nuovo servizio suburbano da/per Pieve Emanuele, dove la fermata diventa stazione per accogliere anche i treni della S2, con un beneficio anche per i territori di Locate, Opera e Lacchiarella. Tra le opere previste anche la costruzione di una nuova stazione, Pavia Nord.

Leggi anche: Si sale sulla METRO si scende al MARE: il NUOVO HUB METRO-TAV sarà a OPERA

Continua la lettura con: “Il RADDOPPIO della MILANO-MORTARA è MORTO. Non si trovano i soldi nemmeno per la tratta da Albairate ad Abbiategrasso”

FABIO MARCOMIN

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Le 7 zone di Milano dove i milanesi si sentono più in pericolo

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Credits adalberht_9 IG - Piazza Tirana

Abbiamo chiesto in un sondaggio ai milanesi: “Qual è la zona di Milano dove ti senti più in pericolo?“. Scopriamo quali sono le zone che mettono più paura. 

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Le 7 zone di Milano dove i milanesi si sentono più in pericolo

#7 Piazza Tirana e gli scontri tra bande rivali (Giambellino)

Credits adalberht_9 IG – Piazza Tirana

Piazza Tirana al Giambellino, una delle zone più difficili di Milano. La riqualificazione dell’arteria stradale che attraversa il quartiere, a corredo dell’apertura delle nuova linea metropolitana M4 nei prossimi anni, e l’azione di urbanistica tattica che ha coinvolto direttamente la piazza non hanno sortito finora un effetto significativo. La presenza di balordi non si è ridotta, così come gli scontri violenti tra bande rivali e cittadini di nazionalità straniera. Zona da evitare quando scendono le tenebre.

#6 I bivacchi di Piazza Bottini (Lambrate)

Credits pollyolmi IG – Piazza Bottini

Piazza Bottini, all’esterno della stazione di Lambrate Fs, è una tra le zone peggio frequentate della città. I bivacchi quotidiani di ubriachi e tossici che assumono alcool e droghe davanti agli occhi di passanti e residenti non sono un bello spettacolo e anzi generano una costante sensazione di allerta.

#5 Stazione di Porta Vittoria, isolata e nel degrado

Porta Vittoria. Credits: @
silviettadc IG

Tutta l’area attorno alla stazione del passante ferroviario di Porta Vittoria, ad est della città, è da anni in attesa della definitiva riqualificazione. Da alcuni mesi sono ripresi i lavori su una porzione dell’area, ma il degrado diffuso e l’isolamento della stazione stessa trasmette una sensazione di insicurezza a chi la frequenta.

#4 Rogoredo, lo slalom tra tossici e sbandati in cerca di elemosina

Credits laeriiika IG – Stazione di Rogoredo

Nonostante la bonifica del Boschetto di Rogoredo, tristemente noto alle cronache come una delle zone di spaccio più grandi d’Europa, la situazione non è migliorata di molto. Continua infatti il via vai da e per la stazione ferroviaria di tossici e sbandati in cerca di elemosina, non di rado in modo insistente e aggressivo.

#3 Via Padova, il lato negativo della multiculturalità

Via Padova

Via Padova è la zona più multiculturale della città. Qui si concentra il maggior numero di etnie e questo è spesso causa di tensioni che sfociano in atti di violenza, disordini e momenti di paura per i cittadini che vi abitano. Per molti milanesi è un atto di coraggio passarci, sia di giorno che di sera.

#2 Corvetto, case popolari occupate e risse frequenti

Credits Andrea Cherchi – Piazzale Ferrara

Piazzale Corvetto e tutta l’area che si allunga da via Polesine fino a Piazza Angilberto II è una di quelle zone che i milanesi cercano di evitare, se possibile. Una buona parte delle case popolari occupate e in condizioni di degrado, furti, risse e accoltellamenti sono piuttosto frequenti.

#1 Stazione Centrale, la regina del malaffare

Credits: Andrea Cherchi – Stazione Centrale

La zona attorno alla Stazione Centrale è forse quella in cui milanesi si sentono di più in pericolo. In effetti qui si concentra il più alto numero di immigrati, persone senza fissa dimora e delinquenti che trovano terreno fertile grazie al grande passaggio di viaggiatori in arrivo e in partenza dalla stazione e alle numerose vie di fuga che possono sfruttare dopo rapine, scippi o furti.

Continua la lettura con: I 7 LOCALI del PASSATO che i milanesi sognano di RIPORTARE in VITA

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Questa è la «casa del mago» di Milano

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Un luogo che sembra uscito da un racconto di Harry Potter. Non è in cima a una montagna, né nascosto in un bosco misterioso, ma sorge tranquillo tra le vie di Porta Genova, come un vecchio saggio che osserva il passare dei secoli con occhi di pietra e mattoni. 

Ma perché proprio la casa del mago? Forse per la sua atmosfera sospesa, le sue forme arcaiche e il fascino che emana a ogni ora del giorno. Oppure forse perché, come nelle dimore degli alchimisti medievali, qui ogni pietra sembra nascondere un segreto.

Questa è la «casa del mago» di Milano

# Un tuffo nel passato

alto_basso_medioevo IG – Casa del mago

La Basilica di San Vincenzo in Prato è una delle chiese più antiche di Milano e già questo è un ottimo motivo per farci una visita. Costruita attorno al 770 d.C. per volere del re longobardo Desiderio, proprio il padre della famosa Ermengarda di manzoniana memoria, si tratta di uno dei rarissimi esempi superstiti di architettura longobarda in città.
La sua storia affonda letteralmente le radici nel terreno: si erge sopra un antico cimitero paleocristiano, dove si dice si trovassero le spoglie di vari santi, tra cui San Vincenzo, martire di Saragozza. Ma non finisce qui, perché nei secoli la chiesa è stata più volte modificata, restaurata e rimaneggiata, ma nonostante questo, ha mantenuto un’identità unica quasi fuori dal tempo, tanto che varcare il suo portale è come entrare in un’altra epoca.

# Un luogo, mille usi

patrizia_ghezzi_2 IG – San Vincenzo in Prato

Non è sempre stata “solo” una chiesa. Nei secoli bui e travagliati del Medioevo, San Vincenzo in Prato fu un rifugio, un punto di riferimento spirituale ma anche concreto per la comunità. Si racconta che i suoi sotterranei, bui e silenziosi, furono utilizzati per conservare reliquie, ma anche come rifugio in tempi di guerra e carestia. In più, tra le sue mura romaniche e le decorazioni rinascimentali, questa chiesa ha ospitato anche una stalla, un magazzino militare, una caserma e perfino una fabbrica chimica.

# Perchè è stata soprannominata la casa del mago?

Durante l’età moderna, quando le mode architettoniche viravano verso il barocco e poi il neoclassico, la basilica rimase orgogliosamente austera, quasi burbera, ancorata alle sue origini. Questo le valse l’ammirazione di storici e studiosi, ma anche quella dei romantici del mistero che ritenevano che questa fosse la sede di numerose leggende. Le fu affibbiato questo nome a partire dall’Ottocento, quando una densa nube di fumi e vapori usciva dalle sue finestre: al posto del campanile, una ciminiera. Le acque del suo pozzo erano ritenute miracolose, ma l’odore che si respirava era tutto fuorché divino, così i milanesi iniziarono a chiamarla “Casa del Mago”, come in una favola nera.

# Curiosità che non ti aspetti

L’abside antica custodisce ancora oggi capitelli scolpiti in stile longobardo, con motivi che ricordano rune, simboli pagani e animali fantastici. Alcuni esperti hanno ipotizzato che potessero avere anche significati esoterici da qui, forse, l’idea della “Casa del Mago”.

Anche la cripta, piccola e raccolta, ha un’atmosfera così suggestiva da sembrare il set perfetto per un film fantasy. Le sue colonne irregolari sembrano reggere non solo il peso della chiesa, ma anche dei secoli passati. Proprio nei dintorni della chiesa, sono stati trovati resti di una villa romana: il che significa che la zona era abitata ben prima dell’arrivo dei Longobardi. Infine, in epoca napoleonica, la chiesa fu sconsacrata e rischiò la distruzione, ma resistette: come una vera casa del mago, sapeva come sopravvivere.

Oggi, San Vincenzo in Prato non è tra le mete più battute del turismo di massa e forse è proprio questa la sua fortuna. È un luogo da cercare con calma, da scoprire senza fretta, magari in una giornata di pioggia, quando le sue pareti sembrano sussurrare storie antiche al rumore delle gocce.

Continua la lettura con: L’incredibile storia del «Diavolo di Porta Romana» che abitava nel «palazzo immortale»

MARTA BERARDI

No, agente, non ho bevuto neanche un goccio. Glielo dimostro subito

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Retata agli aperitivi milanesi. 

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L’affascinante «passaggio invisibile» nel cuore di Milano

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Tra le vetrine luccicanti di via Monte Napoleone e via Bigli, c’è una porta discreta che sembra quasi sfuggire all’occhio dei più. Questo passaggio pedonale è uno degli angoli meno conosciuti ma più affascinanti del centro di Milano. Scopriamolo insieme a Unbanfile.

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L’affascinante «passaggio invisibile» nel cuore di Milano

# Una porta verso il passato con un muro del XII secolo e un dislivello di sei gradini

Credits: Urbanfile

E’ grazie al sito Unbanfile che questa gemma nascosta è tornata alla ribalta. Si tratta della Galleria Monte Bigli. All’apparenza, sembra poco più di un corridoio privato. L’ingresso al civico 25 di via Monte Napoleone è modesto, quasi nascosto tra le boutique di lusso. L’entrata da via Bigli è leggermente più curata, ma comunque discreta. Una volta entrati, però, si viene “accolti” da un’atmosfera unica: il corridoio stretto, appena illuminato, rivela un antico muro in mattoni e pietra.

Questo muro non è una struttura qualsiasi, ma ciò che resta di una chiesa medievale: San Donnino alla Mazza, costruita nel 1162. La chiesa, distrutta nel tempo, ha lasciato dietro di sé solo questa parete, che racconta una storia fatta di dettagli architettonici dimenticati. Tra finestrelle murate, una porta antica e un arco in pietra, si ha l’impressione di camminare in un luogo sospeso tra presente e passato.

Un dettaglio curioso? Il corridoio presenta un leggero dislivello tra le due vie, con sei gradini che si scendono entrando da via Monte Napoleone. Questo è il segno di quanto il tessuto urbano di Milano sia stratificato, e come la città si sia evoluta inglobando frammenti del passato. Ma chi era San Donnino?

# San Donnino e il mistero della “Mazza”

Questo santo del IV secolo era un soldato romano convertitosi al Cristianesimo e perseguitato fino alla decapitazione presso il torrente Stirone, vicino a Fidenza. La sua immagine, spesso rappresentata con la testa mozzata tra le mani, è tanto macabra quanto iconica.

La chiesa a lui dedicata venne costruita dai milanesi di ritorno dopo le devastazioni di Federico Barbarossa, lungo le antiche mura romane e accanto al corso del fiume Seveso. Il curioso suffisso “alla Mazza”, invece, sembra derivare dalla presenza di una statua romana raffigurante Ercole, armato appunto di una mazza, o raffigurante il dio Giano bifronte, simbolo di passaggio e protezione.

Con il passare dei secoli, la chiesa subì diverse modifiche. Nel XVII secolo fu completamente ricostruita dall’architetto Andrea Biffi, ma la facciata barocca non venne mai completata. Nel 1787 fu sconsacrata e, infine, demolita nel 1803. L’unico frammento sopravvissuto è proprio questo muro laterale, che oggi si può ammirare lungo il passaggio della Galleria Monte Bigli.

# Un viaggio nei dettagli nascosti

Credits: Urbanfile

Attraversando la Galleria Monte Bigli, si possono notare molti dettagli che raccontano storie dimenticate. Sul muro in mattoni si trovano ancora tracce di porte e finestre medievali, alcune murate e altre sostituite da strutture moderne. Una lapide racconta proprio la storia di San Donnino alla Mazza, un promemoria per i passanti più attenti.

Questo luogo è anche un esempio di come Milano sia una città che stratifica il nuovo sull’antico, creando un mix unico. Sopra il muro medievale, infatti, si notano finestre moderne e ogivali, che testimoniano le trasformazioni subite dall’edificio nel corso del tempo.

Ma c’è un altro elemento che rende speciale questo passaggio: la sua atmosfera. Mentre i turisti si affollano nelle vie dello shopping, questo corridoio rimane un’oasi di silenzio, quasi surreale. È un luogo dove ci si può fermare e si può immaginare com’era la vita a Milano secoli fa, quando questa zona era attraversata dal Seveso e la chiesa di San Donnino accoglieva ancora i fedeli.

Fonte: Unbanfile

Continua la lettura con: Il PASSAGGIO SEGRETO con vista sul lago di Como

MATTEO RESPINTI

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31 maggio 1997. Chiude la Pelota, un luogo mitico di Milano

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Ph. @www.breradesigndistrict.it/

La storia della pelota a Milano comincia nel 1946, quando l’imprenditore milanese Del Pozzo costruisce in via Palermo uno sferisterio: un campo lungo 55 metri e largo 10. Qui si gioca alla pelota, uno sport spettacolare e pericoloso nato nei Paesi Baschi, in cui i giocatori si sfidano colpendo una palla di caucciù contro una parete.

La pelota è artigianale, dura come una pietra ma elastica, e può raggiungere i 300 chilometri orari. Gli scambi sono rapidissimi, al limite del rischio. Il pubblico è protetto da una rete, i giocatori da un casco. In una celebre puntata del telefilm Miami Vice, un atleta muore colpito dalla pelota, che nel mondo avrebbe causato – secondo alcune fonti – una cinquantina di morti.

Le regole sono semplici ma ferree: la palla può rimbalzare una sola volta, a terra o sul muro laterale, poi deve essere rilanciata contro la parete. Chi sbaglia, regala il punto. Le squadre sono composte da sei a nove giocatori, armati della tradizionale chìstera, una cesta di vimini lunga mezzo metro e larga cinque centimetri – quanto basta per trattenere il diametro della pelota.

Dal 1976 Milano diventa uno dei centri mondiali della pelota. Il merito è del napoletano Salvatore Laino che, con l’aiuto del campione basco Sabino Elizburu, riesce a portare nel capoluogo lombardo i più grandi giocatori del mondo, strappandoli al florido mercato americano. Il motore è quello delle scommesse: negli anni ’80, i più gloriosi per lo sferisterio di via Palermo, centinaia di appassionati si accalcano sulle tribune per puntare sui campioni. La giocata minima è di mille lire. Chi c’è stato ricorda una scritta unica e perentoria sulla parete laterale: “La decisione dell’arbitro è inappellabile”. Dopo ogni punto, le urla degli scommettitori infuriati si levano contro l’arbitro, accusato – spesso ingiustamente – di aver favorito l’una o l’altra parte.

Ma il sogno finisce il 31 maggio 1997. Dopo ventun anni di attività, Salvatore Laino e la moglie Gabriella Zocca si arrendono. I grandi campioni tornano in America, altri si trasferiscono a Cannes. In Italia, non rimane più nessun impianto dedicato alla pelota.

A Milano restano però tre ex giocatori: Severino Elizburu, Jesus Echaniz e Jose Torres, che decidono di aprire un ristorante, La Taverna Basca, in via Ludovico il Moro. Un luogo dove sopravvive lo spirito di uno sport leggendario, tra piatti tipici e racconti d’altri tempi. Oggi, lo spazio rimane disponibile per eventi e iniziative, memoria viva di un’epoca in cui la pelota infiammava Milano.

Continua la lettura con: 30 maggio: La promessa di Sala per la M6

MILANO CITTA’ STATO

Questi sono i 7 quartieri più «maranza di Milano»: uno è insospettabile…

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Ph. @fappo_106 IG

Abbiamo condotto un sondaggio tra i milanesi per identificato i 7 quartieri più maranza di Milano, ecco quello che è emerso… c’è anche una vera sorpresa

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Questi sono i 7 quartieri più «maranza di Milano»: uno è insospettabile…

# Chi sono i maranza?

Il termine “maranza” è un’evoluzione del notissimo “zanza”, che nella tradizione milanese significa truffatore o imbroglione, a cui è sommato, come prefisso, “mar” che, almeno in teoria, sta a indicare l’origine magrebina del ragazzo in questione.

Si tratta di giovani, spesso adolescenti, che esprimono la loro ribellione sociale attraverso  comportamenti aggressivi e atti di vandalismo. Riconoscerli è un gioco da ragazzi: tute di marca (spesso contraffatte), borselli, passamontagna e l’immancabile atteggiamento da branco. Soprattutto la sera e nelle zone della movida, è meglio evitarli. Queste sono le zone ritenute più maranza di Milano. Secondo i milanesi. 

#1 Quarto Oggiaro

Credits: Wikipedia

Da sempre, Quarto Oggiaro è associato alla criminalità giovanile e alle tensioni sociali. Il quartiere periferico è spesso citato come simbolo della “cultura maranza” per la presenza di baby gang e, di conseguenza, per le numerose segnalazioni di atti vandalici.

La mancanza di opportunità, unita al degrado edilizio, ha fatto sì che la zona diventasse terreno fertile per fenomeni di ribellione sociale. La condizione di abbandono e il disinteresse generale hanno amplificato il malessere, e l’impatto si è subito fatto sentire sulle spalle dei residenti.

#2 Giambellino

Credits trentuno_a_cento IG – Giambellino

Il Giambellino, storicamente uno dei quartiere popolari di Milano, è, anche lui, frequentemente legato a episodi di criminalità giovanile. Nonostante i tentativi di riqualificazione, il quartiere rimane un luogo dove la figura del maranza trova terreno fertile, soprattutto nelle piazze e nei luoghi di ritrovo informale.

Qui, i giovani si confrontano con difficoltà economiche e sociali, che spesso sfociano in atti di vandalismo o bullismo. Le risorse limitate per le attività sociali contribuiscono a mantenere viva una cultura di resistenza e ribellione fine a se stessa.

#3 Baggio

Baggio è un quartiere contraddittorio, caratterizzato da un mix di case popolari e spazi verdi. La percezione comune è che sia un “quartiere difficile”, dove si alternano episodi di vandalismo e criminalità a un forte senso di comunità.

I maranza qui si distinguono per il loro stile di vita di strada, con una forte presenza nei parchi pubblici. Nonostante il contrasto tra le diverse realtà sociali, Baggio resta un punto di riferimento per i giovani in cerca di identità e appartenenza.

#4 Barona

Credits: UrbanFile

La Barona è nota per le sue aree residenziali popolari e i problemi di degrado urbano. Negli ultimi anni, grazie al successo di alcuni rapper nati e cresciuti qui, il quartiere è diventato un punto di riferimento per i giovani che cercano di affermarsi attraverso l’appartenenza e il confronto tra “gang”.

La vicinanza al Naviglio Pavese ha reso la zona anche teatro di scontri, soprattutto durante la movida. La tensione tra generazioni e la povertà economica alimentato un contesto sociale problematico, dove alcuni ragazzi scelgono di rifugiarsi nell’aggressività come forma di affermazione.

#5 Stadera

Credits: QuBi

Stadera, rispetto alle altre zone segnalateci dai milanesi, è sicuramente il quartiere meno noto, ma ha guadagnato attenzione per la sua reputazione tra i giovani. L’architettura, che mescola case popolari e complessi moderni, contribuisce a un’immagine di zona degradata, quasi ex-sovietica e esteuropea.

Anche qui, il disagio sociale sfocia spesso in comportamenti antisociali, alimentati dalla mancanza di opportunità e di spazi dedicati alla socializzazione più tradizionale.

#6 Corvetto

Corvetto è il quartiere che compare più spesso di tutti nelle cronache milanesi a causa degli episodi di microcriminalità e vandalismo. Ne sono un esempio recente le proteste violente per la morte di Ramy Elgaml.

I maranza sono visibili nelle piazze principali e nelle vicinanze delle stazioni della metropolitana, dove spesso si verificano atti di bullismo e violenza. Questa zona in particolare è spesso il teatro degli scontri tra gruppi rivali e la sensazione di insicurezza tra gli abitanti è da sempre molto alta.

#7 CityLife

filieracasa IG – CItylife

Chiude la classifica una vera sorpresa. Inaspettatamente, anche un quartiere moderno e benestante come CityLife (ma c’è anche chi nomina Corso Como), appare nella lista. Questo quartiere, caratterizzato da eleganza, innovazione e strutture moderne, è diventato un punto di ritrovo per i giovani, attratti dai suoi spazi aperti, dai locali e dai suoi negozi.

La frequentazione massiccia da parte dei giovani, come nel caso dei Navigli, ha determinato l’arrivo anche dei gruppi di maranza in cerca di giornate brave. Il contrasto tra l’eleganza della zona e la cultura di strada dei giovani maranza crea frizioni che non passano inosservate.

# Perché proprio questi quartieri?

La presenza dei maranza è strettamente legata a due fattori principali: la marginalità sociale e la visibilità.

Nei quartieri periferici come Quarto Oggiaro e Giambellino, il disagio economico e la mancanza di opportunità creano un terreno fertile per la devianza giovanile. Allo stesso tempo, aree come CityLife e il centro cittadino sono veri e propri palcoscenici che danno occasione a questi ragazzi di “farsi notare” causando scontri e disordini.

Continua la lettura con: I 7 quartieri più malfamati d’Italia

MATTEO RESPINTI

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SoPra, sarà il nuovo quartiere glam-chic di Milano?

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Maps - Soupra, Milano

A dare il via al rebranding dei quartieri è stato NoLo, North of Loreto, a seguito di un’iniziativa di marketing territoriale che poi è sfociata in un vero cambio culturale e sociale della zona. Sono seguiti poi Nom, Noth of Milano, NoCe, North of Cenisio, e NaPa, Naviglio Pavese. Il più nuovo nasce da una rigenerazione di un intero quadrante della città: il suo nome ufficioso è SoPra o SouPra. Si candida per diventare il più glam-chic di tutti.

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SoPra, sarà il nuovo quartiere glam-chic di Milano?

# La grande protagonista della rigenerazione di questa ex-zona industriale: Fondazione Prada 

Credit: fondazioneprada.org

Un nuovo acronimo scende dal cielo su un quartiere di Milano. Per ora ufficioso: si tratta di SoPra, o SouPra, e indica i due elementi distintivi del quartiere. Che si trova a Sud e che è il risultato dell’azione di Fondazione Prada. 

L’abbreviazione del “neonato” quartiere sta per South of Prada, perchè tutto è iniziato a cambiare quando la maison milanese ha acquisito il complesso delle ex distillerie ricomprese tra largo Isarco, via Lorenzini e via Adamello, per trasformarle nel suo quartiere generale con museo, cinema, bar e ristorante con due torre iconiche, una dorata e un’altra con terrazza panoramica. 

# Lo sviluppo di tutto quello che c’è a sud: da Fastweb a Moncler

Maps – Soupra, Milano

L’area si può delimitare tra: via Quaranta a sud, via Ripamonti a ovest, via Lorenzini/via Brembo a nord e via Calabiana ad est, dove è presente il primo Talent Gardem, modello di coworking nato a Milano e diffuso in diversi paesi d’Europa. Il tutto all’interno del più grande quartiere del Vigentino.

Credits: ioarch.it – Masterplan Symbiosis

La rivoluzione a sud dell’ex Scalo Romana, dove si sta rifinendo il Villaggio Olimpico ed è in costruzione il primo grattacielo della città a queste latitudini insieme a un altro quartiere, è proseguita con lo sviluppo del progetto Symbios Business District al posto delle fabbriche dimesse, caratterizzato da nuovi edifici, zone pubbliche con pavimentazione in pietra, giardini, alberi e specchi d’acqua, con persino un canneto ad ospitare una coppia di germani reali che nel frattempo ha messo su famiglia.

Troviamo qui la nuova sede Fastweb e Cir separate da Fondazione Prada tramite piazza Olivetti, poi quelle di LVMH Beauty, Boehringer Ingelheim, in costruzione la futura sede Snam e, per rimanere nel settore della moda, quella di Moncler.

# I locali storici e di tendenza: dall’Osteria Tajoli al Bar Luce

Agli uffici si sono aggiunte e stanno sorgendo nuove torre residenziali e soprattutto nuovi locali alla moda accanto a quelli più storici. Tra i primi a debuttare il Bar Luce, nella cui progettazione è stato coinvolto il regista americano Wes Anderson, e il ristorante Torre con terrazza con vista sull’ex Scalo Romana e all’orizzonte lo skyline milanese, progettato da Rem Koolhaas nel 2018 e che ospita opere d’arte ed elementi di design. Entrambi nel perimetro di Fondazione Prada.

C’è poi la mitica Osteria Tajoli aperta dal 1975, con tipica cucina milanese, che ha da poco raddoppiato con un piccolo locale per aperitivi dal nome il Tajolino, e l’Hosteria Contemporanea 02, tutte su via Brembo. Troviamo inoltre per gli amanti della grigliata e della carne Taverna Calabiana, sull’omonima via, che propone piatti lombardi, piemontesi e liguri dal 1990, e il lounge bar Gecko23 con giardino interno per la primavera-estate.

# La new entry: un angolo di New York con cucina romagnola e galleria d’arte moderna

lubnamilano IG

Tra le new entry spicca il «listening restaurant bar Lubna», un angolo «da New York» ma in pieno stile italiano come ha raccontato Vanity Fair. All’interno di uno spazio di circa 3000 mq dove un tempo sorgeva un grande deposito, insieme all’area eventi Magma e alla galleria d’arte moderna Scaramouche, sulla piazza trapezoidale si affaccia questo locale dalla forma architettonica semicircolare. Nel menu cucina italiana e «romagnola nella convivialità e ancestrale nelle cotture» come lo chef Enrico Croatti, che in città ha aperto nel 2019 un altro ristorante, il Moebius, in zona Stazione Centrale.

Continua la lettura con: NaPa, il primo «distretto a tema» di Milano

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 31 maggio 2025)

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M5: i 7 difetti che la rendono la «Cenerentola» delle metropolitane di Milano

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Treni M5 vs M4

Il completamento della linea M4 ha relegato ancora di più la M5 ai margini, in attesa del prolungamento verso Monza che probabilmente non si vedrà prima dei prossimi 10 anni. Vediamo perchè è l’ultima della classe.

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M5: i 7 difetti che la rendono la «Cenerentola» delle metropolitane di Milano

#1 L’unica che non passa per il centro

Maps – Metro di Milano

La linea M5 è l’unica linea a non passare per il centro e rischia di esserlo anche in futuro. Infatti, oltre alla M1, M2, M3 e M4, anche la linea M6 in base ad alcune delle ipotesi circolate negli ultimi anni potrebbe transitare per il Municipio 1 e intersecare tutte le linee lungo il suo percorso.

Leggi anche: L’annuncio: la M6 chiuderà l’anello della Circle Line. Queste le ipotesi sul tracciato definitivo

#2 La più corta 

wikipedia.org – Metro di Milano

Con il completamento della linea M4 è diventata ufficialmente la più corta di tutta la rete milanese. Questa la classifica per lunghezza:

  • M2 è prima con 39,9 km;
  • M1 seconda con 26,7 km;
  • M3 terza con 17,3 km;
  • M4 quarta con 15 km;
  • M5 ultima con 12,9 km.

#3 La prima a chiudere: l’ultima corsa è a mezzanotte, le altre linee terminano mezz’ora più tardi

Orari metropolitane

Anche con gli orari non ci siamo. Nonostante sia automatica chiude prima di tutte, allo scadere della mezzanotte l’ultima corsa, come Cenerentola costretta a scappare via dal ballo prima che la sua carrozza si trasformi di nuovo in una zucca. La M4 si è infatti adeguate alle tre metropolitane pesanti facendo partire l’ultimo convoglio circa mezz’ora dopo l’ultimo in servizio sulla linea M5.

#4 Viaggiare di notte è un’impresa: è l’unica linea senza la sostituiva, per fare il percorso si deve salire su quattro mezzi diversi

Atm, percorso ipotetico M5 notturna

A questo si aggiunge il fatto che la M5 è l’unica a non avere una linea sostitutiva notturna, che ricalchi il percorso sotterraneo con bus in superficie fino alla ripresa del servizio previsto alle 5:30 del mattino. Se si volesse comunque percorrere un simile tragitto nelle ore notturne come si potrebbe fare? Per prima cosa bisognerebbe armarsi di tanta pazienza e poi mettere in conto di cambiare diverse linee. Partendo da Bicocca si dovrebbe salire prima sulla N42 fino alla Stazione Centrale, poi sulla N25 fino a Cadorna, ancora sulla NM1 fino a De Angeli e infine la N80 fino a San Siro Stadio.

#5 È la sola linea senza un deposito

Credits marco.colombini77 IG – Deposito Atm San Donato

Tutte le linee metropolitane in esercizio a Milano hanno almeno un deposito per i convogli, anche per la M4 è già stato realizzato, tranne la linea M5 in quanto non previsto dal progetto. È presente solo un impianto di officina situato nei pressi del capolinea di Bignami che può ospitare un numero limitato di treni. Questo limita la frequenza ad massimo di un treno ogni 150 secondi invece di 75. Le cose miglioreranno solo quando prolungheranno la metropolitana verso Monza, nel progetto è previsto infatti un deposito, ma questo non dovrebbe avvenire prima di 10 anni viste le lungaggini e gli intoppi per riuscire ad arrivare al bando di gara per i lavori.

Leggi anche: Da Monza ad Opera, da Corsico a Paullo: le ultime novità sulle 9 estensioni della metro a Milano 

#6 I treni sono simili a quelli della M4, ma meno capienti

Treni M5 vs M4

Persino i treni potevano essere pensati meglio, in particolare all’interno. La disposizione delle sedute con salottini da 4 posti riduce infatti lo spazio per i passeggeri in piedi e rende scomodo anche sedersi, e la capienza massima. Sui convogli della M4, prodotti sempre da Hitachi, si è scelto di mettere solo posti in linea come su M1, M2 e M3.

#7 …ed è anche la più brutta

Uscita M5 prima tratta
Uscita M5 prima tratta

Chiudiamo con la qualità estetica. Nonostante si siano impegnati anche con la M4, in senso negativo, la linea M5 è considerata la più brutta di tutta la rete. In particolare la tratta a nord con accessi imbarazzanti sia per il design, che per l’uso dei materiali e dei colori, con abbinamenti incomprensibili. Internamente la situazione non migliora molto, eccetto alcune stazioni riuscite bene come Garibaldi FS e Tre Torri.

Continua la lettura con: M5: 7 curiosità che forse non sai sulla metro dell’Expo

FABIO MARCOMIN 

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Laghi, Svizzera, treni notturni: le novità dell’estate di Trenord

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_mybestitaly_ IG - Arona

Il nuovo orario di Trenord prevede potenziamenti su diverse linee per l’estate 2025. Dai treni notturni per Malpensa alle corse aggiuntive verso i laghi e la Svizzera. Ecco tutti i nuovi collegamenti programmati.

Laghi, Svizzera, treni notturni: le novità dell’estate di Trenord

# Per Malpensa raddoppiano i treni la sera

Credits goro_hashi IG – Malpensa Express in partenza dalla Stazione Centrale

Tra i più attesi c’è il potenziamento serale e notturno del collegamento con l’aeroporto di Malpensa. Dal 28 giugno al 28 settembre, sulla linea Milano Centrale–Malpensa Terminal 2, sono previsti un treno ogni 30 minuti fra le 20.00 e mezzanotte, raddoppiando l’offerta attuale. Anche la linea da Milano Cadorna si adegua: la prima corsa mattutina anticipa la partenza alle 3.27 (invece che 4.27), mentre l’ultima da Malpensa partirà alle 1.50 (e non più alle 1.20). 

Leggi anche: Malpensa «global hub aereo-ferroviario»: le ultime novità sui lavori

# Otto nuove corse verso il Lago Maggiore, due per il Lago di Lugano

Credits: geographicus.com – Antica cartina Lago Maggiore, Lago di Como e Lago di Garda

Buone notizie anche per chi fugge in direzione dei laghi nei weekend. Dal 15 giugno, sulla Milano–Gallarate–Arona nei giorni festivi vengono aggiunte otto nuove corse, potenziando il collegamento tra il capoluogo lombardo e il Lago Maggiore. Per chi invece punta al Lago di Lugano, si segnalano due nuove corse serali sulla Milano–Varese–Porto Ceresio: la 2580 da Milano alle 21.32 e la 2581 da Porto Ceresio alle 21.16, che ora prolunga il viaggio fino a Porta Garibaldi. 

# Più treni anche per Cremona, Treviglio e Novara

Trenord amplia l’offerta anche su direttrici meno battute. Sulla Milano–Treviglio–Cremona, da metà giugno due corse feriali da e per Cremona saranno prolungate fino a Milano, dando un collegamento diretto anche a Crema. Novità anche sulla Milano Cadorna–Novara Nord: aggiunta una corsa serale da Milano alle 19.17 (arrivo a Novara 20.25), garantendo un treno ogni 30 minuti dalle 16.47 alle 19.47. 

# Nuovi collegamenti per la Svizzera da settembre

Credit: @ascona_locarno

Cambiamenti anche sul fronte transfrontaliero. Dal 15 settembre, sulla linea RE80 sono programmate nuove partenze all’alba tra Chiasso e Milano e viceversa: alle 4.31 da Chiasso per Milano Centrale (arrivo 5.17) e alle 5.43 da Milano per Locarno (arrivo 7.38). Ma non è tutto. Sulla linea S11, due corse estendono il loro percorso in Ticino: una da Biasca alle 20.25 (arrivo a Milano alle 22.51) e una da Milano alle 23.09 con prosecuzione fino a Bellinzona e arrivo previsto all’1.26. 

Fonte: varesenews.it

Continua la lettura con: Dalla Centrale alle spiagge della Romagna: i primi treni senza cambi per il mare

FABIO MARCOMIN

Il ponte marino più lungo del mondo: in Italia cosa potrebbe collegare?

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Ponte Bastia-Isola d'Elba

Un ponte da record che ha consentito di ridurre drasticamente i tempi di viaggio tra le città toccate dall’infrastruttura. Come è stato realizzato, tutti i numeri e dove potrebbe essere utile se realizzato nel nostro Paese.

Il ponte marino più lungo del mondo: in Italia cosa potrebbe collegare?

# Il ponte da record che collega le tre maggiori città sul delta del Fiume delle Perle, tra cui due città stato

Biblus – Ponte Macao – Hong Kong

I cantieri per realizzare il ponte marino più lungo del mondo, si estende per 55 chilometri, sono iniziati a dicembre 2009 e si sono conclusi nel novembre 2017. La struttura, operativa dal 2018, si snoda attraverso il canale di Lingdingyang e si chiama Hong Kong–Zhuhai–Macao, in quanto collega le tre principali città dell’area.

Si compone di una serie di ponti e gallerie, tra cui un tunnel sottomarino lungo 6,7 chilometri, due isole artificiali e la sezione più lunga misura 29,6 km incluse tre campate strallate tra 280 metri e 460 metri.

Il ponte da record ha ridotto drasticamente la distanza da Hong Kong a Macao e Zhuhai, da 160 chilometri a soli 30 chilometri, e anche la durata del viaggio da 4 ore ad appena 45 minuti. Presente anche un servizio ininterrotto di bus navetta, che funziona 24 ore al giorno, con un costo del biglietto sensibilmente inferiore al traghetto.

Leggi anche: Il tunnel stradale sottomarino: il più lungo e profondo del mondo

La sua forma ricorda quella di un dragone cinese, se vista dall’alto, ed è costituito da 400.000 tonnellate di acciaio. L’infrastruttura è costata 7 miliardi dollari a cui ne vanno aggiunti altri 13 per tunnel e infrastrutture complementari. Potendo invece immaginare di realizzare un ponte marino di 55 chilometri nel nostro Paese, cosa potrebbe collegare? 

Leggi anche: Il tunnel sottomarino più lungo del mondo: porterà l’Italia fino a Capo Nord. Le ultime novità sulla sua costruzione

#1 Elba e Corsica

Ponte Bastia-Isola d’Elba

La distanza tra Bastia in Corsica e l’approdo ad ovest dell’Isola d’Elba è esattamente di 55 km. Attualmente per andare dalla cittadina francese e Portoferraio ci vuole circa 1 ora e 30 di traghetto, meteo permettendo. Costruendo un ponte, come quello tra Hong Kong e Macao, si potrebbe arrivare da un’isola all’altra in meno di mezz’ora. Bisognerebbe prevedere opere accessorie, come ad esempio un tunnel diretto a Portoferraio per consentire un accesso migliore rispetto a quello che si avrebbe nelle frazione di Pomonte.

#2 Capraia e Piombino

Capraia-Piombino

Rimaniamo sempre in zona. Una distanza simile è quella che c’è tra l’Isola di Capraia e la terraferma a Piombino, sempre in Toscana. In questo caso il risparmio di tempo sarebbe inferiore, oggi si impiega circa 40 minuti in aliscafo e 1 ora in traghetto, ma sempre senza l’incognita del maltempo.

#3 Tremiti e Puglia

Tremiti-Peschici

Spostiamoci più a sud, dal Mar Tirreno al Mar Adriatico. Un altro possibile collegamento, tenendo conto della misura del ponte cinese, potrebbe essere tra Peschici in Puglia e le Isole Tremiti dove la distanza in linea d’aria è di circa 50 km. Il tempo di viaggio verrebbe ridotto da circa 1 ore 30 minuti, necessari con il traghetto, a poco più di 20 minuti.

Leggi anche: I 3 TUNNEL SOTTOMARINI per portare l’ITALIA in SARDEGNA: da MILANO a OLBIA in 6 ore senza toccare l’acqua

Continua la lettura con: Porta Genova: che fine ha fatto il ponte simbolo del Fuorisalone

FABIO MARCOMIN

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Plantasia, il futuro parco sonoro di Milano: dove sorgerà e perché c’entra Elisa

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Maps - Area futuro parco

Una ex cava, una voce tra le più iconiche del pop italiano e un’idea inedita di parco urbano.
Questi gli ingredienti di uno dei progetti più innovativi di Milano.

Plantasia, il futuro parco sonoro di Milano: dove sorgerà e perché c’entra Elisa

# La rinascita della ex cava da tempo abbandonata

Maps – Area futuro parco

Tra via Quarenghi e via Castellanza, nel Municipio 8, sorgerà uno dei progetti urbani più originali degli ultimi anni: Plantasia – Parco Sonoro. Il suo nome rimanda all’album di Mort Garson “Mother Earth’s Plantasia”, prodotto per l’ascolto della musica da parte delle piante, e consisterà in un percorso musicale “immersivo”, dove natura e suono si incontrano. La sua realizzazione è prevista là dove oggi si trova un prato inutilizzato, ex cava da tempo abbandonata. Il parco è frutto di un’inedita sinergia tra Comune di Milano, l’artista Elisa, Fondazione Cariplo, Fondazione di Comunità Milano e Music Innovation Hub. Ad avviare la raccolta fondi per trasformare il sito è stata proprio la cantante friulana, che il 18 giugno sale sul palco per il suo primo concerto allo Stadio San Siro, occasione in cui è previsto il lancio di iniziative ambientali legate all’evento. Il progetto, del valore di circa 1 milione di euro, è già stato accolto ufficialmente da Palazzo Marino, che ha deliberato l’apertura al crowdfunding. Il parco è stato pensato per diventare accessibile progressivamente ed essere uno spazio di sensibilizzazione sui temi della biodiversità e della sostenibilità. 

# Fitobonifica, musica e zero rifiuti: la rivoluzione parte da San Siro

Comune di Milano – Parco

Il nuovo parco nasce a soli due chilometri dallo stadio Meazza, e il suo percorso di realizzazione è guidato da soluzioni naturali: le cosiddette Nature-Based Solutions, usate per riqualificare ex siti industriali o estrattivi. In particolare, la tecnica adottata sarà quella della fitobonifica: alberi e piante selezionate verranno usati per risanare i terreni, rimuovendo o neutralizzando gli inquinanti. La stessa strada scelta per la rinascita della Goccia in Bovisa. La parte sperimentale non si ferma qui. In occasione del concerto-evento di Elisa, la zona dello stadio diventa teatro di un piano ambientale pilota: raccolta differenziata potenziata, 20 isole ecologiche, mezzi Amsa in presidio continuo, generatori alimentati da biocarburanti e uso di energia certificata verde. Il tutto con l’obiettivo di rendere il concerto un esempio concreto di evento a basso impatto. L’eredità del concerto è quindi anche ambientale, educativa e civica.

Leggi anche: Le piante ripuliranno la Goccia di Milano: la prima volta in Italia

# Il crowdfunding aperto a tutti 

Plantasia viene finanziato grazie a un articolato crowdfunding che coinvolge pubblico e privati. I primi contributi sono arrivati dalla stessa Elisa e da Fondazione Cariplo, ma la raccolta è aperta a chiunque voglia sostenere il progetto: cittadini, artisti, aziende. I costi relativi al piano di caratterizzazione e all’analisi del rischio, saranno sostenuti con risorse pubbliche, mentre i fans e le fans di Elisa contribuiranno alla fitobonifica. Il parco vuole essere un esempio concreto di fitobotanica urbana, cioè uso scientifico delle piante per bonificare e valorizzare ambienti degradati. La collaborazione con il Comune prevede che al termine della raccolta fondi vengano avviati studi sui terreni, seguiti dalla piantumazione delle specie più adatte al risanamento. 

Fonte: Comune di Milano

Continua la lettura con: A Linate nasce il Parco della Musica: Smashing Pumpkins e gli altri concerti

FABIO MARCOMIN

In futuro a Milano ci si muoverà con i mini tram?

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coventry.gov.uk - Tram

Un tram piccolo, leggero e senza cavi. A Coventry è iniziata la sperimentazione di un nuovo mezzo urbano che potrebbe cambiare il volto dei trasporti pubblici. E se Milano fosse la prossima a provarli?

In futuro a Milano ci si muoverà con i mini tram?

# Primi test a Coventry del tram “in miniatura”: elettrico, a guida autonoma e lungo solo 12 metri

coventry.gov.uk – Tram

Si chiama Very Light Tram, ha solo 12 metri di lunghezza e pesa appena 11 tonnellate. A Coventry, nel Regno Unito, è iniziata la sperimentazione del primo mini tram pensato per rivoluzionare la mobilità urbana. La prima tratta è una navetta di un chilometro tra Queen Victoria Road e Greyfriars Road, ma l’idea è molto più ambiziosa: sviluppare una rete rapida, sostenibile, accessibile a tutti e a costi drasticamente inferiori rispetto ai tram tradizionali.

Il tutto in una veste hi-tech: veicolo a batteria, predisposto per la guida autonoma e capace di muoversi anche su curve strettissime, anche di soli 15 metri. Una sorta di “metropolitana leggera di superficie”, con l’agilità di un autobus ma senza emissioni e con la comodità del tram. Con pianale ribassato per favorire l’accesso e una capienza di 56 persone, promette frequenze elevate e un servizio “turn-up-and-go”. Ma il vero salto è nel concetto: il VLT è stato progettato fin dall’inizio per funzionare senza conducente, con sistemi di guida autonoma in via di sviluppo.

# Investimenti ridotti, lavori più rapidi e meno impattanti

covetry.gov.uk – VLR_track

Un tram tradizionale può costare fino a 120 milioni di euro (nel Regno Unito, in Italia si può arrivare a 40 milioni ndr) a chilometro nei centri urbani: qui si parla di meno della metà. La riduzione dei costi di posa arriva fino al 70%, grazie a una struttura binaria profonda solo 25-30 centimetri, posa su soletta e che quindi non richiede opere invasive. Una soluzione che evita di dover spostare tubature e sottoservizi

# E se arrivasse anche a Milano?

Il caso Coventry potrebbe sembrare lontano, ma le sue sfide sono sorprendentemente simili a quelle di Milano. Difficoltà a realizzare nuove linee metropolitane, tempi lunghissimi per i tram, costi in continua crescita, quartieri periferici da collegare meglio. Un sistema come il Very Light Tram potrebbe rappresentare la chiave per portare trasporto pubblico veloce e sostenibile anche dove oggi non arriva. Zone come Bovisa, MIND, Quarto Oggiaro a nord, Santa Giulia e Ortica ad est, potrebbero diventare accessibili con costi e tempi ridotti. Inoltre, la compatibilità con il tracciato stradale esistente ridurrebbe al minimo i disagi per i residenti.

Leggi anche: Mind-Bovisa in funivia? Le 4 fermate del progetto

Fonte: Coventry City Council

Continua la lettura con: Tram come metro: la «light rail» sarebbe utile per Milano?

FABIO MARCOMIN


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