“L’eroe non è chi non cade mai, ma chi una volta caduto dalla bici a Milano trova il coraggio di rialzarsi” (Jim Morrison)
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Dove si può mangiare in piedi, seduti agli sgabelli oppure a casa con le comode confezioni per l’asporto. I nuovi locali provati da Emanuele Bonati per Scatti di Gusto.
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5 nuovi locali take away di Milano: le recensioni
# Totost, il regno dei tost creativi in zona Risorgimento
sidewalk_kitchens IG – Totost
Sidewalk Kitchens, in zona Risorgimento, è un locale innovativo con diverse finestre su strada, ciascuna delle quali ospita una cucina take away a rotazione. Tra le recenti aperture c’è Totost, un progetto di Davide Longoni in collaborazione con l’Ostreria Pavesi di Podenzano in provincia di Piacenza, che propone toast creativi, risultato della sinergia con altre realtà gastronomiche artigianali. Viene proposta una selezione di 5-6 toast fissi e alcune edizioni limitate, come il toast con finocchio fermentato, sriracha e raclette, nato dalla collaborazione con il ristorante Spore. Tra le proposte, spiccano il toast classico con roastbeef e salsa tonnata, e uno speciale con tartare di fassona e ingredienti selezionati. Il menu include toast dai sapori forti e ricercati, con prezzi compresi tra i 10 e i 13 euro.
Indirizzo: via Bonvesin de la Riva, 3
# StaSchiscia, la pizza in teglia romana in zona Precotto
StaSchiscia Street Food FB
Ha aperto da pochi mesi in zona Precotto un locale di pizza alla romana, caratterizzato da pizze al taglio sottili, croccanti e ben cotte, disponibili in take away o delivery. Oltre a una varietà di gustosi topping, il menu è stato recentemente ampliato con primi piatti, come un risottino giallo apprezzato, e una selezione di fritti. Tra questi spiccano le frittatine, saporite, mentre le polpette, inclusa una variante pizza pomodoro e mozzarella, risultano meno memorabili. I supplì e arancini sono buoni ma, secondo la recensione di Scattodigusto, potrebbero migliorare in gusto e consistenza.
# Pepperoni Pizza, la pizza americana a due passi da Sant’Ambrogio
pepperonipizzaslices IG
Pepperoni Pizza porta in città la celebre pizza americana con salame piccante, famosa negli Stati Uniti ma finora quasi sconosciuta in Italia, una variante nata dagli immigrati italiani a New York negli anni ’10. Una pizza larga, «a ruota di truck», bassa e con fette sparse di salume speziato di maiale e manzo condito con sale, paprika e peperoncino. La pizza, disponibile a trancio o intera per asporto, consegna o consumazione sul posto, risulta ben cotta e gustosa secondo Scattidigusto, sebbene l’estetica del pepperoni rotondo sia insolita e, talvolta, poco generosa in quantità. Le patatine fritte niente di eccezionale. Tre varianti sono offerte: margherita, pepperoni o sausage pizza, con prezzi da 4,50 a 5,50 per il formato slice e da 22,50 a 27,50 euro per la pizza intera. Il locale si presenta con le solite mensole lungo le pareti, con sgabelloni, ma poste troppo in alto, e quindi scomode, arrivando al collo invece che al petto.
Indirizzo: via Sant’Agnese 12
# Dream Donuts, le ciambelle americane in Duomo
dreamsdonuts_milanoduomo IG
Dopo la pizza americana non poteva mancare un dei dolci tipici. A Milano è infatti arrivato un nuovo locale dedicato ai donuts, resi popolare da Homer Simpson nei cartoni di Matt Groening. Il locale è un take away con pochi posti a sedere e dove gustare donuts fritti, poi farciti o decorati con zucchero, glasse e cioccolato. Questo tipo di dolce discende delle frittelle citate da Catone nell’antica Roma, di origine olandesi e poi diffusi negli USA, lasciando parenti come i krapfen e i bomboloni in Europa. Emanuele Bonati ha provato alcune versioni, tra cui Homer Simpson e Marshmallows, ritenendoli gustosi ma molto dolci e morbidi. I donuts classici costano 3 euro, quelli gourmet 3,70 euro, con box da 6 a partire da 17,10 euro.
Indirizzo: Largo Ildefonso Schuster, 1
# Aji Milano, la nuova apertura del locale famoso per il take away giapponese fine dining in Porta Romana
yingyingpan90 IG – Aji Milano
Allo storico locale di via Piero della Francesca, Aji Milano, famoso per il suo sushi e cucina giapponese di alta qualità, se ne è aggiunto un altroin Porta Romana. Parte del gruppo di Claudio Liu, già conosciuto per i ristoranti stellati Iyo, Iyo Omakase e Iyo Kaiseki, Aji Milano offre un’esperienza di take away e delivery paragonabile a quella di un ristorante di alta classe. Entrambe le sedi si distinguono per l’eccellente qualità delle materie prime e per la precisione nella preparazione, oltre che per il servizio impeccabile. I piatti vengono consegnati in confezioni curate e pratiche, mantenendo un’elevata attenzione all’esperienza del cliente. Il menu è ricco di opzioni e spazia tra degustazioni singole e composizioni di più portate, come la Dokuji per due persone a 95 €, che include diverse specialità come Samurai Stick, Scampi Passion Fruit e selezioni di sushi e gunkan. I prezzi partono dai 5,50 euro per i Kobachi fino ai 25 euro per un chirashi di pesce misto.
Indirizzi: via Piero della Francesca 17 e via Alfonso Lamarmora 36
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Il sistema Hyperloop continua ad essere sviluppato e provato in diverse parti del mondo, nonostante alcuni recenti fallimenti. L’ultimo progetto arriva a poca distanza da Milano: in Svizzera. Ecco cosa è stato fatto e come potrebbero essere impiegate in futuro le tecnologie sviluppate.
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Viaggio test da record per il mini Hyperloop
# Il viaggio più lungo da una capsula in ambiente sottovuoto
swisspod – Test Hyperloop
Nonostante alcuni recenti fallimentie stop al progettoHyperloop, anche l’esposizione mediatica è calata nell’ultimo periodo, i test continuano in diverse parti del mondo. Tra questi c’è il progetto svizzero dal nome LIMITLESS (Linear Induction Motor Drive for Traction and Levitation in Sustainable Hyperloop Systems) che ha utilizzato un modello in scala 1:12 del sistema Hyperloop, all’interno di una struttura dell’EPFL (Scuola politecnica federale di Losanna), stabilendo il record per il viaggio più lungo mai effettuato da una capsula in ambiente sottovuoto.
2023 EPFL-Murielle Gerber – CC-BY-SA 4.0 – epfl test Hyperloop
Ha percorso 11,8 chilometri a una pressione di soli 50 millibar, che scalato alle dimensioni reali sarebbe equivalente a un percorso di 141,6 chilometri.
La velocità massima raggiunta è stata invece di 40,7 km/h che, se scalata, equivarrebbe a 488,2 km/h. In questo caso non si tratta però di record assoluto, dato che un paio di mesi durante una breve corsa di prova la China Aerospace Science and Industry Corporation (CASIC) è riuscita a toccare i 623 km/h.
# Dove potrebbe essere impiegato il progetto LIMITLESS
Il progetto LIMITLESS non vuole raggiungere solamente l’obiettivo di rivoluzionare il trasporto su lunghe distanze tramite il sistema Hyperloop. Le tecnologie sviluppate potrebbero impattare positivamente su tutte le tipologie di trasporti ad alta velocità, i sistemi metropolitani, le ferrovie, le automobili e persino l’aerospazio, rendendoli sempre più sostenibili.
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In Europa sta tornando un grande interesse verso i treni notturni a lunga percorrenza. Se tornassero in voga anche in Italia, quali vorreste vedere partire nuovamente da Milano Centrale? Ecco 5 tratte che potrebbero riprendere vita in futuro e stuzzicare i vostri ricordi.
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5 linee di treni notturni da far partire di nuovo da Milano
Credits: blog.italotreno.it
Il notturno Stoccolma – Berlino, Stoccolma – Londra e il Vienna – Bruxelles. Quest’ultimo ripercorre parte del vecchio tracciato dell’Orient-Express. Secondo la BEI (Banca Europea degli Investimenti) i cittadini europei voleranno sempre di meno per le vacanze soprattutto per limitare le emissioni di CO2 prodotte dagli aerei. L’indagine si è basata su un campione di 30.000 intervistati e ha mostrato che il 75% degli intervistati vuole ridurre i propri voli a favore di una mobilità più sostenibile. Quali treni notturni potrebbero partire nuovamente da Milano?
1) TrenHotel “Salvador Dalì”: Milano-Barcellona
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Il Milano-Barcellona circolava tre giorni alla settimana ed era servito con materiale rotabile della Renfe. Il treno possedeva una classe turistica composta da poltrone completamente reclinabili di comfort pari all’executive class del Frecciarossa e alla prima di Italo. Possedeva vagoni letto con cuccetta per due o quattro persone e carrozza ristorante e fermava a Torino, Bardonecchia, Lione, Perpignano e Figueres.
Nonostante l’interesse turistico, il servizio fu sospeso a causa della concorrenza agguerrita delle lowcost che resero la tratta non più profittevole. Eppure sembra che a breve questo treno possa essere ripristinato anche se con caratteristiche diverse. Per saperne di più: Il treno low cost da Milano e Barcellona.
2) Espresso notturno “Freccia del Sud”
In servizio dal 1953 al 2010, il mitico “Freccia del Sud” collegava Milano con Palermo, Siracusa e con una sezione per Agrigento. Era il treno con la più lunga percorrenza in Italia, circa 1600 km, con un tempo di percorrenza stimato in circa 22 ore fino ad Agrigento. A metà degli anni Sessanta era composto addirittura da 19 carrozze complessive per soddisfare la crescente domanda migratoria dalla Sicilia verso Milano. Oggi potrebbe tornare utile questo treno per incentivare il turismo italiano, magari offrendo dei biglietti acquistabili con pacchetti vacanzieri che prevedono fermate di un paio di giornate lungo le varie località toccate dalla tratta. Ad esempio, alcune fermate interessanti potrebbero essere Gaeta, Napoli, Salerno, il Cilento, Tropea e Taormina.
3) Freccia delle Dolomiti
Treno famoso per aver collegato Milano a Calalzo di Cadore, oggigiorno questa linea potrebbe tornare in auge con la riapertura contemporanea della ferrovia Calalzo-Cortina in vista delle olimpiadi invernali del 2026 per facilitare lo spostamento dei turisti. Sarebbe un viaggio entusiasmante, partire da Milano e scendere direttamente a Cortina pronti per andare a sciare. Inoltre, come molti di voi ricorderanno, la ferrovia vieneresa celebre dal film “Vacanze d’inverno” del 1959 con Vittorio De Sica ed Alberto Sordi.
Diretto verso le terre dell’Impero Asburgico, questo collegamento notturno partiva originariamente da Venezia Santa Lucia ma offriva ottime connessioni anche da Milano. La particolarità di questo treno è che era composto da carrozze dirette a Mosca una volta alla settimana e Atene una volta ogni due settimane. Transitava per Trieste, Lubiana, Zagabria poi una parte proseguiva per Belgrado ed Atene mentre l’altra continuava per Budapest Keleti.
5) Espresso Milano – Reggio Calabria via Crotone
Un viaggio interminabile che partiva da Milano percorrendo tutta l’adriatica fino a Taranto. Da qui, con un locomotore diesel proseguiva fino a Reggio Calabria passando per Crotone e Catanzaro Lido. Oggi la tratta Taranto–Reggio Calabria è in fase di elettrificazione per accelerare i tempi di percorrenza della tratta. La reintroduzione dell’Espresso sarebbe legata soprattutto al fattore turistico. Infatti, si potrebbe incentivare l’interesse del pubblico introducendo le carrozze panoramiche come in Svizzera e magari offrire il trasporto auto e moto come oggi accade tra i collegamenti estivi dall’Austria a Livorno o Rimini.
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Anche l’hinterland punta verso l’alto: entra nel vivo della competizione con Milano, che ora non è più la sola a vedere la rigenerazione di vaste aree urbane abbandonate. Sono partiti da pochi mesi i cantieri per il lotto Unione Zero, nel maxi progetto MilanoSesto al posto dell’ex Acciaierie Falck, e presto dovrebbe avviarsi un’altra riqualificazione.
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In arrivo la «torre faro» dell’hinterland di Milano
# Approvata la delibera per la trasformazione dei 14mila mq dell’Ex Enichem a Sesto San Giovanni
Vista d’insieme progetto ex area Enichem
La sfida a Milano arriva dai comuni della Grande Milano. Se Monzasta diventando una delle città preferite dai milanesi per andarci a vivere, Sesto San Giovanni è quella dove si stanno concentrando i progetti più importanti di rigenerazione urbana. Partiti da pochi mesi i cantieri per il lotto Unione Zero, nel maxi progetto MilanoSesto al posto dell’ex Acciaierie Falck, presto un’altra aree si prepara ad essere riqualificata. L’amministrazione comunale ha infatti approvato una delibera di adozione che dà il via libera alla trasformazione dei 14mila mq di terreni dell’Ex Enichem, abbandonati dal 2010.
# Un grattacielo di oltre 80 metri inserito in nuovo quartiere green, una delle due “torri faro” previste nel territorio comunale
Vista globale rendering
Si prevede la realizzazione di un quartiere green con una nuova piazza pubblica, un luogo di incontro e socialità per i residenti, un edificio residenziale di 6 piani, un edificio commerciale, al servizio anche degli utenti della futura fermata di Sesto Restellone M1, e un lotto di edilizia residenziale convenzionata in via Luini.
Vista grattacielo Sesto
L’elemento iconico del progetto è una torre residenziale di 83 metri, per 25 piani, con terrazze e logge ricche di verde. Insieme a quella di altezza simile, che dovrebbe sorgere al posto dell’ex Triplice sulle aree Marelli, è una delle “torri faro” previste a Sesto San Giovanni, quella di ingresso venendo da Nord.
# Quando dovrebbero partire i cantieri
Disegno progettuale ex area Enichem
Depositato il piano per un periodo di 15 giorni, ne sono previsti altri 15 per l’accettazione delle eventuali osservazioni. A seguito dell’approvazione definitiva è previsto il rilascio dei permessi edilizi, con un iter della durata di 90 giorni dalla delibera di adozione.
Rendering ex area Enichem vista strada
Nella riqualificazione dell’area interessata dal progetto è compresa anche la bonifica ambientale, mentre le opere pubbliche e i servizi da realizzare ammontano a circa 3,57 milioni di euro, come opere a scomputo pari a 2,45 milioni di euro. I cantieri dovrebbero quindi partire nella prima parte del 2025.
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Erano state entrambe progettate per Expo. Ma poi per la M4 le cose si sono messe male. Ricordiamo le motivazioni e l’unico altro caso simile in Europa.
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Con la quattro sono diventate cinque: ma perché è stata costruita l’M5 prima dell’M4?
# M4, M5 e perfino M6 erano state inserite tra le opere per aggiudicarsi Expo2015
Linee previste entro Expo 2015
La realizzazione delle linee M4 e M5 erano state inserite nel dossier Expo2015: sarebbero dovute essere realizzate entrambe entro l’inaugurazione della manifestazione. Per la quarta linea metropolitana l’istruttoria del progetto era stata già completata dalla giunta Albertini nel 2005 e per questo era già stata numerata come quarta.
E ci doveva essere perfino la sesta! Nei documenti presentati per la candidatura di Milano all’Esposizione Universale era stata inserita anche la linea M6, prima come tratto ovest dell’attuale M5, poi come sbinamento del ramo sud-ovest della M1 verso Ripamonti. Ufficialmente a causa del terremoto dell’Abruzzo del 2009, la parte dei fondi destinati a quell’opera furono dirottati per la ricostruzione dell’Aquila e l’aiuto ai terremotati. Torniamo però alla vicenda della linea M4.
# Giunta Moratti, in carica tra il 2006 e il 2011: assegnato l’appalto per la costruzione della M4
Benché l’istruttoria del progetto della linea 4 fosse già pronta nel 2005, il riacquisto da parte della Giunta Moratti delle obbligazioni e del controllo di A2A ha rallentato il finanziamento del progetto, che è stato rimandato a più riprese. Nell’agosto 2008 erano comunque iniziati gli scavi per le indagini archeologiche preliminari alla stesura del progetto esecutivo, su alcune vie della cerchia dei navigli, in piazza San Babila e largo Augusto.
A fine mandato due azioni sembravano poter consentire all’opera di partire. Il 19 novembre 2010 la giunta del comune di Milano aveva approvato lo stanziamento di 400 milioni di euro, su un importo complessivo di 1.699 milioni, mentre la quota restante a carico dello Stato per 786 milioni e di privati per 513 milioni. A inizio del 2011, poco prima delle successive elezioni, con la formula del project financing, fu assegnato l’appalto per la costruzione delle linea alla cordata di imprese guidata da Impregilo. Tutto sembrava a posto. Ma poi è cambiato il vento.
# Giunta Pisapia: prima l’ipotesi di apertura di una breve tratta prima di Expo, poi il rinvio definitivo al 2022
Ma la strada si fece in salita con l’arrivo della “rivoluzione arancione” e del cambio di sindaco: con il verbale firmato 6 marzo 2012la Giunta Pisapia sanciva l’obiettivo, dopo l’ipotesi di apertura della linea nel 2017 slittata poi a inizio 2018, di una prima tratta di tre stazioni da aprire entro l’Expo 2015 grazie ai 172 milioni di euro deliberati dal Ministero Infrastrutture.
Anche questa data non fu rispettata a causa di un braccio di ferro tra le imprese di costruzione, che chiedevano 70 milioni di euro extra per la tratta, e il Comune, che arrivò a finanziarne 50. Non servì nemmeno l’idea di “sacrificare” la stazione “Quartiere Forlanini” oggi “Repetti”, aprendola successivamente, perché il 28 dicembre 2014 la giunta escluse ogni ipotesi di apertura nel 2015 ripianificando l’apertura dell’intera linea nel 2022.
I lavori veri e propri per le prime 3 fermate, Forlanini FS, Repetti e Linate Aeroporto, partirono ufficialmente il 19 luglio 2012, mentre il restante tracciato tra l’inizio e le fine del 2015, quando inaugurò l’intera linea M5 che nonostante alcuni ritardi non ha mai subito stop significativi.
# Il cronoprogramma definitivo: nel 2024 l’inaugurazione completa
Il 20 luglio 2019 è stato calato in galleria il primo convoglio della M4 alla stazione di Linate Aeroporto con la presenza del sindaco Giuseppe Sala, a seguito sono state fatte delle corse prova tra Linate e Forlanini FS.
Nel frattempo la Giunta attuale ha rivisto le date di apertura, fino alla prima inaugurazione con le prime tre fermate il 26 novembre 2022, il collegamento fino a San Babila a luglio 2023, mentre il 12 ottobre2024 si è arrivati all’apertura dell’intera linea di 21 fermate per 15 km da Linate Aeroporto a San Cristoforo Fs.
Questo ha tolto l’anomalia della presenza di una linea 5 senza però avere una linea 4. Come si è visto questo è stato determinato dalla serie di intoppi e di decisioni politiche che hanno portato al rinvio della M4 nonostante che fosse un progetto precedente a quello della M5. Si tratta di un’anomalia che però vanta un altro caso simile.
# Anche a Vienna è arrivata prima la U6: i lavori di scavo della U5 devono ancora essere conclusi
Credits: wikipedia.org – U6
Il caso milanese non è infatti il solo. Anche a Vienna infatti la linea U6, la più lunga del sistema delle U-Bahn viennese inaugurata il 7 ottobre 1989, precede la U5 che ancora deve vedere conclusi gli scavi delle gallerie.
Credits: wikipedia.org
Nel 2014 è stato confermato il nuovo progetto della U5 per il quale sono iniziati i lavori nel 2018. Era infatti un progetto in costruzione dal 1976 fino al 1980 ma per motivi economici si decise di annullare la linea in corso d’opera. Dal 1991, ricominciati i lavori, la linea è stata completata, ma identificata oggi con U3.
Credits: metroricerche.it Linienkreuz U2xU5 – Linea U5 in verde
Dal 2018 verrà riutilizzata la stessa denominazione U5 per la linea da Elterleinplatz a Karlsplatz utilizzando il tratto della U2 tra Rathaus e Karlsplatz: il completamento fino al capolinea di Hernals non sarà ultimato prima del 2032. Il legame tra Milano e Vienna non si spezzerà mai.
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La scelta di andare a vivere fuori Milano è dettata principalmente da questioni economiche e dalla possibilità di avere metrature più ampie a parità di prezzo e più verde fruibile. Un recente studio di Casa.it ha individuato in quali comuni dell’hinterland si concentra maggiormente la ricerca dei milanesi. Scopriamo quali sono e i valori immobiliari medi rilevati nel 2024.
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I 7 paesi dell’hinterland preferiti dai milanesi per comprare casa
#7 Paderno Dugnano: si punta sulla metrotranvia
comunepadernodugnano IG
Al settimo posto tra i paesi più ricercati per comprare casa nell’hinterland di Milano troviamo Paderno Dugnano. Comune di 47.375 abitanti, parte dell’area omogenea Nord Milano, nei prossimi anni sarà collegato alla città con la nuova metrotranvia da costruire tra Comasina M3 e Limbiate. Il prezzo medio per l’acquisto di un’abitazione è di 2.089 euro al mq.
#6 Cologno Monzese: il paese record per le fermate della metro
Al sesto posto troviamo Cologno Monzese, dove trova spazio il polo televisivo Mediaset, uno dei comuni con il maggior numero di fermate della metropolitana: Cologno sud, centro e nord. Fa parte della zona Adda Martesana, ha una popolazione di 46.890 abitanti e i valori immobiliari medi si attestano a 2.310 euro al mq.
#5 Abbiategrasso: il più esteso e tra i più economici comuni dei dintorni
Credits: milanoguida.it – Abbiategrasso
Abbiategrasso è il comune dell’hinterland con la superficie più estesa, 47,78 kmq, per numero di residenti si piazza invece al 14esimo posto con 32.490. Al quinto posto tra quelli più ricercati per una casa fuori Milano, famoso per il suo Castello Visconteo di matrice duecentesca, è anche uno tra quelli più economici in classifica con un prezzo medio di 1.749 euro al mq.
#4 Rho: tra i comuni meglio collegati a Milano
Ph. @rho_nel_mondo
In quarta posizione c’è il comune di Rho, che con 50.598 abitanti è in quarta posizione anche tra quelli più popolosi dell’hinterland, dove il costo medio di un immobile è di 2.182 euro al mq. Ospita i nuovi padiglioni del quartiere fieristico di Milano e insieme a Milano ha condiviso l’area di Expo2015, oggi MIND. Servita dai treni regionali, suburbani e dell’alta velocità, oltre dalla fermata della linea M1, è tra i comuni meglio collegati della prima cintura.
#3 Cinisello Balsamo: 2.000 euro al metro quadrato con la metro nel mirino
Credits: wikipedia.org – Cinisello Balsamo
Sul terzo gradino del podio troviamo Cinisello Balsamo, il secondo comune più grande dell’hinterland di Milano con 74.700 abitanti. Il suo nome deriva dall’unione di Cinisello e Balsamo, unificati per formare un unico paese a nord di Milano. Il prezzo medio di vendita è di 2.090 euro al mq. Collegata con Milano con il tram 31, fra qualche anno con la M1 e in futuro un po’ più lontano con la M5.
#2 Legnano: 1.700 euro al metro quadrato per la Manchester italiana collegata a Milano con il passante
Credits: malpensa24.it – Legnano
Conosciuta come “Manchester italiana”, sono nati qui i primi cotonifici di Krumm e di Costanzo Cantoni, per il suo palio e il Castello di San Giorgio, Legnano si piazza in seconda posizione tra i comuni più ricercati per comprare casa nell’hinterland. La popolazione è di 60.303 abitanti e in media si spende 1.765 euro al mq. Qui è nata anche la compagnia teatrale dei Legnanesi e la cassoeuola. Si trova a mezz’ora di distanza da Milano, alla quale è collegata da una linea suburbana.
#1 Sesto San Giovanni: 2.700 euro al metro quadrato per la più ricercata dell’hinterland
Credits ganeshel IG – Sesto San Giovanni
La medaglia d’oro del comune dell’hinterland più ricercato per andare a vivere è Sesto San Giovanni, forse anche perché usciti dal confine di Milano sembra sempre di essere in città. Sede di una delle più grandi ed estese concentrazioni industriali d’Italia nel XX secolo, oggi i terreni delle ex acciaierie Falck sono al centro di una delle più grande riqualificazioni d’Europa, è anche il più popoloso paese dell’area extraurbana milanese con 78.604 residenti. Ottimamente connessa a Milano, con treno, metropolitana e bus, si paga in media 2.760 euro al mq per comprare casa.
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Sfidò la capitale finanziaria nel pieno del boom economico. All’epoca fu anche il grattacielo in cemento armato più alto d’Europa. Ecco la sua storia incredibile.
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Quando il grattacielo d’Italia era a Cesenatico
# In pieno boom economico Cesenatico era la Formentera dell’epoca
Credits: cesenanotizie.net
Tra gli anni ’50 e ’60, nel pieno del boom economico, Cesenatico era alla pari di Forte dei Marmi e Viareggio tra le mete più cool. In particolare la località romagnola era la Formentera dell’epoca, si recavano in vacanza i vip, i grandi calciatori, le star dello spettacolo e i primi personaggi della televisione italiana. Per questo motivo Cesenatico e la Riviera meritavano un’opera avveniristica, che connotasse la località e che fungesse da faro per i turisti.
# La sfida a distanza con Milano: doveva superare il numero di piani del Pirellone
Credits: Cesena di una volta FB
L’edificio fu iniziato nel 1957, mentre a Milano era già in corso da un anno la realizzazione del grattacielo Pirelli, e per il sindaco di Cesenaticofuuna sfida nella sfida, una gara nella gara. Saputo dell’altezza del grattacielo Pirelli fermo a 32 piani, chiese per campanilismo all’ingegnere Berardi di non fermarsi a 31 come da progetto. E così fu: i piani diventarono 35, tre in più del Pirellone, di cui 30 destinati a uso abitativo, per un totale di 120 appartamenti e due piani di corpi tecnici e un investimento totale di 200 milioni di lire dell’epoca
L’esatta denominazione del grattacielo è “Condominio Marinella II” perché il Marinella I si trova a Milano Marittima e, pur presentando una struttura architettonica molto simile arriva solo a 90 metri. Il suo progettista, l’ingegner Eugenio Berardi, scelse il nome di Marinella in onore di sua moglie.
# Con i suoi 118 metri è stato il grattacielo più alto d’Italia. Oggi tra le torri residenziale è al terzo posto
Credits: ldn.travel IG – Grattacielo Cesenatico dal basso
Il “Condominio Marinella II” fu terminato nel 1958 e, con i suoi 118 metri di altezza, ha detenuto il primato dell’edificio più alto d’Italia per due anni strappandolo alla Torre Breda di Milano. Nel 1960 infatti, anno di completamento del grattacielo Pirelli, la capitale finanziaria italiana si riprese il record. Oggi è il 19° grattacielo più alto del Paese, uno degli edifici in cemento armato più alti oltre a essere al terzo posto come torre residenziale.
Tra il 2003 e il 2009 si sono svolte importanti opere di riqualificazione e consolidamento. Una curiosità: da rilevamenti topografici e satellitari effettuati durante lo studio dei lavori di ristrutturazione, nonostante i 60 anni di età, è emerso che il grattacielo è perfettamente dritto.
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Presentato alla fiera internazionale InnoTrans 2024 a Berlino, questo convoglio di nuova generazione rappresenta un notevole passo avanti nella mobilità sostenibile. Scopriamo come è progettato, come funziona e le prestazioni che può raggiungere.
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Arriva il super treno a idrogeno: questa la sua velocità
# Il treno veloce che arriva dal futuro
genos_nono IG – Cinova H2
Presentato all’InnoTrans 2024 di Berlino, Cinova H2 è il primo treno ad alta velocità alimentato a idrogeno della Cina, prodotto dalla CRRC Qingdao Sifang. Si caratterizza per un design aerodinamico ed elegante, con esterni realizzati in materiali leggeri e resistenti, il tutto pensato per ridurre la resistenza dell’aria e ottimizzare l’efficienza energetica.
genos_nono ig – Interno Cinova H2
Le carrozze offrono un ambiente moderno e spazioso, con ampie sedute ergonomiche e finestrini panoramici, e possono ospitare oltre 1.000 passeggeri.
Antoine Guy-Twitter – Cinova H2 schermi interattivi
Il convoglio è dotato di tecnologie avanzate come display informativi interattivi e sistemi di illuminazione intelligenti, offrendo ai viaggiatori un’esperienza sicura e tecnologicamente all’avanguardia.
# Come funziona il sistema a celle di idrogeno
rollingstockworld.com – Antoine Guy/X – Caratteristiche treno
Il treno sfrutta un avanzato sistema a celle a combustibile a idrogeno, capace di generare energia elettrica attraverso una reazione chimica tra idrogeno e ossigeno: l’unico scarto prodotto è l’acqua pura. I motori sono alimentati dalle celle, mentre l’energia in eccesso viene immagazzinata in batterie per mantenere prestazioni elevate. Il riscaldamento e il raffreddamento dell’ambiente interno avviene tramite il sistema di recupero di calore e acqua, consentendo la massima efficienza anche nei mesi freddi e un’operatività con costi energetici ridotti.
# 1.200 Km con una sola ricarica, raggiunge i 200 Km/h
Kirill Balberov-1520today – Cinova H2
Il Cinova H2 non punta solo alla sostenibilità e al comfort, ma anche alla velocità di ricarica e di viaggio. Le celle ad idrogeno utilizzate hanno una potenza di circa 960 kW che garantiscono al convoglio un’autonomia di ben 1.200 km con una sola ricarica di idrogeno, che si completa in appena 15 minuti, e di raggiungere la velocità massima di 200 km/h. Prestazioni competitive con i treni tradizionali, ma con il vantaggio di poter essere utilizzati anche su linee non elettrificate, come programmato in Lombardia sulla linea Brescia-Iseo-Edolo per la fine del 2024, contribuendo alla decarbonizzazione del trasporto ferroviario, ogni convoglio consente una riduzione del consumo di CO2 di ben 730 tonnellate, e migliorando l’efficienza del trasporto pubblico nelle aree poco servite.
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Un groviglio di binari del tram che è diventato un marchio identificativo dell’intera area. Ecco dove si trova e a cosa serve.
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Il reticolo record dei binari di Milano: dove si trova, perché è così
# L’intricato groviglio di binari del tram di corso XXII Marzo
Tram Piazza Cinque Giornate
All’incrocio di uno degli assi di forza che entrano in città da est, corso XXII Marzo che prima ancor è viale Corsica, si trova un groviglio di binari da record. In piazza Cinque Giornate passano infatti diverse linee di tram, che poi proseguono su corso di Porta Vittoria e viale Montenero da un lato e viale Premuda dall’altro. Anche l’incrocio su corso di Porta Vittoria presenta una fitta ragnatela di binari, pur se non così complessa. Ma perchè sono così tanti e perché si intersecano così?
# I deviatoi verso viale Monte Nero e viale Premuda
Fabio Mastellone FB – Binari tram in corso XXII Marzo
Su corso XXII marzo transitano il 12 e il 27, su corso di Porta Vittoria anche il 19, su viale Montenero il 9 e su viale Premuda il 9 e il 19. I numerosi binari presenti all’incrocio, in questo caso su corso XXII marzo, servono sia per il transito del servizio regolare delle diverse linee ma anche come deviatoi. Ne sono presenti due:il primo con svolta a sinistra verso viale Monte Nero ed il secondo verso destra per viale Premuda, come si può vedere dalla foto scattata da Fabio Mastellone.
# Vengono utilizzati per deviare i tram diretti in centro
Gruppo Fb – Marco Nongio Nicola – Groviglio tram
I deviatoi vengono azionati dai graduati del Controllo Esercizio in caso di interventi sulla rete, che richiedono un’interruzione del servizio su una specifica tratta, o in caso di manifestazione che interessano il centro città. In queste occasioni, invece di far proseguire la marcia del tram sul percorso prestabilito, si possono deviare le linee in servizio: il 12 (Cimitero Maggiore-viale Molise) e il 27 (piazza Fontana-viale Ungheria) su viale Monte Nero/Lamarmora, il 19 (piazza Castelli-Lambrate FS M2) da viale Premuda.
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Una tecnologia che potrebbe rivoluzionare il modo di ricaricare i veicoli elettrici, senza dover fermarsi a una colonnina. Scopriamo i vantaggi e limiti attuali e a che punto siamo con la sperimentazione.
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L’ «Arena del Futuro»: in Lombardia l’autostrada che ricarica i veicoli mentre la percorrono
# Nell’Arena del Futuro si sperimenta la ricarica a induzione
Circuito Arena del Futuro
Nell’ambito del progetto innovativo “Arena del Futuro”, si svolgono test avanzati sulla tecnologia di ricarica ad induzione per veicoli elettrici, nota come DWPT (Dynamic Wireless Power Transfer). Questa pista di prova ad anello, estesa per circa un chilometro e alimentata da una potenza elettrica di 1 MW, è situata in un’area privata che si collega all’autostrada A35 Milano-Brescia.
Si tratta di uno dei progetti più avanzati di sperimentazione a livello internazionale nel suo genere. Coordinato da A35 Brebemi e Aleatica, coinvolge un ampio network di aziende e istituzioni di spicco nel settore. Tra i partecipanti figurano nomi rinomati come ABB, Electreon, IVECO, Mapei, Pizzarotti, il Politecnico di Milano, Prysmian, Stellantis, TIM, FIAMM Energy Technology, oltre a importanti università come Roma Tre e Parma, e enti pubblici come i Vigili del Fuoco e il Ministero dell’Interno – Polizia Stradale.
# La tecnologia del Wireless Power Transfer
brebemi.it – Come funziona il sistema di ricarica wireless
Questa tecnologia di ricarica per veicoli elettrici permette di alimentare i mezzi in movimento, grazie a corsie speciali dotate di spire collocate sotto l’asfalto che trasferiscono energia direttamente durante il transito. Inoltre, è possibile ricaricare i veicoli anche mentre sono parcheggiati, attraverso un sistema chiamato Static Wireless Power Transfer. In entrambi i casi, i veicoli devono essere equipaggiati con un ricevitore in grado di raccogliere l’energia generata, utile sia per alimentare il motore sia per ricaricare la batteria
# Un sistema di mobilità che sfrutta connettività 5G e intelligenza artificiale
Ricarica wireless
Un sistema di mobilità progettato per garantire “zero emissioni” mediante l’integrazione di diversi elementi: asfalto, centraline, cavi e veicoli elettrici. Questa rete è potenziata dalla connettività 5G e da applicazioni basate sull’intelligenza artificiale, che facilitano lo scambio di informazioni sul traffico e altre comunicazioni tra il veicolo e le piattaforme di gestione. Queste tecnologie contribuiscono a garantire la sicurezza in caso di emergenze, rendendo il sistema più reattivo e efficiente.
Fiat 500 sul circuito “Arena del futuro”
Attualmente sono di tre tipologie i veicoli testati sul circuito: una Fiat 500, una Jeep Renegade e un autobus Iveco.
# I vantaggi della tecnologia e i limiti attuali
A che punto siamo. I primi test si sono tenuti a dicembre del 2021, a cui ha seguito nel giugno 2022 la presentazione ufficiale della tecnologia. Le prime analisi hanno rivelato diversi vantaggi legati alla ricarica per induzione. Tra questi si evidenziano:
una maggiore efficienza energetica del veicolo grazie alla possibilità di ricaricarsi durante il movimento;
una diminuzione delle dimensioni delle batterie senza compromettere la capacità di carico di merci e passeggeri;
un allungamento della vita utile delle batterie, poiché si eviterebbero picchi di ricarica dannosi.
Non mancano però problemi o limiti, siamo pur sempre in una fase di sperimentazione, tali da rendere questa tecnologia al momento non implementabile su larga scala e quindi commercializzabile, come ha spiegato da Gianluca Bertazzoli, direttore di E-mob, nel podcast “Processo alle auto elettriche” su Corriere.it:
Il costo elevato: “l’installazione costa un milione di euro al chilometro, e siccome un’auto assorbe poca elettricità, occorrerebbe infrastrutturare praticamente l’intera rete stradale.”
Un possibile danno per la salute dei cittadini: “L’altro problema è collegato all’assorbimento di onde elettromagnetiche da parte dei passanti, soprattutto nelle aree urbane densamente popolate”.
In futuro non servirà più collegare il cavo alla colonnina per fare il pieno di energia elettrica?
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la_cucina_verde_di_arcangela ig - Ministra di zucca alla milanese
Benvenuti alla scoperta dei sette fra i cibi e le pietanze più gustose della cucina lombarda e milanese, fra le quali anche alcune sconosciute ai più…buon appetito!
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Le 7 cose più buone che si possono assaporare a Milano
#1 La michetta
rugol_milano IG – Michetta
Tutto o quasi in cucina parte dal pane e Milano non fa eccezione. La leggenda narra che ai tempi dell’impero austroungarico i nostri cugini a nord est delle Alpi, di stanza da queste parti per corsi e ricorsi storici, non amassero particolarmente il pane sbricioloso che si consumava all’epoca a Milano e questo fu il motivo per cui fecero in modo di diffondere un panino morbido e internamente molliccio a forma di rosa. Ma a causa della maggiore umidità di queste latitudini rispetto alla fredda Austria i prestinai locali tolsero la parte interna, dando così i natali alla prima vera michetta, il cui termine è un mix fra la micca (in dialetto ‘briciola’) milanese e il kaisersemmel austriaco. Nel 2007 la michetta milanese è stata consacrata tra i prodotti gastronomici tradizionali milanesi in seguito al conferimento del riconoscimento De.Co (Denominazione Comunale).
Il suo nome deriva dal lombardo ossbus (osso bucato), a indicare la parte del vitello che viene utilizzata per prepararlo. Trattasi infatti degli stinchi di vitello con dell’ottima carne morbida ai lati dell’osso e soprattutto il midollo, che gli conferisce quel sapore così delizioso e particolare amatissimo dai palati locali e non solo. Molto spesso l’ossobuco è accompagnato da una porzione di riso che ne fanno un alimento completo fra mix di carboidrati e proteine. Perché l’ossobuco sia degno della tradizione contadina, inoltre, ricordiamo che deve essere stato nutrito solo a latte e non deve superare i due quintali e mezzo di peso. Vietato poi dimenticarsi della gremolada, ovvero il condimento finale ottenuto da un trito di prezzemolo, aglio e scorza di limone.
Restiamo sul tema carne, che in Lombardia per ovvi motivi la fa da padrone. E anche qui affondiamo le radici in dominazioni straniere ma in questo caso lasciamo da parte l’Impero austro-ungarico e sbarchiamo in Spagna, il cui regno caratterizzò la storia di Milano dalla metà del XVI sino al XVIII secolo. Il termine mondeghili deriverebbe infatti dal castillano albondingas, ovvero le polpette. Che dalle nostre parti sono rigorosamente di manzo e salsiccia di fegato, mortadella, pane ammollato in latte, uovo, aglio e noce moscata. Tradizione recita che debbano esser fritti nel burro rosso ottenuto con scalogno, vino rosso, pepe e aceto di vino bianco.
Trascrizione dialettale di un piatto tipico a base di trippa e fagioli, le origini di questa pietanza come spesso accade sono umili e di derivazione contadina/operaia. I primi consumatori di queste frattaglie in brodo cotte in un po’ di salsa di pomodoro erano i carrettieri che lavoravano lungo i navigli e che, specialmente d’inverno, ritrovavano le energie grazie a una scodella calda di büsèca. Un piatto decisamente amato della tradizione meneghina, forse anche troppo, tanto che un secolo fa gli stessi milanesi a un certo punto venivano apostrofati come busecconi ovvero “mangia-trippa”.
#5 I rostin negàa
laspiga629 IG – Rostin negàa
Restiamo sul dialetto e torniamo a parlare del vitello con questo piatto dal nome oltremodo curioso. I rostin negàa sono letteralmente ‘arrostini annegati’ e si riferiscono ai nodini di vitello rosolati nel burro con pancetta e rosmarino e cotti poi nel brodo di manzo, verdure e vino bianco. Fiamma al minimo, tempi lunghi e chiusura ermetica sono gli ingredienti essenziali per l’ottimale riuscita di questo piatto. Una volta questi arrostini venivano preparati nello stuin, un tegame basso in rame munito di coperchio pesante. E qui l’abilità del cuoco o delle mamme addette al pranzo di famiglia stava nell’operazione di controllo dei succhi rilasciati dalla carne grazie al sollevamento calcolato del coperchio: perché non era affatto semplice mantenere l’equilibrio tra l’umido, il lesso e il brasato.
#6 La minestra di zucca
la_cucina_verde_di_arcangela ig – Ministra di zucca alla milanese
La minestra o zuppa di zucca alla milanese è assieme alla cassœula il piatto di origine popolare per antonomasia, particolarmente diffuso nelle campagne che oltre a dare l’energia necessaria per lavorare la terra era un primo che poteva adattarsi a tutte le stagioni. Oggi si prepara con pasta corta o riso, zucca lessata, frullata e unita a un mix di latte e acqua, poi a fine cottura si aggiunge il Grana Padano grattugiato che dona ulteriore cremosità. Excursus sul vino: questa pietanza si abbina a un Pinot Grigio dell’Oltrepò Pavese.
Come non concludere con il dolce? Ecco a voi la barbajada, il dessert a metà tra una cioccolata calda e un dolce al cucchiaio concepita nel 1778 da Domenico Barbaja, impresario teatrale e fondatore di un famoso Caffè a due passi dalla Scala, il cui dolce è stato molto in voga durante la prima metà dell’Ottocento.. Si prepara con latte, caffè, cioccolato, zucchero e panna in proporzione più o meno densa. Una botta di energia (e calorie) di cui la Milano bene è andata pazza fino agli anni Trenta del Novecento e che oggi è (quasi) introvabile. Esattamente come la Michetta, anche la barbajada è stata insignita dalla Denominazione Comunale del 2008.
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Credits: cristinanasi
IG - Cassinetta di Lugagnano
A 30 minuti dal centro città ci sono due borghi inseriti nel prestigioso elenco nazionale dei borghi più belli d’Italia. Andiamo alla scoperta dei loro tesori.
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I due borghi dell’Hinterland di Milano considerati tra «i più belli d’Italia»
#1 Morimondo, il borgo famoso per la sua abbazia cistercense e la cascine immerso nel Parco Regionale della Valle del Ticino
Morimondo. Credits: im_lost_in_vacation (INSTG)
Il borgo di Morimondo, a 30 minuti dal centro di Milano èfamoso per la sua abbazia cistercense, la cui costruzione è iniziata alla fine del 1100 e che prende il nome dall’abbazia di Morimond a Digione.
Credits: Gippi75 IG
Immerso nel Parco Regionale della Valle del Ticino ospita ben 14 cascine, molte delle quali di derivazione diretta dalle grange fondate dai cistercensi, come Fallavecchia, Fiorentina, Monte Oliveto, Coronate, Basiano, Ticinello, altre sono diventate agriturismi.
Anticamente diviso in due borghi, i nuclei urbani di Cassinetta e Lugagnano sono situati sulle rive opposte del Naviglio Grande e collegati tra di loro da un ponte a schiena d’asino. Famoso per le “ville di delizia”, le residenze nobiliari estive sul Naviglio costruite nel ‘700, appartenute alle più importanti famiglie milanesi: Trivulzio, Visconti, Mantegazza, Castiglioni, Parravicini.
Credits: tripadvisor – Chiesa Santa Maria Nascente e Sant’Antonio Abate
Da vedere anche la chiesa di origine quattrocentesca, rimaneggiata nel Settecento, di Santa Maria Nascente e Sant’Antonio Abate.
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Anche a un sito proiettato al futuro capita di voltarsi dietro le spalle. E’ un attimo e ritorna in mente la Milano degli anni novanta, quando tutto sembrava possibile.
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10 differenze della Milano di oggi con la Milano degli anni Novanta
#1 Sono spariti i modellari
Chi faceva l’università negli anni novanta si ricorda della leggenda dei modellari. Erano i driver che portavano auto le modelle ai vari appuntamenti. Ci mettevano l’auto, pagavano la benzina, offrivano pranzi e aperitivi, senza ricevere una lira. Perchè lo facevano? Per i benefits (e per i soldi che gli davano i locali per portare le modelle). Anche se siamo fuori dal giro pare che siano spariti.
#2 Non si va più in discoteca
Forse in qualche modo legata con la scomparsa dei modellari c’è la crisi delle discoteche. Negli anni novanta per rimorchiare non c’era Facebook, internet era agli inizi, non restava che provarci in discoteca. La Milano degli anni novanta aveva queste code infinite fuori dalle discoteche e dentro c’era una ressa assurda. Un paio di generazioni hanno bruciato così i loro anni migliori.
#3 La tecnologia era all’età della pietra
All’inizio degli anni novanta si festeggiava ancora la grande invenzione del telefono senza fili in casa. Al posto di internet c’era il televideo. Poi sono apparsi i primi cellulari: pesavano dieci chili con un’autonomia di 5 minuti. Quindi ecco il web, con siti che si caricavano in mezzora e motori di ricerca, come Altavista, in cui apparivano pagine e pagine di link pornografici.
#4 E’ sparito il locale con i telefoni sui tavoli in zona viale Umbria
Sembrano passati secoli. Ma in Zona Umbria, non lontano dal vecchio Plastic (altra differenza, a quei tempi era in quella zona), c’era un bar supertrash. Si entrava e c’erano i tavolini numerati con sopra il tavolo un telefono. Serviva per mettersi in contatto con un altro tavolo se si vedeva qualche ragazza interessante. Praticamente aveva anticipato Facebook ma non ci capiva niente di business.
#5 Non c’è più il mito dell’interrail
Spazzato via dai voli low cost. A quei tempi andare in aereo era riservato ai figli di papà.
#6 Si andava sempre in pizzeria
Di etnico c’erano i cinesi, qualche giapponese e messicano. Il resto erano pizzerie e ristoranti italiani.
#7 I bambini giocavano a pallone in strada
Come causa di incidente stradale il selfie ha preso il posto del pallone.
#8 La musica era piena di chitarre
Dai Grunge al British Pop, di Oasis, Blur e primi Radiohead. Il trionfo delle chitarre, tastiere evanescenti, sassofono ucciso alla fine degli anni ottanta. E si faceva ancora musica seria.
#8 Si guardava MTV H24
Credits: sikiproduction.it TRL-Mtv
Appena si tornava a casa la prima cosa che si faceva era accendere la tv su MTV. Era un mito, video a go gò e programmi che hanno segnato una generazione, come le code in Piazza del Duomo per TRL.
#9 L’economia cresceva ogni anno
Niente austerity, appena un anno di crescita negativa, in cui sembrava fosse arrivato il Medio evo. Per il resto boom costante, ogni anno qualche bella notizia con paesi tornati alla libertà, borsa a pieni giri fino alla follia delle dot com: bastava mettere in piedi un sito per sognare i miliardi.
#10 Milan e Inter spadroneggiavano in Europa
San Siro Curva Milan
Milano era il centro del mondo. Anche per lo sport. Milan e Inter spadroneggiavano in Europa, più il primo della seconda a dire il vero. I migliori giocatori del mondo venivano da noi, ai mondiali partivamo sempre come favoriti. Anche nel basket dominavamo. Tutti volevano venire in Italia e Milano era la città dei sogni.
E’ stato un decennio spettacolare. Dipende da noi aprire la strada a tempi ancora migliori, non solo nello sport.
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Atlantide, l’isola leggendaria sprofondata “in un singolo giorno e notte di disgrazia” per opera di Poseidone.
Nessuno saprà mai se l’Atlantide di cui parlava Platone esista davvero, ma c’è una piccola Atlantide, sotto le acque del Tirreno, che non ha mai lasciato alcun dubbio sulla sua esistenza.
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Atlantide esiste davvero in Italia: la «città sommersa» nel Tirreno
# L’antica Baia
Credit: romanoimpero.com
L’antica Baia era una lussureggiante città romana, luogo di villeggiatura di molti nobili che passavano qui le vacanze in completo relax a mollo nelle calde acque termali, famose per i tanti benefici.Costituita da numerose ville monumentali, era ritenuta un paradiso per l’ozio, il luogo perfetto per divertirsi e perchè no, destinazione ambita per numerose fughe amorose.
Baia era però anche famosa per la cultura che contraddistingueva i letterati e i filosofi che qui risiedevano.
# La leggenda
Credit: @baiasommersa
Secondo la leggenda, il suo nome deriva da Bajos, il nocchiere di Ulisse, che qui fu sepolto ma, leggenda a parte, non ci sono dubbi che il nome latino Baiae derivi dal termine “Balineae”, ossia bagni pubblici.
Come raccontano le prime testimonianze il primo nome della città, quello greco, fu Philopolis, perché città consacrata alla dea Venere.
Fu allora una città evoluta, luogo di cultura, di arte e di edifici suntuosi finchè un giorno iniziò un violento bradisismo e il mare venne a coprire completamente la pianura in cui sorgeva la maggior parte della città.
#La città sommersa
Credit: @viaggistraordinariit
Nella baia di Pozzuoli, presso la piccola cittadina di Baia, esiste una vasta zona archeologica che molti ricordano per il Parco Archeologico delle Terme di Baia ma c’è una cosa, ancora più speciale, che contraddistingue questa zona: a causa del fenomeno bradisismico il mare ha sommerso e incredibilmente conservato molti edifici del periodo romano.
La città sommersa di Baia è una frazione del comune di Bacoli, in provincia di Napoli, ed è situata presso l’area marina protetta dei Campi Flegrei, istituita nel 2002.
L’area dei Campi Flegrei è interessata da secoli da fenomeni di Bradisismo, ovvero dei lenti movimenti di sollevamento (bradisismo negativo) o di abbassamento (bradisismo positivo) del terreno in aree localizzate della crosta terrestre.
È proprio per questo fenomeno che il parco sommerso di Baia si trova sottacqua: negli ultimi 2000 anni infatti, il fenomeno ha causato un inabissamento della costa di 6-8 metri.
# L’impero romano sott’acqua
Credit: @baiasommersa
I primi reperti sono stati rinvenuti negli anni Venti, ma solamente nel 1980 ci fu il primo scavo archeologico subacqueo.
Oggi, il parco sommerso di Baia ospita il ninfeo di Punta Epitaffio, una sala per banchetti risalente all’epoca di Claudio le cui statue, recuperate dai fondali, sono conservate ora nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei ma non solo.
A costellare i fondali ci sono diverse sculture, affreschi e numerose colonne, il tutto in ottimo stato.
Osservare questo spettacolo dal vivo è possibile e per farlo, ovviamente, bisogna immergersi.
Una volta sott’acqua lo spettacolo è da togliere il fiato: sculture, mosaici, colonne e affreschi sono lì, uno dopo l’altro, quasi intatti, come se il tempo si fosse fermato.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nel 1928, il Tram Ventotto rivoluzionò il parco tranviario milanese. Ad oggi, i tram iconici di Milano ancora in circolazione sono 125 e conservano la propria immagine originale, combinandola con aspetti tecnologicamente innovativi. Ma Tedeschi, un famoso designer italiano, ha progettato un nuovo concetto di tram per Milano. Sarà rilanciato nel 2028?
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Il nuovo 28: il progetto del futuro tram milanese
# Il futuro tram milanese reinterpreterà lo stile del simbolico Ventotto
Credits: www.designboom.com
Seguendo le orme del collega Andrea Ponti, che ha pensato ad un nuovo tram per Hong Kong, il designer italiano Arturo Tedeschi ha progettato il futuro tram milanese.
Basato sui concetti di efficienza, design e sicurezza, si chiamerà Tram Passerella. Sarà un tram che reinterpreta lo stile e le proporzioni dello storico Ventotto nato nel lontano 1928. L’obiettivo? Creare un “design più amichevole”.
# Il “Tram Passerella”
Credits: www.dezeen.com
L’idea di Tedeschi nasce nel periodo del Covid. L’idea mira a unire elementi e proporzioni tradizionali con dettagli innovativi, “come nel fashion design”.
Infatti, sono proprio le proporzioni e lo stile del Ventotto a fare da base di partenza per Tedeschi, che vuole aggiornare la forma e la dotazione tecnologica.
# Un lunghissimo corridoio con materiali di qualità e pregio
Credits: www.dezeen.com
Guardando all’interno del nuovo tram si capisce subito da dove deriva il suo nome. Infatti, il suo lunghissimo corridoio è stato pensato come una vera e propria passerella che si sviluppa da un’estremità all’altra con geometrie avvolgenti.
Poi, sono particolari anche le singole sedute: ricordano quelle dei giornalisti durante gli eventi modaioli. Invece, al centro, ci saranno dei cerchi ben incorporati e inseriti nel design complessivo: segneranno l’area nella quale i passeggeri potranno sostare in piedi. Un po’ come succede nelle metropolitane.
Ovviamente, i materiali saranno tutti di grande qualità e pregio. Basti pensare ai bordi dorati che decoreranno sia i plexiglass che i cerchi che i montanti dei finestrini.
# La rivoluzione digitale e del design sarà anche all’esterno
Credits: www.dezeen.com
Neanche il tetto sarà causale, ma sarà attraversato da strisce dinamiche che rimandano alla grafica del futurismo italiano, enfatizzando velocità, trasporto e tecnologia. In questo modo, apparirà attraente anche dai balconi delle case di Milano.
Ma non solo: l’esterno sarà completamente digitale. Un display dinamico integrato alla carrozzeria del veicolo informerà i passeggeri sulle prossime fermate e fornirà pubblicità accattivanti.
# La moda può essere la risposta alle esigenze del mondo di oggi?
Credits: www.dezeen.com
Tedeschi vuole una certa ricercatezza stilistica anche per i tram. Considerando soprattutto che ci troviamo a Milano.
Infatti, non si può dimenticare che “la moda è stata l’antidoto nei primi anni ’80, quando la città ha superato uno dei momenti più bui della sua storia: gli anni di Piombo”. In quell’occasione, la città reagì e tornò a fiorire anche grazie alle industrie della moda e del design.
Il progetto potrebbe diventare realtà nel 2028, in occasione del centenario del Ventotto?
ALESSIA LONATI (Articolo originale riadattato dalla redazione)
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La metro Milano-Monza è a rischio? Arriva una doccia fredda sul progetto: è stato respinto il ripristino dei fondi.
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No money, no Monza: lo stop alla metro sarà definitivo?
# Respinta la richiesta di ripristinare i fondi per la metro a Monza
Bocciata la richiesta di ripristino dei fondi per il completamento della metropolitana M1 e M5 tra Milano e Monza. La decisione è stata presa dalla Commissione Trasporti del Parlamento nazionale che ha bocciato l’emendamento per ripristinare i 7 milioni del buco per realizzare il polo metropolitano M1-M5 fino a Monza, che erano stati tagliati con la Legge di Bilancio.
# «Un colpo basso del Governo contro i pendolari», «No, il taglio non preclude la realizzazione dell’opera»
M5 a Monza: il tracciato definitivo
Come ormai accade per ogni cosa in Italia, anche la costruzione di una metropolitana diventa ostaggio dello scontro politico. Perché dalle parole dei rappresentanti delle parti politiche sulle vicenda emerge un muro contro muro. La Sinistra lo definisce “un colpo basso”, che secondo Silvia Roggiani, firmataria dell’emendamento e segretaria regionale del PD lombardo, «penalizza la mobilità sostenibile tra Milano e Monza». Ribatte il senatore Massimiliano Romeo della Lega che «si tratta di tagli lineari, dovuti alla spending review, che hanno coinvolto tutti i Ministeri» e che «il Ministero dei Trasporti troverà nel corso dell’anno le giuste compensazioni (stiamo parlando di 7 milioni in tre anni) e che non precludono minimamente la realizzazione dell’opera».
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La rete milanese sta continuando la sua espansione, con il completamento della M4 fino a San Cristoforo FS. Resta però un difetto sostanziale? La fatica ad uscire dai confini comunali. Dal 2011, quando la linea M2 ha raggiunto il Forum di Assago, non è stata aperta alcuna fermata nell’hinterland e soprattutto nessun parcheggio di interscambio dedicato. Questa la proposta per venire incontro alle legittime richieste di collegamento tra Milano e chi arriva da fuori.
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Creare dei nuovi capolinea metro come hub di parcheggio per chi arriva da fuori?
# Meno di 7.000 posti auto dedicati agli utenti della metro ai capolinea delle 5 linee
Mappa Parcheggi Atm
Atm gestisce 22 parcheggi, quasi tutti in corrispondenza di fermate metropolitane, a cui si aggiunge quello al capolinea M3 di Comasina gestito da un’altra società. Non tutte le stazioni capolinea hanno però parcheggi dedicati, tra questi San Cristoforo Fs con il parcheggio a Molinetto di Lorenteggio di poco più di 130 posti auto già presente per il capolinea del tram 14, Sesto 1° maggio Fs, Linate Aeroporto e Assago Forum dove sono presenti parcheggi destinati rispettivamente a chi deve prendere un volo o a chi va a vedere spettacoli teatrali, concerti o partiti, e quello di RhoFiera con posti auto anche a servizio di chi prende il treno, va in Fiera o a MIND.
Sono poco meno di 6700 posti, contando quelli dei capolinea gestiti da ATM e quello di Comasina, a cui ne sono previsti circa 300 nel futuro parcheggio di interscambio interrato “San Cristoforo-Merula”: in totale 7.000 posti auto.
# Ogni giorno entrano a Milano oltre 600mila auto
Traffico fantasy
7.000. Un numero davvero esiguo se confrontato con quello delle auto che ogni giorno entrano a Milano: oltre 600mila. Alcuni parcheggi sono stati realizzati per servire i precedenti capolinea, come Famagosta o Molino Dorino, ma tutti in città e se si vuole ridurre drasticamente l’afflusso di veicoli in entrata è fondamentale costruire maxi parcheggi di interscambio oltre i confini comunali e ampliare quelli già esistenti. Anche nell’ipotesi di lasciare quotidianamente fuori da Milano un terzo dei veicoli servirebbero almeno 200mila posti, quasi 30 volte la disponibilità attuale.
Le tre azioni da mettere in campo per ridurre la congestione del traffico
#1 Ampliare tutti i parcheggi di interscambio esistenti
Atm – Mappa Metro e linee S 2024
La prima azione già programmabile è quella di aumentare sensibilmente la capienza dei parcheggi fuori Milano (Cologno nord e Gessate sulla M2) ad almeno 20mila posti ciascuno, lo stesso con quelli ai confini ma sempre dentro la città come San Donato e Comasina M3.
#2 Realizzarne di dedicati nei capolinea fuori Milano
Credits orcoshrek IG – Mediolanum Forum
Andrebbero poi previsti parcheggi ex novo per servire Assago Forum M2, Rho Fiera e Linate, geograficamente oltre la città.
#3 Far terminare fuori città tutte le linee metropolitane con maxi parcheggi di interscambio
Urbanfile – Estensioni Metro
Infine per i nuovi progetti di prolungamento:
un parcheggio nei pressi del futuro deposito di M1 oltre la tangenziale ovest, la linea si allunga di tre fermate da Bisceglie;
uno dedicato solo agli utenti della metropolitana nel futuro interscambio M1-M5 a Bettola, attualmente ne è previsto uno da 2.500 utilizzabile anche dai clienti del nuovo supermercato;
uno a Segrate per la M4 che si estende da Linate, separato da quello per stazione ferroviario e centro commerciale di Westfield.
uno lungo il prolungamento della linea M5 verso Monza, attualmente ne è previsto uno da circa 400 posti all’altezza della fermata Monza Brianza.
Per i progetti allo studio o necessari servirebbero inoltre altri parcheggi a:
Settimo Milanese, per la possibile M5;
Pescheria Borromeo e Paullo per la M3;
Vimercate dove è prevista la metrotranvia da Cologno nord;
Paderno Dugnano per un possibile prolungamento di M3 o per la metrotranvia;
a Ronchetto sul Naviglio, Buccinasco o Trezzano sul Naviglio, in base a dove si estenderà la M4 a sud ovest;
per la futura M6 a MIND, Ponte Lambro e/o Opera;
un altro in caso di estensione verso il Comune di Rho o di Arese della M1.
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