17 gennaio. L’ultimo giorno della grande nevicata di Milano è segnato da quello che viene definito il Titanic della città: crolla il Palasport di San Siro. E ora dove facciamo suonare la nuova band di culto proveniente dall’Irlanda di scena il 4 febbraio?
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4 febbraio 1985, primo epico concerto a Milano dopo il crollo del Palasport: gli U2 al teatro Tenda (bootleg)
#17 Gennaio 1985. Crolla il Palasport
Palasport di San Siro
Era il vanto della città, situato accanto allo stadio, tra via Tesio e via Patroclo. Inaugurato nel 1976, poteva ospitare fino a 18.000 spettatori per eventi di atletica, ciclismo, concerti e per le partite di basket dell’Olimpia. Considerato un’avanguardia nell’architettura mondiale, il Palasport ha ispirato altre strutture sportive in tutto il mondo, come il “Pengrowth Saddledome” di Calgary e il “Peace and Friendship Stadium” di Atene. Ha ospitato anche concerti storici, tra cui gli unici due spettacoli dei Queen in Italia, il 14 e 15 settembre 1984. Il 17 gennaio 1985, sotto il peso di una neve record accumulatasi al centro della copertura, una parte del tetto crollò. Poche ore dopo, la “nevicata del secolo” sarebbe giunta al termine. Due settimane dopo, il Palasport avrebbe dovuto ospitare il primo concerto degli U2 in Italia. A questo punto cosa fare: annullarlo? Spostarlo in un’altra città? Macché. A Milano non si molla mai.
# Il Teatro Tenda diventa il protagonista della musica milanese
Vasco Rossi al Palatenda
Era un vero e proprio tendone da circo e venne inaugurato nel febbraio del 1983 con il nome di Teatro Tenda Lampugnano. Sebbene apparisse come un’installazione rudimentale, poteva ospitare fino a 5.300 spettatori e venne inizialmente utilizzato come palcoscenico per concerti, spesso di artisti underground o in rapida ascesa. Tra i concerti leggendari che si sono tenuti lì, spiccano quelli di Vasco Rossi durante la tournée di Bollicine, quando fu costretto a interrompere più volte lo spettacolo a causa del lancio di bottiglie e lattine di Coca-Cola sul palco. Da riferimento principe della scena underground l’improvviso crollo del Palasport lo trasformò in palscoscenico mainstream della città per almeno un triennio.
#4 febbraio 1985. Gli U2 al teatro Tenda
4 febbraio 1985. Era in programma al Palasport il primo concerto in Italia di una band già leggendaria: gli U2. L’unica opzione praticabile fu proprio il PalaTenda che così ospitò uno dei concerti più memorabili della storia del rock in Italia.
L’atmosfera così ruvida del luogo ha creato atmosfere uniche per diversi concerti, tra cui si ricordano Eric Clapton, De André, Spandau Ballet, Paul Young, i Simple Minds, Pino Daniele, Sting e Elton John. Ma tra tutti svetta proprio quello degli U2. Qui sotto il bootleg da pelle d’oca, “La prima ma non ultima volta”. Energia pazzesca.
Milano è la città d’Italia che più guarda in alto. Otto delle dieci costruzioni più alte del Paese sono nella nostra città. I grattacieli hanno trasformato lo skyline di Milano e sono diventati un vero e proprio carattere identificativo della città.
Per chi conosce la storia di Milano sa che questa non è una novità: già nel medioevo Milano spiccava per le sue costruzioni che miravano al cielo. Di più: le torrierano uno degli elementi distintivi della città.
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Le 10 antiche torri di Milano: le riportiamo all’antico splendore?
# Milano, la città delle torri
Era la città delle torri. Costruite fin dall’epoca romana erano diventate nel Medioevo il tratto che caratterizzava la città, quando costituivano il riferimento distintivo per le contrade della città.
Le prime torri di Milano furono costruite dagli antichi romani con funzioni militari, quelle inserite nelle mura romane, e con funzioni civili, come la torre dei carceres.
Il massimo splendore lo si è raggiunto nel Medioevo quando ogni contrada di Milano, in cui era diviso il centro abitato fino al XIX secolo, prese come riferimento una torre di guardia, ognuna presidiata da un’unità di cavalleria (i milites). Le torri lungo le mura medievali erano invece presidiate dalle guarnigioni della città.
Dall’epoca romana in poi si continuarono a costruire torri e, per molti aspetti, gli ultimi grattacieli proseguono questa tradizione millenaria.
Ma quali sono le torri di Milano? Dove si trovano quelle ancora in piedi? E, soprattutto, se le rilanciassimo come elemento distintivo di Milano, insieme ai moderni grattacieli?
Le 10 più importanti torri di Milano
#1 Torre romana di Porta Ticinese
La più antica torre di Milano. Edificata nel I secolo a.C. è detta anche “Torre dei Malsani” o “Torraccia”. E’ ciò che rimane della Porta Ticinese romana e si trova nel cortile di uno dei palazzi del Carrobbio. Si tratta dei resti di una delle due torri della porta che affiancavano l’ingresso. E’ stata soprannominata “Torre dei Malsani” perché, persa la sua funzione difensiva, è stata destinata a lebbrosario.
#2 Torre delle mura romane di Massimiano
La torre più celebre di Milano. Risale al III secolo d.C. quando Milano divenne capitale dell’impero e faceva un tempo parte dell’ampliamento delle mura romane voluto da Massimiano. Si trova nel cortile del Museo archeologico di corso Magenta.
#3 Torre dei carceres del circo
Altra torre del III secolo d.C. era apposta presso i cancelli delle porte da cui partivano le bighe del circo romano di Milano. I resti di questa torre sono poi diventati il campanile della chiesa di San Maurizio. Si trova anch’essa nel cortile del Museo archeologico.
#4 Torre del Comune
Originaria del XIII secolo, è stata ricostruita nel XVII secolo. Era la torre dell’orologio che scandiva gli orari ufficiali di apertura e chiusura delle attività. Si trova sopra il Palazzo dei Giureconsulti, di fronte a piazza Mercanti. Alla sua base c’è la statua di sant’Ambrogio. È anche conosciuta anche con il nome di Torre di Napo Torriani.
#5 Torre dei Meravigli
Costruita nel XIII secolo è oggi incorporata nella Casa dei Meravigli, in via Meravigli. E’ tipica per i mattoni a vista ed è stata anche utilizzata come campanile per la chiesa di San Nazaro in Pietrasanta fino ai primi anni del XX secolo quando la chiesa fu demolita.
#6 Torre dei Gorani
Faceva parte della Casa Gorani che si trovava tra via Brisa e via Gorani. Del palazzo, andato completamente distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, sopravvivono il portale barocco, qualche muro e la torre.
#7 Torre dei Morigi
Sempre del XIII secolo fa parte oggi di Palazzo Moriggia, che si trova in via Morigi angolo via Gorani. Era di riferimento per l’unità di cavalleria che presidiava la Contrada dei Morigi.
#8 Torre del Filarete
La torre principale del Castello Sforzesco fu inaugurata nel 1452 ma crollò per un’esplosione del “Bombarda” nel 1521. Fu riedificata nel 1905, seguendo fedelmente il progetto originario.
#9 Torre di Bona di Savoia
Torre del 1476 che è stata realizzata nel Castello Sforzesco sotto la reggenza di Bona di Savoia, moglie di Galeazzo Maria Sforza. Quando quest’ultimo morì assassinato, Bona di Savoia si fece costruire una torre, che prese poi il suo nome, nell’area più sicura del castello. Successivamente fu usata anche come carcere.
#10 Torre del Tesoro
Terza torre, sempre del quattrocento, è chiamata anche Torre della Castellana. Era denominata Torre del Tesoro perché, essendo tra le più inespugnabili del Castello Sforzesco, vi era custodito il tesoro del Ducato di Milano.
Altre torri più recenti degne di nota ci sono:
la Torre di Palazzo Stampa di Soncino del XVI secolo (via Soncino)
la Torre di Palazzo Clerici del XVIII secolo (via Clerici)
la Torre Branca del 1933 (Parco Sempione)
la torre Velasca
# Farle tornare l’elemento distintivo di Milano: le proposte
Credits Andrea Cherchi – Sant’Ambrogio Torre del Filarete
Le torri di Milano sono un autentico tesoro nascosto che dovrebbero tornare a elemento distintivo della città, insieme ai moderni grattacieli. Si possono pensare molte iniziative utili, oltre a un’adeguata ristrutturazione. Si potrebbe immaginare:
– un percorso dedicato da far conoscere ai turisti,
– insegne comuni con una mappa posta nelle vicinanze, – una illuminazione adeguata per renderle visibili anche di notte, – la possibilità di visitarle tutte e di godere del panorama sulla città (integrandole anche ai grattacieli, come scritto in questo progetto: “Creiamo nei grattacieli dei punti panoramici aperti al pubblico“), – una strategia di comunicazione per valorizzarle.
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Ma dove la trovate una città celebre per il freddo e la nebbia dove capita di incontrare dei fenicotteri rosa?
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7 cose che forse non sai dei fenicotteri rosa di Milano
#1 È dal 1970 che i fenicotteri abitano in via dei Cappuccini 3 (zona corso Venezia)
Foto redazione – Giardino Villa Invernizzi
Li si può vedere attraverso i cancelli di villa Invernizzi in piano centro di Milano, nel quadrilatero del silenzio. E non hanno nessuna intenzione di volare via.
#2 I fenicotteri vengono dal Sudamerica
Foto redazione – Fenicotteri Villa Invernizzi
Inizialmente erano una famiglia di dodici esemplari. Tra di loro ci sono anche esemplari che hanno più di venticinque anni: i loro genitori sono stati portati in Italia dal Cile intorno al 1970.
#3 Erano diventati troppi: una parte è stata trasferita a Lignano Sabbiadoro
Fenicotteri a Villa Invernizzi – foto di andrea cherchi (c)
Negli anni passati i fenicotteri sono diventati troppi e parte dello stormo è stato trasferito un parco zoologico nei pressi di Lignano Sabbiadoro.
#4 Sono arrivati su volontà di Romeo Invernizzi
Foto redazione – Giardino Villa Invernizzi
Il re dei formaggini Mio, scomparso nel 2004, era un’amante della natura e ha voluto dei fenicotteri rosa nel giardino della sua villa.
#5 La villa è abitata da 70 ricercatori
La famiglia Invernizzi ha donato la villa all’omonima fondazione filantropica. Oggi abitano la villa una settantina di ricercatori.
#6 E’ il cibo a renderli rosa
credits: milano da vedere
Il caratteristico colore rosa gli viene procurato da alimenti ricchi di betacarotene.
#7 Resteranno gli unici
Foto redazione – Villa Invernizzi
Il nostro Paese ha aderito alla convenzione Cites sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione che tutela gli animali esotici e per questo non è più ammessa l’importazione di questo tipo di animali.
Nell’attesa che venga realizzato un secondo passante o uno dedicata all’Alta Velocità, e che in generale si risolva in modo strutturale il sovraffollamento del nodo milanese, si potrebbe sfruttare l’esistente per far risparmiare del tempo ai treni veloci in transito in città. Vediamo perchè e come sarebbe possibile realizzarlo.
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Facciamo transitare i treni dell’Alta Velocità nel passante ferroviario?
# Nel passante si possono aggiungere quattro treni ogni ora
Credits: wikipedia.org – Tracciato passante di Milano
Attualmente il passante è attraversato da 6 linee, tutte a cadenza semi oraria che garantiscono nel tratto centrale (da Lancetti a Porta Vittoria) un treno ogni 5 minuti circa, eppure la capacità teorica del passante è un treno ogni 3 minuti e mezzo, che significa che è possibile aggiungere 4 convogli in più a questo computo e perché non fare transitare sotto Milano alcuni treni ad alta velocità?
# Il problema della linea di cintura
Mappa servizio ferroviario regionale 2024
Oggi i treni ad alta velocità che arrivano a Milano hanno un ingresso a sud presso la stazione di Rogoredo, uno ad est nella zona di Segrate, a nord a Greco Pirelli e ad ovest a Rho Fiera. I treni poi percorrono la cintura ferroviaria per arriva a Porta Garibaldi o a Centrale si trovano sugli stessi binari dei treni che svolgono servizio regionale, per cui devono rallentare, oltre a dover percorrere un tragitto più lungo per passare da un estremo all’altro di Milano.
La soluzione ottimale è sicuramente quella di introdurre uno o più passanti ferroviari pensati per l’alta velocità ma attualmente non è nei piani della regione e del Ministero dei Trasporti per cui bisogna provare ad arrangiarsi con quello che si ha, quindi si potrebbe pensare di far transitare alcuni convogli ad alta velocità all’interno del passante ferroviario di Milano.
Oggi un treno AV che ferma a Rho Fiera, a Porta Garibaldi e a Rogoredo impiega 40 minuti a compiere l’intero tragitto, fermandosi 3 minuti a Garibaldi, un tempo che non è accettabile per un servizio ad alta velocità. Nel tratto tra Rho-Fiera e Garibaldi impiega 17 minuti, fermate escluse, mentre nel tratto Porta Garibaldi – Rogoredo 15 minuti.
Un treno ad alta velocità impiega poi 8 minuti tra la stazione Centrale e Rogoredo, mentre per gli altri percorsi è necessario fare alcune stime, siccome non ci sono convogli alta velocità che percorrono lo stesso tragitto.
Un regionale tra Forlanini e Greco Pirelli impiega 12 minuti, facendo sosta a Lambrate, possiamo ipotizzare impieghi lo stesso tempo a raggiungere Porta Garibaldi e 8 minuti a raggiungere la stazione Centrale. Mentre tra Centrale e Rho Fiera i treni regio-express impiegano circa 19 minuti.
Ricapitolando abbiamo:
Rho Fiera – Rogoredo via Porta Garibaldi: 32 minuti + sosta a Garibaldi
Rho Fiera – Forlanini via Porta Garibaldi: 29 minuti + sosta a Garibaldi
Rho Fiera – Rogoredo via Centrale: 26 minuti + sosta a Centrale
Rho Fiera – Forlanini via Centrale: 26 minuti + sosta a Centrale
# La soluzione del passante
marcolosa77 IG – Frecciarossa in Centrale
Il servizio ferroviario AV, come già detto, potrebbe servirsi di 4 treni all’ora per direzione, in particolar modo potremmo ipotizzarne due tra Rho Fiera e Forlanini e due tra Rho Fiera e Rogoredo.
In questo caso non è stato possibile stimare con precisione i tempi di percorrenza, ma un treno tra Rho Fiera e Lancetti (inizio a ovest del passante) impiega 11 minuti. Abbiamo ipotizzato che il treno fermi solo a Porta Garibaldi, dove rimanga ferma 2/3 minuti per garantire il corretto deflusso dei passeggeri.
Passante
Nel complesso possiamo aspettarci che un treno AV, seppur limitato dai forti limiti di velocità nel passante ferroviario (che scendono anche a 50km/h), possa impiegare 12 minuti, sosta compresa a completare il tratto Lancetti-Porta Vittoria e circa 2 minuti per uscire dal passante. Pertanto:
Rho Fiera – Forlanini via passante 25 minuti
Rho Fiera – Rogoredo via passante 25 minuti
Possiamo quindi notare un risparmio di tempo, principalmente sui treni che fermano a Porta Garibaldi. In generale ci sarebbe vantaggi legati principalmente al numero di treni che transitano sulla cintura ferroviaria, garantendo più spazio in questa area critica del nodo milanese.
# Sviluppi futuri: un passante dedicato all’Alta Velocità?
Altro passante
In un secondo momento si potrebbe pensare di introdurre una fermata a Dateo, sostituendoquelle di testa a Forlanini o a Rogoredo, per permettere lo scambio con M4 e quindi dare più forza al cambio tra la linea AV e l’aeroporto di Linate, impiegando sostanzialmente lo stesso tempo nei tratti indicati.
Chiaramente, la stazione di Forlanini è una sosta ideale in questo momento, ma qualora vengano completati i lavori per la stazione di Segrate e il relativo prolungamento della M4 fino alla stazione, sarà possibile rimuovere la sosta a Forlanini per spostarla direttamente a Segrate.
Questo progetto potrebbe cozzare con la Proposta di Programma Regionale Mobilità e Trasporti che prevede l’utilizzo degli ultimi slot del passante ferroviario per le linee S14 Milano Rogoredo – Magenta e S15 Milano Rogoredo – Parabiago (con ipotesi fino a Malpensa T2).
Tradizioni, leggende, usi e costumi sono elementi essenziali di ogni cultura e Paese. La maggior parte degli usi più antichi, col passare del tempo, subisce trasformazioni o viene del tutto dimenticata, mentre alcune tradizioni riescono a sopravvivere, permettendoci di mantenere così quel legame essenziale e primario con il nostro passato. Quali sono quindi le tradizioni milanesi che sono ancora rispettate tutt’oggi?
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Il panettone del 3 febbraio e le altre antiche tradizioni ancora vive a Milano
# Il panettone a San Biagio
Credits: PH Conosco un posto
Il 3 febbraio si festeggia San Biagio: a Milano e in altre parti del Nord Italia è tradizione mangiare una fetta di panettone avanzato dalle feste natalizie.
L’origine di questa usanza risale a una leggenda contadina. Si narra che una donna portò un panettone da frate Desiderio per farlo benedire, ma questo, preso da molti impegni, se ne dimenticò. Una volta passato Natale, il frate trovò il panettone, lo benedisse e lo mangiò, convinto che la donna ormai non sarebbe più tornata a prenderlo. Il 3 febbraio però, la signora si presentò per riavere il panettone benedetto e allora il frate le confessò di averlo mangiato, ma una volta andato in sagrestia, con sua grande sorpresa, ne trovò uno grande il doppio rispetto a quello portato dalla donna.
Il miracolo fu attribuito a San Biagio, il santo protettore della gola, ed è per questo che la tradizione vuole che la mattina del 3 febbraio si mangi a colazione una fetta di panettone avanzato, così da proteggere tutta la famiglia dai malanni della gola. Come dice il detto: “San Biàs el benedis la gola e èl nas”.
Ma quali sono le altre antiche tradizione ancora presenti nella Milano dei giorni nostri?
# Milano la prima in Italia a fare l’Albero di Natale
credits: initalia.virgilio.it
In tutta Italia è uso comune addobbare l’albero di Natale l’8 di dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, ma non a Milano. Nel capoluogo meneghino, infatti, gli addobbi e i festeggiamenti natalizi iniziano un giorno prima, il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, proprio in onore del Santo Patrono della città.
Questa usanza è quasi una vera e propria regola, sia nelle case dei milanesi, che nelle piazze e nelle strade. Proprio la sera del 7 dicembre, infatti, il magnifico albero in Piazza Duomo si accende e, quasi contemporaneamente, ha inizio la Prima della Scala. Questi due eventi danno ufficialmente il via al periodo natalizio e con essi cominciano non solo i festeggiamenti, ma anche le corse in cerca dei regali perfetti.
Ma c’è anche un’altra tradizione che ha luogo ogni anno il 7 dicembre: la fiera degli Oh bej! Oh bej! I primi cenni storici risalgono al 1288 come festa in onore del Santo Patrono, ma le origini della festa che ancora oggi celebriamo si collocano nel 1510. La storia vede protagonista Giannetto Castiglione, il Gran Maestro dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, un ordine cavalleresco e religioso, che era stato incaricato dal Papa di recarsi a Milano per riaccendere la devozione dei cittadini. Giannetto giunse a Milano proprio il 7 dicembre e, poiché preoccupato di non venire accolto con favore dai milanesi, portò con sé un gran numero di pacchetti riempiti di dolci e giocattoli che distribuì ai bambini.
Una gran folla festante si riunì presto intorno al portatore dei doni e da allora si cominciò ad organizzare, in onore del giorno di Sant’Ambrogio, la fiera degli Oh bej! Oh bej!, il cui nome riprende l’espressione dei bambini lombardi davanti ai regali dell’inviato papale: Oh belli! Oh belli!
# Da 5 secoli la Nivola al Duomo
credits: milanopost.info
Forse non tutti sanno che all’interno del Duomo di Milano si trova una nuvola, conosciuta come la “Nivola”. Si tratta di una struttura composta da un grande cesto di metallo dorato, del peso di circa 8 quintali, avvolto da un rivestimento di tela e decorato da pitture raffiguranti angeli e cherubini.
Da circa 500 anni, la Nivola è usata come ascensore per consentire all’Archivescovo di portare a terra il Santo Chiodo della Croce di Cristo, una delle reliquie più importanti della cristianità, custodito nella cattedrale, in una teca a circa 40 metri di altezza dal suolo. Secondo la leggenda, Sant’Ambrogio vedendo in una bottega un fabbro che non riusciva a piegare un chiodo, intuì di essere di fronte a qualcosa di straordinario e che doveva trattarsi di uno dei chiodi della croce di Gesù.
La tradizione vuole che ogni anno, il 14 settembre, il Chiodo venga portato a terra per poter essere ammirato dai fedeli e portato in processione, per poi essere riportato nella sua sede al termine della festività. Il movimento della Nivola avveniva un tempo tramite uno speciale meccanismo attribuito a Leonardo, mentre oggi viene azionato da un congegno elettrico che funziona semplicemente premendo un pulsante.
# Il Carnevale milanese: l’unico al mondo che finisce in Quaresima
credits: fanpage.it
Abbiamo aperto con San Biagio, concludiamo con il Carnevale che quest’anno inizia il 16 febbraio ma come ogni anno a Milano durerà qualche giorno in più rispetto al resto de mondo. A Milano, infatti, e in tutte le altre zone d’Italia che seguono il rito Ambrosiano, il Carnevale rispetta dei tempi diversi da quello di rito Romano: non finisce il martedì ma si prolunga fino a sabato. Quindi a Milano si festeggia il Carnevale quando il resto del mondo è già in Quaresima.
Le tradizioni legate al Carnevale hanno origini antichissime, che risalgono addirittura agli antichi greci e latini. La parola deriva dal latino carnem levare, ossia togliere la carne, e segna il periodo precedente alla Quaresima, in cui si osserva il digiuno dalla carne.
La leggenda popolare vuole che il Vescovo Ambrogio partì per un pellegrinaggio, dicendo che sarebbe tornato per Carnevale, Martedì Grasso, ma ritardò. La città scelse però di aspettarlo, prolungando il Carnevale e posticipando l’inizio della Quaresima.
Ti senti oppresso da Milano? Una “soluzione semplice” potrebbe essere fuggire in una di queste tre città-paradiso per gli italiani in fuga: Montecarlo, Lugano e Dubai. Ma qual è la migliore? Dipende tutto da cosa odi di più di Milano! Scopriamolo insieme a che cosa potrebbe rendere anche Milano un paradiso mondiale.
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I tre paradisi degli italiani in fuga: Lugano, Dubai, Montecarlo. E se Milano diventasse come loro?
Se il grigiore milanese, il traffico, la mancanza del mare e il fisco italiano ti fanno andare fuori di testa, Montecarlo è il luogo perfetto per te. Situata nella splendida Costa Azzurra, ha un clima spettacolare.
Montecarlo è il simbolo del lusso: boutique esclusive, ristoranti stellati, casinò di fama mondiale e una qualità della vita che raggiunge vette altissime. Qui, non esistono tasse sul reddito, un bel fattore di forza.
Vivere a Montecarlo, però, ha il suo prezzo: il costo degli immobili è tra i più alti del mondo e il welfare è praticamente inesistente. Qui lo Stato non interviene, quindi non aspettarti aiuti in caso di difficoltà.
Se il caos urbano di Milano, la burocrazia inefficiente e la scarsa sicurezza ti frustrano, ma non vuoi allontanarti troppo dalla tua città, allora Lugano potrebbe essere la soluzione. La città svizzera combina ordine, pulizia e un’elevata qualità della vita, pur mantenendo un forte legame con l’Italia: si parla italiano e dista meno di un’ora da Milano.
Lugano offre una tassazione favorevole rispetto all’Italia e un sistema amministrativo impeccabile. La sicurezza è molto alta e le regole vengono rispettate rigorosamente: per ben 9 anni consecutivi Lugano si attestata come la città più sicura tra le 10 grandi città della svizzere, con soli 36 reati ogni 1000 abitanti, contro i 7mila reati ogni 100mila abitanti di Milano.
Anche qui, il costo della vita è piuttosto elevato, e, nonostante per un italiano possa comunque risultare come un paradiso fiscale, qui la regolamentazione fiscale è più stringente rispetto a Montecarlo o a Dubai. In più, il welfare pubblico-privato svizzero è di buon livello, ma risulta piuttosto oneroso.
C’è da aggiungere che Lugano non è la città ideale per chi ama la frenesia e questo, per un milanese in fuga, potrebbe essere un plus: la vita notturna è piuttosto limitata e l’atmosfera è più tranquilla rispetto al capoluogo lombardo.
Lugano è ideale per quel milanese che cerca una città più sicura, pulita e ordinata, senza dover cambiare lingua o cultura e potendosi permettere un ritorno in patria piuttosto rapido.
Se la pressione fiscale, la burocrazia e la mancanza di opportunità imprenditoriali ti frustrano, Dubai potrebbe essere la risposta alle tue esigenze. Qui l’IRPEF non esiste e la città è un laboratorio di innovazione in continua espansione. Lusso e modernità sono alla portata di molti e, per chi ha spirito imprenditoriale, le occasioni sono infinite.
Dubai è perfetta per chi vuole reinventarsi: qui non conta il passato, ma ciò che puoi fare nel presente. Le infrastrutture sono all’avanguardia, la sicurezza è elevatissima e le opportunità di business abbondano. Il costo della vita, però, può essere piuttosto elevato e, è importante sottolinearlo, la libertà personale è limitata da regole severe: per esempio, le relazioni tra persone dello stesso sesso sono considerate illegali, oppure, durante il mese del Ramadan, sacro all’Islam, anche ai non mussulmani è vietato mangiare, bere e fumare dall’alba al tramonto.
Anche il clima estremo durante l’estate può risultare una sfida, ma il fascino futuristico della città è irresistibile. Dubai è perfetta per chi cerca libertà fiscale, sicurezza assoluta e un nuovo inizio lontano dall’Italia.
E se fosse Milano a diventare un paradiso?
E se invece di scappare, ci chiedessimo “cosa servirebbe per trasformare Milano in un paradiso” Se Lugano ha l’ordine, Montecarlo il lusso e Dubai la fiscalità vantaggiosa, Milano, che parte da un enorme fascino culturale di base, ha la possibilità concreta, ispirandosi a questi modelli, di diventare una città-paradiso di prima categoria. Ecco 5 direttive su cui sviluppare una Milano che possa fare concorrenza a MonteCarlo, Lugano e Dubai.
#1 Milano Città-Stato
Non è “solo” il nome di questa testata, ma una possibilità concreta: basterebbe copiare Montecarlo e Dubai, che hanno uno status del tutto speciale rispetto alle altre città dei loro paesi, o la Svizzera, dove ogni città (e non solo Lugano) ha un ampio margine di autonomia in materia fiscale e legislativa.
#2 Tassazione agevolata per investitori e professionisti stranieri
Credits: Pixabay – Dmitriy
A prescindere dallo status amministrativo, Milano dovrebbe iniziare a pensare ai “milanesi potenziali”. Esattamente come qualcuno sceglie di abbandonare Milano per un’altra città, qualcun altro sarà disposto ad abbandonare la propria città per Milano.
Un tassazione fissa equivalente alla metà esatta di quella ordinaria per chi si trasferisce in città, attrarrebbe frotte di nuovi cittadini, imprese e start-up.
#3 Digitalizzazione totale
Credits: Pixabay – Peggy e Marco Lachmann
Milano deve eliminare completamente la burocrazia cartacea, digitalizzare ogni servizio pubblico e velocizzare ogni pratica. Un cittadino che è costretto a fare code per qualsiasi cosa è un cittadino che coglierà la prima opportunità che gli capita per andarsene.
#4 Legalizzazione del lusso
Credits: Instagram – @galleriavikmilano
Anche Milano, forse per l’influenza negativa del resto d’Italia, spesso il lusso è considerato un crimine. Anche qui è fondamentale seguire il modello di Montecarlo e Dubai, con quartieri interamente dedicati al business e al turismo di alta gamma (e, no, i grattacieli-uffici non sono sufficienti).
A costo di essere considerati dal una “città classista” dal resto di Italia è fondamentale che Milano inizi a pensare servizi, strutture e, perché no, anche vizzi per super-ricchi. Un casinò cittadino potrebbe essere un buon inizio.
#5 Un porto a Milano?
No, non è una battuta: a Milano serve qualcosa di impensabile. Il mondo ha visto una marea di idee “assurde” diventare realtà, l’ultima delle quali, probabilmente, è il Dubay Mall, il molo interamente artificiale che ha stravolto la geografia cittadina.
Come una volta, quasi dal nulla, sono stati costruiti i Navigli, così ora la città ha bisogno di qualcosa di rivoluzionario: potrebbe essere un porto, con la conseguente navigabilità totale dei navigli, potrebbe essere la prima rete di tunnel stradali sotterraneial mondo o potrebbe anche essere il “mare urbano“. Serve un’opera colossale, anche a lungo termine, per attirare ancora una volta l’attenzione del mondo sulla città della Madonnina.
Serve visione, coraggio e, soprattutto, volontà politica. Perché accontentarci che altre città offrano quello che potremmo creare qui?
Una delle grandi passioni dei milanesi. La Centrale. Perché è il luogo dove si arriva o perché è quello da dove si parte. Piace a tutti. Ma quali sono le cose della stazione che piacciono di più ai milanesi? Glielo abbiamo chiesto in un sondaggio. Queste le 7 risposte più frequenti. Foto cover: @alessandro85f IG
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Stazione Centrale: le 7+1 cose che i milanesi amano di più
Nell’attesa di capire quale potrebbe essere il tracciato della nuova linea M6, che probabilmente sarà forse la più costosa tra tutte quelle realizzate, perchè non valutare un’ipotesi meno impattante? Vediamo la soluzione proposta da Achille Marra integrata da alcune varianti.
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La futura M6: e se si chiudesse la circle line con la ferrovia? Il tracciato: dalle 5 vie a Ponte Lambro
# Chiudere la circle line realizzando l’anello ferroviario in superficie
Circle Linea chiusa
Per prima cosa si dovrebbe realizzare per davvero al Circle Line, chiudendo l’anello ferroviario ad ovest, senza che questo compito venga svolto dalla futura M6. Si tratterebbe di realizzare un percorso in superficie, trincea o viadotto, da San Cristoforo FS, attuale capolinea di M4, a MIND Merlata. Tra gli altri interscambi con la metro potrebbe esserci Inganni e Bonola sulla M1 e San Siro Stadio sulla M5. In questo modo si avrebbe un servizio circolare svolto da unico sistema, e non dovendo passare dalla metropolitana alla ferrovia o viceversa, con treni frequenti grazie alla somma del servizio dato dalle linee S9, Milano-Mortara e in futuro S16 da Rho ad Abbiategrasso. Si ridurrebbero così anche i costi necessari per realizzare questa tratta come ferrovia, rispetto a quelli previsti scavando delle gallerie.
# La M6 potrebbe andare dal centro città a Ponte Lambro
Linea rosa solo dal centro
Così facendo la linea M6 potrebbe andare dal centro città, servendo quartieri scoperti come le Cinque Vie e magari connettendosi a Cadorna con le linee M1 e M2, a Missori con la M3 a Missori, a Santa Sofia con la M4 e a Tibaldi con la Circle Line.
In alternativa, da Cadorna potrebbe saltare l’intersezione a Missori e scambiando con una diversa stazione della M4, Vetra e De Amicis, per poi farlo con la M3/Circle a Lodi T.I.B.B./Porta Romana Fs.
Credits metromilano – Nuova M6
Infine potrebbe proseguire verso Ponte Lambro con alcune delle fermate ipotizzate dal Comune di Milano, tra cui PalaItalia a Santa Giulia.
Una soluzione di questo tipo, chiusura anello ferroviario e M6 con tracciato ridotto, potrebbe essere più economica e fattibile in tempi brevi.
# Per collegare Opera basterebbe allungare il tram 24, nello scenario di piano del PUMS era già previsto fino a Noverasco
Scenario PUMS Milano
Per servire l’asse del Ripamonti basterebbe dare compimento all’ipotesi prevista nello scenario di piano del PUMS: allungare il tram 24 almeno fino a Noverasco e in futuro ipotizzare un’ulteriore estensione Opera, esaudendo le richieste dei suoi residentiche si sono risentiti del ridotto prolungamento fino allo IEO, con cantieri in procinto di partire. In alternativa si potrebbe ragionare sull’estensione della M2 da Abbiategrasso passando per Rozzano e terminando a Opera.
Ogni quartiere di Milano ha una propria identità, così come chi ci vive. Scopriamone insieme alcuni.
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Dimmi che quartiere frequenti e ti dirò chi sei
#1 Brera: hai uno spirito d’artista
Credits Andrea Cherchi – Brera
È il quartiere artistico per eccellenza, frequentato a tutte le ore, soprattutto dagli amanti della movida notturna. Bar storici, locali, botteghe artistiche, se ami bazzicare qui sei un po’ artista, un tipo originale che non ama le cose commerciali, scontate ma oggetti strani, pezzi unici e persone altrettanto originali, un po’ border line. Proprio qui, trovi sempre ciò che cerchi anche in mezzo alla confusione.
#2 Quadrilatero della moda: ti senti glamour
Credits Andrea Cherchi – Vista di via Montenapoleone
Il tempio della moda, dello stile glamour, questo è un quartiere conosciuto in tutto il mondo se non altro perché via Montenapoleone è la strada più costosa al mondo. Chi vive o viene qui, ama la perfezione, il ben vestire come forma mentis, l’apparire come sostanza, ha un senso estetico spiccato e ama il bello in tutte le sue forme. Per non passare mai inosservato e poi, il bello educa.
#3 Duomo: esserci a tutti i costi
Credits: @Semplicemente Milano di Andrea Cherchi Guglie Duomo
Il regno della confusione e dello shopping commerciale, qui di rado si vedono milanesi, specialmente nel weekend. Se vieni qui non temi la ressa, la confusione e anzi, forse ti piace mischiarti e amalgamarti a questo fiume informe di gente. Forse serve a perdere la propria identità anche se solo per poche ore.
#4 City Life: lusso e ricchezza come obiettivo di vita
Credits Andrea Cherchi Citylfe dalla fontana delle quattro stagioni
Eletto a quartiere prediletto da vip, calciatori e influencer, chi vive qui ama la vita agiata e zero sbatti. Silenzioso, tranquillo con tanto verde. Nel weekend probabilmente emigri altrove perché l’effetto “Duomo il sabato” è un rischio che non puoi correre: ma chi se ne frega tanto puoi permetterti di andare a Courma e tanti saluti. Vita agiata, tranquilla e zero pensieri.
#5 Isola: ti senti cool senza volerlo dimostrare agli altri
Credits ge_galdo IG – Isola
Chi vive o frequenta queste zone é un tipo eclettico, adattabile ai cambiamenti e camaleontico, proprio come questi luoghi, trasformatisi in breve tempo in un quartiere assai attrattivo e in forte crescita. Un’isola felice, un paese dentro la città, un posto dove c’è tutto e il suo contrario dove si può essere se stessi, mille sfumature comprese.
#6 Porta Venezia: vivi e lascia vivere è la tua regola di vita
Credits Andrea Cherchi – Palazzo Galimberti Porta Venezia
Il quartiere trendy, inclusivo che abbraccia tutti, dalla sciura milanese che ci vive da sempre, alle comunità etniche perfettamente integrate, dal pensionato ai giovani in cerca di futuro. Vita notturna in fermento, locali per tutti e per tutte le tasche, se ti piace venire qui hai un senso di libertà spiccato, odi i luoghi comuni, i limiti e le riserve mentali. Vivi e lascia vivere.
#7 Nolo: ami il rischio e le novità
Credits duende_san IG – Nolo
Nolo è una sorta di mondo a sé, un quartiere fortemente identitario e quasi autonomo, con proprie botteghe, la radio locale e tantissimi locali e ristoranti che in breve tempo hanno attirato frotte di gente giustamente incuriosita dalle novità. Chi vive qui ama proprio il rischio, il buttarsi a capofitto nelle novità senza preoccuparsi delle conseguenze. È adatto a chi ama le commistioni, l’eterogeneità, le iniziative sociali. Per non sentirsi mai soli.
Scendiamo a Sondrio, a Domodossola o a Bisceglie? Ci sono stazioni della metropolitana che sono identificate con nomi di città. Questo può produrre un problema inaspettato.
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Le città nella metro di Milano: quali sono e il problema inaspettato che possono provocare
# Cosa succede se si chiede al navigatore di andare a Domodossola, anche se si è a Milano
Maps – Ricerca Domodossola
La metropolitana è talmente entrata nella consuetudine dei milanesi che si è soliti scegliere il nome delle stazioni per indicare il luogo di un appuntamento invece che l’indirizzo vero e proprio. «Vediamoci a Domodossola». Presa la decisione su dove incontrarsi, anche per chi non è Milano dovrebbe bastare digitare il nome sul motore di ricerca del navigatore e far partire il calcolo del percorso da effettuare per raggiungerlo, a prescindere poi che si decida di arrivarci con il trasporto pubblico o con il mezzo privato. Ma è qui che sorge il problema.
Maps – Risultato ricerca Domodossola
Dando l’avvio alla navigazione, sia che si utilizzino i comandi vocali che la tastiera del computer o dello smartphone, si verrà indirizzati nella località o nella città che porta quel nome e non alla fermata. Certo, tra le opzioni del menu a tendina risulta anche l’omonima stazione della metropolitana, ma il software non la prevede di default e, in ogni caso, come prima scelta e ci spedisce da tutt’altra parte. MA quali sono i nomi di città della metro di Milano, dove bisogna precisare a Siri che si tratta di stazione e non della località?
Da Corso Sempione al cuore della val d’Ossola è quindi un attimo. Domodossola non è però l’unica stazione a creare confusione, sono diverse le fermate della metropolitana con nomi di città a Milano.
Maps - Bisceglie, Udine e Sondrio a Milano
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Maps - Bisceglie M1
Maps - Udine M2
Maps - Sondrio M3
Tra queste troviamo Biscegliesulla M1, Udine sulla M2, Sondrio sulla linea M3: il navigatore ci condurrebbe al centro della Valtellina.
Maps – Metro con nomi di città e comuni
Sempre sulla linea M1 abbiamo Lima e Rovereto, Loreto sulla M1-M2, che richiama la cittadina marchigiana, Caiazzo sulla M2 e perfino Gerusalemme sulla M5. Qui sbagliare strada sarebbe davvero un casino.
# La fermata che è stata “sistemata”: piazza Abbiategrasso sulla M2
Maps – Fermata Piazza Abbiategrasso M2
Fino ad alcuni anni fa anche la fermata di piazza Abbiategrasso – Chiesa Rossa sulla linea M2 presentava lo stesso problema. Si chiamava infatti solo Abbiategrasso, il comune famoso per il suo castello visconteo a 25 km dal centro di Milano: non solo il navigatore ci avrebbe portato là, ma molti non milanesi pensavano di trovarci anche la stazione. Magari in futuro ci arriverà davvero una metropolitana, come aveva ipotizzato il Sindaco Sala, e a quel punto per togliere ogni dubbio sarà meglio lasciare solo Chiesa Rossa per definire il capolinea della M2.
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Milano ha una delle reti tranviarie più estese d’Europa. Non solo: il tram è un vero e proprio simbolo della mobilità di Milano. Eppure i suo percorsi non si trovano nelle mappe ufficiali di ATM. A Parigi e Vienna sono indicate, perché non farlo anche a Milano?
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La mappa dei tram di Milano non esiste: e se fosse così?
# Una delle reti più estese d’Europa, ma non è segnata sulle mappe
Atm – Mappa Metro e linee S 2024
La rete tranviaria di Milano è una delle più estese d’Europa, con 17 linee attive e una lunghezza complessiva di circa 180 km. Supera in estensione città come Vienna (172 km, 28 linee) e Budapest (174 km, 36 linee). Rimane dietro solo a Parigi (183,4 km, 14 linee),Berlino (193 km, 22 linee), e San Pietroburgo (231 km, 40 linee).
In realizzazione ci sono la metrotranvia nord, per una lunghezza di 14 km, la conversione in metrotranvie delle linee verso Seregno e Limbiate per altri 26 km complessivi, a cui si aggiunge l’estensione di 1 km del tram 24 e in futuro la metrotranvia Repetti M4-Rogoredo M3 di 4,7 km. In totale sono oltre 40 km i nuovi percorsi attesi.
Mappa Comune di Milano
Il tram è il simbolo della mobilità urbana di Milano, con vetture storiche e moderne che attraversano il centro e i quartieri periferici: ancora prima della metropolitana dato che la rete, seppur ridotta rispetto al passato, è in funzione dalla seconda metà dell’800.Nonostante questo però i tracciati non sono presenti sulla mappa dei trasporti di ATM e non ce n’è nemmeno una cartina dedicata. Le linee dei tram si possono scorgere solamente, anche se a fatica, sulle cartografie appese nelle banchine delle metro o nelle pensiline dei mezzi di superficie.
# Le mappe di Parigi e Vienna hanno tutte linee ben visibili
Mappa Parigi Metro e Tram
A Parigi, che sta estendendo sempre più la sua rete tranviaria negli ultimi anni, mette a disposizione una mappa dove sono indicate in modo chiaro tutte le tipologie di trasporto pubblico, comprese le linee di tram, ognuna con il suo colore. Nella legenda sono segnate con la lettera “T” seguita da un numero.
Mappa trasporti Vienna
Anche nella mappa di Vienna son ben visibili, con percorsi di colore rosso e i bus di colore blu.
# La facciamo anche per Milano?
it.milanmap360.com – Mappa tram Milano
Il sito milanmap360.com ha provato a realizzarne una che mette la rete tranviaria milanese in primo piano, con le linee colorate di rosso, sullo sfondo la rete metropolitana e infine le direttrici ferroviarie. ATM potrebbe prendere spunto da questa e da quelle di Parigi e Vienna per integrare tutte le reti di trasporto, partendo dal centro città, nella sua mappa ufficiale con linee di tram appena meno spesso di quelle delle metropolitana.
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La realizzazione del progetto del Terzo Valico, che include anche le opere nel nodo ferroviario di Genova come lo scalo merci di Campasso, è solo un tassello di una strategia più ampia pensata per rivoluzionare il trasporto merci dalla Liguria all’Europa. Vediamo come e cosa si sta realizzando.
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Tutte le opere del Terzo Valico: una rivoluzione per i trasporti italiani in Europa
# La nuova diga foranea di Genova: per accogliere navi fino a 450 metri di lunghezza
Credits webuildgroup – Diga foranea Genova
Partiamo dal mare. Nel 2023 sono partiti i lavori per costruire la nuova diga foranea di Genova: sarà una delle più profonde del mondo, 450 metri più al largo rispetto a quella attuale e progettata per consentire al Porto di Genova di ospitare e far manovrare senza problemi navi dalle dimensioni più grandi, fino a 450 metri di lunghezza. Il suo sviluppo complessivo sarà di 6,2 km, poggerà su fondali profondi fino a 50 metri con un basamento composto da 7 milioni di tonnellate di materiale roccioso e una struttura composta da 100 cassoni cellulari prefabbricati di cemento armato alti fino a 33 metri, larghi fino a 35 e lunghi fino a 67. La conclusione dei cantieri è programmata per la fine del 2026.
Il porto di Vado Ligure e Savona è considerato un unico sistema portuale, composto da composto da più terminal distinti e due scali distanti tra loro di circa 7 km, integrati sotto la gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. Il primo specializzato nel traffico container e intermodale, il secondo più storico e focalizzato sul trasporto persone, ma gestisce anche merci liquide e solide, come prodotti chimici e rinfuse.
otinord.it – Porto di Vado Ligure
Si tratta di uno snodo secondario rispetto a quello di Genova, ma cruciale, offrendo un’alternativa complementare, soprattutto per gestire picchi di traffico o diversificare le rotte logistiche. Il terminal container di Vado è tecnologicamente il più avanzato in Italia e tra i più competitivi del Mediterraneo: nel 2020 è avvenuta l’apertura commerciale del nuovo Vado Gateway,in grado di operare anche navi portacontainer di ultima generazione. I potenziamenti in corso nell’ultimo biennio e previsti nei prossimi anni, tra cui il potenziamento del terminal e un casello autostradale a Vado, puntano ad offrire un servizio ancora migliore e un supporto maggiore al porto di Genova. Le infrastrutture di Vado sono inoltre progettate per rendere sostenibile il trasporto merci, puntando sul trasferimento dei carichi dai camion alla ferrovia.
# Il Terzo Valico dei Giovi e il Nodo di Genova
Terzo valico
L’obiettivo di questi interventi è consentire di accogliere in Liguria un quantitativo maggiori di merci da trasportare fino al Nord Europa, sfidando la concorrenza degli altri porti del Vecchio Continente come Rotterdam e Amburgo: il primo movimenta da solo lo stesso quantitativo di container di tutti i porti italiani messi insieme. Per trasportare merci in quantità e velocità occorre però un sistema ferroviario adeguato ed è qui che entra in gioco il Terzo Valico. Nel progetto sono previsti questi tre elementi:
la Galleria di Valico, con 27 chilometri diventerà la galleria più lunga d’Italia, che con la Galleria di Serravalle e quella di Pozzolo va realizzare una linea Alta Velocità/Capacità fino a Tortona per poi far proseguire i treni fino al Nord Europa e a est verso Milano;
il miglioramento del Nodo ferroviario di Genova, tra cui un nuovo attraversamento sul torrente Polcevera e la riqualificazione della tratta Campasso- ex bivio S.Limbania;
il potenziamento dello scalo merci di Campasso, con realizzazione di 8 binari con lunghezza 750 m per l’arrivo/partenza dei treni, con funzione di effettivo scalo merci dell’area del porto storico genovese, configurandosi come vero e proprio retroporto.
In totale stiamo parlando di 90,7 km di tunnel, con 53 km che collegano Genova a Tortona, di cui 37 km saranno sotterranei. Il primo viaggio su canna singola non prima del 2027.
# Il retroporto di Alessandra
Terzo valico
Arriviamo quindi all’ultima infrastruttura necessaria per il compito di scambio ferro-ferro, vale a dire la composizione di treni merci con origine/destinazione i porti di Genova da rilanciare verso le varie destinazioni europee. Al Bivio di Novi Ligure il Terzo Valico punta anche ad ovest sulla linea per Alessandria, dove c’è uno dei più grandi e movimentati smistamenti del passato in Italia: Alessandria-Smistamento.
genova24.it – Retroporto Alessandria
Nel progetto sviluppato da Rfi è prevista la sua rifunzionalizzazione in un retroporto aggiuntivo e sensibilmente più grande rispetto a quello di Campasso, in fase di potenziamento, per farlo diventare il cuore logistico per le merci in arrivo o in transito dal porto di Genova. L’obiettivo è infatti di realizzare un vero hub intermodale e retroportuale lungo l’asse del corridoio merci Reno-Alpi, per accogliere i treni merci provenienti dalla Liguria smistando container e carichi verso il resto del Paese e l’Europa, dotato di quattro binari da 750 metri serviti da tre gru a portale da 40 tonnellate. Nel corso del 2025 si dovrebbe entrare nella fase operativa. A questo hub questo si aggiungono poi l’interporto di Rivalta Scrivia e il centro interportuale di Mortara.
La rivoluzione europea del trasporto merci viene quindi resa possibile grazie al potenziamento del sistema portuale, di Genova con la nuova diga foranea e di Savona, di quello ferroviario, con il Terzo Valico, e dei poli intermodali con l’aggiunta di quello nuovo di Alessandria.
# Il tassello mancante: il completamento dell’Alp Transit a sud
Credits alptransit.ch – AlpTransit
Manca però un tassello per rendere il trasferimento delle merci dalla Liguria a Rotterdam, ma anche solo dalla Lombardia alla Svizzera: il completamento dell’Alp Transit, anch’esso parte del corridoio ferroviario Reno-Alpi. Sono state costruite ad oggi tre gallerie: la galleria del Lötschberg, quella del San Gottardo, che con i suoi 57 chilometri è il tunnel ferroviario più lungo del mondo, e la galleria di base del Ceneri. Il progetto è attualmente in stallosia dalla parte svizzera che italiana, il Canton Ticino non ha definito il prolungamento dell’Alp Transit a sud di Lugano come una priorità. Un lettera d’intenti stabilisce comunque a livello bilaterale, nell’ottica del potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria transfrontaliera, che tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2035 sugli assi che uniscono i due Paesi ci sono anche quelli approvati dal Parlamento elvetico, come l’ampliamento delle gallerie di base del Lötschberg e dello Zimmerberg.
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Lo sappiamo, tra i milanesi l’Italia evoca emozioni forti e contrastanti: spesso guardiamo alla nazione con un misto di amore, critica e orgoglio. Abbiamo chiesto ai milanesi “Se ti dico Italia, cosa mi dici?”, ecco le 5+1 che contengono le risposte più frequenti e più votate.
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Se ti dico Italia, tu cosa mi dici? Le 5+1 risposte dei milanesi. C’è anche Giorgia…
#1 La Pizza: il simbolo gastronomico per eccellenza
Credits: Pixabay – PublicDomainImages
Se c’è una cosa che mette tutti d’accordo, è la pizza. Per molti (è così anche per i milanesi), l’Italia è sinonimo di questo piatto iconico, amato in tutto il mondo. I milanesi condividono le stereotipo internazionale che vede l’Italia il paese della pizza.
Cosa vuol dire tutto ciò? Forse si tratta del classico sarcasmo meneghino che intende denunciare la provincialità del nostro Paese.
Resta il fatto che la pizza è un patrimonio culturale italiano, un’occasione di condivisione e Ogni città ha le sue varianti, dalla napoletana con il cornicione alto, alla romana più croccante, alla milanese spesso più leggera.
#2 Arte, storia e cultura senza pari
Credits: parcocolosseo.it Colosseo
Altro tema ricorrente tra le risposte dei milanesi è il patrimonio artistico e storico dell’Italia. Da Firenze a Roma, da Venezia a Napoli, il Paese è un museo a cielo aperto. Milano stessa, con il suo Duomo, l’Ultima Cena di Leonardo (recentemente passata “sotto il controllo” della Grande Brera) e il Castello Sforzesco (forse ancora troppo sconosciuto anche ai milanesi stessi), è un esempio della ricchezza culturale di cui gli italiani possono vantarsi.
Le testimonianze del grande passato ei popoli italiani sono ovunque: piazze, chiese, musei e palazzi storici che raccontano secoli, passati, di grandezza e genialità. L’Italia è la culla del Rinascimento, ha dato i natali a Dante, Michelangelo, Raffaello e Leonardo. I turisti di tutto il mondo accorrono per ammirare la Cappella Sistina, il Colosseo, i canali veneziani e gli innumerevoli borghi disseminati lungo la penisola.
Molti milanesi riconoscono che, nonostante i disastri climatici che negli ultimi anni sembrano colpire il mondo, l’Italia gode ancora di un clima invidiabile. L’alternanza delle stagioni, la presenza del mare e delle montagne e le temperature generalmente miti rendono il Paese una destinazione ambita da turisti e residenti.
Le estati calde, ma mai come quelle diDubai, gli inverni mai eccessivamente rigidi e le primavere in fiore fanno dell’Italia un luogo ideale in cui vivere o da visitare tutto l’anno. Dall’affollata costa ligure alle spiagge della Sicilia, dalle montagne del Trentino alle colline umbre, ogni angolo del Paese offre condizioni climatiche favorevoli a chi cerca sole, neve o fresche brezze estive.
Non manca però un certo realismo nelle risposte, d’altronde abbiamo chiesto ai Milanesi. In molti vedono l’Italia come un luogo meraviglioso, ma afflitto da problemi cronici.
L’instabilità politica cronica, la burocrazia soffocante e la difficoltà nel trovare opportunità lavorative sono alcuni dei motivi per cui alcuni intervistati hanno, addirittura, espresso il desiderio di emigrare. «Vorrei scappare e non tornare più», ha scritto qualcuno, evidenziando un senso di frustrazione che convive con l’amore per la propria terra.
Nonostante il suo enorme potenziale, l’Italia fatica a offrire ai giovani prospettive di crescita, e molti (tra il 2011 al 2023, sono 550 mila i giovani italiani tra i 18 34 anni emigrati all’estero) decidono di trasferirsi all’estero in cerca di un futuro più sicuro.
#5 Un Paese che divide: tra sogno e disillusione
Hieronymus Bosch, Il giardino delle delizie, dettaglio
Ma non c’è solo chi sogna di scappare, qualche milanese, e non sono pochi, muove critiche dirette letterarie al bel Paese.
Tra le risposte più frequenti, alcune hanno un filo rosso che le lega: c’è chi scomoda, forse a ragione, il sommo Dante con i suoi versi, «Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma di …!». Chi, con un paragone poetico originale, descrive l’Italia come «una florida rovina» e chi cita Collodi definendola «la terra dei balocchi» e sottintende che il conto non sia ancora arrivato.
# 5+1 Giorgia Meloni: un simbolo politico del nostro tempo
Molte risposte indicano come elemento distintivo proprio lei. «Giorgia, Giorgia, Giorgia». È bastato un nome, ripetuto più di una volta certo, ma pur sempre un semplice nome. Ed è così almeno dalle scorse elezioni europee, quando il Presidente del Consiglio dei Ministri, e leader di Fratelli d’Italia, ha scelto di candidarsi in prima persona con la dicitura «Giorgia», senza nemmeno la necessità del cognome.
Comunque la si pensi, lo riconoscono anche i milanesi (che a livello comunale da tempo sostengono il centro-sinistra), questo è un chiaro segno di popolarità e rappresentatività del Paese. Nominata spessissimo sulle prime pagine dei quotidiani stranieri, sempre presente nei feed di tutti i social del Paese, Giorgia è un simbolo dell’Italia. Per ora.
6 febbraio 2025: inaugurano a San Siro i giochi olimpici invernali. Manca appena un anno. Di solito, prima delle olimpiadi, le città che le ospitano vengono trasformate in modo radicale per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Parigi ha costruito grandi infrastrutture di movimento, Londra è diventata ancora più bella, perfino Torino è rinata grazie alle olimpiadi del 2006. E Milano? Non si sta forse concentrando troppo, e forse solo, sulle opere strettamente connesse con i giochi olimpici? Siamo entrati nell’ultimo anno: queste sono le cose su cui intervenire perché i giochi olimpici non si limitino alle piste da sci o agli impianti dei pattinaggio. In collaborazione con Manuele Mariani.
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Le 7 cose da fare con urgenza a Milano per non fare brutta figura con le Olimpiadi (manca solo un anno)
#1 Semafori più moderni
Hong Kong – ph. @chua.gareth_tfc99 IG
La città del primo semaforo d’Italia è rimasta ancora a quell’epoca. Almeno per i semafori. Basta andare a nord delle Alpi per trovare semafori che rendono più veloce il traffico e l’attesa meno ansiogena. Come succede nei paesi più avanzati, anche a Milano l’arancione si dovrebbe accendere prima del verde, anticipando il via libera. E ci dovrebbe essere un timer con il conto alla rovescia dei secondi, come accade solo per il pedonale a Cairoli, anche per gli automobilisti e in altri snodi fondamentali, tipo in Sempione, Buenos Aires, Porta Romana…
#2 Ripulire i muri da graffiti e imbrattamenti
Una battaglia che Milano sembra aver perduto. Fa enorme tristezza immaginare che per i Giochi Olimpici Milano si presenti al mondo con i palazzi così insudiciati da scritte e Tag. Serve una mobilitazione popolare, sul tipo di quella messa in atto spontaneamente dai cittadini dopo i disordini prima di Expo.
Credits Urbanfile – Panettoni e archetti via Solferino
Tra l’altro sono vietati dal codice della strada: invece di accanirsi contro i monopattini, non è meglio che le forze dell’ordine intervengano su questo aspetto?
#4 Riportare Malpensa ai fasti di Expo
Manuele Mariani – Galleria Malpensa come era un tempo
Chi frequenta Malpensa si rende conto di quanto il principale scalo milanese stia avanzando come un gambero. All’indietro. E pensare che ai tempi di Expo era diventato una meraviglia in grado di incantare il mondo. Questi alcuni degli interventi più urgenti da fare a quella che sarà la porta principale per chi arriva per olimpiadi:
Rimettere le panchine negli spazi esterni e i divanetti negli spazi interni (con le prese di ricarica nella “piazza del lusso”
Ricreare la food court fatta per Expo2015
Introdurre un’area giochi
Riparare i numerosi monitor che non funzionano e smantellare quelle orribili pareti che ostruiscono la vista degli schermi
Affiggere l’insegna “Malpensa” al Terminal 1
Ricreare la splendida Galleria di Vetro (ora trasformata in bunker spettrale)
#5 Rendere il Terminal Bus di Lampugnano un luogo da paese civile
Lampugnano
Si può ospitare i giochi olimpici accogliendo i visitatori in arrivo sui bus con il terminal più osceno d’Europa? Questi gli interventi più urgenti da apportare SUBITO:
Una sala d’attesa nuova e più capiente. Con più sportelli per la biglietteria, da realizzare ad esempio negli spazi inutilizzati di proprietà di ATM. Non solo: servono anche punti per ricarica di cellulari.
Allestire un deposito bagagli. Non sono sufficienti gli armadietti locker, per il ritiro e la giacenza di pacchi.
Negozi: almeno parafarmacia e minimarket. Un terminal internazionale deve avere anche dei negozi.
Pulizia e sicurezza. Il Terminal è in condizioni sciagurate. Porte rotte, adesivi, sporcizia e degrado ovunque. Ed è frequentato da numerosi malviventi, come riportato da cronache recenti.
Manuele Mariani – Stazione Cadorna ingresso lato Cenacolo Vinciano dettaglio
Altro luogo di accesso per chi arriverà a Milano per i giochi olimpici. E altro luogo non è all’altezza di una città olimpica. E pensare che basterebbe poco. Tipo fare queste 5 cose:
Va ripristinato il deposito bagagli
Introdurre il check in dei bagagli, previsto negli anni ’90 ma mai implementato
Riaprire la sala d’attesa
Indicare il Cenacolo
Pulizia delle colonne dalle affissioni e dei muri dai graffiti
#7 La segnalatica: risolvere finalmente la carenza cronica di comunicazione in città
Maps – Tratto Urbano A7 cartello Famagosta
Altro tasto dolente. I cartelli e i pannelli di segnalazione. A Milano sono un disastro. Non solo si vedono stratificazioni di cartelli realizzati fin da tempi antichi, ma anche mancano informazioni elementari. Ad esempio, perché non avere pannelli o cartelli che alle fermate dei bus e dei tram segnalino in tempo reale le metro che fermano nelle vicinanze? E nelle fermate di interscambio della metro, perché non segnalare nei pannelli luminosi ai binari anche l’arrivo delle linee con cui ci si interscambia? E i cartelli stradali: perché non informare alle uscite delle tangenziali anche metropolitane e parcheggi, anche aggiornando i pochi messaggi presenti (ad es. all’uscita di Assago è indicata ancora il vecchio capolinea Famagosta invece di Assago, più vicino e con parcheggio molto più spazioso)? E, infine, perché non usare la metropolitana e le stazioni come vetrina di informazioni per le attrazioni del territorio? Ad esempio, come scritto sopra a Cadorna mancano indicazioni sul vicino Cenacolo, più fermate potrebbero avere come doppio nome luoghi da visitare, la Centrale, o la piazza antistante, potrebbe ospitare un tour guidato con affissioni e installazioni che riproducano le bellezze del territorio.
Inter e Milan si dividono i fasti del calcio meneghino e grazie a loro e alla generosità di alcuni loro presidenti abbiamo potuto ammirare grandi stelle del football mondiale. All’ombra della Madunina hanno calciato, segnato e dribblato numerosi campioni che contestualizzati al periodo in cui hanno giocato hanno ben poca da invidiare alle superstar dei nostri giorni.
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Milan e Inter: i 7 campioni internazionali più grandi che hanno giocato a Milano
#1 Ronaldo, il Fenomeno
Credits: gazzetta.it – Ronaldo
Ronaldo Luís Nazário de Lima, per tutti Ronaldo. Arriva all’Inter nell’estate del 1997 con un esborso che rimase per anni come il più esoso della storia del calcio. A Milano vince pochissimo per una serie di infortuni che lo terranno lontano dai campi di gioco per molto tempo.
Dotato di tecnica e velocità fuori dal comune fa subito innamorare i tifosi nerazzurri e non solo. Inarrestabile e incubo delle difese di tutto il globo impressiona per i suoi cambi di velocità e direzione che lo rendono immarcabile. Il 14 febbraio 2011 quando è in forza al Corinthians comunica il suo ritiro dall’attività agonistica. Con un passato prestigioso e anni altalenanti, spesso anonimi, gioca anche nelle file del Milan e altre squadre che lo vedranno in una parabola discendente, ben lontana dai fasti toccati l’apice della carriera. Per tutti è lui il Fenomeno. Ha vinto due palloni d’oro.
#2 Ruud Gullit, il tulipano nero
Credits: pinterest – Ruud Gullit
Ruud Gullit, giocatore olandese di origini del Suriname, arriva alla corte del Milan di Berlusconi nel 1987 insieme ad un altro campione del quale parleremo più avanti. Si impone subito per ritmo e classe, consente al Milan di inanellare una serie di successi che la proiettano tre le squadre che hanno vinto di più in ambito internazionale.
Amato per il suo carattere guascone e grande tombeur de femmes continua a far parlare di sé anche fuori dal campo. Ad oggi rimane uno dei centrocampisti offensivi più forti di sempre. Un Pallone d’oro
#3 Marco Van Basten, il cigno di Utrecht
Credits Delmati/LaPresse – Marco Van Basten
Marcel (Marco) Van Basten, arriva al Milan con Gullit e Rijkaard, e nonostante gli infortuni che spesso lo costringono in tribuna riesce, grazie a tecnica sopraffine ed eleganza unica, ad imporsi come uno degli attaccanti più forti di sempre.
Segna goal da cineteca e con lui il Milan di Sacchi e Capello vincono praticamente tutto. Nell’estate del 1995 annuncia prematuramente il suo ritiro dovuto soprattutto a una caviglia che lo tormenta da anni. 3 Palloni d’oro.
#4 Zlatan Ibrahimovic, “Ibracadabra”
Credits: sportmediaset.it- Zlatan Ibrahimovic
Zlatan Ibrahimovic, svedese di origini bosniache, dal 2006 al 2009 all’Inter e dal 2010 al 2012 al Milan, società alla quale è ritornato nel 2020 dove ha chiuso la sua attività. Ibra resta un giocatore tra i più forti di sempre ma perseguitato dalla maledizione della Champions che ha inseguito per anni senza mai agguantarla.
#5 Luis Suárez, l’ “Architetto”
Credits: wikipedia.org – Luis Suàrez
Luis Suárez Miramontes, detto Luisito da non confondersi con l’omonimo giocatore uruguaiano attualmente in attività è invece di nazionalità spagnola. Arrivato nel 1961 a Milano esaudendo un sogno del Mago Herrera, l’allora allenatore dell’Inter di Angelo Moratti, coronerà il sogno del suo patron portando grazie alla sponda nerazzurra, numerosi trofei comprese due Coppe dei Campioni consecutive.
Regista strepitoso ha regalato assist a punte leggendarie diventando punto di riferimento per le generazioni di player a seguire. Un pallone d’oro.
#6 Ricardo Kakà, il bambino d’oro
Credits: goal.com – Ricardo Kakà
Ricardo Izecson dos Santos Leite ma per tutti Kakà, straordinario talento, ha vinto tutto, dai campionati nazionali alla Coppa del Mondo col Brasile. Centrocampista con doti eccellenti di incursore e contropiedista, ha sempre dimostrato grande talento anche fuori dal campo di gioco.
Parla correntemente 5 lingue e da anni si impegna in programmi umanitari. Un esempio per tutti. Un Pallone d’oro
#7 Lothar Matthäus, il Panzer
Credits: campionicalcio.com- Lothar Matthäus
Lothar Matthäus arriva per la stagione 1988-89 per portare l’Inter a vincere lo scudetto dei record. Sarà il primo giocatore nerazzurro a vincere il Pallone d’Oro e solo un brutto infortunio mette fine alla sua parentesi nerazzurra.
Dotato di potenza devastante ha spinto numerosi portieri che avrebbero dovuto parare un suo rigore a sperare di buttarsi dalla parte opposta del suo tiro per non essere colpiti. 1 Pallone d’oro
# I 4 Grandi Campioni italiani che hanno indossato entrambe le maglie di Milano
Da ricordare anche i grandi campioni italiani che hanno indossato entrambe le maglie meneghine. Parliamo di Roberto Baggio, Andrea Pirlo, Bobo Vieri e Peppino Meazza, tutti straordinari talenti che hanno reso grande la Milano calcistica.
E’ il quartiere più antico della città: esiste sin dall’epoca dell’Impero Romano e rimane un’area ricca di monumenti, fra resti imperiali, palazzi, musei e chiese, anche se molte tracce sono perdute. Scopriamo la sua storia affascinante.
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Le «5 vie», il quartiere a forma di stella: il più antico di Milano
# Il quartiere più antico della città
Foto dell’epoca Cinque Vie
Le Cinque Vie, il quartiere più antico di Milano, esiste sin dall’epoca dell’Impero Romano, è formato da stradine che si incrociano come una stella in un’area ricca di monumenti, fra resti imperiali, palazzi, musei e chiese. Qui infatti fu costruito il foro romano, poco più a sud del preesistente villaggio celtico, Medhelan.
Credits: lasorgente.net – Milano Celtica
# Le 5 vie della stella
A pochi passi dalla Basilica di Sant’Ambrogio, dal Duomo, dal Cordusio e dal Castello Sofrzesco, le Cinque Vie di Milano sono queste: Via del Bollo, Via Santa Marta, Via Santa Maria Podone, Via Santa Maria Fulcorina e Via Bocchetto.
Via Santa Maria Podone è la strada che ospita e dà il nome a una fra le chiese più antiche di Milano, risalente al nono secolo e fondata su un terreno donato dallo stesso Vuerolfo Podone o “Pedone”, così si dice per le dimensioni dei piedi.
Chiesa di Santa Maria Podone
# Il confine erano le proprietà della famiglia Borromeo
Palazzo Borromeo
L’incrocio delle “Cinque Vie”, una volta era circondato da abbondanti e colorate boutiqueoltre che dagli egregi palazziappartenuti originariamente alla famiglia Borromeo, come quelli di Carlo e di Federico. Il primo era patrono della città, e una sua statua in rame di Bussola è oggi posizionata su una colonna degli inizi del diciassettesimo secolo. Le loro proprietà sono andate prevalentemente danneggiate durante la Seconda guerra mondiale, come quella di Palazzo Borromeo di cui è sopravvissuta solo una piccola parte grazie all’intervento nell’immediato dopoguerra di Ferdinando Reggiori.
# Il centro della “Milano nera”
Ph. @milanoeprovincia IG
Lo scorcio che si apre al centro delle cinque vie non sembra regalare alcunché di significativo, ma ci si sono alcuni elementi caratteristici e a tratti inquietanti. Come il brandello di quello che pare essere un abito o, almeno, essere stato un abito. Da oltre 70 anni lo si può vedere sventolare attraverso un’apertura dell’edificio abbandonato e disastrato dai bombardamenti delle seconda guerra mondiale, in Via del Bollo.
In questa via anticamente sorgevano gli uffici postali, non a caso a pochi passi sbuca il Palazzo della Posta Centrale, negli anni Trenta il Banco di Roma preferì la zona per aprire una filiale, e oggi nei dintorni troviamo la Borsa di Piazza Affari. Segnale dell’importanza storica del quartiere dal punto di vista commerciale e economico.
La forma a stella ha sempre evocato un significato esoterico che si è trasmesso nei secoli. Questo quartiere infatti veniva in passato considerato il centro della “Milano nera”, il luogo dell’occulto e dello spiritismo della città.
Nella provincia di Verbania-Cusio-Ossola c’è una località che per 3 mesi l’anno è senza sole. Come vivere a nord del circolo polare artico. Il 2 febbraio accade un momento storico: il sole torna a farsi vedere. Ma in realtà hanno trovato uno stratagemma per portare la luce anche nei momenti più bui.
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2 febbraio: torna la luce nel «paese più buio d’Italia» (a due ore da Milano)
# Viganella la “Siberia italiana”, nella Valle Antrona, per 3 mesi all’anno è senza il sole
Credits: Silvia Camporesi – Viganella
Viganella è una località situata nella Valle Antrona, una delle più strette della Val d’Ossola, che insieme a Seppiana forma il Comune di Borgomezzavalle in provincia di Verbanio-Cusio-Ossola. Soprannominata anche la “Siberia Italiana” non tanto per il freddo, quanto per un fatto particolare: per 83 giorni all’anno dall’11 novembre al 2 febbraio si trova a vivere in uno stato di perenne penombra. Il sole è infatti confinato alle spalle della montagna di 2.000 metri che gli sta davanti.
Per molti secoli, fino al 2006, gli abitanti si sono rassegnati a non vedere mai la luce durante il periodo invernale, poi un’idea geniale ha trovato una soluzione a questo annoso problema.
# Il 17 dicembre 2006 uno specchio di 40 mq è stato posto sopra la montagna per riflettere la luce del sole
Credits: Silvia Camporesi
Dopo anni di studi il Sindaco Midali e il suo amico architetto Giacomo Bonzani sono riusciti a trovare la soluzione al problema che affliggeva il paese da secoli: realizzare un enorme specchio che riflettesse la luce del sole tra le case.
Il giorno dell’inaugurazione dello specchio
Il 17 dicembre 2006 un elicottero trasportava lo specchio del peso di undici quintali e lo posizionava a 1.100 metri d’altezza. All’inaugurazione gli abitanti di Viganella si sono seduti ad ammirare lo “spettacolo” della luce del sole che finalmente giungeva nel paese.
# Le caratteristiche dello specchio e il suo funzionamento
Lo specchio di vetro e resina ha una lunghezza di circa 8 metri ed una larghezza di 5 ed è in grado di riflettere la luce solare in direzione della vallata anche nei mesi di buio.
Credits: iltuoweekendinitalia iG
Nello specifico si riflette su alcuni punti principali quali la parte pedonale della piazza principale, la chiesa parrocchiale e i monumenti. Tramite un ulteriore gioco di specchi all’interno della chiesa, il sole arriva direttamente sull’altare dove giace il crocifisso e si posa sul costato insanguinato del Cristo.
Il gigantesco specchio è regolato da un computer durante il giorno e riposizionato durante la notte, così pioggia e vento ne puliscono la superficie, in modo che il giorno seguente riparta per illuminare la valle. La brillante soluzione è stata presa ad esempio anche da una piccola cittadinanorvegese racchiusa tra le montagne, Rjukan, che dal 2013 ha adottato lo stesso sistema per non rimanere più al buio.
Dei passi in avanti sono stati fatti negli anni scorsi, con l’installazione di pensiline interattive, ma si può fare ancora di meglio, anche prendendo ispirazione da soluzioni adottate all’estero. Vediamo come.
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Fermate metro e bus: ci vuole più comunicazione!
# Il primo passo con le nuove pensiline per le linee di superficie
Nuove pensiline ATM
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Nuove pensiline ATM
Utilizzo nuove pensiline ATM
Dettaglio pensilina ATM
Qualche passo in avanti è stato fatto nell’uso della tecnologia. Alcuni esempi sono la linea M4, la prima metropolitana ad avere la copertura 5G in Europa, o la nuova app che consente di avere l‘abbonamento digitale. Nel 2022 sono state installate le prime 20 pensiline smart dotate di maxi-tabletLiveTouchda 43” a disposizione di cittadini e turisti per:
un’informazione in temporeale sul servizio di metro, bus, tram e filobus, con la possibilità di scorrere il canale “X” ufficiale di ATm e consultare la mappa del trasporto pubblico;
usufruire di contenuti speciali creati ad hoc, in italiano e in inglese, grazie ad app dedicate;
ricaricare il telefono alle prese usb.
Un intervento che si è aggiunto alle 120 hi-tech pensiline già presenti a Milano e alle 60 con tetti fotovoltaici per illuminare i display informativi. Però sono ancora necessarie delle soluzioni innovative utili agli utenti. Vediamo alcune.
# Alle fermate di tram e bus: schermo con indicazione esatta della posizione del mezzo, panchine riscaldate, protezione dalle intemperie e wifi gratis (come in Corea del Sud)
Fermate Bus Corea
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fiammettaphotos IG - Pensiline bus
fiammettaphotos IG - Panchine riscaldate
Dalla Corea del Sud si potrebbe prendere spunto per rendere ancora più intelligenti, confortevoli e sicure le pensiline. Gli schermi touch screen potrebbe riportare la posizione esatta del mezzo che si sta attendendo, le panchine potrebbe essere riscaldate d’inverno e perché no, rinfrescate d’estate.
Credits medicalexpress – Pensiline bus Seuol
Alcune fermate di Seul sono state poi progettate per proteggere i passeggeri dalle piogge monsoniche, dal caldo estivo e dal coronavirus con termocamere automatizzate all’esterno che fanno aprire le porte di vetro solo se la temperatura è inferiore ai 37,5 °C, che potrebbe tornare utile anche solo so per le classiche influenze. All’interno un sistema di aria condizionata con lampade ultraviolette capace di uccidere i virus e raffreddare l’aria e un dispenser che fornisce disinfettante per le mani.
Presente inoltre uno schermo che trasmette in streaming il traffico all’esterno e la connessione wifi gratuita.
# La palina per indicare i mezzi serviti dalla fermata: T per tram, B per bus e F per filobus
Credits: milanotoday.it – Montenapoleone M3
Così come le stazioni della metropolitana sono visibili in lontananza grazie alla palina con la lettera bianca “M” su sfondo rosso, anche le fermate dei mezzi di superficie potrebbero averne una dedicata.
londonbusboymaster48 IG – Bus Stop Londra
Ci potrebbe essere la “T” per il tram, la “B” per il bus e la “F” per il filobus, come succede ad esempio a Londra dove troviamo la palina con il solito logo della rete dei trasporti cittadini con la scritta “bus stop”. In questo modo si andrebbe a creare un’identità visiva unica per tutti i trasporti.
# Più comunicazione dei collegamenti tra linee diverse: tempo di attesa delle metro nelle pensiline in superficie, tempi di attesa delle linee di interscambio nei mezzanini e banchine delle metro
maria_._pina IG – Banchina metro Milano
Queste le altre informazioni che potrebbero essere utili sui display informativi:
i tempi di attesa dei treni in arrivo, per tutte le destinazioni disponibili, nelle pensiline dei mezzi di superficie che interscambiano con le fermate della metropolitana, la stessa cosa si dovrebbe fare al mezzanino delle metro e appena varcati i tornelli. Una soluzione adottata ad esempio, oltre i tornelli, nella stazioni di Duomo e Rogoredo M3;
altra informazione utile, nei mezzanini e sulle pareti dove sono presenti le uscite (scale, scale mobili e ascensori), quella dei minuti di attesa di tram, bus e filobus nel caso di fermate di interscambio in superficie;
infine nei display delle banchine delle stazioni, dove si può cambiare con altre linee metropolitane, si può aggiungere l’informazione relativa a quanti minuti mancano all’arrivo dei treni successivinella linea a cui si è diretti e non solo quella da cui si è scesi.