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Si torna a viaggiare in aereo con il BAGAGLIO A MANO

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Credits: idealo.it - Bagaglio a mano in cabina

Pubblichiamo articolo di “Next Quotidiano” – Dal 15 luglio si può portare il bagaglio a mano in cabina sull’aereo

Si torna a viaggiare in aereo con il BAGAGLIO A MANO

# Il divieto imposto il 26 giugno sarà eliminato dal nuovo DPCM

Dal 15 luglio chi viaggia in aereo potrà portare il bagaglio a mano. Il divieto imposto il 26 giugno sarà eliminato dal nuovo DPCM che entra in vigore oggi a mezzanotte e si potrà quindi tornare a imbarcarsi con un trolley da sistemare sulle cappelliere. Spiega oggi il Corriere della Sera:

Era stata l’Enac, il 26 giugno scorso, a comunicare le restrizioni sui voli sollecitate dal ministero della Salute, specificando che «ai passeggeri è consentito portare a bordo solo bagagli di dimensioni tali da essere posizionati sotto il sedile di fronte al posto assegnato perché per ragioni sanitarie non è consentito a nessun titolo l’utilizzo delle cappelliere». Una disposizione che sarà eliminata dal Dpcm, sia pur delegando alle compagnie la possibilità di rimodulare le regole. In particolare potrà essere portato il trolley a bordo, ma in caso di sovraffollamento dell’aereo il gestore potrà stabilire quale tipo di bagaglio dovrà essere imbarcato in stiva. Se ci saranno indumenti che non vengono indossati sarà invece obbligatorio custodirli in buste sterilizzate messe a disposizione dalla compagnia, così come avviene adesso per le borse oppure le scarpe quando si va in palestra o dal parrucchiere.”

# Ci sono modifiche anche alle “regole d’ingaggio” per viaggiare in treno

Per chi viaggia in treno rimane l’obbligo di sedere sulle poltrone alternate, ma se i posti sono in fila verticale si potrà non rispettare la distanza di un metro. L’azienda di gestione dovrà però garantire un sistema di aerazione «rinnovato». Sono stati i tecnici del ministero per i Trasporti guidato da Paola De Micheli a suggerire la modifica e — a meno di un rifiuto da parte del titolare della Salute—la norma sarà inserita nel Dpcm.

Fonte: Nextquotidiano e Corriere della Sera

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7 giorni per una vacanza da sogno a GAVI, tra vigneti e tartufi

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In questi mesi abbiamo vissuto con la paura che, a ridosso dell’estate, chiudessero nuovamente le regioni più colpite dal Covid 19, ovvero quelle del nord Italia. Così, ho pensato a dove sarei fuggita per godermi una settimana di relax fuori dalla mia amata metropoli, Milano. Sembrerà strano ma, a poco più di un’ora di strada dal capoluogo lombardo, esiste un posto in cui ti sembra di essere davvero lontano.
Tra le infinite distese di vigneti che ricordano la Borgogna e le verdi e gialle colline di uliveti e girasoli simil Toscana, quando arrivi a Gavi, piccolo paese con meno di 5.000 abitati, a circa 100 km da Milano, sembra di essere in un altro mondo.

 

7 giorni per una vacanza da sogno a GAVI, tra vigneti e tartufi

#1 Primo giorno: affittare una villetta con piscina immersa nel verde

Il relax comincia da casa. Sui numerosi siti di affitti e B&B sono esplose le richieste sui laghi del nord tanto quanto in queste zone distanti dalla metropoli, ma vicine in termini di tempi di percorrenza, senza dover imbattersi nei tratti autostradali liguri. Ce n’è per tutti i gusti: villette con piscina, camere in dimore storiche, appartamenti in agriturismi con piscina: il fattore comune è il verde, la pace e la tranquillità del luogo.

#2 Secondo giorno: Visitare la cantina di Bruno Broglia con degustazione

Se vai a Gavi, non puoi non andare a vedere l’azienda agricola La Meirana! Si tratta dei vigneti più antichi di Gavi dal 972 d.C.. La Meirana è il nome della tenuta acquistata e condotta dalla famiglia Broglia dal 1972, sessantacinque ettari di vigneti che si ammirano dalla sommità di una collina in cui si trova anche la cantina. Numerosissimi sono i premi a livello internazionale assegnati: da prenotare quindi la visita, oltre che l’imperdibile esperienza della degustazione, all’ombra di un romantico gazebo con vista mozzafiato su una distesa infinita di vigneti. Al termine della visita, il rifornimento di vini per la settimana di vacanza, e non solo, è d’obbligo.

#3 Terzo giorno: Giocare al golf Colline del Gavi

Credits: rivistatastevin.it – Golf Club Colline Gavi

Golfisti o neofiti, il Golf Colline del Gavi o Colf Club del Piemonte è unico nel suo genere. Un’oasi per gli amanti del golf. Campo 18 buche, un campo pratica e un executive 9 buche per chi deve imparare. Il campo immerso nel verde è impegnativo e avvincente con ostacoli d’acqua, bunker in fairway con sponde alte e la natura gioca la sua parte: non è difficile scorgere leprotti e cerbiatti. La Foresteria appena aperta è dotata di camere con tutti i comfort per soggiorno completo nel nome del golf.

#4 Quarto giorno: Pranzare o cenare tra i vigneti

Cosa c’è di più romantico di un pranzo/cena immersi nella natura? Tra Gavi e dintorni non mancano di certo ristoranti, trattorie e bar in cui la cucina tradizionale ne fa da padrona. Sapori tradizionali e genuini, che lasciano un senso di soddisfazione e piacere come solo la cucina italiana sa offrire. Al ristorante Da Marietto si mangia proprio divinamente: dall’insalata russa fatta in casa ai celebri e tradizionali “Ravioli del Marietto”. La fantastica location immersa nei vigneti fa da contorno all’esperienza culinaria da accompagnare con vino Bruno Broglia.

#5 Quinto giorno: Andare a cercare tartufi

Tra le esperienze da non perdere nella zona, c’è quella della ricerca dei tartufi. Si parte dal centro di Gavi a bordo di una Jeep, due tartufai esperti e i loro cani. Se fortunati, dopo una giornata immersi nel verde, si torna a casa con il bottino che si vede ai ristoratori locali, chiudendo con un aperitivo con degustazione vista vigneti. Un’esperienza particolare e unica.

#6 Sesto giorno: Fare shopping a Serravalle

Credits: nuveen.com – Serravalle Outlet

A soli 15 minuti, Serravalle Designer Outlet. Una giornata di shopping possiamo concedercela dopo i nostri 5 giorni nel quel di Gavi. In tempi di Covid, purtroppo o per fortuna, l’outlet è spesso deserto e lo shopping, lontano da resse e code davanti ai negozi tipiche anche del periodo estivo, risulta sicuramente più piacevole anche se pur sempre dotati di mascherine.

#7 Settimo giorno: Visitare Gavi

Credits: museiamo.com – Forte di Gavi

Romantico e suggestivo il paese di Gavi da vedere passeggiando per la città o noleggiando una bicicletta, prima del rientro a Milano. Da Forte di Gavi, una fortezza costruita dalla Repubblica di Genova sul preesistente castello appartenuto ai Marchesi di Gavi, all’antica Chiesa di San Gioco: anche la visita culturale della vacanza è fatta.

SILIVA BOCCARDELLI

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🔴 Breaking News. Lombardia: STOP all’obbligo di mascherine all’aperto

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Stop all’obbligo di mascherine all’aperto: la Lombardia si unisce al resto d’Italia.

Resta infatti l’obbligo solo nei casi in cui non si possa avere la giusta distanza tra le persone. A partire da mercoledì 15 luglio indossare la mascherina in esterno diventerà facoltativo, a meno che non si possa assicurare il distanziamento interpersonale anti-contagio.

Resta invece l’obbligo per i luoghi pubblici chiusi e i mezzi di trasporto, come nel resto dell’Italia. E’ quanto prevede la nuova ordinanza regionale che sarà firmata martedì 14 luglio dal presidente Attilio Fontana dopo aver preso atto delle indicazioni del comitato tecnico-scientifico riunito lunedì pomeriggio in Regione.

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NON USATE il DEODORANTE! La pubblicità choc per promuovere l’uso della MASCHERINA sui mezzi pubblici

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Credits: tg24.sky.it - Divieto uso deodorante

Pubblichiamo articolo di Gianmarco Corradin per “Berlino Magazine” – Covid, provocazione dell’azienda dei mezzi di Berlino (BVG): “Non usate il deodorante”

NON USATE il DEODORANTE! La pubblicità choc per promuovere l’uso della MASCHERINA sui mezzi pubblici

# La BVG, l’azienda di trasporto pubblico Berlinese, “suggerisce” ai suoi utenti di non usare il deodorante

A Berlino come in altri Paesi europei vige l’obbligo di indossare la mascherina sui mezzi pubblici. Tuttavia l’innalzamento delle temperature e il progressivo allentamento delle misure più restrittive possono indurre l’utilizzatore medio ad abbassare la mascherina e scoprire il naso.

La BVG, Berliner Verkehrsbetriebe, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico di Berlino, famosa sui social per i suoi post/tweet sarcastici, non si è lasciata sfuggire l’occasione: ha suggerito ai suoi utenti di non utilizzare il deodorante.

In questo modo il caldo e il cattivo odore delle persone scoraggerebbero qualsiasi tentativo, volontario o involontario, di abbassare la mascherina. La BVG si è resa famosa per il suo umorismo sui social quando un anno fa suggeri all’UNESCO di aggiungere alla lista dei patrimoni dell’umanità le linee del trasporto pubblico di Berlino. O ancora, quando propose al presidente degli Stati Uniti d’America di accettare una proposta di lavoro come autista.

# Il ritorno alla normalità comporta anche un numero maggiore di gesti involontari

È indubbio che il ritorno alla quotidianità comporti il ritorno a ritmi più frenetici e ad azioni ripetitive. La BVG ha notato questo comportamento soprattutto all’interno dei suoi mezzi pubblici, dove l’utilizzatore medio, vuoi per sbadataggine o per il caldo, tende ad abbassare la mascherina al di sotto del naso, favorendo la possibile diffusione del virus. L’azienda quindi si è sentita in dovere di far notare tale comportamento nel suo caratteristico stile sarcastico. Umorismo a parte, il non utilizzo della mascherina è noto sia agli operatori della BVG e sia all’amministrazione Berlinese. Proprio per questo la BVG ha cambiato i termini del servizio introducendo esplicitamente l’obbligo di utilizzo della mascherina e per i trasgressori c’è il rischio di incorrere in una sanzione di 50 Euro.

# La Germania ha gestito la pandemia in maniera ottimale, facendo registrare un basso tasso di contagi/mortalità se paragonato agli altri paesi europei

La Germania è uno dei paesi che in Europa ha gestito meglio la pandemia di Covid-19. Se questo sia dovuto alle misure adottate dal governo, al comportamento responsabile dei tedeschi, o semplicemente al caso ancora non è chiaro. I dati tuttavia ci dicono che il tasso di mortalità da Covid-19 in Germania è pari al 4,6%. Il tasso di contagiati rispetto alla popolazione invece è pari allo 0.23%. Un dato davvero confortante se paragonato con il dato italiano dove il tasso di mortalità da Covid-19 è del 14.4% e il tasso di contagi per popolazione è dello 0.4%. Oggi la situazione contagi in Germania è abbastanza tranquilla ma variegata. Al noto focolaio scoppiato nell’azienda Tonnies nel Reno-Westfalia si affiancano Land in cui si registrano zero contagi. Per quanto riguarda Berlino l’unico dato preoccupante sono i 44 contagiati in un condominio nella zona est della capitale registrati il 23 giugno scorso.

Fonte: berlinomagazine.com

FABIO MARCOMIN

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FRANCIA: FINE dell’EMERGENZA sanitaria e TEST LIBERI nelle farmacie

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Credits: startmag.it - Macron

Pubblichiamo traduzione articolo di “Le Monde” – Coronavirus : des tests sérologiques rapides désormais accessibles en pharmacie

FRANCIA: FINE dell’EMERGENZA sanitaria e TEST LIBERI nelle farmacie

# Le farmacie autorizzate a eseguire test rapidi per il Covid-19 dall’11 luglio

In base un decreto pubblicato nella Gazzetta ufficiale francese, le farmacie sono autorizzate, da sabato 11 luglio, a eseguire test rapidi di orientamento diagnostico (TROD) che consentono di sapere, in pochi minuti, se sono stati prodotti anticorpi contro SARS-CoV-2.  “Eccezionalmente (…), i farmacisti (…) possono eseguire test rapidi di orientamento diagnostico sul sangue per la rilevazione di anticorpi contro la SARS-CoV-2“, secondo il testo del decreto, “Applicabile fino al 30 ottobre“. I test sierologici di TROD consistono nel prelevare una goccia di sangue pungendo la pelle, di solito sulla punta di un dito, quindi mettendola in contatto con un reagente. Il risultato appare in pochi minuti. Fino ad ora, potevano essere eseguiti solo da un laboratorio di analisi mediche, in città o in ospedale.

# 51 test autorizzati, per rilevare anticorpi IgC e IgM

Un test TROD positivo significa che sei stato esposto al virus e che hai sviluppato o stai sviluppando una risposta immunitaria. Un elenco dei 51 test autorizzati di questo tipo è stato pubblicato dal Ministero della Salute. Alcuni rilevano solo anticorpi IgG, per immunoglobuline G, che si formano almeno quattordici giorni dopo essere stati a contatto con il virus, mentre altri indicano anche la presenza di IgM ovvero immunoglobuline M, prodotta in precedenza, che può essere rilevato circa una settimana dopo l’infezione. Un risultato positivo deve essere confermato in un laboratorio biologico mediante un esame del sangue e un esame di laboratorio al fine di specificare la realtà della risposta immunitaria e, possibilmente, un test virologico (RT-PCR) per verificare se il virus è ancora presente nel corpo e quindi se c’è o meno il rischio di infettare altre persone.

Fonte articolo originale: LeMonde

# Dal 10 luglio Francia fuori dall’emergenza sanitaria

Mentre in Italia lo stato di emergenza sanitaria potrebbe essere prorogato al 31 dicembre, in Francia si è concluso formalmente con la mezzanotte di venerdì 10 luglio. L’Assemblea nazionale, su proposta del governo, aveva votato inizialmente la legge sullo stato di emergenza il 24 marzo 2020, a sostegno dei decreti del 17 marzo. In ragione del limite massimo di due mesi per tale condizione speciale, aveva poi dovuto approvare una legge di proroga, dell’11 maggio 2020. La legge di proroga dell’11 maggio tracciava anche le linee generali della fase 2, cioè il deconfinamento. Nel percorso legislativo, il 2 maggio, il Senato francese – pur composto da rappresentanti locali e degli enti locali e con funzione sostanzialmente consultiva – aveva comunque apportato modifiche alla proposta di legge del governo poi votata dall’Assemblea nazionale. In primo luogo, ne aveva accorciati i termini, facendo terminare lo stato di emergenza il 10 anziché il 23 luglio come inizialmente previsto. La nuova fase che si è aperta con il 10 luglio non costituisce però un superamento completo delle condizioni speciali, ma organizza un regime transitorio in cui al governo francese è permesso sino al 30 ottobre di adottare misure puntuali per esempio sui trasporti oppure sugli assembramenti, o per assicurare il monitoraggio sulla circolazione del virus, con campagne sierologiche.

Fonte: startmag.it

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I “Paysages Nourriciers”: ORTI SOLIDALI nei parchi cittadini per sfamare gli indigenti

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Credits: gamberorosso.it

Pubblichiamo articolo di Livia Montagnoli per “Gambero Rosso” – Paysages Nourriciers: 50 orti solidali in tutta la città di Nantes per far fronte alla crisi

I “Paysages Nourriciers”: ORTI SOLIDALI nei parchi cittadini per sfamare gli indigenti

# I paesaggi nutrienti di Nantes. Spazio agli orti solidali per sfamare gli indigenti

50 orti in tutta la città e 10.000 piante affidate alle cure dei giardinieri municipali, con l’obiettivo di sfamare gli indigenti. Succede a Nantes, dove il progetto ribattezzato Paysages Nourriciers (paesaggi nutrienti) prende forma in queste settimane per rispondere alla crisi sociale aperta dall’emergenza sanitaria, che ha ulteriormente compromesso le sorti delle famiglie più povere. E dunque si rendeva necessario avere un bacino produttivo cui attingere per garantire l’approvvigionamento di cibo gratuito a chiunque ne abbia necessità nel Comune di Nantes, come spiega il sindaco Johanna Rolland sposando l’iniziativa: “Le associazioni che normalmente forniscono aiuti alimentari hanno visto crescere il numero di richieste in modo esponenziale. Sono moltissime le famiglie che non hanno più accesso a cibo sano e di qualità, tanti hanno perso il lavoro, la precarietà del momento ci riguarda tutti”. Durante il lockdown il Banco Alimentare ha continuato a rifornire le associazioni solidali di prodotti freschi e confezionati da distribuire, ma l’aumento contestuale della domanda di frutta e verdura locali ha fatto diminuire il consueto surplus destinato alle donazioni.

# Contrastare l’insicurezza alimentare. 250 I giardinieri al lavoro

Quindi “è compito dell’amministrazione affrontare su vasta scala il problema dell’insicurezza alimentare”, spiega ancora il sindaco. Così l’amministrazione cittadina ha autorizzato la sperimentazione promossa dal Centro comunale d’azione sociale in collaborazione con la società di servizi che si occupa della manutenzione del verde pubblico, ora alle prese con la semina e la coltivazione di veri e propri orti urbani solidali, 250 sono i giardinieri coinvolti). Patate, pomodori, zucchine che trovano spazio in parchi e giardini pubblici, nei fossati del castello di Nantes, nelle aree verdi che circondano il Municipio e nelle aiuole delle piazze della città. Iniziando da circa due ettari di terreno ricavati dal “vivaio” municipale, che all’inizio di giugno sono stati seminati con l’aiuto dei volontari dell’associazione EmpowerNantes, coadiuvati da giovani agricoltori.

# I numeri dell’operazione: 25.000 metri quadri di superficie, 25 chili di ortaggi per famiglia

Entro l’autunno forniranno una tonnellata di patate, cinquecento zucche e fagioli; ma il progetto mette a coltura anche verdure per l’estate – dai pomodori alle zucchine, alle bietole – e prodotti per l’inverno, come il mais, che cresceranno in molte aree verdi già individuate, una cinquantina negli undici distretti della città, per 25.00 metri quadri di superficie complessiva, e segnalate sulla mappa dei Paysages Nourriciers, coinvolgendo centri commerciali, scuole, musei, il centro congressi di Nantes. Con il merito di sollecitare un consumo stagionale dei prodotti della terra e coinvolgere attivamente la cittadinanza in un progetto aperto alla partecipazione di tutti, la raccolta si protrarrà da luglio a ottobre, mentre la semina termina in questi giorni, modulato sui principi della permacoltura e senza il ricorso a pesticidi. Entro l’autunno, se il clima sarà favorevole, l’obiettivo è quello di raggiungere 25 tonnellate di ortaggi da distribuire gratuitamente alle persone in difficoltà. L’intenzione è quella di garantire a mille famiglie un approvvigionamento di 25 chili di ortaggi ciascuna.

Fonte: gamberosso.it

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Lombardi discriminati e distanziamento sociale: sale la TENSIONE sulle spiagge italiane (The Guardian)

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Credits: Emanuele Valeri/EPA - Lido di Castel Porziano - Roma

Pubblichiamo traduzione articolo di Angela Giuffrida per “The Guardian” – Coronavirus brings tension and prejudice to Italy’s beaches

Lombardi discriminati e distanziamento sociale: sale la TENSIONE sulle spiagge italiane (The Guardian)

# I turisti lombardi discriminati dagli albergatori di altre regioni italiane

Le tensioni stanno scoppiando sulle spiagge e i turisti lombardi hanno segnalato casi di discriminazione nella prima stagione estiva in Italia da quando è iniziata l’epidemia di Coronavirus. I residenti di Codogno, nella provincia di Lodi, la prima città della regione lombarda gravemente colpita nel Paese ad essere messa in quarantena, hanno affermato che i tentativi di prenotare vacanze altrove in Italia sono stati respinti dopo aver rivelato che avrebbero viaggiato da una precedente “zona rossa”. Tra questi c’era Davide Passerini, che vive a Codogno ma è sindaco della cittadina di Fombio, un’altra zona messa in quarantena presto. La sua prenotazione di un alloggio per un fine settimana in Toscana gli è stata respinta dopo che il proprietario ha scoperto che era di Codogno. “Anche se si tratta di episodi rari, il pregiudizio ti fa sentire molto amaro“, ha detto Passerini. “È il risultato dell’ignoranza tra coloro che non capiscono che le persone provenienti dalle prime zone rosse oggi hanno probabilmente meno probabilità di portare il virus perché il livello di contagio in questi luoghi è ora vicino allo zero ed è stato per lungo tempo tempo. Ma nella mente di alcune persone, Codogno rimane sinonimo di malattia infettiva.” La scorsa settimana, durante una telefonata a un programma radiofonico italiano, una coppia di un’altra zona colpita dal virus ha parlato di essere stata respinta alla reception di un hotel con la scusa che la struttura era al completo.

# Sale la tensione nelle spiagge italiane per il distanziamento sociale

Allo stesso tempo, gli animi si stanno scaldando mentre le persone si spingono per lo spazio su spiagge pubbliche affollate, dove le regole di sicurezza sono raramente osservate. Su una spiaggia di Ostia, vicino a Roma, lo scorso fine settimana una donna di 20 anni è stata schiaffeggiata dopo aver chiesto a un vicino di spiaggia di spostare il suo asciugamano perché non c’era una distanza di sicurezza tra di loro. Marina Marzari, una psicologa veneta, ha affermato che la sua recente esperienza in una spiaggia nelle Marche è passata dal “paradiso all’inferno” in poche ore mentre i grandi gruppi scendevano durante il giorno. “È stata la folla più densa che abbia mai visto“, ha detto. “Non c’erano mascherine e nemmeno la minima distanza veniva rispettata. È davvero pericoloso.” Marzari ha chiamato diverse volte la polizia locale ma ha detto che nessuno è venuto a pattugliare la spiaggia. “Abbiamo fatto tutti sacrifici negli ultimi mesi ma ci sentiamo presi in giro dopo essere rimasti a casa per così tanto tempo, come quando usciamo e vediamo queste situazioni dove non viene garantita la sicurezza. Se mi ammalo a causa di qualcosa di simile, sporgerò denuncia contro lo Stato.

# Le autorità locali stanno prendendo delle contromisure

Le norme di sicurezza negli stabilimenti a gestione privata, dove le persone possono noleggiare lettini e ombrelloni, sono state più facili da mantenere. Anche se i requisiti sono simili per le spiagge libere – le persone possono riunirsi in gruppi di non più di quattro persone, mantenendo una distanza di 1,5 metri dagli altri e i giochi sulla spiaggia sono vietati – sono stati più difficili da applicare. Ma alcuni territori stanno prendendo delle contromisure.

Le autorità di Ischia, un’isola al largo di Napoli, la scorsa settimana hanno imposto una legge di esclusione, nota come daspo in Italia, che vieterà l’accesso alla spiaggia, a coloro che infrangono le norme di sicurezza, per il resto della stagione estiva. Enzo Ferrandino, sindaco di Ischia, ha dichiarato ai giornali locali: “Il diritto di andare in spiaggia in sicurezza deve essere difeso. Lo dobbiamo a coloro che meritano un po’ più di rispetto in un’isola che a volte si lascia sopraffare dall’egoismo.“A Bordighera, cittadina balneare della Liguria, sono stati assunti steward per pattugliare le spiagge pubbliche e una azione simile è in programma da parte delle autorità di Salerno, in Campania.

# La velocità di trasmissione del virus è rallentata ma “c’è una forte ansia sociale” e “Quindi trattiamo tutti come una potenziale fonte di infezione

La velocità di trasmissione del coronavirus in Italia è notevolmente rallentata da quando le restrizioni di blocco hanno iniziato ad essere allentate a maggio, nonostante l’emergere di cluster in tutto il paese che sono stati principalmente dovuti a infezioni importate. Le persone sono state in grado di viaggiare tra le regioni dall’inizio di giugno. Ma mentre i cittadini si adattano alla convivenza con il virus, i giudizi sul rischio hanno polarizzato gli atteggiamenti e il comportamento delle persone.Quando c’è una forte ansia sociale, questo è tipico“, ha detto Giuseppe Pantaleo, psicologo sociale dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “Quindi trattiamo tutti come una potenziale fonte di infezione, il che ha qualche giustificazione in quanto i dati sono ancora così terribili in altri paesi, o andiamo all’estremo opposto e neghiamo totalmente il rischio“.

Fonte articolo originale : The Guardian

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La FUGA degli STUDENTI dalle università lombarde

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credit: Huffington Post

Record di richieste al Programma Erasmus Plus dagli studenti delle università. Ma il dato preoccupante è che all’orizzonte non si vedono arrivi dall’estero nei nostri atenei e a rischio sono anche quelli dalle altre regioni italiane.

La fuga degli studenti dalle università lombarde

# Dagli studenti dell’Università di Bergamo record di 24% di richieste di partecipare al programma Erasmus plus

Gli studenti lombardi, o meglio gli studenti che studiano in Lombardia – da anni gli atenei regionali sono polo d’attrazione per giovani, da tutta Italia e anche dall’estero, guardano avanti. Proprio loro che sono già stati così duramente colpiti dall’emergenza Covid, sono pronti a far le valigie e trascorrere un semestre di studio in un’università europea con il programma Erasmus+. Nonostante le restrizioni alla mobilità e ai viaggi tuttora in corso e nonostante l’incertezza degli scenari legati al rischio di una nuova ondata di contagi. A livello regionale le candidature al programma di scambi universitari sono aumentate dell’8% con punte del 24% proprio fra gli studenti dell’università di Bergamo, la città-simbolo della tragedia sanitaria.

# I numeri del piano “Erasmus plus” in Lombardia. Le mete più ricercate: Spagna, Francia e Germania

Per il prossimo anno accademico, i 23 istituti di istruzione Superiore della Lombardia hanno ricevuto nel complesso 14.114 domande di mobilità Erasmus per studio, con un aumento pari all’8,4% delle candidature rispetto al 2019. Ottime le performance di tutti gli Atenei di Milano: primo della regione il Politecnico di Milano con 5.518 domande da parte degli studenti (+17%), a seguire l’Università Commerciale Luigi Bocconi, dove si sono candidati 2.705 studenti (+4%), terza La Statale con 1.749 domande di mobilità per studio (+6%). Nel capoluogo lombardo si registrano dati in crescita anche nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con 1.436 nuove candidature e nella Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm, dove si sono candidati a partire 801 studenti. Sorprende il dato dell’Università degli Studi di Bergamo, città particolarmente colpita dall’emergenza Covid-19, dove sono state presentate 639 candidature Erasmus, +24% domande rispetto al 2019. “I dati che arrivano dalla Lombardia – commenta Flaminio Galli, Direttore Generale dell’Agenzia Erasmus+ Indire – evidenziano l’interesse degli studenti ad andare avanti nelle attività di mobilità per studio in ambito europeo. Nonostante l’emergenza sanitaria e i limiti alle mobilità, nella regione c’è voglia di guardare avanti e cogliere ancora tutte le opportunità di formazione e scambio di conoscenze offerte dal Programma, che resta uno strumento importantissimo per la costruzione di una forte identità europea e per una maggiore inclusione sociale“. In generale, i primi Paesi di destinazione della mobilità sono Spagna, Francia, Germania. Lo studente Erasmus ha in media 23 anni e per il 58% dei casi è donna. La durata del soggiorno all’estero per la mobilità a fini di studio è di oltre cinque mesi.

Fonte: corriere.it

# Il piano della Regione Sicilia prevede 1200 euro per ogni fuorisede che si iscrive negli atenei dell’isola. Alla Bocconi quasi il 70% non sono lombardi

Se gli arrivi di studenti stranieri sono al palo, complice anche la mancanza di date e modalità di riapertura degli atenei in Italia rispetto agli altri Stati europei, Milano rischia di perdere anche le iscrizioni dei giovani che stanno frequentano le università cittadine e di quelli che avevano l’intenzione di farlo: solo la Bocconi ha 1.800 studenti ovvero il 68% che sono fuorisede. Le regioni italiane, grazie ai 290 milioni per il diritto allo studio previsti dal “Decreto Rilancio”, possono fare investimenti per il prossimo anno accademico a favore dei propri cittadini. Nello specifico: “un intervento integrato che riduce le tasse e aumenta le borse di studio oltre a prevedere una serie di incentivi di contrasto al digital divide e di sostegno alle famiglie colpite dalla crisi“. Tra le prime regioni a muoversi in questa direzione c’è la Sicilia, che per l’anno prossimo promuove un incentivo di 1200 euro per ogni studente che sceglierà di tornare dal Nord o dall’estero, iscrivendosi in un’ateneo dell’Isola. I fondi andranno agli atenei che in cambio dovranno azzerare le tasse

Già nei mesi del lockdown il governo regionale ha approvato delle misure a favore dei fuorisede, quali il contributo da 400 euro agli idonei distribuito dall’Ersu Palermo e il bonus affitti di 500 euro per i fuorisede rimasti sull’isola. Lo stesso bonus di 800 euro per gli studenti iscritti in un ateneo all’estero o fuori regione e con ISEE inferiore ai 23.500 euro, inoltre, va in questa direzione. Di questi fondi aggiuntivi, negli scorsi mesi hanno beneficiato in circa 10 mila studenti, a fronte dei 54 mila siciliani fuorisede per motivi di studio.

# La voce contraria di Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano e Presidente della Crui

Una mossa che, secondo l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla, non influisce sulla “libera scelta dello studente: i sistemi regionali – spiega in un articolo del Sole24ore – devono valorizzare le opportunità offerte dal proprio territorio e dal proprio sistema universitario. Stiamo parlando – conclude l’assessore – di una misura a favore delle famiglie che l’anno prossimo non potranno mantenere i loro figli fuori”. Di diverso parere i rettori degli altri atenei fuori dalla Sicilia a nome di Ferruccio Resta presidente della Crui, Conferenza dei Rettori delle Università italiane Ferruccio Resta: “la mobilità studentesca è un valore, sia essa nazionale o internazionale, e che fermarla non favorisce il sistema.”

Fonte: catania.liveuniversity.it

FABIO MARCOMIN

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La ricerca del Sole 24 ore: MILANO è la città più generosa con il resto d’Italia

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Una delle notizie che girano sui social, soprattutto in certi gruppi di alcune zone d’Italia, è che Milano e la Lombardia ricevano dallo Stato più di quanto versano. E’ proprio così? Il Sole 24 ore ha cercato di dipanare ogni dubbio.

Pubblichiamo analisi di “infodata de IlSole24ore” Quanto dà Milano all’economia italiana? E quanto riceve? 

La ricerca del Sole 24 ore: MILANO è la città più generosa con il resto d’Italia

# PIL pro-capite di 47.000 euro, pari a quello di Londra

Credits: infodata.ilsole24ore.com – Pil per abitanti in Europa

Secondo le ultime rilevazioni dell’Istituto europeo di statistica l’area metropolitana della città è in effetti una delle aree con il maggior Pil per abitante di tutta l’Unione Europea. Nel 2016, ultimo anno per cui abbiamo questi dati, esso è arrivato a 47.000 euro: equivalente a quello di Londra, un po’ inferiore rispetto a Parigi e tutto sommato nella prima dozzina di aree più ricche del continente. Si tratta di valori che, secondo la definizione Eurostat, riguardano “aree che agglomerano almeno 250.000 abitanti”. Essi poi sono a parità di potere d’acquisto, e quindi tengono già in conto il fatto che lo stesso euro a Milano compra una minore quantità di beni o servizi rispetto, per esempio, ad Atene. Nelle zone più ricche, in effetti, il costo della vita tende a essere maggiore e per fare un confronto più accurato fra il tenore di vita reale è necessario includere anche stime di questo fenomeno.

# Milano la migliore fra le grandi località italiane: l’unica con saldo migratorio positivo

È poi certamente vero che Milano sia un luogo attraente per le persone, quanto meno da un punto di vista migratorio. Fra tutte le province quella che include la città lombarda risulta prima per numero di trasferimenti di residenza a partire da altre località italiane, e molto in alto anche per quanto riguardo gli arrivi dall’estero: tanto che nel 2018 quasi un abitante su cinque era di origine straniera. Se le persone si spostano da luogo all’altra è perché, pare ragionevole assumere, si aspettano che lì la loro fortuna sarà migliore. Dunque anche i numeri di sceglie di stabilirsi a Milano sono un ulteriore segnale che la città sembra offrire una qualità della vita generale migliore – tutto considerato – che in diversi altri luoghi. E da questo punto di vista Milano appare come la migliore fra le grandi località italiane: in effetti l’unica a mostrare un saldo demografico decisamente positivo. Per fare qualche confronto, la popolazione complessiva è aumentata di circa 20.000 abitanti nel 2017, mentre fra le altre principali località metropolitane la prima a seguire – a molta distanza – è stata Bologna con un +2.000. Tante altre, spesso nel meridione ma a includere anche Genova e soprattutto Torino, sono risultate invece proprio in calo per migliaia e migliaia di persone l’anno.

# La città metropolitana prima per percentuale di impiego nelle grandi aree

Anche guardando al lavoro la provincia di Milano appare come una fra le favorite. Nel 2018 lì aveva un impiego un filo meno del 70% dei 15-64enni, – il settimo risultato in assoluto – contro il 58% nazionale e il 39% – per citare un caso opposto – a Napoli. Non fra le migliori in assoluto ma comunque superiore a quella del meridione anche l’offerta di servizi socio-educativi per l’infanzia come gli asili nido, dove “in tutti i grandi comuni del Centro-nord la disponibilità di posti è superiore al 33% della popolazione target, mentre nel Mezzogiorno i livelli sono decisamente inferiori, con l’eccezione di Cagliari che si avvicina al 30%”. Per esempio, ricorda il comunicato Istat, per ogni cento bambini fra zero e due anni ci sono circa 35 posti a Milano contro i meno di 15 di Bari o Reggio Calabria. Almeno in questo caso, comunque, altri capoluoghi fanno meglio: troviamo infatti 40 posti o più a Venezia, Bologna, Firenze e Roma.

# Cosa ricevono indietro Milano e la Lombardia dall’Italia? 

Per capirlo bisogna analizzare il residuo fiscale. In occasione del referendum autonomisti di Veneto e Lombardia del 2017, il sito di analisi economica lavoce.info ha pubblicato un’analisi che ha cercato di calcolare proprio questo: “la differenza tra il contributo che ciascun individuo fornisce al finanziamento dell’azione pubblica e i benefici che ne riceve sotto forma di servizi pubblici”, spesso chiamata con il nome tecnico di “residuo fiscale”. Si tratta, in estrema sintesi, di capire per ogni abitante se il denaro versato allo Stato in tutte le sue forme è maggiore o minore di quello che torna indietro per i servizi pubblici. Il calcolo non è semplice e ci sono modi diversi di farlo includendo o escludendo alcuni aspetti specifici. Tuttavia un po’ tutte le analisi concordano nel dire che in generale l’Italia è caratterizzata da un ampio trasferimento di risorse dal Nord al Sud, con qualche eccezione per le aree a statuto speciale, e in Lombardia questo sembra valere più che altrove.

# La Lombardia regione che più versa e meno riceve, Milano l’area con il residuo fiscale più alto 

Per esempio sempre secondo alcuni studi citati su lavoce.info il trasferimento di risorse al Sud varrebbe circa 30 miliardi di euro l’anno, o in base ad altre stime 5.600 euro per ogni lombardo, in media, nel periodo 2013-2015. Si tratta dei valori di gran lunga più elevati per le regioni italiane che dimostrano come la Lombardia è il territorio che più versa e meno riceve indietro. Si tratta peraltro di valori regionali e quindi non fanno riferimento alla sola Milano: poiché si tratta di un’area metropolitana il cui Pil per abitante è circa il 25% maggiore rispetto alla regione in cui si trova, con tutta probabilità il residuo fiscale reale per abitante è in effetti ancora maggiore. Il sistema fiscale italiano infatti è progressivo, a intendere che i ricchi pagano una fetta di tasse più che proporzionale rispetto ai poveri, e quindi il residuo fiscale tende a fluire dalle une alle altre aree.

Ciascun calabrese, per citare il caso opposto, ha ricevuto in media 5.500 euro l’anno sotto forma di servizi pubblici in più rispetto a quanto ha contribuito, con valori decrescenti fino alle Marche – in cui il saldo è praticamente neutro, e poi appunto negativi molte aree del settentrione e la Lombardia in particolare.

Leggi anche: Milano riceve indietro dallo stato solo l’1% di quanto versa: 450 milioni a fronte di oltre 40 miliardi di tasse

# La spesa pubblica pro-capite più alto nelle regioni a statuto speciale. La redistribuzione del residuo è maggiore verso le regioni del mezzogiorno, che sono tutte beneficiarie delle risorse

Sul fronte della spesa pubblica il livello pro capite è più elevato nelle regioni a statuto speciale rispetto a quelle a statuto ordinario. Evidentemente le consistenti risorse finanziarie di cui beneficiano le regioni a statuto speciale hanno garantito livelli di spesa maggiori. Allo stesso tempo anche le regioni più piccole come Liguria, Umbria, Basilicata, Molise, Abruzzo mostrano livelli di spesa pro capite maggiori, dovuti presumibilmente alla indivisibilità di alcuni beni pubblici e a diseconomie di scala. Le regioni del Mezzogiorno complessivamente mostrano un livello di spesa leggermente più basso rispetto alle altre. Per quel che concerne i residui fiscali sono evidenti invece i flussi redistributivi verso le regioni con reddito pro capite più basso, verso quelle a statuto speciale e verso quelle di piccole dimensioni. Le regioni del Mezzogiorno sono tutte beneficiarie della redistribuzione.

La redistribuzione delle risorse è data da tre diverse componenti: la necessità di garantire a tutti i cittadini i medesimi servizi connessi a diritti fondamentali come salute e istruzione, la messa a punto di iniziative per lo sviluppo economico di aree a basso reddito, nonché l’utilizzo di meccanismi di ripartizione delle risorse basate su criteri storici””

Fonti:
IlSole24ore – parte 1
IlSole24 ore – parte 2

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

 

7 STORIE curiose del CASTELLO SFORZESCO

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Credits: Andrea Cherchi - Castello Sforzesco

Il Castello Sforzesco è uno dei luoghi più visitati dai turisti in visita a Milano, nonché meta obbligata per ogni scolaresca e per ogni milanese che si rispetti. Quanti infatti non hanno visitato almeno una volta nella vita il castello? Quanti non hanno mai passato una domenica pomeriggio d’estate seduti in un prato di una delle corti interne?

Nonostante quindi il Castello Sforzesco sia un luogo davvero noto, vi lanciamo una sfida. Sapevate tutte queste curiosità?

7 STORIE curiose del CASTELLO SFORZESCO

#1 La sconcia fanciulla

tosa che si rasa

In una delle prime sale del castello si può notare un particolare bassorilievo. Raffigura una ragazza nell’atto di radersi il pube. Originariamente tale effige era situata come ornamento di uno degli ingressi della città, per la precisione a Porta Tosa. “Tosa” in dialetto milanese significa ragazza ed è probabile che il nome derivasse da tale immagine, come può essere che in realtà Tosa sia una contrazione del nome Tonsa, cioè rasata. Chi era dunque costei? Ci sono varie versioni popolari circa l’identità della “sconcia fanciulla”. C’è chi dice che fosse una prostituta, proprio perché la rasatura del pube era un’usanza tipica delle meretrici che lo facevano per eliminare i pidocchi. Ci sono altri invece che sostengono che in realtà si tratti di Beatrice di Borgogna, moglie di Federico Barbarossa, che nel 1162 rase al suolo Milano. Talmente odiata dai milanesi fu questa donna che probabilmente fu raffigurata nei panni di una prostituta.

Leggi anche: Al Castello c’è la TOSA PORNO: la sua storia e il suo significato irriverente

#2 La Stanza del tesoro

Pochi sono a conoscenza del fatto che il castello possiede una Stanza del Tesoro. Per accedervi bisogna passare dal Cortile della Rocchetta e si giunge così in questa stanza molto protetta. Di chi era questo tesoro? La storia dice che il legittimo proprietario era Ludovico il Moro, Duca di Milano e che questa sala fosse utilizzata come un moderno caveau. Qui infatti erano stati messi tutti i danari del Conte che, per inciso, non dovevano nemmeno essere così pochi, considerando che egli pensava di utilizzarli per espandersi in tutto il Nord Italia. Purtroppo del tesoro non se ne conosce la fine, però si è conoscenza dell’uso a cui era adibita la sala grazie alla scoperta di un ingegnoso sistema antifurto ante litteram. Per essere ancora più sicuro Ludovico decise poi di mettere all’ingresso del suo caveau personale un grande affresco, a monito dei ladri.

#3 L’Affresco senza testa

In fronte alla sala del Tesoro si può dunque ammirare questo affresco molto particolare. Esso raffigura un personaggio mitologico, a cui però manca interamente la testa. Tale affresco fu scoperto nel 1890 quando Luca Beltrami iniziò i lavori di ristrutturazione. Che cosa raffigura? Negli anni sono state fatte varie congetture. Inizialmente i critici avevano dato la paternità di tale opera a Leonardo Da Vinci e ritenevano che il personaggio fosse Mercurio, oggi invece essi sono tendenzialmente d’accordo a ritenere l’autore il Bramantino e il soggetto Argo dai Cento occhi. Egli era un gigante mitologico che non dormiva mai perché per riposare gli era sufficiente chiudere un occhio a rotazione. Nel mito si narra che Zeus si fosse innamorato della ninfa Io ma, sapendo che sua moglie Era sarebbe stata gelosa, la trasformò in una giovenca. Era si fece regalare tale animale e la affidò ad Argo perché la sorvegliasse. Zeus allora incaricò Ermes di liberare Io. Ermes riuscì a fare addormentare completamente il gigante, lo uccise e liberò la prigioniera. La dea Era allora, addolorata, prese gli occhi di Argo e li distribuì sulle code dei pavoni. Argo quindi rappresenta un guardiano e senza dubbio la sua posizione in fronte al tesoro non è casuale.

#4 La sottoscrizione pubblica per portare il Castello all’antico splendore

I milanesi in passato non amavano il castello perché rappresentava il simbolo dell’oppressione, del potere. La storia infatti conta svariati tentativi di saccheggio, di attacco e persino di demolizione da parte dei cittadini. Anche gli storici abitanti del maniero che si sono succeduti, non trattarono certo il luogo con il rispetto dovuto. Le nobili sale affrescate infatti sono state nel tempo adibite a refettorio, a stalle, a fienile e ad altri usi poco consoni. Nel 1521 la Torre del Filarete era stata addirittura adibita a deposito di munizioni e quando a causa di un fulmine si verificò un’esplosione essa provocò ingenti danni alle murature.

Nonostante quindi il castello sia stato bistrattato dai suoi proprietari e dai cittadini, quando nel 1893 fu indetta una sottoscrizione pubblica per riportare il complesso all’antico splendore molti furono i cittadini che parteciparono mostrando la convinzione che, in fondo, senza il castello Sforzesco si sarebbe perso un importante simbolo della città. Fu così che i lavori iniziarono, guidati dall’architetto Luca Beltrami, e riportarono il castello alle attuali sembianze.

#5 Il cunicolo segreto verso Santa Maria delle Grazie

Credits: manoxmano.it – Cunicolo segreto

La leggenda narra che nei sotterranei del castello vi sia un passaggio segreto che condurrebbe fino alla chiesa di S Maria delle Grazie. Sarebbe stato costruito da Ludovico Sforza per due motivi: poter fuggire dal castello in caso di pericolo e per poter accedere velocemente alla chiesa in cui era stata seppellita Beatrice D’Este, l’amata moglie. In realtà nel sottosuolo un cunicolo esiste ma la sua apertura è bloccata da una frana di pietre, che non è mai stata rimossa. Anche in corrispondenza della chiesa vi è un cunicolo anch’esso bloccato quindi molto probabilmente la leggenda, come sempre, ha una base di verità.

#6 La quattro Torri del Castello

Credits: Andrea Cherchi – Castello Sforzesco

La cinta del Castello conta oggi quattro torri: due a pianta quadrata e due a pianta cilindrica. Queste ultime contenevano enormi serbatoi di acqua potabile. Tali serbatoi erano fondamentali perché mantenevano una ottimale pressione nell’impianto idrico della città.

La torre del Filarete, primo biglietto da visita del Castello, deve il suo nome all’architetto Antonio Averulino, detto il Filarete che fu molto attivo a Milano. Egli nel 1452 progettò e costruì tale torre. Purtroppo, come abbiamo visto, tale torre ebbe vita breve in quanto nel 1521 crollò per effetto di una esplosione. Quella che oggi possiamo vedere è il risultato dell’abile ristrutturazione del Beltrami che inserì un orologio, la statua di Sant’Ambrogio, il bassorilievo di Umberto I a cavallo e gli stemmi di Francesco, Galeazzo Maria, Gian Galeazzo, Ludovico il Moro, Massimiliano e Francesco I.

Un discorso a parte merita la Torre di Bona. Il 26 dicembre 1476 Galeazzo Maria Sforza, figlio di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, morì pugnalato. La moglie, Bona di Savoia, decise quindi di trasferirsi nel luogo più sicuro del Castello, la Rocchetta, e decise di fortificarla con un’alta torre. Tale torre, messa all’incrocio tra le ali nord-est e sud-est le consentiva di controllare tutto l’edificio. Anche questa torre subì il triste destino di molte altre e fu danneggiata in modo irrecuperabile dai dominatori stranieri. Anch’essa fu restaurata ad opera di Beltrami che la rialzò e la dotò di merli, come la possiamo vedere tutt’oggi.

#7 Le storie di fantasmi

Credits: it.blastingnews.com – La Dama Velata

Come tutti i castelli che si rispettano, anche il nostro possiede una nutrita schiera di fantasmi. Isabella D’Aragona, Biancamaria Scapardone, Bona di Savoia, Bianca Sforza non sono che quattro delle innumerevoli donne che hanno vissuto tra le mura e periodicamente tornano ad infestare le sale. C’è però una donna che si differenzia dal gruppo delle blasonate: pare che una dama velata, vestita di nero, più volte nella storia sia stata avvistata nel Parco Sempione di sera. Tale fanciulla pare si avvicini agli uomini irretendoli e portandoli in luoghi nascosti. Questi uomini si innamorerebbero a tal punto di lei da perdere il senno.

Pronti a tornare al Castello Sforzesco?

GIULIA PICCININI

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IL MURO INVISIBILE ATTORNO A MILANO: come la nostra città sta venendo tagliata fuori DAL RESTO DEL MONDO

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fonte: Ivg.it

In questo ultimo periodo dopo la ripresa dal lockdown ci siamo resi conto che Milano è tagliata fuori non solo dal resto del mondo ma anche dal resto del Paese e questo non è dovuto ai disordini del Covid ma soprattutto da qualcos’altro di mai risolto. Il virus ha messo in luce parecchi problemi cronici che abbiamo non solo a Milano ma in Italia, con assenza di programmazione nella manutenzione e scarsa trasparenza e le grandi infrastrutture sempre viste come uno strumento per attrarre voti, a differenza dei paesi più avanzati con fondi pensione e banche d’investimento che si stanno muovendo rapidamente con sempre più interesse su questo settore.

Ecco 5 situazioni che stanno letteralmente tagliando fuori la nostra città dal resto del mondo.

IL MURO INVISIBILE ATTORNO A MILANO: come la nostra città sta venendo tagliata fuori DAL RESTO DEL MONDO

#1 Il lento decollo degli aerei da Linate e Malpensa

Milano è sempre stata l’unica “capitale finanziaria” ad avere due aeroporti entrambi usati sotto la loro soglia massima di capacità operativa: Linate per ragioni politiche, vedi decreto Delrio, Malpensa perché non ospita alcun hub ma solo voli point-to-point. I due aeroporti si fanno concorrenza anche oggi e stiamo vedendo la ripresa del traffico aereo solo su Malpensa mentre Linate riapre dal 13 luglio, anche se a scartamente assai ridotto.

La maggioranza dei voli in partenza da Malpensa sono di Alitalia, che verranno trasferiti a Linate gradualmente da fine luglio e al momento sono operativi solo verso le principali città europee e il Sud Italia. In più, come voli internazionali sono solo disponibili voli per Doha, Dubai e Kuwait City.
Forse, data l’attuale situazione del mercato aereo sarebbe stato forse più saggio tenere aperto intanto uno dei due scali in quanto i costi di gestione di entrambe le strutture richiedono un notevole transito di persone, di decolli e atterraggi.

Leggi anche: La riapertura “fantasma” di Linate: l’aeroporto apre lunedì, ma senza voli). 

#2 Autostrada in Liguria con lavori ovunque e autostrade ad una sola corsia

Viaggiare da Milano a Genova e in tutta la Liguria è diventato impossibile, tanto che ogni giorno vengono registrate decine di chilometri di code sulle autostrade, sia interne che quelle di collegamento con la Lombardia, a causa dell’unica corsia per senso di marcia dovuti agli innumerevoli lavori di manutenzione. Il ministro delle infrastrutture ha affermato che la situazione di disagio dovrebbe perdurare fino all’11 luglio dopodiché dovrebbero essere garantite almeno due corsie per senso di marcia.
Questa situazione è la diretta conseguenza della mancata cura programmata delle nostre infrastrutture che portano soltanto ritardi e danni economici rilevanti ed inutili. La sicurezza viene prima di tutto ma perché non è stato fatto prima? L’unica nota positiva è l’annuncio che il pagamento del pedaggio su 150 km di rete autostradale dovrebbe essere sospeso, almeno nel week end, mentre continuano gli scontri a livello politico quasi in clima da campagna elettorale tra il presidente di regione Toti e il Ministro delle infrastrutture De Micheli. 

Leggi anche: LIGURIA da INCUBO: traffico in TILT per cantieri in autostrada, turisti fatti SCENDERE dai treni per rispettare il distanziamento nei posti a sedere

#3 L’odissea del trasporto di biciclette a bordo dei treni

Ipotizzare una pedalata in Valtellina usufruendo dei treni messi a disposizione di Trenord è un alquanto difficile: la prenotazione dei biglietti online con adibito trasporto biciclette è complicata e mancano le carrozze attrezzate. Un ostacolo che mette un freno al turismo regionale interno di prossimità soprattutto per chi parte da Milano.

Leggi anche: Milano spinge il “BIKE TO WORK”: semaforo verde alle BICICLETTE sui MEZZI PUBBLICI

#4 Sospesi nuovi progetti di estensioni della metro o di nuove linee

Sembra ci siano problemi di natura economica per il prolungamento della linea M3 fino a Paullo e si pensa quindi ad una metro leggera di 4 km solo fino a Peschiera, la M2 verso Vimercate è stata bocciata dalla regione e dal Governo per mancanza di garanzia sui fondi e la situazione è in stallo, mentre per il prolungamento della M1 fino a Baggio sono state stanziate le risorse e pertanto verrà realizzato. Quindi per Baggio sì, mentre per Vimercate no.
Tornando sui recenti scandali avvenuti in ATM e alla mancata trasparenza di alcune situazioni, bisognerebbe porsi alcuni interrogativi sull’opportunità di strutturarla finanziariamente quotandola in borsa implementandone la trasparenza. Se l’azienda andasse effettivamente bene anche i privati sarebbero disposti ad investirci.

Leggi anche: 🔴 BOCCIATO il prolungamento della LINEA METROPOLITANA M2

#5 Progetti che forse non verranno mai realizzati

Tra i tanti progetti utili alla mobilità cittadina e internazionale, che forse non verranno mai realizzati, troviamo: il prolungamento della tangenziale Est fino ad Olginate con un costo stimato di 1.200 milioni di euro e nessuna risorsa disponibile, la Superstrada Vigevano-Malpensa con un impegno finanziario previsto di 419 milioni ma solo 220 messi a disposizione da parte di Anas, il mancato quadruplicamento ferroviario della Milano-Chiasso per agevolare il traffico merci e passeggeri non solo tra Milano e l’alta Brianza e il comasco, ma anche tra l’Italia e il Nord Europa, e una circle line metropolitana come hanno le principali città europee. 

In conclusione, Milano dovrebbe meritare qualcosa di più e sicuramente a livello infrastrutturale ed è assai lontana dall’idea di città internazionale: è circondata da un muro invisibile che è senz’altro più evidente oggi a causa del Covid, ma in realtà è sempre esistito. Speriamo che l’avvicinarsi delle Olimpiadi Invernali del 2026 possano imprimere uno slancio alle opere incagliate e in progetto e che nel frattempo si risolvano le questioni legate alla normale circolazione verso le destinazioni più gettonate dai milanesi.

MATTIA GAVA

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🔴 Mascherine obbligatorie all’aperto: Regione Lombardia valuta di levare l’obbligo

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Credits: oceanasian.org - Mascherine recuperate in mare

Martedì 14 luglio l’ordinanza attualmente in vigore andrà in scadenza e in queste ore in Regione si stanno facendo le considerazioni sull’opportunità o meno di prorogare la misura. 

C’è molta tra i cittadini attesa per la decisione di Regione Lombardia sull’eventuale proroga dell’ordinanza che prevede l’obbligo di indossare la mascherina, o qualsiasi altro indumento che copra naso e bocca, in situazioni all’aperto sul territorio regionale. Un provvedimento su cui il presidente Attilio Fontana ha sempre confidato molto, anche sollevando critiche da medici o virologi sulla loro efficacia all’aperto.

Leggi anche: Fontana: mascherine obbligatorie fino al vaccino

Secondo fonti regionali, riportate dal sito varesenoi.it, “l’intendimento di massima, al momento, sarebbe quello di eliminare l’obbligo della mascherina all’aperto”.

Nessun dubbio, invece, sull’obbligo di utilizzare il dispositivo di protezione nei luoghi chiusi: sarà confermato e si dovrà continuare a indossare la mascherina in negozi, esercizi pubblici e in tutti i luoghi non all’aperto

All’aperto invece quest’obbligo potrebbe presto cadere anche se il presidente Fontana resta molto cauto. Le prossime ore saranno fondamentali per prendere una decisione definitiva che dia ai cittadini lombardi un livello minimo di libertà, simile a quello dei cittadini di altre regioni e dei paesi confinanti. 

Fonte: varesenoi.it

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🔴 La riapertura “fantasma” di Linate: l’aeroporto apre lunedì, ma senza voli

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otto stelle

Doveva aprire a settembre, poi ad agosto, quindi la mossa del governo: Linate deve aprire il 13 luglio. Così sarà: ma c’è un solo ma. Domani, Linate riapre ma sapete quanto saranno i voli? Zero. L’unico aeroporto al mondo aperto ma dove non vola nessuno. Ma procediamo con ordine per una delle classiche farse all’italiana, che rischiano di costare caro ai contribuenti lombardi. 

Leggi anche: Linate anticipa la riapertura

🔴 La riapertura “fantasma” di Linate: l’aeroporto apre lunedì, ma senza voli

Come riporta il Corriere della Sera, “domattina alle 6 a Linate ci saranno tutti. Gli agenti della Polizia di Stato, i finanzieri e gli uomini dell’Agenzia delle dogane, il personale dell’Enav (i controllori del traffico dei nostri cieli), gli addetti dell’handling, lo staff di Sea, la società di gestione dell’aeroporto milanese. Domattina a Linate ci saranno tutti. O quasi. Perché a mancare saranno i passeggeri e i voli. Al «Forlanini» andrà in scena la riapertura fantasma: per ben due giorni — salvo sorprese operative dell’ultima ora — non decollerà o atterrerà alcun aereo con a bordo i viaggiatori”.

Tutto ampiamente previsto. Quando a inizio luglio il governo aveva imposto la riapertura dello scalo milanese, la SEA e il sindaco Sala avevamo sollevato obiezioni. Sia per la rapidità della decisione che non avrebbe consentito alle compagnie aeree di organizzarsi sia per l’incertezza sulle disposizione antiCovid che avrebbero rischiato di limitare il numero di voli. 

Le prime compagnie, tutte straniere, dovrebbero iniziare a decollare solo dopo il 15 luglio, garantendo inizialmente appena otto voli al giorno, tra arrivi e partenze. Dal 24 luglio, con l’arrivo di Alitalia, si dovrebbe arrivare a un numero maggiore. 

Il problema sono i costi. Anche senza voli, infatti, le spese sono alte a mantenere in funzione lo scalo. Spese che ricadono su SEA e quindi, in ultima analisi, sui contribuenti lombardi che attraverso il Comune e la Regione partecipano alla società. 

Ricapitolando, Linate riapre, ma il 13 e il 14 luglio non ci saranno voli, il 15 ne sono previsti otto operati da Lufthansa (quattro movimenti con Francoforte), Iberia (due con Madrid) e Air Malta (due). Il 24 luglio Alitalia sposta i collegamenti previsti dalla continuità territoriale con la Sardegna: 32 voli — tra decolli e atterraggi — per Cagliari (16), Olbia (10) e Alghero (6). Mentre dal primo agosto Alitalia opererà su Linate con tutte le altre rotte nazionali e internazionali attive fino al 31 luglio a Malpensa. EasyJet si ripresenterà al «Forlanini» il 31 luglio con il collegamento per Londra-Gatwick, mentre la britannica British Airways per ora fissa il ritorno il 2 agosto. La Sas prevede di ripristinare la tratta Linate-Stoccolma dal 16 agosto, il giorno dopo toccherà — al netto di modifiche — al diretto per Dublino (con Aer Lingus). Mentre bisogna aspettare il 31 agosto per rivedere al city airport Air France (per Parigi) e Klm (per Amsterdam). Sempre ad agosto Alitalia attiverà al «Forlanini» i nuovi voli verso Palma di Maiorca, Ibiza, Minorca, Corfù, Creta e Rodi.

Sea chiedeva di prorogare il fermo di Linate almeno fino a settembre-ottobre. Per motivi economici e perché i cantieri per il rifacimento del terminal del «Forlanini» riducono lo spazio a disposizione e rendono difficile far rispettare il distanziamento sociale. Richiesta bocciata da Roma, “a dimostrazione — sottolinea maliziosa una fonte romana — che «qualcuno, nella Capitale, non ama Milano». La riapertura anticipata costerà alle casse di Sea — e quindi anche a quelle pubbliche — qualche milione di euro in più”, conclude il Corriere. 

Fonte: La beffa dell’aeroporto di Linate di Leonard Berberi per il Corriere della Sera

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🔴 Dati 11 luglio. LOMBARDIA: 4 vittime (7 in Italia), 67 nuovi contagi (25 “debolmente positivi”), 192 guariti, -17 ricoveri

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Foto: Andrea Cherchi (c)

11 luglio 2020. Giornata con ottimi dati per la Lombardia e l’Italia. Quattro decessi in Regione e sessantasette nuovi contagi, vicini a un nuovo minimo, di cui oltre un terzo (25) si tratta di debolmente positivi, su 7.055 tamponi. Dice Gallera, “I dati di oggi si caratterizzano per un sensibile aumento delle persone guarite (+192 rispetto a ieri) e per il continuo calo dei ricoveri nei reparti dei nostri ospedali che attualmente ospitano 173 pazienti, 17 in meno di ieri. L’aumento di due unità registrato nelle terapie intensive (29 rispetto ai 27 posti letto covid occupati ieri) e’ determinato dall’aggravamento del quadro clinico di due pazienti, che risultano positivi al Coronavirus ma che sono ricoverati per patologie diverse. 

Tra le province solo Brescia (+16) e Milano restano sopra i 10 nuovi positivi con +26 (+15 in città). Nove province sono sotto i cinque. 

Italia. I decessi giornalieri calano anche in Italia: sono +7 (+3 fuori dalla Lombardia) dai dodici di ieri. I contagi scendono sotto i 200: +188 dai +276 di ieri. Oltre alla Lombardia sopra i 10 nuovi positivi ci sono anche Emilia (+47) e Lazio (+19). Da notare che in Italia ogni giorno muoiono tra le 1.500 e le 1.700 persone: l’incidenza dei morti con Covid si conferma inferiore allo 0,5% dei decessi totali della giornata. Il dottor Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino dichiara: “il Covid è stata un’emergenza ospedaliera, che oggi, lo dicono i numeri, è finita. Ma viene comunicato il contrario“. Leggi l’intervista.

Mondo. In Unione Europea solo la Romania (+24) resta sopra i +10 decessi giornalieri. Scende anche l’UK (+48). 

Nel mondo al primo posto si conferma il Messico con +665, seguono gli USA con +545 e l’India con +535. Sopra i 100 decessi nelle ultime 24 ore ci sono anche Iran (+188), la Russia (+188), Sud Africa (+140) e il Brasile che migliora con +152. A livello di contagi giornalieri tornano in testa gli USA (+30.000), seguito dall’India (+26.000), seguita da Brasile (+17.000) e Sud Africa (+12.000). 

Fonte: dati Regione Lombardia, Protezione Civile, Worldometers

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🔴 Il dottor BASSETTI: “Il Covid è stata un’emergenza ospedaliera, che oggi, lo dicono i numeri, è FINITA. Ma viene comunicato il contrario”

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dott. Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino

In un’intervista ad agi.it il direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino è categorico: “L’emergenza Covid in Italia è finita“.
Parlando da medico “la proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre, se così sarà, mi pare francamente un po’ spinta”.
“Io ho visto cosa fanno in Francia, in Spagna, in Germania… solo noi diamo tutta questa enfasi, e diamo l’impressione all’estero di essere ancora in mezzo al disastro.” 
“Dobbiamo uscire da questo cul de sac altrimenti ne pagheremo le conseguenze per i prossimi 20 anni”

Pubblichiamo l’articolo di Paolo Giorgi per www.agi.it: L’infettivologo Bassetti: “Basta con l’allarmismo tafazziano sul Covid” (qui l’articolo originale)

L’infettivologo Bassetti: “Basta con l’allarmismo tafazziano sul Covid”

“Stiamo dando al mondo l’idea di essere ancora in pieno dramma, che tutti i sacrifici non sono serviti a niente. Mentre è vero il contrario: il Covid è stata un’emergenza ospedaliera, che oggi, lo dicono i numeri, è finita. Ma viene comunicato il contrario, un atteggiamento veramente alla Tafazzi”. Lo sottolinea all’AGI l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino, che da settimane con altri esperti batte il tasto di un’emergenza ormai più comunicativa che sanitaria.

“Io lo dico da medico – spiega Bassetti – e non voglio fare politica, però anche la proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre, se così sarà, mi pare francamente un po’ spinta. Decidere oggi a luglio cosa succederà tra sei mesi non ha molto senso, in molti paesi si danno scadenze temporali più ravvicinate, anche di mese in mese, poi semmai si proroga. Ma anche qui, il messaggio che passa è che siamo in emergenza, come a marzo, invece sono due situazioni assolutamente imparagonabili”. 

Un problema comunicativo che “riguarda tutti”

I numeri, rileva l’esperto, parlano chiaro: “Avevamo oltre 4.000 ricoverati in terapia intensiva, oggi sono 60 in tutta Italia, un paese di 60 milioni di abitanti. Invece continuiamo a leggere ‘salgono i contagi’ senza approfondire i numeri, quanti di questi sono asintomatici, quanti sono più seri, quanti i ricoverati. Sappiamo però che la ‘vasca’ dei ricoveri si sta svuotando, e continua a calare malgrado questi 200 contagi al giorno. Si sottolineano solo i dati negativi, omettendo di sottolineare, ed è veramente tafazziano, che siamo stati i primi a contrastare l’onda e ci siamo riusciti bene”.

Il problema comunicativo, secondo l’infettivologo, riguarda tutti: “Le istituzioni, nazionali e locali, i mass media, e anche purtroppo noi ‘esperti’. La cosa che sconcerta è che tutte le sere si continua a dare un bollettino di guerra, che viene rilanciato in apertura da tutte le testate. Io ho visto cosa fanno in Francia, in Spagna, in Germania… solo noi diamo tutta questa enfasi, e diamo l’impressione all’estero di essere ancora in mezzo al disastro. Quando l’emergenza si stabilizza che senso ha dare un bollettino giornaliero? Si crea solo paura nel pubblico, che in gran parte come sappiamo si limita a leggere i titoli, con il rischio di creare l’effetto ‘al lupo al lupo’ per quando, speriamo di no, si potrà ripresentare un’emergenza vera”.

“Ora basta – ribadisce Bassetti – lo dico anche per la nostra categoria, e contro i nostri interessi: torniamo a parlare d’altro, delle altre malattie, dei problemi e delle qualità, che sono tante, del nostro servizio sanitario. Dobbiamo uscire da questo cul de sac altrimenti ne pagheremo le conseguenze per i prossimi 20 anni”

Articolo di Paolo Giorgi per www.agi.it: L’infettivologo Bassetti: “Basta con l’allarmismo tafazziano sul Covid” (qui l’articolo originale)

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Da LONDRA un’idea per Milano: usare la METRO PER RISCALDARE LE CASE

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Un progetto unico al mondo che riduce le bollette e le emissioni di carbonio, migliorando la qualità dell’aria e rendendo le città più autosufficienti nella produzione di energia elettrica.

Da LONDRA un’idea per MILANO: usare la metropolitana per riscaldare le case

# Fino a 2.220 case riscaldate con bolletta ridotta del 10% rispetto al classico teleriscaldamento

Il rivoluzionario Bunhill 2 Energy Center, il primo del suo genere al mondo, fornisce un progetto per la “decarbonizzazione” del calore in potenziali schemi futuri a Londra e nel mondo, riducendo le bollette del riscaldamento e le emissioni di carbonio, migliorando la qualità dell’aria e rendendo le città più autosufficienti nella produzione di energia elettrica.

Una tecnologia all’avanguardia sopra una stazione della metropolitana in disuso, un tempo nota come City Road. Un grande ventilatore sotterraneo estrae aria calda dai tunnel della linea metropolitana dal basso che viene utilizzata per riscaldare l’acqua, pompata agli edifici del quartiere attraverso una nuova rete da 1,5 km di tubi sotterranei. Il centro energetico e le nuove tubature aggiungono altre 550 case e una scuola elementare alla rete di teleriscaldamento di Bunhill Heat and Power esistente e danno al sistema il potenziale per riscaldare fino a 2.200 case. Le bollette del riscaldamento per gli inquilini comunali collegati alla rete saranno ridotte del 10% rispetto ad altri sistemi di riscaldamento comuni, che a loro volta costano circa la metà dei sistemi autonomi che riscaldano le singole case.

La ventola di due metri, installata in un pozzo di ventilazione a sei piani a metà tunnel della metropolitana di Londra, può essere usata anche a flusso invertito per aiutare a raffreddare le gallerie della metropolitana nei mesi estivi.

# Un’occasione di riqualificazione dell’arredo urbano

Bunhill 2 Energy Centre, Islington, London

La rifunzionalizzazione del pozzo di ventilazione abbandonato dell’ex stazione della metropolitana di City Road, una sottostazione di mattoni squallida, soffocato in cartelloni pubblicitari e parapetti e spazi inutilizzati, è stata anche l’occasione di rimettere mano all’arredo urbano soprastante come insegne, lampioni, telecamere a circuito chiuso.

A seguito di una consultazione con la comunità locale, oltre ai pianificatori e i consiglieri del quartiere, lo studio Cullinan ha assemblato una struttura prefabbricata, rivestita con materiali attraenti e immersa in un paesaggio migliorato per minimizzare l’impatto visivo e ambientale e usando i principi del buon design urbano: l’architettura è stata pensata per richiamare le linee di edifici esistenti, rafforzare i bordi e ridefinire gli angoli delle strade.

Sono stati scelti materiali adatti a resistere a graffiti, urti e graffi, e colori che richiamano le architetture della zona oltre a quelli tipici utilizzati nelle metropolitana di Londra.

Fonte: cullinanstudio.it

FABIO MARCOMIN

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SERBIA: dopo le proteste in piazza, il governo CANCELLA il COPRIFUOCO

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Credits: euronews.it - Scontri in Serbia

Pubblichiamo articolo di Cristiano Tassinari per “Euronews”: Serbia: dopo le proteste e gli scontri, Vučić cancella il coprifuoco

SERBIA: dopo le proteste in piazza, il governo CANCELLA il COPRIFUOCO

# Terza notte di proteste, a Belgrado, anche se stavolta sono state manifestazioni pacifiche

 

Niente scontri tra manifestanti e polizia, come invece era accaduto nelle due notti precedenti. Centinaia di persone si sono semplicemente sedute di fronte alla sede dell’Assemblea Nazionale, il Parlamento serbo. Il presidente Aleksandar Vučić ha deciso, infatti, la cancellazione del coprifuoco, come misura anti-Covid-19, inizialmente previsto per questo fine settimana, da venerdì pomeriggio fino a lunedì mattina.

# Vučić: “Chi lancia sassi vuole danneggiare la Serbia

Dopo alcuni giorni di silenzio, interviene lo stesso Vučić, in visita a Parigi. “Vi chiedete se la posizione della Serbia è dura perché qualcuno lancia dei sassi? Non è una situazione piacevole, ma non posso lamentarmi e piangere. Chi l’ha fatto, l’ha fatto di proposito non solo per ferire qualche agente di polizia, ma procurare gravi danni alla Serbia“.

# Le proteste continueranno

Le nuove restrizioni imposte da Vučić sono state il motivo scatenante delle proteste dei giorni scorsi a Belgrado e in altre città serbe come Novi Sad e Niš. Anche dopo la cancellazione del coprifuoco, i cittadini rinfacciano, però, al presidente una gestione “di finta normalità” della vicenda-Coronavirus, strumentalizzata a dovere per ottenere la vittoria alle elezioni del 21 giugno scorso.

Fonte: Euronews

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SALA: “È sbagliato che un dipendente pubblico guadagni gli stessi soldi a Milano e Reggio Calabria”

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Credits: corriere.it - Beppe Sala

Pubblichiamo articolo de “Il Giorno“: Milano, Sala ipotizza gabbie salariali tra nord e sud e difende le periferie .

SALA: “È sbagliato che un dipendente pubblico guadagni gli stessi soldi a Milano e Reggio Calabria”

Premette che “è un discorso difficile da fare“, ma subito dopo aggiunge: È chiaro che se un dipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessi soldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamente sbagliato, perché il costo della vita in quelle due realtà è diverso“. Il sindaco Giuseppe Sala dialoga tramite Facebook con una dirigente dei Giovani del Pd, Melania Toscano, sugli alti costi della vita a Milano per i giovani, apprende che Melania è arrivata a Milano quattro anni fa da Reggio Calabria e fa un ragionamento che porta alle “gabbie salariali’’, soluzione ancora tabù per una buona fetta di militanti del centrosinistra. Certo, Sala non parla esplicitamente di gabbie salariali ma le sue parole ne ricalcano la classica definizione: Un sistema di calcolo dei salari che mette in relazione le retribuzioni con determinati parametri quali, ad esempio, il costo della vita in un determinato luogo. In Italia le gabbie salariali sono state in vigore tra il 1954 e il 1969 (formalmente il 1972)“.

“Non va come i giovani sono pagati a Milano”

Il sindaco, poco prima, aveva ammesso che “esiste una questione relativa al costo della vita nella nostra città. La cosa che non va è quanto sono pagati i giovani a Milano. Dietro lo stage e altre formule del genere, si nasconde un po’ di sfruttamento giovanile“. Secondo Sala, in tempi di emergenza coronavirus, è il momento di affrontare i problemi: “O ora o mai più. La cosa che non possiamo fare è tornare allo status quo precedente il più in fretta possibile“.

Le periferie milanesi non sono come quelle di Roma o Torino

I giovani del Pd, poi, lo sollecitano sulla riqualificazione delle periferie milanesi e il sindaco rilancia: “Ho vissuto a Roma, ho vissuto a Torino e le periferie milanesi non sono come quelle delle città che ho citato. Non voglio essere sprezzante nei confronti di altri sindaci o di altre città, c’è obiettivamente molto da fare, ma consiglierei a tutti di farsi un giro per altre realtà italiane e capire quanto noi abbiamo“. Quanto al futuro in tempi di crisi, il sindaco si dice “preoccupato“, almeno nel breve periodo, “per una fase spero non lunghissima, in cui ci saranno rischi occupazionali. Ma sono molto positivo per Milano: tra cinque anni sarà ancora meglio di adesso“.

Fonte: IlGiorno

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STATO DI EMERGENZA COVID fino al 31 DICEMBRE: la proroga del governo

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Credits: Filippo Attili - Ufficio Stampa Palazzo Chigi

Pubblichiamo articolo di Alessandro D’Amato per “nextquotidiano.it” 

l governo prorogherà lo stato di emergenza per COVID-19 fino al 31 dicembre 2020. Il Messaggero scrive che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso di estendere il provvedimento che termina in teoria il 31 luglio in modo da poter ancora emanare, se ne ce fosse bisogno, nuovi Dpcm, i decreti del presidente del Consiglio che hanno accompagnato gli italiani durante la fase 1 e 2 del Coronavirus. La spinta arriva dal Comitato tecnico scientifico e anche al Ministero della Salute sono consapevoli che sarà un passaggio necessario.

STATO DI EMERGENZA COVID fino al 31 DICEMBRE: la proroga del governo

# La decisione potrebbe essere anticipata dal premier Conte ai leader del centrodestra la prossima settimana

Lo stato d’emergenza COVID-19 verrà quindi prorogato fino al 31 dicembre anche perché la pandemia, in arretramento in Italia, non sembra invece arrestarsi nel resto del mondo e questo potrebbe rendere necessarie ulteriori “strette” sia in previsione della seconda ondata che per prevenirla. La decisione potrebbe essere anticipata dal premier Conte ai leader del centrodestra che la settimana prossima andranno a fargli visita per discutere del rilancio del Paese. Dalla Lega di Matteo Salvini, per esempio, trapela freddezza: “Non ne vedremmo l’esigenza“, è la risposta davanti a questa evenienza. Di fatto l’indirizzo dell’esecutivo va in questa direzione. D’altronde, in molti hanno notato come in sede di conversione degli ultimi decreti siano stati tolti tutti i riferimenti temporali per citare la formula “fino alla fine dello stato d’emergenza“. Una fattispecie – non contemplata in Costituzione, ma regolamentata da una legge del ‘92 – che viene dichiarata dal consiglio dei ministri su proposta del presidente. E’ considerata – e la proroga segue questo solco – una misura anche di prevenzione ovvero “al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia“.

Il “non detto” che spinge alla cautela è dettato dal timore che a settembre ci possa essere una seconda ondata di Covid, quella di ritorno, o che, nei migliori dei casi, i focolai che iniziano a puntellare il Paese si estendano in aree più vaste. C’è poi un altro aspetto: l’ombrello dello stato d’emergenza conferisce alla Protezione civile un ruolo ancora più centrale. In vista, per esempio, del ritorno a scuola. Ma se si parla con i tecnici e gli esperti, non si vedono molte alternative. Pensiamo ad esempio a tutti i provvedimenti che si stanno studiando e che dovranno essere applicati in tempi molto rapidi per la ripresa delle lezioni, dal distanziamento all’obbligo della mascherina in determinate condizioni se l’andamento dell’epidemia non sarà rassicurante: senza lo scudo dello stato di emergenza, c’è il rischio di paralizzare gli interventi.

D’altra parte, sia pure nell’ambito di legislazioni differenti, anche altri paesi come la Spagna, sono ricorsi alla dichiarazione dello stato di emergenza. Il tutto tenendo gli occhi costantemente sulla curva dei nuovi contagi, in lieve risalita: sono 229 nelle ultime 24 ore e 193 il giorno precedente, più della metà in Lombardia, per un totale di 242.363 dall’inizio dell’emergenza. L’ultimo bollettino quotidiano dei decessi, stabili, è di 12 morti e porta a 34.926 il numero totale delle vittime. I dati avvalorano il trend segnalato dal Rapporto Istat-Iss, che conferma il graduale esaurimento della spinta mortale del virus a maggio. A livello medio nazionale, i decessi totali di maggio risultano lievemente inferiori alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019. Solo nell’area ad alta diffusione dell’epidemia persiste ancora in maggio un lieve eccesso di mortalità (3,9%). “Il primato spetta alla Lombardia”, dove a maggio si osserva l’eccesso di decessi più marcato (8,6%), sebbene sia considerevolmente inferiore all’incremento del 190% riscontrato nella stessa regione nel mese di marzo e al 112% del mese di aprile.

# Il divieto di ingresso in Italia per 13 paesi

Intanto ieri sera è arrivata la lista sul divieto di ingresso in Italia per 13 Paesi extraeuropei “a rischio”, che potrebbe allungarsi con il passare delle ore e con i contagi ancora in risalita. La nuova ordinanza che torna a stringere le maglie delle frontiere arriva dal ministro della Salute, riguarda nazioni sparse in tutto il mondo e ancora in piena fase dell’emergenza Covid, dall’America Latina fino al Medioriente e all’estremo Est asiatico, perché – spiega Speranza – “nel mondo la pandemia è nella sua fase più acuta. Non possiamo vanificare i sacrifici fatti dagli italiani in questi mesi“. E sui rischi di una nuova ondata il premier Conte, che si dice “fiducioso” nell’attenzione degli italiani, tranquillizza: “se ci dovesse essere, il Paese è attrezzato per mantenerla sotto controllo“. Per scongiurare il moltiplicarsi di nuovi cluster, si fa sempre più stringente la sorveglianza di linee, aeroporti e passeggeri, così come diventano sempre più attente anche le precauzioni negli altri punti di snodo fondamentale del Paese: a Termini un cittadino di origini bengalesi, che tossiva e stava male, ha attirato l’attenzione degli agenti della Polfer di Roma mentre si trovava su un treno di ritorno dall’Emilia Romagna e dopo essere stato fermato è risultato positivo al Covid. L’uomo è stato denunciato per aver violato l’isolamento fiduciario ed è ora ricoverato nella Capitale.

Episodi come questi aumentano i timori sul rischio di focolai generati da persone appena arrivate in Italia, come accaduto nel Lazio e in Toscana, e positive al virus. Dopo aver già respinto a Malpensa e Fiumicino oltre 160 cittadini bengalesi provenienti da Doha, ora l’ordinanza di Speranza – firmata dopo aver sentito i ministri degli Affari Esteri, dell’Interno e dei Trasporti – allarga pesantemente il ‘blocco’ e riguarda il divieto di ingresso e transito in Italia per chi nei quattordici giorni antecedenti ha soggiornato o è transitato in 13 Paesi: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù e Repubblica Dominicana. Anche il ministro Boccia ha una posizione netta: “Continueremo a bloccare i voli per tutti i Paesi non in sicurezza, ma – dice – non daremo mai agli altri degli untori, non faremo quello che è stato fatto a noi“. Non solo. Sotto stretto controllo sanitario ci sono tanti aerei con tratte intercontinentali, come quelli provenienti dal Qatar e un volo charter da Delhi, entrambi poi atterrati a Fiumicino. Ad essere attenzionati, dunque, non ci sono soltanto le partenze e le triangolazioni che passano per quei Paesi della nuova black list ed è previsto un potenziamento delle precauzioni negli hub mentre l’aeroporto milanese di Linate aprirà il 13 luglio.

Fonte: nextquotidiano

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Alla scoperta di STRESA, la località PIÙ MILANESE del Lago Maggiore

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Gemma del Lago Maggiore, con alcune delle isole lacustri più belle d’Italia, Stresa è una meta ideale per una vacanza di prossimità per i milanesi amanti dell’acqua, della montagna e della cultura.

Alla scoperta di STRESA, la località PIÙ MILANESE del Lago Maggiore

# Con Milano condivide il Santo Patrono

A meno di 100 chilometri da Milano, Stresa fa parte della sfera culturale della nostra città, tanto da condividere il patrono ed il relativo giorno. Si trova sul Lago Maggiore che, da sempre, è una delle destinazioni turistiche preferite dei milanesi.

# La provincia azzurra

La cittadina fa parte della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, che esiste dal 1992 e, per via dell’importante cornice lacustre che ne caratterizza il territorio, viene detta la provincia azzurra. La dislocazione della cittadina, che ha una popolazione circa 5.000 abitanti, è risultata strategica fin da quando, in epoca romana, congiungeva l’allora Mediolanum con quello che oggi è il Passo del Sempione.

# Famosa per le Isole Borromee: Isola Bella e Isola Madre

Già dal XVII° Secolo, i Borromeo, feudatari di quei luoghi, migliorarono le strutture dell’Isola Bella e dell’Isola Madre, che da allora furono dette Borromee e che ospitano il palazzo della famiglia a tutt’oggi, assieme a degli incantevoli giardini botanici.

# Fino all’inizio del novecento era meta di vacanza della nobiltà europea 

Lungo tutto il XIX° e durante la prima parte del XX° Secolo, molte famiglie nobili di tutta Europa scelsero Stresa per le loro vacanze, dando la stura ad un turismo di alto livello e, successivamente, con l’apertura della strada napoleonica, nel 1806, ad attività turistiche maggiormente diffuse tra la popolazione.

# Ha ospitato le prime edizioni di Miss Italia e l’antenato del Festival di Sanremo

Fra i suoi primati Stresa annovera quello di aver ospitato alcune tra le prime edizioni di Miss Italia, nonché uno dei più antichi antenati del festival di Sanremo, ossia le “Settimane Musicali di Stresa”. Nel 1935, la cittadina è stata sede di uno sfortunato tentativo diplomatico e, nel 2004, ha ospitato una riunione del Gruppo Bilderberg.

# Montagna + Lago + Cultura in pochi chilometri

Oltre a vantare una tradizione turistica antica ed importante è stato uno dei primi luoghi turistici nel senso moderno del termine, Stresa può offrire qualcosa di interessante ad ogni tipologia di turista, potendo contare sulla stazione sciistica del Mottarone per gli amanti degli sport invernali, sulla sua dimensione lacustre per gli sport d’acqua, oltre ad una serie importante di dimore storiche, palazzi antichi, giardini e strutture ricettive di pregio.

 

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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