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“Ci siete mancati”: a Roma riaprono i musei con un POKER D’ASSI

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Con il Lazio in zona gialla sono tanti i musei e le gallerie che a Roma hanno riaperto i battenti. Per gli affamati di arte e bellezza la scelta è ampia. Tra tutte le offerte svetta un poker di altissimo livello.

“Ci siete mancati”: a Roma riaprono i musei con un POKER D’ASSI

# Di nuovo al via il sistema Musei di Roma Capitale

Ormai da due settimane sono di nuovo aperti al pubblico tutti i musei di Roma Capitale: i Musei Capitolini, Museo di Roma a Palazzo Braschi, Museo dell’Ara Pacis, Museo di Roma in Trastevere, Galleria d’Arte Moderna, Musei di Villa Torlonia, Museo Civico di Zoologia, Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, Museo Napoleonico, Museo Pietro Canonica a Villa Borghese, Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese, Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina, Museo di Casal de’ Pazzi, Museo delle Mura, Villa di Massenzio. Lo segnala il Sistema Musei di Roma Capitale, per informazioni e prenotazioni visita il sito di MUSEI IN COMUNE.

Augurandovi di tornare in sicurezza ad ammirare arte e bellezza a Roma, abbiamo scelto per voi:

#1 JOSEF KOUDELKA. RADICI. Evidenza della storia, enigma della bellezza. Ara Pacis

EGYPT. Cairo. 2012. © Josef Koudelka/ Magnum Photos

Come tornare alle radici della storia attraverso le immagini di un grande fotografo. La mostra è organizzata da Contrasto e Magnum Photos, e resterà al Museo dell’Ara Pacis fino al 16 maggio. Con oltre cento spettacolari immagini panoramiche, l’esposizione del maestro ceco documenta il suo straordinario viaggio alla ricerca delle radici della nostra storia. Sarà l’estratto di un’inedita e personale riflessione sull’antico, sul paesaggio e sulla bellezza compiuta lungo trent’anni di vita, toccando diciannove diversi paesi e visitando più di cento siti archeologici tra i più rappresentativi per la storia del Mediterraneo.

#2 IL MAUSOLEO DI AUGUSTO: Rivivi l’età d’oro di Roma

Mausoleo di Augusto, Roma.

Dopo moltissimi anni riapre al pubblico il monumentale Mausoleo di Augusto. Al termine di un lungo progetto di recupero e restauro, una delle più imponenti opere architettoniche della romanità e il più grande sepolcro circolare del mondo antico sarà nuovamente accessibile ai visitatori dal 1° marzo. Di ritorno dalla campagna militare in Egitto, conclusasi con la vittoria di Azio del 31 a.C. e la sottomissione di Cleopatra e Marco Antonio, nel 28 a.C. Ottaviano Augusto diede inizio alla costruzione del Mausoleo nell’area settentrionale del Campo Marzio all’epoca non ancora urbanizzato. Già in precedenza occupato dai sepolcri di alcuni uomini illustri, lo storico greco Strabone descrisse il monumento come “un grande tumulo presso il fiume su alta base di pietra bianca, coperto sino alla sommità di alberi sempreverdi; sul vertice è il simulacro bronzeo di Augusto e sotto il tumulo sono le sepolture di lui, dei parenti, dietro vi è un grande bosco con mirabili passeggi”. Il Mausoleo con il suo diametro di 300 piedi romani (circa m 87) è il più grande sepolcro circolare che si conosca. Le visite, gratuite con prenotazione obbligatoria, saranno possibili fino al 21 aprile. Dal 22 aprile la visita sarà arricchita da contenuti multimediali con realtà virtuale e aumentata. L’ingresso sarà gratuito fino al 31 dicembre 2021 solo per i residenti a Roma.

#3 NAPOLEONE E IL MITO DI ROMA ai Mercati di Traiano

GÈrard FranÁois Pascal Simon, baron (1770-1837). Ajaccio, Palais Fesch, musÈe des Beaux-Arts. MNA839-1-3.

In occasione del bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte, il condottiero, l’imperatore, ma anche il mecenate e l’amante dell’arte, è a lui, che il Museo dei Fori Imperiali ai Mercati di Traiano dedica la prima mostra della riapertura. Sarà visitabile dal 4 febbraio e fino al 30 maggio. La mostra, dedicata agli scavi promossi da Bonaparte a Roma, analizza il contesto culturale e letterario della seconda metà del XVIII secolo (neoclassicismo e l’estetica del sublime) e dedica approfondimenti ad aspetti urbanistici, quali ad esempio gli scavi del settore centrale della Basilica Ulpia, la Colonna Traiana valorizzata dal Governo Napoleonico di Roma, l’Egittomania di Napoleone e molti altri aspetti di grande rilevanza, relativi all’annessione di Roma all’Impero dal 1809 al 1814. In quegli anni Roma diventa città imperiale seconda solo a Parigi per volontà di Napoleone stesso.

#4 CI SIETE MANCATI: con queste tre parole riapre la GALLERIA BORGHESE

La Galleria Borghese, riaperta al pubblico da lunedì 1 febbraio con l’iniziativa “Ci siete mancati”, che inizialmente doveva durare solo due settimane, ha ora esteso gli eventi fino alla fine del mese. Dato il grande seguito che hanno avuto gli approfondimenti sulle vicende, la riscoperta e il ritorno nella​ collezione del cardinale Scipione Borghese del nuovo acquisto della Galleria Borghese, la Danza campestre di Guido Reni, il Museo ha deciso di estendere questa iniziativa a tutto il mese di febbraio. L’appuntamento con la direttrice Francesca Cappelletti, in alternanza con uno storico dell’arte o restauratore del Museo, è tutti i giorni alle ore 12 nella sala XIX, dove il quadro è stato allestito per contestualizzare l’opera accostandola a quelle di artisti bolognesi, da Lanfranco a Domenichino a Viola, fondamentali per comprendere la fase di sperimentazione sul paesaggio come genere pittorico nei primi anni del Seicento.

Continua la lettura con: Funivia a Roma

FRANCESCA SPINOLA

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“Vanità, decisamente il mio peccato preferito”

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Da: L'avvocato del diavolo

La nostra è una società che più di tutto premia la vanità.
Tra un virologo che preferisce fare il suo mestiere e curare le persone e uno che è mosso dalla vanità di apparire in tv, la nostra società premia il secondo.
Non solo. Tra un virologo che in tv dice cose vere e uno che per vanità spara allarmi sensazionalistici, la nostra società premia il secondo.

“La vanità è decisamente il mio peccato preferito” diceva il diavolo nel film “l’avvocato del diavolo”, intendendo che è il vizio che tira fuori il peggio della natura umana.
Una società fondata sulla ricerca ossessiva del consenso e dell’appagamento della vanità è una società diabolica.

Continua la lettura con: L’esorcismo contro il terrore

MILANO CITTÀ STATO 

Scoperta una PIRAMIDE SOTTOMARINA: si tratta di ATLANTIDE?

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credit: ambientebio.it

E’ stata individuata al largo dell’Alaska un’antica piramide sottomarina. E’ una nuova pista per il ritrovamento della Città di Atlantide?

Scoperta una PIRAMIDE SOTTOMARINA: si tratta di ATLANTIDE?

Tra tutte le antiche leggende, quella di Atlantide è sicuramente tra le più affascinanti. In bilico tra la realtà e la fantasia, ogni anno spinge gruppi di ricercatori e appassionati a giocare alla caccia al tesoro. Documentari e film hanno narrato le più disparate ipotesi sulla sua esistenza, ma soprattutto, sulla sua posizione geografica che resta tutt’oggi ignota.

# Atlantide: dalle Colonne d’Ercole all’Alaska

credit: wikipedia

Il primo a parlarne fu Platone, che la descrisse come un’isola fantastica, quasi utopica, situata al di là delle Colonne d’Ercole (l’odierno stretto di Gibilterra). Nonostante questa antica geolocalizzazione, ancora non si può dire con certezza dove fosse situata. Recentemente due famosissimi cacciatori di UFO, Blake e Brett Cousins, hanno scoperto grazie a Google Earth una misteriosa struttura al largo dell’Alaska. Sarà davvero un reperto Atlantideo?

# E’ possibile raggiungere la piramide dal proprio divano di casa

credit: ambientebio.it

I due “archeologi virtuali” hanno pubblicato un video sul loro canale YouTube nel quale spiegano come arrivare al “reperto” dal proprio divano di casa. Basta semplicemente saper utilizzare Google Earth per poter raggiungere la piramide sottomarina che, sempre secondo i due improvvisati archeologi, sarebbe una prova dell’esistenza di Atlantide nelle coste dell’Alaska. Che sia una scoperta sensazionale è innegabile, infatti l’antica piramide svetta distintamente a sud-est dello stato americano, nei pressi dell’isola di Chicagof.

# Mai dire mai: un’ipotesi poco probabile ma molto affascinante

credit: evolutiontravel.eu

Altre ipotesi di ricercatori alternativi affermano che sulla stessa isola di Chicagof ci sarebbero altre antiche costruzioni, che vengono attribuite alla civiltà di Atlantide. Altri invece ipotizzano che siano costruzioni aliene.

Tuttavia, oggi le tecnologie facilitano il lavoro ai ricercatori, che anche grazie a Planet Earth e simili individuano antiche strutture in ogni angolo del pianeta. L’ipotesi atlantidea è dunque poco probabile ma molto affascinante: cambia le carte in tavola e apre nuove piste di indagine per il ritrovamento dell’antica città, sia per gli appassionati che per i professionisti. Come si suol dire: “mai dire mai”.

Fonte: Ambiente Bio

Leggi anche: Il MARE a Milano? Che cosa succederebbe se tutti i GHIACCIAI si sciogliessero

ROSITA GIULIANO

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Un TUNNEL SOTTOMARINO tra Scozia e Irlanda del Nord: la Gran Bretagna cerca di non perdere pezzi

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Il primo ministro inglese propone un nuovo progetto: un tunnel sottomarino che colleghi la Scozia e l’Irlanda del Nord. Lo scopo è quello di rendere più rapidi i commerci e rafforzare i collegamenti all’interno del Regno Unito che, dopo la Brexit, tanto unito non sembra più. Come è stata accolta questa proposta?

Un TUNNEL SOTTOMARINO tra Scozia e Irlanda del Nord: la Gran Bretagna cerca di non perdere pezzi

# Dal ponte al tunnel, Boris Johnson non molla e ripropone l’idea di un collegamento tra le regioni

credits: rtl.it

È il 2018 quando Boris Johnson propone per la prima volta l’idea di un collegamento tra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord. Suggerisce un ponte che, però, viene presto definito dagli esperti impossibile da realizzare in quanto il mar d’Irlanda nei mesi freddi è spesso in tempesta. La struttura sarebbe quindi rimasta chiusa per più di tre mesi all’anno e i costi sarebbero stati di circa 25 miliardi di euro. L’idea, insomma, viene bocciata.

Ma BoJo non si lascia scoraggiare e ripropone un collegamento, questa volta sottomarino, un tunnel, come quello della Manica. La galleria coprirebbe 25 miglia, cioè circa 40 km, ed ospiterebbe sia i binari del treno sia una carreggiata per le auto e i camion.

# Le decisioni post-Brexit causano tensioni politiche e limitazioni economiche

credits: italianidublino.com

Il collegamento, più che avere una valenza economica, ne racchiude una simbolica e politica. Dopo la Brexit infatti le diverse regioni del Regno Unito sembrano scontrarsi. La Scozia reclama a gran voce l’indipendenza, chiedendo all’Europa di lasciare la luce accesa e non dimenticarla. Ma anche i rapporti tra Inghilterra e Irlanda del Nord si sono fatti più tesi dopo gli accordi entrati in vigore dal 31 dicembre 2020. Nel patto post-Brexit è stata infatti presa la decisione di tenere integrato il porto di Belfast al mercato europeo, sganciandolo da quello britannico e di fatto creando una frontiera doganale con il resto del Regno Unito.

L’intento di Johnson sembra essere quello di creare un collegamento fisico, per colmare le rotture ideologiche.  

Fonti: dagospia.com

Continua a leggere: Il nuovo TUNNEL che collega Milano al Nord Europa: nasce la “CITTÀ TICINO” 

CHIARA BARONE

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Nuovo MURALE capolavoro a MILANO

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Credit: @andreacherchi_foto

“Non ci basta mai”. É così che i due artisti di strada italiani Wally e Alita, in arte Orticanoodles, annunciano sui social il loro nuovo capolavoro.

Nuovo MURALE capolavoro a MILANO

# Chi sono gli Orticanoodles

Pseudonimo di due artisti di strada italiani, Walli e Alita, gli Orticanoodles sono tra i primi fautori della stencil art in Italia. 

Hanno preso forma in un laboratorio situato nel quartiere Ortica di Milano per poi espandersi sempre di più, trasformando la loro attività in un collettivo di più di 20 artisti.
Il loro obiettivo? Farsi sentire, vedere, ammirare, urlando al mondo messaggi formato gigante.

Le opere più recenti sono basate sul nuovo concept dello stencil on stencil, dove i ritratti di leader storici e personaggi famosi si sovrappongono alle parole, rendendo i loro murales molto più di belle opere d’arte.

I loro lavori si sono estesi in varie zone delle città facendo girare il loro nome ormai in tutto il mondo. Alcune opere fanno parte di progetti di riqualificazione voluti dal comune, altri sono commissioni di aziende che si affidano alla street art per trasmettere la loro identità.

# Il nuovo capolavoro

Credti: @orticanoodles

“Non ci basta mai”. É così che i due artisti di strada italiani Wally e Alita, in arte Orticanoodles, annunciano sui social il loro nuovo capolavoro.

Il murale si trova in via Borsieri 5, quartiere Isola, nasce dall’incontro con le opere dello sculture Francesco Messina ed è un tributo alla ballerina Aida Accolla, spesso modella del maestro Messina con Carla Fracci e Luciana Savignano.

Questo murale però non è l’unico che porta la firma degli Orticanoodles, si aggiunge infatti alla lunga lista di capolavori realizzati da questo gruppo che sembra puntare sempre più in alto.

# Altre loro celebri opere: La Madonnina in versione street art

Credit: @orticanoodles

Grazie agli Orticanoodles la ‘Madunina’ si è trasferita agli inizi di settembre nel quartiere Ortica di Milano, in via Pitteri 23.

Il maxi murale che ritrae la Vergine simbolo della città di Milano è stato dipinto sulla facciata del palazzo proprio di fronte all’edificio in cui lo stesso gruppo aveva dipinto la navata centrale e le guglie del Duomo qualche mese prima.

Divisa in strisce verticali, la Madonnina è stata realizzata in una scala di colori dal giallo al bianco proprio per rievocare la doratura che contraddistingue la statua originale.

L’opera si aggiunge al progetto Or.Me (Ortica Memoria) che punta a trasformare il quartiere della periferia Est di Milano in un museo a cielo aperto, con la speranza che possa essere il baluardo della forza della street art.

# Il cuore che pulsa

Credit: @heartsofcities

Molti sono i lavori commissionati da aziende che trovano nella street art una nuova forma di comunicazione.

Ne è un esempio il murale dedicato alla musica in via Conchetta, commissionato da Porsche in occasione della Music Week.

“Music is a never ending journey” è il titolo dell’opera che raffigura un gigantesco cuore pulsante posto al centro di un cosmo musicale ispirato a diversi generi e strumenti musicali.

Quale sarà il prossimo capolavoro di questo gruppo di artisti?

Continua la lettura con :IL MURALE che trasforma un palazzo in una LIBRERIA GIGANTE (immagini)

ARIANNA BOTTINI

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🛑 Lombardia in bilico tra zona GIALLA e ARANCIONE: cosa dicono i dati

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credits: federcaccialombardia.it

Le regioni hanno comunicato i dati, adesso sta al governo decidere la nuova ripartizione dell’Italia nelle ormai ben note zone gialle, arancioni e rosse. Oggi, dopo aver sentito il parere tecnico del CTS, Comitato Tecnico Scientifico, verranno comunicati gli eventuali cambi di colore che interesseranno diverse regioni. Tra queste anche la Lombardia che sembra essere proprio in bilico tra la permanenza nel giallo e l’ingresso nell’arancione. Cosa dicono i dati?

Lombardia in bilico tra zona arancione e gialla

# Rt torna a cavallo di 1. Ma terapie intensive sotto il 30% e curva di contagi e decessi verso i minimi

credits: regionelombardia.official IG

Secondo gli ultimi dati, Milano registra un indice Rt leggermente sopra la soglia dell’1, più precisamente dell’1.08, mentre in Lombardia l’indice sembra essere di 1.04. Numeri che indicano un lieve aumento dei casi, seppur contenuto e costante, non sembrano esserci infatti balzi marcati. I dati di mercoledì 17 affermano che nella Regione, su 38.296 tamponi, 1.764 erano positivi: il rapporto tra test effettuati e positivi è del 4.61%.

Insomma, i dati non parlano proprio chiaramente e se alcuni numeri fanno sperare in una permanenza nella “più libera” zona gialla, altri fanno temere un passo indietro, entrando in quella arancione. Anche il Direttore generale del Welfare della Regione, Marco Trivelli, ha affermato che da un lato il tasso di occupazione delle terapie intensive è sceso sotto il 30%, ottimo dato che indica l’assenza di pressione ospedaliera, ma dall’altro ha dichiarato “è vero che i numeri sono in ascesa e il tema delle varianti è molto preoccupante”.

A spaventare di più infatti sono proprio le tanto discusse varianti che nella Regione lombarda hanno portato alla creazione di piccole zone rosse nei quattro comuni di Bollate, Castrezzato, Mede e Viggiù.

# La “febbre del giallo” delle regioni e la bianca speranza della Val d’Aosta

credits: ilgiorno.it

Il governatore Attilio Fontana sembra essere fiducioso, convinto che la Lombardia abbia i numeri e le carte in regola per restare in zona gialla. In una sua dichiarazione ha mosso inoltre una richiesta al governo centrale, chiedendo che le decisioni vengano anticipate in quanto i dati vengono presentati già il martedì.

Ma la Lombardia non è l’unica ad essere ignara per quel che riguarda il proprio destino. In bilico anche Lazio, Friuli e Piemonte, i cui governatori, come Fontana, ribadiscono di avere i numeri giusti per poter rimanere in zona gialla.

Diversa invece la situazione in Abruzzo dove, dopo la stretta delle provincie di Pescara e Chieti, l’intera regione sembra essere a rischio di indietreggiare in zona rossa.

Non ci sono solo notizie negative però, in mezzo ad un’Italia dai colori così accesi infatti, potrebbe iniziare a farsi strada il bianco. La Valle d’Aosta potrebbe far diventare realtà il sogno della zona bianca, la zona a rischio più basso dove la vita pre-covid non sembra più così lontana. Prima di aggiudicarsi questo primato però, la Regione dovrà confermare che, per la terza settimana consecutiva, sta registrando meno di 50 persone positive su 100mila abitanti.

# Il nuovo Governo Draghi si rimbocca le maniche e pianifica correzioni e modifiche

credits: it.sputniknews.com

Nel frattempo, il nuovo Governo Draghi potrebbe apportare qualche modifica per quanto riguarda l’applicazione delle misure restrittive. Nel fine settimana infatti il Premier incontrerà il ministro della Salute, Roberto Speranza, e la ministra agli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, per fare il punto sull’andamento della pandemia e per valutare eventuali modifiche. Sembra che proprio il sistema di divisione potrebbe essere cambiato in modo da garantire maggiore aderenza ai dati più attuali.

In agenda anche il riassetto del CTS e l’istituzione di una cabina di regia di ministri che avrà il compito di valutare i nuovi provvedimenti, confrontandosi con l’intero Esecutivo. Lo scopo è quello di evitare delle sovrapposizioni di voci che, come accaduto spesso nei giorni scorsi, può in qualche modo destabilizzare le regioni. La cabina avrà inoltre il compito di affiancare ai provvedimenti, per così dire sanitari, quelli di tipo economico: per ogni chiusura dovranno essere predisposti immediati ristori.

Resta infine da decidere quale strumento utilizzare per attuare le nuove disposizioni, la scelta è tra il famoso Dpcm, Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che abbiamo imparato a conoscere negli scorsi mesi, o il più tradizionale Decreto.

Insomma, potrebbe cambiare la forma, ma anche la sostanza, nella speranza così di poter presto tutti seguire il candido esempio della Val d’Aosta.

Fonti: ilgiorno.itmilanotoday.it

Continua la lettura con: 🛑 Cura al Covid: via libera in Italia agli ANTICORPI MONOCLONALI. Facciamo un po’ di chiarezza. 

CHIARA BARONE

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Nelle SCUOLE di Milano le prime LAMPADE CHE ELIMINANO IL VIRUS purificando l’aria

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Credit: milano.corriere.it

Procedendo per tentoni verso un nemico sempre più enigmatico, a volte si ha la fortuna di fare un passo in avanti. Che sia il caso delle lampade che purificano l’aria?

Nelle SCUOLE di Milano le prime LAMPADE CHE ELIMINANO IL VIRUS purificando l’aria

#A Milano le prime scuole che utilizzano il “Progetto Apollo”

Il Plesso Scolastico di Piazza Bacone a Milano è il primo ad inaugurare e utilizzare il “Progetto Apollo” di Ensto Italia: un’innovativa soluzione di illuminazione che sanifica l’aria 24 ore su 24 eliminando tutti i batteri e quindi il virus.

L’istituto milanese è il primo edificio scolastico italiano a dare via alla sanificazione mentre allievi e personale sono all’interno degli spazi.

# Come funzionano le lampade

Credit: milan.corriere.it

La sanificazione avviene sia a livello superficiale dell’apparecchio, ma anche attraverso una ventola.

La ventola di cui sono dotate fa infatti passare l’aria attraverso dei filtri realizzati con nanomateriali (tra cui titanio e argento), che si attivano tramite la luce e aggrediscono virus e batteri decomponendoli. L’aria purificata viene poi rimessa all’interno dell’aula.

Questi dispositivi innovativi sfruttano il meccanismo della fotocatalisi, un principio fisico e naturale e proprio per questo non dannoso per le persone. 

# Basta alle finestre aperte durante le lezioni

Appurata l’importanza di far circolare continuamente l’aria, aprire le finestre periodicamente con 2 gradi fuori e 20 bambini dentro l’aula non sembrava la soluzione ottimale.

Con Apollo si evita questo problema. Queste lampade infatti, sono in grado di sanificare circa 60 metri cubi d’aria all’ora senza rilasciare sostanze chimiche o immettere raggi UV nei locali.

Questo permette di fare lezione con le finestre chiuse e procedere solo al cambio dell’ora al riciclo dell’aria.

# L’asso nella manica contro il virus?

A novembre queste dispositivi hanno finito il ciclo di certificazioni tra cui anche quella dell’abbattimento del virus Covid.

Queste lampade potrebbero consentire la riapertura in sicurezza di tutte le strutture scolastiche nella Lombardia e in tutta Italia.

Questo principio, se di successo, potrebbe essere usato per gli uffici, nei bar e per tutti gli ambienti chiusi che al momento fanno tanta paura.

Continua la lettura con : Cura al Covid: via libera in Italia agli ANTICORPI MONOCLONALI. Facciamo un po’ di chiarezza.

ARIANNA BOTTINI

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Forbes: 12 HOTEL di Milano tra i MIGLIORI del MONDO

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Credits: principesavoia iG - Hotel Principe di Savoia

Tra conferme e new entry ecco le strutture alberghiere top in città. Una di queste conferma il massimo riconoscimento. Ecco quali sono.

Forbes: 12 HOTEL di Milano tra i MIGLIORI del MONDO

# Gli hotel premiati sono quasi tutti in centro. Confermate le 5 stelle all’unica struttura alberghiera che aveva già ottenuto il riconoscimento in passato

Come ogni anno, la Forbes Travel Guide premia i migliori hotel al mondo: dodici di questi sono milanesi. Sul totale di 283 hotel a cui sono state assegnate le cinque stelle, il riconoscimento più alto, Milano conferma una delle sue strutture alberghiere già premiate in passato. Tra i 576 premiati con le quattro stelle Milano ne ha dieci e poi, tra i 483 segnalati come “raccomandati”. 

Vediamo quali sono nel dettaglio.

#12 Magna Pars, il primo hotel à parfum

Credits: frauschirrabloggt IG – Magnapars Suites

Il Magna Pars Suite è il primo hotel à parfum, nel cuore del quartiere del design, nato negli spazi dell’ex fabbrica di profumi della famiglia Martone è uno degli alberghi a 5 stelle più ricercati dagli stranieri. Da Forbes ha ricevuto una “raccomandazione”.

#11 Westin Palace, uno stille classico a due passi dalla “city” 

Credits: chiarapanariti IG – Westin Palace

Il Westin Palace, che affaccia su Piazza della Repubblica, ha un design contemporaneo e elementi di richiamo classico che convivono in una perfetta armonia di forme e cromie, entrando in sintonia con il dinamico scenario del quartiere di Porta Nuova che lo ospita. Il primo tra i dieci hotel milanesi premiato da Forbes con le 4 stelle.

#10 Park Hyatt, il lusso nel centro di Milano

Credits: crazycatladyldn IG – Park Hyatt

Il Park Hyatt Milano sorge nel luogo più esclusivo della città, di fronte all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele e a pochi passi dal Duomo. Al suo interno il ristorante VUN Andrea Aprea, premiato con 2 stelle Michelin.

#9 Palazzo Parigi, lo stile maestoso tipico del lusso francese

fonte: The Innovation Group

L’hotel 5 stelle Palazzo Parigi è caratterizzato da uno stilo maestoso tipico degli edifici di lusso della capitale francese. Volumi esagerati, preziose opere d’arte e antichi arredi, i marmi e legni pregiati, il giardino secolare.

#8 Me Milan Il Duca, l’hotel moderno con la terrazza vista “skyline”

Credits: aroundyou___
IG – Me Milan Il Duca

Il Me Milan è un hotel elegante e moderno caratterizzato da una terrazza all’ultimo piano con vista sullo skyline di Milano. Situato direttamente in Piazza della Repubblica, l’hotel è stato progettato dall’architetto milanese Aldo Rossi, il primo italiano a vincere il Premio Pritzker.

#7 Principe di Savoia, lo storico albergo milanese con affaccio sui giardini di Piazza della Repubblica

Credits: principesavoia iG – Hotel Principe di Savoia

L’Hotel 5 stelle Principe di Savoia è lo storico albergo milanese che si affaccia sui giardini di piazza della Repubblica. All’esterno una struttura esterna in ferro battuto e vetrate si estende in verande laterali lungo tutta la facciata e evoca l’architettura della galleria Vittorio Emanuele.

#6 Four Seasons, il lusso nel Quadrilatero della Moda

Credits: gallery_europe IG – Four Seasons

Il Four Season Hotel Milano è situato in un ex convento del XV secolo in pieno centro di Milano, nel pieno del Quadrilatero della Moda. Al suo interno anche una Spa di lusso di recente creazione con ben 7 sale destinate a trattamenti viso e corpo, pool, jacuzzi e area benessere.

#5 Excelsior Gallia, con una delle suite più belle e costose al mondo

i locali più top

Situato a lato della Stazione Centrale c’è l’Hotel Excelsior Gallia, un gioiello dell’architettura e uno dei più esclusivi d’Italia. All’ultimo piano è stata realizzata la Katara Royal Suite da 20.000 euro al giorno, meta prediletta delle star internazionali, che con i suoi 1000 mq di lusso sfrenato è stata classificata come una delle Suite più belle al mondo vincendo il “World’s Leading Hotel Suite”. 

#4 Bulgari, un’oasi di verde a 5 stelle in pieno centro

Ph. credits: thefork.it

Un progetto realizzato dall’architetto Antonio Citterio & Partners, l’Hotel Bulgari è un’oasi di tranquillità in città. Immerso tra le vie del Quadrilatero della Moda ospita un giardino di 4000 mq.

#3 Baglioni, uno dei boutique hotel più noti di Milano

Credits: blue_jacket_club
IG – Hotel Baglioni Milano

Un altro hotel 5 stelle nel cuore della città è il Carlton Baglioni che unisce eleganza della location, funzionalità degli spazi ed eccellenza dei servizi. Uno dei boutique hotel più noti grazie alla sua posizione privilegiata con accesso pedonale diretto da Via della Spiga.

#2 Armani Hotel, lo stile inconfondibile di “Re Giorgio”

Credits: tramontanancc
IG – Armani Hotel

L’Hotel a 5 stelle Armani riflette in pieno lo stile di “Re Giorgio”: sofisticato, elegante e contemporaneo. Un vecchio palazzo razionalista di fine anni ’30 trasformato in hotel da un’eleganza senza tempo, ricercata, sinonimo del Made in Italy.

Leggi anche: L’hotel Armani ha la forma di una A

#1 Mandarin Oriental, il connubio tra design milanese e orientale premiato con 5 stelle da Forbes

Il Mandarin Oriental di via Andegari è l’unico hotel milanese a cui sono state assegnate 5 stelle da Forbes. Unisce l’eleganza del design milanese a un intramontabile lusso orientale. Ospitato in quattro prestigiosi edifici del XVIII secolo, al suo interno il ristorante “Seta” premiato con 2 stelle Michelin.

Fonte articolo: Milano Today

Continua la lettura: 10 VIAGGI post Covid che ci CAMBIERANNO LA VITA

FABIO MARCOMIN

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MILANO è pronta per il suo COLOSSEO VERDE

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Credits: masterx.iulm.it

Un anfiteatro nel sottosuolo di Milano. Ecco ciò che è emerso dagli scavi condotti dalla Soprintendenza. Ora, la struttura sarà ridisegnata e verrà creata una perfetta simbiosi tra storia e natura.

E, così, anche Milano avrà il suo Colosseo.

MILANO è pronta per il suo COLOSSEO VERDE

# Grazie agli scavi, è riemerso un anfiteatro romano dal sottosuolo milanese

Credits: milano.corriere.it

Nel 2018, la Soprintendenza, con il sostegno del Comune di Milano, di Italia Nostra e degli sponsor TMC Pubblicità e Prelios, ha iniziato degli scavi nei pressi della Porta Ticinese.

Gli esperti hanno trovato diversi reperti molto antichi. Pensate, tra questi c’è anche un gruppo di ceramiche di epoca celtica: bicchieri, vasi, mortai e scodelli risalenti a un periodo tra il V e il I secondo avanti Cristo.

Ma la scoperta più sconvolgente è un’altra. Nel vasto parco archeologico nel centro della città è stato riportato alla luce anche un anfiteatro romano.

# L’Anfiteatro di Milano era uno dei più grandi di Europa

Credits: initalia.virgilio.it

L’Anfiteatro di Milano sorgeva nei pressi dell’antica Porta Ticinese, di fianco a quella che, oggi, è via Arena.

Si trattava di uno dei più grandi di Europa, terzo per dimensioni a quelli di Roma e di Capua. Infatti, il suo asse maggiore sembra essere stato lungo 150 metri, mentre l’asse minore 120 metri. La struttura si sviluppava molto anche in altezza, con arcate sovrapposte e facciate alte fino a 40 metri.

Dai lavori finora svolti si possono fare delle ipotesi sul suo utilizzo. Infatti, le strutture ipogee pavimentate a mattoni che sono riemerse sarebbero potute appartenere, con molta probabilità, alla galleria da cui uscivano le belve protagoniste degli spettacoli. Ma non è da escludere la loro funzione per lo smaltimento delle acque.

# Nonostante la sua demolizione, alcuni materiali furono riutilizzati. Ma è ora che, finalmente, l’anfiteatro potrà tornare in vita

Credits: www.linkiesta.it

Purtroppo, a seguito delle invasioni barbariche, l’anfiteatro fu saccheggiato, raso al suolo e dimenticato.

Ma non tutto andò perduto. Alcuni materiali della demolizione furono usati per rinforzare le mura della città e per costruire la Basilica di San Lorenzo che, attualmente, fa da sfondo al Parco delle Basiliche, uno dei più belli di Milano.

E ora, grazie agli scavi della Soprintendenza, anche le sue fondamenta potranno tornare ad essere ammirate. Ciò che emerso sono ben 14 muri radiali delle gradinate della cavea, a cui se ne aggiungono altri 7 scoperti negli anni Settanta nel settore Nord.

# Un progetto innovativo e green: ecco come PAM rivoluzionerà il parco archeologico


Ma qual è il progetto per restituire a Milano uno dei suoi simboli più antichi?

Si chiama Parco Amphitheatrum Naturae, PAM, e riprodurrà in chiave green la pianta dell’antico anfiteatro romano.

Cosa vuol dire?

Secondo la ristrutturazione immaginata dall’architetto Attilio Stocchi, l’anfiteatro sarà ricreato con elementi arborei della topiaria antica, realizzando un grande giardino ellittico che delimiterà la superfice del terreno e la forma dell’anfiteatro.

Dunque, le parti mancanti dell’antica muratura saranno sostituite in modo naturale. Saranno utilizzati 1.700 metri quadri di siepi che aiuteranno a ricreare la pianta dell’arena all’interno dell’incavo. In più, un doppio filare di cipressi traccerà l’ellisse esterno che diventerà una “passerella” per ammirare tutta la Milano romana.

# “Uno dei progetti più incredibili” che crea armonia tra storia e natura

Credits: masterx.iulm.it

Proprio secondo la soprintendente Antonella Ranaldi “sarà un progetto di land art che rilancerà l’intera zona. Una simbiosi tra natura e storia che offrirà ai cittadini e ai turisti una passeggiata di 100.000 metri quadri alla scoperta della Milano romana: dall’anfiteatro, alle Colonne, alla Basilica di San Lorenzo e a Sant’Eustorgio”.

E anche l’assessore all’Urbanistica, Maran, assicura si tratti di “uno dei progetti più incredibili dei prossimi anni”.

Infatti, entro il 2022 verrà completato e costituirà ufficialmente il più vasto parco archeologico della città.

Milano cambierà volto e riuscirà ad unire la storia al green.

Fonte: www.linkiesta.it

Continua la lettura con: Il progetto più atteso per il FUTURO di Milano? Le TERME alle ex scuderie de Montel

ALESSIA LONATI

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Il grande esorcismo per sconfiggere il terrore

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Casco Pandemista. Credits: tgcom24.it

In tutto il mondo si sono avute manifestazioni di protesta contro lockdown, misure restrittive e, in generale, contro la perdita delle libertà fondamentali.
L’effetto di tutte queste manifestazioni è stato di rafforzare la politica delle restrizioni. L’esempio più evidente in Italia è stata la manifestazione dei gilet arancioni guidati da Pappalardo che ha avuto come seguito la denigrazione e la squalifica di qualsiasi pensiero non allineato.

Sul fronte opposto non si registra in nessun paese al mondo una manifestazione pro lockdown o per inasprire le misure di restrizione.
A questo punto l’idea vincente per esorcizzare questa paura e per mettere in evidenza i veri estremismi potrebbe essere proprio questa: di indire una manifestazione di pandemisti, ossia di terrorizzati dal virus che sostengono le politiche più restrittive.

Proviamo a immaginare, migliaia di manifestanti che si tengono a grandissima distanza, sospettosi gli uni verso gli altri, tutti bardati di più strati di guanti e mascherine, separati da plexiglass, immersi in nuvole di disinfettanti, procedere a cadenza di slogan tipo: “We want lockdown!”, “Zone rosse per tutti!”, “Isolamento totale!”, “Passaporti sanitari!”, “Morte agli untori!”. Che inveiscono contro chi vedono in giro e appongono scritte o adesivi sulle auto e sui negozi per denunciare chi vuole circolare o lavorare.

Come in una dimostrazione ab absurdum, vedere manifestare l’estremismo pandemico potrebbe fare ragionare le persone e indurle a un atteggiamento più moderato e tollerante verso chi non la pensa come loro.

Continua la lettura con: La variante del potere

MILANO CITTÀ STATO

VIVERE come TARZAN nel VILLAGGIO sugli ALBERI

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credit: booking.com

Non hai ancora abbandonato il sogno di soggiornare sugli alberi come Tarzan? Questo è esattamente il villaggio che fa per te.

VIVERE come TARZAN nel VILLAGGIO sugli ALBERI

Il sogno di ogni bambino è avere una casetta sull’albero, poi crescendo questo desiderio viene chiuso in un cassetto che difficilmente viene riaperto. “Vorrei vivere come Tarzan, con una casa sospesa e spostarmi tra gli alberi con le liane”. Ecco, magari spostarsi con le liane richiederebbe lunghi periodi di pratica, ma soggiornare in un villaggio sospeso tra gli alberi è possibile. Quale luogo offre questa insolita opportunità?

# Un’esperienza selvaggia su un’isola tutt’altro che disabitata

credit: ivanbustor.com

Questa piccola gemma si trova nascosta tra la fitta natura del Cile, nell’archipelago di Chiloé. La più grande di queste isole, Chiloé appunto, è lunga 180 chilometri, larga 50 e non è affatto un’isola disabitata come si può pensare. Ci sono due grandi città, Castro e Ancud, e nel 2000 le sue chiese lignee sono state dichiarate Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Eppure, nonostante l’isola vanti quasi 160.000 abitanti, nelle sue foreste si trova un piccolo villaggio in cui è possibile vivere un’esperienza che farebbe invidia persino a Tarzan.

# Edilizia improvvisata? Assolutamente no. E’ un curato progetto architettonico

credit: inhabitat.com

Situata nel comune di Queilén, la comunità prende il nome di Tiny Houses Comarca Contuy ed è costituita da una palafitta e da quattro casette sugli alberi. Queste case non sono però un esempio di edilizia improvvisata, tutt’altro. Sono state progettate dagli architetti cileni dello studio Utreras Arquitectos, che ha completato la realizzazione del villaggio le 2016. Il progetto è stato commissionato dall’associazione Comarca Contuy, che si occupa di promuovere il turismo locale attraverso iniziative artistiche, culturali e soprattutto naturali. Gli architetti hanno dichiarato che “L’idea è nata dalla creazione di quattro rifugi in stile ‘glamping‘ tra gli alberi”. L’aspetto estetico delle case non è casuale, gli architetti hanno voluto riprodurre l’ecosistema circostante, facendo sembrare le costruzioni come i nidi degli uccelli, attraverso le finestre circolari”.

# Vivere come tarzan (o quasi) non è mai stato così semplice

credit: booking.com

Dire che si vive a contatto con la natura è riduttivo, qui la natura diventa la vera e propria casa. La progettazione del villaggio è avvenuta tenendo in considerazione la topografia irregolare della zona e per questo motivo le case sono rialzate e situate a diverse altezze, costruite sui coigüe, alberi sempreverdi tipici di quest’area. Grandi finestre lasciano che la vista si perda nel paesaggio ed essendo tutte in legno, i suoni della natura entrano a far parte degli spazi abitativi senza alcun impedimento. Ciascuna delle casette è collegata alle altre attraverso delle passerelle di legno, anche se ogni unità è autonoma e possiede un proprio patio privato, cucina con forno e bagno in comune con doccia, oltre alla zona notte.

Se avete chiuso nel cassetto il sogno di una casa sull’albero ma non avete intenzione di lasciarlo rinchiuso ancora per molto, probabilmente farete meglio a segnare questo villaggio cileno sulla mappa. Fortunatamente le case sono collegate da una passerella, non c’è bisogno di imparare ad usare le liane…

Fonte: In Habitat

Leggi anche: Il PONTE SOSPESO tra gli ALBERI più LUNGO del MONDO

ROSITA GIULIANO

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🛑 Che fine ha fatto l’INFLUENZA? Anche in Svezia, senza mascherine, l’influenza è scomparsa

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credits: karolinska.se

I casi di influenza sono calati del 98% in tutto il mondo. Questo è quello che dicono le ultime stime dell’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità. Pare che da marzo 2020, in tutti i paesi del mondo l’influenza stagionale sia praticamente scomparsa. Fatto unico nella storia. Cosa sta succedendo alla cara vecchia influenza?

Che fine ha fatto l’INFLUENZA? Anche in Svezia, senza mascherine, l’influenza è scomparsa

# Dall’Italia al resto del mondo: l’influenza scomparsa ovunque

Influenza in Svezia. credits: karolinska.se

Partiamo dall’Italia. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, i dati della seconda settimana di gennaio 2021 confermano che l’incidenza delle sindromi simil-influenzali è nettamente e stabilmente sotto la media, con un valore di 1,4 casi su mille assistiti, contro i 4,9 della scorsa stagione. Insomma, oltre due terzi di casi in meno, i dati parlano chiaro: in Italia l’influenza non si sta facendo vedere.

Questo insolito fenomeno però non è solo italiano, in tutto il mondo infatti si registra un netto calo dei casi simil-influenzali. In Gran Bretagna, per esempio, nel 2019 i casi di influenza erano aumentati del 10% tra settembre e ottobre, quest’anno invece solo dello 0,7%. Dati simili arrivano da tutti i paesi, anche da quelli dove le limitazioni sono state meno restrittive come l’America Latina, alcuni stati americani e la Svezia, che registra, già da diverse settimane, un numero di casi rasente lo zero.

# Mascherine e lockdown sembrano non c’entrare: anche nei paesi con zero restrizioni l’influenza non circola

credits: corriere.it

Ma quali sono le ragioni dietro questa improvvisa sparizione? Gli esperti non ne sono ancora sicuri e certamente ci sono molti fattori che possono aver contribuito alla scomparsa del virus influenzale.

La risposta più gettonata è quella che le precauzioni prese, tra cui mascherine, distanziamento e chiusure, abbiano fatto da barriera non solo contro il Covid, ma anche per il virus influenzale. Questa spiegazione però regge poco se consideriamo che il calo dell’influenza si registra anche negli stati che non hanno adottato particolari restrizioni. Inoltre, se nonostante tutte le note precauzioni il virus continua a viaggiare, perché non accade lo stesso per l’influenza? Il Covid-19 e i virus influenzali hanno infatti la comune caratteristica di diffondersi per via aerea, per cui se le mascherine e il lockdown ne fanno sparire uno, l’influenza, allora non si spiega come l’altro continui a circolare.

# Covid-19 vs influenza: 1-0

credits: greenme.it

Nel frattempo, molte teorie si fanno strada e tra queste ce ne sono di bizzarre e infondate. I più scettici sostengono che i tamponi non siano in realtà in grado di riconoscere e differenziare il Covid dall’influenza, ma su questo punto tutti gli esperti sono concordi: non è possibile. I due virus sono infatti molto diversi ed è impossibile confonderli.

Un’altra spiegazione sembra poter essere che il Coronavirus, diffusosi in tutto il mondo, abbia in qualche modo annientato e spiazzato i virus influenzali.

In attesa di risposte più precise, l’OMS rimane comunque cauta, sostenendo che i dati potrebbero non essere totalmente accurati, in quanto il sistema sanitario di molti paesi è “saltato” a causa della crisi pandemica.

Insomma, la vecchia influenza, compagna di molti inverni, quest’anno non si è fatta vedere. Non che ci manchi particolarmente, ma rispetto al Covid, io, personalmente, un po’ la rimpiango.

Fonte: affariitaliani.it

Continua la lettura con: 🛑 OMS: da inizio anno nel mondo i CONTAGI si sono DIMEZZATI

CHIARA BARONE

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

🛑 Allarme VARIANTE INGLESE a Milano? Sì, no, forse. La CONFUSIONE dei VIROLOGI

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Credits: www.fondazioneveronesi.it

Considerando l’anno appena trascorso, è comprensibile che le varianti del coronavirus richiedano attenzione. Una in particolare, quella inglese, sembra diffondersi senza controllo.

Nelle ultime ore è emersa la grande preoccupazione del professor Galli sui reparti invasi dalle varianti. Un’affermazione che ha subito messo Milano in pericolo di una nuova zona rossa. Ma, nel giro di poco, è arrivata la smentita da parte dello stesso ospedale.

Cerchiamo di capire cosa sta succedendo.

Allarme VARIANTE INGLESE a Milano? Sì, no, forse. La CONFUSIONE dei VIROLOGI

# Per Galli la situazione è grave: “ho il reparto invaso di varianti”

Credits: www.ecodibergamo.it

È soprattutto la variante inglese a preoccupare. Infatti, si tratta di una mutazione più contagiosa rispetto allo stesso virus e, se riuscisse effettivamente a provocare un incremento dei contagi, di conseguenza aumenterebbe la percentuale di malati gravi.

La grande preoccupazione del professor Massimo Galli, infettivologo e primario dell’Ospedale Sacco di Milano, ha fatto fin da subito pensare al peggio. Infatti, le sue parole erano di totale perdita di controllo nei confronti delle varianti: “ho il reparto invaso da nuove varianti e questo, a breve, potrebbe portarci problemi più seri; non ho ancora dati precisi, ma possiamo ipotizzare si tratti della variante inglese”.

Dunque, per Galli la situazione è piuttosto grave, con almeno una persona su tre contagiata da una variante. Ed è in base a questa proporzione che mette in guardia il Governo Draghi perché la sua sensazione è che questa condizione si rispecchi in tutta Italia.

# Secondo Bassetti, se la dichiarazione di Galli è reale, a Milano deve essere subito istituita la zona rossa

Dopo l’allarme lanciato dal professor Galli, già da ieri quattro comuni della Lombardia, Bollate, Viggiù, Castrezzato e Mede, sono entrati nuovamente nella rigida “zona rossa”. Non si nasconde l’ipotesi di un lockdown totale per una regione che sembra essere la più colpita dalle varianti.

A questo riguardo, non potevano di certo mancare i commenti di altri infettivologhi.

Tra tutti, Matteo Bassetti, infettivologo genovese, ha sottolineato come, se effettivamente i numeri di Galli sono reali e in città c’è un reparto pieno di varianti del Covid-19, vi sia la necessità di un’immediata zona rossa a Milano.

Ma Bassetti sembra più “ottimista”, confidando nello studio delle varianti che sta proseguendo già da diverso tempo e che ha evidenziato come esse esistessero già da mesi.

# Poche ore e arriva la smentita dell’ospedale Sacco: “Non è vero che i reparti siano pieni di varianti”: sono solo 6 su 50

Credits: www.salute.gov.it

Il problema, però, risiede nei numeri di contagiati da varianti Covid: quelli comunicati da Galli sono reali?

Neanche un giorno dopo le sue dichiarazioni, è arrivata la smentita dall’ospedale Sacco. Infatti, con dati alla mano, l’ospedale di Milano ha ridimensionato l’allarme ricoveri. Ed è proprio una nota del presidio ASST Fatebenefratelli Sacco a precisare come le affermazioni sui “reparti pieni di varianti”, ad ora, non rappresentino la situazione reale all’interno del Presidio.

Nello specifico, la nota dell’ospedale Sacco sottolinea che “nel periodo dal 23 dicembre 2020 al 4 febbraio 2021, sono stati ricoverati 314 pazienti positivi a Covid. I dati raccolti hanno rilevato la presenza di 6 pazienti positivi alla variante inglese su un totale di 50 casi che, in ragione delle loro caratteristiche, sono stati sottoposti a sequenziamento. Attualmente, le percentuali di varianti identificate (verificate secondo le indicazioni del Ministero della Salute e dall’Iss o su controlli a campione) sono in linea con la media nazionale ed inferiori alla media regionale“.

Ma non solo. Il Sacco precisa di essere parte attiva del sistema di sorveglianza sulle varianti già dalla fine di dicembre 2020. In più, presso il suo laboratorio di Microbiologia Clinica, Virologia e diagnostica delle Bioemergenze, si prevede l’utilizzo di un nuovo test diagnostico che permetterà di individuare “in via preliminare l’eventuale positività ad una delle tre varianti”.

# Milano sta andando verso la zona rossa senza motivo?

Credits: www.ogginotizie.it

Resta il fatto che bisogna essere prudenti perché la presenza delle varianti del virus preoccupano molto il mondo sanitario.

Questo deve stimolare sia gli operatori sanitari ad individuarne la presenza a scopo preventivo, ma anche tutta la popolazione ad attenersi alle ormai molto conosciute misure di sicurezza per evitarne la diffusione.

Ma i dubbi aleggiano nella nostra testa. Milano stava davvero andando incontro ad un lockdown totale sulla base di una esternazione smentita nel giro di 24 ore dallo stesso ospedale?

E, soprattutto, di chi dobbiamo fidarci ora?

Fonte: www.ilgiorno.it, www.affaritaliani.it

Continua la lettura con: La PATATA BOLLENTE delle VARIANTI: solo analisi a campione per individuarle

ALESSIA LONATI

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Le PANCHINE LETTERARIE si diffondono in Italia: le realizziamo anche a Milano?

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Credit: @molisedavivere

Da quando ero piccola ho sempre cercato il posto perfetto dove leggere.

Potrei leggere anche a casa ma, come libri e film ci hanno insegnato, ma in ogni storia che si rispetti c’è sempre una ragazza che legge su una panchina e quindi io, figlia dei clichè di tutti i tempi, sto cercando la mia.

Nate a Londra e arrivate anche in Italia, le panchine a forma di libro sono il modo perfetto per unire cultura e arte. Vediamole insieme!

Le PANCHINE LETTERARIE si diffondono in Italia: le realizziamo anche a Milano?

# L’idea londinese

Credit: @greenme_it

Il progetto è stato creato dalla National Literary Trust, un’associazione culturale no profit fondata nel 1993 con lo scopo di migliorare il livello culturale nelle zone più svantaggiate del Regno Unito e prende il nome di Books About Town”.

Nell’estate del 2014, in collaborazione con Wild in Art, sono state realizzate e successivamente installate a Londra 50 panchine a forma di libro aperto decorate da illustratori professionisti e artisti locali, diventate poi famose come “panchine letterarie”.

Le panchine sono state dislocate in diversi quartieri londinesi: Greenwich, Bloomsbury, Riverside e la City.

# Vere e proprie opere d’arte

Credit: @theartfullondoner

Ogni panchina è una vera e propria opera d’arte che raffigura un libro famoso e rappresenta la sua storia e i suoi protagonisti.

Grazie a queste panchine ci si può immergere in moltissime opere letterarie mondiali: da 1894 di George Orwell alla storia di Peter Pan, queste panchine sono il modo perfetto per promuovere la lettura abbellendo la città.

# Le panchine letterarie in Italia

Credit: @manufattiviscio_urbandesign

Le panchine letterarie sono già arrivate anche in Italia.

La prima città italiana a cogliere la bellezza di questo progetto è stata Foggia, che ha subito creato la sua versione delle panchine ispirate ai libri più belli della storia.

Il progetto a Foggia deve la realizzazione alla sua università che, con il contributo della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia e dell’Accademia di Belle Arti, ha inaugurato ormai due anni fa le sue sedute a forma di libro.

Le Panchine Letterarie di questo progetto di UniFg Foggia sono opere d’arte che hanno arricchito gli esterni dei Dipartimenti dell’Ateneo foggiano e hanno il marchio degli studenti
dell’Accademia di Belle Arti della città pugliese.

Oggi le panchine letterarie sono arrivate anche a Macchiagodena, in Molise, paese diventato sede nazionale dei Borghi della lettura.

Rimane solo una domanda: quando le facciamo a Milano?

Fonti: informagiovani-italia.com

CONTINUA LA LETTURA CON: IL MURALE che trasforma un palazzo in una LIBRERIA GIGANTE (immagini)

ARIANNA BOTTINI

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🛑 La PATATA BOLLENTE delle VARIANTI: solo analisi a campione per individuarle

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Credits: Sergio Albarelli FB

Per individuare la variante inglese si studia il genoma rilevato solo sullo 0,5% dei tamponi positivi. Il dato che emerge non può quindi essere significativo: perché allora si vuole utilizzare per imporre un altro lockdown nonostante il costante calo dei contagi?

La PATATA BOLLENTE delle VARIANTI: solo analisi a campione per individuarle

# Solo sullo 0,5% di tamponi positivi viene sequenziato il genoma per individuare la variante inglese

Credits: Luca Pacioli Fb – Fonte: Iss

Come ha scoperto Luca Pacioli sulle FAQ dell’Istituto Superiore di Sanità, per misurare la diffusione della variane inglese del Covid-19 viene eseguito un sequenziamento del genoma nei laboratori su 500 campioni settimanali presi a livello nazionale, che corrispondono allo 0,5% del totale basandoci sui casi dell’ultima settimana. Un campione per nulla significativo per giustificare l’istituzione di un nuovo lockdown.

# Il “test inverso” usato per come prima fase di screening sulla variante inglese in Emilia-Romagna

Credits: Luca Pacioli Fb – Fonte: Regione Emilia-Romagna

L’Emilia-Romagna come prima fase di screening ha scelto di effettuare “un’indagine molecolare che NON riconosce la variante inglese.” Non essendoci un test che identifica direttamente la positività alla variante vengono analizzati a campione dei tamponi positivi con il metodo del “test inverso”: quelli che risultano negativi alla presenza della versione “originale” del virus, allora con buona probabilità sono positivi alla variante britannica. A questo punto si procede con l’eventuale sequenziamento del genoma.

# In Lombardia istituite zone rosse in 4 comuni per la varianti del virus. Ma a Bollate solo lo 0,01% è stato trovato positivo alla mutazione

Il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana ha deciso di istituire la zona rossa nei comuni di Viggiù, Mede, Castezzato e Bollate fino al 24 di febbraio in accordo con il Ministro della Salute Speranza. Non sono però molto chiare le motivazioni di questa scelta osservando i dati che l’hanno giustificata. Se si guarda infatti il focolaio individuato nei plessi scolastici del comune di Bollate qualcosa non torna. Su 500 tamponi antigenici effettuati nel drive trhough di via Novara, 53 sono risultati positivi al test rapido. In seguito al tampone molecolare però sono stati solo 8 i positivi confermati e di questi solo 4 alla variante inglese. Questo significa che su oltre 36.000 abitanti del comune dell’hinterland milanese al momento solamente lo 0,01% è risultato positivo alla variante che si è sviluppata nel Regno Unito.

# Nel mondo le varianti sono oltre 4.000. Anche tra quelle più preoccupanti non se ne conosce il tasso di letalità

Credits: Sergio Albarelli FB

Il ministro britannico Nadhim Zahawi, messo a capo di un team governativo ad hoc per il coordinamento della campagna vaccinale nazionale dal premier Boris Johnson ha sottolineato come le varianti del coronavirus individuate in tutto il mondo dall’inizio della pandemia di Covid-19 sono circa 4000. Tra queste solo le più note “inglese”, “sudafricana” e “brasiliana” destano un po’ di preoccupazione, anche se di nessuna si conosce ancora se siano causa di una maggiore letalità.

Visto quindi il caso di Bollate, la mancanza di un tampone che indentifichi con certezza le variante inglese, al momento analizzata tramite sequenziamento di pochissimi campioni, l’incertezza sul maggiore tasso di letalità della stessa e il costante calo della curva dei contagi da oltre mese: ha senso definire zone rosse o chiudere impianti da sci con ulteriore aggravio all’economia italiana? 

Fonte: Tio.ch

Continua la lettura con:🛑 OMS: da inizio anno nel mondo i CONTAGI si sono DIMEZZATI

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

La variante del potere

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Credits: arti-marziali.org

Le arti marziali insegnano che per sconfiggere l’avversario bisogna usare la sua forza non la tua. Che è poi è quello che fa il virus: non ha una sua proprietà riproduttiva ma usa le cellule per potersi moltiplicare.

In un periodo in cui è il sistema stesso che ha potere nel mondo e, nello specifico nel nostro paese, a essere messo sotto discussione. La domanda che ci possiamo fare è: se il sistema è sbagliato, come si può abbatterlo per farne nascere uno nuovo o anche per ipotizzare un mondo privo di sovrastrutture di potere?
Riprendendo le arti marziali, quali sono queste forze del sistema che potrebbero essere usate contro il sistema?

La prima forza è l’informazione. Da sempre chi governa l’informazione esercita il potere. Oggi l’informazione è diffusa e il potere sta escogitando modi per impedire la gente di essere informata da fonti di informazione non controllate. Ma le fonti di informazione non controllate sono proprio la forma che consente di liberarsi dal potere. 

La stessa legge che è strumento di esercizio del potere ha al suo interno gli anticorpi contro l’esercizio del potere. Infatti si stanno moltiplicando casi di tribunali sollecitati dall’azione popolare che nei diversi paesi stanno annullando le decisioni dei governi più restrittive nei confronti dei cittadini.

Riprendendo Marx quando sosteneva che solo l’economia è struttura mentre tutto il resto è sovrastruttura quindi superfluo, forse la vera rivoluzione sarà compiuta quando la forza economica del sistema sarà rivolta contro il sistema stesso. Si è avuta l’avvisaglia con i piccoli trader contro gli Hedge Funds, si sta diffondendo la finanza delle criptovalute che è dissociata dal controllo delle banche centrali.
Forse l’ultimo fronte che farà crollare il sistema sarà quello fiscale, quando si troveranno forme alternative alo Stato di impiego di risorse private per fini di pubblica utilità.

Forse sarà proprio l’eccesso di controllo la soluzione contro l’eccesso di controllo.

Continua la lettura con: la pantera nera

MILANO CITTÀ STATO

 

Il mistero di TRIORA, il PAESE DELLE STREGHE a 3 ore da Milano

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Credits: @ippolito_ferrario_scrittore (INSTG)

A Triora, in provincia di Imperia, il tempo sembra essersi fermato. Le mura di cinta circondano ancora la cittadella, i resti delle torri difensive e dell’antico castello costruito nella roccia sono ben visibili e le voci di una storia tragica riecheggiano tuttora nell’aria.

Il mistero di TRIORA, il PAESE DELLE STREGHE a 3 ore da Milano

# Il borgo medievale teatro del processo alle streghe più atroce d’Italia

Credits: @pinkmagazineitalia IG

Triora è un piccolo borgo medievale con circa 355 abitanti, accastellato sulle Alpi Marittime, nella valle Argentina. Il suo nome deriva da Tria-Ora, tre bocche, ed indica i tre principali prodotti locali: il grano, la vite e il castagno.

Infatti, annoverato tra i Borghi più Belli di Italia, Triora è famoso per il tipico pane di grano saraceno. Ma non solo.

Con l’alone di mistero che lo circonda, non è facile ignorare la tragica storia compiutasi tra i suoi vicoletti acciottolati: Triora è stato teatro del processo alle streghe più feroce d’Italia.

# La Salem d’Italia dove si narrano tuttora leggende spaventose

Credits: @captursphoto IG

Non è un caso se Triora è soprannominato “Paese delle Streghe”. Tra il 1587 e il 1589, venti donne del posto furono ritenute colpevoli della carestia che aveva flagellato la zona, delle pestilenze, delle piogge acide e, addirittura, di cannibalismo verso i neonati.

Dopo innumerevoli supplizi, tredici di loro confessarono e furono accusate di stregoneria, subendo uno dei più noti, e sanguinosi, processi che affibbiò un altro soprannome al paese: la Salem d’Italia.

Inizialmente condannate a morire sul rogo, vennero graziate e rinchiuse in carcere. Qui, alcune morirono di fame e di stenti, ma non si ebbero più notizie sulla sorte delle altre. Ancora oggi, tra i vicoli stretti e le stradine buie del centro, aleggia un’atmosfera tetra e triste e si bisbigliano leggende spaventose.

# I veri documenti del processo alle streghe sono conservati nel Museo della Stregoneria

Credits: www.lamialiguria.it

Non sono storie di fantasia, ma leggende documentate. Infatti, la storia di Triora rivive nel Museo Etnografico e della Stregoneria che, oltre a mostrare uno stralcio della vita di campagna dei cittadini del passato, dedica ben quattro sale a quel tragico capitolo della storia locale.

In due di queste sono ricostruite le scene degli interrogatori e della prigionia delle donne accusate di stregoneria. Invece, nelle altre, sono conservati i documenti del processo e riprodotte “streghe artigianali” nelle loro azioni quotidiane.

# La festa della stregoneria

Credits: dovetiportooggi.it

Ora, almeno in apparenza, di streghe non ce ne sono più. Ma Triora continua a regalare suggestioni che rimandano a tempi lontani e, ogni angolo del borgo, racconta ancora storie di streghe e di magia con le case di ardesia decorate con scope, gatti neri, buoi, teste di pietra e personaggi misteriosi.

Per rendere omaggio alle vicende del passato, è stata istituita una vera e propria festa dedicata alla stregoneria, “Strigoria”. Si svolge ogni anno la domenica dopo Ferragosto e i visitatori vengono proiettati nel passato, con tanto di effetti speciali.

# I visitatori possono scoprire i luoghi simbolo delle streghe, ma anche la cultura e le tradizioni locali

Credits: In Medio Aevo FB

Ma non solo. A Triora sono anche stati creati tre diversi itinerari per scoprire i luoghi simbolo delle streghe.

Uno è quello artistico, che parte dal Museo della Stregoneria e attraversa le mura cittadine fino ad arrivare all’antico forno. Il secondo, “curiosity”, inizia dal punto più alto del borgo, in prossimità del castello, e prosegue verso il rudere della Chiesa di Santa Caterina, raggiungendo la Cabotina, “la grotta delle streghe”. L’ultimo è l’itinerario “kids”, che ripercorre luoghi adatti anche ai più piccoli.

Un luogo unico e magico, impossibile da dimenticare.

Continua la lettura con: La CLASSIFICA dei 7 LUOGHI più STREGATI di Milano

ALESSIA LONATI

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M4: la GRANDE BRUTTEZZA? La DENUNCIA di Orietta Colacicco

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Credits: milanopost.info

Il pessimo design delle uscite della nuova linea blu è ormai noto da tempo. Ora arriva la “denuncia” pubblicata sul Post della portavoce del Comitato Foppa Dezza Solari della M4, dopo aver visto la conclusione dei lavori alla fermata Repetti. Ma non è questa l’unica pecca della quinta linea di Milano.

M4: la GRANDE BRUTTEZZA? La DENUNCIA di Orietta Colacicco al Post

# “La grande bruttezza o l’elogio della banalità?”

Credits: milanopost.info

Orietta Colacicco portavoce del Comitato Foppa Dezza Solari, che ha raggiunto l’obiettivo di ridurre i disagi dei lavori di scavo della M4 nel quadrante ovest della città, denuncia la scarsa qualità estetica delle uscite delle fermate della nuova linea metropolitana. Ecco un estratto della lettera su Milano Post:

Quando finalmente sarà finita, come chiameremo la tanto attesa Linea Blu della Metropolitana? La grande bruttezza, o, per essere più gentili, l’elogio della banalità? Per le sistemazioni superficiali hanno pensato a una passeggiata lunga quindici chilometri a piedi o in bici: larghi marciapiedi, bersò, piste ciclabili, alberi. Con buona pace per gli automobilisti che si impegneranno in lunghe code, causa restringimenti di carreggiata. In questo scenario di città lenta e godibile (tutti a spasso, nessuno ha fretta, mah!) spiccano le immagini di pensiline e ascensori qualunque, cosa che nella capitale del design fa storcere il naso.” […]

Credits: Urbanfile -Vetra M4

Dopo otto anni di gestazione, perché si è iniziato a parlare di M4 nel 2013, indire un bando, raccogliere le migliori proposte, fossero di archistar o di giovani designer, no? C’era tutto il tempo! Se poi guardando il progetto si nota che in Piazza Vetra sono riusciti a piazzare l’ascensore sarcofago davanti alla basilica di San Lorenzo di epoca romana tardo imperiale c’è da disperare. [..] In Municipio 1 il dissenso di maggioranza e opposizione e mio si è fatto univoco […] Ma è solo un passo per una stazione e le altre venti? La stazione Repetti a servizio del quartiere Forlanini è pronta. Bene ricorderà chi ha fatto questa bella scelta e l’inutile corsa per aprire tre stazioni entro il 2021, comunque in ritardo di sei anni, visto che dovevano essere pronte per l’Expo, nel 2015!! Le altre ci saranno nel 2023, e nel 2024, se va bene. C’è tutto il tempo per correggere.”

Fonte articolo: Milano Post

# L’illusione dei primi rendering poi non confermati

Ipotesi alternative di uscite M4
Ipotesi alternative di uscite M4

I primi rendering avevano fatto ben sperare di avere uscite delle metropolitana di design, ma già con i successivi si era capito che sarebbero state fatte scelte al ribasso, come si vede nell’immagine sopra. Da quando Urbanfile ha mostrato l’avanzamento delle prime stazioni, quella di Repetti in particolare che serve il quartiere Forlanini e Monluè, abbiamo avuto la conferma di quanto ancora una volta il Comune di Milano trascuri l’estetica delle infrastrutture.

Credits: Urbanfile – Uscita in costruzione

L’unica azione al momento portata avanti dall’amministrazione milanese è un bando pubblicato da parte di M4 S.p.a., concessionaria del Comune di Milano per la progettazione, realizzazione e gestione della Linea 4 della metropolitana, che ha l’obiettivo di realizzare delle stazioni artistiche sulla nuova linea metropolitana. Questo però riguarda solo l’interno delle stazioni e non le uscite in superficie, che se non ci saranno novità verranno realizzate tutte nello stile della stazione “Repetti” nel quartiere Forlanini.

Leggi anche: M4: Milano merita USCITE DELLA METRO all’altezza di una capitale del design

# L’altra pecca: i “finti” interscambi sulla M4

Via Pantano, il tratto in superficie per raggiungere la M3 dalla M4
Via Pantano, il tratto in superficie per raggiungere la M3 dalla M4

Un’altra pecca della nuova linea M4 è l’assenza di interscambi diretti: si dovrà infatti uscire e rientrare dai tornelli. Nell’incrocio con la linea 2 a Sant’Ambrogio i passeggeri dovranno uscire all’aperto nella piazza sotto la Pusterla, in quello con la linea M1 a San Babila potranno almeno uscire da una stazione e entrare nell’altra rimanendo sotto la superficie, ma sempre timbrando due volte il biglietto.

Leggi anche: METRO 4: le cinque questioni controverse sulla prossima linea della metropolitana di Milano

Credits: Urbanfile – Interscambio M3-M4

La situazione peggiore si verifica però nell’interscambio tra la linea M4 e linea M3. In questo caso è stato sin da subito escluso un collegamento diretto, con l’ipotesi migliore di allungare un corridoio sotterraneo con tapis roulant fino a metà di Via Pantano per poi fare proseguire gli utenti a piedi. Niente di tutto ciò.

Credits: Urbanfile – Mappa interscambio M3-M4

Nel progetto presentato dall’Assessore ai trasporti Granelli è prevista solo un’altra uscita della fermata M3 Missori all’inizio di Via Pantano, pertanto per andare a prendere la M4 alla fermata Sforza-Policlinico si dovrà camminare in superficie per 10 minuti, magari sotto la pioggia e carichi di valige visto che questa linea porterà all’aeroporto di Linate.

Leggi anche: Scoppia lo SCANDALO M4: 100 milioni di euro extra ma zero interscambi tra M3 e M4

Continua la lettura con: La M4 sarà la METRO più BELLA? Il nuovo BANDO e le STAZIONI ARTISTICHE che ci piacerebbe vedere a MILANO

FABIO MARCOMIN

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Perdersi a VENEZIA: la strana caratteristica dei NUMERI CIVICI

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wikiwand.com

Se pensavate che l’originalità delle strade di Venezia fosse solo nel loro nome, preparatevi a essere sorpresi. E se pensavate poi che orientarsi tra i numeri civici di Milano o di qualche altra grande città fosse complicato, lasciate perdere quest’articolo. 

Perdersi a VENEZIA: la strana caratteristica dei NUMERI CIVICI

Quando nel 2014 mi trasferii a Venezia, decisi che avrei esplorato quella che per me era un’opera d’arte, una città senza eguali, ricca di storia, sfarzo e leggende. Ricordo di aver lasciato le valige nella mia camera in S. Polo 2466 e di aver aperto il navigatore con la G  maiuscola per farmi guidare verso la sede centrale dell’Università Ca’ Foscari, dove avrei dovuto presentarmi il pomeriggio seguente. Fu un fallimento epocale.

Se siete stati a Venezia almeno una volta, sapete di cosa sto parlando. Le strade—calli, per favore—sono così piccine e labirintiche che nemmeno i satelliti migliori erano in grado di trovarmi, e dopo un’ora mi resi conto di aver soltanto girato in tondo intorno a una chiesa dietro casa. Per rientrare, mi ci volle un’altra ora. 

@artemisiadt

# La città 

Sono 436 i ponti che collegano Venezia tra le sue 416 isole divise in sei sestieri—i suoi quartieri. Questi, sono tre per ogni sponda del Canal Grande: da una parte Castello, S. Marco e Cannaregio, dall’altra S. Croce, S. Polo, e Dorsoduro, che comprende anche le isole della Giudecca e di San Giorgio Maggiore. 

Fino all’epoca della Repubblica della Serenissima, non c’erano indicazioni stradali o numerazioni che individuassero edifici o strade: le denominazioni stradali così come delle abitazioni erano appannaggio della gente che abitava in quel dato sestiere. Questo spiega il doppio nome di alcuni campi e calli, solitamente legati alla presenza di una particolare famiglia o attività lavorativa, rimaste poi in uso anche in epoca successiva, quando si decise di dipingere quel nome direttamente sugli intonaci degli edifici.

L’introduzione dei nisioeti (veneziano per lenzuolino) le tipiche targhe stradali dipinte e rintracciabili in città, risale alla dominazione napoleonica di ciò che rimaneva della Serenissima prima che questa fosse “ceduta” all’impero asburgico col trattato di Campoformio nel 1797. In questo periodo, i nuovi dominatori introdussero la stessa numerazione civica “teresiana” già introdotta a Milano e nelle altre città dell’Impero. Il regolamento del 24 settembre 1801 poi, prevedeva che i numeri fossero in nero, con il colore prodotto da ossa carbonizzate e petrolio, tracciate su un rettangolo dipinto di bianco e posizionati vicino a ogni ingresso di casa. Successivamente, la numerazione fu incisa su targhe di pietra, per poi tornare a essere pitturata—questa volta in rosso—tramite mascherine e stencil, su sfondo bianco dapprima ovale e poi di nuovo rettangolare. 

@artemisiadt

# I numeri (civici)

Ma in cosa consiste la numerazione “teresiana”, in realtà? Contrariamente alla più recente numerazione “a stradario”, a Venezia, i numeri civici sono assegnati progressivamente in ciascuno dei sestieri che la compongono, senza nessuna distinzione tra lati e numeri pari o dispari. Le abitazioni di ogni sestiere sono numerate iniziando dal n.1, e proseguono crescendo tra calli, campi, e campielli fino al confine del sestiere, per poi ripercorrere la strada a ritroso fino al punto di partenza: non a caso, infatti, nei pressi del numero 1 del sestiere di S. Marco c’è anche l’ultimo, il numero 5562. Ogni numero finale del sestiere, infine, viene sempre segnalato come ultimo del sestiere stesso, attraverso un nisioeto.

wikiwand.com

Il sestiere di Castello arriva al numero 6828, S, Marco al 5562, Cannaregio 6419, S. Croce, il più piccolo dei sestieri, al 2359, S. Polo al 3144, e Dorsoduro al 3964, ai quali vanno aggiunti i 971 numeri civici della Giudecca, che ha una sua propria numerazione. Non è abbastanza? Dato che i sestieri si fondono l’uno con l’altro tra ponti, rii, e rami, capita di seguire una calle fin oltre un ponte e vedere che i civici cambiano da qualche centinaio a qualche migliaio: stessa strada, sestiere diverso, numerazione diversa! Con buona grazia dei postini veneziani.

@artemisiadt

# Perdersi per sentirsi a casa

Il mio discutibile senso dell’orientamento ha probabilmente avuto un ruolo essenziale nelle mie disavventure veneziane, ma a far da complice c’era sicuramente l’intricato disegno della città reso impenetrabile dall’insolita numerazione civica veneziana. Quel pomeriggio di sei anni fa, chiesi al mio coinquilino più esperto di accompagnarmi, per poi scoprire di avere la mia agognata destinazione proprio a cinque minuti di strada.  

Che si tratti di una calle, un sottoportego, o una  fondamenta, senza un punto di riferimento specifico, rintracciare un luogo a Venezia conoscendone il solo nome è possibile solo a patto che si conosca il sestiere. 

@artemisiadt

Certo, ci sono numerose indicazioni per i punti di attrazione principali e, a meno che non siate un caso disperato come me, raggiungere Piazza San Marco o il Ponte di Rialto e tornare indietro verso la Stazione di Santa Lucia è abbastanza intuitivo e sicuro. Ma se avete intenzione di uscire dai percorsi turistici, le cose si complicano. 

Per orientarsi a Venezia si usano elementi insoliti come le chiese—sebbene, con circa 180 campanili, non sia semplice nemmeno quello—o i ponti. Per raggiungere una destinazione, si individua la direzione da intraprendere, provando e riprovando le prime volte, e si fa affidamento alla propria bussola interiore. I veneziani spesso danno indicazioni contando i ponti, che il visitatore si ripeterà come un mantra nella speranza di non perdere la direzione. 

@artemisiadt

Una volta mi dissero che, mentre tutte le città si adattano all’uomo, l’uomo si adatta a Venezia. Solo dopo essermi volutamente persa nelle sue strade, assaporato quel vago senso di smarrimento nel posto tra i più visitati del mondo, e aver imparato a conoscerla, posso capire il senso di quella rivelazione. 

 

Fonte: Venipedia, Venexian.com

 

Continua la lettura con: I numeri TERESIANI: gli strani NUMERI CIVICI su alcuni palazzi di Milano

Giada Grasso

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🛑 OMS: da inizio anno nel mondo i CONTAGI si sono DIMEZZATI

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Continua il calo di nuovi casi di positività accertati nel mondo ormai da 5 settimane consecutive. Questo sta avvenendo in modo indifferenziato tra i diversi paesi del mondo a prescindere dalle dosi di vaccino somministrate. Dall’inizio della pandemia non era mai accaduto di vedere un trend discendente come quello attuale. Ecco la situazione con uno speciale focus su alcuni paesi.

OMS: da inizio anno nel mondo i CONTAGI si sono DIMEZZATI

# Dal picco di 845.696 casi dell’8 gennaio si è scesi ai 265.000 il 15 febbraio

Dopo la comunicazione della scorsa settimana in cui l’OMS certificava che rispetto alla settimana precedente si erano registrati 3,1 milioni di casi con una riduzione del 17%, un livello così basso non si registrava dal mese di Ottobre, ieri 16 febbraio è arrivata un’ulteriore conferma del calo globale di nuovi positivi. Per la quinta settimana consecutiva e dall’inizio dell’anno il bilancio settimanale delle infezioni si è  dimezzato: i casi settimanali sono passati da oltre cinque milioni nel periodo 4-10 gennaio a 2,6 milioni nel periodo 8-14 febbraio. Dal picco di 845.696 casi dell’8 gennaio si è scesi ai 265.000 il 15 febbraio. 

Soprattutto dall’inizio della pandemia non era mai accaduto di vedere un trend discendente come quello attuale. 

Il commento via Twitter di Tedros Adhanom Ghebreyesus direttore generale dell’Oms: “Questo dimostra che semplici misure di salute pubblica funzionano contro il #COVID19, anche in presenza delle varianti “.

Fonte: Ansa

# La curva dei contagi è in calo a prescindere dalle dosi di vaccino somministrate

Credits: ourworldindata.org – Campagna vaccinale mondiale al 15 Febbraio

Nel mondo prosegue la campagna vaccinale contro il Covid-19 con Israele e Emirati Arabi Uniti in testa per dosi somministrate in proporzione agli abitanti, rispettivamente al 78,09% e 52,56%, seguite da Regno Unito con il 23,75% e Stati Uniti al 16,68%. Ad eccezione degli Emirati Arabi Uniti, che presenta un trend in crescita di contagi nonostante l’elevato livello di vaccinazioni effettuate, le altre tre Nazioni stanno registrando un calo dei contagi dall’inizio dell’anno

La stessa situazione di calo progressivo dei contagi però si verifica anche nei Paesi in cui le dosi somministrate in rapporto agli abitanti sono ad una quota molto inferiore, tra lo 0,6% e il 6%. 

# Anche in Messico e Argentina prosegue la riduzione del numero di positivi

Credits: worldometers.info – Curva contagi Messico

Nello stato del Centro America le dosi di vaccino somministrate agli abitanti sono ferme allo 0,71% della popolazione, ma la curva è in calo dal picco del 22 gennaio di circa 22.000 casi di positività ai 3.000 del 15 Febbraio.

Credits: ourworldindata.org – Curva contagi Argentina

In Argentina la campagna vaccinale ha coperto ad oggi solo l’1,35% della popolazione, ogni 100 abitanti, i contagi però si sono ridotti di quasi il 70% dalla prima settimana di gennaio.

# In Asia, l’India da settembre registra un calo del 90% dei contagi, senza restrizioni e con pochi vaccini

Credits: worldometers.info – Curva contagi India

L’India è tra le Nazioni con il più basso tasso di dosi somministrate ogni 100 abitanti, appena lo 0,65%, ma nonostante questo la riduzione costante del numero di nuovi positivi è in atto da Settembre: un crollo drastico del 90%.

# In Europa il trend è identico

Credits: ourworldindata.org – Curva contagi Romania

La Romania è uno dei Paesi in Unione Europea con il più alto tasso di dosi somministrate e comunque supera appena il 6% ogni 100 abitanti. Qui la riduzione dei contagiati è in atto dall’inizio di novembre e non sono più saliti sopra la quota di 2.500 al giorno.

Credits: ourwoorldindata.org

Lo stesso vale per la Grecia che continua a registrare un calo dei nuovi positivi da novembre, con solo una piccola risalita la scorsa settimana, con poco più del 5,5% di vaccini eseguiti ogni 100 cittadini.

Credits: ourworldindata.org

Con un tasso di vaccinazione appena inferiore, la Svezia ha dimezzato i contagi: dall’inizio del 2021 è stata registrata la metà dei contagi rispetto al picco di metà dicembre 2020 e da allora non ha più toccato la quota di 5.000 casi giornalieri. A questo si aggiunge che si tratta di uno dei paesi che non ha adottato misure particolarmente restrittive: non c’è obbligo di mascherina e non ha mai fatto lockdown. 

Credits: worldometers.info – Curva contagi Olanda

L’Olanda è un caso ancora più eclatante. Ad oggi le dosi somministrate ogni 100 abitanti non raggiungono il 3,7%, ma il numero di contagiati è precipitato di quasi il 70% da metà dicembre.

Continua la lettura: 🛑 CROLLO improvviso di CONTAGI nel MONDO: -17% in una SETTIMANA

FABIO MARCOMIN

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