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Dieci gite da fare in primavera per dimenticarti di Milano

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bruschetto24_ IG - Giardini di Villa Taranto

La primavera nel Nord Italia ha qualcosa di magico. Sarà quell’aria frizzantina che sa di rinascita, saranno i cieli azzurri che sembrano dipinti col pastello o forse è solo la voglia di mollare tutto e infilarsi un paio di scarpe comode per partire all’avventura. Queste sono le 10 gite fuori porta per farti dimenticare la città.

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Dieci gite da fare in primavera per dimenticarti di Milano

#1 Boscoincittà: Milano green edition

fuorimappa IG – Boscoincittà

Per dimenticarsi di Milano non serve fare molti chilometri. Boscoincittà è un’oasi verde immensa in via Novara, a due passi dal traffico ma lontana anni luce dallo stress.

Un parco pubblico con boschi, prati, corsi d’acqua, laghetti e persino duecento orti assegnati a cittadini che li coltivano con grande cura. Ci sono anche un giardino d’acqua, un apiario, un frutteto e una cascina. Chi arriva qui ha la sensazione di essere lontano dalla frenesia della vita urbana e di immergersi nella natura, in un ambiente in cui fare passeggiate, un bel picnic, birdwatching o semplicemente buttarsi su un prato a fare nulla. 

#2 Oasi Sant’Alessio: safari in Lombardia

oasi_di_sant_alessio IG

A pochi km da Milano, un’oasi naturalistica dove si vedono aironi, cicogne, lontre e falchi. L’Oasi di Sant’Alessio è un’area naturale protetta situata a Sant’Alessio con Vialone, in provincia di Pavia. Fondata nel 1973 da Harry e Antonia Salamon, si estende su circa 10 ettari e offre un rifugio a numerose specie animali, molte delle quali rare o a rischio di estinzione. Il percorso dell’oasi è suddiviso in due principali ambienti: il percorso europeo e il percorso tropicale.​ L’oasi è anche un centro di conservazione e ricerca, impegnato in progetti di allevamento e reintroduzione in natura di specie come la cicogna bianca, il cavaliere d’Italia e lo scoiattolo rosso europeo. Non ci sono ristoranti dentro, ma nelle vicinanze si trovano agriturismi da favola come “Cascina Caiella”.

#3 Borgo Ticino: una passeggiata nella storia con vino

barba_rona IG – Borgo Ticino

Semplicemente “il Borgo” per i pavesi, Borgo Ticino è l’espansione di Pavia oltre l’omonimo fiume e con le sue case colorate affacciate sull’acqua conserva il fascino di un paese di pescatori e renaioli. Per arrivarci dalla città di Pavia occorre attraversare il lungo Ponte Coperto, superato il quale è possibile scorgere la statua di una lavandaia intenta a lavare i panni. Un’altra statua si trova in via Milazzo, attaccata alla parete di un edificio e si tratta della “Linguacciona”, una donna che fa appunto la linguaccia e riporta alla leggenda legata ai pettegolezzi delle lavandaie. Lungo via dei Mille sorge la parrocchiale di S. Maria in Betlem, una tappa consueta per i pellegrini che nel Medioevo andavano in Terra Santa. Una città universitaria densa di cultura e poco più in là, un borgo pittoresco lungo il Ticino: è come un film ambientato nel passato, ma con gelato artigianale. Numerosi sono infatti i piatti tipici del luogo come il riso alla certosina, il salame d’oca e la Torta Paradiso (non a caso), a proposito puoi provare “Antica Osteria del Previ” per piatti pavese DOC.

#4 Isole Borromee: una fiaba galleggiante sul Lago Maggiore

Credits: @tamarkask
Isola Madre

Tre isole, un lago da sogno e palazzi da nobiltà. L’Isola Bella, l’Isola Madre e l’Isola dei Pescatori sono il triangolo d’oro del romanticismo lacustre. Un piccolo arcipelago che sorge nel Lago Maggiore davanti al Golfo Borromeo, tra le cittadine di Stresa e Verbania: le Isole Borromee sono una delle perle del Piemonte. L’Isola dei Pescatori è l’unica abitata, un piccolo borgo composto da una piazzetta principale e stretti vicoli costellati di negozi e mercatini dedicati all’artigianato locale. Una curiosità: l’Isola Madre ospita pavoni bianchi che passeggiano liberi all’interno del grande giardino all’inglese che circonda Palazzo Borromeo.

Leggi anche: L’isola dei pescatori, l’incanto medievale a un’ora e mezza da Milano

#5 Giardini di Villa Taranto: Il paradiso botanico

bruschetto24_ IG – Giardini di Villa Taranto

Per chi ama i fiori, i Giardini di Villa Taranto sono una tappa obbligata. Situati a Verbania sul Lago Maggiore, sono una delle meraviglie naturali più affascinanti d’Italia: estesi su circa 16 ettari, questi giardini sono il risultato della passione del Capitano Neil McEacharn, che nel 1931 iniziò a trasformare la proprietà in un’oasi botanica di fama internazionale.​ Il parco ospita circa 20.000 specie vegetali provenienti da tutto il mondo, organizzate in diverse aree tematiche. Tra le principali attrazioni si trovano la Fontana dei Putti, che in estate è avvolta da grandi foglie note come “orecchie d’elefante”, il Labirinto delle Dahlie, il Giardino delle Eliche e la Serra Tropicale dedicata a piante tropicali e subtropicali, tra cui la Victoria cruziana, una ninfea gigante con foglie che possono raggiungere i due metri di diametro.

#6 Funicolare Brunate: il cielo sopra Como

Credits: @mauro_ger
Faro di Brunate

Da Como, si sale con la funicolare e ci ritroviamo a Brunate, il balcone sul Lago. Inaugurata nel 1894, la funicolare collega la città al borgo, situato a 700 metri di altitudine. Il viaggio, lungo circa 1 km, dura 7 minuti e offre una vista spettacolare sul lago e sulle Alpi.​ Se soffri di vertigini, alla fine del percorso puoi consolarti da “Capolinea Bistrot” vicino alla funicolare che offre taglieri, vini e una vista da standing ovation. Da Brunate, una passeggiata di pochi minuti conduce al Faro Voltiano, eretto nel 1927 in onore di Alessandro Volta, che offre una vista ancora più spettacolare. Da Brunate poi parte un suggestivo sentiero che sorvola il Triangolo Lariano fino a Bellagio. 

La funicolare è attiva tutti i giorni dalle 6:00 alle 22:30, con prolungamento fino alle 24:00 il sabato e durante il periodo estivo, mentre le partenze avvengono ogni 15-30 minuti, a seconda dell’orario.

Leggi anche: Le 7 funivie di ATM 

#7 Montevecchia: la Toscana della Brianza

shwalmsley ig – Parco Montevecchia e valle del Curone

Viene considerato “il monte di Milano”. Si tratta di un incantevole borgo situato nel cuore della Brianza, a metà strada tra Milano e Lecco. Arroccato su una collina offre panorami mozzafiato che spaziano dalla pianura padana fino alle Alpi, passando per il Lago di Como e i grattacieli di Milano e, nelle giornate limpide, si possono scorgere le cime del Monte Rosa. Il paese è noto per il Santuario della Beata Vergine del Carmelo, situato sulla sommità della collina, ha origini medievali e si raggiunge salendo una scenografica scalinata di 180 gradini. Questa cittadina è anche famosa per il suo Parco Regionale e quello della Valle del Curone, un’area naturale protetta che offre numerosi sentieri per escursioni a piedi e in bicicletta. Tra le attrazioni naturali spiccano le “piramidi” di Montevecchia, formazioni geologiche uniche che aggiungono un tocco misterioso al paesaggio, perché si dice che le “piramidi” naturali di Montevecchia siano allineate come quelle egizie. Dal punto di vista gastronomico, il borgo è celebre per i suoi prodotti tipici, tra cui il Pincianèl, un vino rosso dell’Alta Brianza, e i furmagett de Muntavégia, formaggini freschi e stagionati a base di latte vaccino e caprino.

Leggi anche: 7 buone ragioni per andare a MONTEVECCHIA, il “monte di Milano” con le sue piramidi misteriose

#8 Sirmione: la regina del Garda

Sirmione – ph. webandi

Una penisola che si allunga nelle acque del Garda, con castelli, terme romane e scorci che sembrano rubati a un dipinto. Questa è Sirmione, la regina chic del Garda. È stata celebrata per la sua bellezza artistica e ambientale da Catullo, Stendhal e Goethe. I motivi che spingono turisti e visitatori a scoprire Sirmione sono tanti, a cominciare dal centro termale di fama internazionale che sorge sulla punta della penisola.

Ma si può esplorare un altro luogo iconico di Sirmione: l’area archeologica delle Grotte di Catullo che conserva i resti di una delle maggiori ville residenziali dell’Italia settentrionale. Nel cuore del centro storico si staglia il Castello Scaligero, una delle fortezze meglio conservate d’Italia e sotto le mura del castello ha inizio la Passeggiata delle Muse, un percorso pedonale particolarmente romantico e suggestivo. A tavola non si possono perdere il lavarello alla griglia e i bigoli con le sarde, da provare nella “Trattoria La Fiasca”, un’istituzione.

#9 Limone sul Garda: la dolce vita tra i limoni

patrycjamadeja5 IG – Limone sul Garda

No, non è un nome poetico: qui crescono davvero limoni ovunque. Un borgo arroccato, profumato, luminoso e perfetto per una fuga romantica. Si tratta di un pittoresco borgo situato sulla sponda occidentale del Lago di Garda, nella provincia di Brescia. Questo incantevole paese è noto per le sue limonaie storiche, che testimoniano la tradizione agricola locale. Le limonaie, come la Limonaia del Castel, sono strutture caratteristiche dove un tempo venivano coltivati i limoni, protetti dal freddo invernale grazie a particolari tecniche di costruzione. Per gli amanti della natura e delle attività all’aria aperta, Limone offre numerosi sentieri per il trekking, la possibilità di praticare sport acquatici come vela, windsurf e kitesurf e una pista ciclabile panoramica che si snoda lungo la costa del lago. Una curiosità è che grazie a una mutazione genetica, gli abitanti storici vivono a lungo e senza problemi cardiovascolari, tipo dei supereroi.

#10 Riva del Garda: il Mar dei Caraibi incorniciato da montagne

Ph. pcdazero Pixabay

Hai mai visto un lago che sembra il Mar dei Caraibi incorniciato da montagne? Riva del Garda lascia a bocca aperta con natura, sport e romanticismo tutto in un colpo solo. Non a caso è considerata la punta di diamante del Garda Trentino. Perfettamente incastonato tra il lago e le Dolomiti del Brenta, il borgo si arrampica sulla roccia e, grazie al nuovissimo ascensore panoramico, consente in soli 3 minuti di raggiungere il Bastione veneziano. Riva è ideale per chi ama passare, come in un action movie ad alto tasso di emozioni, dall’arrampicata al windsurf, dal kitesurf alla mountain bike. Ma è anche arte e cultura: esposizioni artistiche, mostre, concerti estivi en plein air. Da non perdere il “MAG Museo Alto Garda”, ospitato in una ex fortezza, al suo interno ci sono mostre di storia e archeologia, la Torre Apponale, che sovrasta il porticciolo, e la Chiesa dell’Inviolata, la più importante chiesa Barocca del Trentino. Il piatto tipico è la carne salada con fasòi (fagioli) imperdibile al “Ristorante Villetta Annessa”.

Continua la lettura con: La rivincita dell’aereo: sulla Milano Roma supera il treno ad alta velocità

MARTA BERARDI

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25 aprile. Dalle parole ai fatti: costruiamo a Milano il «quartiere della libertà»?

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Ph. @litalleibovich IG

Belli i ricordi, le bandiere al vento, la partecipazione popolare, bella ciao. Ma possiamo da Milano provare a scrivere una pagina nuova sul libro della libertà?

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25 aprile. Dalle parole ai fatti: costruiamo a Milano il «quartiere della libertà»?

Di libertà in Italia se ne parla molto, ma i fatti sembrano di segno contrario. La tendenza degli ultimi anni è evidente: vietare, limitare, restringere la libertà d’azione dell’individuo. Ci sono luoghi nel mondo dove si favorisce la sperimentazione libertaria. Tra gli esempi più celebri Uzupis a Vilnius o Liberland, la Libera Repubblica di Liberandia, la terra della libertà tra Serbia e Croazia. 

Tra tutti però il luogo simbolo di quartiere superfree è Cristiania, nel cuore di Copenaghen, ritrovo di giovani affamati di libertà. Un luogo che non è solo sede di autogestione e di sperimentazione ma è diventato un potente strumento di marketing territoriale, una delle principali attrazioni della capitale danese.
Anche Milano ha avuto un luogo dove vigevano regole diverse dal resto del territorio (e dal resto del Paese): Expo.

In un’epoca in cui la libertà sembra sotto attacco, perché non realizzare anche a Milano un quartiere simbolo del motore della civiltà occidentale? Se volessimo creare un quartiere della libertà, dove lo faremmo? E, soprattutto, cosa ci faremmo?

# La Cristiania di Milano: il quartiere della libertà

uzupis
uzupis

Assegnato ormai ad altri destini il sito di Expo, bisogna innanzitutto trovare un luogo coerente. Si potrebbe scegliere un posto nell’hinterland, da rilanciare, a Cusago, Muggiano o nel Parco Agricolo, a contatto con la natura. Un’alternativa è scegliere un quartiere periferico da risollevare in città, come Rogoredo, il Gratosoglio o Cagnola.

Una volta scelto lo spazio, cosa ci si potrebbe fare è potenzialmente illimitato. Unico orizzonte: superare ogni altro quartiere liberal per fare parlare tutto il mondo. Attirando turisti e, magari, riportando a casa anche qualcuno dei nostri giovani più affamati di libertà. Vediamo quali caratteristiche dovrebbe avere.

#1 Uno stile inconfondibile

Il punto di partenza è progettare uno stile inconfondibile. Innanzitutto nell’ingresso. Si deve avere la netta sensazione di entrare in una nuova terra promessa. Occorre poi una architettura landmark esuberante e d’avanguardia molto riconoscibile, tipo Camden Town di Londra nord. Altri elementi iconici che ci vengono in mente sono le grandi scarpe del quartiere inglese, la scritta Cristiania, “you are leaving Europe“, la zona di Vilnius dove chiedono il passaporto. Nei segni distintivi noi siamo trai più bravi al mondo, siamo quelli del filo e del’ago di Cadorna o del dito di Cattelan. Potremmo fare qualcosa di grandioso.

#2 Un mondo nuovo

Varcato l’ingresso choc si accederebbe a un mondo stupefacente. Scontata la droga libera, ormai è una premessa per tutti questi luoghi. Così come i graffiti sui muri e gli spazi per la libera espressione. Nel progettarlo però ci dobbiamo ricordare che ci troviamo comunque a Milano, Milano è Milano, non si può cedere alla perdizione distruttiva e alle brutture tipiche dei paesi barbari. Milano è la città dello stile, per cui anche il quartiere della superlibertà dovrà avere una sua classe ed eleganza. Libera, anarchica, ma stilosa.

#3 Libertà milanese style

L’avamposto della libertà milanese vedrebbe skate park, negozi di canapa, immobili da occupare con l’obbligo di ristrutturarli. Nessun limite di decibel nè di orario, sarebbe un luogo che pulsa 24h al giorno, tra deep bar nei sotterranei e libere feste sui tetti.

La capitale economica dovrebbe imporre poi un regime di libertà fiscale da fare impallidire il Lussemburgo con una tassazione zero per chi svolge attività commerciali. Il commercio di questo quartiere sarebbe esso stesso attrazione per i turisti, sul modello di Expo.

Libertà totale va oltre anche il senso del pudore. Ci sarebbe un bordello con tariffe altissime, quello sì ultra tassato per finanziare tutto il quartiere, insieme al ricavato delle droghe. Legali, dunque tassate. Tutte le attività oggi giudicate criminali o dannose per la salute sarebbero tassate, mentre tutte le altre sarebbero tax free.

#4 Sperimentazione senza limiti

Ph. @litalleibovich IG

Ma a Milano niente è gratis, soprattutto la libertà. In cambio di un regime ultra agevolato il quartiere dovrebbe diventare il luogo della sperimentazione totale, la galleria del vento, l’R&D, il laboratorio di Archimede Pitagorico della città. Si sperimenterebbe di tutto con scienziati ovunque: soluzioni per distruggere l’inquinamento e avere aria, acqua e luoghi puliti come in alta montagna, si testerebbe qualunque farmaco, soprattutto di origine naturale.
Sarebbe un centro di sperimentazione mondiale anche per le arti, con teatro d’avanguardia e la produzione di musica e di film super sperimentali: anche per loro tasse zero a condizione di offrire originalità al 100%.

Tratto da: La Cristiania di Milano: il quartiere della libertà

MILANO CITTA’ STATO

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Milanofobia: le 10 cose più spaventose che possono capitare a Milano

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Film. I guerrieri della notte

Milano è una città da paura.

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Milanofobia: le 10 cose più spaventose che possono capitare a Milano

#10 Percorrere la tangenziale

La tangenziale è una delle più tipiche fobie di Milano. Una delle strade con il più alto numero di incidenti in Italia, forse del mondo. Nell’ora di punta è uno stress senza fine, di notte è pericolosa sia per chi va troppo veloce che per chi va troppo piano. Spaventosi gli svincoli a nord est. In passato all’altezza di Linate c’era perfino una uscita… a sinistra, sulla corsia di sorpasso!

#9 Perdersi al Monumentale

Milano ha il gusto del macabro. Le grandi città del mondo di solito nel loro cuore hanno un grande parco, Milano ha un cimitero. Monumentale, per di più, un inno al sacro e alla vanità profana. All’interno ci sono diversi scorci da paura, forse il più agghiacciante un giardino segreto: al suo interno ci si ritrova in un porticato che sembra il chiostro di un convento. Sul prato ci sono delle statue distese, che sembrano in attesa di riprendere vita, due carri funebri d’epoca e un gatto nero di nome Lucy che ne ha fatto il suo regno.

#8 Aspettare la metro nei giorni festivi

Riccardo Mastrapasqua FB – Indicatore arrivo treno metropolitana

Uno dei peggiori incubi per il milanesi: prendere la metropolitana di domenica, si scende sulle scale mobili deserte, si accede ai binari e si guarda in alto, il cuore in gola, il sudore si fa freddo, sul pannello elettronico un doppio numero.

#7 L’amministrazione pubblica

coda comune
coda comune

Il mio primo attacco di panico l’ho avuto alla motorizzazione civile di via Cilea. E’ ormai chiaro che la burocrazia italiana è nata con il fine di umiliare il cittadino. Fare la fila per un’ora per sentirsi dire di andare da un’altra parte. Cartelli attaccati con lo scotch. C’è ancora gente che lecca i francobolli.

Leggi anche: Segni inconfondibili per riconoscere un ufficio pubblico a Milano

#6 La metropolitana all’ora di chiusura

L’ansia è doppia. Quella di perdere l’ultimo treno e quella dei corridoi vuoti e bui, con l’uscita chiusa con le serrande.

#5 Uscire dalla Centrale 

Il sospiro di sollievo per essere rientrati nella civiltà si spegne in gola quando si esce dalla stazione.

#4 Prendere la 90-91 di notte

Un perfetto set per un serial killer.

Leggi anche: le cose che ho scoperto viaggiando sulla 90

#3 Girare in scooter o in bici sul pavé con i binari

Credits Urbanfile – Pavè pericoloso

Quello che per un romano sono le buche, per un milanese sono i canyon che si formano tra i binari del tram e il pavé.

Leggi anche: Strade pericolose: Roma ha le buche, Milano ha il pavé

#2 Camminare da soli di notte oltre la circonvalla

Film. I guerrieri della notte

Tra gli itinerari suggeriti: Quarto Oggiaro, Rogoredo, Corvetto e il “triangolo delle Bermude di Milano”: quartiere Adriano, viale Padova e viale Monza.

#1 La raccomandata nella cassetta delle lettere

Continua la lettura con: Marziani a Milano

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 24 aprile 2025)

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La «Foglia di Milano» prende forma: le ultime news su arena olimpica, maxi parco e lifestyle center

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Da ex area industriale a nuovo cuore verde e pulsante della città. La frontiera a Sud-Est di Milano rinasce tra investimenti miliardari, grandi opere e nuove funzioni urbane. Vediamo il punto sul progetto e la situazione dei cantieri.

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La «Foglia di Milano» prende forma: le ultime news su arena olimpica, maxi parco e lifestyle center

# La rigenerazione di 1,1 milioni di mq: ci saranno anche un conservatorio e un nuovo flagship store Esselunga

Maps – Santa Giulia

Il progetto di rigenerazione del quartiere Santa Giulia prosegue con un investimento complessivo di 3,5 miliardi di euro, dei quali 2,7 miliardi a carico di Lendlease, l’azienda australiana coinvolta anche nel progetto MIND. L’intervento, che interessa un’area di 1,1 milioni di mq, rappresenta uno dei più grandi sviluppi urbani a Milano e in Europa. In particolare, i lavori si concentrano nella porzione settentrionale del quartiere, con un focus sui 672 mila mq di diritti edificatori, di cui quasi 300 mila già realizzati. Oltre agli edifici residenziali e commerciali, il piano include anche la costruzione di importanti strutture, come un conservatorio e un nuovo flagship store Esselunga.

# Il masterplan a forma di foglia sviluppato sul modello del cardo-decumano

Mca- Masterplan Santa Giulia

Il masterplan di Santa Giulia, firmato da MCA – Mario Cucinella Architects, si sviluppa seguendo il modello del cardo-decumano, proseguendo la parte del quartiere già costruita verso la ferrovia. La sua struttura ricorda la forma di una foglia, simbolo di crescita e rigenerazione. Questo progetto, concepito come un organismo vivente, vuole rappresentare un ecosistema urbano in continuo sviluppo, che integra la natura e l’architettura in un flusso armonioso.

MCA_Milano Santa Giulia_birds-eye view_Visual by MCA Visual

# Un parco da record e un nuovo cuore culturale e commerciale per Milano

MCA_Milano Santa Giulia_birds-eye night view_Visual by Hido

Al centro della trasformazione di Santa Giulia c’è un grande parco urbano di 270.000 mq, il terzo per estensione in città, pensato non solo come polmone verde ma come vero e proprio spazio di aggregazione e socialità.

Masterplan Santa Giulia

Al suo interno impianti sportivi, aree per il tempo libero, un laghetto con waterfront di 400 metri e percorsi ciclopedonali immersi nel verde. Ma la visione va oltre: il parco è anche il punto di raccordo tra alcune tra le funzioni urbane più innovative del masterplan.

Fabio Marcomin – Laghetto e waterfront

A ridosso del parco sorgeranno il Museo per Bambini, una nuova sede del Conservatorio Giuseppe Verdi chiamata “Bosco della Musica” con alloggi per 200 studenti, di cui è attesa a breve la partenza dei lavori, e un inedito hub commerciale: Soul, un lifestyle center a cielo aperto da 55.000 mq. Qui, cinema, palestra e isole commerciali si affacciano su un “boulevard sportivo” attraversato solo dal tram, che conduce fino all’arena. I cantieri per quest’area dovrebbero partire subito dopo le Olimpiadi Invernali. Nel quartiere non mancano poi nuovi servizi per residenti e imprese: mediateca, scuole e, accanto all’arena, l’atteso flagship store Esselunga, previsto in cantiere sempre dopo l’evento.

# Spark Living e Linfa: la nuova vita residenziale di Santa Giulia

Spark Living

La rinascita di Santa Giulia passa anche dall’arrivo di 3.500 nuove abitazioni, destinate ad accogliere circa 6.000 nuovi residenti. Due sono i grandi protagonisti di questo nuovo tessuto urbano: Spark Living e Linfa. Il primo, vicino allo Spark Business District, un complesso di 500 appartamenti distribuiti in due edifici a corte, costruiti secondo i più alti standard energetici. L’inizio dei lavori è previsto tra fine del 2025 e la conclusione di Milano-Cortina 2026, con consegna dei primi alloggi durante il 2027.

MCA – Linfa

Più a nord, lungo la promenade affacciata sul waterfront, Linfa si sviluppa come un quartiere residenziale pensato come una sequenza di corti interne private, attraversate da vie secondarie e passaggi pedonali. L’obiettivo? Unire la dimensione domestica a quella urbana, integrando la qualità dell’abitare con il paesaggio naturale del parco. 

# Le due infrastrutture più attese: PalaItalia e metrotranvia 13

Il PalaItalia, arena da 16.000 posti, è attesa per il debutto durante le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 per le gare di hockey maschile sul ghiaccio. A firmare il progetto è Onirism Studio di Sir David Chipperfield. Ispirato all’archetipo dell’anfiteatro, presenta tre anelli di altezze diverse ricoperti di led che sembrano fluttuare l’uno sull’altro. I lavori procedono a ritmo sostenuto, con oltre 500 operai impegnati quotidianamente, e la consegna è prevista entro dicembre 2025. La gestione affidata a CTS Eventin, con un team di 70 persone, e dopo l’evento olimpico punta ad ospitare 150 tra eventi musicali e sportivi.

 

La metrotranvia 13 è stata progettata per collegare la stazione Repetti della M4 con Rogoredo M3, attraversando il quartiere Santa Giulia con un tracciato di 4,7 km e 17 fermate, di cui in condivisione con la linea 27. Una fermata è stata prevista nei pressi del futuro PalaItalia, per consentire ai tifosi di arrivare alle partire di hockey durente le Olimpiadi con il trasporto pubblico. Tuttavia, l’entrata in funzione della linea è stata rinviata a dopo le Olimpiadi, con avvio cantieri dopo l’evento olimpico e attivazione prevista per l’estate del 2027. I tram utilizzati sono quelli di nuova generazione, i Tramlink bidirezionali da qualche mese in servizio sulle linee 31 e 7.

Leggi anche: Che ne sarà della metro 13?

Continua la lettura con: «Fiumi verdi», scali rigenerati, Green Circle, quartieri dei giovani: tra 10 anni Milano sarà così

FABIO MARCOMIN

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Il treno a 1000 km/h: fino a dove si andrebbe da Milano in meno di due ore?

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Microsoft designer AI - Treno iper veloce

La tecnologia ferroviaria sta facendo passi straordinari: Giappone e Cina sono già oltre i 600 km/h con i treni Maglev. Ma gli ultimi test vanno ancora più forte: superano i 1.000 km/h, aprendo così scenari incredibili per i collegamenti tra le città. Con un treno del genere dove si potrebbe arrivare da Milano entro le due ore?

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Il treno a 1000 km/h: fino a dove si andrebbe da Milano in meno di due ore?

# In Cina e Giappone superato già il muro dei 600 km/h

Maglev

In Europa ci godiamo l’alta velocità, con Frecciarossa e Italo che ci portano da Milano a Bologna in meno di un’ora e a Roma in meno di tre, con punte di 300 km/h. Ma già oggi, in Asia, la ferrovia sta riscrivendo le leggi della fisica urbana. Il Maglev giapponese, sviluppato dalla Central Japan Railway Company, ha toccato i 603 km/h nel 2016, mantenendoli per oltre 11 secondi. Più recentemente, un Maglev cinese si è spinto ancora oltre, arrivando ai 623 km/h. Parliamo di treni che non corrono sui binari, ma galleggiano su campi magnetici, annullando l’attrito. Il risultato è un silenzio irreale e una velocità che fa sembrare il Frecciarossa un regionale di Trenord. Lo Stato del Dragone sta però già lavorando al passo successivo: 1.000 km/h: i primi test sono già iniziati.

Leggi anche: Roma-Milano in un’ora con il treno più veloce del mondo: il primo progetto è in realizzazione

# I primi test dei treni a 1.000 km/h: 161 chilometri in meno di 10 minuti

businessmobility.travel – Test treno veloce Cina

Il progetto più ambizioso al mondo al momento è quello portato avanti dalla China Aerospace Science and Industry Corporation. Si tratta di un treno a lievitazione magnetica inserito in un tunnel a vuoto, un po’ come l’Hyperloop immaginato da Elon Musk, dove l’assenza d’aria azzera la resistenza. I primi test in scala su un tracciato di 2 km sono stati completati con successo. Ora si punta a un percorso di 60 km, poi a quello che collega Shanghai a Hangzhou (161 km), da percorrere in meno di 10 minuti. Se la tecnologia funziona, l’Europa è pronta a sognare. E se partissimo da Milano?

# A Nord: da Milano a Londra in un’oretta, a Stoccolma in un’ora e mezza

Da Milano basterebbe un’ora e mezza per arrivare a Stoccolma (1.600 km), mentre in poco più di due ore si potrebbe essere a Helsinki (1.900 km), allungando il concetto di accessibilità. A nord-ovest, Thurso, la città più a nord della Scozia, sarebbe raggiungibile in circa due ore, passando per Londra (1 ora) e Glasgow (1,5 ore), coprendo circa 1.800 km.

Leggi anche: In treno da Milano a Londra con l’alta velocità del Frecciarossa: l’annuncio di FS!

# Dall’Atlantico alle porte dell’Asia: Lisbona e Istanbul

Verso est, in circa un’ora e mezza, il treno ad alta velocità permetterebbe di raggiungere diverse capitali, da Varsavia a Kiev, fino ai paesi Baltici. Con un po’ più di tempo, circa un’ora e quaranta minuti, si potrebbe arrivare a Istanbul, attraversando i Balcani in un batter d’occhio. In direzione ovest, Lisbona diventerebbe altrettanto vicina: in poco più di un’ora e quaranta minuti, il treno coprirebbe i circa 1.600 km che separano Milano dalla capitale portoghese, passando per Francia, Spagna e Portogallo.

# I sogni più grandi: Mosca e l’Africa

In poco più di due ore, i 2.200 km che separano Milano da Mosca verrebbero annullati, consentendo un viaggio diretto nella capitale russa senza la scomodità dei voli. Ma non è tutto: con l’avanzamento della tecnologia, si potrebbe pensare al collegamento tra Europa e Africa. Tre tunnel sottomarini, a unire prima la Liguria alla Corsica, poi quest’ultima alla Sardegna e infine diritti con il più lungo tra Sardegna e Tunisi, potrebbero ridurre la distanza tra Milano e il continente africano a meno di un’ora, dando vita a una nuova era dei trasporti.

# Una rete ad altissima velocità con Milano hub al centro di una nuova Europa

Microsoft designer AI – Treno iper veloce

Un treno che collega Milano a mezza Europa in poche ore sarebbe una rivoluzione anche nel modo di vivere. Si potrebbe lavorare a Berlino e tornare a dormire a Milano, o fare il weekend a Praga senza nemmeno un trolley. Anche il turismo verrebbe stravolto. Una rete ad altissima velocità sarebbe un modo per ripensare l’identità dell’Europa, con Milano al centro di una macro-regione interconnessa, crocevia tra nord-sud ed est-ovest del Vecchio Continente. 

Leggi anche: Milano sarà il principale hub dei treni ad alta velocità del sud Europa?

Continua la lettura con: La rivincita dell’aereo: sulla Milano Roma supera il treno ad alta velocità

FABIO MARCOMIN

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I dieci piatti più tipici di Milano da assaporare almeno una volta nella vita

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Ph. @italian.food.milan.blogger IG

Riassumere la tradizione gastronomica meneghina in poche parole forse è impossibile ma in pochi piatti sì. Ecco la rassegna dei 10 piatti più tipici di Milano.

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I dieci piatti più tipici di Milano da assaporare almeno una volta nella vita

Anche se a Milano l’innovazione è all’ordine del giorno e tutto ciò che è internazionale diventa di tendenza, la città vanta una tradizione gastronomica che farebbe invidia a tutte le grandi città del mondo. Citando le ultime strofe della famosa canzone di Danzi e Bracchi “Lassa pur ch’el mond el disa, ma a Milan se sta benòn. On bel piatt de busecca con dent i borlott, e on òss buss cont intorna el risòtt, e on litròtt de quel bon cont on bel minestron, fan content ogni milaneson.” risulta chiaro qual è il vero protagonista della vita a Milano: il cibo. Ecco i 10 piatti tipici meneghini che vanno assaggiati almeno una volta. 

#1 La michetta

panificiodanelli IG – Michetta

In dialetto milanese “michetta” significa “briciolina” ed è stato scelto questo nome per descrivere la tipologia di pane più amata a Milano: croccante e leggera. Dal 2007 è specialità a Denominazione Comunale e rappresenta a pieno le pause pranzo milanesi ma ha origini austriache. La sua tipica forma a stella infatti deriva dal Keisersemmel, un tipo di pane a forma di rosa che i funzionari asburgici portano in Lombardia. Allora i milanesi presero la novità e adattarono i Keisersemmel: il pane con tutta l’umidità non restava croccante e da qui l’idea di fare un pane senza mollica.

Leggi anche: Breve storia della michetta

#2 Il minestrone alla milanese

credit: dissapore.com

Tra tutte le minestre di verdura, quella milanese è stata definita già secoli fa la migliore. Ne “L’arte di convitare” del 1851, Giovanni Rajberti scrisse “La galba [minestra] per eccellenza del nostro buon popolo milanese, la minestra delle minestre che noi perciò onoriamo con il nome di energico di minestrone del quale beato chi può cibarne alla sera, così in piedi, una scodella fredda”. L’ingrediente speciale di questo minestrone non si trova nell’orto, è la pazienza. Infatti le verdure vanno fatte cuocere senza soffritto ma per almeno quattro ore. Ad un’ora dal termine della preparazione si aggiunge il cavolo verza e per ultimo, ma non per importanza, il riso di varietà Maratelli o Originario, che dovrà cuocere per circa 20 minuti.

#3 I mondeghili

Ph. @italian.food.milan.blogger IG

Possono sembrare delle comuni polpette ma sono molto di più. I mondeghili sono stati portati in Lombardia dagli spagnoli tra il Cinquecento e il Settecento, infatti si pensa che il nome derivi proprio da “albondigas” ovvero polpette in spagnolo. Però, come i milanesi avevano adattato i Keisersemmel austriaci creando la michetta, anche in questo caso si modificò la ricetta originale migliorandola fino ad arrivare ai tradizionali mondeghili.

Cos’hanno di diverso dalle polpette normali? I mondeghili sono polpette di manzo ma unite a salsiccia, mortadella, pane ammollato nel latte, uovo, formaggio, aglio e noce moscata. Il tutto fritto nell’amatissimo burro imbiondito. Non potete non assaggiarli anche nella moderna versione finger food da aperitivo.

Leggi anche: i mondeghili, piatto milanese DOC

#4 Il risotto alla milanese

Credits: @chef__pier
Risotto alla milanese

Probabilmente è il piatto milanese più conosciuto al mondo seppur con le sue diverse denominazioni: risotto allo zafferano, alla milanese oppure semplicemente risotto giallo. La regina del risotto alla milanese è la tecnica di cottura del riso, che non viene semplicemente lessato bensì tostato e insaporito con il soffritto. Le sue origini sono piuttosto incerte, addirittura è molto diffusa una storia per la quale l’invenzione del tradizionale risotto deriverebbe addirittura dagli anni di costruzione del Duomo. Da lì però se ne sono perse le tracce e la prima ricetta codificata del risotto giallo è di Felice Luraschi e risale al 1829. Con il tempo la ricetta è stata perfezionata: ad esempio si è aggiunto l’immancabile gras de rost, ovvero il grasso di arrosto, come base per il soffritto. Et voilà, il risotto è pronto per essere gustato.

Leggi anche: Si dice che il miglior risotto di Milano lo mangi qui

#5 L’ossobuco alla milanese

Credits: PH Divina Milano

Se proprio si vuole rendere perfetto il risotto allo zafferanno si deve aggiungere l’ossobuco alla milanese. L’oss buss non è semplicemente carne di vitello, è morbidezza allo stato puro. Per ottenere la sua tipica consistenza tenera si utilizza il geretto posteriore di un vitello nutrito solo a latte e che non deve aver superato i 250 kg di peso. E’ assolutamente necessario tenere l’osso e il midollo attaccato alla carne poiché quest’ultimo si scioglierà con la lenta cottura in umido e conferirà al piatto la giusta cremosità. Il tocco finale non trascurabile è la gremolada: un trito di aglio, prezzemolo e scorza di limone con acciughe opzionali che serve a bilanciare e insaporire la carne

#6 La büsèca

credit: dissapore.com

Nonostante in italiano persista la diatriba tra il team “buseca” e quello “busecca”, il termine perfetto per riferirsi a questo piatto è il milanese “büsèca”. E’ un piatto semplice ma che sazia decisamente, infatti i fagioli e la trippa ne sono i protagonisti e riempiono quella che in dialetto è detta la “busa” ovvero la pancia. Inizialmente veniva consumato dai carrettieri che lavoravano al freddo sui navigli e riacquistavano le energie proprio mangiando una scodella calda di büsèca. Dai carrettieri sui navigli si è poi diffuso in tutta la città ed è un piatto tradizionale talmente amato che i milanesi venivano anche chiamati “busecconi”, ovvero i “mangia-trippa”.

#7 La cassœula

credit: dissapore.com

Questo piatto emblematico della cucina meneghina è uno stracotto caratterizzato da carne di maiale e verza. A conferma del fatto che del maiale non si butta via niente, per preparare la cassœula si utilizzano le parti meno pregiate: piedini, muso, costine e cotenna. Attorno al suo nome aleggia un velo di mistero, le ipotesi sono tante ma nessuna è certa. Potrebbe derivare da casseou cioè il mestolo, da casseruola ovvero la pentola oppure dalla cazzuola, uno strumento da muratore che somiglia ad un attrezzo per mescolare. Della cassœula non si può non innamorarsi a primo boccone e infatti una delle sue ipotizzate origini è proprio una storia d’amore: avrebbe permesso il lieto fine tra un soldato spagnolo e una cuoca milanese.

#8 La costoletta alla milanese

Credits yara65smile IG – Cotoletta

La cotoletta alla milanese o anche conosciuta come “orecchia di elefante” è anche questa nella classifica evergreen dei piatti meneghini e si è diffusa recentemente in tutta Italia. Nonostante i diverbi “E’ nata prima la cotoletta o la Wiener Schnitzel?” oppure “Si dice cotoletta o costoletta?” una cosa è certa: è impossibile non leccarsi i baffi dopo averla mangiata. La sua innegabile bontà ne ha fatto un must anche nei menù baby, per accontentare anche i palati dei bambini più esigenti. Un piatto che stupisce sempre ma semplice da preparare: prendere delle costolette di vitello da latte con l’osso (dallo spessore di almeno 3 cm) e impanarle con uova e pangrattato. Ultimo ma fondamentale passaggio è la frittura della costoletta nel burro (anziché nell’olio).

Leggi anche: le 7 migliori cotolette di Milano

#9 Il panettone

 
San Biagio e il panettone – Credits: Studentessa Matta

Signore e signori, ecco a voi il Re del Natale italiano: il panettone. Da nord a sud non può mancare sulle tavole imbandite ma resta in primis il simbolo dell’eccellenza gastronomica meneghina. Sì perché la preparazione del panettone è tutt’altro che semplice, bisogna considerare un minimo di 30 ore di lavoro in cui vengono fatti due impasti e ben tre lievitazioni. Se i passaggi sono tanti e complessi, fortunatamente gli ingredienti non sono molti e piuttosto semplici: farina, tuorlo d’uovo, burro, zucchero, lievito naturale, uvetta e scorze di agrumi canditi. Dell’origine del Panetun ci sono tantissime versioni ma la più incredibile è quella che fa risalire il dolce ad un vero e proprio errore: lo sguattero Toni, durante un Natale alla corte di Ludovico il Moro, aveva bruciato le ciambelle e improvvisò stupendo tutti i commensali con una ricetta nuova soprannominata proprio “Pan de Toni”.

La tradizione vuole che una fetta di panettone aperto a Natale debba essere conservata fino al 3 febbraio, giorno di San Biagio, per poi essere mangiata in suo onore. Si dice che il Santo abbia salvato un ragazzo dal soffocamento facendogli ingerire del pane e così “San Bias el benediss la gola e el nas”. Quindi se volete allontanare mal di gola e raffreddore, mangiate una fetta di panettone natalizio il 3 febbraio.

Leggi anche: Da un errore è nato il panettone

#10 La barbajada

Credits: nonnapaperina.it – Barbajada

Questo tipico dessert milanese si trova a metà strada tra una cioccolata calda e un dolce al cucchiaio. E’ stata inventata nel 1778 da Domenico Barbaja, proprietario di un Caffè vicino La Scala, e divenne subito celebre tra la Milano bene. Il dolce fatto con latte, caffè, cioccolato, zucchero e panna è stato rimpiazzato poi negli anni dai caffè e e altre specialità americane ma nel 2008 gli è stata attribuita la Denominazione Comunale e si spera che venga nuovamente valorizzato.

Fonte: dissapore.com

Leggi anche: Il «Quartiere dei sogni» di Milano

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 24 aprile 2025)

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«Il problema di via Padova sono…»

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Ph. (sfondo) @ viapadovaproprio IG

Buongiorno,

a proposito della riqualificazione di via Padova, bisognerebbe rigenerare le persone che ci vivono.

Odore di urina nei sottopassi, le aiuole con gli “alberelli” ridotte a pattumiera, e poca sicurezza.

Altro che rigenerazione, Ve lo dice uno che abita a 100 metri da Via Padova, e che l’ha vista peggiorare negli ultimi 15 anni.
Sempre più uno schifo.

FEDERICO F

________________________________

Dai tempi in cui consegnavo le cartoline i nomi sono cambiati tutti. Ma dove saranno andati a finire?
 
 
 
IL POSTINO
 
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Continua la lettura con: «Nel municipio 5 e Vigentino è emergenza metropolitana»

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @lor.zut IG

La foto del giorno: oggi siamo in via Quadrio

Ph. @lor.zut IG 

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MILANO CITTA’ STATO

Quando sei fermo a un semaforo di Milano e ti affianca una Porsche

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Ti piace l’odore della mia Euro 2?
 

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SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Il sushi galleggiante tra cascatelle e palafitte a un’ora da Milano

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valerianobile1986 IG - SushiZero

Come varcare la soglia di un luogo magico: cascate suggestive e una passerella sull’acqua accolgono in un’atmosfera unica, perfetta per un pranzo o una cena speciale e super rilassante. Sembra di mangiare sospesi nell’acqua.

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Il sushi galleggiante tra cascatelle e palafitte a un’ora da Milano

# La proposta culinaria innovativa: queste le specialità della casa

stefanosusani IG – SushiZero

Una proposta culinaria raffinata e innovativa che combina la tradizione giapponese con diverse influenze contemporanee dove l’eccellenza delle materie prime è il punto di partenza. Siamo da Sushi Zero di Seriate (BG) in via dell’Artigianato 2, a un’ora da Milano. Nell’ampia gamma di piatti, realizzati dagli chef guidati dal maestro Hide Shinohara, trovano spazio nigiri, sashimi, uramaki e roll.

Tra le specialità, si possono trovare nigiri come il Sake Safuran, salmone scottato con crema allo zafferano e porro croccante, e il Manzo Flambè, nigiri di manzo scottato con crema di miso e erba cipollina. I maki includono il Rainbow Flambè, con pesce misto scottato, olio di sesamo e salsa teriyaki, il Truffle Roll, con gamberi rossi, tartufo nero e polvere di nori e gli Hosomaki al mango. Per gli amanti dei piatti caldi, sono disponibili opzioni come il Ten Don, gamberi e verdure fritte serviti con riso, e il Yaki Soba, pasta di grano saraceno saltata con verdure di stagione.

# L’ambiente onirico con una fontana a specchio e palafitte dove mangiare sospesi nell’acqua

iaml.f IG – SushiZero

Trattandosi di una catena, il mood ed il concept del progetto sono gli stessi dei quattro locali inaugurati tra il 2018 e il 2019 a Buguggiate (VA), Verbania (VB), Alessandria e Sesto Calende (VA), mentre i materiali e gli elementi principali sono stati rielaborati per adattarsi alla planimetria e alla distribuzione degli spazi. 

jessipoli85 IG – SushiZero

In particolare, in questo ristorante si è cercato di realizzare un ambiente sorprendente ma allo stesso tempo accogliente, in cui l’ospite si sente trasportato in un’atmosfera lontana con un elemento centrale: l’acqua.

iaml.f IG – SushiZero fontana

Presente già all’entrata, dove due grandi pareti d’acqua accolgono gli ospiti e li dirigono verso il cuore del locale, punto in cui si espande un’altra imponente fontana a specchio che riflette i nidi e le palafitte realizzate sulla sua superficie. La fontana a specchio è contenuta in una grande vasca a filo pavimento di 140 metri quadrati, rivestita di pietra Verde Guatemala, accessibile da un pontile che porta ad un isolotto, dove c’è un mini bar.

# 7 isole ricoperte da una struttura che ricorda un nido

valerianobile1986 IG – SushiZero

Qui si trovano anche 7 isole ricoperte da una struttura rievocante un nido, al cui interno si trovano sedute e tavoli, mentre lungo il perimetro della vasca sono state realizzate 20 salette a palafitta sospese sull’acqua. L’illuminazione a barre LED della vasca è scelta per far dialogare la luce con l’acqua: il bianco caldo del Led enfatizza i riflessi e le forme specchiate, infondendo un senso di leggerezza e di mistero ai nidi e alle palafitte, mentre i camminamenti sembrano ondeggiare sulla superficie. 

# I menu disponibili

 

 
 
 
 
 
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Sushi Zero propone tre formule All You Can Eat:​

  • Menu Classic a 29,90 euro (5 portate)
  • Menu Super a 47,90 euro (8 portate)
  • Menu Extra a 61,90 euro (11 portate)

Queste formule consentono di scegliere un numero limitato di portate dal menu, con alcune restrizioni sul numero di volte in cui è possibile ordinare determinati piatti. Le bevande e i dolci sono generalmente esclusi da queste offerte. ​A pranzo in settimana costa invece 16 euro a persona (bevande escluse), nei festivi 21 euro (bevande escluse), mentre a cena sono 30 euro sempre bevande escluse.

Scegliendo il menu Omakase si può vivere un’esperienza culinaria davvero unica. Lo chef seleziona personalmente i piatti da servire, creando un percorso gastronomico su misura per ogni cliente. Disponibile sia a pranzo che a cena, con prezzi che variano in base alla selezione e alla disponibilità stagionale. 

Spunto: duelombardialristorante IG 

Continua la lettura con: 5 ristoranti con vista lago a un’ora da Milano

MARTA BERARDI

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Il progetto: la metropolitana regionale per collegare le città lombarde

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Credits: mylink.it - Traffico treni in Lombardia

Rilanciamo l’idea promossa da Confapi Milano, che intendeva coinvolgere il mondo universitario, per rispondere a due esigenze del territorio: da un lato collegare in rapidità tutti i capoluoghi della regione, anche quelli distanti, tramite un servizio di alta velocità ferroviaria, dall’altro fungere da volano economico per uno sviluppo unitario della regione per recuperare il terreno perduto con le più avanzate regioni d’Europa.

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Il progetto: la metropolitana regionale per collegare le città lombarde

# La proposta: una linea di treni ad alta velocità per connettere famiglie, lavoratori e business

Metropolitana 

Tutti i capoluoghi della Regione Lombardia collegati da una linea di treni ad alta velocità: una vera metropolitana regionale “per connettere famiglie, lavoratori e business”, come affermato dall’avvocato Nicola Spadafora presidente di Confapi Milano. Si tratta di un investimento in infrastrutture che coniuga sostenibilità ambientale e sicurezza negli spostamenti. Un’idea partita da Confapi Milano, che intendeva coinvolgere il mondo universitario, nell’ottica di un rilancio economico di tutta la regione e che potrebbe essere finanziata tramite risorse proprie e fondi europei per un progetto complessivo di 40 miliardi.

Ad oggi la Regione Lombardia è stata irresponsabilmente estraniata da ogni ipotesi di intervento infrastrutturale strategico. Una regione che produce un PIL maggiore, addirittura, a 18 Paesi membri dell’Unione Europea, che potrebbe essere il primo distretto industriale d’Europa, dovrebbe essere sostenuta con forza e celerità, nell’ottica di poter riprendere il proprio percorso di crescita di cui ha sempre beneficiato il paese“. Conclude Spadafora: “Sentiamo da più parti parlare dell’ipotesi di realizzare il Ponte sullo stretto di Messina come opera prioritaria” in una regione con un disavanzo fiscale di 10,5 miliardi come la Sicilia, mentre per la Lombardia, con un residuo fiscale di oltre 54 miliardi di euro, “di infrastrutture non se ne sente neppure parlare.

# I tempi di percorrenza attuali non sono degni della regione più produttiva d’Italia

 

Un investimento che consentirebbe di avere un sistema di trasporto ferroviario rapido capace di connettere rapidamente tutti i capoluoghi regionali, nella regione con il PIL più alto in Italia: non solo è auspicabile come ritorno economico e indotto di tutta l’area, ma addirittura necessario visti anche gli attuali tempi di percorrenza.

Ecco solo alcuni esempi di connessioni ferroviarie tra città:

#Milano-Mantova: tempo minimo 2h
#Pavia-Brescia: tempo minimo 1,30h
#Varese-Cremona: tempo minimo 2,37h
#Sondrio-Milano: tempo minimo 2h

Questi tempi sono al netto di imprevisti, ritardi di vario genere o mancate coincidenze ed è impensabile poter competere con altre realtà internazionali senza un adeguato sistema di collegamenti tra i poli urbani all’interno di una stessa regione, tenendo conto che ormai da Milano si raggiunge Bologna in poco più di 50 minuti e Roma in meno di 3 ore.

Continua la lettura con: La CRISTIANIA di Milano: il quartiere della libertà

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 24 aprile 2025)

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24 aprile 1339. Muore un bandito, nasce Morivione

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Ph. @ peperomero72 IG

Morivione è un quartiere tra i più antichi di Milano, anche se è tra i più sconosciuti. Si trova nella zona sud, lungo la riva del torrente della Vettabbia, all’imbocco della via dei Fontanili e via Verro. Racchiuso tra la circonvallazione 90-91 e la linea 95, la sua origine è leggendaria. 

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24 aprile 1339. Muore un bandito, nasce Morivione

# Le origini del nome: Qui morì Vione!

 

 

Il quartiere ha origini antiche. Durante gli anni di Luchino Visconti, Signore di Milano dal 1339 al 1349, il borgo era disseminato di briganti. Il più feroce era Vione Squilletti, che seminava il panico tra la popolazione.

Alla vigilia della festività di San Giorgio, esasperati delle azioni dei banditi, i milanesi chiesero al loro signore di liberarli dai briganti. Luchino Visconti decise di intervenire e il 24 aprile 1339, Vione venne catturato e ucciso. Per celebrarne la liberazione, su un muro del quartiere venne dipinta l’immagine di San Giorgio che ammazza il drago, con la scritta: “Qui Morì Vione”.

Come testimonianza dell’avvenimento, ogni anno i milanesi sino agli anni cinquanta, il 23 aprile erano soliti recarsi in questo borgo per festeggiare San Giorgio con la “panerada”, bevendo latte fresco appena munto, “panera” appunto (cioè panna), servita in tazze di maiolica, e mangiando il “pan de mèj dolz”, ossia il pane di farina di miglio e fior di sambuco. Da quel giorno, San Giorgio, oltre che protettore dei Cavalieri, divenne anche santo patrono dei lattai.

Continua la lettura con: Morivione, il quartiere dei banditi

MILANO CITTA’ STATO

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10 frasi per fare colpo a Milano

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Milano è la città di chi vuole fare bella figura e di chi non ha tempo da perdere. Ecco la prima guida che mette assieme queste due esigenze.

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10 frasi per fare colpo a Milano

fare colpo

#1 Ho una startup e stiamo chiudendo un round di investimento di tantimila euro

Anche se nessuno ci capisce, basta aggiungere una cifra a più zeri possibili che capiranno.

#2 Ho un invito per l’inaugurazione di…

A seguire il nome di questa inaugurazione, vera o presunta. Di uno così tutti a Milano sentono il bisogno. Non importa cosa si inaugura, basta che sia gratis ed esclusiva.

#3 Dalla finestra di casa mia vedo la Madonnina, nelle giornate di sole anche le montagne

Stai facendo capire che hai una casa in centro, ultimo piano. Basta per ottenere qualunque forma di rispetto. Chi non è capace dice ho una casa della Madonna, stile Pozzetto.

credit: ciakmagazine.it

#4 Devo andare a portare la mia auto d’epoca dal meccanico

Stai facendo capire che hai un’auto d’epoca, massimo rispetto, però lo fai facendo fingendo di essere umile, trasmettendo che sei in uno stato di difficoltà. Niente risveglia l’istinto materno di una donna quanto la sofferenza di un uomo con l’auto in panne. Per questo da bambini si gioca con le macchinine.

#5 Fare un gesto di cortesia fuori dal comune

Salutare col baciamano tipo Carlo Conti, dare del lei a un bambino o far salire la dama sul vostro calesse. Cose così. Ma ricordate che in viale Zara le carrozze trainate da cavalli non possono circolare. Nessun problema invece per l’area C.

#6 Farò agosto a Milano

Credits: @italia_love_uno
spiaggia rosa Sardegna

Detto come frase conclusiva dopo aver rivelato che stai per partire per una mega vacanza fuori stagione. Trasmetti: uno che sei nella possibilità di andare in vacanza quando vuoi. Due che sei da compatire quando sarai solo al lavoro mentre gli altri saranno in vacanza.

#7 Aiutare l’altro

Mostrarsi interessati ad aiutare l’interlocutore è un modo sicuro per fare una buona impressione. Devi solo pregare che non accetti il tuo aiuto.

#8 Aiutare gli altri

Milano è la capitale del volontariato, si dice a livello mondiale. È sempre un’ottima idea invitare altri a unirsi alle proprie iniziative per gli altri.

#9 Parlare di un libro

Citare un libro che si è letto, oppure una mostra o qualcosa di culturale. Si dice che a Milano siamo freddi e ignoranti, in realtà amiamo la cultura. Tecnica a colpo sicuro, a meno che l’altro non appartenga a una frangia culturale opposta alla vostra. Che ne so? Voi siete iscritti al fan club di Schopenhauer e lui invece tifa Hegel.

#10. Vado a Stoccolma a ritirare il Nobel

Continua la lettura con: I deadstock: dove-comprare-con-20-euro-capi-firmati-a-milano

FRANCESCO BOZ (Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2025)

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La «Riviera Verde» sul Lambro: cascata, ponti tibetani e una piscina naturale

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architects-dl.com - Suggestione canoa a slalom

Un progetto di ricucitura per urbana per far rinascere un luogo, un tempo simbolo di degrado, che ancora oggi necessita di interventi per renderlo davvero pulito. Un luogo pensato per mettere insieme passeggiate, socialità e natura urbana. Diventerà un’attrazione della città come il torrente Cheonggye a Seul?

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La «Riviera Verde» sul Lambro: cascata, ponti tibetani e una piscina naturale

# Il progetto per far rinascere un luogo diventato simbolo del degrado

architects-dl.com – Area di progetto Riviera Verde

Non è tra i luoghi da cartolina di Milano. Il Lambro Meridionale, detto anche Lambro Morto, ha un nome che già racconta una storia difficile: quella di un fiume che ha raccolto per decenni gli scarichi di Milano, diventando simbolo del degrado urbano. Ma proprio qui, tra il Naviglio Grande e il Villaggio Barona, nasce l’idea rivoluzionaria della Riviera Verde. Un progetto di rigenerazione urbana ideato da DL-Architects con il Comitato Ponti e una rete di associazioni di quartiere.

architects-dl.com – Progetto Riviera Verde

L’obiettivo? Fare di un tratto dimenticato un nuovo spazio di bellezza, accessibilità e vita sociale. Il primo passo è ripulire, piantare e aprire ai cittadini. Poi verranno gradoni, aree attrezzate, spazi per sport e incontro. 

# Un parco lineare di mezzo chilometro con piste ciclabili, gradoni, camminamenti continui e ponti tibetani

architects-dl.com – Suggestione sponde con gradoni

La Riviera Verde è prima di tutto un gesto di ricucitura urbana. Il parco lineare nasce per connettere ciò che oggi è frammentato: scuole, case, piazze, aree industriali dismesse. Lo fa con piste ciclabili e camminamenti continui, con ingressi ben segnalati e passaggi fluidi. Anche i materiali sono pensati per fondersi con l’ambiente: locali, durevoli, a basso impatto. Piccoli ponti a struttura leggera, persino tibetani, sono stati immaginati per collegare le due sponde del fiume Olona, rendendo il parco un sistema aperto, poroso, vivo. 

# Autosufficiente con spazi per lo smartworking, per giocare, fare sport e nuotare in una piscina naturale

architects-dl.com – Spazi per lo smartworking

Il progetto va oltre la forma. Dentro c’è una sfida ecologica: un parco autosufficiente, che si alimenta da solo. I tetti ospitano pannelli solari, il flusso dell’acqua viene sfruttato per produrre energia idroelettrica. Strutture autosufficienti che forniscono Wi-Fi gratuito e spazi di smart working all’aperto. Previste poi aree dedicate allo sport, come uno skatepark minimale e integrato con la natura e campi da basket, e spazi gioco per i bambini.

Ma la vera rivoluzione è nell’acqua: fitodepurazione, rain gardens, e una piscina naturale ecologica alimentata da sistemi di depurazione biologica dentro la quale nuotare. Un parco balneabile, irrigato autonomamente e scollegato dai cicli di spreco urbano. 

# Un’infrastruttura verde innestata nel verde urbano esistente con orti urbani per promuovere l’agricoltura condivisa

architects-dl.com – Orti urbani

La Riviera Verde non sarà un parco chiuso, ma pensato per essere un pezzo di infrastruttura verde che si infila nella città come un’arteria nuova. Metterebbe in collegamento piazze esistenti, come Piazza Bilbao, a nuovi luoghi di incontro, e si innesterebbe nel sistema di verde urbano più ampio, creando continuità ecologica. Gli orti urbani sono immaginati per promuovere agricoltura condivisa e coesione sociale, mentre le superfici sarebbero realizzate in pavimentazioni permeabili che riducono l’effetto isola di calore e aiutano la ricarica delle falde. 

# Un progetto modulare per sviluppare idee future come la canoa a slalom nella piccola cascata dell’Olona

architects-dl.com – Suggestione canoa a slalom

Si tratta di progetto modulare, fatto per crescere nel tempo, fase dopo fase. Prima la pulizia, poi i percorsi, infine gli spazi attrezzati. E non solo, è un work in progress che lascia spazio a nuove idee, come la canoa a slalom sulla cascata creata dal Naviglio Grande dove si immette nel fiume Olona, o la valorizzazione della Fontana delle Rane. Il progetto è già stato accolto dal Municipio 6, con una delibera che lo ha portato a Palazzo Marino, affinché proceda con la definizione di un piano per la fattibilità tecnico-economica. Contestualmente nel Piano Triennale delle Opere il parlamentino ha chiesto al Comune di Milano di impegnarsi per avviare la progettazione nel tratto tra Lodovico il Moro e via Brugnatelli. Un primo passo per trasformare il sogno in cantiere?

Continua la lettura con: Farini sta tornando in città: il futuro del più grande ex scalo ferroviario di Milano, una nuova «visione urbana»

FABIO MARCOMIN

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30mila euro di multa e 2 anni di carcere contro i graffiti: Milano copierà Parigi anche in questo?

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fratotolo2 X - Place de la République

La città più presa a riferimento dall’attuale giunta per le politiche green mostra i muscoli contro chi imbratta palazzi e monumenti. Un problema endemico anche dalle nostre parti. Milano farà lo stesso? 

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30mila euro di multa e 2 anni di carcere contro i graffiti: Milano copierà Parigi anche in questo?

# Imbrattati di nuovo i leoni della statua di Marianne in Place de la République

fratotolo2 X – Place de la République

Parigi è una città dove la street art convive con l’eleganza urbana. Ma ora qualcosa è cambiato. Le scritte si sono moltiplicate, invadendo non solo muri anonimi ma anche palazzi storici, monumenti ottocenteschi, alberi, panchine e addirittura simboli nazionali come i leoni della statua di Marianne in Place de la République. Alcune zone centrali sembrano diventate gallerie di tag sovrapposte, spesso senza alcun intento artistico. Non si parla più di murales o arte urbana, ma di vandalismo seriale. Cittadini e turisti osservano inermi alcuni dei luoghi più iconici della capitale trasformarsi in spazi trascurati e degradati. Il danno è anche economico: ogni anno il Comune spende oltre 6 milioni di euro per la rimozione dei graffiti. E mentre i responsabili agiscono indisturbati, spesso riprendendosi mentre imbrattano e pubblicando i video online, l’impunità alimenta un circolo vizioso che ha fatto perdere la pazienza all’amministrazione.

# Il pugno di ferro di Parigi: tecnologia, multe e carcere

HubertdeThé – pixabay – Polizia Parigi

Di fronte a questo scenario, il sindaco del centro città, Ariel Weil, ha deciso di non restare a guardare annunciando una serie di misure drastiche per fermare quella che viene ormai considerata una vera emergenza urbana. In primis il rafforzamento della videosorveglianza, con nuove telecamere installate nei punti più sensibili della città. Poi la richiesta alle forza di polizia di utilizzarle per individuare i responsabili. Già oggi, come dichiarato da Emmanuel Grégoire, ex vicesindaco e attuale candidato alla guida, viene fatto uso dell’intelligenza artificiale per incrociare immagini, social network e prove digitali utili a identificare i colpevoli.  Infine un coordinamento più stretto con la polizia municipale e le autorità giudiziarie per trasformare le denunce in condanne.

Il nuovo regolamento prevede sanzioni pesanti: fino a due anni di carcere e multe fino a 30.000 euro, soprattutto se l’atto di vandalismo colpisce un bene storico o è considerato particolarmente grave. Negli ultimi anni, infatti solo in un caso, nel 2022, si è arrivati a punire con due mesi di carcere e 17.000 euro di multa. Secondo alcune associazioni, una cinquantina di tagger seriali sarebbero responsabili di buona parte dei danni. Individuarli e colpirli duramente è l’obiettivo dichiarato. 

# Milano seguirà anche in questo caso la strada intrapresa dalla capitale francese?

Emiliano Orsi Fb – Degrado Darsena

Il problema di Parigi è ben noto anche a Milano: i graffiti sono ovunque, compresi chiese e monumenti. Tra i bersagli più celebri ci sono l’Arco della Pace, la statua di Vittorio Emanuele II in piazza del Duomo e persino l’omonima galleria. Per non parlare del retro della Basilica di San Lorenzo, dell’arco medievale del Ticinese o della Darsena, ricoperta di enormi tag giusto qualche giorno dopo la recente ripulitura. In tutti questi casi si tratta di atti vandalici e non si contano gli edifici privati usati come lavagne dai writer, a cui Palazzo Marino sembra a molti rispondere girandosi dall’altra parte. Ma la svolta di Parigi potrebbe arrivare anche a Milano, come già successo con la “città dei 15 minuti”, con le politiche anti-traffico, le ciclabili e le strade a 30 all’ora?

Fonte: worldy.it 

Leggi anche: Lo scandalo dell’arco medievale del Ticinese: serve una mobilitazione per ripulire Milano?

Continua la lettura con: Darsena sempre più allo sbando: il reportage fotografico di UrbanFile

FABIO MARCOMIN

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Piazza d’Armi sarà la nuova CityLife? I progetti nel cassetto e l’ultima novità

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Credits: urbanfile.org - Progetto Leopoldo Freyrie

Dopo lunghi mesi di silenzio potrebbe aprirsi a breve il percorso per arrivare alla rigenerazione di una delle più grandi aree di Milano lasciate in abbandono. Dall’opposizione arriva una proposta alternativa per il suo riutilizzo. Rivediamo i progetti pensati in passato per piazza d’Armi e i prossimi possibili passi per la sua trasformazione.

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# Un’area sospesa tra natura e cemento

Piazza d’Armi

Piazza d’Armi si ritrova nel cuore del quartiere Forze Armate, a ridosso di San Siro. Si tratta di una delle più grandi aree dismesse di Milano: 388mila metri quadrati da decenni nel mirino dei costruttori. Nel frattempo, la natura ha fatto il suo corso, trasformando l’area in un’oasi spontanea con boschi, fauna selvatica e biodiversità rara in città. Il Piano di Governo del Territorio (Pgt) ha destinato il 75% dell’area a verde, mentre il restante 25% è previsto per edificazioni, tra cui uffici pubblici e spazi commerciali. Questa pianificazione ha suscitato proteste da parte dei comitati cittadini, preoccupati per la possibile cementificazione e la perdita dell’ambiente naturale esistente.

Leggi anche: 7 grandi spazi di Milano in attesa di una rinascita

# Vincoli e visioni contrastanti

Nel 2019, il Ministero dei Beni Culturali aveva avviato la procedura per dichiarare Piazza d’Armi di “interesse culturale”, imponendo vincoli paesaggistici per limitare nuove edificazioni e tutelare l’area verde. Una decisione che ha generato tensioni con l’amministrazione comunale, preoccupata che vincoli troppo stringenti possano ostacolare la riqualificazione dell’area. E’ partito così il secolare braccio di ferro tra il Comune, orientato a una riqualificazione dell’area, e il Ministero in difesa del verde. Il risultato? Uno stallo che dura da anni.

# Progetti nel cassetto: dai 4000 alloggi al parco agro-silvo-pastorale

Credits: Urbanfile Progetto Leopoldo Freyrie

Negli anni, Piazza d’Armi è stata teatro di visioni contrapposte: da un lato grandi operazioni immobiliari, dall’altro il sogno di un parco urbano. Uno dei primi progetti prevedeva la costruzione di circa 4.000 alloggi di medie dimensioni e un centro sportivo per l’Inter, con una forte cementificazione dell’area. Ma il bando di Invimit andò deserto. Così i cittadini hanno rilanciato: non grattacieli, ma verde.

Progetto dell’Associazione Parco Piazza d’Armi Le Giardiniere

L’Associazione Parco Piazza d’Armi Le Giardiniere e altri comitati, oggi riuniti nel Coordinamento Piazza d’Armi, hanno proposto un parco agro-silvo-pastorale urbano, con orti, vivai, laboratori, attività didattiche e scientifiche, spazi per la riabilitazione e tutela degli animali. Il tutto senza aumento di volumetrie. Il progetto ha conquistato il FAI, che ha inserito l’area tra i “Luoghi del Cuore”. Un sogno condiviso che non è mai diventato realtà.

Leggi anche: La disfida di PIAZZA D’ARMI: tra difesa della NATURA e PROGETTI AVVENIRISTICI

# Il ruolo di Invimit e le sfide economiche

Invimit, la società del Ministero dell’Economia, ha acquistato l’area per 60 milioni di euro con l’obiettivo di valorizzarla. Nel 2023 ha pubblicato un bando per trovare un partner privato per trasformare Piazza d’Armi in un parco urbano con 135.000 metri quadrati di edificabilità. L’obiettivo: rigenerare senza perdere soldi, considerando anche oneri per 40 milioni di euro da sostenere. Ma il mercato non ha risposto, e le idee sono rimaste sulla carta. 

# La novità: in arrivo la firma della convenzione per rigenerare l’area. Marcora (Fdi) propone una cittadella per i dipendenti comunali

piazza d'armi
Piazza d’Armi – FAI

Dopo lunghi mesi di silenzio, come riportato da Milano Today, è arrivata una notizia: nei prossimi giorni è attesa la firma della convenzione tra Palazzo Marino e Invimit. La novità è emersa durante una seduta consigliare fissata per discutere sul futuro di piazza d’Armi a seguito di richiesta del consigliere Enrico Marcora di Fratelli d’Italia, che ha proposto di realizzare sull’area una cittadella con abitazioni per i dipendenti comunali che faticano a pagarsi un affitto a Milano. Una soluzione che non ha trovato accoglimento favorevole da parte dell’assessore alla Rigenerazione Urbana, Giancarlo Tancredi, in quanto per farlo si dovrebbe di dire addio a una parte di verde aggiunta nel precedente mandato con un emendamento della maggioranza. L’idea invece piace all’AD di Invimit, anche perchè si affiancherebbe a quella per i militari già presente.

# Il nodo sui vincoli e i prossimi passi

Piazza d’Armi – Progetto Le Giardiniere

A bloccare da tempo la rigenerazione dell’area, come detto in precedenza, sono le porzioni di terreno sottoposte a vincoli e in particolare quelli sul costruito. Su 6,1 ettari di sedime degli ex-magazzini ben 4,5 sono vincolati e solo 1,6 non lo sono. Eliminare il vincolo vorrebbe dire progettare un insediamento più equilibrato, e quindi appetibile per il mercato, ma occorre il via libera della Soprintendenza alla convenzione. Il verde è invece interamente tutelato, tranne 1,7 ettari occupati dal Bosco dell’Averla che l’Associazione Le Giardiniere vorrebbe mettere sotto tutela (la direzione regionale ha per ora risposto in modo negativo ndr), riducendo però in questo modo la superficie edificabile. Palazzo Marino si è però detto disponibile a rivalutare la questione.

Nel caso in cui tutto dovesse procedere nel modo sperato da Comune di Milano e Invimit, bisogna mettere in conto altri due anni per arrivare alla progettazione finale dato che la società partecipata dal Ministero dell’Economia è chiamata a presentare un piano attuativo per procedere con l’iter istruttorio, che comprende anche un dibattito in consiglio comunale. 

Continua la lettura con: Farini sta tornando in città: il futuro del più grande ex scalo ferroviario di Milano, una nuova «visione urbana»

FABIO MARCOMIN

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Quelli che «dovevamo essere Svizzera»: la maxi provincia più curiosa della Lombardia

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Italia meravigliosa FB - Provincia di Sondrio

Curiosità e record di una provincia che sarebbe dovuta essere parte della Confederazione Elvetica. Ma si sono messi di mezzo gli austriaci. 

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# La dichiarazione d’indipendenza della Valtellina

Di Tschubby – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8247690 – Canton Grigioni

Per secoli la Valtellina è stata la più veloce via di collegamento tra Europa centrale e penisola italiana. Per questo fu oggetto di continue mire espansionistiche da parte dei popoli confinanti. Abitata in età antica da popolazioni celto-liguri e dai camuni, passò sotto l’Impero Romano, poi sotto Lombardi, Franchi, il Ducato di Milano e nel 1512 al dominio del Canton Grigioni in Svizzera. A seguito del Sacro Macello del 1620, in cui ci fu l’insurrezione dei cattolici che portò all’uccisione di 400 protestanti, ci fu la dichiarazione dell’indipendenza della Valtellina dal dominio grigionese. Tornata sotto la Svizzera, nel 1797 Napoleone Bonaparte annesse il territorio alla provincia alla Repubblica Cisalpina, col nome di Dipartimento dell’Adda.

# Gli austriaci la “strapparono” alla Svizzera

Credits: viaggio-in-austria.it

Con il tramonto di Napoleone, anche la Valtellina passò sotto l’Impero Austro Ungarico che durante il Congresso di Vienna, scelse di annetterlo al Regno Lombardo-Veneto, invece di farlo tornare alla Confederazione Elvetica, anche grazie all’incisiva azione della delegazione valtellinese guidata dal deputato Diego Guicciardi (fonte “La delegazione valtellinese al Congresso di Vienna (1814-1815)”). Infine nel 1861 entrò a far parte del Regno d’Italia.

# L’unica provincia italiana tra tre bacini differenti alpini fluviali principali 

Italia meravigliosa FB – Provincia di Sondrio

Quella di Sondrio viene considerata insieme a quella di Brescia una delle due maxi province della Lombardia. La provincia di Sondrio ha una caratteristica unica a livello italiano: il suo territorio si trova infatti tra i tre bacini alpini fluviali principali, manca solo quello del fiume Rodano. Eccoli nel dettaglio:

  • la Val di Lei con il Reno di Lei che manda le sue acque nel Mar del Nord nei pressi di Rotterdam tramite il Reno Posteriore e poi il Reno vero e proprio;
  • l’Adda, che forma la Valtellina e che è fiume principale della provincia, che sfocia nel Mar Adriatico tramite il Po;
  • il torrente Aqua Granda e altri minori che si scaricano nel fiume Inn in Svizzera per poi unirsi al Danubio nell’Austria settentrionale, tramite il lago artificiale Livigno, concludendo la corsa nel Mar Nero nel sud-est della Romania. 

# Le navi battenti bandiera italiana hanno il diritto di navigazione sul Danubio grazie ai suoi fiumi

Di Kimdime – File:Lignedepartagedeseaux.png, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=33119514 – Bacini idrografici Europa

La provincia di Sondrio insieme ad altre tre aree d’Italia, come quella di San Candido con la Drava, consentono di far arrivare l‘apporto di acque “italiane” al Danubio a circa lo 0,16% della sua portata complessiva. Questo consente, in base a quanto stabilito nella Convenzione di Belgrado del 1948, alle navi battenti bandiera italiana di avere il diritto di navigazione lungo il fiume.

# Racchiude le più elevate vette lombarde: il punto più alto supera i 4000 metri

Maps – Provincia di Sondrio

Per il suo sviluppo longitudinale e per il fatto di essere la provincia più a nord della Lombardia, racchiude al suo interno le cime più elevate della regione appartenenti alle Alpi Retiche, con il punto più alto segnato dalla Punta Perrucchetti a 4.020 m s.l.m., cima secondaria immediatamente a sud del Pizzo Bernina. La montagna più alta è invece Pizzo Zupò, che con i suoi 3996 m s.l.m. è seconda per altezza del Massiccio del Bernina, la cui vetta si trova in Svizzera.

Leggi anche: Dove osano le aquile: questo è il punto geografico più alto della città metropolitana

# Condivide con Brescia e il Trentino il più grande Parco Nazionale delle Alpi 

ph. Eric Westendarp from Pixabay – Giogo dello Stelvio

Un altro record della provincia riguarda la presenza del Parco Nazionale dello Stelvio: il più esteso delle Alpi con oltre 130mila ettari di terreno, dove è presente il secondo più alto valico transitabile d’Europa che mette in collegamento Bormio con Trafoi. Il parco è condiviso con Brescia e il Trentino Alto Adige, che contribuisce con il 48% della superficie complessiva.

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 23 aprile 2025)

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I sette edifici di Milano di «livello internazionale» secondo il New York Times

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Villa Borsani - ph. @ katmclean63 IG

Milano non è affatto una città grigia. Se ne sono accorti anche gli USA.

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I sette edifici di Milano di «livello internazionale» secondo il New York Times

# La città vanta una lunga storia e una grandissima ricchezza architettonica

officina6arte IG – Mediolanum

Parola del New York Times. Premesso che su certi argomenti le opinioni che provengono da oltreoceano andrebbero prese con le pinze, in un dettagliato articolo la testata americana racconta come Milano possa vantare una lunga storia e una grandissima ricchezza architettonica. Ricorda che Milano fu fondata nel 590 A.C. e che sia sempre stata considerata grigia, poco romantica e principalmente un centro economico finanziario a differenza delle città d’arte di Roma, Venezia e Firenze. E che questo è stato senz’altro vero per molto tempo.

# La trasformazione degli ultimi 25 anni

Credits Andrea Cherchi – Porta Nuova new

Ma il NYTimes afferma che le cose sono cambiate: negli ultimi venticinque anni la città ha migliorato incredibilmente il suo aspetto e di conseguenza la sua immagine nel mondo. Le enormi aree abbandonate o dismesse, le nuove modernissime architetture, l’estesa rete metropolitana le hanno fatto perdere la nomea di città grigia e dimessa. Non solo: questa continua profonda trasformazione in atto tutt’ora la fa percepire come una realtà dinamica, pulsante e attrattiva che, unita ad un enorme patrimonio storico e artistico, la rendono una meta estremamente attrattiva in tutto il mondo. Addirittura presenta edifici di livello mondiale. Come questi. 

Leggi anche: Altro che Dubai o New York: è Milano la terra promessa dei ricchi del mondo 

# Gli edifici di Milano di livello internazionale secondo il NYT

Credits: @
fondazioneprada IG

L’articolo del NYT continua poi con un lungo elenco di quelle che considera gli edifici più interessanti di Milano. Ne dimentica molti, ma resta comunque una lista degna di nota considerando che alcune di queste non sono conosciute nemmeno dai milanesi stessi. Oltre a Duomo, Castello e Galleria (considerata il più antico centro commerciale del mondo), il NYT sottolinea queste sette eccellenze di livello mondiale:

  • Villa Necchi Campiglio,
  • Villa Borsani,
  • La Torre Velasca,
  • Chiesa di Santa Maria Annunciata di Gio’ Ponti,
  • L’Arengario (con il ristorante Da Giacomo),
  • Fondazione Prada
  • il Bosco Verticale.
Villa Borsani – ph. @alisabykova IG

Interessanti sono anche i commenti all’articolo dove qualcuno definisce Milano interessantissima, qualcuno la denigra, e dove più di uno ricorda il Cimitero Monumentale come struttura di interesse mondiale. Insomma possiamo dire che Milano non lascia mai indifferenti e riesce sempre ad attirare l’attenzione.

Continua la lettura con: I dieci luoghi simbolo di Milano che nascondono un segreto

ANDREA URBANO

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @andreacherchi_foto

La foto del giorno: oggi siamo a Gaggiano

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La risposta ammazza call center.
 

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