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«Perché non c’è niente a Quarto Cagnino»

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emmeborder IG - Gescal

Tutto è nato da una domanda fatta ai lettori. Qual è il luogo più strano di Milano? Una risposta ci ha colpito. «Quarto Cagnino». Motivazione? «Perché non c’è niente a Quarto Cagnino». Abbiamo provato a trovare qualcosa.

«Perché non c’è niente a Quarto Cagnino»

# Un tempo antico borgo…a quattro miglia dal centro

Maps – Quarto Cagnino

Un quartiere-fantasma che vive all’ombra di San Siro e dell’Ospedale San Carlo. Eppure, varcata la soglia del grande viale, si apre un mondo sorprendentemente verde e silenzioso. Quarto Cagnino si estende tra il Parco delle Cave e il Bosco in Città: due dei polmoni verdi più estesi di Milano. È uno dei pochi quartieri milanesi dove il traffico sparisce, lasciando spazio a strade residenziali e cooperative edilizie immerse nella natura.

Alcuni edifici conservano ancora le tracce dell’antico borgo agricolo che qui sorgeva, poi inglobato nella città nel 1923. Il nome stesso, “quarto”, indica la distanza in miglia romane dal centro cittadino. E “Cagnino”? Probabilmente un riferimento a un’antica cascina. 

# Le cascine rimaste

giovanniadamo1968 IG – Cascina Linterno

Le strade tranquille ospitano villette a schiera, edifici bassi e piccoli cortili che sembrano usciti da un’altra epoca, mescolati ai condomini moderni. Qui è possibile incrociare con facilità lepri, ricci e addirittura aironi, a pochi metri dalla tangenziale. Tra le chicche da scoprire c’è la Cascina Linterno, antica proprietà dei Benedettini e legata alla figura di Petrarca. Oggi è un centro culturale e agricolo, con orti, laboratori e visite guidate. Tre le poche cascine esistenti nell’antico borgo c’è Cascina Ghisa Maran, da circa un anno oggetto di un intervento di riqualificazione, a quanto pare un restauro conservativo.

# Il quartiere GESCAL di edilizia popolare caratterizzato da una forte identità architettonica

emmeborder IG – Gescal

Un altro tesoro poco noto è il Quartiere GESCAL, realizzato nel dopoguerra come modello di edilizia popolare con ampi spazi verdi e una forte identità architettonica: tipologia “a stecca”, con corpi lunghi appoggiati su pilotis rotondi e isole adibite a spazio pubblico e semi-pubblico. Il progetto, curato dagli architetti Matilde Baffa, Mario Ghidini e Vincenzo Montaldo, è stato sviluppato tra il 1967 e 1973.

Leggi anche: Cascina LINTERNO, l’affascinante VILLA MILLENARIA di Milano dove ha vissuto Petrarca

# Come muoversi e cosa fare 

firefly-pixabay – Lucciole

Pur immerso nel verde è collegato con il centro grazie alla linea M5, fermata San Siro, e da cinque linee automobilistiche ATM (49, 64, 72, 78 e 80). Per gli amanti delle passeggiate, l’anello ciclopedonale che collega il Parco delle Cave al Bosco in Città è uno dei più suggestivi della città. Non mancano le possibilità di svago. In una vecchia balera riqualificata della Cooperativa Edificatrice Ferruccio Degradi c’è il territorio Spazio Teatro 89 che organizza spettacoli che spaziano dalla prosa alla musica. Tra fine maggio ed inizio giugno è invece possibile partecipare alla “Lusiroeula”, lo spettacolo delle lucciole di sera, nel Parco della Cave.

Leggi anche: La Lusiroeula, la danza nuziale delle lucciole a Milano: gli appuntamenti del 2025

Continua la lettura con: SoPra, sarà il nuovo quartiere glam-chic di Milano?

FABIO MARCOMIN

Il caffè più buono di Milano? Le preferenze dei milanesi e del Gambero Rosso (Edizione 2025)

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Ph. @sabininsta IG

Una tradizione annuale: la domanda ai milanesi dove si beve il migliore della città. Questi i risultati del sondaggio del giugno 2025.

Il caffè più buono di Milano? Le preferenze dei milanesi e del Gambero Rosso (Edizione 2025)

# Nella storica Pasticceria Marchesi 1824 si prende il caffè più buono di Milano

milanofoodandmore IG – Caffè Marchesi

Nel cuore della Milano elegante, la storica Pasticceria Marchesi 1824 in via Santa Maria alla Porta zona Magenta è stata votata dai milanesi come il luogo dove si beve il caffè più buono della città. L’ambiente, raffinato e senza tempo, conserva l’atmosfera delle origini: boiserie, specchi, marmi e luci soffuse che evocano una Milano d’altri tempi. Ma il vero protagonista è il caffè, frutto della collaborazione con 1895 Coffee Designers by Lavazza. Tra le miscele: il Milano Heritage Blend, con note di cioccolato e scorza d’arancia, il Maravilla, un 100% arabica colombiano con profumi di prugna rossa, e l’esclusivo Panama Geisha, floreale e agrumato. Le estrazioni spaziano dalla moka alla Chemex, per un’esperienza su misura. Il tutto accompagnato da dolci iconici come il budino di riso, il panettone artigianale e praline di alta scuola

E gli altri caffè più amati dai milanesi? Vediamo quali sono.

# Gli altri caffè più amati dai milanesi: Cova, Savini e Wagner

Credits guglielmogiustini_ IG – Cova Milano

Una classifica completamente stravolta rispetto all’edizione 2024, quando al primo posto c’era Torrefazione Vercelli e tra quelli presenti nella top ten Torrefazione Caffè Ernani, Caffè Cimmino, Caffè Napoli e Hodeida.

Il podio delle preferenze 2025 viene completato da altre istituzioni milanesi:

  • Cova in via Montenapoleone (l’unico presente nel 2024) e Savini in Galleria Vittorio Emanuele, a pari merito con Torrefazione Wagner. 

Tra i locali in centro vengono citati: Vergnano, vicino a Santa Maria presso San Satiro e Lavazza in piazza San Fedele.

Per il Gambero Rosso sono invece altri i caffè migliori a Milano. 

# Per il Gambero Rosso i migliori sono di Pavè e L’île Douce

credits dolcevitaamarena ig- Pave

Nella guida “Bar d’Italia 2025” del Gambero Rosso, che assegna i prestigiosi “Tre Chicchi” per la qualità del caffè e “Tre Tazzine” per il locale, Milano conferma il suo posto nell’élite nazionale con tre indirizzi al top. Il Pavé di via Felice Casati 27 ottiene per il decimo anno consecutivo il massimo riconoscimento, guadagnandosi così anche la Stella per la costanza d’eccellenza. A fargli compagnia c’è L’île Douce di via Luigi Porro Lambertenghi 15, confermato tra i migliori bar d’Italia. New entry d’eccezione è invece il Loste Café, in via Francesco Guicciardini, che al debutto nella guida centra subito il triplete di Chicchi e Tazzine. 

Continua la lettura con: I cinque caffé con la vista più bella di Milano (primavera-estate 2025)

Il tuo piano pluriennale per il sabato sera dopo aver compiuto 30 anni

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Lo faccio per voi.

Qui il video: Il tuo piano pluriennale per il sabato sera dopo aver compiuto 30 anni

Continua con: Il primo quiz per radical-chic di Milano 

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Giacinto Mondaini, maestro milanese dell’arte satirica e surrealistica

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Mondaini g

Cosa c’entrano tra loro, Milano, il papà di Sandra Mondaini e il Manifesto di Ventotene, tanto citato recentemente per le accesissime polemiche tra destra e sinistra? Un bel niente, ma il nesso lo andiamo a trovare noi.

Giacinto Mondaini, maestro milanese dell’arte satirica e surrealistica

# Il “filmetto” che immaginò l’Europa unita prima dei politici

starpolitics.it – Partire è un po’ morire

Nel 1951 usciva il film (della durata di circa un quarto d’ora) “Partire è un po’ morire” che, visto il periodo e letto il titolo, sembrerebbe una pellicola sentimentale in bianco e nero, realizzata col chiaro intento di strappare qualche lacrima al pubblico femminile in sala. Invece no. Il regista lo definisce “filmetto”, un po’ per la breve durata e un po’ perchè viene considerato qualcosa di sperimentale, da non prendere troppo sul serio. Quel diminutivo, “filmetto”,  vuol dire mettere le mani avanti.

Ma torniamo al nesso prima citato: questo film, inserito nel genere della “farsa surrealista”, mette il dito nella macchinosa, lenta e insopportabile burocrazia italiana, nel richiedere un passaporto per recarsi all’estero, e la conseguente difficoltà nel superare la sbarra doganale tra uno stato e l’altro dell’Europa. I protagonisti, Peppino De Filippo e Margit Seeber, uniti nell’amore, rappresentano, lui il cliché del maschio mediterraneo, tipico dell’Europa del Sud, lei (austriaca) quello dell’algida ragazza del centro-nord continentale. In questa pellicola, si auspica un’Europa senza passaporti e senza dogane, in cui, surrealisticamente, sarà un albero, in cui i due protagonisti andranno a vivere con tanto di prole, la metafora di un’Europa unita, caratterizzata dalla libera circolazione. Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi ci perdoneranno se diciamo che il loro Manifesto di Ventotene, sette anni dopo la stesura, fu (involontariamente) spiegato in modo più comprensibile dell’originale, da Peppino e dalla sua bella “crucca”, in un “filmetto”, come lo citava nei titoli iniziali il regista.

# Mondaini e Milano

Credits: @instaicons.it
Sandra Mondaini, figlia di Giacinto

Fin qui abbiamo parlato di Ventotene e di Europa. Ma Mondaini e Milano? Cosa c’entrano? Il regista di quella pellicola era Giacinto Mondaini, padre di Sandra, nato a Milano il 22 gennaio 1902. Era un pittore, disegnatore, illustratore, umorista e si diede anche alla sceneggiatura e alla regia.

Molto giovane, sposa Giuseppina (Jodephine) Lombardini, di due anni più anziana, dalla quale, nel 1931, nascerà proprio la famosa attrice mancata 15 anni fa.  

Col soprannome di “Giaci”, fu uno dei personaggi più eclettici e (paradossalmente, ma non troppo) riservati, nella sfera dell’informazione, dell’arte e del cinema milanesi e nazionali. Di lui si dice che fosse un tipo ironico, burbero e “selvatico”. Nasce artisticamente come pittore, poi offre le proprie abilità grafiche al mondo delle vignette satiriche: quelle realizzate da lui diventavano vere e proprie opere d’arte.

# L’approdo nella rivista satirica “Il Bertoldo”

Nel 1936 entra a far parte della rivista satirica milanese “Il Bertoldo”, affiancando Giovannino Guareschi. Le vignette di Mondaini, in linea con la stessa rivista, non erano di stampo antifascista, come quelle di altri giornali, fatti subito chiudere dal regime guidato da Mussolini. I suoi erano disegni che raccontavano il mondo in modo surrealistico, anche difficile da comprendere per le menti più semplici. Diciamo che diversi gerarchi milanesi non capirono articoli e vignette satiriche del Bertoldo, così, nel dubbio, iniziarono a metterlo sotto la lente d’ingrandimento, fino alla forzata chiusura della stessa testata per il bombardamento americano in piazza Carlo Erba, in cui vi era proprio la redazione del Bertolo, nel pomeriggio del 30 settembre 1944.

Dieci anni prima Giacinto Mondaini era stato sceneggiatore del secondo film di Vittorio De Sica in qualità di attore: il titolo (era il 1935) è “Darò un milione”. Ad essere precisi questa commedia si ispirava al racconto scritto da Mondaini “Buoni per un giorno”.

# L’eredità

Mondaini g

Morì nella sua Milano il 7 ottobre 1979. 

Lascia in eredità tantissime opere, tra cui disegni per francobolli, cartelloni pubblicitari, vignette per riviste e fumetti. Oltre a pitture su tela, in alcune delle quali chiese alla figlia Sandra di fargli da modella. Diversi suoi personaggi satirici, avevano una bonaria insolenza tipica dello stesso artista, icona di una Milano ironica e irriverente, burbera e riservata. Un po’ come dire, “facciamo un po’ di cagnara insieme, ma non allargarti troppo, sta su da doss”.  

FABIO BUFFA

Continua la lettura con altri milanesi d’autore

7 giugno 1862. USA e Regno Unito concordano la fine della tratta degli schiavi

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7 giugno 1862. Un momento cruciale della storia moderna per la libertà delle persone e i diritti civili. Stati Uniti e Regno Unito firmarono un accordo bilaterale per combattere congiuntamente la tratta atlantica degli schiavi, segnando un passo storico verso l’abolizione definitiva di una delle più disumane pratiche dell’epoca.

L’intesa, nota come Trattato per la soppressione della tratta degli schiavi, permise alle navi da guerra di entrambi i paesi di fermare e ispezionare imbarcazioni sospette nei mari. Era una mossa senza precedenti, specialmente considerando che solo pochi decenni prima le due potenze erano state in guerra l’una contro l’altra.

L’accordo fu siglato durante la presidenza di Abraham Lincoln, in piena Guerra Civile Americana, e fu fortemente sostenuto dal Segretario di Stato William H. Seward, che lo considerava un messaggio morale e strategico per isolare la Confederazione sudista. Dal canto suo, il Regno Unito aveva già abolito la schiavitù nel 1833, ma continuava a combattere i traffici illegali lungo le coste africane. Il trattato con gli USA rafforzò l’azione navale britannica e aprì una nuova fase di cooperazione tra le due nazioni, che avrebbero presto visto la schiavitù scomparire definitivamente dai rispettivi territori.

Un fatto curioso è che l’accordo, pur essendo rivolto al futuro, portò anche a un clamoroso effetto retroattivo: diverse navi coinvolte nella tratta furono fermate nei mesi successivi e i loro capitani processati per crimini contro l’umanità, ben prima che tale definizione entrasse nel diritto internazionale. Inoltre, fu uno dei primi esempi di intervento internazionale per motivi umanitari

Continua la lettura con: 6 giugno. Entra in azione a Milano la prima tranvia a vapore

MILANO CITTA’ STATO

Passante di Milano: cinque punti forti, cinque debolezze, cinque azioni per portarlo al top

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incarico_60 IG - Passante Milano

Per molti milanesi è solo un “treno dei pendolari”, da ignorare se vivi in città. Eppure avrebbe grandi potenzialità. 

Passante di Milano: cinque punti forti, cinque debolezze, cinque azioni per portarlo al top

# I suoi cinque punti di forza

#1 Raggiunge l’hinterland dove non arriva la metro

Un mezzo alternativo e comodo per raggiungere l’hinterland di Milano dove non arriva linee della metropolitana.

#2 È più veloce della metro e del tram

Confrontando alcune tratte urbane, il passante batte sistematicamente metro, tram e bus. Ad esempio da Porta Garibaldi a Porta Venezia ci si impiega 3 minuti, con il tram 33 sono 19 minuti, con M1 + M2 ben 29.

#3 È l’unico vero hub metropolitano

Nel tratto tra Porta Garibaldi e Dateo, in sole 4 fermate si incrociano tutte e 5 le linee metropolitane: Porta Garibaldi M2-M5, Repubblica M3, Porta Venezia M1, Dateo M4. Nessun’altra infrastruttura milanese consente lo stesso.

#4 Taglia la città in diagonale

È l’unica infrastruttura pesante che percorre Milano da sud-est (Rogoredo) a nord-ovest (Certosa), connettendo quartieri come Forlanini, Dateo, Venezia, Repubblica, Garibaldi, Bovisa, Certosa. Una diagonale strategica e finora non replicata da nessuna linea metropolitana.

#5 Frequenza da metropolitana

Nel tratto Lancetti–Porta Vittoria, 6 linee S passano ogni 5 minuti nelle ore di punta. La densità di servizio è del tutto simile a una metro.

# I cinque punti deboli

Foto redazione- Tabellone orari fermata passante Porta Garibaldi

#1 Degrado nelle stazioni

Alcune fermate sono in condizioni indecenti: scarabocchi ovunque, vetri rotti, sottopassi sporchi e imbrattati, orari illeggibili, odori poco raccomandabili.

#2 Stazioni cattedrali nel deserto

Spesso le stazioni sono abbandonate a se stesse, come anche Lancetti che ha 4 scale mobili e un ascensore completamente ferme da mesi, oppure sono come cattedrali nel deserto, come Porta Vittoria che ha gli accessi in una zona che attende da decenni di essere riqualificata.

#3 Isolamento strategico e comunicativo

Il Passante non è integrato nelle mappe ATM, non ha la stessa grafica delle linee metro, non è gestito da ATM e non ha lo stesso linguaggio visivo. Il risultato? Sembra un corpo estraneo al trasporto pubblico cittadino e quindi è poco sfruttato come tale.

#4 Frequenze troppo basse fuori dal centro

Fuori dalla tratta Lancetti-Porta Vittoria, la frequenza si abbassa drasticamente:
un treno ogni 30 minuti.

#5 Ritardi e cancellazioni di corse frequenti

Il servizio di Trenord è pessimo, anche a causa della rete ferroviaria, gestita da Rfi, ormai obsoleta. I ritardi e le cancellazioni delle corse sono frequenti, rendendo il servizio molto meno efficiente di quello che potrebbe essere, con convogli spesso datati e nessuna garanzia per chi ha tempi stretti.

# Cinque azioni per portarlo al top

Passante sotterraneo

#1 Integrazione visiva e funzionale con ATM
Il Passante dovrebbe apparire nella mappa metro ufficiale, con lo stesso stile grafico e segnaletica coerente. Lo stesso dovrebbe avvenire nelle stazioni, per far in modo che passare dalla metro alle linee suburbane 

#2 Frequenze da metro ovunque
Fuori dal centro, la frequenza deve salire almeno a 1 treno ogni 15 minuti. Solo così può diventare davvero competitivo.

#3 Tornelli veri e controlli
Basta evasione sistematica: servono tornelli a tuta altezza, come quelli nuovi della metropolitana milanese, e personale dedicato.

#4 Pulizia e vigilanza
Le stazioni vanno ripulite, videosorvegliate e presidiate, specialmente di notte e nel weekend.

#5 Espansione dell’infrastruttura
Servono nuovi passanti trasversali per coprire i quadranti nord-est, sud e ovest. La visione iniziale del passante deve essere completata.

Continua la lettura con: Luci e ombre della Milano di sera secondo i milanesi: le 5 idee per rilanciare la vita notturna

FABIO MARCOMIN

Cantalupa, dove la metro passa… ma non si ferma

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sottomilano.it - M2 Cantalupa

Un quartiere progettato nei minimi dettagli, vicino all’area urbanizzata della città ma circondato dal verde. Peccato che sia stato presto dimenticato dalle istituzioni, rimanendo isolato dal centro e circondato dai rumori. E dove una fermata della metro progettata, non è mai nata. 

Cantalupa, dove la metro passa… ma non si ferma

# «La zona più ignorata di Milano». Ma è davvero così?

Un lettore ci scrive in risposta a un nostro articolo sulla proposta di una linea della metro per servire l’area più ignorata di Milano, quella a est da Santa Giulia a Cascina Gobba: «L’ area più ignorata di Milano è Cantalupa». Di certo non è un nome che compare nei piani strategici e urbanistici della città. Ma dove è, esattamente? Cantalupa si trova sul confine Sud-Ovest della città, tra i quartieri di Sant’Ambrogio e Binda, sotto la Barona, e Assago, schiacciato tra l’autostrada e la massicciata della M2. È una lingua di territorio urbano isolato, con 600 residenti che ogni giorno vedono passare treni sopra la testa e auto lungo il tratto urbano della A7.

# Un progetto d’avanguardia

Maps – Quartiere Cantalupa

Cantalupa non è una periferia casuale. È un quartiere vero, pensato, progettato dall’architetto Giorgio Zenoni nel 1979. Un mix di residenze a schiera e spazi commerciali, ordinati lungo un asse perpendicolare a via del Mare. Gli edifici si sviluppano su tre livelli, con logge, mattoni a vista e giardini interni. Un impianto urbano coerente, figlio della cultura architettonica degli anni Settanta, che oggi sembra quasi un esperimento di co-housing ante litteram.

È un quartiere tranquillo, verde, con forte identità. Un insediamento che avrebbe potuto diventare un modello di vita suburbana sostenibile. E invece è rimasto tagliato fuori da tutto, privo di servizi, ignorato dai grandi piani della città.

# La fermata della metro mai nata

sottomilano.it – M2 Cantalupa

I treni della M2 passano a lato del quartiere tutti i giorni, a pochi metri dalle case, ma non si fermano. Eppure, nella seduta del Consiglio Comunale di Milano del 14 aprile 2003 era stato approvato anche un ordine del giorno per una stazione dedicata, tra Famagosta e Assago. Ma non se ne fece nulla. Da allora, il quartiere è servito e attraversato solo dalla linea 46 dell’autobus, che collega Cantalupa con le due fermate metropolitane di Assago Nord e Famagosta.

A questo si aggiungono rumore, vibrazioni e un impatto mai valutato del tutto causato dai treni, con Comune di Milano e MM che non hanno mai pensato di realizzare barriere antirumore in prossimità del tratto, nonostante le numerose segnalazioni di questi decenni. Lo stesso problema c’è sul lato del quartiere che affaccia sulla A7: in questo caso le barriere erano state deliberate ma non sono mai state installate.

Continua la lettura con: La linea della metro che ci vorrebbe per servire l’area più ignorata di Milano

FABIO MARCOMIN

Se fossi il sindaco di Milano

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Ph. @elianaliotta IG

Se fossi sindaco di Milano, che cosa faresti? Risponde Eliana Liotta, scrittrice, insegnante, giornalista, comunicatrice scientifica.

Eliana Liotta è autrice dei libri best seller “La Dieta Smartfood”, “Il bene delle donne”, “L’età non è uguale per tutti” e “Prove di felicità”. I suoi ultimi saggi sono “La rivolta della natura” e “Il cibo che ci salverà” (La Nave di Teseo). Dirige la collana editoriale “Scienze per la vita” per la casa editrice Sonzogno.

Qui la puntata completa: 

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Conduce: Andrea Zoppolato
Regia: Saverio Piscitelli, Roberto Mastroianni
Prodotto da: Fabio Novarino
Location: Studio di Voci Di Periferia A.P.S. presso Mosso, Via Angelo Mosso 3 – IG: @vocidiperiferia

ALTRE PUNTATE:

Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

Il Lato Chiaro di Stefano Zecchi

Il lato chiaro di Alessandro Fracassi

Sulle ali della libertà – Il lato chiaro di Marco Bassani

Ma chi me l’ha fatto fare? – Il Lato Chiaro di Arianna Pozzi

«E’ la fine del mondo»: il lato chiaro di Luca Morotti (Prima Parte)

Un mondo nuovo: il lato chiaro di Luca Morotti (Finale)

La «Donna di Ghiaccio»: il lato chiaro di Lulu Berton

«Chi trova un amico…»: il lato chiaro di Guido Martinetti (Grom)

La felicità degli altri – Il lato chiaro di Marzia Pontone

Il Lato Chiaro di Vito Lomele

 

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I 7 paesi più belli dove vivere nell’hinterland di Milano

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Cassinetta di Lugagnano - Ph. @ilpasto_settantotto IG

Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che abbiamo noi che viviamo nei paesi più belli dell’hinterland di Milano… La città metropolitana offre diverse alternative di pregio all’area B. Ne abbiamo scelte sette. Foto cover: Cassinetta di Lugagnano – ph.@ilpasto_settantotto IG

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I 7 paesi più belli dove vivere nell’hinterland di Milano

# Gaggiano: il paese più felice del milanese

Gaggiano
Gaggiano

il paese della felicità. Gaggiano appare 21imo posto nella classifica dei borghi più felici d’Italia. Poco meno di diecimila abitanti, è attraversato dal Naviglio Grande a sud ovest di Milano, pochi chilometri oltre Corsico. Non solo è il più felice: è anche uno dei comuni più verdi di tutto l’hinterland con l’80% di spazio non urbanizzato ed ospita anche il lago Boscaccio, un piccolo lago artificiale al confine con il comune di Trezzano sul Naviglio.
Curiosità: E’ stato il set scelto per diversi successi cinematografici degli anni ottanta, come Asso, Segni particolari: bellissimo e un povero ricco.

# Cernusco sul Naviglio: la “capitale” della Martesana

Credits:sissyros
IG – Cernusco sul Naviglio

Comune di 33mila abitanti lungo il naviglio della Martesana. E’ anche servito dalla linea Verde (M2) della metropolitana.
Curiosità: negli anni ottanta era stato definito il “paese dei liberi”, visto che qui sono nati i tre liberi più forti dell’Italia di quegli anni: Roberto Tricella, Gaetano Scirea e Roberto Galbiati.

# Cassinetta di Lugagnano e le ville sul Naviglio

cassinetta-di-lugagnano
cassinetta-di-lugagnano

Piccolo comune di meno di 2mila abitanti a ovest di Milano. Il paese è diviso in due dal Naviglio Grande: una parte contraddistinta da poche case e ville, mentre l’altra su cui si è sviluppato nel corso dei secoli il paese vero e proprio che si protende verso Abbiategrasso. Le due aree sono collegate tramite uno storico ponte in granito costruito nel Seicento, durante la dominazione spagnola del Ducato di Milano.
Curiosità: fino a un paio di secoli fa era una località di villeggiatura e di caccia. Fu così che possedere una villa lungo il Naviglio Grande diventò una consuetudine per l’aristocrazia milanese. Sorsero quindi le magnifiche ville, abitazioni signorili, circondate da parchi e giardini progettati e realizzati per l’armonia della vista. Su una riva del naviglio è presente una quercia storica, che ha ottenuto grande importanza dopo il 16 giugno del 2011 quando è stata inclusa nel novero degli alberi monumentali della zona.

# Abbiategrasso: la città del Ticino

abbiategrasso
abbiategrasso

Cittadina di 32mila abitanti a 29 chilometri a sud ovest di Milano. Il suo territorio è interamente compreso nel Parco lombardo della Valle del Ticino, giunge fino alle sponde del Ticino ed è attraversato dai Navigli: il Naviglio Grande e il Naviglio di Bereguardo. Pur non essendo fortemente popolato è il comune con la superficie più vasta nella città metropolitana dopo il capoluogo.
Curiosità: la seconda domenica di giugno si tiene il palio di San Pietro in cui sei contrade si sfidano a cavallo.

# Gorgonzola: la città del formaggio

prolocogorgonzola IG

Non è solo un paese. E’ anche il tipico formaggio ottenuto da latte intero di vacca che ha reso questo paese di 20mila abitanti famoso in tutto il mondo. Situato a nord est di Milano è attraversato dal naviglio della Martesana e percorso dalla linea verde della metropolitana.
Cusiosità: Nei Promessi Sposi si narra che Renzo Tramaglino abbia sostato in un’osteria di Gorgonzola.

# Cassano D’Adda e le sue isole

cassano
cassano

Comune di 19mila abitanti parte del parco dell’Adda nord. Tagliato in due dal fiume Adda che questo territorio si divide in numerosi rami separati da isolotti boscosi o ghiaiosi. Ospita la bellissima villa D’Adda Borromeo e il Castello.
Curiosità: Tra la sponda destra e quella sinistra il dislivello può raggiungere i 30 metri dando vita a scenari affascinanti.

# Castano Primo e le sue cascine

castano primo
castano primo

Comune di 11.000 abitanti a nord ovest di Milano. Sul suo territorio scorre il fiume Ticino e ci sono le vasche di laminazione del torrente Arno. E’ inoltre bagnato da due canali del Ticino di cui uno, il Canale Villoresi, attraversa il centro. Luoghi d’attrazione sono la chiesa di San Zenone e le numerose cascine.
Fra il 1880 e il 1952 Castano Primo fu il capolinea della tranvia Milano-Castano Primo, soprannominata “Gamba de legn”. Il capolinea era posto in Piazza Garibaldi.
Curiosità: a Castano Primo si tengono le corse dei levrieri, su una pista con fondo in sabbia e curva parabolica con pendenza 8%.

Continua la lettura con: Il paese nei dintorni di Milano dove le case costano di più

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 6 giugno 2025)

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Le dieci parole in milanese simbolo della milanesità

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giannibrera. credit: https://www.oasport.it/

Milanesità è l’attitudine innata o acquisita di distinguere l’utile dall’inutile. Questa la celebre definizione di Alessandro Manzoni secondo cui il modo di essere milanese è una filosofia che si può apprendere anche senza essere nati a Milano. Da appassionati di dialetto ci siamo chiesti: esiste una parola simbolo di milanesità? Per aiutarci abbiamo esteso la domanda agli amici lettori. Ne è risultata questa classifica.  

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Le dieci parole in milanese simbolo della milanesità

#10 Balabiott

credit: laregione.ch

Letteralmente significa chi balla nudo. La si usa per definire un guitto, oppure chi fa il fenomeno ma in realtà è incapace di concretizzare quello che dice o, perfino, denota dubbia integrità morale.

#9 Scighera

navigli romani con generatori di nebbia

La milanesità è questa roba qua. Prende un fenomeno atmosferico osteggiato da tutta Italia e lo trasforma in qualcosa che suona dolce come la coperta di Linus. Ma quanto è meravigliosa la scighera? 

#8 Schiscetta

Credits: @cr_eative
schiscetta

Ci sono i ganassa, quelli che dicono di mangiare solo al ristorante dei Master Chef e poi ci sono loro, generazioni e generazioni di studenti e di lavoratori che per la pausa pranzo si preparano la schiscetta. Senza dare nell’occhio assaporano qualcosa che sa di casa e nel più breve tempo possibile ritornano produttivi. Un super segno di milanesità. 

#7 Muchela

credits: futura FM

E baaasta! L’espressione tipica del milanese di oggi quando qualcuno fa quello che a Milano è ritenuto tra i peccati capitali: esagerare. Ma la parola giusta è muchela! 

#6 Cadrega

Cadrega

Il significato lo conoscono anche i sassi, resa universale da Aldo Giovanni e Giacomo. Ma perché una sedia può essere simbolo di milanesità? Forse la ragione è proprio dal celebre sketch del trio comico: la cadrega ha consentito di smascherare il forestiero impostore

#5 Ciumbia

Scherzo al Dogui

“Accidenti!”, “Accipicchia!”, “Per dindirindina!”. Dove altrove per esprimere sorpresa ci si sbraccia e si gonfia la bocca di paroloni, a Milano tutto ciò nasce e finisce con un semplice ciumbia. Un’esclamazione sobria, quasi introversa. Inesorabilmente milanese. 

#4 Sciura

Credits sciuraglam IG

La vera signora di Milano. La sciura. Altra parola roboante di milanesità. Rispetto a signora, la sciura è qualcosa di avvolgente, vicino, familiare, perché Milano non ama i formalismi, i dotto’, i falsi attestati di superiorità. 

#3 Bauscia

giannibrera. credit: https://www.oasport.it/

E vabbé, dobbiamo ammetterlo. Il milanese è sobrio, sì certo, educato, già, raffinato, pure, però anche lui ha i suoi momenti di irriverenza, quelli in cui come Hulk si strappa le vesti e si trasforma in uno spaccone. In ogni milanese, anche nel più timido e introverso, alberga un Peppino Prisco. 

#2 Barlafus

Inutile, ingrombrante, buono a nulla, per dirla alla Moratti «incompetente». Gh’è chì domà barlafus: ci son qui solo cose o persone inutili. Potrebbe sembrare il contrario della milanesità e invece proprio utilizzare questa parola la esprime al massimo. Perché sintetizza quello che diceva il Manzoni sulla milanesità: la capacità di distinguere l’utile dal barlafus. 

#1 Pirla

Milanesità = la capacità di distinguere l’utile dal barlafus. O dal pirla. Alla fine vince questo epiteto universale con cui il milanese divide il mondo. Chi è pirla e chi non lo è. 

Continua la lettura con: Le più belle parole del milanese

ANDREA ZOPPOLATO (Ultimo aggiornamento: 6 giugno 2025)

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La nuova stazione urbana in arrivo nella Grande Milano: si andrà al parco in treno

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Si andrà al parco in treno? Cosa prevede il progetto e quando dovrebbe essere completato.

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La nuova stazione urbana in arrivo nella Grande Milano: si andrà al parco in treno

# A febbraio firmata la convenzione, entro l’anno atteso il progetto di fattibilità per la nuova stazione 

Area futura stazione Monza-Parco Est

Il primo passo è stato fatto oltre 10 anni fa: nel 2014 con la firma dell’accordo tra Comune di Monza, Regione e Rfi con stanziamento dei fondi necessari alla realizzazione della nuova stazione ferroviaria di Monza Est fra le vie Einstein e Confalonieri/De Marchi. Diventerà quella più vicina per accedere al Parco della Villa Reale, oltre che per servire il quartiere Libertà. L’aumento dei costi ha poi reso necessario un’altra iniezione di risorse, salite a 6,5 milioni di euro. Il 5 febbraio 2025 è arrivata invece la firma della convenzione tra Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) e il Comune di Monza. Il Progetto di Fattibilità Tecnico Economica è atteso entro la fine dell’anno. Seguiranno l’iter di approvazione mediante Conferenza dei Servizi, indetta da Rfi, e le attività negoziali per l’appalto dei lavori. 

# Un investimento complessivo di 6,5 milioni di euro

Comune di Monza – Inquadramento area stazione e sottopasso

L’intervento attuale prevede un investimento complessivo di 6,5 milioni di euro è suddiviso tra Rfi, soggetto attuatore, con 5 milioni di euro, e 1,5 milioni a carico di Regione Lombardia, con risorse del Programma Triennale delle Opere Pubbliche. Nel frattempo Regione aveva già finanziato, con 2,5 milioni di euro, la realizzazione del sottopasso ferroviario di 25 metri già in uso in corrispondenza della nuova fermata. 

# Tutte le opere previste

urban_transport_etc IG – Besanino

Nel progetto sono compresi anche: 

  • una banchina dotata di pensilina per ospitare i treni della linea “Besanino” S7 Monza – Molteno – Lecco
  • la predisposizione di un’altra banchina aggiuntiva per il futuro passaggio della linea S8 Lecco – Carnate – Milano Porta Garibaldi
  • un nuovo edificio per la stazione dotato di locali tecnici e servizi dedicati ai viaggiatori

all’esterno ci saranno:

  • una zona ‘kiss&ride’
  • stalli per l’intercambio con il trasporto pubblico locale
  • un parcheggio coperto per le biciclette e uno per automobili e motocicli.

Da completare inoltre gli interventi sulle finiture e sugli impianti del sottopasso già realizzato per adeguarlo alla sua nuova funzione di accesso alla fermata.

# La nuova stazione pronta per il 2027

Linea S7 con stazione Monza Est-Parco

La fermata sarà di tipo urbano e non di interscambio. Il passaggio del Besanino consentirà di raggiungere Milano in modo più rapido, senza essere obbligati a raggiungere la stazione centrale di MonzaL’inaugurazione, prevista inizialmente nel 2024, dovrebbe avvenire entro il 2027.

Continua la lettura con: 7 fermate della metro e 3 stazioni: Monza sarà la regina dei trasporti?

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 6 giugno 2025)

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Il primo quiz per radical-chic di Milano

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Qui il video: Il primo quiz per radical-chic di Milano

Continua con: A Milano spopolano le gare sulle strade a 30 all’ora 

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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6 giugno. Entra in azione a Milano la prima tranvia a vapore

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6 giugno 1878. Una data storica per Milano: entra in funzione la prima tranvia a vapore, con destinazione Vaprio. È l’inizio di una rivoluzione nei trasporti urbani. Anche se per vedere i tram all’interno del centro cittadino bisognerà attendere il 1881, anno dell’Esposizione Nazionale, quando fanno la loro comparsa le prime linee a trazione animale.

I convogli, trainati da cavalli, si snodavano secondo uno schema radiale: partivano tutti da piazza del Duomo per raggiungere le diverse porte della città. Ma com’era viaggiare allora?

Salire a bordo significava accedere da una porta posta sul lato opposto rispetto alla guida del tram, direttamente dal marciapiede. All’interno, i passeggeri prendevano posto su panchine di legno disposte lungo le fiancate del veicolo. Nessuna obliteratrice o biglietteria automatica: il biglietto si pagava direttamente al conducente, in contanti.

Il viaggio non era certo dei più confortevoli. Il movimento dei cavalli rendeva gli scossoni sulle rotaie più bruschi rispetto a quelli dei tram odierni. Ogni corsa era una piccola avventura.

A cambiare tutto ci pensa, nel 1892, la Edison, con un progetto di elettrificazione della rete urbana. L’anno successivo prende vita la prima linea sperimentale: collega piazza del Duomo a corso Sempione. Il processo sarà rapido ed efficace. Già nel 1901 tutta la rete tranviaria milanese è elettrificata, segnando la fine dell’era equina.

Continua la lettura con: 5 giugno. Inaugura la statua più scandalosa di Milano

MILANO CITTA’ STATO

Che fine ha fatto il prolungamento della M2 fino alla provincia di Bergamo

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Celeri Adda

Una metropolitana pensata per correre fino a Vaprio d’Adda. Un progetto nato negli anni ’50, fermato dalla politica degli anni ’70. Oggi è ancora lì, incompiuto, mentre migliaia di pendolari restano in attesa.

Che fine ha fatto il prolungamento della M2 fino alla provincia di Bergamo

# Perché non si prolunga la metro a Vaprio?

Rosy Marcandalli ci scrive per sapere perchè la linea M2 non è stata prolungata fino ai confini con la provincia di Bergamo: «Vorremmo sapere come mai il prolungamento della M2 fino a Vaprio-Trezzo atteso da anni è bloccato a Gessate. Lo chiamano metro monco, era un progetto ambizioso. La prima metropolitana esterna avrebbe bloccato il traffico della bergamasca in entrata a Milano. Poi sono nate le Regioni…stop. Nessuno ha pensato a terminare. Sarebbero solo 6/8 km. Hanno messo i pullman nella tratta finale..ma non è la stessa cosa.»

# Le “Linee Celeri dell’Adda”: il sogno rimasto nel cassetto

Celeri Adda

Da Gessate in poi, il nulla. È lì che si ferma la linea M2, la più lunga della metropolitana di Milano. Una linea che avrebbe dovuto arrivare almeno fino a Vaprio d’Adda. E pensare che tutto era cominciato molto tempo fa. Negli anni Cinquanta. Allora si pensava in grande: ATM e Comune di Milano lavoravano a un piano innovativo, chiamato “Linee Celeri dell’Adda”. L’idea era chiara: trasformare le vecchie linee tranviarie in un sistema ferroviario veloce, moderno, efficace. Il progetto, redatto nel 1957, prevedeva collegamenti da un lato fino a Vimercate, dall’altro fino a Bergamo, passando per Cassano, Vaprio, Trezzo e Dalmine. Un totale di 46,6 km di linea ferrata, tra binari esistenti e da installare, pensata per completare l’offerta delle Ferrovie dello Stato e dare una vera alternativa ai pendolari. A bloccare il progetto sono stati l’assenza di fondi, le priorità spostate altrove, e la solita mancanza di volontà politica. Così l’idea finisce nel cassetto.

Leggi anche: Le 3 «linee celeri»: il progetto per collegare Milano con Seregno, Garbagnate e Bergamo

# Gli ultimi studi di fattibilità avviati, ma caduti nel dimenticatoio: resta in corsa la metrotranvia fino a Vimercate

sottomilano.it – M2 fino a Inzago

Nuovi tentativi per estendere la metropolitana oltre Gessate sono stati fatti nel primo  decennio degli anni 2000. Nel 2009 è stato completato uno studio di fattibilità per prolungare la M2 da Gessate a Cascina Pignone: solo 1.200 metri. Nel 2010 uno nuovo studio per arrivare a Trezzo sull’Adda, confinante con Vaprio d’Adda, con tappe intermedie a Basiano e Trezzano Rosa. Per entrambi un nulla di fatto. Al momento rimane solo in corsa il progetto, come metrotranvia, per prolungare la linea sull’altro ramo pensato nel piano delle Celeri dell’Adda: da Cologno a Vimercate.

Leggi anche: M2 fino a Vimercate? Queste le criticità del tracciato

Continua la lettura con: M2 Metro Express: le tre nuove fermate sulla verde per collegare in poco tempo Milano e Bergamo

FABIO MARCOMIN

Il sorpasso! La metropolitana più lunga del mondo ha cambiato città: obiettivo quota 1.000 Km

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Di Alan Fan Pei - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=98910225 - Metro Shanghai

Un testa a testa serrato. Con una novità dell’ultim’ora. E pensare che la tratta iniziale della sua prima linea è stata inaugurata quando a Milano c’erano già tre linee. In 30 anni è diventata 8 volte più estesa di quella milanese e prevede piani ambiziosi per il futuro.

Il sorpasso! La metropolitana più lunga del mondo ha cambiato città: obiettivo quota 1.000 Km

# Inaugurata una nuova linea di 70 chilometri: Shanghai risupera Pechino

By Yveltal – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=63869353 – Mappa metro Shanghai

È durato appena un anno il primo posto di Pechino nella classifica delle reti metropolitane più estese del mondo. Shanghai, che ha il terzo sistema più giovane della Cina, proprio dietro la capitale e Tientsin, è ritornata in vetta con i suoi 896 km di tracciati (Pechino ne ha 879 ndr) grazie al completamento della nuova linea aeroportuale suburbana con 59 km aggiuntivi. Il tracciato della nuova linea misura 68,6 km dal Terminal 2 dell’aeroporto di Hongqiao ai Terminal 1 e 2 dell’aeroporto internazionale di Pudong a est. Con una linea di 70 chilometri, Milano potrebbe arrivare a Lugano o spingersi oltre Bergamo. 

E pensare che nel 1993, quando Milano aveva 70 km di rete e 3 linee, alla M3 mancavano 4 stazioni, Shanghai aveva appena aperto la sezione meridionale della linea 1 di 4,4 km. Ora è grande otto volte quella milanese, salita a 111,8 km alla fine del 2024, per un totale di 20 linee e 520 fermate.

# Obiettivo: 1.000 km di rete nel 2027 e superare i 1.200 km dopo il 2030

By Nanhuajiaren – 根据各公示文件绘图, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=145708269 – Futura mappa metro Shanghai

La rete è destinata a un’espansione senza precedenti: entro il 2027 si punta a 25 linee e oltre 1.000 km di percorso, con ogni punto del centro città a meno di 600 metri da una stazione. La rete è già integrata con quella di Suzhou, grazie alla connessione tra la Linea 11 di Shanghai e la Linea 3 di Suzhou, estendendo il sistema metropolitano oltre i confini cittadini.

Tra i lavori in corso, spiccano: la terza fase della Linea 2 (1,7 km, apertura ottobre 2025), la seconda fase della Linea 18 (8,1 km, dicembre 2025), le estensioni occidentali ed orientali della Linea 13 (9,8 km e 4,1 km entro il 2026), la Linea 22, lunga 42,8 km, in costruzione fino al 2026. A queste si aggiungono diverse altre linee in avanzato stato di realizzazione, con estensioni fino al 2030 e oltre. Nel complesso si prevede l’apertura di oltre 240 km di nuove tratte con più di 130 nuove stazioni nel prossimo futuro.

Continua la lettura con: «Milano avrà un’altra metropolitana»: questo è il tracciato preferito dai milanesi

FABIO MARCOMIN

Milano – Venezia in 15 minuti: il primo test del treno a 1.200 km/h

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corriere.it - Immagine stazione Hyper Transfer

Si parla da tempo di questo progetto che sembra avere dell’incredibile, ma a quanto pare qualcosa di concreto è in arrivo.

Milano – Venezia in 15 minuti: il primo test del treno a 1.200 km/h

# Da Venezia a Milano in soli 15 minuti

move.cavspa.it – Hyper Transfer

Da Venezia a Milano in appena 15 minuti? O da Roma a Venezia in mezz’ora? Viaggiando all’interno di una capsula sospesa, silenziosa e a impatto zero. Fantascienza? Forse no: è l’Hyper Transfer, un sistema di trasporto a levitazione magnetica che potrebbe rivoluzionare gli spostamenti passeggeri e merci in Italia e nel mondo. Stiamo parlando di una capsula fatta “lanciata” all’interno di un tubo, un sistema a guida vincolata in ambiente ad attrito limitato e resistenza aerodinamica controllata, che può potenzialmente raggiungere i 1.200 km/h di velocità

Leggi anche: Il treno HYPERLOOP accelera in VENETO

# Primo test su 10 km di tracciato con un investimento richiesto di circa un miliardo di euro

Il progetto è stato presentato al salone Transport Logistic di Monaco di Baviera e vedrà la sua prima sperimentazione proprio in Veneto, con la costruzione del primo test track sperimentale in scala 1:1 lungo 10 chilometri tra Padova e Venezia. Questo tracciato permetterà di testare ogni componente su scala reale: dalle capsule ai sistemi di sicurezza, fino alla gestione dell’energia. L’investimento necessario è di circa un miliardo di euro, da raccogliere tramite una rete di partner pubblici e privati.

# Un big bang della mobilità

businessmobility.travel – Hyper Transfer

Secondo Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, non si tratta solo di un’innovazione, ma di “un big bang della mobilità”, che parte proprio dal Veneto, definito la “culla di questa rivoluzione”. Il progetto risale ormai al 2022, frutto di un Protocollo d’Intesa tra Regione Veneto, Ministero delle Infrastrutture, CAV, Italferr, Università di Padova, Webuild e Leonardo. La tecnologia è già pronta per l’industrializzazione, grazie a tecnologie già esistenti o testate. Non solo promette velocità impensabili, ma anche sostenibilità: riduzione del rumore fino a 70 decibel, consumo energetico inferiore del 60% rispetto all’aereo, e perfino produzione di energia in eccesso grazie a pannelli fotovoltaici lungo il tracciato.

Zaia sottolinea che l’Hyper Transfer non sarà riservato a un’élite: l’obiettivo è esportarlo anche nei Paesi in via di sviluppo. “Nasce in Veneto, ma parla al mondo”, afferma, invitando stakeholder, enti di ricerca e governi a unirsi a questa nuova visione.

Credits: ferrovie.it

Continua la lettura con: Viaggio test da record per il mini Hyperloop

LUCIO BARDELLE

Si torna a cenare a bordo di un aereo. Senza volare

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A Villamarzana riapre il ristorante “Gli Aerei”: un sogno che torna a volare.

Si torna a cenare a bordo di un aereo. Senza volare

# Il ristorante Gli Aerei

A Villamarzana, nel cuore del Basso Polesine, non lontano da Rovigo, sta per tornare a nuova vita uno dei locali più singolari d’Italia. Il celebre ristorante Michelangelo Da Vinci riaprirà entro l’estate con un nuovo nome: Ristorante Pizzeria Gli Aerei. E non si tratta di un semplice cambio di insegna: il locale è noto per ospitare due veri velivoli storici – un Tupolev Tu-134 ex CSA e un Douglas DC-6 ex Aeronautica Militare – posizionati nel giardino del ristorante.

Credits: luca.travel_(IG)

Il ristorante, chiuso da anni, aveva destato curiosità e nostalgie tra gli abitanti e gli appassionati del genere. Ne avevamo già parlato un po’ di tempo fa in questo articolo, ma  nel frattempo c’è stata qualche evoluzione.

# La rinascita

Acquistato nel 2022 all’asta dall’imprenditore padovano Gianluca Bertin, il sito ha attraversato un lungo periodo di abbandono e vandalismi. L’area, situata lungo la superstrada che collega Rovigo alla provincia di Verona, era diventata meta di street artist, youtuber e curiosi. Bertin, già proprietario del precedente ristorante “Gli Aerei”, ha intrapreso un percorso complesso per riportare la struttura all’antico splendore. Dopo anni di chiusura e degrado – il locale aveva cessato l’attività nel 2014 – la priorità è stata la messa in sicurezza degli spazi. Con l’aiuto del custode Florian, si è proceduto a una bonifica dell’area: sono state rimosse le erbacce, ripulito il parcheggio e avviati lavori esterni di recupero.

Credits: luca.travel_(IG)

Tra le novità, l’eliminazione di elementi danneggiati come un vecchio elicottero e la piscina, sostituiti da nuove attrazioni estive: un’area ricreativa più ampia e una cascata scenografica con illuminazione.

# La sfida della proprietà

Ma la vera sfida per Bertin è stata quella finanziaria. Il Comune ha richiesto ben 650 mila euro per l’occupazione dei due aerei, una cifra spropositata rispetto ai costi inizialmente stimati (tra i 450 e i 500 mila euro). L’imprenditore è attualmente in trattativa con le autorità locali per ottenere una riduzione della somma, in modo da alleggerire il carico economico sul progetto. Le stime più recenti parlano di un investimento complessivo che supererà il milione di euro. Nonostante le difficoltà, la riapertura del ristorante “Gli Aerei” rappresenta un ritorno simbolico per il territorio: un’icona che si prepara a decollare di nuovo, tra passione, resilienza e una buona dose di coraggio imprenditoriale.

Continua la lettura con: Cenare in una grotta sotterranea in una città d’Italia: sembra di essere al centro della Terra

LUCIO BARDELLE

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Italiano = Mafia? Un fondo di verità c’è

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Ph. @cinetecabologna IG

Italiano = mafia. Un’associazione che ci accompagna ovunque nel mondo. Uno stereotipo che rifuggiamo con orrore. Eppure… un fondo di verità c’è. Sì, perché alcuni aspetti tipici della mentalità mafiosa sono radicati nella cultura italiana. Ma non per questo significa che siamo criminali, né che ce ne dobbiamo vergognare. Solo che dobbiamo esserne consapevoli e prestare molta attenzione per non fare emergere il lato oscuro della nostra mentalità. Ma quali sono le affinità tra mentalità italiana e quella mafiosa?

Continua la lettura dell’articolo qui:

La mentalità italiana è mafiosa?

Di Raffaele Pergolizzi

 

Prodotti di qualità a chilometro zero: i cinque indirizzi dove trovarli a Milano

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mercatoportaromana IG

Ecco una selezione di luoghi dove trovare i prodotti perfetti per fare dei piatti genuini, come una volta.

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Prodotti di qualità a chilometro zero: i cinque indirizzi dove trovarli a Milano

 

# Il frutteto di Pietro. Frutta e verdura da tutta Italia 

il_frutteto_di_pietro IG

Una bottega storica dove si trovano frutta e verdura freschissime provenienti da tutta Italia con una accurata selezione delle migliori eccellenze italiane come gli asparagi di Albenga o il radicchio rosa di Gorizia. In via Fratelli Bronzetti 9. Media recensioni Google: 4.6/5

# Mercato coperto campagna amica. Il pesce più fresco che c’è

mercatoportaromana IG

Pesce freschissimo che arriva direttamente dai pescatori di Sestri Levante. Le consegne sono effettuate il mercoledì e il venerdì. Il pesce che arriva é così fresco che a volte è praticamente vivo. In via Friuli 10a. Media recensioni Google: 4.5/5

# Macelleria Popolare. La carne proveniente, animali allevati in libertà 

Credits mercurio_fabio IG – Macelleria popolare

In Piazza XXIV Maggio 4, una macelleria che è una vera e propria chicca in città perché propone solo carni da animali allevati liberi e alimentati ad erba. È possibile mangiare in loco uno dei piatti cucinati oppure portare a casa ciò che si è scelto. Media recensioni Google: 4.3/5

# Cascina Lago Scuro al Mercato della terra. Il presidio slow food 

Mercato della Terra di Milano Fb

Ogni sabato mattina, dalle 9 alle 14, alla Fabbrica del Vapore in via Procaccini 4, arrivano latte e formaggi provenienti per lo più dalle campagne cremonesi. Parecchi i prodotti provenienti da Cascine lombarde come Cascina Caremma o Cascina Santa Brera, tutti coltivati nel rispetto della biodiversità e della riscoperta di varietà antiche. 

# Orso nero coffee. Il caffè di alta qualità 

themrt IG – Orso Nero coffee

Ottimi caffè speciality grazie ad una accurata selezione dei chicchi della migliore qualità. Ambiente minimal e ordinato all’interno di un locale dove sostare per un ottimo caffè accompagnato da una fetta di torta o un croissant.In via Broggi 15. Media recensioni Google:4.7/5

Continua la lettura con: I 10 migliori mercati rionali da provare a Milano: cosa si trova e quando visitarli

ALESSANDRA GURRIERI (Ultimo aggiornamento: 5 giugno 2025)

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La zona dove i milanesi sognano una casa

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Ph. @massyhd76 IG

C’è una zona di Milano in cima ai desideri dei milanesi. E non è in centro. Ricordiamo il risultato dell’analisi effettuata da Immobiliare.it Insights.

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La zona dove i milanesi sognano una casa

# In Italia si sogna una casa in centro. Ma non a Milano: al primo posto l’area tra Sarpi e Isola!

Credits ge_galdo IG – Isola

Uno studio di Immobiliare.it Insights, business unit specializzata in analisi di mercato di Immobiliare.it, ha analizzato le ricerche effettuate sul portale per scoprire le zone più desiderate dagli italiani per comprare casa nelle grandi città. Dallo studio è emerso che sono i quartieri più centrali quelli dove si è concentrata la ricerca. Mettendo il focus su Milano la zona dei sogni è risultata però al di fuori del centro: si tratta dell’area compresa tra Sarpi e Isola, bramata dal 20% dei milanesi

Leggi anche: MILANO è l’unica città al MONDO a chiamare Chinatown col NOME ORIGINALE del quartiere

# Dal sogno alla realtà: la zona dove i milanesi comprano di più casa è tra Precotto e Turro

Credits tempocasaprecotto IG – Precotto

Se le zone centrali sono quelle più ambite, sono quelle più periferiche dove viene manifestato un interesse reale, valutato come domanda ed equivalente ai contatti con l’inserzionista generati in media da ogni singolo annuncio, e quindi dove la probabilità di un acquisto è molto più alta. A Milano si compra di più nell’area compresa tra Precotto e Turro, lungo l’asse nord della linea metropolitana rossa. Ma quale tipo di casa di cerca a Milano?

# In Italia si cerca soprattutto un trilocale. Ma non a Milano: il top è il bilocale

Credits jarmoluk-pixabay – Appartamento

Altra differenza tra Milano e il resto d’Italia è sulla tipologia di casa più cercata. A differenza dei risultati emersi nelle altre città, dove il trilocale è la tipologia di immobile più richiesta, a Milano è il bilocale quello dove la ricerca si concentra maggiormente. Il limite di prezzo impostato dai milanesi per una casa con due stanze per la zona tra Sarpi e Isola è inferiore ai 300.000, anche se il prezzo medio degli annunci di vendita è pari a 360.000 euro.

Continua la lettura con: NOLO è diventato la nuova ISOLA?

FABIO MARCOMIN

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