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Alta velocità al Sud: sarà così? E cosa cambierebbe per Milano?

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Alta velocità sud

Grandi cambiamenti in arrivo per i trasporti nel Mezzogiorno, con nuovi progetti in corso e possibili sviluppi futuri. Immaginate di fare colazione a Milano e di gustare un aperitivo a Palermo, viaggiando comodamente sui treni ad alta velocità. Ecco come e quando potrebbe essere.

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Alta velocità al Sud: sarà così? E cosa cambierebbe per Milano?

# Alta Velocità da Bari, passando per Napoli, fino a Palermo

Alta velocità sud

Il Mezzogiorno corre sempre più veloce, almeno per quanto riguarda i progressi degli ultimi anni sul trasporto rapido ferroviario. Dopo l’apertura della stazione dell’Alta Velocità ad Afragola, nella periferia di Napoli, in futuro sarà possibile prendere il treno da Bari, effettuare un probabile cambio a Napoli e viaggiare fino a Palermo a oltre 200 km/h.

Tre sono le principali infrastrutture in fase di realizzazione:

  • la linea Alta Velocità-Alta Capacità tra Napoli e Bari,
  • una nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità sulla tratta Salerno-Reggio Calabria,
  • il potenziamento della linea ferroviaria tra Messina e Palermo.

# Dal capoluogo campano a quello pugliese una nuova linea veloce di 145 km: pronta nel 2027

gazzettadelmezzogiorno – Napoli Bari

Questa nuova linea veloce tra il capoluogo campano e quello pugliese, finanziata con 5,78 miliardi di euro in parte coperti dal PNRR, si inserisce nel Corridoio ferroviario europeo TEN-T Scandinavia – Mediterraneo. La lunghezza prevista del tracciato è di 145 km e sarà il primo collegamento diretto tra le due città, oltre che un’alternativa per la Puglia per chi arriva dal nord. La velocità massima dei treni sarà tra i 200 e 250 km/h.

fsnews.it – Scavo galleria Grottaminarda

Per quanto riguarda i cantieri è partito lo scavo della Galleria Rocchetta nel mese di giugno 2024, mentre la conclusione dei primi grandi lotti, compresa la stazione Hirpinia, è programmata per l’estate 2024. La galleria di 27 km nella tratta nella tratta Hirpinia – Orsara contenderà il primato di più lunga d’Italia con quella del Terzo Valico. Dal momento della sua inaugurazione, prevista per il 2027, si viaggerà nella metà del tempo da Napoli a Bari, da 4 ore a sole 2 ore, e da Roma a Bari si scenderà da 5 a 3 ore.

Leggi anche: ⁠Napoli – Bari in due ore? Un altro passo avanti per il treno super-rapido

# Una nuova linea di Alta Velocità tra Salerno e Reggio Calabria di 207 km

Salerno-Reggio Calabria

Per consentire di proseguire con i treni dell’Alta Velocità, sulla tratta Salerno-Reggio Calabria è in costruzione una nuova linea ferroviaria veloce di 207 km dove i convogli potranno correre tra i 200 e i 300 km/h. L’investimento previsto è di 13 miliardi di euro. Ci sono alcune fermate lungo il percorso e il raddoppio della tratta Paola-Cosenza attraverso la nuova galleria Santomarco. I lavori sono suddivisi in lotti funzionali e si prevede di completare l’intera infrastruttura entro il 2030. Il tempo di viaggio da Roma a Reggio Calabria si ridurrà a circa 4 ore.

# Il raddoppio dei binari da Palermo a Catania e il potenziamento della ferrovia tra Messina e Catania: lavori su 223 km di binari

Credits mobilita.org – Palermo-Catania

In Sicilia, sono in corso importanti lavori su due tratte ferroviarie. Una è la linea Palermo-Catania per la quale è previsto il potenziamento con la trasformazione di quasi tutti i tratti a binario singolo in binari doppi elettrificati. Inoltre, si sta lavorando sull’intera tratta Fiumefreddo-Giampilieri, tra Catania e Messina. L’investimento totale ammonta a 11,2 miliardi di euro per 223 km di binari, con treni che potranno raggiungere una velocità massima di 250 km/h. Si prevede che tutti i lavori saranno completati tra il 2025 e il 2030, riducendo i tempi di percorrenza da Palermo a Catania da 3 ore a 2 e da Messina a Catania da 1 ora e 15 minuti a 45 minuti.

Per permettere il viaggio da Bari a Palermo o persino da Milano fino al capoluogo siciliano, è necessario completare un’ultima parte del percorso: il Ponte sullo Stretto di Messina.

# Il Ponte sullo Stretto di Messina per viaggiare da Milano a Palermo in 10 ore con l’Alta Velocità

Webuild – Il ponte sullo Stretto di notte

Il completamento del Ponte sullo Stretto di Messina è cruciale per stabilire un collegamento ferroviario ad Alta Velocità da Bari a Napoli e oltre verso Palermo, facilitando anche il viaggio da Milano. Il 16 marzo 2023 dal Governo Meloni ha riavviato l’iter procedurale, anche se non vi è certezza che vada in porto. L’ultimo progetto prevede la realizzazione del ponte sospeso più lungo al mondo, con una lunghezza totale di 3.660 metri e una campata principale di 3.300 metri, sostenuta da un impalcato largo 61 metri e due torri alte 399 metri.

strettodimessina.it – Progetto

Oltre all’investimento stimato per la sola struttura di 4,5 miliardi di euro, altre risorse verrebbero destinata ad opere accessorie sul territorio siciliano per garantire migliori connessione con la rete ferroviaria  Quest’opera consentirebbe ai treni ad Alta Velocità di proseguire senza interruzioni da Reggio Calabria verso Palermo. Si prevede che il tempo di percorrenza da Roma a Catania sarà di circa 4,5-5 ore, con ulteriori 2 ore per raggiungere Palermo. Da Milano, il viaggio richiederà circa 8 ore fino a Reggio Calabria e 10 ore fino a Palermo.

Leggi anche: Il PONTE sullo STRETTO da RECORD: il progetto (RENDERING)

Continua la lettura con: Un passante di serie A: 5+1 proposte per una super-rete del trasporto ferroviario urbano di Milano

FABIO MARCOMIN

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Ha aperto il primo ristorante a Roma di cucina milanese

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Roma Today - Risotto e ossobuco di Stendhal Milano in Galleria Alberto Sordi

I locali di cucina romana hanno invaso da anni la nostra città. Ci sono ormai intere vie dove a dettar legge sono la cacio e pepe, il trapizzino e la pizza in teglia. Ma ora Milano prova rispondere, pur se con cautela. Scopriamo come è fatto il primo ristorante milanese nella capitale e cosa mette in tavola.

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Ha aperto il primo ristorante a Roma di cucina milanese

# Dalla “Milano da Bere” alla Galleria Alberto Sordi

galleriaalbertosordi IG

Nato negli anni della “Milano da Bere” in Brera, per esattezza nel 1988 su volontà di uno degli ultimi dandy milanesi, Italo Manca, lo Stendhal raddoppia, sbarcando nella Capitale. Lo fa portando le sue atmosfere retrò e la sua milanesità in uno dei luoghi intitolati a uno dei romani più autentici: nella rinnovata Galleria Alberto Sordi dall’architettura Liberty. Una scelta strategica, siamo infatti a ridosso di via del Corso e a pochi passi dai palazzi delle istituzioni nazionali, Palazzo Chigi e Piazza Montecitorio. Il primo piatto è stato servito il 2 luglio.

# «Più che un ristorante, siamo un bistrot in stile parigino»

Stendhal Roma

Del locale milanese riprende le pareti di colore verde e gli interni di design. Si sviluppa su due piani con 50 posti a sedere, tra tavolini e banconi su due livelli, con un bancone al primo piano con vista sulla cucina. Reso più contemporaneo, rispetto a come è nato e a come era concepito negli anni ’80 e ’90, «Più che un ristorante, siamo un bistrot in stile parigino. Siamo nati a Milano con questo concetto e lo manteniamo anche a Roma, visto lo spazio limitato a nostra disposizione. Speriamo che piaccia» racconta Marcello Forti, che dagli anni 2000 ha rilevato il ristorante in Brera e oggi si è lanciato nell’avventura capitolina. Ma che cosa si può mangiare?

# Dai classici milanesi agli healthy food, fino ai piatti della tradizione romana

Roma Today – Risotto e ossobuco di Stendhal Milano in Galleria Alberto Sordi

La Galleria Alberto Sordi oltre ad essere stata riqualificata è stata anche ripensata dal punto di vista della fruizione e del format. L’obiettivo è infatti offrire una meta di shopping e una pausa gourmet a chi passeggia e lavora in centro, ha aperto infatti tempo fa il negozio dell’alta pasticceria di Iginio Massari, per questo lo Stendhal replica a Roma gli orari 11-23 e offre una proposta di menu variegata. Spazio quindi a light lunch, merenda, aperitivo o dopo cena. Lo chef Edoardo Ferrera, responsabile della cucina del gruppo, mette nei piatti, grazie allo chef in loco Michael Layton, i classici della tradizione milanese, healthy food e alcuni capisaldi della cucina romana.  

Puntarella Rossa – Cotoletta cubotti

Tra i primi troviamo ad esempio risotto giallocotoletta di vitello, presente anche all’aperitivo come finger food a forma di cubi accompagnato dal Negroni Sbagliato, ossobuco e mondeghili. Tra i secondi caesar salad o avocado toast, in particolare per pranzi veloci o fuori pasto. Infine un richiamo alla tradizione italiana, con anche pietanze di mare e alternative vegetariane, e alla romanità con il supplì ‘alla milanese’ con riso giallo, ossobuco e gremolada, il “Meneghino Stendhal”, tonnarelli cacio e pepe, carbonara e gnocco di patate di Leonessa all’amatriciana con pecorino affumicato. I prezzi: 30-40 euro a pranzo, 60-70 euro a persona a cena.

Fonti: CiboToday, Puntarella Rossa, Gambero Rosso

Continua la lettura con: 7 ristoranti con terrazza panoramica a Milano

FABIO MARCOMIN

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Un’ora sola a Milano: dove si va?

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kanaka98 IG - Tramonto Parco Sempione

Si è sempre di fretta, ma trovando un’ora di tempo cosa si potrebbe fare o vedere a Milano? Lo abbiamo chiesto ai milanesi.

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Un’ora sola a Milano: dove si va?

#1 Al Cenacolo di Leonardo da Vinci

Cenacolo Vinciano – Credits: Cenacolo Vinciano

Un capolavoro dell’Umanità, tra i siti dell’Unesco insieme alla Basilica di Santa Maria delle Grazie, il Cenacolo o Ultima Cena di Leonardo da Vinci vale assolutamente una visita appena si ha del tempo disponibile. La durata di quella guidata all’interno delle sala è di 15 minuti, a cui si aggiungono 30 minuti a seguire.

#2 A bere un aperitivo al bar Basso 

Credits: @sterzaroberto – Bar Basso

Un’ora può bastare anche per un aperitivo al Bar Basso, al netto dell’affollamento del locale, e a patto di non esagerare con il numero di drink. L’importante è avere ben chiare le idee sulla scelta di quello che si vuol dire, in caso contrario meglio puntare sulla specialità della casa: il Negroni Sbagliato.

Leggi anche: 7 locali magici per assaporare il Nord Milano

#3 Una passeggiata dal Duomo fino al Castello 

Credits dimitrisvetsikas1969-pixabay – Milano via Dante

Il tragitto a piedi da Piazza del Duomo al Castello ai piedi della Torre del Filarete, passando per via Dante, dura 15 minuti, altri 15 minuti per tornare indietro. Una sosta al chiosco sulla piazza del Castello Sforzesco e una visita del cortile interno ed è ora di girare i tacchi.

#4 A guardare il tramonto al Parco Sempione

kanaka98 IG – Tramonto Parco Sempione

Rimaniamo in zona. Partiamo dal Castello Sforzesco, attraversandolo, per arrivare al Parco Sempione. Da qui si può scegliere il punto migliore, al calar del sole, per godersi il tramonto che sfuma nel laghetto, alle spalle dell’Arco della Pace o, accelerando il passo, dalla vetta della Torre Branca per una vista a 360 gradi di Milano colorata di giallo, arancio e rosso.

#5 Al Museo del Novecento

Credits Andrea Cherchi – Museo del Novecento

Non c’è più il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo al Museo del Novecento, tornato alla  Galleria d’Arte moderna di Milano, ma ci sono oltre 300 capolavori dell’arte del XX e XXI secolo. Tra questi il Futurismo degli anni ’10, con Boccioni e Carrà, il periodo tra gli anni ’20 e ’40 con Filippo de PisisGiorgio de Chirico, per arrivare a Fontana con l’installazione vista Duomo. In 60 minuti si dovrebbe riuscire a vedere tutto, magari senza soffermarsi troppo sulle opere.

#6 A San Maurizio, la cappella Sistina di Milano

Credits Andrea Cherchi – San Maurizio al Monastero

Nonostante la sua facciata anonima su corso Magenta, la Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore sorprende con i suoi affreschi di scuola leonardesca, tanto spettacolari da essere chiamata la “Cappella Sistina” di Milano. Questa chiesa paleocristiana è divisa in due parti: un tempo era il più vasto cenobio femminile della città, con le monache di clausura confinate nella zona interna. Un’altra curiosità? Nei dipinti è raffigurato anche il Leocorno. Un’ora dovrebbe bastare.

#7 Ai Giardini Pubblici Indro Montanelli

Credits Andrea Cherchi – Parco Indro Montanelli

Arrivando da Corso Venezia vale la pena addentrarsi dentro i Giardini Pubblici Indro Montanelli. Mentre si passeggia tra viali alberati e sentieri ci si può fermare a osservare i volatili presenti nel parco, come storni, civette, allocchi, picchi verdi, il laghetto dove un tempo c’erano i cigni, e da fuori l’architettura del Museo Civico di Storia Naturale, il primo in Italia del suo genere, o del Planetario Ulrico Hoepli. A questo punto i 60 minuti sono terminati.

Leggi anche: Il MUSEO DI STORIA NATURALE è stato ispirato dagli omologhi musei di Londra e di Vienna

#8 In Brera all’Orto Botanico

Orto Botanico di Brera

Un gioiello nascosto nel pieno centro della città, a Brera, parte dell’Accademia di Belle Arti di Brera. L’Orto Botanico è un’oasi verde storica fondata nel 1774, con una ricca collezione di piante medicinali, alberi secolari, e fiori rari, e un centro di ricerca e didattica. Perfetto per trascorrere un’ora in pace e contemplazione.

#9 In Duomo e nella Galleria Vittorio Emanuele

Credits Andrea Cherchi – Interno Duomo

In 60 minuti si può anche visitare il Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele. Per il primo si ha tempo di sicuro di vedere l’interno della cattedrale, compresa la cripta, mentre per l’area archeologica non bastano. I minuti che rimangono sono sufficienti per una passeggiata veloce tra le vetrine della Galleria.

#10 A passeggio tra le vetrine del Quadrilatero della Moda

mania_buyer IG – Via Montenapoleone

Dalle luccicanti e storiche vetrine della Galleria a quelle del Quadrilatero della Moda. In un’ora, senza fermarsi a commentare ogni singolo prodotto esposto, si può sognare ad occhi aperti camminando su via Montenapolone, via Sant’Andrea e via della Spiga. Per le altre strade del lusso servirebbe altro tempo.

Continua la lettura con: Se ti mettessi in proprio che cosa faresti? Questi sono i sogni dei milanesi

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The Milaneser: Milano onirica, immaginaria, allucinata

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Un tetris visionario da cui emerge una Milano onirica, immaginata, allucinata, con i suoi monumenti più celebri e i suoi angoli meno conosciuti grazie all’opera di grandi nomi e talenti emergenti.

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The Milaneser: Milano onirica, immaginaria, allucinata

# 137 illustratori danno vita al libro “The Milaneser: la città che stiamo diventando”

The Milaneser

137 illustratori, dai grandi nomi ai talenti emergenti, chiamati a raccontare la loro Milano: luoghi, persone, simboli , attitudini “perché Milano è anche uno stato d’animo“. 137 immagini di Milano, 137 emozioni differenti raccolte nel libro “The Milaneser: la città che stiamo diventando”. Un progetto creativo – nato nel 2020 dall’idea di Lara Aldeghi, copywriter, e Stefano Lionetti, art director e partner di ZetaLab, studio di comunicazione visiva con quartier generale nel quartiere Isola- che racconta Milano attraverso le copertine di una rivista immaginaria, The Milaneser, che si ispira per grafica ed estetica alla storica rivista New Yorker alle sue celebri copertine, arricchita da approfondimenti, commenti e contributi speciali di Chiara Alessi, Gianni Biondillo, Giovanna Castiglioni, Luca Misculin e Davide Oldani.

# Un tetris visionario

The Milaneser

“Milano è una città in continua evoluzione, ricca di cultura, arte e storia, e si voleva trovare un modo originale per raccontarla, accogliendo un repertorio di voci polifoniche, di interpretazioni e sguardi differenti”, ci racconta Roberto Di Puma, socio Fondatore e Presidente di FBM, un’impresa culturale e creativa nata nel 2015 dal recupero della Cartoleria e Tipografia Fratelli Bonvini Milano, storica bottega fondata nel 1909 in via Tagliamento, Scalo di Porta Romana, che ha abbracciato fin dall’inizio il progetto con un approccio di partnership attiva e di valore, dove è possibile scoprire e acquistare il libro e le singole copertine illustrate.
Si comincia con Feeling like Eustace Tilley, di Hikimi (pseudonimo dell’illustratore torinese Roberto Blefari) un omaggio al primo numero del New Yorker (la caricatura di un dandy) declinato in salsa meneghina, con un tocco di ironia: sullo sfondo del Duomo con i palmeti, un piccione vestito fashion passeggia come un turista.

The Milaneser – Dalla

Geniale la copertina in stile pop art con le scatolette Ossobuco Rice di Mambo Tattoer (nome d’ arte del tatuatore milanese Mattia Calvi ) ispirata alle iconiche Campbell’s Soup realizzate nel 1962 da Andy Warhol. La visione della città per Nazario Graziano è la Milano che fatica che già la dice lunga, con il faccione di Lucio Dalla, il grande cantautore bolognese che ha saputo descrivere attraverso una canzone la Milano negli anni 70 con tutte le contraddizioni, tra l’affettuoso e lo spietato.

Chiosco – The Milaneser

Per l’illustratrice Chiara Vercesi Milano è il chiosco di Valeria aperto tutta la notte in piazza Fusina, conosciuto anche come Le Luride, un panino dalle Luride sono una certezza nella notte milanese. Come quello completo con salamella, peperoni, cipolla, salsa della casa, formaggio, insalata. Nella illustrazione di Andrea Bozzo Milano è la Vincenzina di Enzo Jannacci davanti ai cancelli della fabbrica chiusa.

The Milaneser

Milano è come una cipolla per lo chef Davide Oldani che ricorda che per lui nato e cresciuto a Cornaredo, Milano era il viaggio con papà Bruno, operaio tessile, quando lo portava in gita in piazza Duomo. “Milano la capisco solo a piedi. Sarà perché non ho la patente, ma non è che mi hanno bocciato all’esame di guida: proprio non l’ho mai voluta fare, a Milano non serve guidare!”, afferma Gianni Biondillo, scrittore di gialli e architetto. Milano l’è una cadrega (una sedia), afferma Chiara Alessi, saggista esperta di design. E’ un sellino della bici, il basamento della statua di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo “per i culi dei turisti stanchi”.

E ancora: la Milano degli stereotipi di Fabrizio Morra, di cui sorridere ma c’è un errore volutamente inserito dall’autore da trovare e metterà alla prova la milanesità del lettore. E, sfogliando le 221 pagine del The Milaneser si arriva all’ultima immagine: un funambolo che cammina su un cavo d’acciaio perché, scrive nella sua illustrazione Andrea Banfi, vivere a Milano “significa cercare di stare in equilibrio su un filo che tiene unite tante cose la vita, il lavoro, gli affetti, la partecipazione, gli eventi, con la sensazione di esser sospesi in un vuoto ma che in realtà e pieno di tutto quello che la città offre. E come per un funambolo, l’unico modo per riuscirci è mettersi in movimento

Continua la lettura con: La LIBRERIA ESOTERICA più grande d’Italia si trova a MILANO: la sua storia e le curiosità 

CRISTINA TIRINZONI

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Il sole sorge a Milano ovest: i progetti più attesi entro il 2030 per rilanciare zona San Siro e dintorni

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Credits dpstadiomilano.it - Masterplan Nuovo stadio

Milano continua a trasformarsi. La linea M4 è arrivata a San Babila, nel 2024 fino al capolinea ovest di San Cristoforo. Le rigenerazioni urbanistiche hanno dato vita a City Life e alla nuova Porta Nuova, ma l’evoluzione e altri stravolgimenti urbanistici sono attesi da qui al 2030: dal quartiere Santa Giulia che raddoppierà la sua estensione riqualificando la porzione degli ex terreni Montedison con annesso “PalaItalia” pronto ad ospitare le gare sul ghiaccio delle “Olimpiadi Invernali 2026” fino ai 7 Scali, con milioni di metri quadri che cambieranno il volto alla città, con il primo assaggio allo Scalo Romana dove è in costruzione il Villaggio Olimpico. E a San Siro cosa sta succedendo e cosa succederà in futuro?

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Il sole sorge a Milano ovest: i progetti più attesi entro il 2030 per rilanciare zona San Siro e dintorni

La rivoluzione attesa nel quadrante ovest di Milano, che comprende il quartiere San Siro e i suoi dintorni, toccherà alcuni luoghi storici per i milanesi anche se per molti il destino è incerto.

#1 Le Scuderie de Montel: le nuove terme

Credits: milanoevents.it

Uno dei progetti più affascinanti è quello dello straordinario complesso in stile Liberty delle ex scuderie De Montel che si appresta a trasformarsi nelle prime “vere” terme di Milano sfruttando l’ “acqua marcia” che scorre sotto la città, caratterizzata da un elevato contenuto di solfuri. Vincitore del concorso internazionale Reinventing Cities 40, il “Teatro delle Terme presentato dall’Architetto Giancarlo Marzorati avrà 800 mq di vasche interne ed esterne di acqua sulfurea che potranno ospitare fino a 700 persone contemporaneamente e un nuovo parco urbano di 8.000 mq con saune, piscine, aree relax. Sarà il più grande complesso termale italiano in una grande città. L’apertura al pubblico è prevista attorno alla fine del 2024.

Leggi anche: Le TERME FIABESCHE di Milano: la trasformazione delle ex SCUDERIE DE MONTEL

#2 Lo Stadio di San Siro: il grande enigma

Credits dpstadiomilano.it – Masterplan Nuovo stadio

Niente dura in eterno, o almeno molte cose, e questa volta sembra essere il caso dello Stadio di San Siro. Almeno lo era fino a poco tempo. Nel 2019 le società di Inter e Milan hanno formalizzato la richiesta di realizzare ex-novo il loro stadio con annessa area commerciale, direzionale, sportiva e verde basato sul progetto vincitore “La Cattedrale” dello Studio Popolus, da costruirsi sull’attuale area dell’arena calcistica previa demolizione. Dopo la conclusione del dibattito pubblico a fine 2022, con le modifiche richieste alle due società per rendere fattibile il progetto, sembrava profilarsi la fine per quello che è ritenuto uno degli stadi più belli del mondo: un’attrazione per molti, un monumento, un’emblema, un simbolo storico, la Scala del calcio. 

Dopo che la Soprintendenza ha posto il vincolo al secondo anello di San Siro, che nel 2025 “compirà” 70 anni, potrebbe aver mandato forse in soffitta per molti anni l’idea di un nuovo impianto in quella zona. Ma non è detta l’ultima parola: il Comune ha annunciato il progetto di riqualificazione dello Stadio San Siro ad opera di WeBuild. Ora la palla passa alle squadre.

Alcune nostre idee a riguardoUn nuovo FUTURO per lo stadio San Siro

#3 Il ponte di training a Piazzale Lotto

Credits: Urbanfile – Prisma Landscape per piazzale Lotto

Per questo progetto non c’è invece niente di concreto, si tratta solo di una call for ideas per immaginare la città del futuro, voluta dal Comune di Milano. Nello specifico parliamo di un percorso di training naturalistico con piazze degradanti che sovrastino l’incrocio di piazzale Lotto ipotizzato da Prisma Landscape.

Si prevedono percorsi per fare jogging, piste ciclabili, pareti per arrampicate, attrezzi per fitness e inserimento di aree verdi tutto in sopraelevata rispetto al piazzale, per garantire di vivere l’area in sicurezza mettendo in connessione le aree verdi tra l’Ippodromo di San Siro, dal QT8 e dal Monte Stella.
Se realizzata trasformerebbe in meglio la zona, visto il degrado causato dal tratto di preferenziali della linea 90/91 ancora incompiuto.

Leggi anche: Il MISTERO della PREFERENZIALE SCOMPARSA della 90-91

#4 Il nuovo Lido: il gemellino dell’Idroscalo

Flickr Comune di Milano – Lido di Milano

Restiamo in Piazzale Lotto dove la celebre piscina è chiusa da oltre tre anni. Il nuovo bando lanciato da Palazzo Marino è stato vinto da una cordata, con a capo la società spagnola Ingesport Health and spa consulting, che gestirà l’impianto per 42 anni rilevandolo da Milanosport e che si farà carico dell’investimento previsto di 25 milioni di euro. Al termine dei lavori il Lido di Milano diventerà un “parco sportivo fruibile tutto l’anno e non solo nei tre mesi estivi” con prezzi scontati per giovani, famiglie e anziani. 

Sarà un piccolo gemello dell’Idroscalo. Questa la trasformazione prevista per il Lido di Milano. L’attuale piscina sparirà e lascerà spazio a uno specchio d’acqua dove poter praticare canoa e kayak tutto l’anno, come nello storico bacino artificiale adiacente a Linate, oltre ad altre attività di fitness di vario genere. 

A questa verrà affiancata un’altra vasca estiva, una “nuova palazzina che ospiterà un centro ludico-sportivo molto attrezzato” dedicato al fitness e verrà demolito e ricostruito il Padiglione delle Cabine. In questo modo tutta l’area tornerà ad essere dedicata allo sport dopo l’inaugurazione nell’estate 2019 dell’Allianz Cloud, il palazzetto sportivo casa del Volley Milano.

#5 Le aree da riqualificare: Harar Sud e Quadrilatero dell’Illegalità

Tra progetti suggestivi, già definiti o che rimarranno puri esercizi di stile, nel quadrante ovest della città permangono ancora situazioni di violenza estetica e di abbandono totale su cui occorrerebbe intervenire al più presto. Tra gli esempi più significativi:

– Gli orrori di via Harar e dintorni

Credits: googlemaps.com

Le vie che si diramano a sud dello Stadio San Siro, in particolare le vie Dessiè e Harar, danno particolare sfoggio di bruttezza con monoliti stile soviet che costituiscono un muro sia fisico sia visivo all’interno dei quartieri. Si salvano solo le ville sul lato nord. Tra gli edifici più stranianti e inquietanti, senza nemmeno balconi o terrazzini e con un fitto mosaico di finestrelle affiancate una all’altra, si trova in Via Federico Engels. Poco più distante in via Carlo Marx ce ne sono altri di pari squallore.

Leggi anche:  Il muro invisibile di SAN SIRO

– La situazione fuori controllo di Piazza Selinunte

Credits ellefilios IG – Piazzale Selinunte

Piazza Selinunte è da tempo definita la “piazza araba” di Milano, per via della comunità proveniente dal Maghreb che ha ormai superato la popolazione italiana e che controlla di fatto, anche in modo violento, tutta la zona. Una tra le più pericolose di Milano, proprio al centro del “quadrilatero dell’illegalità“, dove furti, spaccio e rapine sono frequenti. Anche gli edifici attorno sono inguardabili, scrostati, sporchi e pieni di graffiti. Una riqualificazione del luogo e una maggiore prevenzione per limitare fenomeni di inciviltà e violenza potrebbe riportare dignità a questa parte della città e chi ci vive.

Continua la lettura con: Il quadrilatero dell’illegalità: le idee per trasformarlo in un polo di attrazione

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

A 240 gradini dal paradiso: la spettacolare spiaggia sulla costa degli dei

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Chi l’avrebbe mai detto che a separarci dal paradiso ci siano solamente 240 gradini? No, non sto parlando del paradiso vero e proprio, ma di un luogo così spettacolare da farci credere di essere giunti davvero in un piccolo pezzo di paradiso. Andiamo a scoprire dove ci portano questi 240 gradini.

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A 240 gradini dal paradiso: la spettacolare spiaggia sulla costa degli dei

# Una spiaggia nella “Costa degli Dei”

Credits: @calabria_cartoline_IG

Ci troviamo in Calabria, a Parghelìa. È un piccolo comune nella provincia di Vibo Valentia, confinante con Tropea (a Sud) e Zambrone (a Nord) che ospita la meravigliosa spiaggia di Michelino: mare con acque limpide e cristalline, sabbia bianca finissima, natura selvaggia e fondali marini meravigliosi sono gli elementi che compongono questo piccolo pezzo di paradiso. Non a caso, il paesino di Parghelìa si trova proprio sulla costa denominata “Costa degli Dei”.

Il luogo perfetto per chi ama restare a contatto con la natura in un luogo di pace e tranquillità. Ma la sua attrattiva è nel modo in cui raggiungerla. Sono 240 i gradini che ci separano da quest’oasi paradisiaca. Sarà necessario percorrere una ripida scalinata, ma la fatica verrà presto ricompensata: la vista dalla scogliera è fenomenale.

# Il New York Times l’ha descritta come “uno dei 100 luoghi italiani assolutamente da non perdere”

credits: @experiencecalabria su IG

Il paese di Parghelìa, quasi interamente ricostruito a causa del terremoto del 1905, può vantare un grande flusso di turisti che provengono da ogni dove per poter trascorrere il pomeriggio al mare in questa spiaggia paradisiaca. Qui, vi è un’antica chiesa dedicata proprio a san Michele ed è da questa struttura che la spiaggia ne trae il nome.

La sua bellezza incontaminata e selvaggia l’ha portata a diventare un punto di ritrovo per appassionati di snorkeling e immersioni. Il New York Times l’ha descritta come “uno dei 100 luoghi italiani assolutamente da non perdere”.

Continua a leggere: Le spiagge più belle vicino a Milano

SELENE MANGIAROTTI

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Quando Milano è diventata bellissima

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Ph. @donamtykl IG

Si ok, va bene tutto, il mare la montagna la collina e le tradizioni, tutto bellissimo per carità, ma io sono un F205, nato a Milano, figlio nipote e bisnipote di milanesi, e ci tengo che si sappia.

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Quando Milano è diventata bellissima

Purtroppo non sono più un F205 di primo pelo. Ho passato la prima metà della mia vita a sentir dire che Milano è fredda, che i milanesi sono scostanti, che Tangentopoli l’ha pure privata del suo primato morale, che è brutta e che, se non ci fosse la fresca che gira, non ci sarebbe nessun motivo per starci. Ed era vero.

A me toccava ammiccare e cambiare discorso, e subire le interminabili tirate di veneziani, fiorentini, romani, napoletani, che decantavano le loro (oggettivamente) splendide città, chi la bellezza, chi l’arte, chi la storia e chi il mare, e noi la nebbia. Addirittura qualche torinese ha osato definire Torino più bella di Milano, ma lì è bastato uno sguardo al vetriolo e la cosa è finita lì.
Poi un bel giorno le cose sono cambiate. La gente ha iniziato a parlar bene di Milano. E non dico gli F205, che da che mondo è mondo si sentono a casa propria solo a Milano, parlo degli “altri”.
Il primo fu un tizio barbuto ad Amsterdam. Gestiva un chiosco di cianfrusaglie in Reguliersdwarstraat e mi chiese da dove venissi. Milano, dissi io, già prevedendo che il discorso virasse sulle solite Venezia eccetera. In fondo, a noi chi ci conosceva? I milanesi non emigrano.
E invece no, il cimbro mi sorprese con un “ah, Milano, città bellissima”. Caddi dalle nuvole e gli chiesi cosa mai l’avesse entusiasmato di Milano: il Cimitero monumentale. Ma cosa diav… epperò, prima che avessi il tempo di riprendermi, continuò dicendo che “una città che tratta così bene i suoi morti, chissà come deve trattare i suoi vivi”.
Così, sbam, dritto in faccia.

Milano è l’unica città europea dove si parla italiano

E allora diciamocelo.
I suoi vivi Milano li tratta bene, sicuramente meglio di Venezia o Firenze o Roma. Di Torino neanche parlo perché lì, di gente viva, non se n’è mai vista.
La mia Milano (signùr se l’era triste) è cambiata: il Fuorisalone, le settimane della moda, le migliori università d’Italia, Expo, gli eventi le mostre i cinema i teatri, il car sharing, il bike sharing, l’husband & wife sharing, le cinque linee della metro, i negoziati etnici aperti di notte, i supermercati alla domenica, tre aeroporti, Milano a un’ora dal mondo e tutto il mondo a un’ora da MIlano, verghino signori verghino e infatti la gente ci arriva e ci resta, ci si abitua e ci sta bene.
Un amico pugliese m’ha detto che Milano è l’unica città europea dove si parla italiano. Ed è vero. Se vuoi altre città Europee devi impararti qualche altra lingua. E sarai sempre straniero. Qui no, caro, qui di scuse non ne hai. Sei il benvenuto, inventati un lavoro e inizia a pedalare.

Credits: @radiorooftopmilan
Radio Rooftop Milano

Nessuno chiede di meglio. Si tratta soltanto di capire che qui un minuto è fatto di 45 secondi, un’ora di 45 minuti e una giornata di 29 ore, perché soltanto un idiota potrebbe pensare che a Milano ci si va per lavorare e basta: c’è troppo da fare e si può fare di tutto. Si tratta di capire che il caffè si beve in piedi, rapidi, come una medicina, e a pranzo non si mangia, ci si nutre. Si tratta anche di capire che qui c’è del porfido, c’è del basalto e ci sono le rotaie, e che devi starci attento per non sderenarti quando vai in bici, ma in bici ci puoi andare, qui. Purché pedali.

Certo, un po’ la nebbia mi manca. E ancora mi chiedo, in fondo in fondo, com’è possibile che ci siano tanti turisti proprio qui. E -diciamocela tutta- un po’ mi spiace che l’unica cucina etnica che è sparita sia proprio quella milanese.
E ogni tanto mi girano le balle quando talvolta intravvedo ancora un po’ di quella spocchia di chi s’è lasciato alle spalle il mare, l’arte e la storia: ma lascio correre, perché questi ragazzi hanno scommesso sul futuro, e il banco di gioco non può che essere Milano.

Insomma, è come se, di punto in bianco, mi fossi trovato un sacco di gente a girare per casa. L’ultima cosa che mi viene da dire è “fate come se foste a casa vostra”. In fondo sono un F205, al massimo posso sperare che abbiate trovato tutto in ordine.

Continua la lettura con: Milano è brutta

ANDREA BULLO

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Il più identitario? E il più banale? La classifica degli stemmi dei municipi, dal più bello al più brutto

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Bandiere Municipi
Bandiere Municipi

Bisogna essere onesti. Milano non valorizza molto i suoi municipi. Anche se ognuno ha una popolazione paragonabile a quella delle città più importanti della Lombardia, può contare su pochi poteri, risorse limitate e confini raffazzonati. E anche per gli stemmi si potrebbe fare di più. 

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Il più identitario? E il più banale? La classifica degli stemmi dei municipi, dal più bello al più brutto

I nove municipi di Milano, nati nel 2016 in sostituzione alle “zone” di decentramento, sembrano avere tutte le carte in regole per diventare realtà sempre più autonome: Milano è la città della diversità e ogni identità, via o quartiere, che aumenti la sua identità rafforza l’identità dell’intera città.

Hanno un Presidente di Municipio, hanno un Consiglio amministrativo di 30 membri, hanno una sede dislocata nel territorio (il municipio 9 ha una sede meravigliosa), hanno un numero di abitanti che oscilla tra i 98.000 del municipio 1 e i 188.000 del municipio 8, come il terzo comune più popoloso della Lombardia.

Nonostante tutto, oltre al non avere un adeguato potere decisionale, non hanno nemmeno dei veri e propri stemmi. O meglio, hanno delle psuedo-bandiere scelte per lo più giocando in modo un po’ scontato sul numero del municipio, piuttosto che sui luoghi o simboli identitari. E, considerato che lo stemma del municipio dovrebbe rappresentare in maniera adeguata la specificità del territorio contribuendo ad identificarlo e a promuovere un senso di appartenenza presso la cittadinanza, il risultato lascia a desiderare tanto che alcuni municipi si sono già mossi per proporne una sostituzione. Vediamo nel dettaglio la classifica degli stemmi attualmente in uso, dal più bello al più brutto.

LA CLASSIFICA DAL PIU’ BELLO AL PIU’ BRUTTO

#1 Municipio 1: il Duomo stilizzato

Bandiera Municipio 1
Bandiera Municipio 1

Lo stemma del municipio 1 è decisamente il più bello.  Rappresenta il Duomo stilizzato con tratti neri più o meno spessi. Trasmette l’idea di una Milano moderna, veloce, dinamica. Proprio quello che ci vuole.

#2 Municipio 5: Chiaravalle che solca il Naviglio

Bandiera Municipio 5
Bandiera Municipio 5

Secondo posto per il municipio 5. È uno dei pochi stemmi con dei simboli identitari raffigurati in modo comprensibile. La  Ciribiciaccola, il Campanile di Chiaravalle, svetta su uno sfondo giallo sbiadito accompagnato, alla base, da un disegno con 5 code: sono le acque del naviglio pavese che scorre lungo la parte occidentale del municipio.

#3 Municipio 2: tre icone old fashion

Bandiera Municipio 2
Bandiera Municipio 2

Lo stemma è composto da tre disegni, uno sopra l’altro che ricordano vecchie fotografie con filtro seppia. La prima raffigura l’iconica Stazione Centrale, la seconda la Chiesa di San Martino a Greco e la terza il naviglio della Martesana che, attraversando tutto il territorio del Municipio, è in effetti un elemento identitario. Il risultato complessivo, pur essendo abbastanza elegante, è forse un po’ troppo “old fashioned” per una città come Milano.

#4 Municipio 3: in risalto il leone di Porta Venezia

Bandiera Municipio 3
Bandiera Municipio 3

Si continua con il gioco dei numeri. Il municipio 3 ha, per l’appunto, tre simboli sullo stemma. Un leone bianco, simbolo di Porta Venezia, a destra delle onde bianche su sfondo verde, simbolo di Lambrate e in basso, su sfondo azzurro, la chiesa del Santissimo Redentore nei pressi di Corso Buenos Aires. Unica pecca: manca un po’ di fantasia.

#5 Municipio 4: i tre ponti

Bandiera Municipio 4
Bandiera Municipio 4

Lo stemma di questo municipio raffigura tre ponti in primo piano e il Duomo sullo sfondo. I tre ponti rappresentano i tre ponti di Forlanini, che costituiscono l’accesso a est per chi arriva da Linate e riprendono la tradizione delle porte antiche. Esprimono anche il punto di frontiera, come in generale succede per i binari del treno, tra quartieri borghesi e quelli popolari o perfino agricoli. Sono il simbolo più rappresentativo di questo municipio che, a differenza di altri municipi, non ha un quartiere dominante o qualche elemento fortemente identitario, come un monumento, una piazza o un simbolo unificante. E’ uno dei municipi più eterogenei di Milano.

#6 Municipio 7: la spiga di grano e la cascina Linterno

Bandiera Municipio 7
Bandiera Municipio 7

Il municipio 7 ha il primato di essere il municipio con più aree verdi di Milano, ma questa fortunata caratteristica, rappresentata nello stemma da una malinconica spiga di grano, passa in secondo piano rispetto agli altri elementi che a prima vista sembrano molto più significativi per il municipio. Lo stemma ha sfondo rosso e bianco per richiamare i colori di Porta Vercellina e in primo piano un capitello stilizzato di ordine corinzio. È il riferimento ad una colonna corinzia dell’antica Cascina Linterno presso la quale si presume soggiornò Francesco Petrarca. Sul capitello di tale colonna infatti furono incise le iniziale del poeta: FP.

#7 Municipio 8: lo stemma più enigmatico

Bandiera Municipio 8
Bandiera Municipio 8

Il municipio 8 ha uno degli stemmi più difficili da comprendere. Al centro un numero 8 bianco dal quale si diramano quattro ovali blu, come ali di farfalla. Esteticamente non è bruttissimo, ma cosa vorrà mai dire?

#8 Municipio 6: lo “sgorbio”

Bandiera Municipio 6
Bandiera Municipio 6

Questo stemma è sicuramente tra i peggiori. Un volto blu stilizzato, forse una maschera, raffigurato nella pancia del numero 6. A parte il colore che richiama le acque del Naviglio Grande, icona del Municipio, il significato di tutto il resto rimane ancora un mistero. Piccola curiosità: l’approvazione delle linee guida di un nuovo stemma municipale è stata deliberata dal consiglio del Municipio 6 in data 10 luglio ’17.  Rimaniamo in attesa dello stemma sostitutivo.

#9 Municipio 9: zero estetica, zero identità. Molto meglio lo stemma in stand by

Bandiera Municipio 9
Bandiera Municipio 9

L’ultimo posto è assegnato allo stemma del municipio 9. Nove quadrati su sfondo bianco e rosso senza alcun riferimento ai grattacieli di Gae Aulenti o ad altri prodigi architettonici di uno dei Municipi più vivaci di Milano. Risultato: zero estetica e zero identità. Non si può guardare. Più intrigante e identitario invece lo stemma proposto per sostituirlo, decisamente più rappresentativo del municipio, con i grattacieli di Gae Aulenti che si slanciano sulle fondamenta di Villa Litta: 

Ipotesi nuova bandiera Municipio 9
Ipotesi nuova bandiera Municipio 9

Continua la lettura con: L’assurdità dei municipi di Milano

LETIZIA DEHO’

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Le 7+1 nuove destinazioni a Milano dove ci vorrebbe la METRO

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Le 7+1 nominations che sono state segnalate sulla fan page di Milano Città Stato e che sono state più apprezzate (per numero di like) dai milanesi. In collaborazione con Vivaio.

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Le 7+1 nuove destinazioni a Milano dove ci vorrebbe la METRO

#1 Baggio

Un sogno che sembra destinato a diventare realtà. Il 29 maggio 2024 il Comune di Milano ha pubblicato il bando europeo per per l’affidamento dei lavori dell’estensione della linea M1 di tre fermate, Parri-Valsesia, Baggio, Quartiere Olmi, per un importo di oltre 433 milioni di euro. La scadenza per presentare le offerte è il 16 luglio 2024.

Leggi anche: Ufficiale: la M1 andrà a Baggio! Pubblicato il bando di gara europeo

#2 Fondazione Prada/ Ripamonti

L’intero municipio 5 risulta molto penalizzato dalla metropolitana: tutto il distretto conta solo una fermata, Abbiategrasso. Era la zona che sarebbe dovuta venire servita dalla M6. Come per la Bocconi potrebbe essere toccata dalla circle line a ridosso della circonvallazione esterna.

Leggi anche: Il percorso della M6

#3 Novegro (Idroscalo)

Fatto 30 perché non fare 31? Questo si chiedono gli abitanti di Novegro e delle zone a ridosso della parte nord dell’Idroscalo.  Nel mese di dicembre 2023 la giunta di Milano ha infatti approvato il Piano di fattibilità tecnica ed economica per il prolungamento della linea di 3,1 km con 2 fermate, Idroscalo e Segrate.

#4 Ortica

Un quartiere icona che però risulta molto penalizzato dai mezzi pubblici, a metà strada tra la M2 e M4. Unica possibilità potrebbe essere la circle line.

#5 Sacco

Ospedale un po’ complicato da raggiungere, a ridosso della periferia nord ovest della città. Si potrebbe fare qualcosa con il passante o con la linea 1, ma al momento non risulta niente all’orizzonte.

#6 Parco delle Cave

Uno dei luoghi più sottovalutati della città. Per rilanciarlo definitivamente dopo una positiva opera di riqualificazione ci vorrebbe la metro. La soluzione più semplice potrebbe essere di prolungare la linea 5 oltre San Siro Stadium con una fermata in più, a metà tra parco delle Cave e Parco Trenno. Potrebbe essere la fermata dei parchi, tutta colorata di verde e superecologica.

#7 Quarto Oggiaro

Uno dei quartieri in passato più complicati è sulla rampa di rilancio. Sarebbe utile come il pane la metropolitana che proprio in questo settore parzialmente toccato dal passante risulta mancante.  La sognata M6 rosa o una autentica circle line potrebbero centrare questo obiettivo.

#7+1 Viale Certosa

Sarebbe la spina dorsale della M6 che potrebbe collegare un’area poco servita, quella attorno a viale Certosa a nord ovest, con il municipio 5 sulla dorsale Ripamonti. Ripensare a quel progetto insieme alla circle line potrebbe risolvere quasi definitivamente il tema metropolitana in città.

Continua la lettura con: Metro no limits: il futuro più visionario per la metropolitana milanese

MILANO CITTA’ STATO

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Sorpresa! Milano è la grande città italiana da cui si scappa di più per andare all’estero

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Milano attrae molto. Ma perde altrettanto. Sono uscite le statistiche su quante persone si trasferiscono all’estero da ogni città: al contrario dei luoghi comuni si emigra più dal nord che dal sud. Non solo: Milano è la più grande città da cui si scappa di più all’estero, in rapporto alla popolazione. Più di Napoli, Roma o Torino.  

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Milano è la grande città italiana da cui si scappa di più per andare all’estero

# Le statistiche: tra le 10 province con meno persone che vanno all’estero solo una è al Nord

Credits: adviseonly.com

Le statistiche ufficiali ISTAT: le città del nord Italia sono quelle con la più alta percentuale di emigrati in proporzione alla popolazione residente.

Solitamente i motivi di questa scelta sono dettati dalle migliori condizioni di lavoro e di livello retributivo che lo stato estero è in grado di offrire. Ad esempio alcune delle province più ricche d’Italia e con minore disoccupazione come Trento, Modena, Reggio Emilia registrano più di 2 emigrati per 1000 abitanti. E le 10 province con meno emigranti invece? Ebbene, solo una è del Nord: Parma.

A Catanzaro, Roma, Messina, Trapani, Napoli, Salerno, Brindisi, Taranto si emigra molto meno che a Milano e non può essere una mera coincidenza.

# Milano: punto di arrivo o tappa di passaggio?

Milano è insieme a Palermo la grande città italiana da cui le persone se ne vanno di più all’estero, in percentuale sulla popolazione: con un tasso del 2,16% al di sopra dell’1,89% della media italiana. Si scappa di più dal nord e da Milano. Questo potrebbe segnalare che dal centro sud si tende a trasferirsi al nord e, successivamente, da qui si passi poi all’estero. I dati dunque sembrano mostrare che Milano rischia di diventare sempre più una tappa di passaggio nei flussi di emigrazione di chi ricerca condizioni migliori.

Dove si dovrebbe intervenire per fare in modo che Milano sia invece un punto di arrivo non solo per l’emigrazione interna ma anche per quella internazionale? Quali sono i principali freni perché questo accada? Per capirlo basta prendere i tre principali target dell’emigrazione: chi lavora ma guadagna poco o ha poche prospettive di carriera, chi non ha un lavoro, chi studia. 

# Dove intervenire per ridurre la fuga all’estero da Milano

Credits PublicCo-pixabay – Fuga

#1 LE REGOLE DEL MERCATO DEL LAVORO 

In Italia le regole che governano il mercato del lavoro, dai salari ai contratti, dalle tutele ai regimi fiscali sono applicati in tutto lo stivale, senza nessuna eccezione, Milano compresa che non può quindi adottare sistemi più efficienti per diventare attrattiva come le migliori città europee a cui molti dei suoi giovani si dirigono. Milano dovrebbe battersi per poter sperimentare regole di lavoro più competitive.

#2 LE POLITICHE SOCIALI 

Anche per quanto riguarda le politiche sociali Milano deve stare a quanto stabilito dal governo, in quanto non ha capacità di legiferare in nessuna materia. Questo penalizza molto Milano perché è la città a diretto contatto nei flussi migratori con le grandi città europee che adottano politiche sociali più a misura di chi entra nel mondo del lavoro o di chi è disoccupato.

#3 MODELLI FORMATIVI UNIFORMATI: CANCELLANO LE IDENTITA’ DEI LUOGHI

Lo stesso discorso è replicabile per gli studenti che scelgono la strada per l’estero perché, ad esempio, in Italia non è consentito avere programmi di studio differenziati per area geografica. Con programmi di studio uniformi per tutto il Paese non si consente di adottare modalità formative più in linea con le grandi aree urbane internazionali.

# Una riforma strutturale: l’autonomia per Milano

Milano Città Stato

In un sistema politico centralizzato come quello italiano, dove si punta alla standardizzazione verso la mediocrità piuttosto che la differenziazione verso l’eccellenza, a venire più penalizzate nella concorrenza internazionale sono proprio le aree a maggior sviluppo economico e culturale.
Milano ha cittadini che pretendono sempre il meglio da loro stessi e lo riflettono sulla città, che riescono a portare il meglio dell’Italia nel mondo, ma senza regole  cucite su misura sulle esigenze di un territorio, rimarrà sempre la città preferita da chi arriva dalle altre regioni del Paese, ma rischia di diventare sempre più una tappa di passaggio per chi cerca condizioni migliori e, per questo, è disposto a trasferirsi all’estero.

E’ una priorità nazionale riconoscere il ruolo di Milano come porta di contatto con il resto del mondo, in modo che diventi sempre più una porta di ingresso e non di uscita. Per farlo occorre consegnarle i poteri che l’autonomia sarebbe in grado di darle. Potrebbe essere la svolta decisiva e necessaria per Milano e l’Italia intera per arrestare uno dei più gravi problemi per il nostro Paese: la fuga dei nostri giovani migliori.

Continua la lettura con: Quanti abitanti ci sono a Milano?

FABIO MARCOMIN

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ATM, tieni il tempo! L’App dei mezzi pubblici di Milano perde la sfida con Berlino

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Un’attitudine che amiamo a Milano è quella di mirare all’eccellenza e di guardare alle migliori città del mondo per cercare di crescere sempre di più. Uno dei motivi di vanto dei milanesi sono i mezzi pubblici. Soprattutto se li si confronta con le altre città italiane. Ma le cose cambiano se si guarda alle altre città straniere. Soprattutto se si parla di app. E’ il caso ad esempio di Berlino. Vediamo come l’app dei mezzi pubblici della capitale tedesca può offrire spunti per migliorare quella di ATM. 

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ATM, tieni il tempo! L’App dei mezzi pubblici di Milano perde la sfida con Berlino

 

Le app di riferimento per muoversi con i mezzi pubblici a Berlino e a Milano. ATM la conosciamo tutti. A Berlino invece l’app di riferimento è quella di Verkehrsverbund Berlin-Brandenburg GmbH, consorzio, facente parte del gruppo ferroviario Deutsche Bahn, che riunisce le principali società di trasporto pubblico della città stato di Berlino e della regione circostante: il Brandeburgo. Il suo slogan è: «Alles ist erreichbar». “Tutto è raggiungibile”. Ma quali sono i punti di forza dell’app che ATM potrebbe prendere a riferimento per migliorare il servizio?

# I due principi base dell’APP di Berlino: l’integrazione tra i diversi mezzi

App VBB - Berlino: tutti i mezzi visualizzati in movimento, in tempo reale
App VBB – Berlino: tutti i mezzi visualizzati in movimento, in tempo reale

Le due parole che spiegano quello che manca ad ATM se la si confronta con l’APP di Berlino (o quelle delle altre principali città d’Europa) sono: integrazione e tempo reale. Sull’app si possono infatti trovare tutti i possibili mezzi di trasporto visualizzati in tempo reale. Quindi in ogni percorso si valutano: metro (U-bahn), passante (S-bahn), bus, tram e treni che passano tra le stazioni di Berlino.

ATM è invece più povera. Sulla home campeggiano le 5 linee della metropolitana che la fanno da padrone all’interno dell’app. Se si digita un percorso, i mezzi considerati sono solo metro, bus e tram. Nessun riferimento al passante o a treni di maggiore percorrenza che potrebbero essere considerati per il tratto urbano (ad esempio treni che partono dalla Centrale e fermano a Rogoredo). Ma la pecca maggiore dell’APP di ATM è un’altra: il tempo reale. O, meglio, l’assenza di tempo reale. 

# Tutto in tempo reale

App VBB – Berlino: se si sceglie un percorso si viene seguiti in tempo reale in sincrono con i mezzi selezionati

L’app di Berlino, infatti, si basa sul tempo reale. Se si digita un percorso, vengono elencate le migliori opzioni a seconda dell’orario. Anche perchè i mezzi più convenienti possono variare da un minuto all’altro, a seconda del traffico, delle coincidenze o del semplice passaggio del mezzo. Non solo. Vengono riportati in tempo reale anche eventuali ritardi, anche per bus e tram. E si può scegliere di farsi seguire in tempo reale dall’app mentre ci si muove in sincrono con i mezzi selezionati. C’è, infine, anche la live map che mostra in tempo reale la dinamica di tutti i mezzi pubblici, in tutta Berlino o in una specifica zona selezionata. Tutte funzioni che mancano nell’APP di ATM dove se si digita un percorso le soluzioni proposte sono quelle generiche, senza riferimento a orario o a ritardi. Per offrire un servizio analogo servono sensori per tutti i mezzi pubblici e un livello più tecnologico e più a misura dell’utente dell’app. Anche perché chi usa i mezzi pubblici sa quanto prioritario sia poter scegliere in tempo reale tra tutti i mezzi pubblici esistenti. 

# Esempio pratico: Cosa succede se si digita un percorso (prima schermata)

App ATM – Milano: cosa appare se si digita un percorso (Prima schermata)
App VBB – Berlino: cosa appare se si digita un percorso (Prima schermata)

# Esempio pratico: Cosa succede se si digita un percorso (seconda schermata)

App ATM – Milano: cosa appare se si digita un percorso (Seconda schermata)
App VBB – Berlino: cosa appare se si digita un percorso (Seconda schermata)

Continua la lettura con: I 7 punti deboli dei trasporti di Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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Milano sempre più international: 4 nuovi abitanti su 5 saranno stranieri

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Ph. @milanographies IG

Proiezioni del Comune. Nel 2039 Milano raggiungerà il milione e mezzo di abitanti. Soprattutto per l’arrivo di nuovi stranieri: il 77% del totale. La fotografia di una città destinata a cambiare volto. Foto cover: @milanographies IG

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Milano sempre più international: 4 nuovi abitanti su 5 saranno stranieri

Come sarà Milano tra 15 anni? La risposta arriva dalle previsioni dell’unità statistica del Comune che così immagina la città nel 2039. Una città che diventerà molto più internazionale. L’aumento degli abitanti sarà infatti in massima parte dovuta a stranieri. E ci saranno molte differenze tra le diverse zone. Ma vediamo i dati più significativi. 

# La zona più popolosa

Corso Buenos Aires no auto

Nei prossimi anni Milano aumenterà la sua popolazione di oltre 60.000 persone, sfiorando così quota 1 milione e mezzo nel 2039, avvicinandosi al record toccato a inizio anni Settanta di oltre 1 milione e 700mila. La zona più popolosa sarà l’area tra Loreto e Venezia-Buenos Aires con un totale di oltre 120.000 abitanti. Le zone meno abitate saranno CityLife (2.598 abitanti), Forlanini-Ortica (3.120) e Chiaravalle (1.180). I municipi con più abitanti saranno nell’ordine il 2, il 9 e l’8. Tutti nella fascia Nord. Il Municipio che segnerà la crescita più contenuta è il 6. 

Leggi anche: Il record di abitanti della storia di Milano

# Let’s go international

Ph. dimitrisvetsikas1969

Se fosse solo per la differenza tra nati e morti, la popolazione di Milano calerebbe. Ma il rialzo sarà segnato soprattutto dai nuovi arrivati dall’estero: nel 2039 gli stranieri della città passeranno dai 303mila attuali a quasi 357mila. Ancora di più netto l’apporto netto degli stranieri sull’incremento degli abitanti: il 77% dei “nuovi milanesi” sarà di origine straniera.

Fonte: Dossier Demografico Comune di Milano 

Continua la lettura con: 2024: quanto sono gli abitanti di MIlano?

MILANO CITTA’ STATO

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L’auto più costosa al mondo ha origini milanesi

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Bugatti fronte

Progettata per essere veloce come un aereo e costosa come dieci ville, è stata prodotta in un solo esemplare. Ma è stata superata nel prezzo da una sua antenata, oggi introvabile. Vediamo la storia del marchio che nasce sotto la Madonnina. 

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L’auto più costosa al mondo ha origini milanesi

# La Bugatti nasce in Francia ma ha origini italiane. Troppo giovane per firmare il primo contratto

Credits: repro-tableaux.com

La Bugatti ha una storia intricata che si snoda tra Francia e Italia. Il suo fondatore, Ettore Bugatti, nacque nel 1881 a Nova Milanese, Italia. Durante il suo tempo a Milano, lui e la sua famiglia risiedevano in Piazzale Baiamonti 3, nelle vicinanze dell’attuale Ceresio 7. Dopo aver studiato all’Accademia di Brera, nel 1898 si dedicò alla costruzione della “Tipo 1”, la prima automobile ad utilizzare pneumatici forniti dalla Pirelli & C, azienda milanese, grazie alla sua esperienza acquisita presso l’officina Prinetti e Stucchi in via Tortona.

Impressionati dalle capacità di Bugatti, i conti Gulinelli di Ferrari decisero di sostenere il progetto Bugatti Tipo 2, che portò alla sua vittoria alla mostra automobilistica di Milano. Questo riconoscimento aprì le porte al giovane Bugatti verso Niederbronn, in Alsazia, dove il barone Eugène De Dietrich aveva la sua fabbrica. Non ancora maggiorenne per firmare contratti, suo padre Carlo siglò l’accordo al suo posto. Dopo vari progetti, il barone si ritirò e Bugatti decise di intraprendere una nuova avventura con il supporto finanziario di Emile Mathis, un giovane imprenditore di Strasburgo.

# L’obiettivo della Bugatti Royale era superare Rolls-Royce e Maybach

Credits: it.motor1.com/

Negli anni ’20, Ettore Bugatti si propose di superare i rinomati marchi Rolls-Royce e Maybach con il suo ambizioso progetto, la Bugatti Royale. Quest’auto, soprannominata anche Bugatti Gold per via delle sue parti in oro nel prototipo, è ancora oggi celebrata come una delle più lussuose di sempre, sebbene non la più costosa. Tuttavia, la Bugatti riuscì a superare se stessa successivamente.

La produzione della Bugatti Royale si limitò a sei modelli, ma a causa della crisi del 1929, solo tre di essi furono venduti. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la famiglia Bugatti perse il controllo dell’azienda e, per evitare la vendita all’asta, decisero di cederla volontariamente, ottenendo circa 150 milioni di franchi, una somma significativa ma inferiore al suo valore reale, stimato intorno ai 300 milioni di franchi. Il 21 agosto 1947, Ettore Bugatti morì a causa di un’embolia.

Dal 2000, il suo nome è stato inserito nell’Automotive Hall of Fame, accanto ad altre figure di spicco del settore automobilistico.

# L’auto realizzata per essere la più costosa di sempre, Bugatti Voiture Noire, superata nel prezzo da quella a cui ha reso omaggio

Credits: wikipedia.org

Nel 1998, Bugatti è diventata parte del gruppo tedesco Volkswagen Aktiengesellschaft, che ha istituito specificamente Bugatti Automobiles come sua società finanziaria. In occasione dei 110 anni di storia del marchio, Bugatti Automobiles ha deciso di creare l’automobile più costosa mai realizzata: la Bugatti Voiture Noire. Concepita in omaggio alla Bugatti Atlantic tipo 57 coupé SC 57 è stata presentata al Salone dell’Automobile di Ginevra nel 2019. Realizzata in un’unica unità, è stata realizzata con un telaio in fibra di carbonio artigianale e lo stesso motore W16 quadriturbo da 8 litri della Bugatti Chiron, capace di erogare 1.500 cavalli e 1.600 newtonmetri di coppia, consentendo alla vettura di raggiungere una velocità massima di 420 chilometri all’ora.

Il prezzo a cui è stata messa vendita? 11 milioni di euro, escluse le personalizzazioni. Dall’anno dell’uscita però ci sono diverse auto che l’hanno superata, ma chi ha la quotazione più alta in assoluto è proprio il modello a cui ha reso omaggio.

# Un auto introvabile da 140 milioni di euro

wikipedia – Bugatti_Type-57_SC_Atlantic_Voiture_Noire

Negli anni altri modelli hanno superato il prezzo di vendita a listino, nel 2022 è stata poi battuta all’asta una Mercedes 300 SLR Unlenhaut Coupé a 135 milioni di euro, diventando l’auto più costosa della storia. Secondo gli esperti sarebbe però la storica Bugatti Type 57 SC Atlantic Voiture Noire, realizzata in appena 10 esemplari nel 1938 e omaggiata della versione moderna della Bugatti Voiture Noire, a essere l’auto dal valore più alto di sempre: 140 milioni di euro. 

Bugatti old

C’è però una condizione perchè questa condizione si possa verificare: bisogna trovare l’auto. Ad oggi non risulta infatti registrato alcun proprietario di questa vettura.

Continua la lettura con: Le auto volanti sono già realtà: ecco dove

Articolo di MARCO ABATE aggiornato dalla redazione

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L’isola dei pavoni a un’ora da Milano

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associazione_sottinsu IG - Pavone

Un’isola privata accessibile solo in determinati giorni dell’anno, un tempo appartenuta all’Arcivescovo di Milano. Dove si trova, quando è possibile visitarla e cosa si può ammirare al suo interno.

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Milano – Isola dei Cipressi

L’isola dei pavoni a un’ora da Milano

# Risalente al Neolitico, posseduta dall’Arcivescovo di Milano

ilcoloredelvetro IG – Isola dei Cipressi

Le isole hanno un fascino particolare e anche questa non è da meno. Siamo a poco meno di un’ora da Milano, circa 50 km di strada lungo la Statale del Lago di Como e dello Spluga, nel Lago di Pusiano in provincia di Como. Qui si trova la piccola Isola dei Cipressi, caratterizzata da una storia ricca e affascinante che parte dal Neolitico, con la punta orientale che ha ospitato un villaggio su palafitte. Sono molti i personaggi illustri che l’hanno posseduta, dall’Arcivescovo di Milano con la collegiata di San Giovanni Battista di Monza nel 1300, passando per i Carpani fino al ‘700, poi marchesi e principi fino al 1831, infine nel 1874 gli industriali di Valmadrera, i fratelli Gavazzi.

# La scoperta dell’isola, vincolata dalla Soprintendenza, tra pavoni, gru e aironi

Villa padronale Isola dei Cipressi

L’isola è tuttora privata e si può visitare solo alcuni giorni all’anno grazie a delle visite organizzate. I tour prevedono la navigazione in battello sul lago e la scoperta delle attrazioni presenti sul piccolo isolotto in mezzo, vincolato dalla Soprintendenza e tutelato dalla Fondazione che ha anche lo scopo della sua conservazione e valorizzazione.

ilchiaroscurodistella IG – Casetta sull’albero

Si può vedere il piccolo museo che racconta la sua storia, una casetta sull’albero, la villa padronale, ma solo dall’esterno, il viale dei cipressi e le mura medievali. 

Camminando negli spazi verdi si possono osservare diverse specie di fauna in libertà, tra cui pavoni, gru coronate, aironi e fino a poco tempo fa anche alcuni esemplari di wallaby, della famiglia di marsupiali.

# Le visite da luglio a settembre

lafranci.80 IG – Isola dei Cipressi

L’associazione Pro loco di Bosisio Parini organizza le visite guidate all’isola, della durata di 2 ore, con ritrovo dal Molo di Bosisio Parini in provincia di Lecco. Le prossime date disponibili sono il 10, 20, 24 e 31 luglio, il 7, 28 e 31 agosto e il 3 e 4 settembre, con partenza alle 16:00 nelle giornate di mercoledì e alle 10:00 in quelle di sabato. I biglietti hanno un costo di 17 euro il mercoledì e di 22 euro il sabato per gli adulti, rispettivamente di 9 e 11 euro per i bambini.

Spunto: simi.larity IG

Continua la lettura con: L’ISOLA “DESERTA” dei SOGNI TRICOLORI: la più GRANDE e MENO ABITATA d’Italia

FABIO MARCOMIN

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Tbilisi, la città senza orari

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Siamo soliti rivolgere il nostro sguardo a città come Barcellona, Parigi, Monaco, Berlino, Londra o Vienna quando vogliamo fare confronti con Milano o prendere spunti per migliorare. Delle volte tentiamo anche improbabili paragoni con realtà molto lontane da noi come New York o Sydney.

Dovremmo imparare invece ad allargare un po’ gli orizzonti e provare a prendere esempio da realtà urbane meno note, meno ricche ma che per alcuni aspetti possono ispirare Milano. Come Tbilisi.

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Tbilisi, la città senza orari

# Bella e vibrante

Andrea Urbano – Georgia

La bella e vibrante capitale della Georgia, ricca di storia, arte e differenti stili architettonici offre sicuramente alcune eccellenze da prendere a modello per Milano. Fondata circa 1500 anni fa da Vakhtang I di Iberia, nel corso dei secoli è stata la capitale di vari regni e repubbliche georgiane. Tbilisi come Milano ha subito diverse influenze: romana, araba, mongola, persiana e nel secolo scorso la dominazione sovietica che ha lasciato la sua impronta in diversi aspetti.

Andrea Urbano -Tbilisi giorno

La Georgia la si può considerare il confine tra Europa e Asia e Tbilisi la sua capitale, per quanto sia a tutti gli effetti una città europea, risente molto dell’influenza orientale sia nell’aspetto che nella mentalità.

# La città che non dorme mai

Andrea Urbano -Tbilisi di notte

Pare incredibile per un milanese abituato ad orari elvetici trovare ristoranti e negozi aperti tutta notte. Nel cuore del centro storico e non solo non è raro vedere georgiani o turisti provenienti da qualche remota ex repubblica sovietica ordinare grigliate alle 03:00 del mattino o fumare il narghilè all’alba.

# Numerosi taxi, a prezzi modici

Andrea Urbano -Tbilisi, Georgia

I mezzi pubblici interrompono il servizio abbastanza presto, ma i taxi sono tantissimi e il costo delle corse è davvero contenuto. Dappertutto si paga con il bancomat senza dover pertanto essere costretti a cambiare valuta e la gente passeggia a tutte le ore in totale sicurezza.

# Pulizia delle strade 

Tbilisi non è certo opulenta come Zurigo, ma sicuramente è una città con strade e marciapiedi puliti, i suoi abitanti non sono soliti gettare alcunché a terra.

# Microcriminalità inesistente

Andrea Urbano -Tbilisi polizia

Tema molto sentito dalle nostre parti quello della sicurezza e, purtroppo il confronto tra Milano e Tbilisi è impietoso. Nella capitale georgiana non esiste microcriminalità, un controllo capillare del territorio da parte delle forze dell’ordine con innumerevoli pattuglie e agenti per la città, una immigrazione decisamente più controllata e una cultura di stampo sovietico la rendono una città decisamente sicura.

È possibile passeggiare senza rischio di essere derubati, aggrediti, importunati. Non di rado ragazze sole passeggiano sole in piena notte. Un livello di sicurezza nemmeno minimamente comparabile con quello dei grandi centri italiani, in ogni stazione della metropolitana sono presenti uno o due agenti di polizia il che rende impossibile non pagare il biglietto.

Andrea Urbano -Tbilisi dall’alto

Non è solo una superficiale percezione da turista anche perché chi scrive ha quasi sempre girato a piedi e con i mezzi pubblici anche a notte fonda. Lo conferma anche un giovane pizzaiolo dell’Alto Adige trasferitosi qui in città qualche anno fa, gestore della Pizzeria La Gamba, che non ci sono furti, scippi, aggressioni o furti d’auto.

La Georgia non solo è calcisticamente in un momento decisamente migliore del nostro, la sua capitale è un esempio di multiculturalità e tradizione dal quale prendere il meglio. 

Continua la lettura con: Le 10 mete da evitare per le vacanze in agosto

ANDREA URBANO

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Video: la stazione futuristica di Renzo Piano a Milano

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Prossima fermata: il futuro. Su una passerella di vetro. 

Nel comune di Sesto San Giovanni, stanno proseguendo, infatti, i lavori per la costruzione della nuova stazione futuristica progettata da Renzo Piano.
Il progetto, le novità, il costo e ulteriori aggiornamenti: tutto questo nel video.

Il nuovo video di Milano Città Stato di Silvia Arosio. Iscriviti al canale su YouTube per i video esclusivi.

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SILVIA AROSIO

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UN ROMANTICO A MILANO

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Casa Morigi, a due passi dal Duomo la prima comune gay della storia d’Italia

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A pochi passi dal Duomo si trova Casa Morigi, splendido palazzo quattrocentesco di proprietà del Demanio. E’ diventato simbolo della comunità gay d’Italia. Questa la sua storia. 

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Casa Morigi, a due passi dal Duomo la prima comune gay della storia d’Italia

Nel 1976 Casa Morigi venne abitata per la prima volta sull’onda delle occupazioni europee dove i bisogni sociali erano diventati delle emergenze. Così iniziò il susseguirsi in Casa Morigi di varie persone ma furono in pochi a fermarsi. Rimasero solo coloro i quali non avevano un altro posto dove andare. Queste persone sentivano la necessità di avere un luogo dove rappresentare la propria storia di identità e fra questi individui ci furono gruppi di omosessuali.

Così nacque in questo palazzo occupato il movimento gay italiano. Ripensando a quelli anni, come può essere definita Casa Morigi? “Era sede per le attività dei vari collettivi, luogo di incontro aperto all’esterno nonché una sistemazione per chi aveva problemi di alloggio” (Roberta Liopi, da Affari Italiani).

Continua la lettura con: Via Sammartini è stata la prima gay street d’Italia

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Il “punto zero” di Milano: questo è il centro esatto della città. Secondo Leonardo da Vinci

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credits: blitzquotidiano.it

Sono ancora molti i tesori artistici nascosti o che non hanno ottenuto il giusto riconoscimento, pezzi di storia nascosti dagli occhi di tutti, spesso ignorati e poco valorizzati, ma che avrebbero tante storie da raccontare.

Dopo le ormai dimenticate palme in Piazza Duomo, c’è una palma in particolare che resiste e che ha tutta un’altra immagine. Non si tratta di una palma qualsiasi: è interamente di bronzo e segna un punto importante per la città di Milano.

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Il “punto zero” di Milano: questo è il centro esatto della città. Secondo Leonardo da Vinci

# Una palma in bronzo a pochi passi dal Duomo

credits: blitzquotidiano.it

Ecco un’altra piccola curiosità storica (e religiosa) che si nasconde nel cuore di Milano di cui, forse, non tutti ne sono a conoscenza. Nel 1600, il cardinale Carlo Borromeo fece commissionare la realizzazione di una grossa palma in bronzo e in rame che ora custodisce in modo simbolico il “punto zero” della metropoli.

La si può osservare in Piazza Pio XI, nella cripta della Chiesa del San Sepolcro, a pochi passi da Piazza Duomo. Al suo interno, oltre alla bellissima palma, è stata custodita della terra che i crociati prelevarono da Gerusalemme.

# Il vero centro di Milano secondo Leonardo Da Vinci

credits: Veneranda Pinacoteca Ambrosiana

Questa palma è custodita nel punto che, come indicato nella mappa del Codice Atlantico Leonardo di Leonardo Da Vinci, rappresenta il vero centro di Milano. Anche il cardinale è d’accordo con Da Vinci e per questo l’ha fatta collocare nella cripta. Quella posizione identifica “l’ombelico della antica Milano e della civitas romana, sia in termini geografici sia etico-morali, perché si trova accanto alla copia esatta del sepolcro di Cristo realizzata nel 1100”.

# In origine avrebbe dovuto essere una fontana

credits: milanosguardiinediti.com

Inizialmente concepita come una fontana, la palma di bronzo venne posta nel cortile interno della Biblioteca Ambrosiana, tuttavia rimase in balia delle intemperie poiché si trattava di un luogo non riparato. Col tempo, venne rimossa e collocata nella cripta della Chiesa di San Sepolcro e rimase lì fino al 2015, quando venne finalmente riscoperta e restaurata.

Continua a leggere con: C’è un angolo di FLORIDA a Milano: le PALME segrete in CORSO BUENOS AIRES

SELENE MANGIAROTTI

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3 motivi che fanno di Milano la capitale della pizza del nuovo millennio

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dennispizzadimontagna IG

In città ci sono quasi 10mila pizzerie di tutti i tipi e per tutte le tasche. Molte grandi firme di maestri pizzaioli partenopei sono giunti a Milano per aprire le proprie insegne di successo. La città ha risposto bene, diventando, in breve tempo, la capitale indiscussa della pizza creativa. I motivi?

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3 motivi che fanno di Milano la capitale della pizza del nuovo millennio

#1 Milano è un laboratorio di creatività: se ha successo qui, poi può prendere il volo

Credits alessandraterenzio IG – Pizzeria Sorbillo

Per questo, chi ha voglia di accettare la sfida mettendosi in gioco in un mercato competitivo ma allettante, giunge qui per mettersi alla prova, testando le proprie capacità grazie ad un palcoscenico stimolante e che accoglie tutti. Da Sorbillo a Capuano passando per Lionello, la sfida è stata accettata da molti e vinta con successo. 

Credits : @crocca_
Ma il terreno è fertile per tutti, non solo per i pizzaioli partenopei. C’è spazio per la pizza al trancio o al padellino, per la pizza col cornicione alto o per quella sottile come da Crocca.
 
Credits pizz_aut IG – PizzAut

Un terreno fertile ed inclusivo, esempio ne sia PizzAut o Pit’sa, appena aperto in via Cadore e che dà lavoro a ragazzi con sindrome di down. 

#2 Gli eventi: il palcoscenico per un grande lancio 

Pizza week

Gli stimoli arrivano anche dai numeri eventi a tema pizza. A settembre tornerà infatti il Pizza Village nel parco di City life. Dal 4 all’8 sarà un vero e proprio festival per i migliori maestri pizzaioli italiani con musica, divertimento e pizze per tutti. 

Ma già a luglio dal 6 al 13, arriverà la Pizza Week, evento organizzato da 50 top pizza. Ci saranno tutti, dalle catene come Alice pizza, ai nomi altisonanti come quello di Davide Longoni con la sua pizza in teglia, a Berberè che he servirà una pizza ideata da Cesare Battisti di Ratanà, o ancora Dry, pizzeria al top per il connubio pizza e cocktail che, non a caso, ospiterà bartenders italiani e internazionali.

#3 Molte nicchie e vasta possibilità di diversificazione

Credits: @corner58_byrobertoconti e @posti_cibi
pizza liquida e calice al Corner 58

Milano dunque è un campo largo, un enorme banco di prova per tutti. Chef famosi, piccole botteghe, tipi di pizza assai diversi tra loro ma tutti attrattivi. La forbice dei prezzi é anch’essa, assai varia: se una Margherita in centro ha ormai da tempo superato i 9 euro, nelle periferie si può ancora assaggiare una dignitosa Margherita a 6 euro. Le zone più economiche? Famagosta, Barona, Cenisio e Ghisolfa

Continua la lettura con: La migliore pizzeria di Milano: la classifica 2024

ALESSANDRA GURRIERI

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Dove a Milano gli affitti costano meno?

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Zone con appartamenti più economici

Studente fuori sede? Primo impiego a Milano? Queste sono le zone più accessibili per vivere in città in affitto, in un appartamento o in un stanza singola.

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Dove a Milano gli affitti costano meno?

# Per una stanza servono in media 626 euro a Milano, la zona più accessibile è Napoli-Soderini

Maps – Piazza Napoli

In base all’ultimo dall’ultimo Osservatorio sulle Stanze di Immobiliare.it il prezzo medio per l’affitto di una stanza a Milano è di 626 euro al mese. Se le zone più care si distribuiscono tra il Municipio 1, Porta Venezia e Porta Genova, ce ne sono diverse dove è possibile trovare prezzi sotto i 600 euro e in alcuni casi vicini ai 500 euro.

Zone con le stanze più economiche

Prendendo in considerazione le dieci meno care in assoluto troviamo:

  • Affori, Bovisa con 592 euro;
  • San Siro, Trenno con 584 euro;
  • Famagosta, Barona con 582 euro;
  • Bicocca, Niguarda con 580 euro;
  • Bisceglie, Baggio, Olmi con 571 euro;
  • Viale Certosa, Cascina Merlata con 569 euro;
  • Abbiategrasso, Chiesa Rossa con 568 euro;
  • Udine, Lambrate con 567 euro;
  • Forlanini con 553 euro;
  • Napoli, Soderini con 536 euro.

# I quartieri più economici per un appartamento sono nell’area Bisceglie, Baggio, Olmi

Credits Andrea Cherchi – Chiesa di Baggio

E per l’affitto di un intero appartamento? Osservando gli ultimi dati a disposizione del report emergono delle differenze per quanto riguarda le zone più economiche. Quelle centrali risultano essere sempre le più costose, con una media di 32 euro al mq nel centro storico, 30,5 euro al mq in media nei quartieri di Garibaldi, Moscova, Porta Nuova e 28,2 euro al mq in quelli di Arco della Pace, Arena, Pagano.

Zone con appartamenti più economici,

La top ten dei quartieri più accessibili della città sono in invece:

  • Affori, Bovisa con un prezzo medio di affitto di 20 euro al mq;
  • Bande Nere, Inganni con 19,6 euro al mq;
  • Udine, Lambrate con 19,3 euro al mq;
  • Viale Certosa, Cascina Merlata con 19,2 euro al mq;
  • San Siro, Trenno con 19,1 euro al mq;
  • Bicocca, Niguarda con 19,0 euro al mq;
  • Forlanini 18,7 con euro al mq;
  • Cimiano, Crescenzago, Adriano 18,6 con euro al mq;
  • Ponte Lambro, Santa Giulia con 17,6 euro al mq;
  • Bisceglie, Baggio, Olmi è la zona più economica in assoluto con 17,1 euro al mq

Continua la lettura con: La classifica dei quartieri più ricchi di Milano: gli ultimi dati

FABIO MARCOMIN

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