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I 5 luoghi più strani d’Italia

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Lunigiana

L’Italia è il paese delle meraviglie paesaggistiche e naturalistiche, oltre che di un patrimonio storico/culturale che non ha eguali, e su questo non c’è contestazione che regga. Ci sono comunque delle zone della nostra penisola non molto conosciute ma che conservano al loro interno delle particolarità, rendendole alquanto strane.

Possono essere quei paesi alle uscite dell’autostrada che non imbocchiamo mai, le aree di alcune regioni meno visitate o, semplicemente, i posti dove si pensa non vi sia nulla di interessante da visitare. Almeno fino a che non ci mettiamo piede.

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I 5 luoghi più strani d’Italia

# La Lunigiana: un’area divisa a METÀ

Credits: sigeric.it – Lunigiana

Trae il suo nome dalla città di Luni, fondata dai Romani nel 177 a.C. alla foce del fiume Magra e si identifica oggi nella vallata di questo fiume e in quelle dei suoi affluenti, mentre i suoi confini storici sono molto più ampi. La “Lunigiana Storica” nell’anno Mille estendeva la sua giurisdizione sul territorio oggi compreso nelle provincie di La Spezia e Massa Carrara, fino ad Albareto in provincia di Parma e all’Alta Garfagnana in provincia di Lucca.

La stranezza consiste nel fatto che è una zona a metà fra la Liguria e la Toscana, e per questo lievemente bistrattata da chi vuole andare sul sicuro come le spiagge liguri (soprattutto quelle di Levante) e le perle sparse in tutta la Toscana, quando invece in Lunigiana le attrazioni ci sono eccome. Fra le più rilevanti e strane del luogo: il borgo di Castelnuovo Magra, gli scavi archeologici di Luni e l’itinerario del vescovo di Canterbury.

# Le Murge: lo strano rapporto tra UOMO e NATURA

credits: @parcoaltamurgia su IG

Si intitola “Alta Murgia – una terra strana” il primo documentario interamente dedicato al Parco Nazionale dell’Alta Murgia prodotto da White Fox Communications per l’Ente Parco qualche anno fa. Il docufilm, diretto da Eugenio Manghi (regista, fotografo e giornalista naturalista) presenta un’Alta Murgia inedita, con immagini esclusive che testimoniano la presenza di specie protette come il lupo, la volpe e altre specie rare e raccontano eventi come l’arrivo delle gru in migrazione.

Il tutto senza tralasciare la narrazione del rapporto tra l’uomo e l’ambiente, da molti considerato appunto una stranezza ma, da queste parti, normale regolarità. Un lavoro di équipe che si è avvalso della collaborazione di numerosi esperti di faunistica locali.

#  Alto Adige: le sue piste dei DINOSAURI

credits: @alessioforbicioni su IG

È il momento delle stranezze preistoriche: in un paesaggio oggi così tranquillo e rigenerante, nel territorio dell’attuale Rovereto, troviamo il Jurassic Park italiano. Grandi rettili lunghi cinque o sei metri e pesanti anche due tonnellate che correvano lungo la riva limacciosa del Mare di Tetide, in un periodo collocato a circa 200 milioni di anni fa.

Dinosauri erbivori e carnivori del Giurassico hanno lasciato traccia del loro passaggio dando forma a uno spettacolo incredibile denominato le “piste dei dinosauri”. Alias, un tracciato di impronte fossili grandi anche 30-40 centimetri di diametro, visitabile nella zona dei Lavini di Marco, sul Monte Zugna. Le orme sono centinaia, suddivise in due gruppi principali: più in basso, nei pressi della strada forestale, e poi a una distanza di cinquanta metri, più a monte. Il percorso di facile percorrenza è tracciato e segnalato da pannelli informativi, ed è visitabile in meno di due ore.

Per preservare dal rischio di deperimento il più grande giacimento in Italia di impronte fossili sono stati eseguiti dei calchi delle orme ed è stato digitalizzato il tracciato sul terreno, ricostruendo ipoteticamente le piste e i dinosauri che le hanno percorse, oggi visionabili al Museo Civico di Rovereto.

#  Comacchio: i suoi nomi alquanto bizzarri

credits: comune.besozzo

Il territorio del Delta del Po è da sempre fucina di curiosità e di “stranezze” (per usare un eufemismo) alquanto bizzarre. Sin dai primi del ‘900, complici le ideologie politiche e la guerra, i ferraresi si sono sbizzarriti alla ricerca di nomi particolari, a volte anche unici e comunque originali, da dare ai propri figli. Qualcuno si è anche preso la briga, in tempi non sospetti, di raccogliere un po’ di questi nomi e di elencarli in un libro che ha riscosso un discreto successo.

Ci sono nomi legati alle tendenze politiche, alle simpatie sportive, ai grandi periodi della storia ed ai luoghi della nostra amata penisola. Elencarli tutti sarebbe troppo. Proponiamo quelli che ci sono sembrati i più bizzarri e particolari, scelti a caso dall’anagrafe di Comacchio. Aristodemo, Cicles, Elefanta o Lodisse, passando per Sovente, Faloiser e Rotonda.
Ps. è tutto vero!

# Sardegna orientale: conosciuta come la Costa dei RE

credits: @gianfrank su IG

La Costa Rei della Sardegna ha una storia particolare, la quale spiega anche lo strano nome che le è stato dato. Originariamente la zona era paludosa e ricca di acquitrini. L’azione di bonifica affidata ad alcuni detenuti verso la fine dell’800 è riuscita a far assumere l’aspetto magico che oggi mostra in modo fiero.

Proprio per via della presenza dei galeotti, il tratto di costa venne riconosciuto come quello dei “rei”. Anche se c’è da dire che, senza l’intervento di un gruppo di imprenditori belgi verso la fine degli anni ‘60, Costa Rei in Sardegna non avrebbe potuto offrire le tante comodità e attrazioni turistiche di cui oggi gode. Come i percorsi da Trekking, i ristoranti tipici e le immancabili meravigliose spiagge bianche di un candore che, in Italia, si trovano solo a queste latitudini.

Continua a leggere con: Le 5 CITTÀ più STRANIANTI d’Italia: la classifica definitiva 

CARLO CHIODO

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La «Velasca Fake»: il record europeo del «palazzo più brutto di Milano»

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Credis: Andrea Cherchi

Conosciuta anche come Torre della Martesana, sfida l’originale nella gara di bruttezza. Pochi però conoscono il record europeo che ha detenuto per anni. 

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La «Velasca Fake»: il record europeo del «palazzo più brutto di Milano»

# La Torre del Quartiere Martesana dell’IACP: né bella né originale, ma una vista invidiabile

Credits: Andrea Cherchi
Credits: Andrea Cherchi

La Torre del Quartiere Martesana dell’IACP è stata costruita tra il 1978-82 dall’architetto L. Caramella in Via Stamira D’Ancona. Si tratta di un palazzo di edilizia popolare alto 61 metri per 18 piani, per molti la torre del Parco Martesana.

Raffronto Torre Martesana e Torre Velasca

Nonostante l’estetica in stile brutalista, che la fa assomigliare a una brutta copia della già discussa Torre Velasca, chi vi abita gode di una vista e posizione impagabile: esposta ai 4 venti, con affaccio sul “Parco Martiri della Libertà Iracheni vittime del Terrorismo”, è connessa quasi direttamente al naviglio della Martesana e alla sua ciclabile che consente di spingersi fino oltre Trezzo sull’Adda in bicicletta.

 

Leggi anche: TORRE VELASCA: capolavoro o obbrobrio?

# Il record europeo della torre: il più grande impianto domestico ad energia solare

Credits: Roberto Cavaliere Pinterest

Pochi però conosco il concetto innovativo applicato all’epoca della sua costruzione e del suo record. La torre ha infatti detenuto per anni un primato europeo: sulle facciate era installato l’impianto domestico ad energia solare più grande d’Europa, 1.800 mq di pannelli solari.

Credits: Roberto Tassoni – Milano Progetti e Cantieri FB – Torre Martesana in ristrutturazione

Oggi è in fase di ristrutturazione con rifacimento integrale di facciate, tetto, sostituzione di un ascensore, impianti, parti comuni, scale, parapetti, parti di cantine e garage, per un investimento complessivo di oltre 4 milioni di euro. In questo modo potrà ritornare al suo discutibile aspetto originario e battere la Torre Velasca in un’ipotetica classifica di bruttezza.

Continua la lettura: TORRE AURORA MILANO: bellezza o obbrobrio?

FABIO MARCOMIN

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Il Grana Padano è nato in un quartiere di Milano

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Grana Padano a Chiaravalle
Credits: granapadano.it - Grana Padano a Chiaravalle

Nell’estremo sud del Comune di Milano, nei campi coltivati attorno all’Abbazia di Chiaravalle c’è stata la nascita di quello che è diventato uno dei formaggio più famosi al mondo.

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Il Grana Padano è nato in un quartiere di Milano

# L’origine del formaggio superstar

justbefoodie IG – Grana Padano

La storia riporta che l’abbondante produzione di foraggio, utilizzato come nutrimento per gli animali da allevamento, comportò un eccesso di produzione di latte da parte delle mucche, al punto che i monaci dovettero inventare un sistema di conservazione.

A quei tempi le tecniche di conservazione erano ancora approssimative: il latte doveva essere consumato il giorno stesso della mungitura e i formaggi non duravano molto di più.
I monaci dell’abbazia maturarono l’idea di cuocere a lungo il latte, aggiungendo un po’ di caglio e successivamente sottoponendolo a salatura. Così nacque il formaggio a pasta dura: questo “cacio” ruvido e consistente iniziò ad essere prodotto nelle caldaie dei monasteri che divennero così i primi veri e proprio caseifici della storia.

# Da dove arriva il nome “Grana Padano”

Grana Padano a Chiaravalle
Credits: granapadano.it – Grana Padano a Chiaravalle

In virtù della sua lunga stagionatura i monaci chiamarono questo nuovo formaggio “caseus vetus” ovvero “formaggio vecchio”, per sottolineare ciò che lo distingueva dai formaggi freschi.

Tuttavia la gente delle campagne, che non aveva dimestichezza con il latino, preferì chiamarlo “grana” in virtù della sua pasta compatta punteggiata di granelli bianchi, ovvero piccoli cristalli di calcio residui del latte trasformato.

Arrivò sulle tavole dei banchetti rinascimentali di principi e duchi fino ai Ducati di Mantova e Ferrara agli inizi del 1500.
Il “formai de grana” divenne subito un importante alimento della gente di campagna, soprattutto durante le terribili carestie, grazie alle sue proprietà organolettiche.

Partito da Chiaravalle, piccolo borgo milanese noto per la sua abbazia cistercense, il grana padana è diventato l’espressione di un’intera cultura sociale ed economica, fino ai giorni nostri.

Continua la lettura con: Gorgonzola

FABIO MARCOMIN

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In futuro gli aerotaxi si prenoteranno con Uber

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jobyaviation.com - Aerotaxi

Una startup californiana si prepara a lanciare il servizio nei prossimi anni. Ecco dove e quanto costerà spostarsi in volo sopra le città.

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In futuro gli aerotaxi si prenoteranno con Uber

# Nel 2027 i primi aerotaxi dovrebbero volare su Milano: prima tratta Malpensa-centro città

Milan Flyover

A luglio di quest’anno è arrivata la firma di Memorandum of Understanding che getta le basi per una rete di vertiporti dedicati agli aeromobili elettrici a decollo e atterraggio verticale (eVTOL), per collegare le principali località della Lombardia e del nord Italia. L’accordo coinvolge Lilium, produttore leader di aeromobili elettrici e pioniere della mobilità aerea regionale, Sea Milan Airports e Skyports Infrastructure, eader nelle infrastrutture per vertiporti per l’industria della mobilità aerea avanzata. Si prevedono quattro vertiporti a Milano: Malpensa, Linate, Citylife e Porta Romana.

scaloportaromana.com – Nuovo masterplan

I primi voli dovrebbero avvenire nel 2027 e la prima rotta sviluppata sarà quella che collegherà l’aeroporto di Milano Malpensa e il centro di Milano. Le tariffe iniziali per un tragitto da Linate a Malpensa dovrebbero aggirarsi tra i 100-120 euro a personama tra pochi anni potrebbero essere convenienti come un Uber. Un’azienda del settore sta lavorando al progetto.

# Si potranno prenotare con Uber

jobyaviation.com – Aerotaxi

A illustrare lo scenario futuro è Raffaele Russo, project lead del team che ha sviluppato il primo velivolo a idrogeno, in grado di percorrere 850 km, di Joby Aviation, startup californiana che produce velivoli elettrici per brevi spostamenti. Intervistato da Repubblica spiega come nel prossimo futuro gli aerotaxi potranno essere prenotati tramite Uber. Lo saranno di sicuro quelli venduti da Joby Aviation dato che ha appena acquisito Uber Elevate per sviluppare la parte applicativa e di servizio, integrandola con vari mezzi di trasporto.

# I viaggi costeranno appena il doppio di quelli in auto: prime prenotazioni nel 2025

Uber

La società americana ha già sottoscritto un accordo con la Road and Transport Authority (RTA) di Dubai per lanciare un servizio di aerotaxi nell’Emirato entro l’inizio del 2026, con le prime operazioni a partire dal 2025. Anche le prime prenotazioni tramite Uber dovrebbero essere disponibili da quell’anno e a regime con un prezzo appena doppio rispetto a quello di auto.

Queste le parole di Raffaele Russo: “Il nostro obiettivo aziendale è ambizioso: vogliamo arrivare a offrire un servizio che costi circa il doppio di un Uber tradizionale. Questo lo renderebbe molto più accessibile rispetto agli attuali servizi di elicottero, aprendo nuove possibilità nel trasporto urbano e interurbano. Prendete una città come Milano, dove ci sono 700.000 auto e dove ogni veicolo produce in media una tonnellata di CO2 all’anno. Con i nostri aerotaxi il risparmio per l’ambiente sarebbe enorme”.

Fonte: Repubblica

FABIO MARCOMIN

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Le tre città italiane che fanno perdere la testa

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Se fossero donne farebbero stragi di cuore. Quali sono? E che tipo di donna sarebbero?

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Le tre città italiane che fanno perdere la testa

# Roma 

Credits Kookay-pixabay – Roma

Roma sarebbe una donna dotata di una bellezza esagerata, una vera e propria dea che lascia estasiati e senza fiato di fronte al suo fascino senza tempo e ai suoi lineamenti perfetti.

# Napoli 

Credits danilo-d-agostino-unsplash – Napoli

Sarebbe una “femmena” giunonica, vestita in modo un po’ disordinato e con abiti eccessivi, che ride sguaiatamente, piena di poesia e mille colori, come il suo viso accattivante segnato da un incantevole sorriso che ammalia e rapisce lo sguardo insieme alle sinuosità del suo corpo.  

# Milano 

Credits Andrea Cherchi – Skyline Porta Nuova notturno

È una ragazza carina. All’inizio antipatica, ti tiene a distanza, non ti dà confidenza, non ti fa interagire con lei. Ma se ne approfondisci la conoscenza e la porti a cena nel posto giusto, le cose cambiano. Ti cattura con la sua raffinata eleganza, garbo non palesato con eccesso. Un appagamento, una gratificazione che riscalda il cuore perché durevole nel tempo. 

# Perchè si sceglie Milano?

Non hai scelto Roma perché ti ha tradito. Pensavi fosse amore e invece hai scoperto tanta trasandatezza, troppa incuria e eccessiva disistima per quel corpo perfetto. 
Non hai scelto Napoli perché pensavi fosse amore e invece hai scoperto che era una storia fugace, un bagliore nel cielo durato troppo poco.  
E tu invece hai un disperato bisogno di stabilità, di pensare al futuro con serenità e di poter stare con questa donna del nord per tutta la vita. 

Continua la lettura con: Se ti mettessi in proprio che cosa faresti? Questi sono i sogni dei milanesi

FABIO MARCOMIN

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La Skybike, la ciclabile volante in città: un’idea per Milano?

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Credits skybike_dubrovnik IG - Partenza

Sempre più incidenti coinvolgono le biciclette a Milano. Forse l’unica soluzione è di spostarle di livello. Uno spunto arriva dalla Perla dell’Adriatico dove si pedala “in volo” in sella a una bicicletta ammirando le bellezze della città da un punto di vista privilegiato. Potrebbe essere d’ispirazione per realizzare ciclabili sollevate da terra per consentire più sicurezza a chi va in bici consentendo, al contempo, una circolazione più fluida per le auto in strada?

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La Skybike, la ciclabile volante in città: un’idea per Milano?

# In volo pedalando sopra la “Perla dell’Adriatico”

Credits 707558-pizabay – Dubrovnik

Per ammirare le bellezze di Dubrovnik, la celebre Ragusa, città più famosa della Croazia conosciuta anche come la Perla dell’Adriatico, ci si può spostare “in volo” in sella a una bicicletta. Pedalando con una bicicletta, la skybike, lungo una zip line, si può osservare dall’alto i 1940 metri di mura medievali che circondano l’antico centro storico e i tetti in terracotta della città inserita nel 1979 tra i siti Patrimonio dell’Unesco. Durante il tragitto si può vedere anche l’isola di Lokrum, con la sua vegetazione lussureggiante e le acque cristalline del mare. 

# Come funziona e quanto dura il viaggio

Credits skybike_dubrovnik IG – Partenza

La skybike di Dubrovnik mette a disposizione delle biciclette appositamente realizzate dotate di sedili ergonomici e imbragature robuste. I ciclisti sono fissati saldamente sulle loro biciclette, dotati di caschetto e mentre si pedala sia ha la sensazione di guidare scivolare nell’aria, facendo una sorta di volo d’uccello sopra la città. La partenza è dalla collina di Srdj, a 300 metri dal centro storico, e il percorso ha una durata di 25 minuti.

# A chi è consigliato

Credits skybike_dubrovnik IG

Un’esperienza incredibile e adrenalinica, ma non adatta a tutti. In primis per chi soffre di vertigini o ha paura delle altezze. Sconsigliato anche a donne incinte e a persone con problemi cardiaci. Il limite di peso è 115 kg, mentre l’altezza minima è di 160 cm.

Un modo insolito per vedere la città, ma anche un’attrazione turistica. Perché non realizzare una skybike anche a Milano, ad esempio tra il Monte Stella e il parco del Portello per un punto di osservazione inedito sullo Stadio di San Siro e su Ciytlife? Se non, addirittura, realizzare invece un progetto più strutturale di ciclabili sopraelevate per rendere più sicura la vita in bicicletta a Milano?

Continua la lettura con: Lo SPETTACOLARE TUNNEL solo per BICI e PEDONI più LUNGO del MONDO (Immagini)

FABIO MARCOMIN

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Treni di notte: bella l’idea ma la realtà può essere un incubo

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Boom in Europa per i viaggi notturni in treno. Sono diverse le compagnie che offrono questo tipo di servizio, ma non sempre il viaggio è così piacevole. Anzi.

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Treni di notte: bella l’idea ma la realtà può essere un incubo

# In Europa è riesplosa la domanda per i viaggi notturni in treno

Credits touringclubitaliano – Rete TEE

La domanda di viaggi notturni in treno in Europa è riesplosa negli ultimi anni. Sempre più tratte si sono aggiunte e arriveranno in futuro, in attesa dell’entrata in vigore del programma Trans-Europ-Express 2.0 che si richiama allo storico network con la sigla TEE. Tra le compagnie attive con collegamenti notturni ci sono: NightJet, una delle ultime tratte operative è quella che in 15 ore da Stoccarda porta alla città di Fiume in Croazia, Euronight e la nuova società belga-olandese European Sleeper con il suo primo servizio di treni notturni chiamato The Good Night Train partito a maggio 2023.

Per quanto riguarda Nightjet nel 2024 si sono aggiunte 25 nuove tratte, con una flotta di treni di nuova generazione. Ma in questi servizi ci sono spesso più ombre che luci. 

Leggi anche: I TRANS-EUROP EXPRESS 2.0: i nuovi treni notturni per viaggiare tra le città europee

# Nei treni quasi sempre solo posti a sedere, le cuccette sono una chimera

Credits michimalem IG – Nightjet

Il quotidiano gratuito 20Minutes rivolto ai pendolari, con diverse edizioni tra cui quella svizzera, ha riportato i forti disagi che sono costretti a subire i viaggiatori dei treni notturni, in particolare nei collegamenti Zurigo – Berlino e Zurigo – Vienna. Il problema principale sarebbe l’assenza di cuccette: i passeggeri devono spesso accontentarsi di un posto a sedere in una carrozza illuminata, invece di un letto riservato nella cabina di una carrozza a cuccette a causa della carenza di materiale rotabile“. Il più delle volte gli utenti vengono a conoscenza della disponibilità del solo posto a sedere per la notte al momento dell’arrivo in stazione. Ma quello delle cuccette non è l’unico problema. 

Leggi anche: TRENI VELOCI in EUROPA anche di NOTTE: le tratte attuali e quelle in ARRIVO

# Convogli in ritardo o cancellati e bagni in condizioni disastrose

Credits touringclubitaliano – I nuovi treni attesi dotati di cabin con bagno

A questo si aggiunge il fatto che i treni vengono cancellati o arrivano in ritardo. Non solo: le toilette sono sporche, molte “sono chiuse all’inizio del viaggio a causa di difetti e altre sono molto sporche, con grande disappunto dei passeggeri“. Insomma più che un viaggio rilassante tra le città europee, spesso si trasforma in un vero e proprio incubo. La situazione non è destinata a migliorare a breve e infatti le FFS si sono dichiarate insoddisfatte della situazione e si sono scusate con i clienti. Purtroppo la maggior parte dei Nightjet circolanti in Svizzera sono gestiti dalle Ferrovie Federali Austriache (ÖBB) in collaborazione con le FFS stesse, ma i nuovi convogli Siemens ordinati nel 2018, quelli di ultima generazione tanto attesi, sono in ritardo e pertanto ÖBB è rimasta quasi senza treni per il servizio. 

La domanda a quanto pare ha superato le aspettative, mettendo in difficoltà le compagnie ferroviarie, ma è opportuno recuperare il tempo perduto per evitare che il rinnovato interesse per viaggiare di notte si esaurisca poco alla volta.

Continua la lettura con: Treni LUXURY, STORICI e nuove tratte NOTTURNE: la nuova compagnia FERROVIARIA per il TURISMO in Italia

FABIO MARCOMIN

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5 parchi sorprendenti nei dintorni di Milano (mappa)

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Credits: @mipaco IG

Scopriamo insieme quali sono i 5 parchi più sorprendenti a pochi chilometri da Milano.

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5 parchi sorprendenti nei dintorni di Milano (mappa)

#1 Oasi LIPU di Cesano Maderno (Parco delle Groane): il paradiso dei birdwatcher

Credits: @marco.man74 IG

Con i suoi quattro chilometri di sentieri e una pista ciclabile longitudinale, questa Oasi permette di immergersi completamente nella natura.

L’Oasi LIPU, nonché Parco Regionale delle Groane e della Brughiera Briantea più esteso, permette ai suoi visitatori di attraversare boschi e brughiere, anche con l’ausilio di percorsi interattivi e didattici che rendono la scoperta dei suoi microhabitat più divertente, soprattutto per i bambini.
Quest’area protetta e ricca di biodiversità è particolarmente adatta ai birdwatcher. Infatti, tra i tanti, possono ammirare i particolarissimi martin pescatore, airone rosso e numerosi rapaci diurni e notturni.

Ma non è tutto: l’Oasi accoglie anche animali caratteristici delle zone umide e, nel suo folto bosco e nel ricco sottobosco, ospita piccoli mammiferi, tra cui la specie protetta dello scoiattolo rosso.

#2 Il Bosco WWF di Vanzago e i suoi animali selvatici

Credits: @bosco_wwf_vanzago IG

Nella campagna a circa 20 km da Milano, si estende questa bellissima riserva naturale.

Al suo interno, ha sede un Centro di Recupero per Animali Selvatici (CRAS). Questa speciale struttura ha lo scopo di accogliere, curare, riabilitare e reinserire in natura tutti gli esemplari di fauna selvatica autoctona.

Le attività proposte sono diverse: dall’educazione ambientale alle visite guidate fino ai laboratori esperienziali nella natura per i più piccoli.

#3 Oasi di Sant’Alessio a Pavia con il bradipo didattilo e l’orsetto del miele

Credits: @mipaco IG

Questo posto destinato alla natura è il primo centro italiano ad aver creduto nella reintroduzione delle specie a rischio nell’ambiente. Infatti, tra i grandi traguardi raggiunti, c’è la reintroduzione della cicogna bianca. Ma non solo: in collaborazione con la LIPU, è stata la prima in Italia a riprodurre il falco pellegrino, liberandone anche alcuni in natura.

Anche qui, le attività non mancano: ci sono percorsi adatti a visitatori di tutte le età. E si possono incontrare moltissime specie animali, dagli uccelli europei ai mammiferi, tra cui il bradipo didattilo e l’orsetto del miele.

Il suo sfondo è anche arricchito da un suggestivo castello ricco di storia.

#4 Oasi di Baggero (Parco Regionale della Valle del Lambro) con i suoi due laghi

Credits: @oasidibaggero IG

In Alta Brianza, si può visitare questa riserva naturale ospitata nel Parco Regionale della Valle del Lambro.

L’Oasi si sviluppa intorno a due piccoli laghi, un tempo cave per produrre cemento poi bonificate. È il luogo perfetto dove organizzare un picnic con la propria famiglia famiglia e avventurarsi in una camminata a contatto con la natura, attraverso percorsi che offrono l’opportunità di esplorare tutto lo spazio circostante.

#5 Parco degli Aironi di Gerenzano

Credits: @ren__landscape IG

Un’area verde in provincia di Varese che propone diverse attività adatte per tutti. Dalle visite guidate, ai momenti dedicati all’educazione ambientale, ai moduli didattici per le scuole per l’apprendimento delle materie scientifiche.

Il Parco degli Aironi è un habitat naturale costituito sia da un lago sia da varie aree boschive. Non si occupa solo dei diversi mammiferi autoctoni presenti, ma anche di diverse specie di uccelli, rendendo questo spazio verde una tra le mete preferite per gli appassionati di birdwatching.

Continua la lettura con: Il parco urbano più grande del mondo

ALESSIA LONATI

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Milano è l’unica città al mondo a chiamare Chinatown col nome originale del quartiere

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credits: automoto.it - Paolo Sarpi

Un mix unico tra una “nuova” comunità cinese e le vecchie botteghe artigiane di quartiere. Su questi due pilastri si fonda uno dei distretti più identitari del mondo, un borgo unico che in pochi metri profuma di spezie orientali e panettone.

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Milano è l’unica città al mondo a chiamare Chinatown col nome originale del quartiere

# El borg dei scigolatt

credits: giovannaferrante.it

A differenza di tutte le Chinatown del mondo, Sarpi mantiene le sue caratteristiche di borgo milanese. Di fronte ad ogni epoca storica, il quartiere si è sempre trasformato tenendo il passo dei cambiamenti, oggi infatti si trova ai piedi dello skyline più moderno d’Italia. Forse la natura di questo borgo è proprio quella di dettare i tempi, eppure ancora oggi tra vicoli di Sarpi riecheggiano, quasi per magia, alcune espressioni perdute, come Nirone, Borgh dei scigolat, o quartiere degli ortolani.

Se è facile immaginare come sia giunto fino a noi il vecchio nome del quartiere, quanti conoscono il Nirone e come fa a sopravvivere ancora oggi? È la memoria atavica dei luoghi, quella tramandata di generazione in generazione e che ha tenuto in vita le origini di uno dei luoghi oggi più cool di tutta Italia, evoluto intorno a diverse arterie che rappresentano la sua anima.

Il primissimo borgo si sviluppa intorno ad un corso d’acqua che nasce verso Cesate, attraversa Milano da Nord a Sud e giunge a San Giuliano Milanese, fin dai tempi dei romani. Il nome di questo corso d’acqua è torrente Nirone che, grazie alla sua importanza, ha fatto nascere nei pressi del suo alveo una tradizione contadina rilevante. Con il passare dei secoli sono nate nella zona le cascine tipiche milanesi, dove gli ortolani potevano coltivare e vendere direttamente i prodotti agricoli, in preponderanza le cipolle, i “scigol”.

# Un borgo coi record

credits: Lombardia Beni Culturali

Paolo Sarpi non è il classico borgo dove il tempo sembra essersi fermato. È semmai il contrario, perché il tempo (che passa) abita da tutt’altra parte. Sarpi si trasforma da sempre e gli unici luoghi in cui al tempo è concesso di fermarsi a riposare, sono un campanile romanico, resti di un remoto monastero, e la Chiesa di S. Ambrogio ad Nemus, accreditata come il primo monastero al mondo dove si è insediata la comunità di San Martino di Tours, che ha dato origine alla vita monastica occidentale.

La chiesa di S. Ambrogio ad Nemus, oggi sconsacrata, ha un’altra caratteristica fondamentale, acclarata tramite uno scritto di Papa Gregorio XI del 1375. Ancora prima della dedicazione al santo patrono di Milano, il Pontefice scrive come certamente in quel luogo fosse solito recarsi Sant’Ambrogio per «godere più divotamente, in solitudine, i conforti della contemplazione divina», come riportato da Urban File.

Sarpi è uno dei luoghi preferiti da S. Ambrogio e questo lo rende più milanese di tanti altri angoli, seppure caratteristici, creando un legame perenne con la milanesità.

# La nuova arteria: Paolo Sarpi

credits: urbanfile

Una volta ricoperto il torrente Nirone, ormai compromesso dalla confluenza di altri torrenti e canali inquinati, anche il quartiere degli ortolani ha ceduto il passo alla modernità della metropoli. L’arteria da cui si sono generati i nuovi insediamenti diventa pertanto la lunga Via Paolo Sarpi. Da lì si diramano numerose strade e vicoli caratteristici, dinamici e travolgenti.

Il quartiere inizia a prendere le sembianze che conosciamo noi oggi, i cortili interni dei palazzi e le rimesse al piano terra sono perfetti per ospitare le botteghe artigiane, così ogni mestiere è ben presto rappresentato. Queste stesse caratteristiche sono quelle che fanno insediare i laboratori cinesi.

Una prima delegazione di cinesi si affaccia a Milano negli anni ’20 del secolo scorso, in viaggio dalla Francia dove erano impiegati come manovalanza in sostituzione dei francesi impegnati sul fronte della prima guerra mondiale. Questa delegazione si stabilisce in Via Canonica, la Chinatown prima di Chinatown e i suoi membri provenienti dalla regione dello Zhejiang, da Wenzhou in particolare. Deve essere stato amore a prima vista: i cinesi immigrati in Italia erano definiti Wenzhouren, ovvero “gente di Wenzhou”, che in Cina serve anche per identificare persone dalla spiccata volontà imprenditoriale.

Milano l’imprenditoria come destino, non potevano approdare in un posto più adatto. Questi primi immigrati cinesi sono attratti dall’eccellente industria della lavorazione della seta a Como e, come per gli artigiani meneghini, trovano ideale sistemazione negli edifici di Via Canonica e dintorni.

# Wang Sang prim cinés el derva bottega

credits: wikiwand

Una poesia di Sergio Gobbi racconta del Sig. Wang Sang, il primo che ha aperto bottega per la lavorazione della seta, destinata alla produzione di cravatte. Già in epoca fascista, la zona inizia ad essere battezzata “quartier generale dei cinesi” e, durante la seconda guerra mondiale, la manifattura cinese si converte alla lavorazione della pelle per rifornire di cinture e accessori militari i soldati italiani e tedeschi.

La comunità cinese assorbe la caratteristica del quartiere in cui abita e lavora: si adatta ai cambiamenti e affronta il futuro quando si presenta. Questa impronta culturale della città ha fatto evolvere la comunità cinese di Milano, molto di più di quanto ha fatto la crescita demografica dei Wenzouren. Oggi la comunità cinese di Milano conta quasi 30.000 membri, sparpagliati in tutta la città.

Per le peculiarità inclusive di Milano e i suoi abitanti, ogni zona è accogliente per la comunità cinese, ogni blocco di strade potrebbe diventare Chinatown. I cinesi a Milano hanno la loro Chinatown ma non lo sanno, perché invece di imprimere il carattere cinese al luogo, assorbono quello meneghino per sé stessi.

# L’identità di Milano è ancora più forte

credits: Morabito Immobiliare

Perché proprio nella città di Milano, a forte vocazione internazionale, la prima in Italia per la diffusone della lingua inglese ad alto livello, si fa fatica a identificare il quartiere cinese con il più simbolico nome di Chinatown? Siti e varie guide turistiche possono provarci, come in effetti fanno, ma la verità è che a Milano Sarpi è Sarpi, che si traduce praticamente un modo di essere.

La presenza cinese è numerosa, ma l’identità del borgo è ancora intatta. Molto ha fatto l’inclusione di Milano verso i flussi migratori, che dopo 100 anni di integrazione, danno un senso nuovo alla parola comunità: né cinese né italiana, ma milanese.

Grazie alla collaborazione tra le due radici, Sarpi diventa zona pedonale e facilita il flusso di turisti e curiosi in giro per negozi. Oggi trovano spazio i tipici mestieri cinesi, mischiati alle nuove tecnologie e alle tradizioni secolari di storici esercizi milanesi. Finisce così che un’antica macelleria meneghina diventa fornitrice di carne per alcuni celebri ristoranti e raviolerie. Oppure che i professionisti cinesi impazziscono per una delle pasticcerie più rinomate di Milano, famosa anche per il panettone artigianale.

Tutti insieme indossano o regalano cappelli prodotti da una delle manifatture più illustri di Milano, o magari pranzano insieme a base di ravioli al vapore e anatra all’arancia, costituendo la linfa vitale di questa nuova arteria che diventa, allo stesso tempo, un osservatorio speciale per immaginare il prossimo futuro che si proietta verso l’integrazione estrema.

Aspettiamoci da un momento all’altro un pasticcere sino-milanese alle prese con la lievitazione dei panettoni e che – magari – tenterà di trasformarlo in street food, con tanto di bacchette!

Continua a leggere con: Via PAOLO SARPI e le chicche di Chinatown: breve guida al quartiere più di tendenza nel cuore di Milano

LAURA LIONTI

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I paesi della Sicilia dove si parla il lombardo

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Credits nebrodi24.it - Lingua gallo-italica in Sicilia

Il gallo-italico di Sicilia o i “lombardi di Sicilia” è una minoranza etno-linguistica originaria del nord Italia ancora presente in alcune località dell’isola. Scopriamo dove affonda le radici questa lingua e in quali paesi è diffusa.

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I paesi della Sicilia dove si parla il lombardo

# I “Lombardi di Sicilia” sono una minoranza etno-linguistica originaria del nord Italia ancora presente in alcune località dell’isola

Credits gabriele_logiudice_ IG – Novara di Sicilia

In alcuni comuni della Sicilia centro-orientale è ancora presente una parlata, una minoranza etno-linguistica, originaria dell’Italia nord-occidentale: i lombardi di Sicilia, altrimenti detti gallo-italici di Sicilia. Questa parlata affonda le sue radici nella conquista normanna dell’isola nel 1961 con la presa di Messina. I primi lombardi arrivati in Sicilia furono dei militari al seguito del condottiero bizantino Giorgio Maniace nel 1038 e nell’arco di due secoli si stima che siano stati circa 200.000 i lombardi immigrati in Sicilia. Non è un caso infatti che queste comunità gallo-italiche vengano tradizionalmente chiamate Lombardia siciliana o Sicilia lombarda e che si parli di “colonie lombarde di Sicilia”, “comuni lombardi di Sicilia”, “paesi lombardi della Sicilia” e “dialetti lombardi di Sicilia”.

# Sono sei i principali centri siciliani dove si parla il “lombardo”

Credits nebrodi24.it – Lingua gallo-italica in Sicilia

In Sicilia sono sei i principali e più conservati centri della minoranza linguistica Gallo Italico e che pertanto rientrano per la loro parlata alloglotta gallo italico nel Libro delle Espressioni del “Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia” istituito dalla Regione Siciliana: Piazza Armerina, Nicosia, Aidone, Sperlinga, San Fratello e Novara di Sicilia. Questa parlata di origine lombarda, o meglio longobarda, viene utilizzata ancora nei rapporti interpersonali a Sperlinga, Nicosia, San Fratello e Novara di Sicilia, usata invece solo in funzione ludica e poetica a Piazza Armerina e Aidone. Dai residenti rimane facilmente compreso, in una specie di naturale bilinguismo sentito come valore d’identità cittadina. 

Altre località in cui si riscontra una forte eredità lombarda sono  Acquedolci, San Piero Patti, Montalbano Elicona e Fondachelli-Fantina.

Continua la lettura con: Il PAESE a forma di UOMO

FABIO MARCOMIN

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“Una vita in vacanza”? Milano nella top 10 mondiale!

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Si chiama “workcation”: significa la pratica di unire lavoro e tempo libero, un modo per “una vita in vacanza”, insomma. Milano sembra il posto migliore da dove fuggire per le vacanze invece no: arriva una classifica con un risultato a sorpresa. 

“Una vita in vacanza”? Milano nella top 10 mondiale!

# Milano la nona migliore città al mondo per le “workcation”

Credits: unadonna.it – Lavoro al mare

Spesso le classifiche internazionali premiano Milano. Ma forse la più inaspettata è questa: Milano è tra le migliori città al mondo per le “workcation”, ovvero la pratica di combinare lavoro e tempo libero per prolungare le vacanze. I risultati sono pubblicati dal ‘Work from Anywhere’ (Wfa), il barometro annuale di International Workplace Group, il più grande operatore al mondo di spazi di lavoro flessibili e ibridi. 

A ogni città oggetto dello studio è stato assegnato un punteggio in base a clima, cultura, alloggio, trasporti, cibo e bevande, felicità, banda larga, sostenibilità e disponibilità di spazi di lavoro flessibili. Il punteggio complessivo proietta Milano nella top ten mondiale, dove ai primi tre posti ci sono: Budapest, Barcellona e Rio de Janeiro.

# Il primo posto di Budapest e le tre sorprese in classifica

Credits JStolp-pixabay – Budapest

Milano è premiata grazie a clima, cultura, cibo, trasporti, banda larga e disponibilità di spazi di lavoro flessibili. Sorprende anche il primo posto di Budapest, che eccelle per i prezzi dei trasporti e degli alloggi, la velocità della banda larga e la disponibilità di spazi di lavoro flessibili. Esiste una stretta connessione tra lavoro da remoto e vacanze: secondo lo studio  l’84% dei lavoratori ibridi ha esteso, o pensa di farlo, una vacanza per lavorare da remoto. Tra le mete emergenti: Austin in Texas, Podgorica in Montenegro, La Valletta e Marrakech in Marocco. 

Fonte: AdnKronos

Continua la lettura con: Le estensioni della metro di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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L’unico Nobel italiano per la Chimica è di Milano: la sua invenzione la usiamo tutti ogni giorno

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La targa sulla casa di Imperia dove è nato Natta

L’ingegnere chimico e accademico italiano, Giulio Natta, si aggiudicò il premio Nobel per la chimica insieme a Karl Ziegler nel 1963. Questo premio gli venne attribuito per la scoperta nel campo della chimica e della tecnologia dei polimeri che danno vita ai materiali plastici.

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L’unico Nobel italiano per la Chimica è di Milano: la sua invenzione la usiamo tutti ogni giorno

# Giulio Natta, il chimico che dedicò la sua vita alle proprietà delle molecole

Credits: old.tekneco.it

Giulio Natta, ingegnere chimico e accademico italiano, nacque a Imperia ma trascorse quasi tutta la vita a Milano: si laureò al Politecnico in Ingegneria industriale dove successivamente divenne anche allievo interno all’Istituto di Chimica generale e inorganica del Politecnico. Incaricato di chimica analitica al Politecnico e successivamente di chimica fisica alla Facoltà di Scienze dell’Università di Milano, Natta si distinse per alcune sue ricerche in cristallografia e in chimica industriale inorganica. Grazie alla sua intuizione e alle competenze acquisite in ambito scientifico durante gli studi, dedicò tutta la sua vita alle proprietà spaziali delle molecole.

# L’azienda Montecatini il centro operativo di Natta e Ziegler

Credits: lombardiabeniculturali.it

Nel 1952, venuto a conoscenza delle capacità dello scienziato tedesco Ziegler, lo invitò a Milano per lavorare assieme a un progetto che avrebbe portato successivamente alla scoperta di nuove molecole. Città Studi divenne il loro centro operativo, nello specifico l’azienda Montecatini offrì loro un posto per condurre il loro lavoro di ricerca.

# Il primo e unico premio Nobel per la chimica Italiano

Credits: ansa.it

Nel 1954 ci fu la svolta. Dopo un intenso lavoro, inventarono il “polipropilene isotattico“, dal quale deriverà successivamente la plastica. Grazie a questa scoperta i due riuscirono ad aggiudicarsi il premio Nobel per la chimica nel 1963, riconoscimento a livello mondiale che attesta la loro intuizione e le capacità in ambito scientifico. Da ricordare inoltre che sarà il primo e l’ultimo premio Nobel per la chimica vinto da uno scienziato italiano. 

# Il tavolo da lavoro è conservato in un Museo

Credits: hpeinternational.com

Ancora oggi il tavolo da lavoro di Giulio Natta è conservato al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, dove si possono osservare tutti gli strumenti che lo scienziato, venuto a mancare il 2 maggio del 1979, ha utilizzato per dare vita a uno dei materiali più utilizzati degli ultimi anni, la plastica.

Continua la lettura con La rivoluzione di Milano: modello di CITTA’ IBRIDA dove arti e scienze si fondono

MARCO ABATE

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Non solo Livigno: 10 cose imperdibili per una vacanza in Valdidentro

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Credits: milanosguardinediti.com - Bagni e vecchi e nuovi

Per gli amanti della montagna, o per chi semplicemente quest’anno ha scelto di non andare al mare approfittandone per scoprire e valorizzare la Lombardia, abbiamo selezionato un itinerario alla scoperta delle bellezze della Valdidentro, comune alpino a metà strada tra Bormio e Livigno, meta ideale per il turismo montano estivo.

Valdidentro, composta dall’unione dei borghi alpini di Isolaccia, Pedenosso, Semogo e Premadio, è un territorio ricco di natura, testimone di un affascinante passato che vale la pena di essere ammirato sotto ogni punto di vista, così come i suoi dintorni.

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Non solo Livigno: 10 cose imperdibili per una vacanza in Valdidentro

#1 Cascata Crap de Scegn

Credits: apenninista.altervista.org – Cascata Crap de Scegn

Questa caratteristica cascata, le cui acque si tuffano verso il borgo di Isolaccia da un altezza di circa 70 metri, è avvolta da una serie di leggende popolari risalenti al XV-XVI secolo in cui si addita tale luogo come ritrovo notturno di streghe o, addirittura, la nascita della fenditura della roccia dovuta ad una calamità che travolse nel 1505 un gruppo di zingari rei di omicidio. Leggende a parte, è possibile salire fino in cima alla cascata, in località Sant’Antonio, e da lì ammirare un panorama mozzafiato della valle sottostante, vero balcone naturale sul borgo di Isolaccia.

#2 Valle di Fraele: le due torri medievali e i suoi laghi alpini

Credits: puntidifuga.net – Torri

Proprio sopra l’abitato di Livigno immersa nel Parco Nazionale dello Stelvio, la Valle di Fraele coi suoi laghi e corsi d’acqua è una tappa obbligata per gli amanti della montagna. Porta d’ingresso alla valle sono le due torri medioevali a difesa dell’antica strada alpina che collegava la Valtellina all’Engadina, tanto che per attraversarle bisognava pagare un dazio di dodici denari per ogni carico trasportato.

Credits: puntidifuga.net – Valle di Fraele

All’interno della valle l’occhio può perdersi ad ammirare le sue bellezze naturalistiche, tra il lago naturale Scale, alimentato da sorgenti sotterranee, e i due laghi artificiali di Cancano. Numerosi sono i percorsi che qui si possono prendere e che conducono anche alla bellissima Val Müstair, nei Grigioni.

#3 La Chiesa di San Martino e la sua cinta fortificata

Credits: valtellina.it – Chiesa di San Martino

Arroccata su uno sperone roccioso sopra il borgo di Pedenosso e dedicata ai SS Martino e Urbano, questa chiesa è quasi unica nel suo genere, caratterizzata da una cinta fortificata attorno al vero e proprio luogo di culto. Fondata probabilmente già in epoca carolingia, utilizzata come chiesa/fortezza durante le fatidiche guerre di religione che imperversarono in queste terre dal 1620 al 1639, questa chiesa è la silenziosa testimone di un passato quasi mai ricordato, la secolare dominazione Grigionese a cui è legata l’intera Valtellina.

Dai suoi porticati è possibile ammirare le verdi montagne circostanti, mentre l’interno rievoca lo stile barocco alpino tipico della controriforma cattolica.

#4 Cima Piazzi, la vetta più alta dell’Alta Valtellina: per alpinismo o per trekking

Credits: cimapiazzi.it – Cima Piazzi

Coi suoi 3440 metri, la Cima Piazzi è la vetta più alta dell’Alta Valtellina, imperdibile ascesa per gli amanti dell’alpinismo. Partendo da Isolaccia lungo un percorso che attraversa verdi pascoli, cappelle votive e malghe si sale sempre più fino a che il percorso diventa più tecnico, la cima di questa montagna, resa celebre dall’acqua Levissima, vi farà sentire dei veri alpinisti alla Reinhold Messner. Per chi preferisce del semplice trekking, il consiglio è quello di salire in poche ore fino alla seicentesca chiesa di San Colombano, un luogo dalla vista altrettanto mozzafiato circondato da pascoli a 2475 metri.

#5 La Chiesa di San Gallo, la più bella di tutta la Valtellina

Credits_ bormio-eu – Chiesa di San Gallo

È senza dubbio la chiesa più bella di tutta la Valtellina, con la sua bianca mole e l’alto campanile svettante nel verde dei prati circostanti lungo l’antica via che un tempo univa i commerci tra il nord e il sud dell’Europa. La chiesa, risalente probabilmente all’epoca carolingia, è dedicata a San Gallo, discepolo irlandese di quel Colombano che portò il cristianesimo celtico nell’europa continentale fino a Bobbio, che evangelizzò gran parte dei territori svizzeri.

Un’aura di pace e silenzio avvolge questa chiesa, circondata dal suo tipico cimitero, e la sua misteriosa storia che la vuole parte di un monastero attivo per l’ospitalità dei viandanti lungo la via. Una meta ideale per gli amanti delle camminate a contatto con la natura e per gli appassionati di arte che troveranno pane per i loro denti nell’osservare gli interessanti affreschi quattrocenteschi al suo interno.

#6 La “Vasca di Leonardo”

Credits: milanosguardinediti.com – Bagni e vecchi e nuovi

Erroneamente associate a Bormio, il celebre complesso termale dei Bagni Vecchi e Nuovi è parte del comune di Valdidentro, meta ideale per una giornata di totale relax tra le acque termali delle numerose vasche, in particolare di quella panoramica all’aperto con una vista sulle verdi montagne circostanti. Un luogo capace di affascinare nei secoli personaggi storici quali Ludovico il Moro, Leonardo da Vinci e l’arciduca di Ferdinand von Tirol e ancora oggi meta ideale per un romantico soggiorno lontano dai pensieri cittadini.

Se di salire ai Bagni, vecchi o nuovi non importa, non ne avete voglia o tempo, potete optare per la cosiddetta “vasca di Leonardo”, una piscina termale naturale proprio sotto gli stabilimenti dei Bagni, lungo il torrente Braulio, utilizzata in passato per dai pastori locali. La scelta a livello termale devo dire che non manca.

#7 L’Husky Village di Arnoga, un angolo di Alaska in Italia

Credtis: huskyvillage.it – Husky Village

Per gli amanti degli animali e degli sport all’aria aperta, in Valdidentro, precisamente ad Arnoga, si trova l’Husky Village – Sleddog Ranch, un luogo dove i veri protagonisti sono questi fantastici cani da slitta. In estate è possibile provare l’ebrezza di guidare delle slitte su ruote trainate da una muta di husky oppure fare delle semplici escursioni di trekking in compagnia di questi amici a quattro zampe attraverso la Val Viola.

#8 Il Forte Venini, avamposto militare a 1730 metri d’altezza

Credits: bormio.eu – Forte Venini

Ricordandoci che queste montagne son state teatro della Gebirgskrieg, la guerra bianca che combattuta proprio su queste grandi cime, è per questo che, per gli appassionati di storia ma anche per coloro che dal passato volessero imparare, nel vicino comune di Valdisotto sorge il Forte Venini. Si tratta di un fortino militare costruito nei primi anni del XX secolo a 1730 metri ed utilizzato durante la prima guerra mondiale per controllare i possibili accessi austriaci in Valtellina. Ancora oggi è possibile ripercorrerne gli ambienti interni ed esterni con tanto di trincee e camminamenti di ronda.

#9 Livigno: il “piccolo Tibet” nel cuore delle Alpi

Credits: hastoria.it – Livigno

Un escursione quasi obbligata per la sua vicinanza alla Valdidentro. Un luogo unico per gli amanti di tutti gli sport estivi, dal trekking alle semplici passeggiate, dalla mountain bike all’equitazione. E per chi non fosse sportivo, no problem, Livigno offre numerose alternative come centri termali, negozi aperti, ristoranti e locali dove rilassarsi tra un boccale di birra e l’altro prendendo anche un po di sole.

#10 La cucina valtellinese: pizzoccheri, bresaola e molto altro

Credits: valtellina.it – Cucina Valtellinese

Se dopo tutte queste escursioni vi è venuta fame, o sete, nel comune di Valdidentro si trovano diversi ristoranti in cui assaporare i piatti tipici della Valtellina, primi fra tutti Pizzoccheri, Bresaola e Sciatt.

 

Continua la lettura con: Perché trasferirsi da una grande città europea a Milano: le 10 motivazioni

MATTIA GALBIATI

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Perché a Milano si dice «Tirèmm Innànz»?

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Spesso le origini di certi modi di dire dialettali si perdono nel tempo e non è possibile spiegarli, ma in alcuni casi particolari è possibile sapere perché una determinata espressione è entrata nel parlato quotidiano: è il caso del meneghino «tirèmm innànz».

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Perché a Milano si dice «Tirèmm Innànz»?

# Un’origine eroica

tiremm innanz

Il suo significato è semplice: “tiriamo avanti”.
«Me te stee?»
«Eh, tirèmm innànz».

Dietro questa semplice espressione dialettale, però, si nasconde una storia eroica che risale a poco tempo dopo le Cinque Giornate di Milano.
Tirando le somme, il 1848 è stato un anno rivoluzionario che ha solo portato a qualche vittoria temporanea, come nel caso di Milano. Nello stesso anno gli austriaci avevano già occupato nuovamente la città e, il 10 marzo 1849, venne promulgato il seguente proclama:

«… in considerazione della aumentata pericolosità di sette e di movimenti fanatici, che tentano di contrastare l’autorità dell’Imperial-Regio Governo… chiunque sarà colto nell’atto di svolgere attività sovversiva in qualunque forma sarà consegnato alla Gendarmeria e immediatamente impiccato».

Un provvedimento severo che avrebbe dovuto costringere i ribelli a queste tre alternative: la sottomissione, l’impiccagione o l’esilio. Di fatto, però, i patrioti milanesi cercarono altre vie per diffondere i valori di libertà e indipendenza all’interno della città. Le sette continuarono a sopravvivere, tra cui anche un gruppo chiamato “Comitato dell’Olona”, che invitata il popolo a diffondere manifesti antiaustriaci.

# «Mi parli no, mi soo nagott»

tiremm innanz

Tra questi volontari, nonostante la minaccia incombente della pena di morte, c’era Amatore Sciesa (noto anche come Antonio a causa di un errore di trascrizione), un umile tappezziere che cominciò a contribuire nelle attività clandestine del Comitato nel 1850. Però, nella notte tra il 30 e il 31 luglio 1851, venne fermato in Corso di Porta Ticinese e perquisito da una pattuglia. Gli trovarono ben sedici copie di un manifesto rivoluzionario, scritto dal patriota modenese Giovanni Battista Carta (anche se non compariva il suo nome), e doveva già aver affisso delle copie lungo Via Spadari.

Sciesa venne portato al circondario di polizia e qui venne interrogato. Egli negò di conoscere la vera natura di quei manifesti, da lui scambiati per un giornaletto che una persona di sua conoscenza gli aveva passato. Il commissario ovviamente non gli credette e gli ordinò di rivelare i nomi dei suoi complici, ma Sciesa rispose: «Mi parli no, mi soo nagott».

La mattina del 2 agosto, nel cortile del Castello Sforzesco, venne istituito un processo di facciata durante il quale Sciesa venne condannato alla pena di morte tramite forca. Mentre veniva condotto verso il luogo dell’esecuzione, i gendarmi continuarono a promettergli il rilascio in cambio dei nomi dei suoi complici, ma Sciesa non fiatò. Anzi, quando passò sotto le finestre di casa sua, la sua risposta fu: «Tirèmm innànz!»

# Le due targhe in via Cantù

tiremm innanz

Alla fine Amatore Sciesa venne fucilato, invece che impiccato: secondo alcune fonti perché il boia era deceduto alcuni giorni prima, secondo altre perché non fu possibile un’impiccagione regolare a causa di un guasto alla macchina. L’uomo venne sepolto nell’allora Fopponino di Porta Vercellina.

Il caso di Sciesa servì al governo austriaco per confermare la severità delle loro leggi, promulgate appositamente contro gli oppositori del regime asburgico, ma fu anche un raro episodio di lealtà nei confronti dei proprio compagni e degli ideali rivoluzionari. Oggi due targhe in via Cantù lo ricordano: una a nome Antonio, l’altra a nome Amatore.

Continua la lettura con: La beffa del Cavallo di Leonardo a Milano

VANESSA MARAN

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Milano era una spiaggia tropicale sull’Oceano

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Spiaggia Milano

E la Lombardia era un arcipelago di isole. 

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Milano era una spiaggia tropicale sull’Oceano

# Milano si trovava nel mezzo dalle acque del Tetide 

Credits wikipedia-org – Tetide

Milano si trovava nel mezzo di un mare quasi tropicale, poco profondo e caldo, ideale per la vita dei coralli. Accadeva tra 216 e 203 milioni di anni fa, durante l’età del Norico. In quel periodo tutta la Lombardia era sommersa dalle acque del Tetite, costellato di piccole isole coperte da vegetazione. Si trattava di un braccio oceanico disposto in senso Est-Ovest che separava l’Africa settentrionale dall’Europa e dall’Asia e il cui nome deriva dalla dea greca Teti, sorella e moglie di Oceano, e madre di molte divinità fluviali e sorgive. La sua apertura iniziò circa 250 milioni anni fa, separando il blocco continentale settentrionale della Pangea, Laurasia, con quello meridionale, Gondwana, per poi iniziare a contrarsi dal Giurassico. Di quel periodo lontano qualcosa è rimasto intatto. 

# I reperti nel Museo dei Fossili di Besano

Credits museodeifossilidibesano IG – Besanosauro

Una importante testimonianza di questo fatto si può ritrovare nel Museo dei Fossili di Besano, al confine con la Svizzera, una piccola comunità affacciata sul Lago Ceresio. Al suo interno sono conservati fossili datati 240 milioni di anni fa, ritrovati nell’area di Besano e sul Monte San Giorgio che per questo motivo sono state riconosciute come bene Unesco Patrimonio dell’umanità, tra cui il più antico scorpione Protobuthus ziliolii, primo esemplare di artropode terrestre del triassico italiano, e il grande rettile marino Besanosaurus leptorhynchus. 

Proprio da Milano arrivò uno tra i primi a studiare e comprendere l’importanza del giacimento fossilifero di Besano: l’abate Antonio Stoppani, direttore del Museo di Storia Naturale di Milano e presidente della Società italiana di scienze naturali.

Fonte: Qui Como

Continua la lettura con: La MAPPA dell’EUROPA del FUTURO: il mare a Milano, Londra sott’acqua, Roma arcipelago

FABIO MARCOMIN

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Brusca fermata per la M1 a Baggio: deserta l’asta per realizzare il progetto

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Credits: Urbanfile

No money, no Baggio. Questa in sintesi la risposta al bando delle aziende che potrebbero realizzare l’estensione della M1. L’asta di aggiudicazione dell’opera è andata deserta. Troppo pochi 433 milioni per le tre nuove fermate. Ma il Comune ha già pronta la contromossa. 

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Brusca fermata per la M1 a Baggio: deserta l’asta per realizzare il progetto

# Bocciata l’unica proposta presentata

Comune di Milano – Prolungamento M1 Baggio

E’ andata deserta la gara per estendere la M1 dalla fermata di Bisceglie fino al quartiere Baggio: troppo pochi i 433 milioni per realizzare l’opera. I grandi gruppi delle costruzioni non hanno presentato offerte per la gara bandita alla fine di maggio.

In realtà una proposta è stata inviata. Da parte di un’azienda edile di piccole dimensioni, ma è stata considerata inammissibile per la carenza di requisiti tecnici necessari per un’opera di questo livello. Cosa fare ora?

# Già pronta la contromossa del Comune

Sembra che il Comune abbia già pronta una contromossa. Lo farà recuperando circa 50 milioni dallo stralcio dall’appalto del nuovo deposito dei treni. A quel punto la base d’asta resterà immutata a 433 milioni ma riguarderà un lavoro minore: solamente la costruzione della tratta di 3,3 chilometri con le tre fermate ma senza i successivi 1,7 chilometri con il relativo deposito. Ma in che cosa consiste il progetto?

# Le nuove frontiere della M1: Baggio e Monza

L’estensione della rossa a Ovest punta a Baggio, quartiere poco servito dai mezzi, che diventerà il nuovo capolinea dopo altre due fermate: Parri-Valsesia e Olmi. Secondo il piano, nel 2025 dovrebbero partire i lavori e per il 2030 la M1 dovrebbe inaugurare il nuovo capolinea. L’estensione si inserisce in un progetto più ampio riguardante M1: dall’altro lato, infatti, si punta a Monza, opera però in stallo da circa 13 anni. 

«Il prolungamento della metropolitana è estremamente importante», ha spiegato l’assessora alla Mobilità, Arianna Censi. «Non solo per migliorare e rendere più capillare il trasporto pubblico, ma anche per consentire a chi arriva da fuori Milano di lasciare l’auto ai confini della città e muoversi con i mezzi».

Continua la lettura con: Le estensioni della metro di Milano

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La Darsena diventerà la «laguna verde di Milano»?

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Piante rampicanti e alberi in Darsena: l’idea per combattere l’isola di calore. Non solo, c’è chi dopo le Olimpiadi di Parigi rilancia: deve diventare la nostra piscina naturale. 

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La Darsena diventerà la «laguna verde di Milano»?

# La piscina naturale di Milano?

La riqualificazione della Darsena a 9 anni dalla sua realizzazione per molti risulta un’opera incompleta. In particolare l’aspetto ecologico-ambientale lascia un po’ a desiderare. C’è chi chiede che la si renda balneabile, come fatto da Parigi, e c’è che chi propone di rendere più verde tutta l’area.

# Rampicanti e alberi per trasformarla nella laguna verde di Milano

E’ il caso del progetto del laboratorio Linee d’Ombra che prevede rampicanti sulle pareti di mattoni e alberi lungo la sponda, sul lato di via D’Annunzio. L’obiettivo? L’estetica e l’ombra, per dare a Milano un luogo dove combattere il caldo estivo. 

# L’occasione perduta del “mare di Milano”: il progetto per lo Scalo Farini

mare milano milano panoramica
mare milano milano panoramica

Un’idea che non è del tutto unica: Correva l’anno 2009 quando l’internauta Zucca Architettura pubblicava su mareascalofarini.blogspot.it: «A Milano Scalo Farini è da tempo in gran parte dismesso, tutta l’area verrà presto trasformata, i pochi binari che rimarranno per giungere a Stazione Garibaldi e proseguire nel passante ferroviario potrebbero essere interrati.

Il grande spazio libero che ne deriva (circa 600.000 metri quadrati) sembra fatto apposta per accogliere il “mare a Milano”, un bacino d’acqua che diventerebbe un “rifugio balneare” prossimo al centro della città. Con la sua acqua balneabile il mare a Scalo Farini potrebbe occupare circa 350.000 m2, comprese spiagge, prati, boschi e un approdo, lungo il perimetro. Altri 100.000 m2 nel disegno sono dedicati a unaltro spazio pubblico, dove far sorgere una collina verdeggiante, abbastanza alta da fornire un punto di vista panoramico sulla città.»

Una suggestione che era stata rilanciata qualche anno dopo da Milano Panoramica che aveva realizzato un rendering molto accattivante, ripreso da tutti i media. 

Continua la lettura con: SPIAGGIA e TUFFI allo Scalo Farini? Rilanciamo il progetto per il 2030

ANDREA ZOPPOLATO

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Il parco che ha bannato i cellulari per un giorno: da provare anche a Milano?

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300 persone. Tutte assieme senza cellulare. In un parco di Amsterdam.

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Il parco che ha bannato i cellulari per un giorno: da provare anche a Milano?

Tolhuistuin è uno tra i parchi meno noti e più discreti di Amsterdam. Ma un’iniziativa di The Offline Club lo ha portato al centro delle cronache olandesi. E non solo. 

Per un giorno, i membri della comunità del Club si sono ritrovati seguendo una regola. Niente cellulari. Che cosa è successo?

Chi ha partecipato racconta che «si è creato un mondo parallelo, dove i presenti parlavano e ridevano con persone sconosciute». Non solo. Alcuni hanno trascorso il tempo leggendo un libro, altri giocavano assieme, «una bambina di 7 anni dipingeva insieme ad un uomo di 70 anni».

Alcuni artisti dipingevano o suonavano e c’era una grande attenzione per loro. Potrebbe essere un’idea da replicare anche a Milano, magari dedicando un’area verde solo a chi noon utilizza il cellulare?

Qui il video:

Continua la lettura con: Il parco urbano più piccolo di Milano

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Le 7 costruzioni più assurde di Milano

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Sauna d’artista di Duilio Forte

I quartieri di Milano possiedono svariati tipi di abitazioni: popolari, residenziali, di design. Ce ne sono però alcune che escono dagli schemi per la loro peculiarità.

Le 7 costruzioni più assurde di Milano

#1 Le case a igloo e a fungo

Case Maggiolina
Case a igloo

In via Lepanto, nel quartiere della Maggiolina, si nasconde uno degli esperimenti residenziali italiani più curiosi: le case a igloo e a fungo ideate dall’architetto Mario Cavallè.

Quelle a fungo purtroppo non sono più visibili, infatti sono state demolite nel 1968. Chi avesse però curiosità di sapere come potessero essere può visitarne le copie presenti a Novate Milanese.

Le case ad igloo, di cui ne sono ancora esistenti due sulle otto originarie , furono costruite nel 1946 come esperimento di architettura popolare. L’architetto Cavallè si rifece ad un modello di case circolari largamente usato all’epoca negli Stati Uniti. Il progetto era avveniristico, perché la struttura circolare permetteva libera disposizione degli interni, ma rispondeva anche alle esigenze delle famiglie sfollate del secondo dopo guerra.

#2 Casa a palafitta

Rimanendo sempre nel quartiere della Maggiolina, in via Perrone di San Martino, si trova la villa dell’architetto Luigi Figini, costruita tra il 1934 e il 1935. La particolarità è data dal fatto che la villa è appoggiata su 12 pilastri di cemento armato alti 4,34 metri. Senz’altro Figini era stato molto influenzato dai modelli del famoso Le Corbusier e ha progettato la villa dividendola con ottica moderna in una zona giorno e una zona notte. Attorno alla villa si sviluppa un rigoglioso giardino che in parte la copre. Luigi Figini visse in questa villa fino al giorno della sua morte nel 1984.

#3 Villaggio operaio di via Lincoln

Nel decennio 1880-1890 la Società Edificatrice Abitazioni Operaie (SEAO) decise di costruire un quartiere per i ferrovieri della zona di Porta Vittoria. Scelse l’area dismessa in seguito all’abbattimento della stazione di porta Tosa che non serviva più dopo la costruzione della stazione Centrale. Il progetto aveva gli stessi obiettivi del villaggio operaio realizzato a Crespi D’Adda da Cristoforo Crespi per i lavoratori del suo cotonificio.
Il progetto del quartiere però non fu mai completato a causa dell’arrivo delle due guerre mondiali e della conseguente difficoltà a trovare i fondi.
Ogni casa possiede un giardino privato che originariamente era stato pensato come orto e quindi fonte di sostentamento.
I proprietari delle case, nel tempo, le hanno abbellite colorando le facciate dal rosa all’azzurro e con verde, giallo e viola ottenendo così un effetto cromatico spettacolare.

#4 Via Porlezza

Via Porlezza è una piccola via situata vicino a via Dante. È tanto piccola quanto incredibile: ha infatti tre caratteristiche che la rendono unica nel suo genere. Innanzitutto possiede la chiesa più corta di Milano. Essa non è che la parte rimanente di una antica chiesa benedettina. Il locale di 72 mq è ora posseduto dalla chiesa ortodossa russa che utilizza anche un piccolo anfiteatro in abbandono, posizionato in fronte alla chiesa e che costituisce la seconda peculiarità della via. Ultima chicca di via Porlezza è una casa tagliata a metà in orizzontale. Originariamente era un edificio distrutto da una bomba durante il secondo conflitto bellico. Di essa rimane il numero civico, l’ingresso principale e un cancello. Ora è un parcheggio privato.

Leggi anche: Le tre STRANEZZE di via Porlezza, la strada più bizzarra di Milano

#5 Atelier Forte

Stoccolma, Milano

 

Qualche anno fa il designer svedese-milanese Duilio Forte ha acquistato una ex fabbrica tessile di cinquemila metri quadrati situata in via Corelli 38 per trasformarla nella sua abitazione-studio. L’artista ha voluto sperimentare delle idee innovative dal punto di vista architettonico creando un paesaggio ecogotico in città. Se osservassimo dall’esterno tale costruzione, potremmo vedere una palafitta con le sembianze di un gigantesco cavallo che si innalza in mezzo alla natura e a costruzioni goticheggianti. Forte stesso spiega la sua decisione: “[…] amo le botole, le scorciatoie, il senso di smarrimento. Chi viene nella mia abitazione assiste a un disorientamento che sfocia nel turbamento alla vista del cavallo […] dalle lunghe gambe esposto nel giardino, molto simile a una palafitta alta dieci metri.”

#6 La casa 770

Camminando per via Poerio, arrivati al numero 35, ci si imbatte in una curiosa abitazione. Per un attimo ci si dimentica di essere a Milano. Tale edificio non è che uno dei tredici esemplari di riproduzione della casa 770 dell’ Eastern Parkway di Brooklyn. Negli anni 40 del XX secolo, alcuni ebrei ortodossi comprarono tale edificio per fornire alloggio al rabbino Yoseph Yitzchok Schneerson in fuga dalle persecuzioni naziste. Alla sua morte divenne dimora del rabbino Menachem Mendel Schneerson che ne fece luogo di pellegrinaggio e di culto, tanto che tale casa fu replicata in diversi luoghi al mondo.

#7 il Villaggio finlandese

quartiere scandinavo
Credits: milanotoday.it

Nel secondo dopoguerra la ditta svedese Saffa donò del legno al Comune di Milano e quest’ultimo decise di usarlo per costruire delle abitazioni nella zona dell’attuale via Primaticcio/ via Cascina Corba. Il comune si ispirò ai villaggi scandinavi nella costruzione infatti la nuova area fu battezzata Villaggio Finlandese e fu realizzata tra il 1947 e il 1953. Tali casette erano state studiate come un rimedio di emergenza per gli sfollati dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. A dispetto di ciò tali edifici furono però occupati quasi interamente da immigrati veneti e meridionali. Ancora oggi la zona è composta da lotti piccoli e contigui, con case unifamiliari di un piano unico e con un giardino privato.

Continua la lettura con: Assurdità dei mezzi pubblici di Milano

GIULIA PICCININI

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Brianza Mon Amour: 5 attrazioni che rendono unica la terra a nord di Milano

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Quando si parla di Brianza, a Milano la maggior parte delle persone pensa ad una “terra” fatta solo di aziende e mobilifici, i cui paesi sono raggruppati in quella provincia costituita pochi anni fa con capoluogo Monza, una città che è sì geograficamente brianzola, ma che non ne è il cuore.

Si pensa sempre ad un popolo di lavoratori, artigiani, falegnami ma la Brianza è molto di più. Innanzitutto non è grigia ma verde, per la sua vasta natura, e soprattutto non ha un “confine” provinciale in quanto comprende ben tre province: Monza e Brianza, Lecco e Como.

Brianza Mon Amour: 5 attrazioni che rendono unica la terra a nord di Milano

La Brianza è una terra ricca di storia, natura e arte, grazie a un territorio morfologicamente vario che comprende pianure, colline, laghi e montagne. Una terra amata dai suoi abitanti ma anche dalla nobiltà milanese, che qui scelse di vivere e costruire le proprie ville di delizia, e tuttora scelta dai milanesi DOC che, stufi di vivere nel caos della metropoli, hanno abbandonato la città per stare in un contesto più calmo e appagante.

La Brianza è quindi una terra che merita di essere scoperta e valorizzata, con il rischio, per milanesi e non, di innamorarsene.

#1 Una terra di monti, fiumi e colline 

La cascata della Vallategna
La cascata della Vallategna

La vasta varietà del territorio Brianzolo lo rende unico nel suo genere e con confini ben precisi.
Si va dalle pianure a nord di Monza a sud della cittadina, fuori dalla quale si sviluppa la Bassa Brianza, fino alle montagne di Canzo, dove la cascata della Vallategna segna il confine tra Brianza e Valsassina. Dalle colline di Cantù ad ovest fino alle sponde dei laghi di Garlate, Olginate e delle acque del fiume Adda ad est, antico confine tra la Brianza e i territori bergamaschi.

#2 Il Romanico

La Basilica dei SS. Pietro e Paolo di Agliate
La Basilica dei SS. Pietro e Paolo di Agliate

Imponenti e silenziose testimonianze di un ricco passato sono i monumenti romanici presenti nel territorio, in particolare la Basilica dei SS. Pietro e Paolo di Agliate, la Basilica di Galliano a Cantù e l’Abbazia di S. Pietro al monte di Civate.
Ad Agliate si trova la più antica chiesa della Brianza, nonché, secondo alcune fonti, dell’intera diocesi di Milano, in quanto edificata intorno al IV-V sec sui resti di un precedente tempio pagano probabilmente dedicato a Nettuno. Un edificio in perfetto stile romanico con pregevoli affreschi risalenti all’epoca ottoniana e un ciclo rinascimentale del 1491 eseguito dal leonardesco Marco d’Oggiono.
Unico nel suo genere è il battistero, un nonagono con tanto di altare in cui venivano battezzati i catecumeni.
Del X secolo è invece il complesso di Galliano, consacrato dal brianzolo e futuro arcivescovo di Milano Ariberto d’Intimiano. All’interno, l’edificio ha mantenuto alcuni affreschi di epoca ottoniana probabilmente eseguiti dallo stesso maestro di Agliate, mentre il vicino battistero con tanto di matronei è rimasto intatto.
Tra i monumenti più scenografici compare l’Abbazia di S. Pietro al Monte, costruita sulle montagne brianzole già in epoca longobarda come ringraziamento di re Desiderio per aver guarito la cecità del figlio Adelchi durante una battuta di caccia avvenuta tra questi boschi.
Tra i personaggi che qui vi giunsero vi fu anche Leonardo da Vinci, il quale amava queste terre e alle cui valli si ispirò per alcuni suoi celebri dipinti.
Oggi è possibile raggiungere questo gioiello nascosto percorrendo a piedi il sentiero che conduce fino al complesso abbaziale e qui rilassarsi nella pace di questo luogo senza tempo.

#3 Ville di delizia

Villa La Rotonda
Villa La Rotonda

Fin dal Rinascimento, numerose famiglie nobili milanesi scelsero la Brianza come luogo di villeggiatura. Non stupisce quindi che in ogni paese di questa verde terra vi sia almeno una dimora di delizia dove qualche personaggio storico abbia soggiornato, da Ludovico il Moro ad Eugenio de Beauharnais, da Cesare Beccaria ad Alessandro Manzoni, da Gabrio Piola a Federico Confalonieri.
Tra le ville più belle della Brianza meritano di essere citate Villa Cusani Confalonieri a Carate Brianza, dimora barocca della nobile famiglia Confalonieri e centro del Risorgimento milanese, Villa Tittoni a Desio, realizzata in stile neoclassico dal Piermarini per la famiglia Cusani, e le splendide ville di Inverigo.

Nel XVII secolo, Inverigo venne soprannominata la “capitale della Brianza” grazie alla famiglia Crivelli, che fece del proprio castello il centro del proprio potere dotando la residenza di spettacolari giardini barocchi, monumentali viali di collegamento con il vicino santuario di S. Maria della Noce e la realizzazione di un teatro di corte.
Lo sfarzo del palazzo principesco dei Crivelli, il cui aspetto attuale è a firma dell’architetto Pollack, che realizzò a Milano la Villa Reale, durò fino al 1798 con l’abolizione dei privilegi feudali.
Poco distante dal Castello Crivelli, nel 1813-14, Luigi Cagnola, famoso per aver realizzato a Milano l’Arco della Pace, costruì la sua dimora, definita la “meraviglia della Brianza”: villa La Rotonda. Un edificio neoclassico ispirato allo stile palladiano, con una cupola e delle colonne che ricordano un tempio greco, due stupende gradinate ed enormi talamoni a guardia dell’ingresso.
Un monumento che lasciò a bocca aperta Stendhal e Foscolo e che ancora oggi stupisce per la sua bellezza ed eleganza.

#4 I quattro laghi

Il lago di Garlate
Il lago di Garlate

Un inglese oggi definirebbe la Brianza la “lake district” milanese, in quanto nell’arco di pochi chilometri si trovano, senza contare il Lario, ben nove laghi, alcuni dei quali valgon la pena di esser visitati:

1 Lago di Annone
È il 22° lago italiano per estensione, e su di esso si affacciano i borghi di Oggiono e Galbiate. La particolarità di questo lago, che fu ammirato da Stendhal nel suo viaggio in Brianza e da Leonardo da Vinci, sta nelle due penisole dell’Isella, che si incontrano come una sorta di piccolo varco nel lago stesso.

2 Lago di Pusiano
Sulle sponde di questo lago, nel borgo di Bosisio, nel 1729 nacque il poeta Giuseppe Parini.
Il viceré Eugenio de Beauharnais scelse Pusiano come meta di villeggiatura e svago, abitando anche la vicina Isola dei Cipressi, che oggi ospita un’oasi per animali.
Artisticamente questo lago venne scelto da Giovanni Segantini come sfondo per i propri dipinti.

3 Lago di Garlate
Posto tra l’Adda e il lago di Olginate, questo specchio d’acqua è lo scenario in cui Manzoni ambienta il celebre “Addio ai monti” in cui Lucia si congeda dalla sua terra.

4 Lago del Segrino
Incastonato come una gemma tra i monti della Brianza, il lago del Segrino e un’oasi naturale in cui è possibile passeggiare, correre o rilassarsi nel bel mezzo della natura.
Un luogo talmente magico da abbagliare ed ispirare personaggi come Stendhal, Parini, Ippolito Nievo, Fogazzaro, Segantini, oltre ad essere uno dei laghi più puliti d’Europa tanto da esser paragonato per purezza ai laghi scandinavi.

#5 Le colline di Montevecchia

Con le sue colline di cipressi e i suoi vigneti, Montevecchia potrebbe esser ribattezzata la “Toscana brianzola” in quanto qui si produce vino fin da tempi antichissimi.
Il celebre Pincianèl, il vino della zona, è ideale per accompagnare i prodotti tipici della zona di Montevecchia, come i suoi formaggi e i suoi salumi.
Oltre alla buona cucina, questa parte di Brianza offre una vista mozzafiato a 360 gradi sui territori brianzoli, le montagne lecchesi e bergamasche, Vimercate e Milano: basta salire per le vie del borgo di Montevecchia fino al Santuario del Carmelo per godersi lo spettacolo.

Leggi anche: I misteri di Montevecchia

Continua la lettura con: I CARAIBI ITALIANI a tre ore da Milano

MATTIA GALBIATI

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