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Le città dove i tram corrono senza binari: la soluzione per il trasporto pubblico di Milano?

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palembang.sumsel.ssci IG - ART

Come una metro leggera, ma su ruote e con binari virtuali. Un sistema che potrebbe rivoluzionare il trasporto pubblico locale come alternativa economica ed ecologica ai sistemi ferroviari convenzionali. Ecco come funziona, le critiche sulla tecnologia e dove è stata implementata.

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Le città dove i tram corrono senza binari: la soluzione per il trasporto pubblico di Milano?

# Come una metro leggera ma su ruote e con binari virtuali

palembang.sumsel.ssci IG – ART

Dal 2018 è entrato in servizio in Cina l’Autonomous Rail Rapid Transit (ART), un sistema di tram standard e articolati per il trasporto urbano di passeggeri pensati come una metro leggera senza binari. Sviluppato e prodotto da CRRC tramite CRRC Zhuzhou Institute Co Ltd, utilizza infatti un sistema guidato da lidar, che attraverso il rilevamento della luce e la misurazione della distanza fa muovere i mezzi seguendo dei binari virtuali contrassegnati da linee tratteggiate bianche al posto delle rotaie tradizionali. 

# Sensori ottici, telecamere regolabili e batterie con 40 km di autonomia

By 来斤小仓鼠吧 – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=79705928 – Interno Art

I veicoli sono composti da singole sezioni fisse unite da passerelle articolate, che ricordano un tram e un translohr su gomma, possono trasportare fino a 300 passeggeri e sono dotati di vari sensori ottici e di altro tipo per consentire al veicolo di seguire in modo automatico un percorso definito sulla carreggiata. Il sistema però non è driverless, è presente infatti un conducente a bordo che può guidare manualmente il mezzo. Sono presenti sistemi di sicurezza come quello che aiuta a mantenere il veicolo nella sua corsia e avvisa automaticamente se si allontana dalla stessa, quello di anticollisione, e un dispositivo di navigazione che analizzando le condizioni del traffico sceglie se modificare il percorso. Gli specchietti retrovisori elettronici funzionano con telecamere regolabili da remoto, mentre l’alimentazione è fornita da batterie al litio-titanato che consentono di percorrere una distanza di 40 km a carica completa.

# Un’alternativa economica ed ecologica ai sistemi ferroviari convenzionali, anche se non tutti sono d’accordo

By 来斤小仓鼠吧 – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=79705932 – Yibin ART Line T1

Il sistema è stato progettato per essere un’alternativa economica ed ecologica ai sistemi ferroviari convenzionali, sia in fase di costruzione che di utilizzo, anche se non tutti d’accordo per diversi motivi. In primis perchè non sarebbe da considerare come un treno senza binari, ma più un bus rapid transit, come quelli a guida ottica o classici già utilizzati in altre città in Europa e nel Nord America. La capacità effettiva dei mezzi sarebbe inferiore a quella dichiarata, il sistema non è completamente autonomo e i veicoli, che quindi hanno la qualità di viaggio di un autobus, possono rimanere bloccati nel traffico senza corsie riservate. Le ultime osservazione riguardano i costi, i risparmi iniziali sarebbero illusori per via dei possibili problemi di affidabilità, e sull’esistenza di un solo fornitore di tale tecnologia.

# Le rete più estesa è a Shanghai, allo studio progetti in Australia, Nuova Zelanda e Indonesia: una soluzione per la 90/91?

By S5A-0043 – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=136814289 – CRRC DRT vehicles at Feidu Road stop in 2023, Shanghai

Nonostante tutto però l’Autonomous Rail Rapid Transit è in fase di test o di valutazione in diverse parti del mondo. Nel 2027 è prevista l’inaugurazione della linea 5 di Monterrey in Messico, nel 2023 è iniziata in Malesia la costruzione di una rete di tre linee, mentre in Australia e Indonesia stanno valutando l’implementazione del sistema. Attualmente la rete più estesa è a Shanghai, dove si contano 3 linee per un totale di 46 km, altri complessivi 30 km di tracciato sono in funzione nelle prefetture di Zhuzhou e Yibin. 

Si potrebbe sperimentare sulla 90/91 per ovviare alle interruzioni del servizio causate dal danneggiamento dei cavi della corrente, dalla mancanza di tensione e per rendere la a linea più veloce e frequente?

Continua la lettura con: Svizzera: pannelli solari sui binari dei treni. Che cosa potrebbe succedere se l’Italia facesse lo stesso?

FABIO MARCOMIN

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Il Teatro alla Scala nacque da un delitto passionale

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Ph. @operateatro IG

«Esco ora dalla Scala. È per me il primo teatro del mondo, perché è quello che procura dalla musica i maggiori piaceri. Quanto all’architettura, è impossibile immaginare nulla di più grande, più solenne e nuovo»
(Stendhal, Roma, Napoli e Firenze, 26 settembre 1816)

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Il Teatro alla Scala nacque da un delitto passionale

25 febbraio 1776. Un incendio distrugge il Regio Ducal Teatro, soprannominato Il Teatrino, che stava in via Rastelli, accanto a Palazzo Reale. Poche ore dopo già circolano le prime voci sul colpevole dell’incendio: l’arciduca Ferdinando.

Sua moglie, Maria Beatrice D’Este, pare avesse una storia con Giacomo Sannazzari, un giovane milanese rampollo di una nobile famiglia. L’arciduca aveva intercettato un messaggio della moglie che dava appuntamento all’amante nel teatro a quell’ora deserto. Ferdinando fece chiudere il teatro con dentro il giovane e gli diede fuoco. Ma il giovane rinchiuso non era Sannazzari, ma un suo amico che si era nascosto nel teatro per fare uno scherzo alla contessa.

Forse si trattava solo di una diceria, fatto sta che il Teatrino dei milanesi non c’era più. E le voci che fosse stata colpa di uno del casato asburgico aumentò la tensione già notevole contro gli occupanti. Per smussarla intervenne l’imperatrice Maria Teresa che mise a disposizione un nuovo terreno e con l’aiuto di 90 finanziatori cittadini fece erigere la Scala, su progetto di Giuseppe Piermarini.

La Scala fu inaugurata il 3 agosto 1778 con l’Europa riconosciuta di Antonio Salieri, affermandosi presto come il più famoso teatro del mondo.

# Due curiosità

1. Il timore che un nuovo incendio trasformasse in cenere anche questo nuovo teatro, divenne quasi un’ossessione nei suoi primi anni. Quattro pompieri rimasero per molti anni in servizio permanente all’interno del Teatro. E sempre lo stesso timore spinse a sostituire l’illuminazione ad olio con l’energia elettrica: fu infatti il primo edificio in Europa ad essere illuminato in questo modo.
2. A partire dal 1788 un editto proibì il gioco d’azzardo ad eccezione dei teatri cittadini: all’interno della Scala c’era una bisca in cui si giocava per denaro.

Fonte: Milano Segreta, Francesca Belotti- Gian Luca Margheriti, Newton Compton Editori

Continua la lettura con: 7 curiosità che non sapevi sulla Scala

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Le 7 regole universali di comportamento a Milano

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Rubattino - @milanographies IG

Chi arriva a Milano anche solo per qualche giorno si sente attratto da un abisso a cui sente di appartenere quasi subito. L’abisso della milanesità. Queste sono le regole universali per sembrare parte dell’esclusiva comunità dei milanesi.

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Le 7 regole universali di comportamento a Milano

#1 Accelerare

Se cammini raddoppia il passo. Se vai in bici, metti una marcia in più. Se vai in autostrada, vai sulla corsia di soprasso. Anche quando parli. A Milano la velocità è un modo di essere. 

#2 Rimpicciolire ogni parola maschile 

Aperitivino, cafferino, sushino. Milano è femmina. Il maschile va ridimensionato. 

#3 Rispetto verso i miti di Milano: la metropolitana, lo sharing, le inaugurazioni 

migliori attrazioni fuorisalone

Della metro si è tutti orgogliosi, anche chi non la prende mai. Lo sharing è la vera carta d’identità di Milano: più servizi usi, più sei milanese. Di ogni inaugurazione si parla sempre bene, prima di esserci stati. 

#4 Inserire qualche parola straniera

Può essere in inglese, specie quando si parla di lavoro. Nel tempo libero meglio sfoggiare un termine francese, spagnolo o ancora più esotico. 

#5 Lamentarsi del parcheggio anche se lo trovi subito

A Milano il parcheggio non è la soluzione. E’ un problema. 

#6 L’importanza dell’articolo

Quando parlate di qualcuno oppure quando incontrate un amico o un’amica, aggiungere l’articolo prima del nome. La Giulia! Il Marco! Rinforza la sensazione di amicizia.

#7 E Roma, non la vogliamo mettere?

Ph. travelphotographer

A Milano si deve mettere Milano sempre al centro. E’ un metro di misurazione e di valore. Un’autostima trasmessa dalla città che porta a considerare con spregio o con beffarda ironia qualunque altra città. In primis la capitale. Non è un caso che Milano è l’unica città italiana dove non c’è una via Roma. Molto quotata anche Torino, l’eterna seconda.

Continua la lettura con: Le 7 parole che devi conoscere per mimetizzarti a Milano

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I 7 paesi dell’hinterland dove dovrebbe arrivare la metropolitana

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Con le nuove regole per l’Area B e l’Area C, l’amministrazione impone nuovi sacrifici ai cittadini, soprattutto ai lavoratori che arrivano da fuori. Ma ai sacrifici imposti dovrebbe corrispondere anche un maggiore impegno da parte di chi amministra la città. 

Ad esempio, servono parcheggi ampi, e possibilmente gratuiti, nei pressi delle stazioni della metro e del passante al di fuori dell’Area B, dove chi arriva a Milano possa agilmente lasciare l’automobile. 

Non solo. La cosa più importante è potenziare le connessioni tra Milano e l’hinterland. Le grandi metropoli europee hanno dei sistemi integrati tra metropolitane e trasporti suburbani che le mettono in stretta connessione con l’hinterland. Londra, Berlino o Parigi sono esemplari in questo ed è evidente nel loro caso una strategia univoca. Una strategia che non sempre si vede a Milano. Vediamo allora quali potrebbero essere delle nuove direttrici per una Milano che diventi realmente grande e connessa con il suo territorio. Dove ai sacrifici imposti corrispondano dei servizi all’altezza. 

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I 7 paesi dell’hinterland dove dovrebbe arrivare la metropolitana

#1 ROZZANO, un comune di oltre 40.000 abitanti collegato a Milano dal tram 15: da raggiungere con estensione M2 da Assago?

 

Rozzano è il più popoloso comune dell’hinterland a sud di Milano, con oltre 42.000 abitanti, e tra più popolosi di tutta la città metropolitana, per l’esattezza all’ottavo posto. A oggi è raggiunto dalla metrotranvia 15 che parte da Piazza del Duomo e conta 10 fermate a Rozzano fino al suo centro cittadino. Un po’ poco per un’area con una densità di 3.500 persone per kmq, che ospita anche l’Ospedale Humanitas uno dei centri d’eccellenza italiani. Una estensione della linea M2 da Assago Forum potrebbe essere una soluzione.

Leggi anche: ROZZANGELES, ultima frontiera: le 10 meraviglie del polo Sud di Milano

#2 La M2 a VIMERCATE, per snellire il traffico di una delle aree più trafficate delle Lombardia

Sono decenni che Vimercate aspetta il prolungamento della linea M2 da Cologno Nord e dopo anni di stallo sono in fase di valutazione le alternative per scegliere la tipologia di trasporto più conveniente a livello di costi benefici tra metropolitana, metrotranvia o bus veloci. A quanto pare dovrebbe avere la meglio una metrotranvia con 11 fermate su un percorso di circa 13 km.

#3 ABBIATEGRASSO: un orizzonte ambizioso per M1 o M4

il castello di abbiategrasso

Il Sindaco Sala aveva avanzato l’idea che la linea M1 si potesse spingere a ovest sino al Comune di Abbiategrasso, allungando il ramo che porterà la metro dal prossimo capolinea di Baggio, ma poi nessuno ne ha più parlato. In alternativa si potrebbe prolungare la linea M4 oltre Corsico e Buccinasco. In questo caso la fermata “Abbiategrasso” non darebbe adito a fraintendimenti, come spesso accade con la fermata della linea M2 da poco rinominata “Piazza Abbiategrasso – Chiesa Rossa”.

Leggi anche: 5 curiosità su ABBIATEGRASSO, il comune più GRANDE dell’hinterland di Milano

#4 La M1 a LEGNANO: a quel punto perchè non prolungarla fino a BUSTO ARSIZIO

Ultimo comune della Città Metropolitana a nord-ovest, Legnano si può raggiungere con il passante con un frequenza non sufficiente. Basterebbe prolungare la M1 da Rho Fiera, servendo nel tragitto anche i comuni di Pogliano Milanese, Nerviano, San Lorenzo di Parabiago e San Vittore Olona, per andare comodamente in metro a vedere il “Palio di Legnano” che commemora l’omonima battaglia tra la Lega Lombarda e il Barbarossa del 1176. A quel punto si potrebbe anche aggiungere il tratto fino a Busto Arsizio, con la fermata intermedia di Castellanza, che entrerebbe così con la sua università nella rete degli atenei milanesi. 

Leggi anche: Busto Arsizio: l’incognita lombarda

#5 Dopo il capolinea a Settimo Milanese, si potrebbe portare la M5 fino a MAGENTA

Prolungamento M5 Settimo Milanese

Ad oggi è in valutazione lo studio di fattibilità di 4 fermate che potrebbero estendere la linea M5 a ovest: Sant’Elena, Quarto Cagnino, Quinto Romano e il capolinea con deposito di Settimo Milanese. Per il prolungamento fino a Magenta è in corso uno studio per un eventuale trasporto rapido di massa dal futuro capolinea di Settimo Milanese a Magenta: anche in questo caso sembra più probabile la realizzazione di una metrotranvia o s-bus.

#6 SAN COLOMBANO AL LAMBRO, l’exclave milanese senza collegamenti diretti con la metropoli

Il Comune di San Colombano al Lambro è l’unica exclave milanese, completamente accerchiata dalle province di Pavia e Lodi. Per raggiungerla bisogna uscire dai confini della città metropolitana da cui dista circa 22 chilometri a sud-est e 50 km circa dal centro città. L’unico modo per arrivarci è utilizzare la macchina, mentre una metro direttissima con un’unica fermata potrebbe essere risolutiva, oltre che molto affascinante.

Leggi anche: San Colombano è una COLONIA di Milano: anche se è lontana 22 Km appartiene alla città metropolitana di Milano

#7 Perché non osare? La M2 fino a GENOVA: la metropolitana del mare

Nel 2027 con l’Alta Velocità ci vorranno 50 minuti per arrivare a Genova dalla Stazione Centrale, ma si potrebbe fare di più. Ad esempio un collegamento diretto dalla fermata della metropolitana di Porta Genova M2 a Genova Porto, senza fermata intermedie, ci impiegherebbe meno tempo. Potrebbe bastare un biglietto extraurbano con una nuova zona tariffaria MG: Milano-Genova.

Provate a immaginare: salire a Piazza Cadorna o a Porta Genova e scendere in spiaggia. 

Assurdo? A Londra con la Elizabeth Line hanno realizzato una linea lunga come andare a Genova. Sognare non è impossibile. 

Continua la lettura con: La “linea tricolore”: e se la Milano – Roma venisse considerata come una metropolitana?

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10 locali da coccole in un freddo pomeriggio a Milano

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Crazy Cat Café

Ti capita mai mentre siete in strada a Milano di avere voglia di chiuderti in un locale con un’improvvisa voglia di farti coccolare? Davanti a una cioccolata o a una fetta di torta, queste sono le nostre dieci proposte per staccare durante un freddo pomeriggio milanese.

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10 locali da coccole in un freddo pomeriggio a Milano

#1 Pasticceria Martesana


Pasticceria artigianale fondata nel 1966. Vanta numerosi premi e campionati di pasticceria nazionale e internazionali vinti. L’ultimo è “Artisti del Panettone” del 2020 vinto dal Maestro pasticcere Vincenzo Santoro a metà dicembre.
L’originale è in Via Cagliero 14. Molto gettonato il punto vendita di via Paolo Sarpi 62.

#2 Baunilla


Tortine piccole buonissime e brioche che sono la fine del mondo. I cupcake sono un must di questa pasticceria. La trovate in via Broletto 28, in pieno centro storico, in corso Italia 11 oppure in Piazza Alvar Aalto in Porta Nuova.

#3 Disigual Caffè

Paste e torte buonissime, musica anni ’80. In Viale Montenero 4. Due teneri orsi giganti di peluche vi accoglieranno sulla soglia.

#4 PastiChéri


Ai bordi di Chinatown un caffé cosy, accogliente, casalingo, con spazi raddoppiati e soprattutto una vasta offerta di dolcetti dal sapor francese. In via Luigi Canonica, 72. Oppure in Via Carlo Ravizza, 7.

#5 Crazy Cat Cafè


Godersi un’atmosfera casalinga in compagnia di 9 Gatti? Si può fare in Via Napo Torriani 5 (Centrale). Potrete stare con loro durante tutta la giornata, dalla colazione all’aperitivo, bevendo un buona tazza di tè o leggendo un libro.

#6 Libreria Verso Caffè


Caffé letterario in mezzo ai libri in corso di Porta Ticinese 40. Per una tisana o una birra tra una scelta di editori selezionati e indipendenti.

#7 Cocotte


Atmosfere casalinghe in un originale concept bar in Via Benvenuto Cellini 1 (traversa di Corso XXII Marzo). La cocotte, una mini terrina in ghisa dove cucinare gustose pietanze monoporzioni, è la protagonista indiscussa.

#8 Colibrì


In via Laghetto 9, dietro la Statale un Caffè Letterario rivestito di libri, utilizzato dagli studenti anche come biblioteca. A seconda dell’orario si può ordinare un cappuccino o un gin tonic. Per i libri invece ogni momento è buono.

#9 Zaini

In via Carlo de Cristoforis, 5 (dietro a Corso Como), boutique con caffè che propone cioccolatini artigianali. Qui dal 1913 la storia del cioccolato di Milano è di casa, da quando Luigi Zaini fondò l’omonima fabbrica di cioccolato.

#10 Pavé

Pavè

E per chiudere la lista, ultimo ma non ultimo, il bar pasticceria cosy come un locale di Copenaghen unconventional come un locale di Berlino. Deliziose le sue paste in un ambiente informale e rilassato entrato da anni nel cuore dei milanesi. Il locale storico è in via Felice Casati 27 (una traversa di Buenos Aires). 

Continua la lettura con: 7 percorsi per correre a Milano

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Soldi con le targhe personalizzate: una strada per finanziare il buco di Milano?

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Per finanziare la spesa pubblica la mossa più facile è di ricorrere a tasse e multe. E’ quello che fa di solito la PA italiana. Ma se si guarda ai Paesi più efficienti, si scopre che spesso l’amministrazione pubblica cerca di raccogliere risorse per il suo bilancio anche da contributi volontari di cittadini. In cambio di un valore reale o percepito. Un esempio sono i numeri di targa. In molti paesi a nord delle Alpi, come Germania, Olanda, Gran Bretagna, lo Stato applica un prezzo più alto per i numeri di targa più ambiti. E non si tratta di cifre irrisorie. Vediamo ad esempio il caso svizzero. 

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Soldi con le targhe personalizzate: una strada per finanziare il buco di Milano?

# In Svizzera le targhe si vendono senza limite: si arriva fino a 300mila euro l’una

A due passi dall’Italia, il Canton Zurigo organizza, dal 1995, aste di targhe con cifre ambite. Il risultato è sorprendente: sono state raggiunte cifre da capogiro. Ad esempio, la targa «GE 55555» è stata venduta per la cifra di 48.000 franchi, oltre i 50.000 euro. Mentre la targa «ZH 24» è stata battuta all’asta per 299.000 franchi (circa 310.000 euro), stabilendo un record assoluto a livello nazionale.

Solo negli ultimi due anni, le vendite hanno fruttato al bilancio cantonale circa 5 milioni di franchi (sopra i 5 milioni di euro), con cifre straordinarie anche per targhe come «ZH 888», venduta per 194.000 franchi, e «ZH 100», battuta a 226.000 franchi.

Anche gli altri cantoni offrono questa possibilità. Nel Canton Ticino la targa «TI 10» è stata acquistata per 135.000 franchi, e persino i cantoni più ricchi, come Zugo, traggono vantaggio economico da questo sistema. Zugo, pur vantando un PIL pro capite tra i più alti d’Europa, ha ricavato circa mezzo milione di euro da una singola asta per riequilibrare i conti.

E queste aste per l’acquisto di targhe non sono solo segno, comunque legittimo, di sfarzo o vanità, ma finiscono per finanziare i bilanci dei cantoni e dello stato, contribuendo in definitiva al bene pubblico.

La vendita di targhe con numeri particolari o con cifre personalizzate è una pratica diffusa all’estero. Non solo in Svizzera. Anche in Germania, Olanda, Gran Bretagna, Stati Uniti o Australia, tra gli altri, si può scegliere non solo di pagare un extraprezzo per una targa personalizzata una tariffa extra, ma anche di scambiarle e venderle, trasformandole in oggetti di collezione. Così l’automobilista è più felice e lo Stato festeggia le risorse aggiuntive. Tutti felici e contenti. Al contrario, in Italia la possibilità di personalizzare o acquistare targhe automobilistiche non esiste.

# E se a Milano si introducesse questa modalità per finanziare il Comune?

Il debito del Comune di Milano ammonta a 2,2 miliardi di euro al 31 dicembre 2024. La possibilità di introdurre un sistema di aste per targhe con cifre ambite o personalizzate potrebbe rappresentare un’opportunità per generare entrate significative. Seguendo l’esempio svizzero, l’Italia potrebbe sfruttare questo mercato non solo per alleggerire i bilanci pubblici, ma anche per offrire un nuovo canale di guadagno ai privati.

Un sistema di vendita delle targhe potrebbe essere pensato in due modalità, come avviene all’estero:

  1. Targhe standard personalizzate: ogni automobilista potrebbe scegliere una combinazione unica di numeri e lettere, dietro il pagamento di una tassa.
  2. Aste per targhe speciali: numeri particolari o di prestigio potrebbero essere venduti al miglior offerente, generando milioni di euro in entrate.

Immaginiamo, ad esempio, l’introduzione di targhe commemorative dedicate a eventi culturali o sportivi, simili alla «ZH 24» venduta in Svizzera durante gli Europei di calcio. Il ricavato potrebbe essere destinato al miglioramento delle infrastrutture o alla promozione del turismo.

L’idea di vendere targhe automobilistiche personalizzate in Italia non è solo un sogno di libertà individuale, ma una proposta concreta per migliorare la situazione economica del paese. L’esperienza svizzera dimostra che un sistema ben progettato può generare entrate significative e offrire un servizio apprezzato dai cittadini.

È forse giunto il momento di riconsiderare le priorità e guardare oltre i confini per trovare ispirazione. Perché non farlo?

# Il blocco culturale e burocratico italiano

Ma perché in Italia non si adottano queste soluzioni? Una risposta potrebbe essere la mentalità statalista che permeerebbe il nostro sistema normativo e burocratico. La targa è vista come un simbolo di uniformità e di imposizione autoritaria che azzera qualunque libertà e potere nel cittadino-suddito. Ogni tentativo di innovazione che porti a una apertura nella libertà del cittadino di differenziarsi dagli altri si scontra sempre con un apparato amministrativo spesso incapace di gestire il cambiamento e una cultura di sistema che promuove il livellamento e l’omologazione tra i cittadini. 

Inoltre, la paura di una cattiva gestione o di speculazioni potrebbe alimentare resistenze politiche e sociali. Tuttavia, un sistema ben regolamentato, con limiti chiari e trasparenza, potrebbe non solo prevenire abusi, ma anche creare nuove opportunità per cittadini e istituzioni.

Continua la lettura con: I robot di Musk a Milano? Le 5 attività che potrebbero svolgere

MATTEO RESPINTI

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Da Milano in Slovenia con il Frecciarossa: dopo il primo test si punta al servizio regolare

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Chatgpt - Frecciarossa Italia-Slovenia

Prima Parigi, in futuro Monaco di Baviera, Berlino e Lubiana. Continua a crescere la rete di collegamenti transfrontalieri veloci da Milano. Dopo il primo test a dicembre 2023 dalla stazione di Mestre, l’obiettivo è attivare un servizio regolare da Milano alla capitale slovena.

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Da Milano in Slovenia con il Frecciarossa: dopo il primo test si punta al servizio regolare

# Positivo il primo test a dicembre 2023

fsnews.it – Frecciarossa

L’istituzione di un collegamento diretto Frecciarossa Italia-Slovenia diventa sempre più concreta. L’11 dicembre 2023 è stato effettuato il primo test da Mestre fino a Sesana in Slovenia con l’ETR.700-08, attrezzato con la tecnologia ERTMS BL3. Il convoglio ha fermato a Portogruaro, Monfalcone, Bivio Aurisina e Villa Opicina, al confine è salito sul a bordo il personale delle ferrovie slovene. Durante il tragitto sono state effettuate alcune prove di funzionamento del sistema ETCS dell’ETR.700 sulla rete ferroviaria slovena, che è attrezzata con sistema di segnalamento ERTMS ed alimentata a 3000 Volt in corrente continua come in Italia. 

# L’obiettivo è istituire due collegamenti veloci giornalieri da Milano a Lubiana

fsnews.it – Stazione Lubiana

I tempi sembrano ormai maturi per il ripristino e l’estensione a Venezia e Milano di un servizio transfrontaliero tra i due Paesi, già esistente fino al 2008 ed allora operato dal Pendolino sloveno di costruzione FIAT ETR.310. L’accordo preliminare siglato da Trenitalia, capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS e SŽ Passenger Transport, società ferroviaria slovena, prevede l’istituzione di 2 collegamenti giornalieri tra Milano e Lubiana al completamento del potenziamento della rete slovena in modo da ridurre ulteriormente al durata dal viaggio. Oggi il collegamento più rapido disponibile è di 7 ore e 40 minuti e prevede un Frecciarossa da Milano Centrale a Trieste e un cambio con un Eurocity per proseguire fino a Lubiana. Tra le fermate previste le grotte di Postumia e di San Canziano (nel comune di Divaccia) e il paese di Lipizza, nel comune di Sesana. Ma non solo: all’orizzonte si vedono già nuove destinazioni. 

# Il primo passo per altre destinazioni a Est?

Budapest @pixabay

La speranza di molti è che questo sia il primo passo per un’ulteriore spinta a Est. In particolare sarebbe una vera e propria rivoluzione collegare via Frecciarossa anche Austria, Croazia e Ungheria che registrano una crescita esponenziale nei rapporti con il Nord Est italiano, ma che risultano ancora penalizzate nei tempi di percorrenza. Confermato invece, a partire dal 2026, il collegamento con Frecciarossa da Milano a Monaco di Baviera e in futuro fino a Berlino.

Leggi anche: Non solo Parigi: le 5 città straniere da collegare a Milano con treni dell’alta velocità

Continua la lettura con: Milano – Berlino col Frecciarossa? L’annuncio: quando sarà possibile e quanto ci metteremo

FABIO MARCOMIN

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L’assessore spiega ai cittadini l’utilità della ciclabile di Buenos Aires

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Motivazioni inconfutabili. 

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Continua con: La metro chiude le porte, ma a Milano non si molla mai

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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C’è molto di Milano a Salonicco: inaugurata la metro con “mente meneghina”

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John Carlo Ottaviani LN - Stazione Metro Salonicco

Colpo di ATM: dopo Copenaghen, dove gestisce da oltre 15 anni tutta la rete metropolitana, debutta nella seconda città greca. La realizzazione della linea è stata una vera sfida ingegneristica che ha portato alla luce 2300 anni di storia. C’è anche il più grande museo all’aperto del mondo dentro una stazione.

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C’è molto di Milano a Salonicco: inaugurata la metro con “mente meneghina”

# Il debutto di ATM in Grecia con l’inaugurazione della prima linea di Salonicco: da oltre 15 anni gestisce la rete di Copenaghen

Atm – Metro Salonicco

Il 30 novembre 2024 ha inaugurato la linea metropolitana di Salonicco, seconda città greca con oltre 1 milione di residenti nell’area vasta e un’estensione di circa 1,3 milioni di mq. La gestione è di ATM: nel 2023 ha vinto la gara per 250 milioni di euro spalmati in 11 anni.

L’Azienda Trasporti Milanese detiene infatti il 51% delle quote della newco Thema, il 49% sono di Egis, società francese di ingegneria, e tramite gli addetti italiani si è occupata delle formazione del personale della nuova infrastruttura. Un altro colpo di ATM che dal 2008 gestisce tutta la rete di Copenaghen, composta da 3 linee radiali e una circolare, il Cityyringen, e dal 2025 anche la nuova linea di metropolitana leggera. Ma come funziona la nuova metro ellenica?

Leggi anche: A Copenaghen la METRO è GESTITA dall’ATM di Milano

# Un tracciato di 10 km e 13 stazioni, con un’espansione prevista nel 2025

Di Philly boy92 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=71623596 – Metro di Salonicco

Costruita da Webuild, che ha realizzato anche la linea M4 di Milano, la nuova metro si estende per 9,6 km e 13 stazioni collegando da est a ovest i quartieri della città. Si attendono in media 313.000 passeggeri giornalieri e la riduzione di 57.000 auto in circolazione al giorno e di 212 tonnellate di emissioni di carbonio. In 18 minuti i treni driverless vanno da un capolinea all’altro. Nel 2025 è in programma già una prima estensione ad est servendo i comuni periferici della città per arrivare a un totale di 18 stazioni.

# Svelati 2300 anni di storia: la stazione di Venizelou ospita il più grande museo all’aperto del mondo dentro una metropolitana

John Carlo Ottaviani LN – Metro Salonicco

Un’attesa lunga 20 anni, tra progettazione e costruzione, si arriva quasi a 40 dalla prima pianificazione. Una vera sfida ingegneristica per i numerosi ritrovamenti archeologici nel sottosuolo che hanno costretto anche a spostare le stazioni rispetto al progetto originario. La città fondata nel 315 a.C. dal re dei Macedoni Cassandro e intitolata alla sorella di Alessandro Magno, Tessalonica, è tornata alla luce durante il più grande scavo archeologico cittadino.

Atm – Reperti archeologici metro Salonicco

Sono riemersi i 2.300 anni di storia di Salonicco, visibili in quelle che sono diventate archeostazioni, come quella di Venizelou che ospita il più grande museo all’aperto del mondo all’interno di una stazione della metropolitana, con reperti archeologici risalenti all’epoca romana. Sono state rinvenute numerose lastre di marmo appartenenti alla celebre via romana conosciuta come Decumanus Maximus. Gli utenti della metropolitana possono fare un viaggio indietro nel tempo tra le epoche dei Romani, dei Bizantini, degli Ottomani, dai resti dei sistemi fognari degli Antichi Greci fino alle basiliche dimenticate di impronta cristiana.  

Leggi anche: A ROMA ci sarà la stazione METROPOLITANA più BELLA del MONDO? (Video e rendering)

Continua la lettura con: Questi i primi numeri della M4: come si posiziona rispetto alle attese e alle altre linee?

FABIO MARCOMIN

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Piazzale Loreto uscirà fuori dal tunnel? Il punto sul progetto

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Roberto Fortunato FB - Auto in piazzale Loreto

Tutto sembrava perfetto. Il progetto e i lavori ai nastri di partenza per riqualificare un luogo disordinato e degradato, dove è un problema sia la viabilità dei mezzi sia la vivibilità. Rinviati più volte, sembrava che dovessero partire finalmente un paio di mesi fa, bucheranno con molta probabilità l’appuntamento con il 2026. E c’è chi insinua che alla fine non verranno mai fatti. A che punto è la situazione e cosa prevede il progetto.

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Piazzale Loreto uscirà fuori dal tunnel? Il punto sul progetto

# Un luogo disordinato e degradato in attesa di rinascere

Roberto Fortunato Fb – Piazzale Loreto

L’ennesima riprova si è avuta durante la stop della linea M1, a causa di un tragico evento, che ha costretto i viaggiatori a salire in strada per cambiare linea o prendere altri mezzi. Un flusso disordinato di persone che cerca di attraversare il piazzale, tra balaustre malmesse, e macchine bloccate nel traffico. 

Roberto Fortunato FB – Auto in piazzale Loreto

Un luogo che attende di rinascere da troppo tempo e che nonostante ci sia pronto un progetto per la sua rigenerazione, con una modifica sostanziale della viabilità, nulla si è ancora mosso. Nhood Italy, vincitore del concorso Reinventing Cities con “Loreto Open Community“ (LOC), sperava di partire con i cantieri nell’autunno 2023 per consegnare il nuovo piazzale all’inizio del 2026 e unirsi al rinnovato corso Buenos Aires i cui lavori sono in fase avanzata. Ma cosa prevede nel dettaglio la riqualificazione?

Maps – Piazzale Loreto

Leggi anche: Buenos Aires sarà un “boulevard verde”? Avviati anche i lavori del PNRR

# Un’agorà verde con un anfiteatro, negozi, uffici e il traffico spostato all’esterno della piazza

Il piazzale dovrebbe diventare in parte pedonale e soprattutto ecosostenibile: si vuole trasformarlo in un’agorà verde per mettere in connessione NoLo e l’asse corso Buenos Aires/viale Monza/viale Padova. Gli interventi previsti nel dettaglio sono:

  • lo spostamento del traffico all’esterno, ai margini della piazza;
  • la costruzione di 3 nuovi edifici, con terrazze verdi sui tetti, destinati ad uso commerciale, uffici e svago;
  • al centro una sorta di agorà con gradoni e un anfiteatro, dove si potrà assistere a concerti, mercati e manifestazioni di vario tipo. 

Questi i numeri:

  • 9.200 mq complessivi;
  • 3.900 mq sono previsti a verde, con aiuole e 500 tra arbusti e alberi;
  • 1,2 km di piste ciclabili;
  • 1.200 mq di pannelli solari,;
  • 60 stalli per le biciclette, oltre a quelli per il bike sharing;
  • 11 postazioni di ricarica elettrica

Leggi anche: PIAZZALE LORETO diventa AGORÀ VERDE: il primo tassello della MAXI riqualificazione

# Lo stallo causato dalla bufera giudiziaria sul settore delle costruzioni

Loc26 interno

In una nota di maggio di quest’anno Nhood aveva chiarato la sua posizione, rispondendo a Sala che aveva detto come il possibile cambio dell’iter in seguito alla bufera giudiziaria nel settore delle costruzioni avrebbe potuto far desistere i proponenti del progetto, che «nel rispetto delle norme vigenti, sta lavorando e continuerà a lavorare per la prosecuzione del progetto di riqualificazione della piazza. Con la chiara volontà di portarlo a compimento nel più breve tempo possibile e contribuire così al miglioramento della qualità della vita dei cittadini.» Tra gli oltre 150 progetti fermi c’è infatti anche quello di piazzale Loreto, con gli uffici dell’urbanistica di fatto immobilizzati dopo le inchieste della magistratura. L’approvazione definitiva del “Salva Milano” attesa nelle prossime settimane dovrebbe sbloccare la situazione dei cantieri in corso e in attesa in città, anche se al momento non ci sono ipotesi di date all’orizzonte e “Loreto Open Community“ (LOC) rimarrà sulla carta ancora per diversi mesi.

Continua la lettura con: ”Salva Milano”: che cosa comporta in breve e perché lo ha votato anche il PD?

FABIO MARCOMIN

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Case: i milanesi preferiscono l’hinterland

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Milanesi nell'hinterland

Milano perde residenti: lo certifica l‘Istat. Una buona parte sceglie l’hinterland. Ma quali sono i comuni dove è avvenuto il maggior numero di compravendite e dove è più conveniente prendere casa nei dintorni di Milano?

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Case: i milanesi preferiscono l’hinterland

# Quasi il 10% dei milanesi si è spostato fuori città negli ultimi 5 anni: a Opera record di compravendite con +71%

Maps – Comune di Opera

L’Istat ha certificato il calo dei residenti a Milano: sono scesi a 1.370.536 abitanti, in calo del 10% rispetto a 5 anni fa. Tra i fattori che hanno determinato questo calo il saldo negativo: il trasferimento all’estero e quello nell’hinterland. Negli ultimi cinque anni i milanesi che hanno preso casa oltre i confini di Area B è salito del 9,7%, pari a oltre 15.400 residenti, con una crescita delle compravendite dell’11,6%. I comuni più attivi, come emerso da uno studio di Abitare.Co, sono stati Opera (+70,8%), Cusano Milanino (+63,3%) e Vimodrone (+61,7%).

# A Trezzano i prezzi delle case sono cresciuti più che a Milano

@globalsystem – Città Metropolitana Milano

L’analisi ha preso in considerazione il mercato immobiliare residenziale delle nuove costruzioni dell’hinterland milanese di facile accesso a Milano, nello specifico 37 Comuni di prima fascia, collegati con la metropolitana o il passante ferroviario, sui 131 di tutta la Provincia. In generale risulta come i prezzi delle abitazioni siano inferiori rispetto a Milano del 52% nell’usato e di quasi il 60% nel nuovo. Sull’usato c’è una differenza media di prezzo al mq di oltre 2.700 euro: a Milano si sono toccati i 4.700€ al mq con un +42,4% sul 2019. Sul nuovo la differenza è di 4.450€: con la media di 7.690€ raggiunta a  Milano, risultato di un incremento del +48,1%. L’unico comune che ha visto crescere di più i prezzi nel nuovo rispetto a Milano è stato Trezzano sul Naviglio, con un +50%.

# Abbiategrasso il comune più economico: a parità di budget si comprano case tre volte più grandi che a Milano

Credits: milanoguida.it – Abbiategrasso

Mettendo sul piatto un budget di 300mila euro, a Milano si riesce a comprare in media un appartamento da 40 mq, mentre nell’hinterland si va dai 133 mq di Abbiategrasso, che risulta il comune più economico, ai 73 mq di Assago, che si conferma invece come il meno accessibile fuori città, davanti a Basiglio con 80 e Sesto San Giovanni con 82 mq. Sul podio dei comuni dove le case costano di meno troviamo Senago dove si riesce a prendere un’abitazione di 107 mq, Pescheria Borromeo e Rho con 105 mq.

Leggi anche: Peggio che a Milano: la località dell’hinterland con prezzi delle case da record

Continua la lettura con: La fuga dei 50mila: sorpresa, Milano in un anno ha perso tanti abitanti come l’intera città di Lodi

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La Bike city non fa breccia sui giovani di Milano: solo il 7% va in bici a scuola

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pixabay - u_d7hddm5o . Bicicletta

Milano bike city? Sembra una bella idea ma ancora poco praticata. Soprattutto per gli spostamenti casa-scuola.

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La Bike city non fa breccia sui giovani di Milano: solo il 7% va in bici a scuola

# I risultato di un sondaggio della Consulta Provinciale Studentesca: meglio il trasporto pubblico

Credits: foto di redazione
M5

Meglio i mezzi pubblici o a piedi. Questa è la fotografia di un sondaggio dal titolo “Muoversi a Milano. La mobilità vista dagli studenti delle scuole superiori” realizzato Consulta Provinciale Studentesca (CPS) di Milano intervistando un campione di 4.568 studenti. Dai risultati emerge come in cima alle preferenze per gli spostamenti da e verso gli istituti scolastici per due studenti su tre c’è il trasporto pubblico per il 63,3%. Seguono: andare a piedi per il 17,8% e in bicicletta per il 7%. Le altre modalità quali auto privata, combinazione di auto e trasporto pubblico e motorino, sono scelte rispettivamente per il 4,6%, 4,5% e 1,5%. 

# Perché non si va in bici? La sicurezza non è un problema

pixabay – u_d7hddm5o . Bicicletta

Sono diversi i fattori che influenzano la scelta di non utilizzare la bicicletta. Tralasciando la distanza e la velocità percepita dei mezzi pubblici, le domande si sono concentrate sulla sicurezza. Ma anche questo sembra un falso problema. Più di uno studente su due che usa auto o moto ha risposto negativamente al quesito “andresti a scuola in bicicletta se fosse più sicuro?”. Appena uno su tre (il 31,5%) sarebbero favorevoli, dinamica simile anche se con percentuali diverse nel caso di scelta tra trasporto pubblico e bicicletta: il 38% degli utilizzatori continuerebbe ad usare i mezzi pubblici, il 35% opterebbe per la bicicletta.

# Le proposte di CPS per invertire il trend: nuove corsie preferenziali per i mezzi pubblici e quattro piste ciclabili circolari

Credits piste-ciclabili.com – Piste ciclabili a Milano

In base ai dati emersi la CPS ha proposto due interventi per consentire di invertire il trend e portare più studenti a spostarsi in bicicletta: implementare nuove corsie preferenziali per i mezzi pubblici e realizzare quattro piste ciclabili circolari per migliorare la sicurezza dei ciclisti.

Leggi anche: Le CICLABILI di Milano: QUANTE sono? Qual è la più LUNGA? E la più RIPIDA?

Fonte: orizzontescuola.it

Continua la lettura con: Entra nel vivo il cantiere per il GRAB, il Grande Raccordo Anulare per le Bici

FABIO MARCOMIN

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Brioche calda in piena notte: i 5 forni aperti a Milano anche con le tenebre

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Strada di notte - Ph. vinsky2002

Di ritorno a casa tardi dopo una serata, magari nel weekend, non c’è persona che almeno una volta non abbia avuto quella fame improvvisa, che molto spesso viene soddisfatta con qualche cheeseburger preso al fast food. Ma il panino take-away non è l’unica soluzione, anzi la scelta può essere molto più ampia se si va di fronte a qualche panificio che sta preparando i prodotti per la mattina: brioches appena sfornate, pizze, focacce e panini caldi. Ma quali sono i forni aperti anche la notte in città?

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Brioche calda in piena notte: i 5 forni aperti a Milano anche con le tenebre

# Forno di Barona in Via Lago di Nemi: aperto 24h sette giorni su sette (zona 6)

 
Credits: @fornodibarona IG

Nato come laboratorio di produzione all’ingrosso di pane, pizze, focacce e brioches, con gli anni il Forno di Barona, che serve l’intera zona Barona a sud della città, si è espanso e ora offre anche il servizio self-service sia nel locale che d’asporto. Il Forno di Barona si trova in Via Lago di Nemi 25 ed è uno dei pochi panifici aperti 24 ore su 24 in città. Di notte è ormai luogo di incontro di molti giovani che qualsiasi ora sia, se sono in zona, vanno a fare rifornimento al forno. Dalle pizze alle brioches, dalla caffetteria alla pasticceria, al Forno di Barona si trova sia dolce che salato.

In generale, inoltre, il forno fa anche da tavola calda e offre il servizio catering agli eventi. In aggiunta al primo “storico” Forno di Barona aperto in via Lago di Nemi, in città se ne trova un altro della stessa proprietà: il Bistrot Italia in Corso Italia 35.  Non solo: in provincia possiamo trovare un altro Forno di Barona, precisamente a Trezzano Sul Naviglio in Via Roma 4.

 

# Forno Granfior in via delle Forze Armate: 24h a San Siro (Zona 7)

Credits: parrocchiamadonnadipompei.it
Forno GranFior

In via delle Forze Armate, 165, ad ovest di Milano vicino alla fermata Inganni, c’è il Forno Granfior che per tutta la serata sforna pizze, focacce e brioche di buona qualità. Mentre di giorno è il posto ideale dove fermarsi per fare merenda dopo una lunga passeggiata attorno alla Chiesa della Madonna dei Poveri, chiesa dalla struttura un po’ particolare tipica dell’architettura razionalista, la sera la gente si riunisce per fare uno spuntino prima di tornare a casa. Anche qui, come in tutti i forni, si possono acquistare focacce, pizzette, brioches e pasticceria varia e, come il forno di Barona, il Forno di Granfior è aperto 24H.

 

# Panificio 24h I Sapori di Denise in Piazzale Cuoco: pasticcini sempre freschi e specialità napoletane giorno e notte (Zona 4)

Credits: @markkarram
I Sapori di Denise

Pasticcini sempre freschi e specialità napoletane, pastiera e casatiello su prenotazione, il forno notturno in Piazzale Cuoco soddisfa la fame di molti giovani e non che di notte si trovano in zona e hanno un certo languorino. Il forno del quartiere Calvairate è sempre stato lì, ma da qualche tempo ha una nuova gestione napoletana. Oggi si chiama Sapori di Denise e si trova precisamente in via Emilio Faà di Bruno 20. Il locale è aperto 24 ore su 24 ed è molto apprezzato dai clienti anche di giorno, grazie ai suoi mega aperitivi. La sera, invece, si possono trovare brioches fresche, fagottini al cioccolato, ma anche dei buoni panini napoletani, un esempio? Pagnottina con bologna e pancetta a cubetti e provola.

 

# Il Golosone in via Mac Mahon 75: aperto fino alle 3 (Zona 8)

Credits: @ilgolosonemilano
Il Golosone

Aperto la notte e dedicato ai giovani milanesi, Il Golosone è un locale nato dall’idea di un ragazzo siciliano che, puntando su ragazzi e ragazze che fanno serata e hanno voglia di mangiare qualcosa prima di tornare a casa, ha deciso di aprire un locale notturno dove offrire le specialità siciliane. Il Golosone si trova in via Mac Mahon 75, a nord di Milano, zona Ghisolfa/Maciachini, ed è aperto fino alle 3 di notte. Tra le specialità del Golosone che si possono scegliere ci sono: cornetti caldi, bomboloni e donuts super farciti (si può addirittura scegliere tra 30 gusti di farcitura diversi)! E poi ci sono tutte le specialità salate e di rosticceria tipiche dell’isola d’origine del proprietario.

 

# Mergellina Bakery in Viale Bligny: il fast food dei dolci vicino alla Bocconi (Zona 5)

Credits: @ilpostochevale
Mergellina Bakery

È il fast food di dolci che fa gola a tutti, bombe caloriche che fanno da pranzi, cene e aperitivi messi insieme. È la classica “americanata” che però tutti vogliono provare almeno una volta nella loro vita. È questo quello che offre il Mergellina Bakery: croissant e donuts farciti in tutti i modi. Ogni locale Mergellina Bakery è allestito a tema donuts con i colori molto accesi e a Milano la sede si trova in Viale Bligny 13, nei pressi della Bocconi. Il Mergellina Bakery non resta aperto tutta la notte, ma chiude alle tre di notte nel weekend e alle due in settimana.

 

Continua la lettura con: Quali sono le GASTRONOMIE MIGLIORI di Milano? Ecco la GUIDA PERFETTA (con MAPPA) per chi non vuole cucinare

BEATRICE BARAZZETTI

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La M7: le tre ipotesi di tracciato della settima linea di Milano

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Prima ipotesi M7

La discussione sulla M6, pensata per servire i municipi 4 e 5 e proseguire ad ovest fino al MIND, sta entrando sempre più nel concreto. Ma i milanesi guardano già oltre.

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La M7: le tre ipotesi di tracciato della settima linea di Milano

# La prima ipotesi di tracciato: da Rho Fiera a Milano 2

Prima ipotesi M7

Il Sindaco Sala ha detto che la M6 sarà l’ultima metropolitana di Milano: perché non sognare in grande e immaginare il percorso di una futura M7? In realtà già durante il dibattito sul PGT, durante la Giunta Moratti, si era fatta una prima ipotesi di tracciato: da Rho Fiera fino a Milano 2. Tra le fermate previste: Stephenson, Certosa, Accursio, Domodossola, Arco della Pace, Turati a interscambiare la M3, Palestro con la M1 e Lambrate con la M2. Si tratta della linea in colore verde scuro indicata come M9 dopo l’approvazione del PGT.

Leggi anche: La METRO del futuro a Milano: il SOGNO M6 da MIND a… Le DUE IPOTESI per il CAPOLINEA

# La seconda ipotesi: la linea approvata dal PGT della Giunta Moratti sul tracciato della metrotranvia nord (da Cascina Gobba a Certosa)

Pgt 2030 Moratti

La linea approvata nel Pgt prevedeva un tracciato completamente differente dalle ipotesi iniziali: ricalcava il percorso della metrotranvia nord, attualmente in costruzione. Il capolinea est a Cascina Gobba M2 e quello ad ovest a Certosa. In mezzo l’incrocio con la M1 a Precotto, con la M5  a Bicocca e Testi, con la M3 ad Affori e altri incroci con linee ferroviarie regionali e suburbane.

# La terza ipotesi: l’alternativa con meno fermate e prosecuzione fino a Molino Dorino M1

M7

L’alternativa proposta da Domenico Bulzis prevede un tracciato che ricalchi in linea di massima sempre quello della futura metrotranvia nord, ma con meno fermate e prosecuzione fino a Molino Dorino M1. Queste le stazioni immaginate: Ponte Nuovo, Adriano, Tremelloni, Precotto con interscambio con la M1, Greco Pirelli che interscambia la stazione ferroviaria con treni regionali e suburbani, Niguarda, Affori con incrocio con la M3, altre cinque (Bovisa, Villapizzone,Certosa, Stephenson e MIND Merlata) ad interscambiare con altrettante stazioni ferroviarie.

Leggi anche: 7 PROGETTI di LINEE METROPOLITANE per il futuro della rete milanese

Continua la lettura con: METRO a MONZA… ma facciamola bene: i PUNTI DEBOLI di M1 e M5

FABIO MARCOMIN

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Mind, l’ultima avanguardia di Milano: a che punto siamo? (video)

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MIND (Milano Innovation District) è l’ambizioso progetto di riqualificazione dell’area che ha ospitato Expo Milano 2015. L’obiettivo: trasformarla in un distretto dell’innovazione e della sostenibilità. Ma a che punto sono i lavori? In questo video esploriamo il progetto e analizziamo i progressi compiuti, dalle strutture già operative alle opere ancora in corso.

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FRANCESCA MONTERISI

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FUGA da MILANO, in quale CITTÀ dell’HINTERLAND vorrebbero andare a vivere i MILANESIDove le MILANESI comprano ABITI di BUONA qualità a POCO PREZZO?Copertina Negozi

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Caffè gratis a chi entra ballando: l’idea del «caffè Milano». Altre 7 azioni che a Milano si dovrebbero premiare con un caffè

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Un caffè può trasformarsi in più di una semplice bevanda. Nel Massachusetts hanno fantasia e buon gusto: la fantasia è di premiare chi entra ballando con un caffè. Il buon gusto sta nel nome del locale: Milano. E se questo fosse un segnale per portare questo tipo di innovazione in città?

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Caffè gratis a chi entra ballando: l’idea del «caffè Milano». Altre 7 azioni che a Milano si dovrebbero premiare con un caffè

# Caffè gratis a chi entra ballando? Ecco l’idea del caffè Milano

 

Immaginate di iniziare la giornata entrando in un bar, non semplicemente ordinando un espresso, ma guadagnandolo con una piccola performance di danza. È ciò che accade al Milano Café, un locale nel Massachusetts (Stati Uniti), dove i clienti che entrano ballando ricevono il caffè gratuitamente.

Il video dei clienti che, superando la timidezza, entrano a passo di danza è diventato virale, attirando milioni di condivisioni e commenti. L’idea, oltre a essere una brillante mossa di marketing, vuole trasformare un momento quotidiano – la pausa caffè – in qualcosa di più gioioso e memorabile.

Ma cosa succederebbe se anche a Milano si premiassero i gesti creativi o i comportamenti virtuosi con un buon caffè? Ecco sette idee che potrebbero funzionare nella capitale lombarda.

#1 Estrazione settimanale tra chi prende la metro del primo turno

Milano è famosa per il suo sistema di trasporto pubblico, ma chi si alza prestissimo per prendere la prima metro spesso non riceve il riconoscimento che meriterebbe. Un bar vicino alle fermate centrali, magari gestito da ATM, potrebbe organizzare un’estrazione settimanale tra i viaggiatori del primo turno metro.

Per partecipare all’estrazione sarebbe sufficiente scansionare il biglietto o l’abbonamento all’orario stabilito. Sarebbe un modo per ringraziare chi contribuisce a far funzionare la città sin dalle prime luci dell’alba, regalando loro un caffè che renda la mattina un po’ meno faticosa.

#2 Caffè per chi fa un gesto di gentilezza a uno sconosciuto

La nostra è una città veloce e frenetica e un piccolo gesto di gentilezza può fare una grande differenza. Un bar potrebbe premiare chi si avvicina a un altro cliente e fa lui o lei un complimento sincero, purché educato e rispettoso.

Che si tratti di un elogio per un look originale o per l’energia positiva di una persona, questo approccio contribuirebbe a creare un ambiente più caloroso e accogliente. Alla fine, un sorriso e un caffè gratuito sono una combinazione perfetta per iniziare la giornata con il piede giusto.

#3 Caffè per chi porta un libro da scambiare al bar

In una città che celebra la cultura, perché non unire caffè e letteratura? Un bar potrebbe offrire un caffè a chi porta un libro da lasciare in uno scaffale dedicato al bookcrossing.

Questo spazio diventerebbe un punto di riferimento per lettori appassionati e curiosi che vogliono scoprire nuovi titoli o condividere quelli che hanno amato di più. Il risultato? Una biblioteca comunitaria che cresce ogni giorno, dove le storie viaggiano di mano in mano accompagnate dall’aroma di un buon espresso.

#4 Caffè per chi risolve un quiz o un rompicapo

 

Per i milanesi amanti delle sfide, un bar potrebbe proporre un rompicapo quotidiano o un quiz su temi locali. Le domande potrebbero riguardare curiosità su Milano, la sua storia o le tradizioni meneghine.

Rispondere correttamente regalerebbe un caffè, trasformando la pausa in un momento di gioco e apprendimento. Questa idea coinvolgerebbe i clienti in modo interattivo, stimolando non solo la mente ma anche un sano spirito competitivo. Chi riesce a vincere, oltre al caffè, porterebbe a casa la soddisfazione di conoscere meglio la propria città.

#5 Sorteggio settimanale per chi ricicla correttamente

Immaginate un bar comunale che incentivi la raccolta differenziata premiando i clienti con un caffè omaggio. Chi portasse le “prove” delle proprie buone azioni potrebbe partecipare a un sorteggio settimanale.

Questa iniziativa promuoverebbe la consapevolezza ambientale e rafforzerebbe l’idea che i piccoli gesti quotidiani possono fare la differenza. Milano, con il suo impegno per la sostenibilità, potrebbe abbracciare questa idea trasformando i bar in punti di riferimento per un comportamento eco-responsabile.

# 6 Caffè per chi ordina e interagisce in dialetto

Milano è una città cosmopolita, ma non deve dimenticare le sue radici. Per mantenere viva la tradizione, un bar potrebbe regalare un caffè a chi ordina e interagisce con il personale in dialetto milanese. Immaginate un cliente che chiede: “Un bicer de cafè, per piasee!”

Questo approccio non solo promuoverebbe l’uso del dialetto, ma creerebbe un’atmosfera unica, in cui passato e presente si incontrano attorno a una tazza di caffè. Un’iniziativa perfetta per riscoprire le proprie origini con un tocco di ironia.

#7 Caffè per chi racconta una buona notizia

Tra la frenesia e le difficoltà quotidiane, un bar potrebbe scegliere di diventare un’oasi di ottimismo. Per guadagnare il caffè, un cliente al giorno, potrebbe avere la possibilità di raccontare una buona notizia – personale o dal mondo – al barista e alla clientela. Che si tratti di un piccolo successo personale o di una scoperta che ha migliorato la vita di qualcuno, questo gesto contribuirebbe a diffondere positività e a ricordare che, anche nelle giornate difficili, ci sono motivi per sorridere.

Chissà, con il suo spirito innovativo, Milano potrebbe davvero adottare idee simili, premiando i comportamenti virtuosi e creativi con un buon caffè. E, soprattutto, diventando una città più sorridente.

Continua la lettura con: Il caffé più buono di Milano si prende qui?

MATTEO RESPINTI

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La metro chiude le porte, ma a Milano non si molla mai

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Ce la fa, ce la fa, ce la fa… Non ce la fa

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Continua con: Come si sente chi è di Milano quando si trova in un’altra città d’Italia

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Come e cosa cambia in Milano e nei milanesi in prossimità delle feste natalizie

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Chatgpt - Persone alla moda in piazza Duomo a Milano

Queste sono le trasformazioni più evidenti.

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Come e cosa cambia in Milano e nei milanesi in prossimità delle feste natalizie

# Le persone

Chatgpt – Persone alla moda in piazza Duomo a Milano

Le donne cominciano a prediligere colori neutri, mai sgargianti sia nell’abbigliamento e sia nel trucco e manicure. E poi un festival di cappelli, borse giganti, sneakers in camoscio o stivaletti con zeppa appena accennata. Pantaloni larghi comodi e occhialoni scuri. Gli uomini si vestono prevalentemente di scuro, mocassino o sneakers, i ragazzi jeans over, più shopper, Più cappellino con ricciolo in evidenza. I più maturi zainetto di pelle incorporato alla schiena e cappottino aderente.

# Si va più spesso in centro 

Credits Andrea Cherchi – Decorazioni Corso Vittorio Emanuele
Attrae come una calamita. Vuoi mettere l’albero in piazza Duomo e come sarà quello in galleria di Dior. E poi lunghe passeggiate, la cioccolata calda e le vetrine illuminate, lo shopping e l’aperitivo, la pausa pranzo e le chiacchiere con gli amici. Una folla sorridente che aspetta il Natale.

# Il lamento non manca mai

Nati per vivere a Milano FB – Scighera in piazza Duomo

Sta al milanese come la moda sta a Milano. Adesso si predilige il lamento climatico, fa troppo freddo, che gelo oggi, hai visto che nebbia ieri. E dire che poche settimane fa ci si lamentava del caldo… Al secondo posto il lamento contro la propria città: troppe buche, troppo traffico, troppo smog.

# Una città vestita a festa 

 
Radio Lombardia FB – Mercatini in piazza del Duomo

Qualche esempio? I mercatini di Natale in piazza Duomo fino al 6 gennaio con le caratteristiche casette in legno, l’Artigiano in fiera al polo fieristico di Rho fino all’8 dicembre, il Milano Christmas Village ai Giardini Montanelli fino al 6 gennaio con giostre e bancarelle. Ancora la Fiera degli oh bej oh bej, attorno al Castello Sforzesco fino all’8 dicembre con bancarelle di dolci, artigianato locale e chili di caldarroste. E poi tanti alberi di Natale sparsi per tutta la città nei vari quartieri.

Continua la lettura con: Il villaggio di Natale urbano è tornato ai confini di Milano: le novità di quest’anno

ALESSANDRA GURRIERI

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Mega parco o «trucchetto» per nuove costruzioni? Quel pasticciaccio brutto della Maura

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Maps - Area La Maura

Un quartiere da 4.500 persone su un’area sottoposta a vincolo ambientale e monumentale? Questo il rischio, anche se Palazzo Marino ha un diritto di prelazione per acquistare i terreni e realizzare un parco grande doppio il Sempione. Un diritto che potrebbe esercitato in un modo che alcuni ritengono quantomeno contraddittorio. 

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Mega parco o «trucchetto» per nuove costruzioni? Quel pasticciaccio brutto della Maura

# Il no al Milan quando voleva costruirci il suo stadio

Ipotesi stadio Bosco Boeri La Maura immaginato qualche anno fa per il Milan

La pista Maura è stata più volte al centro del dibattito pubblico a Milano. Prima l’intenzione del Milan di costruirci il suo stadio di proprietà: un progetto stoppato sul nascere, quando erano in corso le trattative per l’acquisizione dell’area da parte della società rossonera, per via delle proteste e opposizioni in Consiglio comunale a cui si è aggiunta la manifestazione di ambientalisti e residenti anti-stadio, una catena umana di tremila persone attorno all’impianto nella primavera 2023. La motivazione principale della bocciatura risiede nel fatto che la pista ha un vincolo ambientale nel Parco Sud. I rendering circolati in rete poco dopo la chiusura dell’Ippodromo, di un nuovo quartiere residenziale costituito da 20 edifici, aveva però di nuovo messo in allerta residenti e ambientalisti. In questo caso il Comune di Milano aveva smentito tale possibilità, ma nelle scorse settimane è emerso qualcosa di nuovo.

Leggi anche: Chiude l’Ippodromo: al suo posto un nuovo quartiere?

# La promessa di vendita di Snaitech a F3A Green per edificare un nuovo quartiere con una volumetria “esagerata”

Rendering nuovo Quartiere residenziale La Maura

L’ipotesi che la pista Maura passi da area verde a nuovo quartiere residenziale è diventata reale. Tra Snaietch e F3A Green è infatti stato stipulato un preliminare di compravendita a luglio 2021, in parte modificato nel 2022 con alcune dilazioni di tempistiche, per la vendita via definitiva dell’Ippodromo. F3A Green, che ha presentato le sue intenzioni nel corso di un incontro pubblico, intende costruire su 130mila dei 170mila mq dei terreni demolendo e ricostruendo alcun palazzi degli anni ’70 sul lato del quartiere Gallaratese “valorizzando l’area verde vincolata”.

Vorrebbe dire un nuovo quartiere di circa 4500 persone che necessiterebbe poi di servizi accessori quali scuole, strade e parcheggi. Una superficie edificatoria così elevata, tenendo conto che fa parte del Parco Agricolo Sud e dove quindi non si potrebbe costruire nulla, perchè conteggiata tenendo conto anche dei 550.000 mq della Pista Trenno nonostante sia già a verde oltre che protetta da vincolo monumentale e che quindi non potrebbe generare volumetrie.

# Il diritto di prelazione del Comune di Milano sui terreni vincolati

ph. Affaritaliani – aula consiliare Palazzo Marino

Nel preliminare d’acquisto dei terreni c’è però un diritto di prelazione che il Comune di Milano può esercitare, proprio in virtù del vincolo: “Le parti danno atto che gli immobili vincolati sono oggetto del diritto di prelazione di cui all’art. 60 e ss. del Codice dei Beni Culturali”. Questo significa che l’acquisto è sottoposto alla “condizione sospensiva del mancato esercizio del diritto di prelazione da parte dei soggetti pubblici aventi diritto entro 60 giorni dalla data di ricezione da parte di questi ultimi della relativa denuncia ai sensi dell’art. 59 del Codice dei Beni Culturali”. In poche parole, se Palazzo Marino decidesse di far valere la propria posizione, potrebbe decidere di acquistare i terreni entro 60 della stipula tra Snaietch e F3A Green.

# Palazzo Marino disposto a spendere 20 milioni di euro per avere un parco grande il doppio del Sempione

Maps – Area La Maura

Sulla sua pagina facebook il consigliere comunale Enrico Fedrighini si è posto questa domanda: perchè non espropriare i terreni de La Maura, visto il vincolo presente, con un conseguente costo inferiore a carico di Palazzo Marino? La risposta è arrivata dal fatto che al Comune di Milano interesserebbero non solo i 170mila mq dell’ex Ippodromo ma anche i 550mila della pista Trenno per realizzare un parco grande il doppio del Sempione, di oltre 700mila mq, e dare vita un’area verde da 1,6 milioni di mq mettendo in connessione anche Parco Trenno e Parco delle Cave. Per acquistare tutta l’area è stato ritenuto congruo dagli uffici comunali l’importo di 20 milioni di euro, la stessa cifra che spenderebbe la società F3A Green, ma rimane da capire se davvero in linea con i valori reali di mercato per identiche tipologie di terreni.

# Una ricompensa per la cancellazione del parco dei Capitani nel caso del nuovo stadio di Inter e Milan?

Credits dpstadiomilano.it – Masterplan Nuovo stadio

La notizia della possibile acquisizione dei terreni di Snaitech era in realtà emersa durante la seduta in Consiglio Comunale nella quale Sala ha relazionato sull’ipotesi del nuovo stadio di Inter e Milan a San Siro a fianco dell’attuale Meazza, con demolizione di una buona parte dello stesso. Passata sotto traccia rispetto al tema principale della giornata, rivista alla luce degli ultimi risvolti per la vicina pista Maura sembra configurarsi come una ricompensa per residenti e milanesi in generale per la possibile cancellazione del parco dei Capitani. L’area verde sarebbe infatti lo spazio scelto dove costruire il nuovo impianto per il calcio e il nuovo verde previsto nel progetto delle due società milanesi sarebbe in prevalenza impermeabile, in quanto da realizzare dove oggi c’è cemento e asfalto.

Fonte: Repubblica Milano

Continua la lettura con: Dal secondo ANELLO agli ultimi RENDERING: MILAN e INTER fino all’ULTIMO STADIO

FABIO MARCOMIN

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Che fine ha fatto il Museo delle Torture di Milano?

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Pusterla di Sant'Ambrogio

Fino agli inizi degli anni duemila Milano possedeva un Museo delle Torture, per l’esattezza nella Pusterla di Sant’Ambrogio dove ancora oggi è affissa la targa. Fu inaugurato alla presenza anche dei rappresentanti di Amnesty International. Vediamo come è andata la vicenda e dove sono ospitati oggi i pezzi della collezione.

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Che fine ha fatto il Museo delle Torture di Milano?

# Tutto ebbe inizio nel 1948 con l’esposizione delle armi antiche: nel 1985 vennero introdotti anche gli strumenti di tortura

Credits: cosestraneamilano.wordpress.com

Dopo la Seconda Guerra mondiale l’Associazione amatori armi antiche decise di restaurare i due bastioni della Pusterla: in cambio dei lavori ebbe la possibilità di gestirne gli spazi. Fu così che in una delle torri nel 1948 inaugurò l’esposizione delle armi antiche: alabarde, archibugi, balestre e armature del periodo compreso tra il medioevo e l‘800. Nel 1985 la collezione fu integrata con gli strumenti di tortura. Il nome ufficiale del museo era “Mostra Permanente di Criminologia e Armi Antiche”.

Museo della Tortura – San Gimignano

Al suo interno si trovavano: ruote, manette, gabbie e altri aggeggi inventati per infierire su criminali, eretici e presunte streghe. Tra gli strumenti più significativi la ghigliottina e la sedia elettrica.

# Chiuso al Comune perché ritenuto “diseducativo”

Credits: torturemuseum.it/

Al suo ingresso si veniva accolti dalle musiche di Dario Argento, per rendere ancora più terrificante l’atmosfera. Il museo si auto-sostentava con gli incassi dei biglietti solo che alla fine dell’anno 2000 fu sfrattato perché il comune di Milano considerò la collezione troppo diseducativa. Il paradosso è che la mostra permanente fu inaugurata alla presenza dei rappresentanti di Amnesty International perché lo scopo del museo era quello di mettere a nudo il lato peggiore della natura umana per fare in modo che nulla di ciò si ripetesse in futuro.

# Tutti i pezzi sono tornati al legittimo proprietario in Toscana

Museo della Tortura – San Gimignano

È il museo della tortura di San Gimignano il legittimo proprietario, di quasi tutti i reperti. Le collezioni permanenti sono ripartite insieme ad altri 4 comuni toscani: Lucca, Siena, Volterra e Montepulciano. In totale sono esposti più di migliaio di pezzi, suddivisi in sei musei permanenti, in quanto a San Gimignano è presente anche il Museo della Pena di Morte, e tre mostre itineranti a livello mondiale.  

Solo una panoplia di armi, archibugi e spade, di proprietà dell’Associazione amatori armi antiche sono finite nelle teche del museo della Torre della Cesta a San Marino

Continua la lettura con: Il Museo delle Cere di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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