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Terminal di Lampugnano: le 4 proposte per renderlo un luogo più «umano»

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Ph. Manuele Mariani - Spazi inutilizzati di ATM

Il Terminal bus di Lampugnano versa in una condizione indecente: qui il fotoreportage. Finora non sono state prese in considerazione ipotesi di riqualificazione, c’è chi pensa persino di chiuderlo e trasferire le attività altrove. Manuele Mariani avanza alcune proposte per renderlo un luogo più accogliente per i viaggiatori di tutta Europa.

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Terminal di Lampugnano: le 4 proposte per renderlo un luogo più «umano»

# L’ipotesi di trasferimento per migliorare sicurezza e degrado dell’area

La situazione del Terminal di Lampugnano è sempre più fuori controllo. L’ultimo reportage fotografico di Manuele Mariani, dal quale riportiamo alcuni scatti, mostra come sia necessario quanto prima un serio intervento nell’area. Il consigliere Pantaleo ha suggerito di chiudere terminal e parcheggio alla scadenza della concessione ad un’associazione temporanea d’imprese prevista a metà dicembre 2026. L’idea sarebbe quella di trasferire l’attività altrove per ingrandirsi e migliorare il servizio, migliorando sicurezza e riducendo il degrado del quartiere. Si potrebbe ad esempio realizzare a un capolinea della metro come Rho Fiera, servendo anche il nuovo quartiere di MIND.

Leggi anche: Il terminal di Lampugnano verrà chiuso e trasferito?

# Le 4 proposte per renderlo più accogliente per i milanesi e per i viaggiatori di tutta Europa

Maps – Lampugnano M1

Manuele Mariani propone di mantenere il Terminal a Lampugnano: «spostarlo altrove magari a un capolinea della metro sarebbe troppo lontano dalla città mentre nella posizione attuale non è distante dal centro, dallo Stadio di San Siro e dall’autostrada.» Però urgono alcuni interventi. 

Ph. Manuele Mariani – Spazi inutilizzati di ATM

#1 Una sala d’attesa nuova e più capiente.
Occorre innanzitutto pensare a una riqualificazione che contempli una nuova e capiente sala d’attesa, con più sportelli per la biglietteria, da realizzare ad esempio negli spazi inutilizzati di proprietà di ATM.

#2 Deposito bagagli. 
Servirebbe poi un deposito bagagli: lo stesso Mariani è riuscito a ottenere il posizionamento di armadietti locker, per il ritiro e la giacenza di pacchi, e punti per ricarica di cellulari.

#3 Negozi: parafarmacia e minimarket.
Per tenere vivo e in sicurezza il luogo servono dei negozi, i primis una parafarmacia e un minimarket.

#4 Pulizia e sicurezza.
Fondamentale, infine, garantire un presidio delle forze dell’ordine e andrebbe prevista una pulizia e manutenzione costante per mantenere l’ordine e il decoro.

# La suggestione di Yom Design Studio per il rinnovo della stazione e dell’area antistante

Yom Design Studio ha provato invece ad immaginare come trasformare in un grande hub infrastrutturale e una sorta di piazza pubblica dove incontrarsi e socializzare. Nello specifico è stato ipotizzato: una sala d’attesa con le indicazioni dei bus in arrivo e partenza e il contestuale rinnovo dell’edificio del terminal, un’area esterna caratterizzata da panchine, alberi, aiuole, stalli per biciclette e uno nuovo disegni dei flussi della mobilità. 

Continua la lettura con: Apocalisse Lampugnano: il fotoreportage da incubo

FABIO MARCOMIN

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NoLo è la nuova Isola?

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Credits blassa75 IG - Murale Nolo

Il quartiere popolare a nord di Milano sta diventando uno dei più cool della città?

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NoLo è la nuova Isola?

# Il quartiere popolare a nord di Milano sta diventando uno dei più cool della città?

NoLO_ via Facebook 1
NoLO_ via Facebook 1

Fino a circa dieci anni fa quello tra Greco, Casoretto e Turro era un quartiere popolare con un passato critico, che trovava forza nella sua vita di comunità e abitata da immigrati del Sud Italia poi sostituiti da latinoamericani, nordafricani e orientali, e solitamente nota alle cronache per fenomeni come spaccio, prostituzione, scippi, case occupate oltre a degrado e sciatteria di strade e muri.

Negli ultimi anni grazie a una trasformazione spontanea, che riguarda principalmente la composizione sociale del quartiere, la zona è diventata una delle preferite da studenti, giovani professionisti e creativi attratti dai prezzi bassi delle case e degli affitti, ma anche da quell’atmosfera multiculturale che ora non fa più così paura, e viene anzi spesso vissuta come un plus.

Se solo ieri il Parco Trotter era un luogo noto per il problema della droga, oggi è il fulcro intorno a cui ruotano hipster, florist designer, bikers e biciclettai, artisti di ogni genere con lunghi cappelli e cappelloni, baffi. Un’intera generazione di artisti e creativi che ha riconquistato l’area.

# La nascita di Nolo

Nolo -North of Loreto

Il nome Nolo nasce nel 2012 come un’idea di marketing da parte dagli architetti Francesco Cavalli, Luisa Milani e Walter Molteni, mentre scherzavano sulla possibilità di creare un marchio di quartiere: come SoHo a New York sta per South of Houston, Nolo identifica NOrth of LOreto. Da quel momento ha iniziato concettualmente a prendere forma, e le manifestazioni, i mercati cittadini e le iniziative del territorio hanno cominciato a portare un nuovo nome fino a che è entrato a far parte parte ufficialmente del Comune di Milano come nuovo quartiere.

# Il boom dei locali 

Credits: @ghepensi_mi
Ghe Pensi MI

La trasformazione della zona si è caratterizzata anche per un vero e proprio boom di locali e iniziative. Da Hug Milano, un bistrot sorto in un’antica fabbrica di cioccolata che fa anche da ostello, ciclofficina, spazio coworking e un po’ da portineria. Oppure al NoLoSo, il locale con le pareti rosa e blue Tiffany diventato in poco tempo un punto di riferimento per la comunità gay friendly.

Credits: foodyas.com – Spazio Nolo 43

I negozi tradizionali si sono reinventati in moderni e trendy “concept store”, dove anziché vestiti si vendono “esperienze sensoriali” come Spazio NoLo, anziché fiori o biciclette si vendono entrambi anche in coppia, facendoti sentire pioniere di uno stile di vita più misurato e sostenibile, da Bici e radici in via D’Apulia 2. Ci sono anche associazioni culturali come la Salumeria del Design, il primo “bar-progetteria” di Milano, he fra le altre cose anima la via Stazio con un mercatino del vintage dall’improbabile nome Le Pulci Spettinate.  

# La radio di quartiere e il festival alternativo a San Remo

Radio Nolo

Nel quartiere è però la socialità ad avere espresso il massimo delle sue potenzialità.  Sara e Daniele sono i due fondatori di NoLo Social District, che a forza di colazioni organizzate in strada hanno messo su un bel gruppo di gente appassionata e coesa che crede al nuovo quartiere. Sono nate altre iniziativa per rafforzare lo spirito di comunità come il CorNolo, il gruppo lavoro a maglia LaNolo, il gruppo di fotografia PhotoNolo e così via. C’è persino una radio di quartiere che ovviamente si chiama RadioNolo, e trasmette un radiogiornale che non poteva non chiamarsi GiorNoLo.

Non manca poi il Fringe Festival, dedicato alle arti, Biennolo, e il Festival di SanNolo, una sorta di contro festival della canzone italiana.

Leggi anche: In arrivo a Milano SanNOLO, il (contro)FESTIVAL della CANZONE ITALIANA

Credits Urbanfile – Nolo mappa

Continua la lettura con: Dopo il TUNNEL BOULEVARD via al countdown per la RIVOLUZIONE di VIA PADOVA

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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Quando vedi qualcuno impalato a sinistra sulle scale mobili a Milano

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Basta una parola. 

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Continua con: Quando ti svegli la notte e ti ricordi che hai parcheggiato in strada a Milano

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Le 5 scalinate più emozionanti di Milano

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credit: milanointour.it

Chi ha detto che Milano è tutta piatta? Ecco le 5 scalinate più belle della città.

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Le 5 scalinate più emozionanti di Milano

#1 Scalinata d’accesso a Gae Aulenti

credit: spreafotografia.it

L’accesso ad una delle piazze più moderne della città unisce Gae Aulenti alla movida notturna milanese attraverso una scalinata mozzafiato. Funzionale con le sue rapide scale mobili, permette a pedoni e ciclisti di accedere alla piazza senza però peccare in stile ed eleganza. I gradini sono alternati da alberi e aiuole verticali che salgono verso la piazza, seguendo il corso della scalinata.

#2 Scalinata dell’Apple Store di Piazza del Liberty

credit: apple.com

Piazza Liberty nonostante sia privata è sempre stata convenzionata ad uso pubblico. La sua riqualifica è stata fatta dall’Apple Store che vi sorge e che ha dato vita ad un nuovo polo attrattivo in città. La scalinata, dolce e non troppo pendente, è la regina della piazza accompagnata dal suo re, un doppio parallelepipedo di vetro alto ben sette metri con delle affascinanti cascate d’acqua.

#3 Scalinata da Via XX Settembre alla Triennale 

Un altro punto in città con non una, ma ben tre scalinate, è la zona Magenta. Proseguendo da Via XX Settembre verso la Triennale, si trovano due scalinate in pietra in successione, circondate da dei piccoli giardinetti, in stile con la “strada delle ville” che spezza il grigiore urbano.

#4  Scalinate da Via Capelli a Garibaldi

Ph. @filippopitrelli_realestate

Per arrivare a Garibaldi passeggiando da Corso Como, si percorre Via Capelli che un tempo era una semplice rampa pedonale mentre oggi è una vera e propria passerella dello shopping tra negozi, panchine su cui rilassarsi, fiori e luci colorate. Le due scalinate di accesso dalle quali si vede svettare la Torre Unicredit, sono dunque solo la ciliegina sulla torta di una via che al momento rappresenta uno dei gioielli della Milano moderna. Da menzionare anche sul lato opposto rispetto a Gae Aulenti la scalinata che da Piazza Alvar Aalto consente di scavallare via Melchiorre Gioia. 

Scalinata da Piazza Alvar Aalto (sopra melchiorre gioia)

#5 Scala Collina dei Ciliegi

Ph. @_lelecorvi IG

La Collina dei Ciliegi è una collinetta artificiale a sud della zona Bicocca, che in primavera si colora di rosa grazie ai numerosi ciliegi. E’ uno dei luoghi più sconosciuti di Milano ma che merita indubbiamente di essere scoperto, soprattutto in primavera con gli alberi in fiore. Ma all’interno di questo piccolo parco, la principale attrazione è la scalinata che in passato era stata trasformata nella grande Scala Arcobaleno, con i colori che poi sono via via svaniti. La ricordiamo così:

credit: milanointour.it

Leggi anche: Le 7 PIAZZE più SORPRENDENTI di Milano

ROSITA GIULIANO

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Lo squallore di via Pesto, la strada dimenticata di Milano

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Stefano Sgambati FB - Via Pesto, Milano

Pensare che a soli pochi metri c’è uno degli angoli più suggestivi di Milano e a 5 minuti a piedi la zona degli aperitivi e dalle sedi delle maison di moda e del design. 

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Lo squallore di via Pesto, la strada dimenticata di Milano

# Il degrado a pochi passi dal quartier generale di case di moda e design

Maps – Via Pesto

Ci troviamo in una delle zone più cool e caratteristiche di Milano ma invece sembra una terra di nessuno. Via Pesto è una strada di meno di 200 metri in zona Navigli, a pochi passi dal complesso residenziale di lusso “BoscoNavigli” in costruzione a firma di Boeri, con appartamenti a partire da 6.400 euro al mq e da uno degli angoli più suggestivi della città, la Chiesa di San Cristoforo. A 5 minuti a piedi la zona degli aperitivi e delle sedi maison di moda e del design di Tortona. Unisce via Tolstoi con via San Cristoforo, che poi prosegue su via Tortona.

# Sporcizia e vetri rotti dei finestrini delle auto in sosta

Stefano Sgambati FB – Via Pesto, Milano

Una sensazione di degrado e squallore quella che si percepisce mettendo piede in questa via. Da un lato un lungo murales intitolato “Un muro che unisce – Murales Valentina di Guido Crepax” che raffigura il fumetto di Diabolik, sull’altro tag e graffiti sul muro che divide dalla ferrovia. La carreggiata e i marciapiedi, come segnalato da Stefano Sgambati, sono spesso ricoperti dai vetri rotti delle auto scassinate nella notte, oltre che da sporcizia e immondizia di vario genere.

 

Continua la lettura con: Dove si potrebbe mettere Via Roma a Milano? Questa la strada da “correggere”

MILANO CITTA’ STATO

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Le 7 curiosità che non sai sulla M6, la “metro rosa” di Milano

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La linea M6, conosciuta anche come “metro rosa”, potrebbe essere l’ultima metropolitana cittadina. Prevista nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) di Milano e programmata oltre il 2030, è in fase di studio il tracciato definitivo. Nell’attesa dell’annuncio ufficiale esploriamo quali aspetti interessanti potrebbe offrire.

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Le 7 curiosità che non sai sulla M6, la “metro rosa” di Milano

#1 L’unica linea da nord-ovest a sud-est

credit: Urbanfile

La linea M6, conosciuta anche come linea rosa, è pensata per collegare la periferia nord-ovest con quella sud-est di Milano, attraversando il centro della città. Se realizzata, sarebbe la prima linea a seguire questo percorso principale.

Leggi anche: M3: 7 fatti che forse non sapevi sulla metro dei mondiali  

#2 L’ultima linea radiale progettata a Milano

fonte: mobilita.org/
fonte: mobilita.org/

La linea rosa rappresenta l’ultima proposta di linea metropolitana radiale nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) per Milano, destinata a coprire i due macro-quadranti rimanenti della città ancora senza copertura, confermato anche da Palazzo Marino. A beneficiarne maggiormente sarà il Municipio 5, attualmente servito da una sola stazione della metropolitana.

Leggi anche: M4: 7 cose che non sai sull’ultima metro di Milano

#3 Seconda per fermate solo alla M1

wikipedia.org – Metro Milano

In base all’ultimo progetto redatto nel 2010 la fermate previste sarebbero 37, senza contare le probabili estensioni oltre i confini comunali. Solo la M1 ne avrebbe di più, oggi con 38 e in futuro, con l’estensione a nord fino a Bettola e ovest fino al Quartiere Olmi, 43.

Leggi anche: M1: 7 curiosità che forse non sai sulla REGINA della metro

#4 La metropolitana rosa nella prima versione era di colore arancio

Pgt Moratti 2030

La linea M6 non è stata pensata sempre di colore rosa. Sempre nelle primi ipotesi tracciato el Pgt con orizzonte 2030 dell’allora Sindaco Moratti, fu infatti contrassegnata provvisoriamente dal colore arancione e solo nell’ultima versione è stato scelto il rosa come colore definitivo.

Leggi anche: M5: 7 curiosità che forse non sai sulla metro dell’Expo  

#5 Cadorna potrebbe diventare l’unica stazione a Milano e in Italia con 3 linee della metropolitana 

Credits: contropiede.eu – Linea Rosa

Sono stati diversi i tracciati ipotizzati nel corso degli anni. Tutti con capolinea a nord nell’area di Rho Fiera-MIND, con possibili diramazione a Molino Dorino o Baranzate, mentre a sud due ipotesi verso Ponte Lambro o Noverasco. Nell’immagine in alto dopo essere passata sotto Corso Sempione attraverserebbe il centro con due ipotesi, una curva ad est con interscambio a Cadorna oppure una curva ad ovest con interscambio a Pagano, e possibili interscambi con tutte le altre linee metropolitane già esistenti: con la M5 a Domodossola FN, con la M3 a Rogoredo e con la futura M4 in base al tracciato prescelto. 

Cadorna M1-M2-M6

Se si optasse per il tracciato con la curva ad est, procedendo da Corso Sempione, la stazione di Cadorna FS diventerebbe la prima e probabilmente l’unica ad incrociare tre linee metropolitane differenti: la M1, la M2 e appunto la M6.

Leggi anche: M2: 7 record curiosi che forse non sai della metro dell’hinterland di Milano 

#6 Potrebbe chiudere a ovest l’anello della Circle Line

Credits metromilano – Nuova M6

Il Comune di Milano propenderebbe per un tracciato da Ponte Lambro ad est, tagliando trasversalmente i municipi 4 e 5, ad ovest per incrociarsi con la M2, per poi salire verso nord procedendo più esterno rispetto alle soluzioni proposte alcuni fa. 

In questo modo potrebbe non incrociare la stazione Cadorna ma chiudere idealmente, sempre in base alle idee dell’amministrazione comunale, il percorso della semi-circle line ferroviaria per la quale è stata costruita la stazione Tibaldi ed è in riqualificazione la stazione di Porta Romana FS.

Leggi anche: Le PROSSIME FERMATE in arrivo sulla CIRCLE LINE di Milano: il punto sui lavori

#7 Potrebbe avere un Hub metro-tav a Opera per portare al mare in treno un meno di un’ora

Mappa M6

Nel corso degli anni si sono fatte altre ipotesi, come sbinare il tratto di Pagano della M1 e proseguire a sud lungo l’asse di Via Ripamonti. Proprio la possibile diramazione a sud del tracciato, rispetto alla direttrice est-ovest da Ponte Lambro, sembra godere dei favori del Governo italiano: potrebbe servire il quartiere Vigentino, lo IEO, Noverasco e fare capolinea nel Comune di Opera, dove verrebbe realizzato il deposito-officina. 

Localizzazione della possibile stazione AV Opera

L’aspetto più interessante riguarda un’altra infrastruttura allo studio sempre nel Comune di Opera. Nel suo territorio potrebbe essere costruito un hub dell’Alta Velocità per Frecciarossa e Ntv a interscambiare con la M6 consentendo ai milanesi di arrivare al mare della Liguria in 56 minuti. Il tutto sarebbe possibile ovviamente solo con la conclusione dei cantieri del Terzo Valico e del quadruplicamento della linea tra Tortona e Milano.

Leggi anche: Si sale sulla METRO si scende al MARE: il NUOVO HUB METRO-TAV sarà a OPERA

Continua la lettura con: Video: il passante, la “sesta metropolitana” di Milano

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

Come far capire la tua età a Milano… senza dire quanti anni hai

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Credits davinotti - Schermata film Sposerò Simon Le Bon

Momento nostalgia. In un sondaggio abbiamo chiesto: “Dì una cosa su Milano che faccia capire la tua età senza dire quanti anni hai”. Le risposte più emozionanti. 

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Come far capire la tua età a Milano… senza dire quanti anni hai

# Il Gamba de Legn

Milano-GambaDeLegn
Milano-GambaDeLegn

Ho visto uscire il Gamba de Legn dal deposito in corso Vercelli!!” – Cit. Lilian J.

# L’inaugurazione della M1

Credits: Milanofree.it
Inaugurazione

Aperta la linea uno della metropolitana.” – Cit. Ilario M.

# Bombay, l’elefante dello zoo 

Credits propertieslife.it – Bombay

Bombay l’elefante dei giardini pubblici” – Cit. Matteo V.

# La Madonnina dall’ultima balaustra

Credits: @andreacherchi_foto
Madonnina

Quando si poteva andare visitare la madonnina fino all’ultima balaustra sulla guglia…io l’ho fatto” – Cit. Maria P.

# Il tram in Corso Buenos Aires

Credits Milano sparita a da ricordare Fb- Tram 17 Corso Buenos Aires

In corso Buenos Aires passava il tram” – Cit. Donata R.

# Il Cinema Rubino con le proiezioni alla mattina

Credits giusepperausa.it – Cinema Rubino

Cinema d’essai Rubino, all’inizio di Via Torino, aperto anche di mattina per chi stava bigiando.” – Cit. Ro V.

# Il Milan della “stella”

Durante le mie prime partite a San Siro, ho visto il Milan della Stella, l’ultima partita di Rivera…” – Cit. Gianfranco L.

# Il Luna Park alle Varesine

Credits: pinteresti.it
le Varesine

Autoscontro con le automobiline nel Luna Park delle Varesine” – Cit. Lorenzo V.

# Bob Marley a San Siro

Credits: www.rollingstone.it

“Il concerto di Bob Marley”Cit. Roberto S.

# Ci vedevamo da Burghy 

Burghy

Il Burghy in piazza San Babila” – Cit. Caterina D.

# Scuole chiuse per neve

Credits anniottantaforever IG – Nevicata ’85 Milano

Nevicata dell’85 e a casa da scuola!” – Cit. Francesca L.

# La vittoria di Tomba alla montagnetta

campionati italiani di sci a milano (montagnetta)
campionati italiani di sci a milano (montagnetta)

Quando Tomba vinse alla montagnetta” – Cit. Claudio S.

# Da Transex

Credits davinotti – Schermata film Sposerò Simon Le Bon

“Ho frequentato Transex, il negozio di musica che si vede anche in “Sposerò Simon Le Bon” – Cit. Frank D.

# I taxi gialli

Credits Milano Sparita e da ricordare FB – Taxi gialli in Duomo

I taxi gialli in mezzo alla nebbia…” – Cit. Valentina R.

# Zia Maria, l’antesignano del fast food

Zia Maria in via Broletto, fast food antesignano… la pubblicità sulle reti locali aveva un motivetto che terminava con “… Zia Mariaaaaa I love youuuuu” – Cit. Graziella F.

# A ballare al Rainbow 

Foto: Daniela Luchadora (da FB RainbowClubMilano)

Rainbow club in Bande Nere serata dark/new wave il venerdì.” – Cit. Oleg C.

 

# Il “Mangiafuoco” in Duomo

Credits rivistailcantastorie – Mustafà Mangiafuoco

Mustafa ibrahim mangia fuoco in piazza Duomo.” – Cit. Fabio L.

# “Strippoli, la Bottega dei vini di Puglia, con i migliori panzerotti di Milano” in piazza Fontana

“La bottega dei vini di Puglia, Strippoli. Panzerotti che Luini se li sognava, calati dal piano superiore tramite una botola.” – Cit. Cicalini M.

# Jovanotti al Rolling Stone

Jovanotti al Rolling nel 1992 Credits: @francescolegnani IG

Andare al Rolling Stones a vedere la registrazione di “1,2,3 Jovanotti” – Cit. Catherine K.

# Piazza Duomo come Times Square

Le insegne luminose di fronte al Duomo.” – Cit. Isabella T.

Continua la lettura con: Le 7 ZONE di Milano che stanno più ANTIPATICHE ai milanesi

FABIO MARCOMIN

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7+1 luoghi curiosi di Milano

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palazzi di milano

Milano riserva sempre grandi sorprese, con luoghi davvero curiosi che non tutti conoscono. Perché non organizzare un tour della curiosità?

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7+1 luoghi curiosi di Milano

#1 Piazza Affari con il dito medio 

Credits: @francescobarbieri Dito Cattelan

L’artista padovano Maurizio Cattelan è famoso per le sue opere d’arte irriverenti e dissacranti. Anche con il dito medio in piazza Affari è riuscito nel suo intento. Il nome della scultura L.O.V.E. significa Libertà, Odio, Vendetta e Eternità. Alta 11 metri e realizzata interamente in marmo, sembra possa rappresentare una critica verso il mondo della finanza, oppure al contrario uno sberleffo della stessa verso i cittadini.

Leggi anche: L.O.V.E. – Il dito medio di Cattelan: storia e significato del più celebre dito di Milano

#2 San Bernardino alle Ossa in Piazza Santo Stefano

Chiesa di San Bernardino alle Ossa. Credits: @lavy.92 IG

San Bernardino alle Ossa è forse uno dei luoghi più macabri di Milano, la sua cripta infatti è rivestita interamente da teschi e ossa umane. La presenza dell’ossario risale al 1210 quando le ossa del vicino cimitero erano in esubero e si cercava così un luogo dove riporle. Dopo il crollo del campanile di Santo Stefano nel 1695, che con l’impatto distrusse interamente l’ossario e la chiesa di San Bernardino, la cripta venne ricostruita e i lavori vennero conclusi nel 1776. 

#3 La Burano milanese nel Quartiere Arcobaleno

Credits: @solynou IG

Il Quartiere Arcobaleno di Via Lincoln, definita non a caso la Burano milanese, è uno dei quartieri più caratteristici di Milano, a tal punto da sembrare di trovarsi altrove. Queste case colorate vennero progettate e pensate nell’Ottocento da una cooperativa edilizia per gli operai e ferrovieri della fu stazione di Porta Tosa. Un vero e proprio caleidoscopio urbano.

Leggi anche: Il QUARTIERE ARCOBALENO: la NOTTING HILL MILANESE?

#4 La “Casa dell’edera” in Viale Majino 

Credits Milano arte e pensieri Fb – Casa dell’edera

In Viale Majino 20, a pochi passi da Porta Venezia, si trova un elegante palazzo ricoperto completamente di edera, conosciuto appunto come “casa dell’edera”. Nel cuore della città questo edificio degli anni Venti ricoperto da piante rampicanti che cambiano colore ad ogni stagione e regalano uno spettacolo incredibile.

Leggi anche: I GIARDINI VERTICALI di Milano

#5 Cà dell’Oreggia, il palazzo liberty con un grande orecchio 

Ca dell’oreggia

Il nome del palazzo dice tutto: “Cà dell’oreggia”, casa dell’orecchio. Nei pressi di Corso Venezia, in via Serbelloni 10, questa costruzione in stile liberty progettata da Aldo Andreani nella seconda metà degli anni venti ha infatti un grande orecchio di bronzo a lato della porta di ingresso. L’opera firmata da Adolfo Wildt, che dà il nome al palazzo, fu uno dei primi citofoni dell’epoca anche se oggi non è più funzionante.

#6 Villa Invernizzi in via Cappuccini con i suoi fenicotteri rosa

foto di andrea cherchi (c)
Fenicotteri a Villa Invernizzi – foto di andrea cherchi (c)

In via dei Cappuccini, in zona Porta Venezia, si trova un luogo fuori dal tempo: Villa Invernizzi. Costruita dal celebre imprenditore ospita un angolo esotico all’interno del suo meraviglioso giardino. Guardando attraverso le inferriate della recinzione si può infatti ammirare una splendida colonia di fenicotteri rosa riposarsi, mangiare oppure dissetarsi nella grande fontana.

#7 Palazzo Berri Meregalli, con affreschi, putti e decori in ferro battuto

Berri Meregalli

Il palazzo Berri Meregalli progettato dall’Eclettismo di Arata è un museo di stili diversi a cielo aperto. Questo curioso edificio in via Cappuccini 8 mischia generi differenti, il romanico dei mattoni a vista e degli archi, il Gotico, il Rinascimento e il tardo stile Liberty degli affreschi e dei ferri battuti a riccio del maestro Mazzucotelli. Dalla cancellata in ferro battuto, che ricorda la grata di un castello medievale, si passa a uno spettacolare androne degno di una cattedrale bizantina realizzato con marmi e mosaici multicolori.

#7+1 Casa Galimberti, il miglior esempio di edificio in stile Liberty di Milano

Credits: Andrea Cherchi – Casa Galimberti – Porta Venezia

Casa Galimberti è considerata il miglior esempio di edificio in stile Liberty di Milano. Progettata tra il 1903 e il 1905 dall’Architetto Giovanni Battista Bossi, su commissione dei fratelli Galimberti, si trova in Via Malpighi 3, dietro a Porta Venezia. Si caratterizza per un rivestimento della facciata decorato da motivi floreali/bucolici in cemento e piastrelle in ceramica, terrazzi e colonne in ferro battuto.

Selezione tratta da: Acchiappamappa IG  

Continua la lettura con: Sapessi come è strano passeggiare tra le BOTTEGHE di TOKYO… a MILANO

FABIO MARCOMIN

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Quando il quartiere Rebecchino era il centro di Milano

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Credits maria chiara giangregorio ig -Rebecchino.jpg

A Milano l’innovazione urbanistica marcia senza sosta e sposta il baricentro attrattivo turistico verso altri luoghi più lontani dal classico Castello Sforzesco e Piazza Duomo. Eppure, anche il Duomo, in passato, ha subito continui interventi fino a diventare la piazza che tutti conosciamo. Quindi sappiamo cosa c’è e cosa troviamo se ci rechiamo in centro, ma non tutti sanno che un tempo, proprio di fronte alla facciata, sorgeva il quartiere Rebecchino.

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Quando il quartiere Rebecchino era il centro di Milano

# Un mini quartiere dal nome incerto

Credits maria chiara giangregorio ig -Rebecchino.jpg

Il quartiere Rebecchino sorgeva nell’attuale perimetro di piazza Duomo: rispetto agli altri quartieri era di dimensioni ridotte in quanto il tutto si concentrava in un solo isolato. Il suo nome ha una storia complessa e mai del tutto chiarita. Da una parte si pensa che il nome Rebecchino derivi da ribeca o rebecca che non è altro che uno strumento musicale a metà tra una chitarra e un liuto. Da alcuni studi, si è scoperto che nel sedicesimo secolo in questo quartiere esisteva un’osteria omonima e che aveva come insegna una donna con in mano una ribecca. Il caso vuole, tra l’altro, che il proprietario fosse di Robecco sul Naviglio. Lo scrittore milanese Francesco Cherubini (autore del primo dizionario milanese-italiano) in un suo scritto sostiene che il nome deriva dal tradizionale vino della zona (Il Robecco nda).

# Napoleone e l’osteria

Credits maria_chiara_giangregorio IG – Rebecchino verso Palazzo Reale

Al giorno d’oggi la teoria più accreditata sull’etimologia del quartiere è sicuramente quella dell’osteria di proprietà di Francesco Vigo. Un luogo che negli anni vide crescere il suo prestigio in città fino ad ampliarsi offrendo un servizio alberghiero.

Quando Napoleone Bonaparte arrivò a Milano, tra i vari interventi urbanistici che portano il suo nome, il rifacimento della facciata del Duomo era nelle fasi conclusive e si parlò per la prima volta di allargare l’intera piazza del sagrato, un’operazione che prevedeva la demolizione di tutti gli immobili del quartiere Rebecchino. A quei tempi il rione era costituito da stradine strettissime, appartamenti fatiscenti e la malavita, data l’alta presenza turistica del Duomo, era solita frequentare la zona per rubare. Nel 1810, la demolizione del quartiere viene inserito nel Piano Generale di Milano, ma la caduta di Napoleone cinque anni dopo fermò i lavori. Il quartiere e i suoi abitanti furono salvi.

# È solo questione di tempo

Credits maria_chiara_giangregorio IG – Demolizione Rebecchino

Sessant’anni dopo iniziano i lavori per la costruzione della galleria Vittorio Emanuele e per valorizzare meglio l’opera di Giuseppe Mengoni venne deciso di demolire l’intero quartiere. Nell’ottobre 1875 nel giro di due giorni il Rebecchino venne raso al suolo.

# Cosa rimane e cosa no

Laddove sorgeva l’osteria venne inaugurata una lussuosa struttura (il Regina Hotel/Ristorante Rebecchino) che fu durante la “belle epoque” il centro della vita mondana milanese. Durante gli anni della Repubblica di Salò divenne il quartier generale delle SS naziste e le sue stanze vennero tristemente usate per torture e interrogatori.

Oggi di tutto quello raccontato in questo breve articolo non c’è nulla, solo uffici e negozi. Quasi a voler dire che quel quartiere, dopo la sua demolizione, non doveva più esistere, non si doveva trasformarlo, una volta distrutto, solo il ricordo e qualche vecchia fotografia dovevano rimanere.

Continua la lettura con: Quando MILANO ha scritto la STORIA della LIBERTÀ

MICHELE LAROTONDA

copyright milanocittastato.it

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Il mostro del lago di Como

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credit: siviaggia.it

C’è un mostro nel lago di Como? Secondo una leggenda sì. Ma di che misteriosa creatura si tratta?

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Il mostro del lago di Como

Tra le mete italiane più ambite dai turisti c’è sicuramente il Lago di Como, uno dei paesaggi più suggestivi e romantici. Proprio grazie ai suoi tramonti e alle sue magiche atmosfere, è sempre pieno di coppie innamorate che si dichiarano amore eterno. Eppure, anche dietro a questo romantico lago riecheggiano misteriose leggende, tra tutte risalta la leggenda di Larrie. Scopriamola insieme.

# I primi avvistamenti ci furono del dopoguerra

credit: siviaggia.it

La leggenda di Larrie ha come protagonista una creatura misteriosa che pare si aggiri tra le acque di Lecco e Como. Quando si parla di mostri acquatici si pensa immediatamente al famosissimo Nessie, del lago di Loch Ness in Scozia, però anche la leggenda comense è piuttosto inquietante e vale la pena di essere raccontata.

Tutto iniziò nel 1946 quando due cacciatori che stavano battendo proprio sulla riva del lago, a Colico, videro muoversi tra le acque un essere mai visto lungo quasi 12 metri. I due, spaventatissimi dal gigante ricoperto di squame rosse, prontamente spararono. L’animale si dileguò verso il centro del lago e scomparse, emettendo un suono stridulo e lasciando dietro di sé una scia di terrore.

# Poi, un’apparente quiete dopo la tempesta

credit: quicomo.it

In seguito a questo avvistamento si pensò che il misterioso animale fosse stato ucciso e gli abitanti del lago vissero in completa tranquillità per 8 lunghi anni. Nel 1954 però, la calma venne interrotta e la creatura tornò a far parlare di sé. Venne avvistato da comuni cittadini ma anche da un gruppo di biologi che, incuriositi, organizzarono un’immersione con una batisfera. Poterono osservare uno strano animale con la testa allungata come quella di un coccodrillo, solo molto più grande. Gli avvistamenti continuarono e persino di recente, nel 2003, un gruppo di pescatori ha raccontato di aver visto una creatura grande almeno 10 metri che aveva le sembianze di una gigantesca anguilla. Ma di che animale si tratta?

# Ma chi è davvero Larrie?

credit: lierna.net

La leggenda non parla di un animale identificato precisamente, neppure i biologi riuscirono a comprendere la vera natura di quella creatura. Le ipotesi sono molte ma la più accreditata è indubbiamente quella del Lariosaurus, un rettile acquatico preistorico che ha vissuto in quell’area circa 245 milioni di anni fa. I suoi resti sono stati ritrovati sulle sponde del lago nel 1830, e sono tutt’oggi conservati nei musei di Lecco e di Monaco di Baviera. Il suo nome deriva infatti dal luogo del ritrovamento, dal nome latino del lago di Como: Larius. Il soprannome Larrie gli venne attribuito successivamente da Carlo Lucarelli nel libro “Strane Storie“, in cui il mostro del comense venne paragonato a Nessie, la famosissima creatura di Loch Ness.

Le dimensioni dei mostri avvistati nel dopoguerra non coincidono con quelle del preistorico Lariosaurus (da 60 centimetri a 1,30 metri), ma è comunque affascinante pensare che tra le acque del lago si nascondano segreti che non verranno mai svelati.

Leggi anche: I misteri di Curon Venosta: il CAMPANILE che emerge da un LAGO a tre ore da Milano

ROSITA GIULIANO

copyright milanocittastato.it

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Quelle che NON vorremmo portare a Milano dalle altre città del mondo

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Ph. @petit_cenacle IG

Spesso critichiamo Milano per i servizi da migliorare, la mancanza di infrastrutture, la lentezza nella chiusura di eterni cantieri, la scarsa attenzione all’arredo urbano, la pessima qualità dell’ aria… eccetera eccetera. I margini di miglioramento sono ampi però guardiamo spesso all’estero con una ammirazione esagerata e scarso senso critico. Viaggiando ed informandosi ci si rende conto che sono invece tante le cose che  non dovremmo assolutamente importare. Tipo queste.

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Quelle che NON vorremmo portare a Milano dalle altre città del mondo

# I ratti di Marsiglia

L’antica città francese è nota per il suo porto, la sua delinquenza, le varie comunità straniere che l’hanno popolata. Non solo presenta alcuni quartieri anche centrali sporchi e mal frequentati: Marsiglia è totalmente assediata dai ratti! Ratti di varie dimensioni che soprattutto al calar della sera diventano padroni di strade, marciapiedi, giardini, entrano persino nei ristoranti. Gli abitanti paiono essere abituati o forse sono solo rassegnati a questa presenza infestante totalmente ignorata dalle autorità.  Un vero incubo! Forse nemmeno il pifferaio magico potrebbe risolvere la situazione che va oltre l’emergenza.

# Banlieue (e finta spiaggia lungo la Senna) di Parigi

Ph. @petit_cenacle IG

Sempre in Francia, la Ville Lumiere tanto amata dai turisti, ricca di storia , musei, monumenti, eleganti boulevard… presenta delle periferie squallide e  pericolose, frutto di scelte urbanistiche sbagliate che ancora oggi sono luoghi dove i disordini sono sempre pronti ad esplodere e dove al momento non si vedono programmi di rigenerazione urbana significativi. L’amministrazione parigina ha poi pensato bene di allietare i suoi cittadini nelle afose giornate estive per creare finte spiagge lungo la Senna… una cosa davvero penosa ma giustificata dalla infelice posizione della capitale francese lontana da spiagge, montagne e laghi degni di questo nome, a differenza di Milano dove speriamo simili iniziative non vegano intraprese.

# L’assenza di verde di Barcellona

La capitale catalana ha una posizione geograficamente invidiabile, le sue colorate ramblas sono invase da turisti (davvero troppi), la sua vita notturna è vivacissima, ci sono larghe piazze, piste ciclabili e spiagge a ridosso della città… ma la mancanza di verde è soffocante! Vedere Barcellona dall’alto evidenza in maniera drammatica quanto la presenza di alberi e grandi parchi sia praticamente inesistente.

# Spazzatura e mezzi pubblici di Roma

Credits odisseaquotidiana IG – Bus a fuoco a Roma

Restando in Italia sarebbe impossibile non citare la Città Eterna, unica al mondo per storia, patrimonio artistico e struggenti vedute… ma sommersa di spazzatura con cinghiali e ratti che scorrazzano indisturbati.  Una megalopoli che, tolto il suo centro, appare sporca, degradata e caotica, servita da una rete di mezzi pubblici totalmente inadeguata.

# La metro affollata di Tokyo

L’antica EDO è una delle più importanti città del mondo. L’efficiente capitale nipponica ha una vastissima rete metropolitana da far invidia, ma i treni sono spessissimo affollati all’inverosimile! Certo speriamo che Milano abbia presto altre linee della metro che possano coprire i paesi dell’hinterland, ma certo non vorremmo dover essere spinti dagli adetti del ATM per entrare nei vagoni.

# Senza tetto, traffico e criminalità di Los Angeles

pixabay – Los Angeles

L’occhio da provinciali riflette le sue spiagge e i suoi divi del Cinema. In realtà si tratta soprattutto di un enorme agglomerato urbano a misura di automobile per cittadini pigri e obesi, dove il mezzo pubblico è una opzione per i poveri. Los Angeles ha inoltre una popolazione di senza tetto impressionante, tre le più alte degli USA e un tasso di criminalità inquietante.

# La Kensington di Philadelphia

La città di Rocky vanta uno dei peggiori quartieri degli USA. Popolato da tossicodipendenti ridotti a zombie dal fentanyl è un luogo distopico, agghiacciante, un vero incubo.  Speriamo davvero che nessun quartiere di Milano possa ridursi in questa maniera

# La High Line di New York

Highline New York

La Grande Mela ha tanti pregi, ma ha pure molte cose che non funzionano e da non importare. Il degrado della sua metropolitana tanto estesa e ramificata quanto sporca, piena di ratti come del resto anche la città. I senza tetto sono tantissimi e questo è purtroppo una costante in tutte le metropoli USA. Però una cosa in particolare vorremmo non la si imitasse: la cosiddetta HIGHLINE, una linea sopraelevata in disuso recuperata come percorso panoramico. Forse a New York funziona, ma al posto dell’obsoleto cavalcavia Monteceneri ci pare davvero una americanata…

# Il quartiere a luci rosse di Amsterdam

Ph. PublicDomainPictures – Pixabay

La capitale dei Paesi Bassi che ci ha scippato la sede dell’ EMA in modo grottesco, non solo ha prezzi delle case proibitivi e scarsa disponibilità di alloggi, ma ospita un noto quartiere a luci rosse famoso nel mondo che oramai più che un quartiere peccaminoso è diventato uno squallido ghetto… Dovessimo mai avere a Milano un quartiere destinato alla trasgressione non vorremmo diventasse il luogo di ritrovo di extracomunitari repressi. Cerchiamo di prendere il meglio dagli altri e non il peggio.

Continua la lettura con: A Milano l’arredo urbano non è di casa

ANDREA URBANO

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7 cose sorprendenti che i turisti non sanno di Milano

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Ph. @bautiful_italy__ IG

Milano è grande anche dal punto di vista delle attrattive turistiche, sia che i visitatori siano italiani o stranieri. Ci sono tuttavia alcune cose sconosciute ai più (spesso agli stessi milanesi) che val bene la pena di elencare.

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7 cose sorprendenti che i turisti non sanno di Milano

#1 L’acqua è gratis

acqua gratis

Non parliamo delle fontane d’acqua pubblica, ma degli erogatori comunali di acqua naturale e gasata, che hanno visto la luce in occasione dell’Expo 2015 e che sono poi state sparse come dei totem urbani in tutta la città. Queste fontane moderne sono state battezzate Casa dell’Acqua, e a Milano ce ne sono ben 47. Si può scegliere fra erogazione di mezzo litro, un litro o un litro e mezzo: al giorno possono essere prelevati sino a 6 litri di acqua per ogni cittadino e per attivarne il prelievo serve la Carta regionale (o nazionale) dei servizi (la tessera sanitaria). 

#2 Si mangia bene anche con poco

Credits: @amilanopuoi
Trattoria milano

Avete capito bene. Scordatevi menù borghesi, serate apposite per clienti dello star system come veline o calciatori e ristoranti celebri e facoltosi come Giannino, Tano Passami l’Olio e via dicendo. Milano pullula di trattorie a prezzo più che contenuto, un po’ come quelle romane dove dietro il bancone c’è una vecchia che pesa duecento chili dai modi rozzi ma dall’aria simpatica. Qui è la stessa cosa, con la differenza che le trattorie per così dire più modeste sono meno conosciute delle romane o delle napoletane e, ovviamente, che i clienti molesti vengono presi per le orecchie in dialetto milanese.

#3 E’ la città col più alto numero di consolati al mondo

La definizione di Milano come città più internazionale d’Italia, eredità di Expo 2015 solo in parte appannata dalla sconfitta nella battaglia europea per l’Ema, si conferma grazie anche a un primato tutto milanese. Proprio per effetto dell’Expo infatti Milano ha superato New York City fra le città che non sono capitali di uno Stato per il numero di rappresentanze diplomatiche consolari. Attualmente sono 122, secondo i dati del Decano del corpo consolare di Milano e della Lombardia, il console generale dell’Uruguay Ricardo Duarte. Per metà abbiamo consoli “in carriera”, mentre una sessantina circa sono consoli onorari.

#4 Sotto Melchiorre Gioia scorre l’acqua

gioia
gioia

Chi mai potrebbe pensare cosa cela l’incrocio tra via Melchiorre Gioia e Viale Monte Grappa? Se fate attenzione, stando nei pressi dei giardinetti – quelli di fronte alle vecchie Cucine Economiche – sentirete scorrere dell’acqua. Guardando bene il giardinetto vi accorgerete della presenza di molte strutture metalliche, specie di grandi tombini sotto i quali, semi-nascosto, scorre pacifico il canale della Martesana. Che proprio da questo punto cambia nome in Redefossi, unendosi poi più avanti con il Seveso.

#5 Milano ha l’originale della Statua della Libertà

Credits: milanopocket.it
statua libertà milano

Tutti conoscono il simbolo indiscusso di New York e del Nordamerica, ma forse non in molti sanno che sulla facciata del Duomo è scolpita proprio una statua raffigurante la Statua della Libertà. E che fra l’altro ne rappresenta la versione originale. La raffigurazione si trova sul lato sinistro del balcone e più precisamente sopra il portone centrale del Duomo, risale al 1810 e fu realizzata da Camillo Pacetti che le diede il nome “La Legge Nuova”. Dimensioni a parte, le similitudini tra la Statua della Libertà di Milano e quella d’oltreoceano sono davvero molte e, proprio per tale ragione, sono in tanti a credere che Frederic Auguste Bartholdi si sia ispirato a “La Legge Nuova”, creata proprio dal Pacetti in età napoleonica, per la costruzione della Statua della Libertà che noi tutti oggi possiamo ammirare nella Grande Mela.

Leggi anche: La statua della libertà è stata copiata da Milano

#6 E’ stata teatro di tutte le grandi culture dell’Europa continentale

olona milano celtica

Fondata dai Celti nel 590 a.C., Milano è stata attraversata da tutte le dominazioni presenti dall’Epoca celtica, romana e contemporanea, passando per la medievale e la moderna. Dopo essere stata la più importante città dei Celti insubri, l’antica Mediolanum fu conquistata dai romani nel 222 a.C. in seguito a un aspro assedio dai consoli Cornelio Scipione e Marco Claudio Marcello. La conquista fu contrastata dalla discesa di Annibale, al quale la popolazione celtica si alleò. Fu solo nei primi anni del  II secolo a.C. che gli Insubri e i Boi si assoggettarono definitivamente alla dominazione romana. Durante il periodo dell’Impero di Roma, per via della sua favorevole posizione di retrovia Milano fu di importanza strategica per le campagne di Cesare durante la conquista della Gallia. Con i secoli vide crescere a dismisura la propria economia: nel XIII secolo Milano era una delle poche città europee ad avere più di 100.000 abitanti. L’artigianato era in pieno sviluppo, soprattutto per la  lavorazione dei metalli e dei tessuti, l’agricoltura e allevamento erano fiorenti e i traffici intensi, anche grazie alla costruzione del Naviglio Grande che favorì gli scambi e irrigò sapientemente le campagne. Dopo aver fatto parte del Sacro Romano Impero germanico, a Milano si sono avvicendati Spagnoli e Austriaci. In epoca moderna invece fu teatro dell’insediamento nel nord della penisola di Napoleone Bonaparte. Dal 1796 al 1797 Milano fu capitale della Repubblica Transpadana, dal 1797 al 1802 sede del governo della Repubblica Cisalpina, dal 1802 al 1805 capitale della Repubblica Italiana e napoleonica e dal 1805 al 1814 sede del governo del Regno d’Italia di Napoleone per poi tornare in mano austriache. 

#7 E’ a metà strada tra polo nord ed equatore

Per chiudere in bellezza, una curiosità geografica, con un approssimazione di una settantina di chilometri. Milano è collocata poco sopra il 45esimo parallelo che è esattamente a metà fra il polo Nord e l’equatore. Per la precisione, bisogna imboccare la Milano Genova e uscire nei pressi di Voghera (provincia di Pavia) dove infatti è possibile imbattersi in un cartello che segna il punto di passaggio del 45esimo parallelo.

Continua la lettura con: Le ESPERIENZE da fare almeno una volta della vita in ITALIA: a che quota sei?

CARLO CHIODO

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Le 7 stazioni più grandi d’Italia

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Credits: zinnoman0

Sono un punto di riferimento in ogni città del mondo. Le stazioni della ferrovia. Ma quali sono le più grandi d’Italia per estensione di binari?

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Le 7 stazioni più grandi d’Italia

#7 Firenze Santa Maria Novella: 19 binari

Google Maps – Stazione Santa Maria Novella

Considerata uno dei capolavori del razionalismo italiano, la stazione di Firenze Santa Maria Novella è situata in pieno centro città e si piazza al quarto posto in Italia per il traffico di viaggiatori. Nella classifica di grandezza è in settima posizione in classifica con 19 binari.

#6 Roma Tiburtina: 20 binari

La stazione Tiburtina, inaugurata nella sua nuova veste nel 2011 per i 150 anni dell’Unità d’Italia e intitolata a Cavour, è la seconda della capitale per passeggeri e la sesta a livello nazionale. A livello di grandezza si estende per 50.000 mq e con 20 binari si posiziona al sesto posto per estensione.

Leggi anche: A Roma tira vento di RIVOLUZIONE TIBURTINA

#5 Torino Porta Nuova: 20 binari

Credits: enrica IG – Stazione di Torino Porta Nuova

L’intera area della stazione ferroviaria di Porta Nuova a Torino si estende per 97.070 mq, il doppio della stazione Tiburtina pur avendo sempre 20 binari, e si pone in terza posizione a livello nazionale per numero di passeggeri che vi transitano ogni anno. Oltre a questo è capolinea dei treni ad alta velocità per Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Salerno.

#4 Napoli Centrale: 23 binari

Credits: apples1604 IG – Stazione Centrale di Napoli

La stazione di Napoli Centrale è al settimo posto in Italia per numero di passeggeri oltre a essere il principale scalo ferroviario della Regione Campania e di tutto il Mezzogiorno. Si trova invece al quarto posto per grandezza, con 23 binari, risultando la più grande del Sud Italia. 

#3 Milano Centrale: 24 binari

Credits: mirkobozzato (pixabay)

Sorpresa! Milano si pone appena al terzo posto. Inaugurata nel 1931 su progetto dell’architetto Ulisse Stacchini in sostituzione della precedente stazione centrale del 1864 che sorgeva nell’attuale piazza della Repubblica, oggi è tra le più belle stazioni al mondo. In Europa è la stazione più grande per volumi, ma se si calcola il numero di binari si deve accontentare del terzo posto in Italia. Per flusso di passeggeri è seconda a livello nazionale dietro Roma Termini e prima di Torino Porta Nuova.

Leggi anche: La STAZIONE CENTRALE è la stazione più GRANDE d’Europa

#2 Bologna Centrale: 28 binari

Credits: stazionebolognacentrale IG – Stazione Centrale di Bologna

Quinta in Italia per dimensioni e volume di traffico viaggiatori, dopo Roma Termini, Milano Centrale, Torino Porta Nuova e Firenze Santa Maria Novella, la stazione di Bologna Centrale dal 2013 è la seconda più grande per numero di binari. In quell’anno sono stati infatti attivati 4 binari sotterranei dell’alta velocità, facendo passare la stazione del capoluogo emiliano da 24 a 28 scavalcando Milano. 

#1 Roma Termini: 32 binari e anche la più trafficata d’Italia

Credits: cose_da_ferrovia IG – Roma Termini

La stazione di Roma Termini è la più grande d’Italia, con i suoi 32 binari, nonché la più trafficata stazione ferroviaria e la quinta in Europa grazie ai circa 850 treni e 480.000 passeggeri che vi transitano ogni giorno, per un totale di circa 175 milioni di viaggiatori all’anno. La sua apertura al pubblico è avvenuta il 25 febbraio 1863 con il nome di Stazione Centrale delle Ferrovie Romane, mentre il suo nome attuale lo deve alle vicine terme di Diocleziano.

Continua la lettura con: Quando la stazione Centrale era nell’odierna piazza della REPUBBLICA

FABIO MARCOMIN

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Quelle 10 caratteristiche che rendono Milano più simile alle grandi città del mondo che al resto d’Italia

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Ph. @milanographies IG

L’ONU e il Consiglio d’Europa promuovono l’autonomia delle città (vedi articolo). La Costituzione italiana nei suoi articoli principali (Articolo V) invita a spingere l’autonomia a livello più basso possibile nell’organizzazione dello Stato. Tutti i principali Paesi d’Europa, a parte l’Italia, prevedono al loro interno una o più città che hanno lo status di città stato, ossia hanno un assetto amministrativo differente rispetto al resto del Paese.
Queste tendenze diffuse in tutto il mondo sono motivate dalla presa d’atto che una metropoli internazionale ha delle esigenze che la rendono più simile alle altre metropoli internazionali che al territorio della nazione a cui la metropoli appartiene.
Milano è più simile a Berlino, Amburgo, Vienna o Madrid che agli altri comuni italiani. Per questo ha bisogno di leggi che rispondano ad esigenze di una grande metropoli.

Milano è più simile a Berlino, Amburgo, Vienna o Madrid che agli altri comuni italiani. Per questo ha bisogno di leggi che rispondano ad esigenze di una grande metropoli.

Quelle 10 caratteristiche che rendono Milano più simile alle grandi città del mondo che al resto d’Italia

#1 La mobilità

Atm – Mappa Metro e linee S 2024

Una metropoli è un luogo di connessioni. Si sceglie di vivere in una grande città per la capacità di mettersi in relazione con un gran numero di persone e per superare i vincoli dello spazio-tempo. Si viene a Milano per poter operare con Parigi, Londra o New York. Per far fronte a queste esigenze e ai problemi legati dall’avere una grande quantità di connessioni sul territorio, a Milano la mobilità assume una rilevanza critica. E’ la città della metropolitana, sistema tipico delle grandi città, e delle piste ciclabili. Il problema del traffico è simile alle altri grandi aree urbane, così come dei collegamenti urbani ed extra urbani.

#2 Gli abitanti

foto di Andrea Cherchi (c)

Una caratteristica tipica delle metropoli internazionali è l’alta percentuale di cittadini stranieri sul totale. A Milano chi viene da fuori città, italiano o straniero, è la maggioranza rispetto a chi ci è nato. E’ la città con il maggior numero di stranieri in rapporto agli abitanti. Stranieri che in massima parte corrispondono a dinamiche diverse rispetto ai grandi flussi migratori: sono espressione delle esigenze di internazionalizzazione delle imprese e della capacità di Milano di operare con il resto del mondo. In una grande metropoli i cittadini hanno caratteristiche più eterogenee rispetto ai centri locali. Ma d’altro lato, il fatto di avere cittadini diversificati e di mentalità più aperta rispetto al resto del Paese, spinge alla diffusione di un sentimento di comunità e di identificazione territoriale. Nelle grandi città metropolitane la partecipazione della comunità raggiunge spesso livelli altissimi ponendosi come un vero e proprio organo autonomo rispetto alla cittadinanza nazionale.

#3 L’ambiente

Rendering riapetura Navigli Comune di Milano

L’ambiente metropolitano presenta criticità esclusive per le grandi città del mondo. La qualità dell’aria è un tema prioritario. Così come ogni forma di inquinamento, da quello sonoro a quello dell’acqua. La gestione dei rifiuti deve essere gestita in modo differente rispetto a piccoli centri. Anche il verde per una grande metropoli ha una funzione di fondamentale importanza per garantire un minimo di sostenibilità e di qualità della vita anche all’interno di grandi concentrazioni di abitazioni.

#4 La cultura

Cinema Anteo – IG basilworld

Non può esistere una metropoli in cui la cultura non abbia una rilevanza di primo piano. Rispetto a centri piccoli o di importanza locale, la cultura nella metropoli non è orientata soprattutto alla conservazione del passato. Al contrario: le metropoli sono la sede dell’arte contemporanea, di eventi che le mettono in collegamento con il resto del mondo. La cultura metropolitana è innanzitutto creatività, intesa come produzione di novità. La cultura nelle città è anche formazione: le metropoli sono la sede delle grandi università nazionali che fanno a gare per attirare i migliori studenti del mondo.

#5 Il turismo

Negli ultimi decenni il turismo mondiale si è trasformato. Si è passato dal turismo centrato sulla scelta del Paese e del pacchetto vacanza, a un turismo segmentato per interessi. C’è il turismo del mare, della montagna, sportivo, il turismo delle città d’arte. E poi c’è il turismo urbano che sceglie la città, non la nazione. Spesso in concomitanza con eventi di rilevanza commerciale o culturale. Milano attira un tipo di turismo che sceglie Milano, non l’Italia. E che richiede modalità di comunicazione e di accoglienza specifiche.

#6 Le infrastrutture

elasilop IG – Stazione Centrale Milano

La metropoli si differenzia dagli altri comuni per la caratteristica e la finalità delle sue infrastrutture. Negli altri comuni le infrastrutture sono di collegamento con gli altri comuni. In una metropoli sono dei gate, degli hub internazionali che mettono la città in connessione con le altre destinazioni del mondo. Sono come la porta verso l’esterno di un Paese e di tutti i suoi comuni.
Così come la metropoli ha le sedi necessarie per la connessione internazionale: pur non essendo una capitale, Milano è una delle tre città al mondo per numero di consolati, insieme a New York e Hong Kong, anch’esse metropoli di connessione internazionale.

#7 L’economia

Anche l’economia di una metropoli la differenzia dal resto del Paese. Ha un tasso di imprenditorialità superiore, con imprese che operano su più mercati. Attira investitori che scelgono la città, più che il Paese in cui operare. Ogni metropoli ha una scena di start up ed è più orientata all’innovazione rispetto al resto del Paese. E’ il luogo delle grandi fiere che coprono territori sovranazionali e l’ecosistema tipico della metropoli richiede una burocrazia e leggi di mercato più snelle rispetto ad altre parti più inerti al cambiamento e alla competizione internazionale.

#8 Sicurezza e diritti civili

Disordini a Corvetto

La metropoli presenta un unicum nel rapporto tra sicurezza e diritti civili. Il problema della sicurezza nelle grandi città del mondo è diverso da quanto accade nelle campagne o nei piccoli centri. Tanto più sentito perchè tanto più grande è nei cittadini la sensibilità ai diritti civili. Più libertà insieme a più sicurezza è un ossimoro che può essere risolto solo da leggi diversificate. Che tengano conto anche che l’immigrazione che colpisce una metropoli non è la stessa che avviene nelle altre zone del Paese.

#9 Lo stile di vita

Art&Music Insieme – Concerto lirico 

Vivere in una metropoli è altro rispetto a stare altrove. La velocità, la tensione alla realizzazione, l’accessibilità, il sentimento di comunità, l’ambizione, il bisogno di stimoli e di sfide esistenziali unisce gli abitanti di Milano a quelli di Berlino, Londra o New York. Le leggi nate per soddisfare paure o esigenze di altre parti del territorio rischiano spesso di incidere negativamente sullo stile di vita e sugli orizzonti di un cittadino metropolitano.

#10 Rapporti con lo Stato e con gli organismi internazionali

Credits: corriere.quotidiano.it
politici

Tutte le grandi metropoli hanno un rapporto complesso con il loro Stato di appartenenza. Hong Kong in Cina, New York in America, Londra in Inghilterra sono esempi di città che per certi aspetti sovrastano nel loro campo d’azione il governo nazionale. E spesso accade che ci possano essere gravi problemi, come è il caso di Hong Kong che ha vista tutelata al massimo la sua specificità oppure Londra la cui decisione di restare in Europa si è andata a infrangere contro gli interessi del resto del Paese. Le grandi metropoli del mondo hanno bisogno di collaborazione tra di loro e di poter avere un canale di comunicazione differenziato con le grandi istituzioni internazionali, come è il caso della città stato di Berlino che elegge propri delegati in rappresentanza della città presso l’Unione Europea.

Continua la lettura con: A Milano servono tunnel e parcheggi

ANDREA ZOPPOLATO

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Il «Riviera Express»: quando ripartirà il treno diretto Milano-Mosca?

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Prima per la pandemia, poi per il conflitto Russia-Ucraina uno dei viaggi in treno più suggestivi d’Europa, il più lungo da Milano senza cambi, è stato sospeso. Scopriamo il suo tragitto e la situazione attuale del servizio.

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Il «Riviera Express»: quando ripartirà il treno diretto Milano-Mosca?

# Il treno da Milano a Mosca è stato fermato dai tempi della pandemia

Credits nick_photoarchive-pixabay – Mosca Belorussky, stazione di arrivo

La pandemia da Covid-19 ha fermato il treno diretto a Mosca. Ormai dalla prima ondata, febbraio 2020, il convoglio in partenza la domenica mattina alle ore 4.37 da Milano Rogoredo non ha più viaggiato. Anche perché riassorbito lo choc del Covid ci si è messa di mezzo la guerra in Ucraina. Ma torniamo al viaggio Milano-Mosca. Vediamo quanto dura, quali Paesi attraversava e quanto costava un biglietto.

# 40 ore di viaggio senza cambi

Credits russianrail.com – Tragitto Treno Nizza-Mosca

Il viaggio in treno da Milano Rogoredo verso Mosca è il più lungo tragitto che si possa fare partendo dalla nostra città senza effettuare cambi, dura 40 ore, anche se il locomotore viene sostituito all’ingresso di ogni Paese. La partenza della linea che è attiva dal 2010, denominata Riviera Express, avviene da Nizza. Lungo i suoi 3.318 km ad una velocità media di 66km/h attraversa altri 5 Paesi oltre all’Italia prima del capolinea: Austria, Germania, Repubblica Ceca, Polonia e Bielorussia. Tra le fermate nel nostro Paese oltre a Milano, ci sono San Remo, Genova, Verona e Bolzano, per un totale di 26 stazioni sull’intero tracciato. Tutto questo è al momento sospeso. Ma quali sono le caratteristiche del mitico treno?

# Ci sono anche le carrozze lusso e il prezzo del biglietto può arrivare a superare i 1.000 euro

Il treno della Compagnia Federale dei Viaggiatori, filiale delle ferrovie russe RZD, si compone di 12 vagoni di cui 2 ristorante ed è dotato di cabine con letto e bagni con doccia, aria condizionata e riscaldamento, ma è assente il wi-fi per connettersi a internet. A bordo possono salire massimo 156 viaggiatori. Prima dello stop i prezzi partivano da 300 euro, per un posto nell’unica carrozza di seconda classe, per salire nelle 6 di prima classe fino a superare i 1.000 euro nelle 3 carrozze di lusso. In dotazione ad ogni passeggero, salvo che non sia incluso nella tariffa e quindi da pagare a parte, c’era la biancheria in pacchi sigillati: due lenzuola, una federa e un asciugamano.

Ancora più dettagli su questo treno li trovate qui: Da Rogoredo ogni settimana parte un TRENO diretto a MOSCA

FABIO MARCOMIN

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Come da Milano si immaginano le strade di Roma

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Horror metropolitano.

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Continua con: Quando ti svegli la notte e ti ricordi che hai parcheggiato in strada a Milano

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Quando Umberto Eco arrivò a Milano

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Nato ad Alessandria, ha studiato a Torino, ha vissuto molto a Bologna ma è a Milano che è diventato davvero grande.

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Quando Umberto Eco arrivò a Milano

# Da contadino a intellettuale: una vita in trasformazione

Ph. @trabalhosujo IG

Quando Umberto Eco arrivò a Milano, bazzicando tra il Giamaica di via Brera e il Blu Bar di Piazza Meda, si vantava di essere un provinciale della “periferia” meridionale del Piemonte. Ben presto si accorse che nella metropoli, “capitale morale” d’Italia, l’atteggiarsi troppo da “contadino” che ce l’ha fatta a diventare un raffinato intellettuale, alla lunga non paga. Così nelle chiacchierate a base di scotch whisky o  Martini Dry, con il filosofo Enzo Paci, il pittore Enrico Baj, piuttosto che con il musicista Luciano Berio, Eco si affrettava a vestire i panni di chi è abituato a destreggiarsi nei salotti delle grandi città, parlando più dei propri vissuti torinesi (dove si era laureato in Filosofia nel 1954, ovviamente con lode) che delle origini alessandrine.

93 anni fa (il 5 gennaio 1932) nasceva Umberto Eco, da papà Gino e mamma Rita Bisio: da giovane era iscritto all’ Azione Cattolica, poi divenne un riferimento per la sinistra. In principio fu  estimatore di San Tommaso d’Aquino (ci ha fatto pure la tesi di laurea), successivamente passa all’ateismo più convinto. Umberto Eco non ha mai smesso i panni di colui che si forma e si trasforma, in un dinamismo a cavallo tra l’ingenuità di un provinciale e la furbizia dell’intellettuale. Eco, a quasi nove anni dalla scomparsa, rimane un punto di riferimento indelebile nella cultura, italiana ed internazionale.

Nacque ad Alessandria, da bambino frequenta l’oratorio di San Francesco, per le superiori sceglie il Liceo Classico della propria città, fino a pochi anni fa dedicato all’astronomo “Giovanni Plana” e oggi intitolato allo stesso Eco. Poi andò a Torino a studiare filosofia, sotto la guida di Luigi Pareyson, uno dei maggiori filosofi italiani del ‘900. Il primo libro Umberto Eco lo scrive all’età di 24 anni, riprendendo la tematica della tesi di laurea su San Tommaso e l’estetica. Nel 1954 entra alla Rai, come cronista, ma avendo l’incarico di creare una televisione in grado di offrire un prodotto innovativo e moderno, fa parte del team che studiava e pensava i programmi da offrire ad un’Italia in ricostruzione.

# Il Nome della Rosa

Quando Umberto Eco arrivò a Milano era la fine degli anni cinquanta, prese casa in via Luigi Canonica, il suo alloggio era spesso adibito ad eventi mondani e all’intrattenimento goliardico, ora cazzaro ora radical-chic. Nel capoluogo meneghino entra in contatto con Valentino Bompiani,  che lo assume nella omonima casa editrice: Eco ne diventerà anche condirettore editoriale e ci lavorerà per circa vent’anni. E’ il periodo in cui diventa uno dei maggiori rappresentati dell’avanguardia letteraria e artistica. Grazie a lui viene aperto il Dams a Bologna: è il 1971 e sentire parlare di  “discipline della arti, della musica e dello spettacolo” in una università, appare rivoluzionario. E forse lo era sul serio. Come innovativa fu l’introduzione, sempre grazie ad Eco, del corso di laurea in Scienze della Comunicazione. Umberto Eco fu giornalista (L’Espresso, Il Giorno, La Stampa, Il Corriere della Sera…), scrittore (Il nome della rosa, Il Pendolo di Foucault, Il Cimitero di Praga, Baudolino…), intellettuale capace di offrire un contributo prezioso nelle tematiche politiche di almeno mezzo secolo.

Tornando a Bompiani, nel 1980 da Milano parte la pubblicazione delle prime 30 mila copie del romanzo “Il nome della rosa”, che a distanza di un po’ di anni arrivarono a 50 milioni in tutto il mondo, tradotte in quaranta lingue.

Quaranta, come le lauree honoris causa assegnate ad Eco da università europee e americane. Esperto di estetica e semiotica, considerava quest’ultima “la riflessione più profonda sull’essere umano come animale che interpreta il mondo…l’animale umano ha la capacità di pensare e comunicare l’assenza. Questa è la radice della semiotica”.

# Eco a Milano

Umberto Eco morirà a Milano nel 2016, il 19 febbraio. Un tumore al pancreas lo affligge nel 2014, per spegnerlo in questa nostra città che lui adottò come il luogo più adatto alla propria dimensione.

In fondo a Milano ha scritto, ha riflettuto, ha dialogato, ha insegnato, si è evoluto, ha vinto, ha amato e si è divertito. Ad Alessandria è nato, ha studiato fino ai 19 anni, in una scuola che ora è dedicata a lui, ma quanta fatica per far accettare agli alessandrini di cambiare il Liceo “Giovanni Plana”, in “Umberto Eco”. Nelle poche volte in cui tornava nella terra natia era seguito da un codazzo di politici e giornalisti che gli dispensavano cortigiane adulazioni, ridendo servilmente alle sue annoiate e stanche battute sui suoi antichi ricordi goliardici, ma gli alessandrini, in generale, Eco non lo hanno mai particolarmente amato. Un po’ come un altro alessandrino adottato da Milano: Gianni Rivera.

Ultimamente l’intellettuale si era spostato nel palazzo storico di Piazza Castello al n. 13,  luogo davanti al quale fanno tappa tanti turisti. Il funerale fu cerimoniato laicamente al Castello Sforzesco, mentre le ceneri riposano al Cimitero Monumentale.

FABIO BUFFA

Continua la lettura con altri milanesi d’autore:

Carla Fracci, la leonessa della danza classica: le foto e i ricordi di uno storico incontro

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I “Gufi”, il gruppo musicale, dialettale e cabarettistico milanese più famoso di sempre

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DIDI PEREGO, la Sofia del film italiano candidato all’Oscar

MARCO MIGNANI, l’autore della pubblicità diventata FILOSOFIA di VITA a Milano

AMBROGIO FOGAR, l’ “Ulisse” di Milano

MARIA PIA ARCANGELI, “quella che canta le canzoni milanesi”

LUIGI MARANGONI, l’ultima vittima delle Brigate Rosse a Milano

SANDRA RAVEL, l’attrice-soubrette madre di Maurizio Gucci

PIPPO STARNAZZA, il jazzista che “milanesizzava” l’inglese

PAOLO GIORZA, il papà della “bella Gigogin”

I BALORDI, i precursori della “canzone demenziale”

D’ANZI, il papà della “bela Madunina”

GASPARE, ZUZZURRO e la brioche più celebre della TV

LUISELLA VISCONTI, la voce più bella del CINEMA

ANNA CARENA, la signora Marta in “Miracolo a Milano”

GAETANO SBODIO: il guerrigliero del dialetto

DINO RISI, uno dei grandi della commedia italiana

CINI BOERI, l’architettura come impegno sociale

TONY DE VITA, il re delle sigle televisive

LUCIA BOSÈ, la “tosa de Milàn”

JOHNNY DORELLI, una vita al massimo

EZIO BARBIERI, il Robin Hood di Isola

RENZO PALMER, la voce milanese dei grandi divi di Hollywood

MONTICELLI e MARCHESI, i due grandi “cantori evirati” della storia milanese

MARIA GAETANA AGNESI, la “donna più intelligente del Settecento”

GIUSEPPINA PIZZIGONI, la fondatrice della SCUOLA RINNOVATA

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Quando a Milano c’erano i BEATLES

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 ERMINIO SPALLA, il PUGILE ARTISTA adottato da Milano

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Quando, a Milano, VISCONTI girava “ROCCO E I SUOI FRATELLI”

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NANNI SVAMPA, l’ironico artista della canzone milanese

ADRIANO CELENTANO, il “molleggiato” nato a due passi dalla CENTRALE

GINO BRAMIERI, il RE delle BARZELLETTE

CLAUDIO ABBADO, il GENIO eternamente insoddisfatto

Quelli di VIA OSOPPO: la STANGATA di Milano

GIORGIO GABER, l’inventore del TEATRO CANZONE

ADRIANA ASTI, l’artista ribelle amata dai grandi del cinema e del teatro

GIANLUIGI BONELLI, il creatore di TEX WILLER, sempre in lotta contro il POTERE

LUISA AMMAN: un’OPERA d’ARTE di Milano

LUCIANO LUTRING: il bandito più popolare di Milano

BRUNO ARENA, il fico di Milano

Sandra MONDAINI: uno dei punti fermi della televisione italiana

TINO SCOTTI, il milanese del “Ghe pensi mi”

ORNELLA VANONI, Milano e Settembre

MARIANGELA MELATO, da “ranocchietta” a mito del cinema

MARTA ABBA: la musa di Pirandello

Quelle DIABOLIKE sorelle GIUSSANI

GIANNI MAGNI: il re del cabaret milanese

COCHI e RENATO: una coppia diventata il MARCHIO del CABARET

Giorgio AMBROSOLI: il RIVOLUZIONARIO in GIACCA e CRAVATTA che sfidò anche lo Stato

Peppin MEAZZA: il più grande MITO MILANESE del calcio mondiale

FRANCO CERRI: quel genio che partì suonando nei cortili

I KRISMA: la coppia più PUNK della storia di Milano

LILIANA SEGRE, la testimonianza milanese dell’Olocausto

MARIA CALLAS, la Scala e BIKI, quel legame che ha fatto la storia dell’arte

WALTER VALDI, cintura nera di dialetto milanese

LORENZO BANDINI, lo sfortunato campione adottato da Milano

ALEX BARONI, il “chimico” prodigio della musica

MICHELE ALBORETO, il “pilota gentiluomo”

BEPPE VIOLA: il geniale raccontatore del calcio

Storia di una GRANDE DONNA di Milano: ALDA MERINI

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Le strade più pittoresche e «magiche» di Milano

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Milano ha delle vie bellissime, alcune poco note e in quartieri lontani dal centro. Ecco una selezione di quelle che reputo più belle e pittoresche.

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Le strade più pittoresche e «magiche» di Milano

#10 Stretta Bagnera, la strada automobilistica più stretta di Milano e il suo macabro passato

Non è bella però la stretta Bagnera è pittoresca, se non altro perchè è la strada automobilistica più stretta d’Italia. Ma i brividi non sono solo per le fiancate dell’automobile. Sono anche per il suo macabro passato: qui operava Antonio Boggia, il più celebre serial killer di Milano, che fu anche l’ultimo condannato a morte della storia della città.

#9 Via Ottolini, come in una fiaba dei fratelli Grimm

In zona Bocconi, tra via Giambologna e via Castelbarco, sembra di ritrovarsi in un villaggio alsaziano con piccoli edifici d’epoca e villette con giardino, tra cui due spettacolari con travi esterne in legno.

#8 Via Santa Croce, con la Milano hi-street story

Strada pedonale che conduce da corso di Porta Ticinese a piazza Vetra. Una piacevole passeggiata a fianco di Sant’Eustorgio, tra opere di street gallery e giardini del centro. L’idea della street art è stata di don Augusto Casolo, parroco della Basilica di Piazza Vetra, che, nel 2014, ha deciso di affidare a undici artisti la decorazione di un muro con la storia della città. Sono stati coinvolti nell’operazione alcuni esponenti della street art milanese, facendo nascere la Milano hi-street story.

#7 Via Ventura, la strada della creatività

Strada resa celebre con il Fuorisalone di Lambrate, è uno dei luoghi culto della creatività milanese. Con l’East market, le sue vecchie fabbriche, i loft eleganti, i suoi terrazzi e le installazioni permanenti di arte contemporanea curate da Mariano Pichler e Made in Lambrate.

#6 Via San Marco, tra la Chiusa di Leonardo e il tunnel pedonale di Porta Nuova

Strada simbolo della vecchia Milano, con alcuni ristoranti storici della città, tra cui la mitica Latteria, raggiunge il culmine allontanandosi dal centro, con la chiusa di Leonardo e il tunnel pedonale che conduce a Porta Nuova.

#5 Via Cavalieri del Santo Sepolcro, alla ricerca del Sacro Graal

Unisce Piazza Papa Paolo Sesto a via Solferino, percorrendo i chiostri di San Simpliciano. Via aperta negli anni Quaranta, sembra quasi un sentiero tra i boschi, con piastrelle in pietra, è una delle più insolite del centro di Milano.

#4 Via della Spiga, la strada più adorabile del Quadrilatero 

La via del quadrilatero della moda a cui i milanesi sono più affezionati. E’ la versione più intima, e pedonale, di Montenapoleone di cui è parallela. Prende il nome dalla storica “contrada della Spiga“.

#3 Corso Garibaldi, la strada più identitaria della vecchia e della nuova Milano

Forse la strada che esprime meglio l’identità di Milano. Percorrerla è come fare un viaggio nel tempo. Venendo dal centro si passeggia tra case tipiche milanesi finché appare sullo sfondo lo skyline di Porta Nuova. Si può proseguire la passeggiata lungo corso Como fino a Gae Aulenti percorrendo la pedonale più lunga e affascinante della città.

#2 Vicolo dei Lavandai, l’angolo più pittoresco dei Navigli

Prende il nome da un lavatoio che fino agli anni ’50 era usato dalle donne per lavare i vestiti. Il vicolo è dedicato ai lavandai e non alle lavandaie perché nell’Ottocento ad occuparsi del servizio di lavaggio erano gli uomini, organizzati in una vera e propria associazione: la Confraternita dei Lavandai. E’ sicuramente il punto più pittoresco e visitato dei navigli.

#1 Via Lincoln, un po’ Burano, un po’ Cape Town

Sembra di essere a Burano o a Cape Town. Invece siamo a Milano nel quartiere arcobaleno in zona cinque giornate. La sua storia è curiosa: a fine ‘800 una cooperativa operaia progettò un Quartiere Giardino composto da piccole abitazioni a prezzi accessibili, destinate ai lavoratori della zona. Negli anni seguenti, gli abitanti hanno iniziato ad abbellire l’area, sfidandosi a chi trovava il colore più allegro per la propria facciata. A Primavera i colori vengono ancora più valorizzati dagli alberi in fiore.

Continua la lettura con: 12 città del mondo sono a Milano: ecco dove si trovano

ANDREA ZOPPOLATO

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Quando Milano ha perso: quelle 5 ferite ancora aperte

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Credits Tempo di libri FB - Tempo di libri

Milano si è sempre distinta per la sua capacità di eccellere, dall’organizzazione di eventi al design, passando per le infrastrutture. Nella storia recente ci sono anche dei buchi nell’acqua. Vediamo quali sono.

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Quando Milano ha perso: quelle 5 ferite ancora aperte

#1 “Tempo di libri”, la fiera del libro milanese, durata solo due edizioni e surclassata dal Salone del Libro di Torino 

Credits Tempo di libri FB – Tempo di libri

Spesso si fallisce a causa della hybris. Quella superbia che spinge a oltrepassare i propri limiti. Milano ha provato a realizzare un salone del libro per fare concorrenza a Torino e mettere ancora una volta in mostra le proprie capacità organizzative e imprenditoriali. “Tempo di Libri”, la fiera del libro milanese, è rimasta in piedi solo per due edizioni. Sarebbe dovuta ripartire con una nuova formula nel 2020 ma, complice la pandemia e gli scarsi risultati ottenuti nel 2017 e nel 2018, è stata bocciata definitivamente.

#2 EMA persa per un sorteggio e per l’autosabotaggio

Credits geopatrinos IG – EMA

L’assegnazione a Milano dell’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco, avrebbe generato un indotto di miliardi per il territorio e dato ancora maggior prestigio visti anche gli ultimi anni in cui la pandemia e l’approvazione di farmaci e vaccini ha dettato l’agenda dei Paesi europei e del mondo. In vantaggio fino all’ultimo giro, il governo non ha messo in campo le forze migliori per ottenere i voti necessari a trasferire l’ente da Londra alla nostra città, e così Milano ha perso in favore di Amsterdam per uno sfortunato sorteggio, dopo aver bruciato un consistente vantaggio.

#3 Il mezzo flop di Malpensa

Photo by Skyler Smith on Unsplash – Malpensa

Milano non è riuscita a costruire un sistema aeroportuale di livello europeo. Linate è troppo piccolo per competere ma al contempo toglie spazio a Malpensa, che avrebbe il potenziale per diventare l’hub per il sud Europa. Purtroppo ad oggi rimane un miraggio anche a causa di altri due problemi: la distanza dalla città, con infrastrutture di collegamento non adeguate, e la bocciatura dei piani di ampliamento. A questo si aggiunge il freno tirato a più riprese dal governo di Roma come quando ha tolto da Malpensa la compagnia di bandiera. 

#4 Gli interscambi “fantasma” della M4

Credits: Luigi Costanzo Fb – Piano tornelli metro 4 Linate

La M4, la quinta linea metropolitana milanese, ha rischiato per anni di inserirsi tra i più grandi flop della città. Avrebbe dovuto inaugurare per intero entro Expo2015 assieme alla M5, poi solo le tre fermate con servizio navetta da Linate e infine rimase tutto in sospeso. Non solo, tra ritrovamenti archeologici, riprogettazione e in ultimo la pandemia la data di apertura è stata progressivamente posticipata.

Finalmente è stata inaugurata ma i milanesi hanno comunque avuto una brutta sorpresa. Non ci sono interscambi! O meglio, per andare da una linea all’altra bisogna uscire dai tornelli, finire in strada e indovinare il percorso adatto per ritrovare una nuova linea. Una brutta macchia nel sistema delle metropolitane milanesi che si aggiunge all’orrendo design delle stazioni.

Leggi anche: Interscambi della M4

#5 La riapertura dei Navigli: rilanciata in campagna elettorale, rimessa nel cassetto da ogni giunta

Credits: Urbanfile – Rendering naviglio riaperto lungo via Sforza

La riapertura dei Navigli è stato uno dei cavalli di battaglia di Sala nel primo mandato. Il progetto della linea blu della metropolitana è stato addirittura pensato per consentire il passaggio dei canali sul tratto della cerchia interna, dove un tempo scorrevano i Navigli, e poter realizzare i lavori durante i cantieri della stessa linea. Ad oggi non è stato riaperto nemmeno un metro e anzi sembra che tutto il sogno della riapertura sia stato riposto in un cassetto, forse per sempre. Nel 2022 Milano avrebbe potuto avere un tratto dei canali nuovamente aperti assieme alla nuova linea blu, invece non avrà nulla di tutto questo. Un flop inconcepibile per la città riconosciuta da tutti come la più efficiente d’Italia.

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I 5 modi di vivere degli anni ’90 da ripristinare a Milano

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Credits: @mammaena_madda72 (INSTG)

Temi come la Milano da bere, paninari e yuppies di fine anni’80/inizio anni’90 sono stati affrontati più volte, oggi però ci soffermiamo a viso aperto su ben altri ricordi: la presenza di alcune regole d’oro, che si sono un po’ perse per strada e andrebbero ripristinate, dato che ci permetterebbero di vivere certamente meglio. Ve lo ricordate come si viveva, no? Quando non c’erano telefonini, si aspettava a casa per la telefonata della ragazza che ci piaceva e si leggevano solo news da quotidiani cartacei. Andiamo dunque a vedere quali erano le regole di vita anni’90 che ci piacerebbe riportare in auge. 

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#5 Stare di più all’aria aperta

Credits: baulevolante.it

Non che non si faccia anche ai giorni nostri, beninteso. Ma una volta, senza smarthpone e con al massimo una console di videogames a farci divertire fra le mura di casa, si stava molto ma molto più tempo all’aria aperta. E in gruppo. Ma soprattutto, si avevano meno cefalee per la piega del collo e lo sguardo fisso sui nostri mille devices. All’epoca chi aveva il telefonino poteva essere solo un ricco magnate, e di certo non aveva schermi per poter chattare o giocare ai videogames. Almeno fino a che la Nokia non sfoderò fuori il 3210, il caro vecchio telefonino con lo snake (quello sì che non tornerà mai più)

#4 Leggere libri cartacei

Credits: culturaeculture.it

Come sopra. Si pensava che la tecnologia avrebbe ucciso l’editoria cartacea, e in parte l’ha tramortita pesantemente, disarcionandola con un clic dalla nobile posizione che occupava negli anni ’90. Ma per fortuna i libri esistono ancora e, anche se le librerie non vendono più come allora, resistono strenuamente al passare dei tempi. Certo però che tutti noi potremmo dar loro una mano, che dite? La ricetta è semplice, dunque. Più libri, meno tecnologia.

#3 Andare in bagno senza telefono

Credits: huffingtonpost.it

Su questo il telefonino non ha alibi e l’isolamento è d’obbligo. Una volta si leggeva la gazzetta o le cronache rosa, si fumava o si beveva il caffè. Ora sfogliare il proprio diario di Facebook o vedere mille foto su Instagram è diventato uso comune. Cioè, probabilmente si fuma e si beve ancora il caffè, sia chiaro, ma gli smartphone ormai sono il primo pensiero quando ci sediamo lì. Il momento “toilet” è un momento sacro, per cui non ci sentiamo di prendere posizione. Voi cosa preferite?

#2 Vivere con più serenità

Credits: community.velvetmag.it

Una cosa che rimpiangono quelli che sono stati giovani in quegli anni era che c’era molta più libertà e molto meno paura. Erano anni sereni, in cui uscire per strada non era fonte di angoscia, come fare viaggi o essere irriperibili per giorni. Confrontando quei giorni con i nostri tempi, per certi aspetti ci siamo trasformati nella società del terrore diffuso. O no?

#1 Parlarsi

Credits: corsiecmbenessere.it

In quegli anni tendenzialmente c’era più tempo per chiacchierare, comunicare a viso aperto e anche discutere senza prevalere. Forse perché i social network hanno velocizzato e in parte avvelenato buona parte delle comunicazioni odierne. Che siano col partner, con i genitori o con colleghi. Nn sarebbe bello tornare all’emozione di parlarsi tra sconosciuti in giro per Milano?

Continua la lettura con: Le 5+1 REGOLE NON SCRITTE nella METROPOLITANA MILANESE

CARLO CHIODO

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