«La Milano di oggi è peggio di un INCUBO ORWELLIANO»

"Milano città del lavoro? Sì, nel senso che il lavoro diventa tutta la tua vita, non fai altro."

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Ormai è uno stillicidio. Non passa giorno senza che un fatto di cronaca, tipo la bidella pendolare, o una ricerca immobiliare mostrino la situazione incandescente del mercato degli affitti a Milano. L’ultimo sfogo è di Ray Banhoff sull’Espresso del 30 gennaio: abitare a Milano? Un incubo. Neppure Orwell avrebbe potuto immaginare un mondo del genere. Pubblichiamo un estratto della denuncia dello scrittore e fotografo toscano coperto da uno pseudonimo esotico. Ma è davvero così? E la soluzione che propone è praticabile?

«La Milano di oggi è peggio di un INCUBO ORWELLIANO»

Estratti da «Abitare a Milano è un incubo da far impallidire Orwell» di Ray Banhoff Su L’Espresso

La storia della bidella pendolare anche se era un fake ci ha commosso tutti, questa la tesi di partenza di Ray Banhoff, perché “La parte giornalisticamente forte della storia era quella in cui si denunciava il caro affitti di Milano, una bolla ormai fuori controllo, che non si capisce come mai non sia risolvibile. Su quella avrebbero dovuto vertere il dibattito e la nostra indignazione”.

# «Ci vuole un tetto agli affitti»

Ma quale potrebbe essere una soluzione? Per l’autore la strada è quella di un tetto normativo: “In un Paese in cui tutto è tassato e sottoposto a normativa è normale che non ci sia un tetto ai costi degli affitti? È normale chiedere 1.200 euro per vivere in 30 metri quadrati perché siamo a Milano? Che poi fossero case normali, sono incubi architettonici di Escher al limite dell’abitabile

# Milano è diventata un dormitorio silenzioso ed elitario

“Abitare dentro la circonvallazione di Milano ormai è elitarismo puro.”, prosegue l’autore, descrivendo come ormai Milano dalle altre metropoli abbia preso solo il lato peggiore: “Come New York ma senza essere New York, manco per cinque minuti e manco per sbaglio. Milano città notturna. Quando mai? La sera alle 21 solo un turista chiederebbe un piatto al ristorante perché tutti sanno che «le cucine stanno per chiudere» (…) “La capitale morale è un grande dormitorio silenzioso in cui non c’è niente fuori dagli orari d’ufficio. (…). “Milano città del lavoro? Sì, nel senso che il lavoro diventa tutta la tua vita, non fai altro.”

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# L’incubo casa: “Mi sentivo mezzo ricco in diciotto metri quadrati”

La questione centrale è il caro affitti. “Quando cerchi casa capisci che c’è qualcosa di malato.”, scrive Banhoff che racconta il suo caso personale: “Dopo quella con la vasca in cucina, ho vissuto nella «casamera», la casa-camera, ribattezzata così dalla mia migliore amica. Diciotto metri quadrati (credo non fosse del tutto a uso abitativo) dietro corso Genova. Mi sentivo mezzo ricco. (…). All’epoca spendevo solo 550 euro, roba che oggi nemmeno per il box per il motorino.”

# Neppure Orwell era arrivato a immaginare un mondo simile

“Il concetto che tu debba lavorare per spendere quasi tutto il tuo stipendio nell’affitto e nel costo della vita è un incubo.”, conclude l’autore. “Chi pensa sia vero, normale o lecito attraversare mezza Italia per mille euro al mese si renda conto che nemmeno George Orwell in 1984 era arrivato a immaginare un mondo del genere.”

Qui l’articolo originale: «Abitare a Milano è un incubo da far impallidire Orwell» di Ray Banhoff Su L’Espresso

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