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The Torre DIAMANTE is the tallest steel building in Italy

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torre diamante
Foto di Andrea Cherchi (c)

The Torre Diamante, inaugurated on September 14, 2012, is usually called the Diamantone (literally, the “Big Diamond”) or Diamond Tower, itself a translation of its Italian name.

This building has a multifaceted structure, similar to that of a diamond and is 140 meters tall. Such an height makes this structure the fourth tallest skycraper in Milan, as well as the tallest steel building in Italy.

From April, 2015 onwards, the Samsung company reserved a whole part of this building (called a Diamantino, literally a small diamond), thus originating what is now called the Samsung District.

The point of the Torre Diamante can change its colors, therefore becoming an interesting and suggestive background

This tower was also the main stage for the second season of the Italian edition of The Apprentice. Furthermore, the final scenes of the Italiano Medio movie by Maccio Capatonda, a popular Italian comedian, were filmed both inside and outside the tower.

 

MILANO CITTÀ STATO

Translated by Antonio Enrico Buonocore

Qui l’articolo in Italiano: La Torre DIAMANTE è l’edificio in acciaio più alto d’Italia

 

 

Aperitivo al Pastis

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Il Pastis? Un bistrot vintage in una zona residenziale e semi-centrale di Milano, che trasmette tranquillità e relax come il locale stesso.

Il Pastis è molto intimo e riservato, ideale per una serata romantica, speciale, tutta da dedicare all’ltra persona, grazie alla sua atmosfera accogliente e rilassante. L’ambiente è caldo, quasi come fossi a casa tua, sensazione che puoi provare già osservando il bancone rivestito in legno e gli specchi vintage.

Il punto forte del Pastis, per il quale questo locale offre diverse formule per un momento quasi internazionale, è l’aperitivo. Questo giovedì, per esempio, oltre ai suoi vini pregiati e per la maggior parte biologici – accuratamente scelti per garantire un’offerta raffinata e peculiare al cliente -, dalle 18 in poi il Pastis ha in serbo ben tre proposte gastronomiche diverse alle quali abbinare un buon calice di rosso a 9 euro.

Eh sì, perchè al Pastis potrai scegliere fra tre formule di aperitivo al vassoio: per sentirti un po’ francese, l’Aperimalga è quello che fa per te, con i suoi ottimi formaggi di piccoli produttori, tutti selezionati dai gestori del locale; se, invece, hai un gusto più maremmano, amante dei sapori decisi e intensi, devi assolutamente provare l’Aperitivo Toscano, per assaggiare un fantastico crudo toscano tagliato al coltello; se, però, sei per natura una persona prudente, che non vuole spingersi troppo lontano dalla sua terra, puoi tranquillamente provare il tagliere di salumi provenienti direttamente dall’Alto Garda bresciano, che saranno serviti con l’Aperitivo Nostrano.

Quindi ricordati: prenotandoti con Spotlime, dalle 18 di questo giovedì al Pastis avrai un calice di Merlot Sangiovese IGT Toscana e un tagliere di salumi o formaggi a 9 euro invece che a 10,50 euro.
Ricordati, però, che il Pastis è intimo, ma dalle dimensioni abbastanza ridotte: se vuoi essere sicuro di trovare posto per la tua serata di relax, non dimenticare di prenotare un tavolo contattando il 333 672 9072.

 

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10 cose che INVENTEREBBE Leonardo se rinascesse oggi a Milano

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Nell’anno di Leonardo abbiamo una unica grande preghiera: Leonardo ritorna tra noi!

10 cose che INVENTEREBBE Leonardo se rinascesse oggi a Milano

#1 Collegamento con idrovolante tra Idroscalo e i Navigli

#2 Il razzo Milano- Marte

Milano sarebbe più importante di Cape Canaveral

#3 Sala sarebbe obbligato a costruire cose assurde


Sala post Leonardo

#4 Non dipingerebbe neanche. Farebbe film

#5 Creerebbe un sistema infallibile per abbattere il debito pubblico

#6 Realizzerebbe un aereo che va 10 volte più veloce degli aerei attuali

#7 Prolungherebbe la metropolitana fino a Genova

 

#8 Progetterebbe la base lunare con collegamento diretto da Milano

#9 Il generatore di nebbia

calendario dell'avvento
Immancabile

#10 Farebbe diventare Milano il centro del mondo


Milano Città Stato, capitale di un nuovo umanesimo

MILANO CITTA’ STATO

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All’Impronta Birraia, luppolo a grappoli!

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Cos’è l’Impronta Birraia?

E’ un’ottima birreria artigianale con un impianto da 14 spine sita in un ampio locale, adatto per tutte le occasioni: dalle cene in compagnia alle feste di laurea, dalle feste di compleanno alle serate di relax.

L’Impronta Birraia è quel posto nel quale passi volentieri una serata in compagnia di un buon boccale di birra… ed è proprio questa bevanda, come dice il nome, che “lascia il segno”.

Eh sì, perchè all’Impronta Birraia potrai trovare l’intera produzione del birrificio Hibu, oltre a birre artigianali di origine anglossassone spillate da una doppia via a pompa.

Quindi, se sei un vero amante della birra, stai pur certo che all’Impronta Birraia troverai tutta la birra che ti piace in un locale accogliente e familiare.

In particolare, ti consiglio di fare un salto all’Impronta Birraia questo mercoledì, perchè la birra da mezzo litro costa solo 3,5 euro anzichè 5,5 e, se vuoi mettere qualcosa sotto ai denti, dalle 17.30 alle 20.30 sarà compreso un gustoso aperitivo con piatti caldi, freddi e pizza.

E se ti accorgi di avere le mani legate con i tempi, perchè a una certa inizierà la partita, non preoccuparti: in caso di eventi sportivi, all’Impronta Birraia ci sono anche Mediaset e Sky per vedere tutti i match che vuoi.

Insomma, ti sentirai come a casa tua… ma con dell’ottima birra in compagnia.

Prenotandoti con l’app, questo mercoledì all’Impronta Birraia dalle 17 fino alle 24 avrai mezzo litro di birra a 3,5 euro anzichè 5.5. Come lasciarsi scappare un’occasione del genere?

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Una sushi lunch-box al volo

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Non è un segreto nè una novità che negli ultimi anni la cucina orientale abbia spopolato a Milano, dove il “sushi veloce” è diventato un pretesto per mangiare tanto, ma con gusto.

Nel marasma dei ristoranti fusion all-you-can-eat, la cucina giapponese e il suo caratteristico sushi, appunto, ha riscosso molto successo grazie alla semplicità dei suoi ingredienti presentati in modo impeccabile e appetibile.

Personalmente, amo strafogarmi di sushi, in particolare di hossomaki all’avocado e di uramaki vegetariani, ma sono deliziosi anche i piatti di sashimi e i ravioli al vapore e molto, molto altro.

Per chi non sa di cosa stia parlando, sappia solo che la cucina orientale, sia giapponese sia cinese è molto versatile, si adatta a molti gusti diversi e, soprattutto, fa felici tutti, tra proposte calde, fredde, gourmet e tanto altro.

E se, dopo questa bella premessa, ti dicessi che in quel di Milan esiste un posto in cui il sushi giapponese si fonde alla… cucina brasiliana?

Davvero, eh. Si chiama Y-not, un ristorante in Via Solferino che vanta un rinomato chef giapponese proveniente della comunità di San Paolo: per questo motivo riesce a proporre piatti del tutto innovativi sia per la realizzazione che per la composizione degli stessi.

Questo martedì, dalle 12.30 il Y-not ti propone un pranzo… sushi lunch-box: si tratta di una scatolina che verrà composta con le deliziose pietanze che ti verranno proposte e potrai scegliere se portarla via o mangiarla in loco… il tutto da 10 euro.

Mi sembra una cosa molto bella, non pensi? Così se non hai tempo di pranzare fuori, ma vorresti comunque assaggiare qualcosa di diverso dalla solita schiscetta, potrai gustare le pietanze del Y-not senza fretta.

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10 ambiti in cui Milano dovrebbe aspirare a diventare una CAPITALE MONDIALE

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milano capitale mondiale - foto andrea cherchi (c)
milano capitale mondiale - foto andrea cherchi (c)

Sarebbero tutte possibili se Milano diventasse una città stato.

10 ambiti in cui Milano dovrebbe aspirare a diventare una CAPITALE MONDIALE

#1 Industria aerospaziale

Avevamo la Caproni che era l’avanguardia, siamo la città di Forlanini, del primo elicottero, dell’Idroscalo e dei dirigibili di Baggio. Il Politecnico ha la laurea in ingegneria aerospaziale.

#2 Industria del cinema

Si potrebbe creare una cinecittà in area Expo. Sarebbe un giro di soldi non da ridere.

#3 Industria della moda

Abbiamo perso terreno anche perché gli stranieri si sono comprati tutti i marchi. La moda deve imparare a diventare più diffusa invece di restare elitaria, come nelle settimane riservate agli addetti ai lavori: una roba fuori moda. Bisogna prendere esempio dal Fuorisalone e trasformare le settimane della moda in un evento diffuso, aprendo spazi agli emergenti.

#4 Affermare il Fuorisalone come il brand di Milano

Il Fuorisalone è ciò che ormai promuove di più Milano nel mondo. Dovrebbe avere più importanza rispetto anche allo stesso sindaco, deve essere lui il vero brand di Milano.

#5 Creazione del più grande polo universitario del mondo

Unendo in modo strategico le università delle città e creando dei corsi di studio realmente innovativi e alternativi a quelli anglosassoni, per attirare soprattutto gli studenti orientali.

#6 Il più grande polo del biotech

Quello ci darebbe il più grande potere nel mondo.

#7 Il primo social network alternativo a Facebook

Di nome Ape (scimmia, in inglese)

#8 L’hub delle nuove imprese

Un’intera zona di Milano dedicata a start up, incubatori e accademie professionali. Unico obiettivo: generare e sviluppare imprese leader a livello mondiale. Mica app e robette.

#9 Il museo più attrattivo del mondo

Potremmo riempirlo di magneti e dare un pezzo di ferro a chi lo visita. Una mossa alla Christo. 

#10 Creiamo una nuova ONU

Inseriamo la libera competizione anche per l’ONU. All’ONU degli Stati, Milano contrappone l’ONU delle città Stato: l’OCS.
Come spazio: l’Area Expo, città stato d’Europa.

MILANO CITTA’ STATO

Leggi anche:
10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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Ten things that TOURISTS THINK about the Milanese… which are not true at all!

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Alessandro Siani e Bisio

There is no shortage of legends related to what the typical Milanese is. Let’s not ignore those made by the non-Milanese passing through the city. Here, we would like to discredit them, one by one.

Ten things that tourists think about Milan that are not true.

 #1. A Milanese is not prone to take a picture of a tourist

 All one has to do is ask … a Milanese will respond affirmatively, and with a smile.

 

#2. People from Milan hate motorcycles

 A ‘foreigner’ from Friuli was convinced. What with an increase in autos, and the introduction of ‘Area C’, things have changed … two-wheeled vehicles are everywhere, in swarms.

  

#3. All Milanese lack culture

 Many believe that the Milanese are very materialistic, concrete, that they think only about work, money, and running away for the weekend. Though it is true that it is rare sight to see a Milanese reading a book on the subway, Milan remains a capital of culture. It is the city where art-house cinemas still survive, where lines form to enter a museum, where one often meets up with a theatre-goer. 

 

#4. Girls from Milan eat little, and are stuck-up

 Yes, this is somewhat true, but only so if considered as a left-over situation from the 90’s.  The truth is that globalization has swept away traditional prudery. Rumanian and Russian girls are seen as competition, but Milanese girls accept the challenge, never leaving the field to these uninhibited women.   

 

#5. The Milanese are against Italians from the South

 It may have been true up to recent times, where signs outside of universities read: ‘Rooms for rent – please no Non-EU immigrants or Southerners.’ Indeed, it was a typical Milanese light-hearted joke. In truth, all are welcome here, with no regard to their origins. In the hustle and bustle of a city like Milan, it only matters that one gets down to work, contributing through his efforts to the productive welfare of all.

 

#6. Milanese people are cold

 True, we are not the warmest, noisiest or cheerful people in Italy, but this is only because the typical Milanese is both kind-hearted and insecure. They also are very concerned about what others think of them.

 

#7. The Milanese speak using an open ‘e’ vowel

 Repeat these words, with the ‘e’ sound as a Frenchy ‘ay’: polpétta (meat ball), cotolétta (cutlet), biciclétta (bicycle). Enough of these games! It is a bit like having a Florentine exhausting himself with the ‘h’ tongue-twister: hoha-hola, hon la hannuccia horta horta. It’s something like our ‘she sells sea shells by the seashore’. Then there is the Neopolitan singing ‘O sole mio’, or the Roman, by gift of living in Rome talks informally to the Pope as if he were a chum. In truth, Milano is the place where the most correct Italian is spoken.

 

 #8. The Milanese curse a lot

90% of the curse words we hear in Milano are either ‘u’e figa’ (Oh pussy) and ‘dai cazzo’ (come on, damn it). Comedians like Cochi and Renato or Claudio Bisio are irreverent and quite special, but we don’t walk around 24 hours a day saying ‘Oh la Madonna’ (perhaps better stated in Englishly Italian as ‘mamma mia’). However, we have to say that it’s been a number of years that using curse words has gone out of style.

 

#9. All the Milanese dress fashionably, wearing designer clothes

It is enough to look around at the people on the subway system, resembling those showing off on Facebook, or while at work noting who comes in and out, to verify in an instant if the ‘look’ is up to par or not. If ever you see a Milanese in your city, take a good look as you’ll be ready to renew your wardrobe.

#10. The Milanese live for football

O.k., so we have one of the most followed subway series in Italy: Milan vs Inter. Can we compare a Milanese football fan with one from Genoa, Rome, a Neapolitan? The impact of the results linger on well into Monday, when, alas, it’s time to work!

 

MILANO CITTÀ STATO

Translated by Vincent Lombardo

Qui l’articolo in Italiano: 10 cose che il turista pensa dei milanesi ma non sono vere

Things we would love to see in Milan in 2019

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Andrea Cherchi (c)
Andrea Cherchi (c)

We are in love with Milan and we can’t hide our collective worry as we see it slow down. We wish to see our city gain speed in 2019, taking more and more the center stage as an European city, relying on engaging projects for its future as well. Here is our wishlist for Milan, with no flag to wave or faction for us to support, starting with what we think does not work or could work better.

Things we would love to see in Milan in 2019

 Promises being kept

We are long-term sceptics whenever politics in Italy are involved. Often promises have a greater return when they are made, rather than when they are kept. This is a habit from lazier places having taken root in Milan as well. We ask our politicians to surprise us in 2019, committing themselves to keep those promises they still haven’t honoured.

Less municipalities, more districts

Milan as a city seems to be a sitting duck in all its areas. The metropolitan area is a sort of ectoplasm whose usefulness seems to elude its citizens. Furthermore, other questions arise on the administrative system the city possesses. Has anyone of you understood what municipalities are there for yet? For each and every policymaking decision, municipalities can only address requests to the City, as any citizen can. Besides that, what do the numbers identifying the municipalities mean?
They seem to be useless entities, dripping red tape and lacking an identity. We would like to see the efforts focusing on municipalities be directed on districts instead

A significant reduction in smog levels

We will keep repeating that reducing smog levels is a worthwhile pursuit until all that could be done to bring the air pollution in Milan down to a manageable level is actually done. Sadly, we think that the most innovative and technological city in Italy implements no advanced strategy to reduce pollutants. From India to China, from London to St. Petersburg, all those areas of the world being more sensitive to the quality of their air are implementing anti-smog initiatives using the best available technologies. Some amongst such technologies are successful, others less so, but what we would like to see is our city making an extraordinary effort in improving the quality of the air we breathe. The purpose should be to cut down smog levels, not only to reduce emissions by limiting vehicle circulation and access, as these initiatives seem to be more focused on providing money to the city rather than on improving citizens’ health.

Real estate projects within former railway yards

This has been a topic of discussion for years. One of the assets Mayor Pisapia claimed as his own is now spearheaded by Mayor Sala as well. That’s fantastic, wonderful projects for our citizens to dream about are about to start, including garden districts, super-ecological and sustainable areas, as well as booming residential zones. In 2019, we would like to finally see some ribbons cut after their relevant projects have been completed. These projects need not be complex, but only entirely built within one of the several former railway yards in the city.

The Centrale train station as a suitable presentation for the city

We are the people that, when in Rome, can’t wait to board the Frecciarossa high-speed train going back to Milan from the Termini station. And our heart leaps with joy whenever our train enters the Centrale train station again. We would love this joy to become pride and to see the square hosting the Centrale train station turn into a wonderful presentation for our city.

Less hot air on Milan as the moral capital of Italy and a more effective cooperation between its citizens

The end of the so-called “Expo effect” reverberates, amongst other things, on the debate concerning Milan as a whole. During the Expo era, there were those for Expo and those against it, therefore the debate was focused on an actual event, i.e. the universal exposition. Nowadays, the main issues and discussions revolve around personal ideologies and viewpoints rather than be based on facts. We would love to see what policymakers achieve or not get back to the forefront of political discussion instead, considering what’s best for Milan rather than any faction or political standpoint.

Improvements in our advancing subway system

The subway system is one of the few elements everyone agrees upon. Everybody loves it, even those not using the subway since a long time. We love the fact that it’s there and is advancing constantly. We are so focused on the future that Line 5 of the subway was completed before Line 4 was even started.
During 2019, we would like to see an extension in those subway lines being currently active, Line 4 being completed and all the subway trains being available by night as well, at least during weekends. We would be sorry if the only noteworthy innovations were to be the 2€ single fare tickets.

A serious debate on Milan and its possibilities of autonomy

Everybody in Milan admits it, even if mostly only in a whisper: the city fulfils all requirements needed to achieve and implement a greater degree of autonomy.  As things stand now, every such request must be considered by Rome and the administrative system is the same for every municipality in Italy. As ALL the most important countries in Europe afford a significant degree of autonomy to their bigger cities, as well  to those being more competitive within the international milieu, we consider very sad the fact that no serious and inclusive debate has been promoted by the policymakers on this matter up to now, more than the absence of any kind of autonomy for Milan.

Milan hosting the 2022 Winter Olympics

After having lost the opportunity to host the EMA, the elimination of the Internazionale team from the Champions League and of AC Milan from the Europa League, we can only place an “All in” on the Olympics. The first logo proposed by the city wasn’t such of a much. We should work harder on this, and it would be good to involve those design firms honouring the city. If the Olympics are to come to Milan, then the city should make its best features, elements and professionals stand together as a team.

Keeping the roads efficient and usable

Once, road inspectors and their houses had the responsibility of keeping the roadways efficient and usable. It was a somewhat naive, but effective way to control all the relevant areas. Alas, as it was to be the case in every sector, from an accountability-based decentralization based on local entities, a shift was made towards an impersonal centralism, filled with red tape. Such a shift concerned roads as well, resulting in holes and other damages. And, please, thinking that the situation in Rome is worse should provide no solace.

The possibility for a Milan-based enterprise to achieve international renown

We do not endorse protectionism; however we are concerned by the fact that our city is becoming a sort of shopping mall for foreign entrepreneurs seeking active undertakings. Some foreign entrepreneurs would even buy our pastry shops. On the other hand, it has been too long since a Milan-based enterprise has been able to become a protagonist on the international markets. We cannot fathom why: despite our decades-old discourse on start-ups, our area seems unable to create a new enterprise able to become an international market leader. That is indeed a pity, as such an enterprise may vey well drive others forward, while generating precious spin-offs. 

The (re)birth of new high-level industry in Milan

However, no single result should be enough, no unicorn, no single new enterprise, no matter what kind of wonders it achieves all over the world, should be deemed sufficient.
Our greater dream involves new industrial sectors arising and flourishing in Milan, making the city a worldwide cornerstone. Milan has already achieved such results, namely with fashon and design; the biotech and aerospace sectors may very well be good stepping stones towards such goals. Tradition is on our side. 

Milan as a green city

Milan as a green city is a much-debated topic, but it is seldom acted on, as stopgap solutions and small interventions seem to be the norm, as an overall strategy on such an issue seems to be still lacking. Something we would like to see during 2019 is a serious plan for Milan to truly become a green city, due both to the exponential growth in its green areas and to the restoration of its existing parks, gardens and the like. Here, we are talking about the green belt besides the ring road around Milan and its suburbs, whose weakest parts are the woods in Rogoredo. Such a dismal place may very well become a wonderful park. 

MILANO CITTA’ STATO STAFF

Translated by Antonio Enrico Buonocore

Qui l’articolo in italiano: Cosa ci piacerebbe vedere nel 2019 a Milano

25 PERSONAGGI da tenere d’occhio a Milano nel 2019

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A inizio anno è il momento delle liste. Come ogni anno ci siamo chiesti: chi sono le 25 persone da tenere d’occhio quest’anno a Milano? Si tratta di personaggi della politica, del business, dello show system, in generale attivi sulla piazza milanese da cui ci si aspetta qualcosa di rilevante nel corso del 2019. Ecco l’elenco in ordine alfabetico.

25 persone da tenere d’occhio a Milano nel 2019

#1 Manuel Agnelli

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Fondatore e frontman degli Afterhours, a 50 anni ha perso la verginità facendo il giudice di XFactor. Dopo aver raggiunto da giudice il successo che gli mancava da cantante ha deciso di mollare e tornare a suonare. Da solo, senza band. Che succederà adesso? Tornerà quello di prima, completerà la conversione pop oppure da questa sintesi prenderà vita un uomo nuovo?

#2 Silvio Berlusconi

silvio-berlusconi-imprenditore

Che farà quest’anno? Si rassegnerà al tramonto, tornerà a guidare il centro destra o farà il filantropo all’anglosassone? Resisterà o mollerà Mediaset? Porterà il Monza in serie B? Comunque vada, il 2019 potrebbe rappresentare per lui un’occasione unica per impiegare risorse ancora straordinarie in modo straordinario.

#3 Stefano Boeri

stefano boeri architetto

Una delle personalità di Milano che più divide nel giudizio. Chi lo considera un genio e chi un sopravvalutato. Da anni scuote il cammino di Milano con le sue opere e i suoi cambi di direzione. Quest’anno tutta la città lo aspetta in una prova del fuoco: la Triennale. Per ora la grande istituzione di cui è stato nominato Presidente sonnecchia, ma da primavera ne promette delle belle. Il 2019 ci dirà se la Triennale sarà annoverata tra i suoi successi. 

#4 James Bradburne

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Dopo un avvio un po’ rallentato, il 2018 è stato l’anno in cui Brera ha acceso i fuochi d’artificio. Ha avviato un progetto di riforma rivoluzionario, ha rinnovato la programmazione, ha introdotto opere in mostra a tempo limitato e ha riportato Brera al centro della scena culturale milanese. Da anni si aspetta la realizzazione della Grande Brera, vedremo se Bradburne riuscirà ad affermare una nuova era oppure la sua voglia di cambiamento si spegnerà nella burocrazia italiana.

#5 Urbano Cairo

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L’ex assistente di Berlusconi ha nel mirino il suo vecchio capo e pare che punti a superarlo in ogni settore. Berlusconi ha la Mondadori, lui si è preso l’RCS. Berlusconi aveva il Milan supercampione, lui scala posizioni con il Torino. Quest’anno potrebbe dirci se Cairo ambisce al sorpasso anche nel settore tabù: il suo più grande successo sarebbe se diventasse un leader illuminato attivo anche nel sociale, non solo negli interessi privati.

#6 Davide Casaleggio

davidecasaleggio

Ha vissuto nell’ombra di un padre che amava stare nell’ombra. E’ talmente riservato che se lo si cerca su google la prima riposta è “Chi è Davide Casaleggio?“.
Dal padre ha ereditato la discrezione, l’erre moscia e il primo movimento politico italiano, controllato formalmente dal sito pubblicato dalla sua agenzia. Vedremo se il 2019 sarà l’anno in cui si accenderà definitivamente la luce su un uomo che è di fronte a una svolta storica: portare il movimento 5 stelle ad un movimento riformista in grado di fare bene al Paese oppure relegarlo a una setta di fatto, più concentrata a dire di no che a costruire un nuovo futuro.

#7 Lorenzo Castellini

E’ stata una delle più chiacchierate scissioni dell’anno: dopo vent’anni di Esterni e di Milano Film Festival Lorenzo Castellini ha lasciato una delle associazioni più influenti di Milano e con la sua nuova società si è aggiudicato AgroScalo 2020 che si occuperà della trasformazione dello scalo di Porta Genova, dove sorgeva il mercato metropolitano, in campo agricolo. Sarà uno dei grandi work in progress del 2019. 

#8 Alessandro Cattelan

catteland 

L’eterna promessa della televisione italiana ha sempre dato la sensazione di restare un passo indietro dal potercela fare, nella zona grigia del “vorrei ma non posso” o del “potrei ma non voglio”. Il 2019 ci dirà se Cattelan è riuscito finalmente a prendere una sua strada o se quello che sembrava un po’ Andrea Pezzi e un po’ Maccarini è destinato a restare uno che assomiglia a qualcun altro. Un po’ Carlo Conti, un po’ Pippo Baudo.

#9 Lionello Cerri

lionello-cerri 

E’ il signore del cinema milanese. Con l’Anteo si è costruito negli anni l’immagine del difensore del cinema di qualità, quello un po’ con la puzza sotto il naso che a volte sembra avere successo solo nell’Area C. Ha stupito tutti con diversi colpi: il nuovo Palazzo del Cinema, il Fuoricinema e gli Anteo disseminati ormai ovunque. Quest’anno vedremo se Cerri avrà portato a compimento un salto di qualità che potrà fare un gran bene al cinema milanese.

#10 Andrea Cherchi

Zitto zitto, muovendosi dal basso tra le persone e dall’alto sull’elicottero, sta scalando le gerarchie della popolarità milanese. Ha appena pubblicato Semplicemente Milano, una meravigliosa raccolta di fotografie sulla città e si sta affermando sempre più come il fotografo più apprezzato nella città. Il 2019 potrebbe essere l’anno della meritata consacrazione dopo una lunga gavetta. 

#11 Giuseppe Guzzetti

Il potere più forte e più longevo della città nel 2019 lascerà il trono della Fondazione Cariplo, l’istituzione più generosa della Lombardia e non solo. Dopo decenni di potere incontrastato vedremo chi prenderà il suo posto nella cruenta ma invisibile lotta per la successione. E Guzzetti che farà? Nonostante l’età non più verde, o forse proprio per questo, è ricercato da tutti e ci si aspetta da lui un colpo di teatro, probabilmente su scala nazionale. 

#12 J-AX, Fedez, Ferragni & Rovazzi

gruppo

Li ho messi ancora assieme perché è indiscutibile che le loro sorti siano legate anche da divisi, forse ancor di più. La fashion blogger, il rapper quarantenne, il video maker e l’icona giovanile. Stanno dominando la scena con i loro litigi e i loro successi ormai senza confini. Su di loro c’è una grande aspettativa per il 2019: più che dischi o gossip vedremo se sapranno sublimare la loro incredibile energia in una creatività superiore.

#13 Simone Lunghi

Un vero outsider del panorama sociale e associativo di Milano. La sua immagine icona è  mentre pesca nel naviglio una bici del bike sharing. Sì, è proprio lui, con la sua associazione Angeli dei Navigli che ripulisce i corsi d’acqua più amati dai milanesi. E’ diventato popolare per il suo stimolo alla cittadinanza di prendersi cura della città con o senza l’avallo politico. 

#14 Luca Martinazzoli

L’ex direttore marketing di Nike Italia sta lavorando sottotraccia per il marketing territoriale al Comune di Milano. Da poco è diventato direttore dell’associazione Smart City di cui è presidente Marco Pogliani, l’uomo meno conosciuto che ha maggior potere a Milano. Si prospettano grandi cose per il 2019. 

#15 Marco Montemagno

Un comunicatore straordinario, simpatico, che trasmette cose intriganti e di buon senso. Eppure mi sembra che gli manchi sempre un pezzettino a fare il vero salto. L’occasione per dimostrare il suo compimento potrebbe essere uno dei progetti potenzialmente più interessanti per la futura scena start up in Italia che avrà luogo a Milano. Forse può essere un banco di prova per trasferire il suo grande carisma dal virtuale al reale. Il 2019 ci dirà se il brillante comunicatore saprà essere oltre che uomo di parola anche uomo di azione. 

#16 Letizia Moratti

moratti

Una donna forte, reduce dalla batosta del perdita del grande consorte. Dopo essersi rintanata a San Patrignano in seguito dalla sconfitta elettorale, sta ora ritornando sulla scena nel direttivo di Ubi Banca e non è un mistero che sia sempre più attiva nei diversi ambienti della società milanese. Ora che il centro destra è povero di idee e di leader chissà che non sia lei a ispirare qualcuno o qualcosa di nuovo.

#17 Corrado Passera

passera

C’è ancora chi lo vede male per l’esperienza nel governo Monti o per i suoi trascorsi da banchiere. C’è anche chi scambia il suo stile educato per una mancanza di empatia. Ma chi lo ha conosciuto di solito ne dice un gran bene. In più negli ultimi anni sta diventando la simpatica variabile impazzita della scena italiana. Manager, ministro, aspirante sindaco e ora neo imprenditore, con una innovativa idea di banca, Illimity. 
Vedremo se nel 2019 sarà capace di sorprenderci.

#18 Andrea Pezzi

L’icona di una generazione è uomo di grandi sorprese. Quando era all’apice del mondo della televisione ha detto ciao ciao e si è allontanato senza più apparire sugli schermi. Ha fatto un percorso di crescita spirituale, che ha attirato interrogativi e curiosità, per intraprendere poi la strada dell’imprenditore digitale. Ora sembra pronto per una nuova svolta capace di imprimere un’accelerazione ai suoi orizzonti. 

#19 Janette Sadik-Khan

Ex assessore ai trasporti del sindaco Bloomberg è diventata celebre per la pedonalizzazione di New York. A capo del team della Bloomberg Associates che dal 2018 lavora come consulente a titolo gratuito per il comune di Milano. Ha ispirato l’urbanismo tattico di piazza Dergano e piazza San Luigi. L’anno prossimo potrebbe svelarci nuove sorprese.  

#20 Beppe Sala

sala

Che cosa farà Beppe Sala? Questa domanda è il tormentone che accompagna i milanesi ormai da anni. Lo è stato in passato quando ci si chiedeva cosa avrebbe fatto dopo Expo. E ora tanti si chiedono se si ricandiderà, come ha promesso, o se invece cercherà di sfatare il grande tabù dei sindaci milanesi: riuscire ad avere un ruolo di primo piano nella politica nazionale. Il 2019 potrebbe dipanare molte ombre sul suo futuro. E non dimentichiamoci che è anche sindaco: riuscirà a regalare alla città progetti di ampio respiro?

#21 Matteo Salvini

Matteo SALVINI - 8th Parliamentary term

La grande sorpresa del 2018. Pochi si sarebbero immaginati un successo così travolgente. Gli è riuscita anche una giravolta fragorosa, passando da partito del nord autonomista antiitaliano a esponente del sovranismo e dell’orgoglio italico. Grazie al governo con i 5 stelle sta riuscendo a portare la Lega nelle grazie di Confindustria che vedono in lui l’unica speranza per la salvezza del Paese. Nel 2019 vedremo se proseguirà la sua avanzata e se la sua fortuna inizierà ad impattare anche l’unico luogo che resta alieno dal suo fascino: la sua città. 

#22 Paolo Scaroni

Proprio lui che ha dato le carte per decenni sembrava ormai uscito dai giochi. Invece il colpo di scena è arrivato dove meno te lo aspettavi: il grande boiardo di stato è diventato il nuovo presidente del Milan a stelle e strisce, dopo che i cinesi sono svaniti come un pallone di sapone. C’è molta attesa per lui su entrambe le sponde del tifo calcistico. Il 2019 mostrerà se il Milan saprà riprendersi davvero, riconquistando la Champions, oppure se proseguirà il suo malinconico declino. 

#23 Sfera ebbasta (Gionata Boschetti)

Da Cinisello alle stelle. Agli over 35 sembra un mostro, come persona e come artista. Ma tra i ventenni spopola più di Renzi ai tempi d’oro. Lo conoscono tutti per la tragedia della discoteca delle Marche. Tra il successo e lo shock vedremo come saprà reagire a tutta questa pressione. 

#24 Andree Ruth Shammah

andree-ruth-shammah

Il vulcano della cultura milanese, Andree Ruth Shammah, uno dei personaggi più inclusivi della città. Ha saputo fare diventare il Franco Parenti nel teatro più attuale della scena milanese, che accanto a spettacoli più classici propone incontri e momenti che esprimono i nuovi fermenti della città. 
Vedremo nel 2019 cosa saprà estrarre dalla sua sconfinata creatività.

#25 Ferruccio Resta

Vedremo se il 2019 sarà l’anno delle università di Milano. Sono sempre lì a un passo dall’incidere fortemente sulla città di Milano ma poi, per un motivo o per l’altro, restano sempre un passo indietro dal mettersi veramente in gioco. Ci si attendono forti novità dalla Statale fresca di nuovo rettore e dalla Cattolica che si sta rinnovando molto. Luci sempre puntate poi su Bocconi e Politecnico che stanno vivendo la nuova stagione del potere con Verona e Resta, su cui aleggiano già gli avvoltoi della politica in cerca di un prossimo candidato sindaco. 

ANDREA ZOPPOLATO

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Le grandi SFIDE di Milano nel 2019

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foto di Andrea Cherchi (c)
foto di Andrea Cherchi (c)

La città del derby più titolato del mondo nel 2019 sarà teatro di sfide straordinarie.

Le grandi SFIDE di Milano nel 2019

City Life vs Porta Nuova

Ci sono voluti secoli per soppiantare il Duomo come centro della città. Sembrava ce l’avesse fatta Porta Nuova, quando sul suo trionfo ecco apparire all’orizzonte i profili minacciosi dei grattacieli di City Life. Al guanto di sfida dell’ex Fiera c’è stata la risposta della Biblioteca degli Alberi: il 2019 ci dirà quale tra i due sarà il centro più attrattivo della città. Sempre che non ci sia il risveglio del Duomo. 

Passato vs Futuro

La città del futuro rischia di essere imbrigliata nelle reti del passato. Per passato non si intende la valorizzazione della tradizione ma un’attitudine, piuttosto diffusa nel nostro Paese, di arroccarsi nella difesa dello status quo invece di abbracciare il cambiamento e l’innovazione. Passato contro futuro è la sfida del sì contro il no, dei nuovi progetti da avviare rispetto a quelli da cestinare. 

Navigli sì vs Navigli no

Parlando di novità e tradizione viene naturale parlare dei Navigli. E’ una metafora di quando un’apparente voglia di fare si esaurisce nelle braccia conserte. Eppure sembravano ci fossero tutti i presupposti per la riapertura: oltre il 90% dei cittadini si erano espressi a favore in un referendum di quasi 10 anni fa, è diventata cavallo di battaglia del sindaco in campagna elettorale e durante la prima metà del suo mandato, addirittura cavalcata dalla opposizione e dalla Regione. Tutti d’accordo, tranne un ministro di Roma, e invece del via ai lavori è arrivato il dietrofront del sindaco che a fine 2018 ha detto che bisogna puntare su altro. Speriamo che nel 2019 questo tentennamento tra sì e no, che non fa onore a una grande città internazionale, possa finalmente sbloccarsi con una decisione definitiva.

Leggi anche: Il ministro contro i navigli riapre la questione: di chi è Milano?

Fazioni vs Unità

Almeno in una qualità i milanesi assomigliano ai veneti o agli altoatesini: come loro ci sentiamo più una comunità rispetto alle divisioni di partito e di ideologia che separano da secoli gli italiani, tra guelfi e ghibellini, destra e sinistra, eccetera eccetera. Eppure abbiamo sensazione che questo spirito di comunità si stia venando di crepe, di divisioni ideologiche. Sempre più cittadini mettono al primo posto nella loro analisi non il bene della città ma l’interesse della loro fazione. Vedremo se il 2019 segnerà il recupero dello spirito di comunità, con i cittadini che capiscano che il bene della città è il loro bene. Mentre quasi mai lo è l’interesse dell’appartenenza ideologica.

Milano vs Torino

E’ stato uno dei temi caldi del 2018. Milano è stata sotto attacco di Torino che ha preso sempre più di mira la nostra città. Potremmo fare gli sboroni, dicendo che Milano ha reagito bene, dimostrandosi superiore per l’efficienza dell’amministrazione e per la capacità dei suoi cittadini. Con il colpo del KO delle Olimpiadi, una vera disfatta per Torino. Però ci sono un paio di cose in cui Torino ci ha dato la birra. Innanzitutto la fiera del libro. Più che una sconfitta è stata una umiliazione. Sono emersi tutti i limiti che dobbiamo superare: una certa arroganza di volerci considerare superiori anche dove gli altri stanno facendo bene e un’autocelebrazione completamente fasulla. Ci è stato fatto credere per due anni che il Tempo dei Libri era un grande successo salvo chiudere per il fallimento dell’iniziativa, lasciando a Torino lo scettro della cultura. Ci scoccia poi il fatto che la città che ha fatto la gloria del calcio europeo, l’unica che ha vinto la coppa dei campioni con due squadre diverse, la città della Scala del calcio, nel 2018 è stata presa a ceffoni dalla Juventus. Più ancora dei successi sportivi brucia che la Juventus stia vincendo dove noi eravamo più forti: sull’efficienza, sulla capacità di business e sulla voglia di vincere.

Italia vs Europa

Nell’anno delle elezioni europee la posta in gioco per Milano è grande. Quella che viene considerata da molti una città più europea che italiana mostrerà se voler essere più europea, diffidando dell’andazzo levantino della politica romana, o se preferirà volgere occhi e cuore più verso Roma che oltre le Alpi.

Milano vs Stoccolma

E’ la sfida più glam del 2019. In palio ci sono i giochi olimpici del 2026. Una sfida affascinante anche perchè Milano per costruire il suo futuro deve fare i conti con il suo passato. Dopo celti e romani, è arrivato un popolo dalla lunga barba, originario della Scandia, che ha portato in città il vento del nord e dato il nome alla nostra regione. La terra gotica, nordica, dei figli di Odino ci chiama ora a una impresa titanica.

Autonomia vs Roma

Milano è una città strana. Rappresenta da sempre un’eccezione in Italia, apprezzata nel mondo per qualità che vengono riconosciute come non italiane. Eppure è una delle città al mondo più sottomesse nei confronti della sua capitale. Se si guarda in un’ottica internazionale sembra assurdo che la città più internazionale d’Italia sia l’unica tra le grandi città europee a non avere uno status amministrativo differenziato rispetto a Vigevano, Pavia o a qualunque altro comune del Paese. L’autonomia amministrativa non è una richiesta egoistica ma la risposta alla necessità di avere un grande hub internazionale, che possa competere ad armi pari con i centri più attrattivi per imprese e lavoratori internazionali. Altrimenti, se si rimane sotto Roma in tutto, l’unico risultato internazionale a cui possiamo aspirare è la crescita nel turismo, come accade in nazioni considerate terra di vacanze più che luogo in cui vivere. Tutto molto bello che gonfia di orgoglio, ma il vero valore si continuerà a creare altrove.

Sala vs ?

All’orizzonte del regno di Sala non si scorgono nubi. La sua amministrazione sembra immune da qualunque critica o possibile alternativa. Questo potrebbe essere un bene se gli consentisse di spingere sul’acceleratore con progetti ambiziosi, può essere un male se invece lo porta ad adagiarsi su un’indolenza e un’arroganza che spesso colpisce chi crede di avere un potere intoccabile. Che sia l’assenza di un’alternativa il pericolo più grande per l’amministrazione Sala?

ANDREA ZOPPOLATO

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Cosa ci piacerebbe vedere nel 2019 a Milano

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Andrea Cherchi (c)
Andrea Cherchi (c)

Siamo innamorati di Milano e non possiamo nascondere la preoccupazione di vederla rallentare. Al 2019 chiediamo che Milano acceleri, che si ponga sempre più come città europea, che abbia all’orizzonte progetti entusiasmanti. Ecco la nostra lista di auspici per Milano, senza bandiera o interessi di fazione da supportare, partendo da ciò che non va o che potrebbe andare meglio.

Cosa ci piacerebbe vedere nel 2019 a Milano

Tenere fede alle promesse

Siamo da sempre scettici verso la politica in Italia. E’ una politica dove spesso le promesse contano più di ciò che si realizza, un andazzo levantino diffuso anche a Milano. Ai politici chiediamo per il 2019 di sorprenderci: di impegnarsi a tenere fede alle promesse non ancora mantenute.

Leggi anche: Detto non fatto: qual è la più importante promessa non mantenuta a Milano?

Meno municipi, più quartieri

Milano zoppica a monte e a valle. La città metropolitana è un ectoplasma che nessuno capisce bene a cosa serva. Ma anche a valle ci sono interrogativi sull’assetto amministrativo della città. I municipi, voi lo avete capito che ci stanno a fare? Per qualunque decisione l’unico potere che hanno è di fare richiesta al Comune, come accade per qualunque cittadino. E poi i numeri che li identificano, che cosa rappresentano? Sono delle entità inutili, che trasudano di burocrazia e di assenza di identità. Ci piacerebbe che gli sforzi che vengono fatti per fare finta di dare importanza ai municipi, vengano  compiuti per valorizzare i quartieri

Leggi anche: L’assurdità delle zone di Milano 

Riduzione dello smog

Non ci stancheremo di ripeterci fino a che non sarà fatto tutto il possibile per portare l’aria di Milano a un livello accettabile. Riteniamo triste che la città più innovativa e tecnologica d’Italia non metta in atto una strategia per sperimentare modalità all’avanguardia di abbattimento degli agenti inquinanti. Dall’India alla Cina, da Londra a San Pietroburgo, tutte le principali aree del mondo più sensibili alla qualità dell’aria stanno approntando iniziative anti smog sfruttando le migliori tecnologie. Alcune hanno successo, altre meno, ma quello che ci piacerebbe è vedere anche la nostra città fare sforzi straordinari per migliorare la qualità della nostra aria. Abbattere lo smog, non solo cercare di ridurre le emissioni con blocchi delle auto e aree limitate al traffico che sembrano più utili per fare cassa che a migliorare la salute dei cittadini.

Leggi anche: a Milano manca l’aria

Un progetto realizzato negli ex scali ferroviari

Sono anni che se ne parla. Uno dei cavalli di battaglia dell’amministrazione Pisapia è diventato uno dei cavalli di battaglia dell’amministrazione Sala. Fantastico, ci sono dei progetti bellissimi, che fanno sognare i cittadini, quartieri giardino, distretti ecosupersostenibili, palazzi supersonici. Per il 2019 ci piacerebbe che ci sia finalmente un nastro tagliato su un progetto, anche semplice, ma interamente realizzato in uno dei tanti ex scali ferroviari disseminati per la città.

La Centrale biglietto da visita all’altezza di Milano

Siamo quelli che quando sono a Roma non vedono l’ora di essere seduti su un Frecciarossa in partenza da Termini. E siamo quelli che quando il treno imbocca la Centrale proviamo sempre un frizzantino nel cuore. Ecco, ci piacerebbe che questo frizzantino diventasse puro orgoglio di vedere la piazza della Stazione una meravigliosa copertina della nostra città.

Meno retorica della Milano capitale morale e più collaborazione tra i cittadini

Uno degli effetti più evidenti del tramonto dell’effetto Expo è nel dibattito su Milano. Negli anni di Expo la divisione era tra chi parlava bene di Expo e chi la criticava. Era un dibattito centrato su un fatto concreto, sull’esposizione universale. Ora invece la discussione principale non è più sui fatti ma su prese di posizione ideologiche. Ci piacerebbe che si tornasse a mettere al centro quello che l’amministrazione fa o non fa, giudicando tutto in base a ciò che si pensa sia meglio per Milano e non del proprio riferimento partitico. 

La metropolitana che avanza

A Milano la metropolitana è uno dei pochi elementi di coesione. Tutti l’amano, anche chi non la prende da anni. Ci piace che ci sia e che avanzi sempre. Siamo talmente proiettati sul futuro che la linea 5 è stata fatta prima ancora di iniziare la linea 4. Per il 2019  vedere avviare i lavori delle estensioni delle linee correnti, la linea 4 tagliare finalmente il traguardo, la metropolitana funzionare anche di notte, almeno nei week end. Non ci piacerebbe che l’unica novità memorabile fosse il biglietto a 2 euro.

Un dibattito serio e partecipato sull’autonomia di Milano

A Milano ormai lo ammettono tutti, anche se in gran parte solo sottovoce: la città ha tutti i requisiti per potersi gestire in maniera più autonoma. Oggi per qualunque richiesta si deve passare da Roma e l’impianto amministrativo è lo stesso di qualunque comune d’Italia. In un’Europa in cui TUTTI i principali paesi riconoscono aree di autonomia gestionale per le città più grandi e aperte alla competizione internazionale, riteniamo molto triste non che Milano sia priva di qualunque autonomia, ma che non vi sia un dibattito serio e partecipato promosso dall’amministrazione della città. 

Leggi anche: città stato sì, città stato no: fast checking sull’ultima dichiarazione di Sala

L’aggiudicazione delle Olimpiadi

Dopo la sconfitta dell’EMA, l’eliminazione dell’Inter dalla Champions e del Milan dall’Europa League, non ci resta che fare All In sulle Olimpiadi. Il primo logo era così così. Cerchiamo ora di impegnarci di più, magari coinvolgendo gli studi di design che fanno onore alla città. Perchè per portare i giochi olimpici a Milano bisogna fare squadra scegliendo i migliori per rappresentare al meglio la città.

Leggi anche: Ema non è stata sfortuna

La manutenzione delle strade

Un tempo c’erano le case cantoniere che avevano la responsabilità sulla manutenzione di un tratto di strada. Era una modalità un po’ naive ma efficace di controllo del territorio. Poi come in ogni settore si è passati da un decentramento responsabilizzante delle unità locali a un centralismo burocratizzato e impersonale. Anche per le strade. E il risultato sono le buche. Per favore evitiamo di consolarci pensando che a Roma stanno peggio.

Leggi anche: Strade pericolose a Milano 

L’affermazione di una nuova azienda milanese a livello internazionale

Non siamo protezionisti però ci preoccupa molto che la nostra città stia diventano un luogo di shopping per gli stranieri a caccia di imprese. Questi ci comprano ormai perfino le pasticcerie. Per contro non vediamo da troppi anni un’azienda milanese in grado di giocare da protagonista sui mercati internazionali. Fatichiamo a spiegarci come mai: nonostante la decennale retorica sulle startup non riusciamo più a sfornare una nuova  impresa leader su scala internazionale. Peccato perchè potrebbe fare da traino per altre e generare un indotto prezioso. 

Creazione di una nuova industria di alto a livello a Milano

Ma una rondine non fa primavera: non ci può bastare l’unicorno, una nuova impresa capace di fare meraviglie nel mondo. Il sogno più grande è vedere fiorire a Milano un’intera industria, in grado di fare diventare Milano un riferimento mondiale per tutte le aziende del settore. Lo è stata con la moda, con il design, chissà, ora potrebbe diventarlo con il biotech o con il settore aerospaziale. La tradizione non ci manca. 

Milano verde

Di verde a Milano si parla tanto, però si vive di espedienti, di piccoli interventi, manca da sempre una strategia di ampio respiro. Quello che vorremmo nel 2019 è un serio piano per una Milano davvero green, sia per l’aumento esponenziale di aree verdi sia per la riqualificazione delle aree verdi esistenti. Specie quelle della cintura verde oltre la circonvallazione, la cui nota più stonata è il bosco di Rogoredo. Un luogo infame che potrebbe diventare un parco bellissimo. 

Leggi anche: a Milano il più grande parco urbano del mondo

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10 CAPODANNI alternativi del milanese

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Non è mai troppo tardi per trascorrere un capodanno fuori dal gregge.

10 CAPODANNI alternativi del milanese

#1 Capodanno da ghiro

Prenotare una sala di incisione dove andare a dormire alle 10 di sera per non sentire i botti. Svegliandosi la mattina dopo superpimpante.

#2 Capodanno consumistico

Sit in con gli amici in un supermercato 24 ore comprando le lenticchie con supersconto last minute.

#3 Capodanno globetrotter

A Linate, in attesa di un fantomatico aereo.

#4 Capodanno dei Guerrieri della notte

L’ultima corsa della metro con lo champagne da Gessate ad Assago, in modo da stappare tra San Babila e Duomo. Tornando indietro a piedi da Assago.

#5 Capodanno naturista

Fare un barbecue al Bosco in Città con torce e grill per difendersi dalle nutrie.

#6 Lo scherzone a Sala (Vol.1)

Un flash mob: tutti in gilet giallo davanti a Palazzo Marino e fare venire un coccolone a Sala.

#7 Capodanno futurista

Con scazzottata in Galleria

#8 Capodanno sbagliato

Brindando con Negroni al Bar Basso, un’ora prima.

#9 Lo scherzone a Sala (Vol.2)

Suonare alle 23.59 al citofono di Sala e presentarsi come Amazon Prime con lo champagne.

#10 Capodanno luminoso

Andare a Milano, paesino dell’Ohio, a festeggiare con gli altri milletrecentossessanta abitanti e il fantasma di Thomas Edison, qui nato nel 1847.

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Mito e Storia del Sole al CENTRO dell’umanità (con Calendario in REGALO)

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sole

Guardate il cielo. Schiaritevi la mente. Da tutto. Da tutto ciò che vi hanno insegnato, dal vostro pensiero, da voi stessi. A questo punto dovrebbe risultarvi immediato capire perché il Sole, sin dall’alba dei tempi, è sempre stato per tutti gli uomini di ogni luogo il fulcro del pensiero metafisico, trascendentale, religioso.

Anche a ragione: la nostra stella, a 150 milioni di chilometri da noi, è l’ingrediente fondamentale della vita per come si è formata sulla Terra, la sua principale fonte di energia, attorno alla quale letteralmente ruota tutto ciò che accade sul nostro pianeta – in molti sensi.

Il Sole, quasi una sfera perfetta, esiste sotto forma di plasma, che passa dai 6000° C della sua superficie (la stessa temperatura che si può esperire nel punto in cui cade un fulmine) agli inimmaginabili 13 milioni di gradi nel suo nucleo, e ci bombarda con qualcosa come 1017 fotoni (la luce) al secondo per centimetro quadrato.

sole
Foto scattata l’8 novembre 2018 dalla sonda Parker Solar Probe nei pressi della nostra stella – Credits: NASA/Naval Research Laboratory/Parker Solar Probe

Questi stessi fotoni, prima di arrivare a noi, hanno viaggiato per moltissimo tempo: prodotto di scarto della fusione nucleare che genera l’energia e il calore della nostra stella, ogni singolo fotone impiega circa 180.000 anni per passare faticosamente dal nucleo agli strati esterni del Sole (poi 8 minuti da lì alla Terra, libero, alla velocità della luce). Significa che le particelle che stanno colpendo il nostro corpo in questo momento si sono originate nell’epoca in cui i primi Homo Sapiens combattevano per la sopravvivenza nelle savane dell’Africa Orientale.

Per non parlare del fatto che quella che per noi sarebbe una forte tempesta solare, niente più di un allegro sfrigolio per la nostra stella, disattiverebbe all’istante il mondo per come lo conosciamo.

Tutto immediato, nessuna sorpresa, dicevamo.

Persino Leone Magno, il Papa che aveva impressionato Attila, annichilito un neonato movimento eretico e inventato il cursus leonino a salvaguardia della buona prosa latina, dovette arrendersi: non riuscì mai a evitare infatti che i suoi fedeli si voltassero indietro a fare un inchino a un antico dio pagano, il Sole, quando entravano nella sua chiesa, la vecchia San Pietro, poi demolita per costruire l’attuale.

Niente più di un’abitudine, un vezzo duro a morire. Ma visto che la gente continuava imperterrita a inchinarsi a Oriente, da Leone in poi si iniziò a costruire le chiese con l’altare orientato verso il Sole del mattino. Così l’inchino sarebbe passato inosservato, e dopo un po’ nessuno si sarebbe accorto del residuo pagano. Costruirono in questo modo le chiese per altri mille anni, quindi potrebbe essere capitato pure a voi, ogni tanto, di inchinarvi senza accorgervene al dio Sole.

Addirittura il primo culto monoteistico di cui si conservi la testimonianza è dedicato, indovinate un po’, a lui: Aton, il disco solare, partorito dai sacerdoti di Heliopolis e assurto ad unica divinità durante il regno del faraone Akhenaton, 1300 anni prima di Cristo.

Anche il Messia cristiano è collegato, in maniera profonda, al dio Sole: la sua figura è frutto del sincretismo di varie figure religiose a lui precedenti, dallo Zarathustra persiano all’egiziano Horus fino all’indoiranico Mitra, tutti figli di culti solari.

Dai quali deriva persino il Natale.

Infatti, dalla fine del terzo secolo il calendario civile romano indicava come solstizio d’inverno il 25 dicembre. In tutte le antiche culture dell’emisfero boreale il solstizio d’inverno viene festeggiato perché è il giorno dopo il quale le giornate ricominciano ad allungarsi, e per questo viene legato alle divinità solari. Sempre dal terzo secolo, il 25 dicembre nell’Impero Romano si festeggiava anche il dio del Sol Invictus, il sole invincibile, che riuniva in sé vari dei solari di diverse religioni: il greco Helios, il siriano El-Gabal e, ancora, Mitra.

Negli ultimi secoli dell’Impero Romano, con l’imperatore Eliogabalo prima e Aureliano poi, in attesa che il Cristianesimo diventasse la religione ufficiale, non erano rari questi culti che sovrapponevano varie divinità creando nuove religioni molto aperte. In particolare la religione del Sol Invictus era una di quelle che, già prima dell’affermarsi del cristianesimo, si avvicinava al monoteismo.

sole
I Pitagorici festeggiano l’alba – Fyodor Bronnikov (1869)

Il 25 dicembre fu scelto come giorno della nascita di Gesù per coprire la festa del Sol Invictus e avere un’ulteriore argomentazione per convincere i pagani a convertirsi: non avrebbero perso la loro festa una volta diventati cristiani. La figura di Gesù era proposta a questi pagani come quella del “vero” Sole.

Dal Sole nacquero nella storia diverse divinità collegate, tra le quali Hausos, una delle più interessanti: la dea dell’alba nella civiltà della valle dell’Indo. Il suo culto si diffuse con la sua gente mentre si spostava per tutta l’India e verso l’Europa. Viaggiando a sud-ovest con gli antenati dei Greci, divenne Eos. Viaggiando ad ovest, divenne la dea germanica della primavera, Eostre. Viaggiando verso sud divenne Ushas, ​​dea vedica dell’alba.

Da qui, il buddhismo e i suoi derivati sono costellati di simbologia solare.

Intanto, dall’altra parte del mondo, le nazioni tribali del Nord America sviluppavano la Wiwanyag Wachipi, la “danza guardando il Sole”, ognuna nella sua maniera, ma per ciascuna di esse rappresentante l’apice del calendario spirituale e rituale.

Nelle civiltà precolombiane del Messico e del Perù, l’adorazione del Sole era una caratteristica prominente. Nella religione azteca era richiesto dagli dei del Sole Huitzilopochtli e Tezcatlipoca un grande sacrificio umano rituale. Nell’antica religione messicana, il Sole occupava un posto importante nel mito e nei riti. Il sovrano in Perù era un’incarnazione del dio del Sole, Inti. C’era Amaterasu in Giappone, Ngai in Kenya, Yhi come dea solare nel tempo del sogno della mitologia aborigena australiana, e centinaia di altri esempi, appunto in ogni luogo e in ogni epoca.

Fino ad oggi, dove ancora molti dei nostri calendari sono basati sul Sole, e i solstizi e gli equinozi vengono ampiamente celebrati (ma in Occidente dovrebbero esserlo di più).

Leggi anche: In Piazza della Scala sorgeva un Tempio Solare

Ad Astana, eretta capitale del Kazakistan vent’anni fa per dare lustro al paese, costellandola di architettura opulenta, è stato costruito il Palazzo della Pace e della Riconciliazione.

tempio solareConosciuto anche come Piramide della Pace, nasce con l’intento di racchiudere e onorare sotto l’egidia solare ogni credo religioso mai esistito. In un grande salone chiamato Opera House si trova così una grande rappresentazione mosaica del Sole, incastonata in una cupola occupante quasi tutta la superficie dell’immenso soffitto.

Se vuoi saperne di più sulle storie dei miti e delle religioni attorno al Sole, scarica qui gratuitamente l’esclusivo calendario di A.S.C.E.I.P.A. (Alta Scuola di Counseling ed Educazione Interculturale Per Adulti) e segui il suo blog per rimanere sempre aggiornato sulle ricorrenze solari.

E buon 2019☀!

 

HARI DE MIRANDA

 

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Città stato sì, città stato no: FAST CHECKING sull’ultima dichiarazione di Sala

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Durante il brindisi natalizio con i giornalisti a Palazzo Marino, il Sindaco ha delineato l’agenda del 2019. Ha espresso la priorità di intervenire sugli elementi più critici della sua prima metà del mandato, “ambiente, periferie e cittadini più poveri”, e ha concluso con questa dichiarazione:

Milano non ha istinti autonomisti e non si vede come una città-stato, vogliamo essere parte del Paese e collaborare con tutti, con il governo, con la Regione Lombardia, ma su cose concrete e non a parole. Penso di avere dimostrato che quando si tratta di collaborare lo faccio e non mi fermo davanti a barriere politiche se c’è di mezzo il bene dei cittadini“.

Parole che paiono sconfessare quanto da lui dichiarato a favore dell’autonomia di Milano nel suo libro “Milano e il secolo delle città” e nella lettera di impegno per Milano Città stato in campagna elettorale. Ma soprattutto pare sconfessare la realtà delle cose. Proviamo a fare un’indagine sulle parole di un primo cittadino al di sopra di ogni sospetto. 

Città stato sì, città stato no: fast checking sull’ultima dichiarazione di Sala

#1 (Non vogliamo essere città-stato perché) “vogliamo essere parte del Paese”

Sala dichiara di essere contro l’autonomia, perché a differenza delle città stato “vogliamo essere parte del Paese”. Come ricorda anche Wikipedia (qui il link sulle città stato del mondo) le città stato possono essere di due tipi: città stato sovrane (solo pochi casi), e città stato che fanno parte di uno stato (la stragrande maggioranza dei casi). Ciò che contraddistingue lo status di città stato è avere una autonomia, più o meno spinta, rispetto alle leggi del Paese di cui fanno parte. Città stato non significa indipendenza politica ma autonomia amministrativa. Quindi non è corretto abbinare il concetto di città stato all’indipendenza politica (ossia non essere più parte del Paese)

Città stato non significa indipendenza politica ma autonomia amministrativa. Quindi non è corretto abbinare il concetto DI CITTA’ STATO all’indipendenza politica (ossia non essere più parte del Paese)

Leggi anche: Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia

#2 (Non vogliamo essere città-stato perché) “vogliamo collaborare con tutti, con il governo, con la Regione Lombardia”

La città stato sembra per il sindaco un modello di chiusura: autonomia uguale mancanza di collaborazione. Sala da sempre professa l’idea di una città aperta, ispirandosi a grandi città internazionali come Berlino, Londra, Parigi, Madrid, Amburgo, Hong Kong. Città che hanno tra di loro una cosa in comune oltre alla grande apertura internazionale: sono tutte città-stato. Già, tutte loro hanno un’autonomia legislativa che le differenzia dal resto del loro Paese. Le nazioni più grandi d’Europa hanno infatti almeno una città stato che funge da hub per operare liberamente sui mercati internazionali, ossia proprio per essere più aperte. L’unico Paese che non ha al suo interno una città stato è l’Italia.
Le città stato collaborano eccome con il territorio. Anche perché per collaborare si deve avere un’autonomia, altrimenti che collaborazione è? La collaborazione c’è proprio nel momento in cui tu puoi esprimere la tua capacità di indipendenza e di poter fare le cose. Più tu hai autonomia e più puoi avere carte per aiutare gli altri. Senza autonomia, come è ora il caso di Milano, si tratta di obbedire non di collaborare.

Le città stato collaborano eccome con il territorio. La collaborazione c’è proprio nel momento in cui tu puoi esprimere la tua capacità di indipendenza e di poter fare le cose. Senza autonomia, come è ora il caso di Milano, si tratta di obbedire non di collaborare

Leggi anche: Perchè le città stato si stanno diffondendo nel mondo

#3 (Noi vogliamo collaborare) “su cose concrete e non a parole”

Il sindaco ama la concretezza, non ama la filosofia. Occorre fare chiarezza su cosa significhi essere una città stato e come questo incida su cose concrete che riguardano la vita dei cittadini. Al momento Milano non ha alcun potere amministrativo diverso da qualunque altra città d’Italia. Milano dipende in tutto dalla Regione e, soprattutto, dal governo di Roma. Questo significa, senza avere autorizzazione da Roma, non avere una politica di visti per accogliere cittadini stranieri, non poter fare corsi di lingua per attirare più studenti dall’estero, non potere fare leva sulla tassazione o su semplificazioni fiscali per attrarre le imprese, non poter realizzare opere di interesse pubblico, neppure nel caso di ristrutturazioni dei palazzi privati più importanti. Per tutto questo Milano deve sempre passare da Roma, sia che si tratti di corsi in lingua (MIUR) sia per poter riaprire i navigli (Soprintendenza – Ministero dei beni culturali). Solo lo status di autonomia può consentire a Milano di poter realizzare cose concrete senza l’autorizzazione di Roma.

Milano deve sempre passare da Roma, sia che si trattI di corsi in lingua (MIUR) sia per poter riaprire i navigli (SoPrintendenza – Ministero dei beni culturali). Solo lo status di autonomia può consentire a Milano di poter realizzare cose concrete senza l’autorizzazione di Roma.
 

Leggi anche: il ministro contro i Navigli. Di chi è Milano? Dei milanesi o di Roma?

#4 “Milano non ha istinti autonomisti e non si vede come una città-stato”

Il sindaco dichiara a nome di Milano di non voler essere una città stato. Se lui dice questo pensa di essere in una città stato retta da una monarchia assoluta che può dire e decidere ciò che la città vuole o non vuole. Ma Sala non è un monarca di uno stato assolutista, non è un imperatore, è solo il sindaco di uno dei tanti comuni dello stato italiano, è privo di qualunque autonomia di azione, mentre qui parla come se avesse un potere che non ha. Il paradosso è che le sue parole avrebbero senso solo se Milano fosse una città stato.

il sindaco dichiara a nome di Milano di non voler essere una città stato.  Il paradosso è che le sue parole avrebbero senso solo se Milano fosse una città stato.

La nostra speranza per la città è che il sindaco si dimostri almeno coerente con la sua chiusura: quando si tratta di collaborare lo faccio e non mi fermo davanti a barriere politiche se c’è di mezzo il bene dei cittadini”.

Gli chiediamo solo di tenere fede a questa frase, di abbandonare i toni da principe cinquecentesco e di rientrare in un sano spirito democratico. Perché se si seguono le regole della democrazia, allora il sindaco dovrebbe ammettere che Milano sì che si è espressa per l’autonomia. Lo hanno fatto tutti i candidati sindaco delle ultime elezioni, tra cui lui stesso. Lo hanno fatto gli ex sindaci, lo ha fatto la società civile, lo ha fatto soprattutto l’unico organo democratico che ha potere di esprimere la volontà dei cittadini: nel febbraio dell’anno scorso il consiglio del Comune di Milano ha deliberato un percorso per portare Milano all’autonomia, con trenta voti a favore e un astenuto.

In questa sua dichiarazione Sala si confonde con le città stato medievali, con le mura e un principe, non sapendo che oggi le città stato o le città regione sono i luoghi più aperti, democratici e interconnessi del mondo. Le città stato oggi sono questo e crediamo giusto che ad esprimere ciò che vuole una città siano i suoi cittadini.

Sala si confonde con le città stato medievali, con le mura e un principe, non sapendo che oggi le città stato o le città regione sono i luoghi più aperti, democratici e interconnessi del mondo

 

Leggi anche: La rivoluzione delle città stato. Onu e Consiglio d’Europa promuovono la loro diffusione

MILANO CITTA’ STATO

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Che cosa potrebbe fare Milano per l’ITALIA? Vota tra queste 10 proposte

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Per i Milano Città Stato Awards vota tra le 10 nominations che sono state segnalate sulla fan page di Milano Città Stato (tra parentesi che l’ha suggerita) e che sono state più apprezzate (per numero di like) dai fans della pagina. Puoi votare la tua preferita. La più votata sarà regina di Milano Città Stato e riceverà il Milano Città Stato Award 2018. In collaborazione con Vivaio.

Che cosa potrebbe fare Milano per l’ITALIA? Clicca in fondo per votare

#1 Aderire alla Svizzera

(da Enrico Liebermann)

#2 Conquistarla

(da Davide Negretti)

#3 Creare un’area amministrativa autonoma per attrarre finanza e multinazionali

(da Alessio Mazzucco)

#4 Diventare la Capitale

(da Lorenzo Zuelli / Mimmo Ciavarella)

#5 Diventare città stato

(da Giacomo Biraghi)

#6 Diventare indipendente (così il resto d’Italia si sveglia)

(da Pierpaolo Piolzam Zampini)

#7 Esportare cultura/la sua mentalità

(da Luca Tricarico)

#8 Esportare efficienza

(da Sara Maiocchi)

#9 Esportare il proprio modello

(da Giuseppe Zeta)

#10 Fa già troppo

(da Mario Dedo De Giorgio)

 

VOTAZIONI CHIUSE IL 12/01/2019

 

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DETTO NON FATTO: qual è la più importante promessa ancora non mantenuta a Milano? Vota tra queste dieci

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# L’ex AREA EXPO

<<Area Expo, il parco di 50 ettari promesso diventa verde “diffuso”>> (2016)
<<Già completato per il 2018 il nuovo grande polo della ricerca italiana>> (2016)
<<L’ex area Expo nuovo tempio del grande rock>> (2018)

# La GRANDE BRERA

<<Grande Brera, l’urlo di Resca “Trenta milioni subito o salta”>> (2011)
<<Grande Brera, un gioco dell’oca lungo mezzo secolo>> (2016)
<<Ha da venì la grande Brera>> (2016)

# Estensione della METROPOLITANA (patto per Milano)

<<Patto per Milano da 2 miliardi, Renzi e Sala firmano>> (2016)
<<Come procede il patto per Milano?>> (2017)
<<Porteremo la M1 fino a Baggio>> (2017)

# LOMBARDIA regione autonoma (post referendum autonomia)

<<Lombardia e Veneto: referendum inutile?>> (2017)
<<Lombardia Autonoma, “Buon risultato, ma ora fatti”>> (2017)
<<Attilio Fontana a Pietro Senaldi: “Lombardia autonoma tra un anno“>> (2018)

# Milano prende il posto di Londra (BREXIT)

<<Sala: Brexit non è buona notizia, ma forse opportunità per Milano>> (2016)
<<Post Brexit, la Milano di Alfano: un’enclave senza i difetti italiani>> (2017)
<<Brexit: il progetto per portare la City da Londra a Milano>> (2017)

# PERIFERIE al centro

<<Periferie, ecco i 24 accordi di riqualificazione>> (2017)
<<Milano, Sala: Niguarda come quartiere test per rilancio periferie>> (2018)
<<Dopo il flop nelle periferie, Sala vuole recuperare>> (2018)

# Il PALALIDO

<<Il Palalido diventa un’astronave sarà la nuova casa dell’Armani. Sarà inaugurato nel 2012>> (2010)
<<Palalido di Milano, il nuovo tempio del basket sarà pronto a dicembre>> (2015)
<<Palalido, lavori entrati nell’ultima fase: inaugurazione nel 2018>>

# PARCO ARCHEOLOGICO: il Colosseo alberato

<<Anche Milano avrà il suo Colosseo ma “green”>> (2017)
<<Finalmente Milano riavrà il suo Colosseo verde>> (2018)
<<Nel cuore di Milano il PARCO più inaccessibile del mondo>> (2018)

# Riduzione dello SMOG

<<L’inquinamento accorcia la vita degli italiani. Milano in cima alla lista>> (2015)
<<Milano, sale l’inquinamento: esaurito bonus europeo con il Pm10>> (2018)
<<Inquinamento, Milano e Torino le peggiori d’Europa>> (2018)

# L’Agenzia del TURISMO

<<Il sindaco ora copia Londra: agenzia per promuovere Milano>> (2018)
<<Agenzia stile Londra per attrarre più turisti, imprese e universitari>> (2018)
<<Turismo, Milano come Londra: un’agenzia la porterà nel mondo>> (2018)

VOTAZIONI CHIUSE IL 12/01/2019

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Foto di Andrea Cherchi (c)

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L’aperitivo da Harris

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Hai presente i percorsi della 90 e della 91? Lungo questo interminabile percorso, a un certo punto si incrocia Piazza Napoli, nella quale puoi trovare l’Harris Bar.

Cosa dire sull’Harris? E’ un locale aperto praticamente tutto il giorno che ha un solo, grande e importante obiettivo: offrire ai propri clienti i migliori distillati e i migliori cocktail che si possano garantire durante una serata di relax, magari mentre ci si vede una bella partita con gli amici e si sgranocchia qualcosa fino a tarda sera.

L’Harris è il posto ideale per passare le ore serali (ma anche la colazione e il pranzo) in compagnia, per condividere un po’ di brio dopo una lunga giornata di lavoro o studio.

Anche questo sabato, per esempio, quello che l’Harris Bar propone è di fermarti un attimo dopo una dura giornata in balia del tran tran meneghino e di goderti una serata rilassante con gli amici.

A partire dalle 18.30, assieme al ricco buffet della serata potrai ordinare il cocktail o il drink che preferisci e pagare solo il prezzo della tua consumazione, che partirà da 6 euro… se poi c’è anche qualche partita da godersi durante questo aperitivo rilassante, meglio ancora, no?

Insomma, sembra proprio la serata ideale per il fine settimana, non trovi?

Quidi, ricordati: prenotandoti con Spotlime, dalle 18.30 alle 24 potrai goderti un aperitivo con buffet a partire da 6 euro all’Harris Bar.

Ti aspetto al Ducale, che poi andiamo insieme da Harris.

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Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.

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Chi è il PERSONAGGIO dell’anno a Milano? Le 10 nominations

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Chi è il PERSONAGGIO dell’anno a Milano? Clicca in fondo per votare

# Stefano Boeri (Nomina Presidente Triennale)

stefano boeri architetto

# James Bradburne (Pinacoteca di Brera)

# Marco Cappato (Battaglia per l’eutanasia legale)

# Andrea Cherchi (Semplicemente Milano)

# Chiara Ferragni (The Blonde Salad)

# Elena Galimberti (Il Milanese Abbellito)

# Simone Lunghi (Angeli dei Navigli)

# Paul Pablo (Nati per vivere a Milano)

# Lorenzo Pianazza (18enne che ha salvato bimbo nella metro)

# Andree Ruth Shammah (Teatro Franco Parenti)

 

VOTAZIONI CHIUSE IL 12/01/2019

 

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Foto di Andrea Cherchi (c)

 

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“Per salvare l’Italia dovremmo portare la politica a Milano”, parola di chef: a tu per tu con Giancarlo MORELLI

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Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin
Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin

Il cibo, un fattore che caratterizza al contempo la storia e la tradizione d’Italia, così come ogni città internazionale che si rispetti. Abbiamo deciso di pubblicare una serie di interviste a grandi chef e cuochi che hanno scelto Milano e che ogni giorno contribuiscono a renderla grande.

Giancarlo Morelli, Bergamo – Seregno – Milano

Ristorante: Morelli

Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin

Siamo seduti al Bulk, il mixology food bar che insieme al contiguo ristorante gourmet Morelli è stato creato “per tutti coloro che cercano il riferimento del buono e del bello”. Eccolo Giancarlo Morelli, si è appena lasciato dietro la porta d’ingresso una fredda serata milanese, che si riflette nella temperatura della sua mano appena ci salutiamo. Ma poi è un attimo, via il bel giaccone nero di lana grossa, indosso la casacca bianca da chef e l’atmosfera si fa subito calda, accogliente, stimolante.

Non sappiamo se sia arrivato dal Pomiroeu stellato di Seregno o dalla trattoria Trombetta di viale Tunisia, da un meeting per la prossima stagione del Phi Beach di Baia Sardinia, da catering e consulenze, da riunioni con qualcuno tra i suoi oltre 100 dipendenti…

A volte si nasce irrequieti. Altre volte imprenditori. Io sono venuto al mondo con entrambe queste caratteristiche”.

Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin
Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin

Cominciamo bene… ma proseguiamo ancora meglio visto che al tavolo arriva un bel bicchiere di Giantonic, drink brevettato da Morelli, inconfondibile nel nome e nel gusto come gli iconici occhiali dello Chef metà tondi e metà quadrati. E come quello che i suoi clienti hanno il piacere di degustare.

Ci troviamo subito in linea rispetto all’intendimento di “biologico”: per chi scrive, questo concetto più che con “sano” è meglio traducibile con “moda” e con “certificazione burocratica”. Psicodinamicamente parlando, in estrema sintesi potrebbe essere invece la sostituzione di responsabilità personali (il piacere/dovere di mangiare bene e di cercare – anche con fatica – ingredienti di vera qualità) appagate con spostamento sul bollino verde, blu, arancione che sia… A noi, quindi, piace parlare più di “naturale”. E Giancarlo Morelli certamente parla, ma soprattutto agisce.

 

Materie prime naturali a Milano?

Ristorante Morelli
Ristorante Morelli

“Per un cuoco milanese che lavora a Milano e che vuole distinguersi – io sono bergamasco ed è una caratteristica importante alla quale non rinuncio, tanto quella di essere veramente innamorato di Milano – non ci si può affidare alla cucina del mare, del lago, della montagna, etc… A Milano abbiamo la cucina del mondo, ma questo mondo ha bisogno di essere esaltato. Cosa intendo per ‘esaltato’: vuol dire che non dobbiamo banalizzare la cucina, dobbiamo garantirgli il suo DNA. Il cuoco, soprattutto imprenditore, deve fare la differenza anche su una semplice insalata. Questa è stata la scintilla che ha fatto scatenare in me la voglia di avere un vero orto non solo per uso familiare o per gli amici, ma da sfruttare per la ristorazione milanese, soprattutto al Morelli e al Bulk. Ogni settimana arrivano dal viterbese in città tre carichi, risultato della passione condivisa con un’amica e socia – Beatrice Peruzzi – che parte dall’olio di oliva extravergine e arriva alla volontà di portare sempre più prodotti realmente naturali sulle tavole”.

Dalle prime esperienze sulle navi all’affinamento accanto a grandi chef fino a Seregno che, quest’anno, ha festeggiato i 25 anni di attività. Poi tutto il resto e nel 2017 Bulk e Morelli. Perché questa accelerata su Milano?

“Come irrequieto prima e poi imprenditore, appunto, non ho voluto quasi subito capi sopra la testa. Perché uno come me è nato per mettersi alla prova ogni giorno. Milano non è facile, anzi è una piazza molto difficile, specie nel mio settore. Non per i milanesi, che sono dei clienti aperti, capaci e volenterosi di confrontarsi. Il milanese è il cittadino più globale di tutta l’Italia. Si confronta quotidianamente col mondo intero, non soffre di provincialismo né ha paura dell’invasione del migrante. Ciò è dimostrato dal fatto che questa città in Italia è da anni avanti a tutti, ha saputo – anche forse inconsciamente – farsi contaminare in modo positivo. E anche in cucina la contaminazione porta evoluzione…

Ristorante Morelli
Ristorante Morelli

Noi siamo in Chinatown, qui la contaminazione cinese è stata fortissima, una volta questa zona era quasi abbandonata. Oggi ha più energia di tanti altri quartieri. Cosa è successo? Abbiamo preso la velocità del cinese nel fare le cose, unendola alla classe italiana…

Milano è difficile, dicevo, perché è troppo in anticipo. Mi spiego meglio: Londra oggi è già pronta in tutti i settori per ricevere almeno un altro milione di persone. A Milano l’impresa del Food si è già preparata in anticipo per soddisfare la domanda di un milione di persone in più rispetto a oggi, ma la città anche quantitativamente parlando, no. Questo forse succederà tra 7-8, 10 anni. Chiediamoci: perché tutti pensano che aprire a Milano è la scelta migliore? Perché c’è un percepito sbagliato: lo spazio attualmente non c’è più, non c’è clientela per tutti. E allora nel frattempo bisogna già oggi essere i migliori, perché appunto c’è grande concorrenza che purtroppo porterà a diverse chiusure. Quindi, a maggior ragione, è fondamentale essere i migliori, costantemente.

Ristorante Morelli
Ristorante Morelli

Personalmente ho investito a Milano perché 2/3 anni fa era il ‘place to be’. Ora è troppo ‘to be’. Se avessi voglia di fare una nuova avventura, direi a Torino. Sono convinto che si riprenderà una parte della grandezza sabauda che ha nel suo DNA”.

A parte 1 milione di persone/posti letto/posti di lavoro, cosa manca a Milano? E all’Italia?

“Dobbiamo dare sempre di più un’immagine positiva di Milano. Va aiutato il mondo dell’eccellenza, della qualità, ovviamente anche attraverso il cibo che è fonte di turismo elevato. Le istituzioni devono essere dalla nostra parte, cercando di agevolare le imprese che sono nelle regole. Una città che cresce deve avere regole uguali per tutti… Gli imprenditori hanno bisogno solo di una cosa: essere realmente un po’ più liberi di lavorare.

Milano ha una buona sicurezza senza dubbio, sono convinto di questo. Però non è vero che tutto funziona: tutto funzionerà tra 10 anni.

Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin
Giancarlo Morelli_foto by Ilaria Elena Borin

Al di là delle critiche dall’Europa, di questo governo che se va bene o se va male non entro nel merito, noi imprenditori siamo persone che vogliono il bene dell’Italia, che purtroppo è il posto più difficile d’Europa dove fare impresa.

Per salvare l’Italia dovremmo portare la politica a Milano”. Posso scriverlo? “Certo!”. Grazie. E buon lavoro.

 

 

Leggi l’intervista allo chef Andrea Berton

Leggi l’intervista al cuoco Eugenio Boer

Leggi l’intervista allo chef Wicky Prian

Leggi l’intervista allo chef Andrea Aprea

 

FLAVIO INCARBONE

 

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10 momenti del 2018 che rimarranno nella STORIA

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Sembra un anno in cui non è successo niente di storico. Invece sì.

10 momenti del 2018 che rimarranno nella STORIA

#1 Il diumvirato Di Maio Salvini che rievoca il doppio consolato della Repubblica romana

salvinux et demaius
salvinux et demaius

#2 La doppia candidatura alle Olimpiadi di uno Stato che non esiste

il logo della candidatura alle olimpiadi
il logo della candidatura alle olimpiadi

#3 L’occupazione americana a Milano con Starbucks e Apple Store

#4 L’Inter in Champions League dopo duecentomila anni

#5 Il primo straniero serio acquistato dall’estero dopo Calciopoli

#6 I mondiali senza l’Italia

#7 L’abbattimento delle villette abusive dei Casamonica

#8 La prima volta che Mattarella ha detto no a un ministro (dicendo di sì dopo una settimana)


Leggi anche: 10 motivi per passare le vacanze a Savona

#9 Ricostruzione record del Veneto dopo l’alluvione

#10 Che l’abbiamo sfangata anche quest’anno

MILANO CITTA’ STATO

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