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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @adifferentstory IG

La foto del giorno: oggi siamo davanti alla Basilica di San Lorenzo

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MILANO CITTA’ STATO

Tipica organizzazione di un lavoro pubblico in Italia

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Uno lavora, quindici guardano.
 

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Il passante in alta velocità per rivoluzionare la mobilità di Milano: le due ipotesi di percorso

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Passante Av a Milano

Una soluzione che potrebbe rivoluzionare la mobilità ferroviaria di Milano, riproponendo anche alcune infrastrutture del passato. Ecco come si potrebbe fare.

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Il passante in alta velocità per rivoluzionare la mobilità di Milano: le due ipotesi di percorso

#1 Un super passante per l’alta velocità, con 4 fermate, interrando i binari da Rogoredo a Rho Fiera

Passante Av a Milano

In questo articolo avevamo lanciato l’idea di un super passante dell’alta velocità per Milano, interrando i binari da poco prima della Stazione di Rogoredo alla Stazione di Rho Fiera. In tutto 4 fermate sotterranee per rendere fluida la circolazione ferroviaria, aumentare la velocità in entrata e uscita di treni Frecciarossa e Italo, e dedicare i binari cittadini a treni regionali, suburbani e futura circle line. A questa proposta ne è seguita un’altra. 

Leggi anche: Un super passante per l’Alta Velocità a Milano? Queste le 4 stazioni sotterranee

#2 Usare il passante ferroviario solo per il transito dei treni veloci (e spostare i treni suburbani sulla cintura)

Altro passante

L’idea viene proposta da Federica Cumbo, Coordinatrice Viaggiatori e Pendolari d’Europa. Consiste nel destinare il passante ferroviario all’alta velocità e di trasferire i treni suburbani sulla cintura, seguendo questo percorso: Farini-Garibaldi-Mirabello-Cintura. Andrebbe poi aggiunta a Repubblica la direttrice da Monza/Lecco con un raccordo Repubblica-Bivio Mirabello, riproponendo il vecchio tracciato Ottocentesco con stazione AV in Piazza della Repubblica.

In alternativa si potrebbe realizzare un Passante AV sotto la via San Gregorio-Stoppani-Piazzale Susa-Argonne/Rogoredo e una stazione AV all’incrocio di San Gregorio con Pisani. 

Da questa stazione il passante si potrebbe dirigere verso Chiasso via Monza, ripristinando l’ex Bivio Livia e verso Torino/Bovisa a Farini. 

Rispetto all’ipotesi di un percorso Garibaldi-Centrale-Vitruvio-Cintura, che allungherebbe la galleria di diversi chilometri, l’opera sarebbe meno impattante, meno costosa, e non andrebbe a toccare la falda acquifera e le fondamenta della Stazione Centrale.

Leggi anche: Un passante di serie A: 5+1 proposte per una super-rete del trasporto ferroviario urbano di Milano

Passante

 

Continua la lettura con: Il progetto di un passante ovest per realizzare una vera circle line: il percorso

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 22 aprile 2025)

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Il «Bosco Verticale di periferia» è realtà: ma dove è finito il bosco?

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ph. internews.biz

Dopo oltre un decennio di attesa un gruppo di edifici popolari è stato riqualificato ed efficientato a livello energetico. In base ai rendering diffusi inizialmente avrebbe dovuto essere una sorta di «Bosco Verticale» di periferia, ma del verde sulle pareti esterne non c’è traccia. 

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Il «Bosco Verticale di periferia» è realtà: ma dove è finito il bosco?

# Quattro palazzi popolari in zona Romolo rinascono tra scarti di riso del Parco Agricolo Sud e tecnologie di efficientamento energetico

Urbanfile – Foto edificio via Russoli prima dell’intervento

Per oltre dieci anni erano rimasti in sospeso: le facciate, spogliate dall’amianto, attendevano il primo intervento, mentre ALER, stretto nelle difficoltà economiche, non riusciva a dare una mano. Stiamo parlando dei quattro edifici ai civici 14, 16, 18 e 20 di via Franco Russoli, a due passi dalla stazione di Romolo M2, nella periferia sud-ovest di Milano. 

Oggi sono rinati grazie a un progetto di riqualificazione. Non solo sono stati rivestiti con materiali naturali, grazie a pannelli isolanti ottenuti dagli scarti di riso del Parco Agricolo Sud, ma sono stati dotati anche di impianti solari, orti condivisi, giardini sui tetti e piccoli spazi verdi che favoriscono l’incontro e il benessere. 

# Un investimento di 15 milioni di euro pubblico-privato

internews – Rendering di come avrebbe dovuto essere il risultato finale

Il progetto, inizialmente concepito con un budget di 12 milioni di euro, ha visto il consuntivo salire a 15 milioni, con lavori terminati nei primi mesi del 2024. La riuscita di questo intervento ha potuto contare sul partenariato pubblico-privato: ALER, A2A (che ha seguito lo studio di fattibilità e tutte le fasi progettuali), Wood Beton e il supporto di Regione Lombardia, che ha contributo per circa 1 milione di euro per coprire costi “non ammissibili”.

# Tutti i 187 appartamenti sono saliti in classe energetica A 

Nei 187 appartamenti del complesso sono stati realizzati interventi che hanno portato gli edifici alla classe energetica A. Con un occhio al futuro e all’efficienza, sono state effettuate diverse migliorie:

  • sostituzione di serramenti e avvolgibili: per migliorare l’isolamento termico;

  • eliminazione delle cucine a gas: sostituite da moderne piastre elettriche;

  • rimpiazzo dei vecchi scaldabagni: con una centrale elettrica unica, alimentata dal sole, che ha permesso una significativa riduzione dei costi di riscaldamento e di produzione dell’acqua calda.

# Come sono diventati oggi

lombardianotizie.online.it – Orti torri via Russoli

L’aspetto esteriore degli edifici è il risultato di un accurato ricorso a soluzioni innovative e sostenibili:

  • cappotto naturale: le facciate sono rivestite con pannelli isolanti in carta di riso, un materiale in grado di mantenere il fresco in estate e il calore in inverno;

  • tetti verdi: i tetti sono stati isolati e trasformati in spazi condivisi, con giardini, orti urbani, arnie e piccoli alberi da frutto. Il verde, concentrato sui tetti, serve non solo a creare aree per il relax e la socialità, ma anche a raffreddare l’ambiente circostante e a trattenere l’acqua piovana;

  • Fonti rinnovabili: l’installazione di pannelli fotovoltaici ha permesso di alimentare il nuovo impianto di riscaldamento e di produzione di acqua calda, evidenziando un’attenzione particolare ai consumi energetici.

# Ma il verde sulle facciate che fine ha fatto?

aler – Via Russoli

Una delle proposte più suggestive del progetto iniziale era però proprio quella di arricchire le facciate degli edifici con veri e propri elementi vegetali: rampicanti, piante pensili e un’estensione del verde che avrebbe potuto trasformare radicalmente il paesaggio urbano. Come un «Bosco Verticale» di periferia. Peccato che come spesso accade i rendering sono una cosa e la realtà è un altra. Anche in questo caso, pur trattandosi di un progetto di risanamento di edilizia pubblica e non di un investimento immobiliare privato, l’elemento verde che avrebbe caratterizzato l’esterno degli edifici alla fine non è stato realizzato. Anziché abbracciare le pareti, è cresciuto in orizzontale, concentrato esclusivamente sui tetti. Le solite promesse da marinaio che accompagnano i rendering all’assegnazione dei progetti.

Continua la lettura con: Scalo Romana e la altre «foreste scomparse» di Milano: inserite nei progetti immobiliari, poi svanite nel nulla

FABIO MARCOMIN

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22 aprile 1945. Muore a Mauthausen Giuseppe Pagano, l’architetto che ha progettato la Bocconi

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Ph. @ganeshel IG

Solo 13 giorni prima della liberazione del campo di concentramento.

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22 aprile 1945. Muore a Mauthausen Giuseppe Pagano, l’architetto che ha progettato la Bocconi

Ph. @ganeshel IG

21 dicembre 1941. Si inaugurava in via Sarfatti 25 la sede dell’Università Bocconi che costituisce ancora l’ingresso principale dell’ateneo. A progettarla è stato Giuseppe Pagano, l’architetto di origine istriana che di lì a poco avrà un destino tragico. Il 22 aprile 1945, perderà infatti la vita morirà a Mauthausen, solo 13 giorni prima della liberazione del campo di concentramento.

Credit: Requadro

La linea da lui disegnata è un palazzo dalle linee essenziali, significativo esempio di architettura razionalista. La struttura si apre su una serie di cortili, che consentono il passaggio di aria e luce. Due leoni in stile neomedievale in ceramica verde, opera dello scultore Arturo Martini, presidiano l’ingresso principale. Curiosamente, secondo gli studenti il passaggio prima del raggiungimento della laurea in mezzo ai due leoni dell’ingresso porterebbe cattiva sorte

Continua la lettura con: 21 aprile. Il giorno in cui un cannone ha ripreso a sparare

MILANO CITTA’ STATO

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I sette posti di Milano dove i milanesi non vogliono andare

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Con questo tempaccio alla fine solo in pochi sono scappati via da Milano. Ma per quanto possa andare male, c’è ancora di peggio del brutto tempo. Tipo ritrovarsi in questi luoghi dove, secondo i milanesi, non si deve andare. Questi i risultati di un sondaggio a risposta aperta. 

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I sette posti di Milano dove i milanesi non vogliono andare

# «Ogni angolo di Milano nasconde pericoli»

Milano, la capitale economica d’Italia, è in cima a molte classifiche che non vorremmo vedere. Secondo l’ultimo report pubblicato da Il Sole 24 Ore, la nostra città è la più pericolosa d’Italia.

In un contesto simile, non sorprende affatto che una porzione dei milanesi abbia tenuto a risponderci con affermazioni come: «Ogni angolo di Milano nasconde pericoli», oppure: «La lista è lunga…»

Al contrario, c’è anche chi ha tenuto a far sentire un’altra campana: «Milano è una metropoli come tutte le altre, ma non è affatto pericolosa come la dipinge la propaganda di destra. È in atto una campagna politica d’odio contro Milano. Io ci vivo da 63 anni e vado dovunque, sia di giorno che di sera.»

La maggior parte dei milanesi ci ha risposto identificando luoghi e servizi specifici, ecco i 7 principali.

#1 Via Padova

A nord-est della città, Via Padova è una delle vie più lunghe e storiche di Milano ed è caratterizzata da una popolazione multiculturale e da una grande varietà di attività commerciali. Da qualche decennio ormai, ha acquisito una reputazione negativa, principalmente a causa della presenza di episodi di “microcriminalità”: il quotidiano Repubblica conta ben 479 fatti sinistri in cinque anni.

In particolare, la linea 56 del tram, che si muove tra Loreto (M1 e M2) a Crescenzago (M2) e percorre questa via, è frequentemente segnalata per furti e comportamenti molesti.

#2 La 90/91

la paura fa novanta, la 91 paura, certo.”, canta il rapper (milanesissimo) Ernia, nella sua Puro Sinaloa. Come noto, la 90/91, che forma un anello attorno a Milano, è una delle linee più problematiche del servizio pubblico.

I passeggeri lamentano frequentemente furti e scippi, soprattutto durante le ore di punta, quando i mezzi sono affollati, mentre la sera i mezzi che battono la linea si trasformano nel “posto caldo” di tanti milanesi sfortunati. Non è raro, prendendo la linea dopo la mezzanotte, trovarvi qualcuno anche munito di materasso. Pur non dubitando delle intenzioni dei meno fortunati, è evidente il motivo per cui la 90/91 si trova su questa lista.

#3 Via Giambellino

Via Giambellino, situata nella periferia sud-ovest di Milano, è da sempre descritta come un’area caratterizzata da degrado e insicurezza. Qui il Comune di Milano si è attivato per tempo, con il recente arrivo della M4 e il progetto di riqualificazione il quartiere, per ora ancora di diritto in questa lista, sembra destinato a uscirne presto.

#4 Via Gola

Via Gola è anche il titolo di una canzone dei Coma Cose, quella che fa “Per raggiungere il Nirvana a volte serve un’overdose di fucile, Pam Pam”. Non molto distante dalla Darsena e comunque compresa tra il Naviglio Grande e Via Ascanio Sforza, è arcinota per i suoi murales e, soprattutto, per la condizione della sue case popolari: un terzo delle abitazioni Aler sono occupate abusivamente, nello specifico 237 alloggi su un totale di 689.

Via Gola è spesso teatro di episodi di violenza e furto e ciò la rende una delle vie di Milano da evitare, soprattutto di notte. La Regione ha stanziato 20 milioni per la riqualifica del complesso popolare, ma il progetto sembra essersi arenato sullo scontro politico: gli assessori lombardi chiedono al Comune maggiore sorveglianza perché l’investimento sia sensato.

#5 Snodi pericolosi: Darsena, Lotto/San Siro, Maciachini

Nelle zone ritenute pericolose appaiono anche quelle fermate della metropolitana o dei mezzi di superficie che possiamo considerare zone di snodo.

Vengono citate, in particolare, Porta Genova/Darsena, Lotto/San Siro e Maciachini, ma si possono aggiungere le stazioni, come Garibaldi e Centrale, e alcune fermate del passante, come Lancetti.

La ragione è piuttosto chiara: dove c’è più gente c’è maggiore micro-criminalità. Anche la soluzione è chiara, quantunque non semplice da praticare: aumentare il numero di agenti di Polizia. E se per zone come Centrale e Darsena, comunque, tanto è già stato fatto è legittimo dire che sono pochi i milanesi che hanno mai visto forze dell’ordine a Maciachini, Lancetti o Lotto.

#6 Piazzale Selinunte

A proposito di Lotto l’ultima zona, forse la più pericolosa, tra quelle in cui i milanesi sconsigliano di andare per il fattore (in)sicurezza è lì a pochi passi: Piazzale Selinunte

Situato nella zona sud-ovest di Milano, a due passi anche dall’area residenziale di San Siro, Piazzale Selinunte è un vero e proprio ghetto nel quale non ha senso andare: in primis non c’è nulla di interessante, in secundis è molto pericoloso. Tutto ciò, ovviamente è inaccettabile, tanto per la città di Milano, che non può tollerare aree di questo tipo se vuole essere un faro per il paese, quanto per i molti abitanti onesti di Selinunte.

Da anni la politica comunale, di qualunque colore, parla di riqualificare la zona, aumentare la sicurezza, mettere le telecamere… ma nulla si traduce in fatti. Tutto sommato, non è la zona di Milano che richiede l’intervento più urgente?

#7 Area C prima delle 19:30

E nella lista appare anche l’Area C. Per un motivo diverso: evitare il ticket o, peggio, una multa salata. Prima delle 19:30 è bene non mettere piede, o meglio ruota, dentro l’area C. Il costo dell’accesso è di 7,5 euro, le multa nel caso in cui non ci si accorga di essere entrati vanno dagli 80 ai 335 euro, il parcheggio non c’è e la zona del Centro è ben servita dai mezzi pubblici. Che si sia critici o meno di area C, entrarci in macchina prima delle 19:30 è da evitare.

Continua la lettura con: La Milano del futuro sarà «decentrata»: area C per turisti e periferie al centro? I quartieri su cui scommettere

MATTEO RESPINTI (Ultimo aggiornamento: 21 aprile 2025)

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Qual è il paese più bello del mondo (edizione 2025)? L’Italia è seconda: ci batte sempre lei

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Ph. Holgi

Uscita la classifica 2025 di Rough Guides dei paesi più belli del mondo. L’Italia si conferma al secondo posto. Ecco chi ci batte. 

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Qual è il paese più bello del mondo (edizione 2025)? L’Italia è seconda: ci batte sempre lei

Sempre attesa la classifica di Rough Guides sui paesi più belli del mondo. Partiamo dai paesi caldi, dal 20esimo all’undicesimo posto. 

# I paesi più belli dal 20esimo all’undicesimo posto

Credits skylagooniceland IG

Questi i paesi a ridosso della top 20. Al 20esimo posto si posiziona il Giappone. La sua forza? La storia e i paesaggi visitabili agevolmente e velocemente grazie ai bullet train, i treni proiettile. Al 19esimo posto torniamo più vicini alla nostra frontiera con la Slovenia, piccola meraviglia alle porte dell’Italia. 18esimo è il Portogallo con la sua favolosa costa sull’Oceano. Segue al 17esimo l’Indonesia, il paese musulmano più popoloso del mondo. Restiamo in Asia per il subcontinente indiano che si posiziona al 16esimo posto. Davanti avanza in 15esimo posto il Costa Rica, piccolo gioiello dell’America Centrale con la sua foresta pluviale, le sue spiagge e l’assenza di militari. Di nuovo nelle vicinanze troviamo al 14esimo posto la Croazia con la sua costa e le sue isole che un tempo erano veneziane. Grande influenza italiana anche per il Paese al 13esimo posto: l’Argentina. Tutt’altro scenario per l’Islanda che con i suoi ghiacci e le sue balene si avvicina alla top 10 al 12esimo posto. Subito fuori dai primi 10 c’è il Cile, il Paese più stretto e lungo del mondo. Arriviamo così ai primi dieci. Spoiler: rispetto all’anno scorso sono in caduta libera: Francia, Gran Bretagna e Australia. Addirittura escono non solo dalla top 10 ma dalle prime 20. 

#10 Marocco (Nuova entrata)

Ph. brokerx

Entra nella top 10 il paese. Questi i principali motivi della sua ascesa secondo Rough Guide: “Sebbene sia a solo un’ora di traghetto dalla Spagna, sembra molto lontano dall’Europa, con una cultura quasi completamente sconosciuta. Viaggiando in Marocco, scoprirete un paese di deserti aridi, souk carichi di spezie e un crogiolo di culture berbere e arabe“.

Dalle vaste dune del Sahara alle strade affollate di Marrakech, fino al fascino ventilato della costa di Essaouira: queste le principali meraviglie. E poi c’è Fez, “forse la più bella tra le città arabe”, che conserva uno stile di vita ancora radicato nel Medioevo, quando il regno del Marocco si estendeva dal Senegal alla Spagna settentrionale. 

#9 Sud Africa (+1)

Ph. Justasurferdude

Sale di una posizione rispetto al 2024 il Sud Africa. La sua forza sono i due oceani, la straordinaria miscela tra culture europee e africane, Città del Capo, gli altopiani, la spettacolare fauna

#8 Grecia (+1)

Ph. Julius_Silver

Avanza in classifica anche la culla della civiltà occidentale. La Grecia con l’Acropoli e i resti della sua età d’oro, con le sue 6.000 isole e i suoi tre mari: Ionio, Egeo e mar di Creta. 

#7 Madagascar (Nuova entrata)

Ph. aga2rk

Seconda nuova entrata nella top 10 con un altro Paese africano, continente in grande ascesa tra i gusti dei viaggiatori. Qual è la sua forza? “Foreste pluviali, fauna selvatica unica, spiagge mozzafiato e paesaggi ultraterreni“.

Su tutte le meraviglie naturali del Madagascar, tra cui il Viale dei Baobab, gli ultraterreni Tsingy di Bemaraha e le spiagge incontaminate di Nosy Be. Anche le lussureggianti foreste pluviali dell’isola, dimora dei suoi famosi lemuri, hanno ricevuto grandi elogi.

#6 Norvegia (+1)

Ph. trondmyhre4

Sale nella hit dei viaggiatori del mondo anche questo Paese, con le sue materie prime, in particolare petrolio e gas naturale, che contribuiscono a renderlo uno dei paesi più ricchi del mondo, al top negli indici di vita, classificandosi prima per indice di sviluppo umano e per indice di progresso sociale. E’ celebrato in particolare per i fiordi, i vichinghi e il salmone. 

#5 Messico (Nuova entrata)

Ph. Michelle_Pitzel

Poderoso nuovo ingresso nella top 10 del Messico che in un solo anno arriva alle soglie del podio. Quali sono i motivi del suo crescente successo tra i viaggiatori del mondo? La Rough Guide lascia che lo spieghi direttamente uno dei suoi lettori: “Le antiche rovine di Chichén Itzá e Palenque, le strade colorate di Guanajuato, la vivace energia di Città del Messico, le spiagge incontaminate di Tulum e la magia delle celebrazioni del Giorno dei Morti a Oaxaca“. A cui la Rough Guide aggiunge anche un giro panoramico in treno attraverso l’imponente Canyon del Rame, l’immersione nelle acque rosate di Las Coloradas, una passeggiata per le affascinanti strade coloniali di Mérida o un tuffo in un cenote nello Yucatán. Non solo: lo spettacolo delle balene in Baja o la delizia dei migliori tacos di strada a Puebla

#4 Svizzera (=)

Credits: svizzeramo.it – Berna

Difende la sua posizione fuori dal podio il Paese forse più celebre per i vantaggi fiscali che per le sue bellezze. Orson Wells si starà rivoltando nella tomba: sosteneva che l’unica cosa pregevole fatta dagli svizzera nella storia fossero gli orologi a cucù. Eppure i viaggiatori del mondo lo considerano uno dei Paesi più belli del pianeta: uno stato piccolo ma ricco di meraviglie, in particolare montagne e laghi, molto valorizzati da un sistema di trasporti unico al mondo. 

#3 Canada (=)

Credits: eta-canada.it

Nessuna novità per il podio. Al terzo posto c’è il Canada, o Canadà per dirlo alla francese. E’ il secondo Paese più grande del mondo, dopo la Russia, e possiede più laghi e acque interne di qualsiasi altro paese. Le sue spettacolari meraviglie naturali lo mantengono saldamente in terza posizione.

#2 Italia (=)

Ph. matunjic

Eccoci qui. Molti storceranno il naso per questo secondo posto. Il bicchiere mezzo pieno però è che ci confermiamo al primo posto in Europa. Certo è una sorpresa essere dietro a una nazione sconosciuta ai più che sta dall’altra parte del mondo, dove molti di noi pensano che sia solo abitata da pecore, rugbisti e velisti. Riusciremo nel sorpasso nel 2026?

#1 Nuova Zelanda (=)

Ph. Holgi

Allora è un vizio. Questo Paese ai confini del mondo si conferma primo in classifica. Grande quasi come l’Italia ma abitata più da pecore che da esseri umani (appena 5 milioni). Forse è questa la principale ragione?

Fonti: Rough Guides 

Continua la lettura con: La classifica dei quartieri più ricchi d’Italia

ANDREA ZOPPOLATO

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Farini sta tornando in città: il futuro del più grande ex scalo ferroviario di Milano, una nuova «visione urbana»

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Nuovo masterplan Farini

Un’area immensa al centro di Milano, in disuso da decenni, si prepara a diventare il simbolo di una nuova visione urbana: verde, cultura, abitazioni accessibili e un nuovo cuore finanziario si fondono in un unico ecosistema sostenibile. Vediamo a che punto siamo con il progetto.

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Farini sta tornando in città: il futuro del più grande ex scalo ferroviario di Milano, una nuova «visione urbana»

# Scalo Farini: OMA e il progetto “Agenti Climatici”, il verde come infrastruttura ecologica

Credits: Urbanfile – Masterplan OMA Scalo Farini

Farini sta tornando in città. Si appresta a rinascere il più grande tra gli ex scali ferroviari milanesi: circa 620.000 metri quadri sui circa 1,2 milioni totali comprendendo anche gli altri sei. Il masterplan per lo Scalo Farini, firmato dallo studio OMA e da Laboratorio Permanente, si fonda su un approccio radicalmente ecologico. Il cuore del progetto è il “Limpidarium d’aria”, un grande bosco lineare lungo il versante sud-ovest dell’area, progettato per raffrescare i venti caldi provenienti da sud-ovest e depurare l’aria. Questo sistema verde agisce come un filtro ecologico, riducendo l’isola di calore urbana e migliorando la qualità dell’aria. Il 50% della superficie totale è infatti destinato spazio verde pubblico, mentre almeno il 30% a funzioni non residenziali.

In parallelo, allo Scalo San Cristoforo è deputato il ruolo di “Limpidarium d’acqua”, un sistema lineare per la depurazione delle acque. L’intero progetto è concepito come un human smart neighborhood”, con parchi che funzionano da dispositivi ambientali, corridoi ecologici e sistemi per la purificazione dell’aria. L’orientamento degli edifici è studiato per favorire la circolazione di una nuova brezza, mitigando l’effetto “isola di calore” della città.

Leggi anche: «Fiumi verdi», scali rigenerati, Green Circle, quartieri dei giovani: tra 10 anni Milano sarà così

# Il Campus dell’Accademia di Brera: arte, architettura e sostenibilità

guastalla scalo farini
Rendering del distaccamento dell’Accademia di Brera

Il primo tassello concreto della rinascita dello Scalo Farini è il nuovo campus dell’Accademia di Brera, che sta sorgendo nel vecchio complesso ferroviario a forma di “U”. Il progetto prevede il recupero dell’architettura originaria, con ampi spazi luminosi e soluzioni energetiche sostenibili. Al suo interno trovano spazio aule, laboratori creativi, gallerie espositive e spazi per la sperimentazione artistica.

Mate – Studentato Brera

È incluso un nuovo studentato per circa 200 studenti, con 78 alloggi suddivisi tra miniappartamenti e unità da tre persone e al piano terra un grande spazio pubblico di 240 mq, concepito come un atelier urbano per ospitare mostre, eventi e concerti. Il campus viene immerso in un parco lineare di circa 300.000 mq, uno dei più grandi della città, un polmone verde per il quartiere e per l’intera città. Il progetto prevede anche la realizzazione di nuove passerelle ciclopedonali, come il “Ponte delle arti”, che collegheranno le aree riservate all’Accademia di Brera alla metropolitana M5 Monumentale, favorendo la mobilità sostenibile e l’accessibilità.

# Il Campus UniCredit: niente grattacieli ma un centro direzionale all’avanguardia con edifici bassi e orizzontali 

Volumetrie Scalo Farini

UniCredit ha annunciato nel giugno 2024 un investimento di 1 miliardo di euro per la realizzazione del suo nuovo campus nell’area dello Scalo Farini, destinato a diventare la sede centrale della banca entro il 2030 lasciando i grattacieli in affitto in piazza Gae Aulenti e gli uffici in zona Lampugnano. L’idea è di creare un ambiente ibrido, verde e flessibile, pensato per stimolare la collaborazione e il benessere lavorativo. Niente grattacieli, ma edifici bassi e orizzontali circondati da altri immobili, uffici e residenze necessari alla sostenibilità economica dell’operazione. 

Il campus viene sviluppato in collaborazione con Prelios e Hines, con UniCredit come unico investitore attraverso un fondo immobiliare chiuso gestito da Prelios SGR. Si prevede un centro direzionale all’avanguardia, immerso in un tessuto urbano verde e interconnesso con il resto della città, grazie a spazi pubblici, mobilità dolce e accessibilità potenziata. Un nuovo landmark per Milano.

# Il 30% destinato all’housing sociale, 1.700 mq opzionati dal Comune di Milano per realizzare edilizia pubblica

Nuovo masterplan Farini

Lo sviluppo dello Scalo Farini prevede inoltre la realizzazione di circa 2.500 appartamenti, con una quota aumentata al 30% di edilizia convenzionata e sociale (pari a circa 1.800 alloggi), in risposta alle esigenze abitative più urgenti della città. Il Comune ha ottenuto anche un diritto di opzione su 17.000 mq da destinare all’edilizia pubblica, potenziando così il patrimonio immobiliare a disposizione della cittadinanza.

Continua la lettura con: La trasformazione dei 7 ex scali ferroviari di Milano: a che punto siamo

FABIO MARCOMIN

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Le «Sette Meraviglie» dell’hinterland di Milano

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Palazzo Arese Borromeo - ph. @raccontiamo_italia IG

Quando si pensa a Milano, ci si concentra sulle sue icone urbane storiche, come il Duomo o la Galleria Vittorio Emanuele, o quelle moderne come i grattacieli di Citylife e Porta Nuova. Tuttavia, basta allontanarsi di qualche chilometro per scoprire un patrimonio artistico, culturale e naturale altrettanto affascinante. Queste si possono considerare le «sette meraviglie» fuori dai confini comunali ma presenti nella città metropolitana di Milano

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Le «Sette Meraviglie» dell’hinterland di Milano

#1 Museo Alfa Romeo: il racconto di oltre un secolo di storia dell’iconico marchio di auto milanese

Collezione Alfa Romeo – Credits: Museo Cozzi Legnano

Il Museo Alfa Romeo di Arese è una tappa imperdibile per gli appassionati di motori e design. Si trova nei pressi dell’ex “Centro Direzionale”, nell’area un tempo occupata da uno degli stabilimenti produttivi. Aperto nel 1976 e rinnovato nel 2015, in occasione del 105esimo anniversario del marchio, il museo racconta oltre un secolo di storia dell’iconico marchio milanese su una superficie di circa 4.600 mq. I visitatori possono ammirare vetture storiche che hanno fatto la storia dell’automobilismo, dai modelli più antichi agli esemplari di auto da corsa, come la 24 HP del 1910, la prima Alfa prodotta, l’Alfetta 158, che vinse il primo campionato mondiale di Formula 1 con Nino Farina nel 1950 o la Giulietta Spider. Oltre alle auto, all’interno del museo è presente anche una collezione di motori aeronautici e marini, dimostrando l’evoluzione tecnologica dell’Alfa Romeo, e altre attrazioni interattive come le simulazioni di guida.

Leggi anche: Il Museo delle Cere di Milano che non è più a Milano: ecco dove è finito!

#2 Abbazia di Morimondo: pace e spiritualità in uno dei “borghi più belli d’Italia”

chiarainpentola IG – Morimondo

Fondata nel 1134 dai monaci cistercensi provenienti dalla Francia, l’Abbazia di Morimondo è un luogo di pace e spiritualità in uno dei “borghi più belli d’Italia”. Circondata da una campagna rigogliosa, la chiesa romanica colpisce per la sua semplicità e per le linee sobrie che richiamano lo spirito contemplativo dei monaci: pianta a croce latina e una facciata sobria in mattoni rossi, un materiale tipico della Lombardia. Uno degli elementi più suggestivi è il chiostro, attorno al quale si sviluppano gli altri edifici della vita monastica, come il capitolo, il refettorio e il dormitorio. All’interno invece spiccano alcuni cicli di affreschi, tra cui quello quattrocentesco che rappresenta scene della vita di Gesù e della Vergine Maria. Oltre all’aspetto spirituale, l’abbazia ospita un museo che narra la vita quotidiana dei monaci e la storia di questo affascinante complesso religioso.

Leggi anche: I DUE BORGHI dell’HINTERLAND di Milano inseriti tra i “più BELLI d’ITALIA”

#3 Parco del Ticino: il primo parco fluviale d’Europa

Credits nicola_farise – Parco del Ticino

Uno dei parchi fluviali più grandi d’Europa, il primo ad essere istituito oltre che primo parco regionale italiano a partire dal 1974. Il Parco del Ticino è un’area naturale protetta di oltre 90.000 ettari, si estende interamente in Lombardia, e rappresenta un’oasi di biodiversità in cui è possibile ammirare specie rare come la lontra, il falco pescatore e molte altre. Per gli amanti della natura è possibile esplorarlo attraverso sentieri immersi nel verde, ideali per escursioni a piedi, in bicicletta o a cavallo. Tra le attrazioni c’è lo storico ponte di chiatte a Bereguardo, Ideato e realizzato dai cinesi, cinesi, e il suo delizioso e antico borgo con il Castello Visconteo Quadrato e il piccolo naviglio.

Leggi anche: #14 – Le 10 MERAVIGLIE del fiume ADDA

#4 Villa Arconati: la “piccola Versailles” lombarda

Credits: @villaarconati_official
Villa Arconati

A Castellazzo di Bollate c’è Villa Arconati, soprannominata la “piccola Versailles” lombarda. Oggi sede di eventi culturali, concerti e mostre d’arte, questo magnifico esempio di architettura barocca risale al XVII secolo ed è circondato da un vasto giardino all’italiana, con statue, fontane e persino un labirinto. All’interno della villa, le stanze sono decorate con affreschi e opere d’arte che testimoniano il fasto e il prestigio delle famiglie nobili che vi risiedevano e che celebrano temi mitologici, storici e naturalistici. Tra questi troviamo quelli di Alessandro Maria Melzi nella Sala della Caccia. Uno dei saloni più sontuosi della villa è uno il Salone dei Fasti Romani, da menzionare poi la Galleria degli Stucchi e la Sala delle Colonne.

Leggi anche: Villa Scheibler, la PICCOLA VERSAILLES di Milano

#5 Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno: uno dei più bei palazzi nobiliari della Lombardia

amicipalazzoareseborromeo.it – Palazzo Arese Borromeo

Nel centro storico di Cesano Maderno c’è uno dei più bei palazzi nobiliari della Lombardia: Palazzo Arese Borromeo. Costruito nel XVII secolo, questo edificio rinascimentale in stile tardo-barocco lombardo, colpisce per l’eleganza delle sue linee architettoniche e per la ricchezza delle decorazioni interne. A caratterizzare le sale sono gli affreschi raffiguranti scene mitologiche e allegoriche, che riflettono i gusti sofisticati delle famiglie Arese e Borromeo. All’esterno è presente un splendido parco di oltre 8 ettari progettato in stile all’italiana, con viali alberati, statue, fontane e un sistema di percorsi geometrici che esaltano la bellezza naturale del luogo. Si trovano poi anche un ninfeo e un boschetto e aree più “selvagge”, a bilanciare l’architettura formale e simmetrica della villa. La villa è visitabile tutto l’anno a pagamento, il parco è sempre accessibile gratuitamente.

#6 Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate: il capolavoro rinascimentale noto per il suo scenografico Ninfeo

amicivillalitta IG

Uno dei capolavori rinascimentali più sorprendenti dell’hinterland milanese. Costruita alla fine del XVI secolo, Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate è famosa soprattutto per il suo Ninfeo, un luogo incantevole con giochi d’acqua, grotte artificiali e statue di grande pregio artistico. Voluto da Pirro I Visconti Borromeo, è una delle attrazioni principali e regala ai visitatori un’esperienza sensoriale unica, grazie agli elaborati giochi d’acqua e agli effetti scenografici. Altro elemento di rilievo è il suo parco di tre ettari, forse già suddiviso in origine per ricavarne orti, giardini ed agrumeti, con alcune serre. Nel Cinquecento era già presente un “teatro di verzura”, un teatro naturale realizzato con tassi a piramide tronca e destinato a rappresentazioni musicali e teatrali. La villa non è aperta al pubblico solo per la scoperta della sua bellezza architettonica e della sua storia, ma anche per eventi culturali quali concerti e mostre.

Leggi anche: Le più belle VILLE STORICHE nei dintorni di MILANO (con MAPPA)

#7 Bosco di Legnano: uno dei primi esempi di bosco urbano

antonio.schiano79 IG – Bosco di Legnano

Ai piedi del Castello Visconteo di Legnano troviamo uno dei primi esempi di bosco urbano. Conosciuto anche come “Parco del Castello”, è nato negli anni ’70 quando quando i rimboschimenti non venivano attuati sulla base della conoscenza delle specie tipiche locali e per questo motivo sembra più un vivaio di conifere che un bosco di pianura. Un’oasi di tranquillità immersa nel verde con una superficie di 22 ettari dove l’acqua è protagonista grazie a un sistema di esteso sistema di ruscelli, laghetti, lanche e paludi alimentato da acque di falda realizzato a partire dal 1981. Nel corso dei decenni si è popolato di diverse specie di fauna tra cui uccelli acquatici quali fistioni turchi, moriglioni, martin pescatori, germani reali, morette tabaccate, aironi, gallinelle d’acqua e pesci come lucci e carpe.

Continua la lettura con: Le 7 meraviglie della Lombardia

FABIO MARCOMIN

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I dieci luoghi simbolo di Milano che nascondono un segreto

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Ci vediamo davanti al portone del Duomo! Chi non si è mai dato appuntamento davanti alla sua entrata? Abituati a varcare la soglia di casa solo per spesa e farmacia, questa domanda sembra appartenere a un altro tempo.

Il Duomo e molti altri posti cult di Milano, dopo questa lettura, li guarderemo con occhi diversi

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I dieci luoghi simbolo di Milano che nascondono un segreto

#1 Il Duomo e la statua di libertà originale

 
Credits: milanopocket.it
statua libertà milano

Forse non sapevi che sulla facciata del Duomo c’è la Statua della Libertà originale.
Tra le 3200 statue che costellano la Cattedrale, la si trova sul lato sinistro del balcone, sopra il portone centrale della Basilica. Costruita nel 1810, anticipa quella regalata dai francesi agli americani di oltre settant’anni.

#2 Gae Aulenti e le voci della città

Forse non sapevi che da qui si può ascoltare tutta Milano.
Le voci della città è l’opera scultorea di Alberto Garutti, che si sviluppa in verticale attraversando l’architettura per quattro livelli, dai piani del parcheggio a quelli superiori, e si compone di 23 tubi in metallo cromato ottone. “Questi tubi”, come scrive nella targa l’artista, “collegano tra loro vari luoghi e spazi dell’edificio. Quest’opera è dedicata a chi passando di qui penserà alle voci e ai suoni della città“.

#3 Brera e i suoi bordelli

bordello di brera
bordello di brera

Forse non sapevi che era un quartiere a luci rosse.
Le più popolari case chiuse di Milano erano nelle due stradine parallele di Brera: via Fiori Chiari e via San Carpoforo, addirittura con tre bordelli ai numeri 3, 5 e 8.

#4 L’Anteo e le sale dedicate a vecchi cinema di Milano

Forse non sapevi che tutte le sale hanno il nome di un vecchio cinema di Milano.
Sono 11 le sale del Palazzo del Cinema Anteo, e ognuna porta il nome di un cinema storico di Milano, oggi chiuso. Abadan, President, Astoria, Excelsior… In più, una sala è destinata esclusivamente ai film in lingua originale.

#5 Sarpi e il primo pioniere cinese 

credits: wikiwand

Forse non sapevi che uno dei primi immigrati del quartiere fu il signor Wang Sang.
Arrivato nel 1937 aprì il suo laboratorio di pelletteria. Ancora oggi la sua famiglia gestisce l’Oriente Store, all’incrocio tra via Bramante e via Paolo Sarpi.

#6 Castello Sforzesco e la Tosa Porno

Forse non sapevi che qui puoi vedere la Tosa porno.
Tosa in questo caso significa “rasata”. In passato corso di Porta Vittoria era chiamato “Borgo di Porta Tosa” e prendeva il nome da una scultura del XII secolo sovrastante la porta fino al 1848 e che ora viene esposta al Museo di Arte Antica del Castello Sforzesco.
La scultura ritraeva una figura femminile, immortalata nell’atto di radersi il pube con un rudimentale rasoio.

#7 CityLife e l’abbraccio tra i grattacieli

filieracasa IG – CItylife

Forse non sapevi che la terza torre è un abbraccio.
La torre Libeskind, anche detta la curva, è piegata su sé stessa quasi a voler baciare il grattacielo di Zara Hadid. Il progetto in origine, però, era molto più ardito: il grattacielo doveva essere una vera e propria “C” con un grande sbilanciamento in avanti, ma la sua realizzazione sarebbe stata troppo complessa e dispendiosa. Così, è stata un po’ raddrizzata e il bacio si è trasformato in un abbraccio.

#8 Corso Buenos Aires e i passi per percorrerla

Forse non sapevi che per percorrerla tutta bisogna contare fino a 2.667.
E per chi è alto oltre il metro e settanta, fino a 2.286. Questi sono i passi per percorrere una delle strade commerciali più lunghe d’Europa, ben 1.600 metri che si sviluppano interamente all’esterno della cinta delle mura spagnole.

#9 Parco Sempione e il ponte dell’amore eterno (confiscato ai Navigli)

Forse non sapevi che c’è un ponte dei Navigli.
Il Ponte delle Sirenette di Francesco Tettamanzi era un tempo sul naviglio in via Visconti di Modrone e venne portato al Parco Sempione in occasione della copertura della cerchia nel 1930. Il ponte è l’angolo preferito dagli innamorati: la leggenda dice che chi si bacia sopra vivrà un amore eterno. 

#10 La Bocconi e i leoni porta jella

Credit: Requadro

Una leggenda che sembra risalga alle origini del celebre Ateneo. La prima cosa che imparano le matricole: mai passare in mezzo ai leoni all’ingresso di Via Sarfatti. Si dice che chi passi tra loro non arriverà mai alla laurea. Comunque sia, sembra che perfino i laureati evitino di passarci in mezzo. Non si sa mai…

Continua la lettura con: Luoghi magici di Milano

BARBARA VOLPINI (Ultimo aggiornamento: 21 aprile 2025)

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La «Donna di Ghiaccio»: il lato chiaro di Lulu Berton

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In questo episodio de Il Lato Chiaro, Andrea Zoppolato incontra Lulu Berton, insegnante certificata di Meditazione Mindfulness e istruttrice ufficiale del Wim Hof Method.

Un dialogo intenso e profondo sul potere del respiro, sull’esposizione al freddo e sulla forza interiore che possiamo risvegliare dentro di noi. Lulu ci racconta il suo percorso, le sfide personali e la filosofia che l’ha portata a diventare una delle voci più autorevoli del metodo del ghiaccio.

Il metodo Wim Hof combina respirazione profonda, esposizione al freddo e meditazione per migliorare il benessere fisico e mentale, rafforzare il sistema immunitario e ritrovare un profondo contatto con sé stessi.

Un episodio da ascoltare e guardare con mente aperta… e magari anche un po’ di coraggio.

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é possibile guardare il videopodcast anche su YouTube e Spotify 

Solo audio su:
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Conduce: Andrea Zoppolato
Regia: Saverio Piscitelli, Roberto Mastroianni
Prodotto da: Fabio Novarino
Location: Studio di Voci Di Periferia A.P.S. presso Mosso, Via Angelo Mosso 3 – IG: @vocidiperiferia

ALTRE PUNTATE:

«Chi trova un amico…»: il lato chiaro di Guido Martinetti (Grom)

«E’ la fine del mondo»: il lato chiaro di Luca Morotti

Il Lato Chiaro di Vito Lomele

Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

Il Lato Chiaro di Stefano Zecchi

Il lato chiaro di Alessandro Fracassi

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @renzo300871 IG

La foto del giorno: oggi siamo in piazza Meda

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Continua la lettura con: La foto del Giorno 

MILANO CITTA’ STATO

Il multitasking spiegato ai non milanesi

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La città dei polivalenti.
 

Qui il video: Il multitasking spiegato ai non milanesi

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Continua con: Miracolo a San Siro!

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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La «metro dell’hinterland»: la nuova rete di 18 linee (già tracciate) con la super-circolare esterna

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La super metro circolare

La causa di ogni problema di Milano, da quello dei costi delle case a quello del traffico: la scarsa efficienza nelle connessioni tra Milano e l’hinterland. E pensare che la soluzione è a portata di mano.  

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La «metro dell’hinterland»: la nuova rete di 18 linee (già tracciate) con la super-circolare esterna

# Il servizio attuale di metro e ferrovie suburbane

Mappa Ferrovie suburbane e passante 2023

Sempre più auto entrano in città, nonostante Area B e Area C: il problema del congestionamento dovuto al traffico privato non si risolve. L’unica soluzione reale è quella di offrire una valida alternativa di trasporto pubblico. Attualmente, eccetto i rami extraurbani della linea M2, solo le linee suburbane che transitano nel passante collegano il capoluogo con l’area metropolitana: in totale 15 linee la cui frequenza e regolarità non è soddisfacente. Non solo: sono frequenti incidenti e treni guasti. Allora come risolvere il buco nero dei collegamenti tra hinterland e Milano?

Leggi anche: Per unire Milano a hinterland e periferie? Trasformare i treni in metropolitane

# Occorre fare come a Berlino dove U-Bahn e S-Bahn sono la stessa cosa

S-Bahn Berlino

Ci vuole una regia unica per tutti i trasporti della Grande Milano. Per farlo basta prendere a riferimento forse la metropoli più efficiente del Continente per i trasporti pubblici: Berlino.  Nella capitale tedesca le S-Bahn, le ferrovie suburbane, di diverso rispetto alla metropolitana U-Bahn hanno unicamente i tracciati che sono in prevalenza in superficie invece che sotterranei. Per il resto, chi viaggia non avverte nessuna differenza di servizio, si cambia da treno e metro senza accorgersene. Andrebbero quindi dedicate anche a Milano delle tracce e dei binari a dei servizi metropolitani, aumentando se necessario il numero di questi ultimi, costruite nuove linee e allungate le attuali metropolitane, dove non sono già previste metrotranvie, fino alla provincia di Monza Brianza e fino agli ultimi comuni della Città Metropolitana di Milano. Fondamentale integrare le due tipologie di reti, uniformandole anche come identità visiva. A quel punto si avrebbero molte più linee nella mappa della metro. 

# La «metro dell’hinterland»: una rete di 18 linee metropolitane

La metropolitana dell’hinterland

Per servire l’hinterland, si potrebbe creare una rete di 18 metropolitane in questo modo:

#MH1 – Cinisello Bettola-Rho Fiera/Abbiategrasso

#MH2 – Vimercate/Vaprio d’Adda – Binasco/Rozzano

#MH3 Comasina-Paullo

#MH4 Segrate-Buccinasco

#MH5 Monza Polo Istituzionale-Magenta

#MH6 MIND-Ponte Lambro/Trucazzano

#MH7 utilizzando il tracciato della linea S1 Saronno-Lodi nel tratto tra Garbagnate Milanese e Melegnano

#MH8 utilizzando il tracciato della linea S3 Saronno-Cadorna, con 5/6 fermate intermedie più altre da realizzare lungo il tracciato con capolinea a nord a Garbagnate Milanese e a sud nella stazione di Cadorna

#MH9 usano i binari della linea S4, da Cesano Maderno dove interscambia con l’attuale S9, a Milano, con aggiunta di fermate intermedie dopo Domodossola M5

#MH10 raddoppiando i binari utilizzati da S9 e futura circle line da Rho fino a Lambrate.

#MH11 da Milano Centrale a Monza senza stop intermedi, utilizzando una traccia delle linee in transito

#MH12 da Milano Centrale a Desio senza stop intermedi, su parte del tracciato della S11

#MH13 come nuova linea da Cadorna FS a Morimondo, per servire uno dei due “borghi più belli d’Italia” nel milanese

#MH14 da Magenta a Folanini Fs sulla parte ovest del percorso della S6

#MH15 da Cassano d’Adda a Porta Garibaldi FS sulla parte est del percorso della S6

#MH16 da Castano Primo a Forlanini FS, con nuovo tratto di ferrovia suburbana fino a Rho dove poi prosegue nel passante

#MH17 da Legnano a Forlanini FS, sul parte tracciato della S5

#MH18 da Porta Garibaldi FS a Locate Triulzi, su parte del tracciato della S13

Non solo: per collegare tutto l’hinterland occorre poi il grande investimento di una rete circolare. 

Leggi anche: Milano 2040: questi saranno i mezzi e le linee di trasporto nel futuro prossimo

# La M0, la super metro circolare con 18 stazioni

La super metro circolare

Infine si potrebbero collegare tutti i nuovi capolinea con una super circolare, la M0, aggiornando l’idea di un Gran Milan Express, con queste 18 stazioni partendo da nord e procedendo in senso orario: Desio, Monza, Vimercate, Vaprio d’Adda, Cassano d’Adda, Trucazzano, Paullo, Melegnano, Locate Triulzi, Pieve Emanuele, Binasco, Morimondo, Abbiategrasso, Magenta, Castano Primo, Legnano, Garbagnate Milanese e Cesano Maderno.

Leggi anche: Il Gran Milan Express: la super metro circolare della Grande Milano

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 21 aprile 2025)

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21 aprile. Il giorno in cui questo cannone di Roma ha ripreso a sparare. Tutti i giorni

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Forse non tutti sanno che a Roma, ogni giorno, allo scoccare del mezzogiorno parte un colpo dal cannone posto sul colle del Gianicolo.

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21 aprile. Il giorno in cui questo cannone di Roma ha ripreso a sparare. Tutti i giorni

Quasi ogni giorno una folla di curiosi si affaccia dal terrazzo centrale del grande piazzale del Gianicolo che domina la città sopra Trastevere, per assistere al rumoroso e fumoso evento.

# Una cannonata per segnare il tempo

L’uso di segnare il tempo con un colpo di cannone fu introdotto dal Pontefice Pio IX il 1° dicembre 1847 per avere un segnale unico dell’ora ufficiale, anziché il suono scoordinato delle campane delle chiese cittadine. La tradizione continuò anche con l’unità d’Italia.

# I viaggi del cannone

Il ​ca​nnone sparò fino all’agosto 1903 dal suo primo posizionamento a Castel S. Angelo, da dove venne spostato sulle pendici di Monte Mario, per poi essere definitivamente trasferito sul Gianicolo, esattamente il 24 gennaio 1904. Nel periodo della 2′ Guerra Mondiale la tradizione fu interrotta per gli eventi bellici.

# Una cannonata per il compleanno di Roma

Il 21 aprile 1959, in occasione del 2712° Anniversario della fondazione di Roma, il cannone riprese a segnare il “mezzogiorno” per i cittadini romani.

# Qualche notizia sul tipo di cannone

Non si ha notizia del tipo di cannone in uso fino all’agosto 1904. Da quella data fu utilizzato un cannone campale da 75 mm., impiegato dall’Artiglieria del Regno d’Italia per aprire la Breccia di Porta Pia. Successivamente è stato impiegato un obice da 149/13 la cui bocca da fuoco, preda bellica dell’Esercito Austro-Ungarico nella guerra 1915-18, era montata su affusto italiano. Quest’ultimo pezzo, ormai vetusto, in data 1° febbraio 1991 ha sparato il suo ultimo colpo. Attualmente è in uso un obice, risultato di un assemblaggio della bocca da fuoco da 105/22 su affusto di 88/27 impiegati durante il 2° conflitto mondiale.

La squadra che opera quotidianamente sul cannone del Gianicolo è fornita interamente dal reggimento addestrativo del Comando Artiglieria. ​Un’ultima cosa: state tranquilli, il cannone spara a salve!

Continua la lettura con: Sì, tutte le strade portano a Roma

FRANCESCA SPINOLA

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Questa è la caratteristica unica e distintiva del dialetto milanese

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Credits milanoeprovincia IG - Frase in dialetto Trattoria d tomaso

Il milanese ha diverse caratteristiche distintive. Ma quella più celebre è una sola. 

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Questa è la caratteristica unica e distintiva del dialetto milanese

Secondo un’indagine del tempo a metà del secolo scorso oltre il 70% dei milanesi parlava abitualmente in dialetto. Oggi si contano sulle dita della mano. E dire che si tratta di una lingua che presenta diverse caratteristiche curiose. Tra cui una che lo ha reso celebre in tutta Italia.

# La caratteristica distintiva e inconfondibile 

Nel dialetto milanese quasi tutti i luoghi, i quartieri antichi di Milano e i nomi propri di persona (femminili e maschili) hanno l’articolo determinativo davanti al nome proprio.

Ad esempio: il Gallaratese, il Lorenteggio, i Navigli, l’Isola, il Mario, la Francesca.

Il dialetto milanese è detto anche meneghino: è una varietà del gruppo gallo-italico e, seppur in varie declinazioni è parlato nelle vicinanze estese fino alle provincie di Bergamo o Brescia, dove cambia in maniera significativa. Oltre a questo “marchio di fabbrica”, il milanese presenta altri aspetti curiosi. 

# Gli altri elementi curiosi del milanese

Credits: @erbettina74 IG
  • Un’altra delle caratteristiche tipiche del milanese sono le consonanti singole, dove nella parola corrispondente in italiano si ritrovano doppie. Ad esempio, si dice “bela” anziché bella, “penel” anziché pennello. 
  • Le consonanti “p” e “t”, quando si trovano tra due vocali, assumono il tono della “b” e della “v”. Addirittura spariscono in alcuni vocaboli: “roeuda” anziché ruota, “cavèi” al posto di capelli”. La “d” si trasforma spesso in “t”.
  • Hanno poi resistito allo strapotere del latino alcuni suoni caratteristici presenti nelle parlate gallo-celtiche: la più tipica è la “u” pronunciata duramente come quella dell’attuale francese o del tedesco o le vocali “oeu” (ad esempio il sostantivo “boeucc”, cioè il buco), suono inesistente in latino e sconosciuto in italiano.
  • Influenza probabilmente asburgica è nella tendenza a costruire le frasi negative con la negazione alla fine, come accade per il tedesco. Ad esempio: “Ti te seet no o ti te seet minga”.
  • Il dialetto milanese, infine, ha la stessa coniugazione dei verbi dell’italiano. Ma con una rilevante differenza:  mancano 2 tempi, il Passato ed il Trapassato Remoto. Per esprimere un’azione completamente trascorsa il milanese utilizza il Passato ed il Trapassato Prossimo. Cosa che è rimasta anche nell’italiano parlato: a Milano difficilmente si impiega il passato remoto. 

Continua la lettura con: Le parole del dialetto milanese intraducibili in italiano

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 20 aprile 2025)

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M2 Metro Express: le tre nuove fermate sulla verde per collegare in poco tempo Milano e Bergamo

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M2 fino a Bergamo

C’è stato un tempo in cui Milano voleva correre veloce verso Bergamo. Era il tempo delle Linee Celeri dell’Adda, nate per sostituire e allungare il percorso delle vecchie tranvie interurbane. Di quel sogno è rimasto solo un pezzo: la tratta fino a Gorgonzola, oggi parte della linea M2. Perchè non riprovarci estendendo proprio la linea verde?

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M2 Metro Express: le tre nuove fermate sulla verde per collegare in poco tempo Milano e Bergamo

# Quando le linee celeri sarebbe dovute arrivare fino a Bergamo

In passato ATM ci aveva provato a realizzare un collegamento veloce con Bergamo con le Linee Celeri dell’Adda. Erano previste due linee in sostituzione delle tranvie interurbane Milano-Vaprio e Milano-Vimercate, con la prima che avrebbe dovuto proprio collegare la città orobica. Di tutto quel progetto ambizioso fu realizzato realizzata solo la tratta da Milano a Gorgonzola, all’inizio con tram e poi integrata nella linea M2, spegnendo il sogno sul nascere. E si riprovasse estendendo proprio la metropolitana verde?

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# Una metro express da Gessate M2, per far diventare la linea estesa come la Piccadilly Line

Maps – Da M2 Gessate a Bergamo

La linea M2 è già quella che esce fuori dai confini comunali più di tutte le altre metropolitane milanesi e proprio il ramo che termina Gessate è il più esteso di tutti. Da questo capolinea mancano circa 8 km alla provincia di Bergamo, perchè quindi non estendere al tracciato e puntare al capoluogo? Si potrebbe trasformare la M2 in una vera metropolitana express, mettendo in collegamento Milano a Bergamo su un tracciato tra i 25 e i 32 chilometri. Due le strade percorribili. Una potrebbe essere la prosecuzione diretta della linea verde, l’altra una nuova tratta su binari dedicati, con rottura di carico ma sempre in modalità metro. Si avrebbe una linea da 72 chilometri, come la Piccadilly Line di Londra. 

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# Tre nuove fermate con eventuale biforcazione per l’Aeroporto di Orio al Serio

Metro Express M2-Bergamo

Per farla diventare davvero una linea express, la parola d’ordine è una sola: poche fermate, ma strategiche. Anche perché un collegamento esiste già: il treno regionale da Milano Centrale impiega 50 minuti con quattro fermate, e supera l’ora e venti con i cambi. Non proprio il massimo dell’efficienza.

Si potrebbe puntare ad avere un tracciato dedicato e solo tre tappe intermedie, per una vera metropolitana veloce. Questi le possibili stazioni:

  • Trezzo sull’Adda, ultima fermata prima del confine tra Milano e Bergamo;

  • Dalmine, quarto comune per abitanti della provincia, cuore industriale e sede universitaria;

  • Bergamo, capolinea naturale, con arrivo diretto alla stazione ferroviaria.

E perché non sognare di più? Una biforcazione verso Orio al Serio, per intercettare il traffico dell’aeroporto e portare la linea alla sua massima estensione: 32 km. In questo modo si potrebbe viaggiare da Gessate a Bergamo in soli 20 minuti, senza i ritardi cronici del treno, senza cambi, e sempre dentro la stessa infrastruttura.

Credits ferrovie.it – Tracciato ferrovia Bergamo-Orio al Serio

Attualmente in corso la realizzazione di un tracciato ferroviario dalla stazione di Bergamo allo scalo, collegandolo in modo diretto a Milano ma con ben 50 minuti di percorrenza.

Leggi anche: I 5 progetti che stanno rivoluzionando Bergamo: diventerà la «nuova Milano»?

# I due progetti in corso per portare la metro nella provincia di Monza: M5 fino al Polo Istituzione e M2 fino a Vimercate come metrotranvia

Sono due i progetti in campo per collegare Milano ai capoluoghi di provincia vicini. Il più avanzato è l’estensione della linea M5 da Bignami a Monza, con 13 km di tracciato, 11 fermate e un percorso che tocca Cinisello Balsamo, la stazione Monza FS, il centro città e il Parco della Villa Reale. Servono ancora 589 milioni per coprire i costi extra, 300 sono stati promessi con l’ultima finanziaria, ma l’obiettivo è partire con i cantieri nel 2026 e tagliare il nastro nel 2033. Più indietro invece il progetto della metrotranvia veloce M2 da Cologno Nord a Vimercate: 12 km, 8 fermate e un primo studio preliminare di fattibilità economica appena avviato. 

Continua la lettura con: La metro che “si tuffa sotto il mare” di Milano: il viaggio della M4 verso Est

FABIO MARCOMIN

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Tre percorsi per il lato nord della M6: il più centrale, il più esterno, il più ambizioso

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M6 interna

M6, la linea rosa. Nel 2022 è stato finanziato lo studio di fattibilità, ma ad oggi l’unica certezza pare essere una porzione di tracciato a sud. E il tratto nord? Nelle intenzioni di Palazzo Marino la linea dovrebbe coprire il tratto lasciato scoperta dalla futura Circle Line a ovest per dirigersi le zone a nord della città. Vediamo tre ipotesi che potrebbero essere percorse.

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Tre percorsi per il lato nord della M6: il più centrale, il più esterno, il più ambizioso

# L’unica certezza di Palazzo Marino: il tratto a sud dalla Barona a Ponte Lambro

Credits metromilano – Nuova M6

Al momento l’unica porzione di tracciato di cui si è conoscenza per la nuova M6, quello con cui Palazzo Marino ha richiesto i fondi per lo studio di fattibilità, è dalla Barona a Ponte Lambro. Una linea che si muove da sud-est a sud-ovest, con 12 stazioni pensate per connettere zone oggi poco servite tra cui il Vigentino, integrando il sistema di interscambi con M2, M3, il passante e la futura Circle Line. Nel corso del tempo l’amministrazione comunale ha però espresso a più riprese l’intenzione di far proseguire il tracciato verso nord, con sei ipotesi in elaborazione da parte di MM e Politecnico, che sarebbero dovute essere presentate al pubblico nell’ottobre 2024. Nell’attesa di conoscere le alternative allo studio, quali percorsi si potrebbero immaginare? 

Vediamo tre soluzioni possibili per il lato nord.

#1 La più centrale: lungo il Sempione fino a Baranzate

M6 interna

Come prima ipotesi si potrebbe immaginare un percorso interno che, da San Cristoforo M4-FS, risalga verso nord attraversando il quartiere Ebraico, quindi Pagano (interscambio M1), e passando vicino all’Arco della Pace, che potrebbe uscire dall’isolamento non avendo alcuna stazione metropolitana nelle vicinanze. A quel punto potrebbe fare tappa a Domodossola M5-FN, Piazza Firenze, Piazzale Accursio e Viale Certosa, con una fermata anche al Cimitero Maggiore.

Da qui, la linea potrebbe proseguire verso il quartiere Stephenson (Circle Line), passare nei pressi dell’Ospedale Sacco e terminare a Baranzate, diventando una nuova porta d’accesso alla città dalla Tangenziale Nord.

# La più esterna: correndo a lato della tangenziale fino a Rho Fiera

M6 esterna

La seconda ipotesi si sposta verso l’esterno, affiancando la tangenziale ovest. Anche qui il primo snodo sarebbe San Cristoforo M4-FS, poi Cesano Boscone, e successivamente una fermata in zona Parco delle Cave, utile per Baggio e Quinto Romano. Il tracciato proseguirebbe su via Novara, offrendo connessione a Figino, e – se la M5 venisse estesa verso Settimo Milanese – interscambio anche con quella linea. Il capolinea sarebbe a Rho Fiera, già nodo ferroviario e possibile terminal nord per la Circle Line.

#3 La più ambiziosa: un doppio ramo da San Cristoforo fino a MIND e Baranzate con doppio ramo

M6 doppio ramo

Infine, la proposta più ambiziosa: dopo un tratto comune fino a San Cristoforo, la linea M6 potrebbe biforcherebbe in due rami distinti. Uno proseguirebbe lungo il percorso interno verso Baranzate, l’altro su quello più esterno fino a Rho Fiera, garantendo così una copertura più ampia e funzionale sia per i quartieri interni che per quelli periferici.

Continua la lettura con: M6, il sogno rosa di Milano: l’ultimo aggiornamento sul tracciato più probabile

FABIO MARCOMIN

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La piramide, le torri rigate, la cascata di vetro: i 10 progetti che hanno rivoluzionato Milano

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Ph. @amilanopuoi IG

Secondo Domus questi sono i progetti di architettura che hanno rivoluzionato Milano. Foto cover:  @amilanopuoi IG

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La piramide, le torri rigate, la cascata di vetro: i 10 progetti che hanno rivoluzionato Milano

#1 La Piramide

credit: Instagram @umb.o

La sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, inaugurata nel 2016 tra Viale Pasubio e Viale Crispi a Milano in zona Porta Volta, è soprannominata la “Piramide”. Progettata dallo studio di architettura Herzog & de Meuron si estende per 2.700 mq, su 5 piani, si caratterizzata per una struttura in cemento e vetro e ospita al suo interno una sala polifunzionale attrezzata per proiezioni e momenti di vario genere, uffici e aule per incontri e seminari, la sala lettura della biblioteca e postazioni di lettura multimediali.

#2 Il Curvo

Credits:
@deangelinadia (INSTG) – Il curvo

L’ultimo arrivato in attesa dello “Sdraiato” tra i grattacieli di Citylife è il “Curvo”, o Torre Libeskind, terminato nel 2021. Alto 175 metri per 30 piani ospita circa 3.000 dipendenti del società di revisione Pwc, ha un profilo inconfondibile che salendo verso l’alto esce sempre più dalla sagoma di partenza curvandosi verso l’interno. Sulla sua sommità una corona ispirata alle cupole rinascimentali italiane, un blocco in vetro e acciaio di oltre 30 metri, completa il profilo curvo della struttura.

Leggi anche: CityWave: la GRANDE ONDA nel futuro di MILANO

#3 La Scheggia di Vetro

Credits Andrea Cherchi – Gioia 22

Il grattacielo Gioia 22, disegnato da Pelli Clarke Pelli Architect, ha un’altezza di 120 metri per 26 piani e sarà il primo edificio a emissioni zero ad inaugurare a Milano. Il suo soprannome è “Scheggia di vetro” per via della sua particolare architettura che si sviluppa allargandosi in una tensione verso l’alto e che al contempo si protende verso il basso. Entro la fine del 2023 diventerà la nuova sede dell’intera divisione Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking che si trasferirà da quella attuale di via Montebello 18.

Leggi anche: La VISIONE del FUTURO: le GRANDI OPERE che RIVOLUZIONERANNO Milano nei prossimi 5 ANNI

#4 Il Nido Verticale

Credits pepperetti IG – Torre Unipol

Un altro grattacielo in zona che dovrebbe essere occupato entro il 2023 è la torre Unipol a firma dell’architetto Mario Cucinella. Ormai nota come il “Nido verticale” per la sua forma e struttura, è alta 120 metri per 23 piani e affaccia oltre che su via Melchiorre Gioia come Gioia 22 anche sulla Biblioteca degli Alberi. Si distingue già come uno dei nuovi landmark di Milano e al momento è alle fasi finali l’installazione dell copertura a sbuffo prospicente l’ingresso. 

Leggi anche: I NUOVI GRATTACIELI in arrivo a Milano nel PROSSIMO TRIENNIO

#5 La Biblioteca degli Alberi 

Credits Andrea Cherchi – Bosco Verticale e BAM

La Biblioteca degli Alberi, conosciuta anche con la sigla BAM, è un progetto di trasformazione urbana sviluppato dallo studio Inside Out con la collaborazione del designer olandese Piet Oudolf che non coinvolge edifici o grattacieli ma uno spazio pubblico e un parco. Si tratta di un mix tra un giardino botanico, un campus culturale e un passaggio urbano che ha la funzione di connettore tra il costruito circostante, dal centro direzionale di viale della Liberazione a quello di Porta Garibaldi e Melchiorre Gioia compresi i sopra citati “Nido Verticale” e Gioia 22, e di far entrare la natura in città.

#6 I Palazzi Specchio

Cresits: Andrea Cherchi – Piazza Olivetti

All’interno del progetto Symbiosis, che sta trasformando la zona a sud dello Scalo Romana dove è in costruzione il Villaggio Olimpico, hanno visto la luce l’edificio NEXXT sede di Fastweb e Cir, separato da Fondazione Prada dalla nuova piazza Olivetti, e Building D che ospita gli uffici italiani di LVMH e la sede italiana di Boehringer Ingelheim. Entrambi progettati dallo studio Antonio Citterio Patricia Viel Architects si contraddistinguono per ampie facciate vetrate che si contrappongono alle masse murarie in un gioco di pieni e vuoti da far sembra i volumi come intagliati nella pietra.

Leggi anche: I NUOVI RENDER del futuro VILLAGGIO OLIMPICO allo Scalo Romana

#7 La Grande Esse

Credits: Marco De Bigontina – Esperienza Drone

Le Residenze Carlo Erba, in zona Città Studi, un tempo casa dell’editrice Rizzoli e L’Espresso, poi ancora gli uffici della Rinascente e il gruppo Zurich, è un progetto di recupero e riqualificazione di uno storico edificio a “forma di S” a cura di EisenmannZuliani e Degli Esposti Architetti terminato nel 2019. Si sviluppa su 9 piani per 19.000 mq con finiture esterne differenti, i primi tre piani di travertino, dal quarto piano inizia una stratificazione di elementi con marmo di Carrara, vetrate e telai metallici, capaci di creare vuoti e pieni che conferiscono un senso al palazzo curvilineo.

Leggi anche: La GRANDE ESSE di città studi

#8 Il Campus Avanguardista

Credits: @paolo.mongu IG

Il nuovo Campus Bocconi, realizzato su progetto dello studio giapponese SANAA, si sviluppa su un’area di quasi 35.000 mq nell’area dell’ex Centrale del Latte di Milano ed è il più scenografico della città. Al suo interno oltre alla nuova sede SDA School of Management, con quattro edifici destinati a ristorante, caffetteria e due sale conferenza, una residenza studentesca con 300 posti letto, è presente anche lo “Sport Bocconi Center”, un centro sportivo dotato due piscine, area fitness, campo di basket e di pallavolo e running track al coperto.

#9 Le torri rigate

Credits Urbanfile – Edifici lotto R9 Cascina Merlata

All’interno dell’ex Expo Village, il complesso residenziale realizzato per ospitare i partecipanti di Expo 2015, lo studio CZA Cino Zucchi Architetti ha progettato un complesso di costruzione di Social Housing che si alterna con le aree comuni e il parco oltre ad essere il cuore del nuovo quartiere di Cascina Merlata. Tra tutte spiccano due edifici a torre con profilo rastremato verso l’alto con facciate scandite e disegnate in vari registri geometrici con finestre, balconi, logge e parapetti utilizzati come elementi del progetto. Il colore serve per come strumento per evidenziare gli andamenti verticali e orizzontali.

#10 La Cascata di Vetro

Credits Andrea Cherchi – Apple Store

Nel 2018 è stato inaugurato al posto del Cinema Apollo, in piazza Liberty, il primo Apple Store a Milano. Progettato dallo studio Foster + Partners, il punto vendita della multinazionale americana è ipogeo, mentre la piazza riqualificata accoglie una grande scalinata con una fontana scenografica che con i suoi zampilli bagna il parallelepipedo di vetro da cui si entra nel negozio. Un altro elemento scenografico è la cascata d’acqua, proveniente da una delle due vasche che affiancano l’ingresso principale, che “accoglie” i clienti all’ingresso secondario.

Fonte: Domus

Continua la lettura:  Le GRANDI INFRASTRUTTURE in arrivo che rivoluzioneranno il MONDO

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 20 aprile 2025)

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Le 10 piazze di Milano da rigenerare (secondo i milanesi): per una c’è una grande novità

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Ph. @lucapi79 IG

Negli anni Milano ha assistito a diverse trasformazioni urbane, alcune temporanee, altre definitive, con risultati alterni. Ma ci sono ancora troppe piazze che sembrano rimaste intrappolate in un’era geologica precedente, nonostante la città corra veloce. Queste le 10 piazze che i milanesi vorrebbero vedere rinascere.

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Le 10 piazze di Milano da rigenerare (secondo i milanesi): per una c’è una grande novità

#1 Piazzale Corvetto: un ingorgo di strade con un cavalcavia al centro

magiogioh IG – Corvetto

Altro che piazza, piazzale Corvetto è un ingorgo di strade con un gigante in cemento al centro: il cavalcavia, nato tra gli anni ’50 e ’60, diventato ormai un simbolo del “non detto” urbanistico milanese. Ogni tanto qualcuno prova a rilanciarlo: abbattiamolo, reinventiamolo, facciamone una High Line in salsa milanese. Ma per ora restano solo rendering e sogni che rimangono nel cassetto.

Leggi anche: Il futuro del cavalcavia di Corvetto: riqualificarlo, «passerella green» o abbatterlo?

#2 Piazza Firenze: la sorella dimenticata dell’Arco della Pace

Maps – Piazza Firenze

A pochi chilometri dall’eleganza di piazza Sempione, piazza Firenze sembra il suo alter ego trascurato: binari che tagliano lo spazio, marciapiedi sbeccati e un’aria da eterno cantiere mai cominciato. Eppure ha il potenziale per diventare una delle piazze più scenografiche e vissute di Milano, se solo qualcuno ci mettesse mano, visto che non è stata nemmeno contemplata nell’ambito della trasformazione in boulevard con verde e percorsi ciclopedonali di corso Sempione.  

#3 Piazza Affari: il degrado davanti alla Borsa Italiana, un parcheggio selvaggio a cielo aperto

arrabitogianfranco IG – Piazza Affari

Uno dei luoghi più antichi della città, simbolo della finanza italiana e custode dei resti di un teatro romano. Eppure, Piazza Affari è diventata un parcheggio selvaggio a cielo aperto. Intorno alla provocatoria L.O.V.E. di Cattelan, sosta abusiva e caos. Prima di pensare a grandi progetti, basterebbe far rispettare le regole più semplici: niente auto dove non dovrebbero esserci.

#4 Piazza Duca d’Aosta: la porta d’ingresso alla città che non si vorrebbe vedere

Maps – Fronte Stazione Centrale

È il biglietto da visita per chi arriva a Milano in treno. Eppure, Piazza Duca d’Aosta è un disastro: aiuole spelacchiate, alberi secchi, marmo rotto e skateboarder che la usano come pista. Intorno alla Stazione Centrale, tutto viene riqualificato, tranne questo pezzo fondamentale di città. L’istituzione della zona rossa, per contenere la microcriminalità, è solo un palliativo per mantenere un minimo di ordine pubblico. Il degrado però chiama degrado e senza una vera riqualificazione qualsiasi azione avrà effetti solo temporanei.

Leggi anche: Le zone rosse di Milano salgono a otto: succederà come con il Covid?

#5 Piazza Medaglie d’Oro: il caos urbanistico e viabilistico sotto la Porta Romana

ricky_zio IG – Porta Romana

Al centro una porta storica, ai lati palazzi eleganti. In mezzo? Un delirio di traffico e cemento. Sette strade si scontrano come in un videogioco anni ’90, tra clacson, pedoni spaesati e un bazar fuori dalla metro. Tutto attorno un’archeologia urbana fatta di asfalto, pietra e degrado urbano.

Medaglie d’oro è in una zona centrale, circondata da palazzi dei primi 900. L’arco di Porta Romana sembra abbandonato e circondato dal traffico.” – Marco Vincenti

#6 Piazza Gramsci: la fontana fantasma e il restyling che non basta

Piazza Gramsci

Uno dei luoghi più criticati dai milanesi. Qualche mano di vernice data nel 2023 e pulizia straordinaria non sono bastate a risollevare le sorti di Piazza Gramsci. La fontana, costruita negli anni ’90, non ha mai funzionato. E il resto è una lunga storia di incuria, sporcizia e promesse non mantenute.

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#7 La novità di Piazza Cordusio: parte il restyling, anche se meno pesante e senza verde rispetto al progetto originario

Area C
Riqualificazione piazza Cordusio

Siamo in pieno centro, a due passi dal Duomo, ma sembra di essere in una zona di passaggio in attesa di un destino migliore. Panettoni buttati a casaccio, marciapiedi sbeccati e new jersey messi a caso. La riqualificazione promessa, con pavimentazione in pietra e piante in vaso, non è mai partita.

Comune di Milano – Progetto riqualificazione piazza Cordusio

La notizia positiva di questi giorni è che dal 6 maggio si aprono i cantieri per il restyling, anche se meno pesante rispetto al progetto ipotizzato inizialmente e rivisto al ribasso, soprattutto per quanto riguarda il verde. Si prevede il recupero dell’ellisse originaria disegnata da Luca Beltrami, l’ampliamento dell’area pedonale, i masselli al posto dell’asfalto e il riordino dell’arredo urbano.

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#8 Piazza Gino Valle: la più grande di Milano e anche la più vuota

milanoperme IG – Piazza Gino Valle

Una distesa infinita di cemento, calore e solitudine. La più grande piazza di Milano è anche quella che meno riesce a farsi amare. Nessuna ombra, nessuna panchina, solo uffici intorno e passaggi veloci. Potrebbe diventare uno dei nuovi poli urbani più vivi, ad esempio come arena per concerti, mega skatepark e molte altre cose ancora.

Piazza Gino Valle : da rivedere completamente. È un’isola di calore invivibile” – NUOVI Orizzonti – Andrea Bolzoni Guida Ambientale Escursionistica

Leggi anche: 7 cose che si potrebbero fare nella piazza più grande (e più sottovalutata) di Milano

#9 Piazzale Selinunte: il “quadrilatero dell’illegalità”

Case popolari San Siro

Definita il “quadrilatero dell’illegalità”, questa zona di San Siro è una delle più critiche della città. Il piazzale, dominato dalla torre dell’ex centrale termica, è simbolo di un quartiere che cerca di rialzarsi ma ha bisogno di interventi concreti.

Ufficio stampa Gruppo Progetto CMR – Proposta Metodologica quartiere San Siro-Piazza Selinunte

Esiste una proposta avanzata dall’architetto Massimo Roj, fondatore e CEO di Progetto CMR che punta a trasformare radicalmente l’area realizzando un mix tra edilizia libera e popolare, con torri nella parte centrale al posto degli attuali edifici e 1/3 dello spazio destinato a verde pubblico. 

Leggi anche: I soldi di San Siro per riqualificare il quartiere: che cosa si potrebbe fare con questi 200 milioni?

#10 Piazzale Lagosta: il mercato è rinato, la piazza no

Credits mariannaiandolo IG – Mercato Isola

Il nuovo mercato comunale ha riportato vita al quartiere Isola, ma appena si alza lo sguardo piazzale Lagosta mostra tutte le sue contraddizioni: parcheggio selvaggio sotto l’albero e attorno all’edicola, arredi urbani improvvisati, un patchwork visivo di materiali e stili, marciapiedi rabberciati e dissestati. Insomma un vero disastro.

“Piazza Lagosta, è davvero sgradevole con quel parcheggio selvaggio attorno all’edicola.” – Marina Pedrini

Continua la lettura con: Le 7 piazze da sogno di Milano dove tutti vorrebbero abitare

FABIO MARCOMIN

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