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I futuri capolinea da sogno per le 5 linee della metro di Milano

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ChatGPT - Nuovi orizzonti per la metro di Milano

Per una rete metropolitana sempre più estesa e in linea con le esigenze della Grande Milano. Ecco quali fermate si potrebbero raggiungere.

I futuri capolinea da sogno per le 5 linee della metro di Milano

# M1: Legnano e Desio

M1 per Legnano

A nord ovest la linea M1 si è spinta fuori i confini comunali già nel 2005, quando ha raggiunto Rho Fiera, ma potrebbe essere allungata ancor di più. Un importante centro da servire potrebbe essere Legnano, famoso per il palio e il castello, con fermate e Rho centro, Nerviano, Pogliano Milanese e San Vittore Olona.

M1 fino a Desio

Dal futuro capolinea di Cinisello Bettola, dove è previsto l’incrocio con la linea M5, si potrebbe farla virare fino a Desio, servendo la zona di San Fruttuoso a Monza e il comune di Muggiò.

# M2: Bergamo e Binasco

Metro Express M2-Bergamo

La linea M2 potrebbe essere estesa da Gessate fino a Bergamo, come previsto inizialmente con le Celeri dell’Adda, con un servizio express e due fermate intermedie: Trezzo sull’Adda, l’ultima prima del confine tra Milano e Bergamo, e Dalmine. 

M2 Binasco

A sud, come previsto tra le ipotesi del PUMS, si potrebbe allungare fino a Binasco dall’attuale capolinea di Assago Forum, con parcheggio scambiatore all’uscita della A7 e un’altra fermata a Zibido San Giacomo.

Leggi anche: M2 Metro Express: le tre nuove fermate sulla verde per collegare in poco tempo Milano e Bergamo

# M3: Meda e Paullo

M3 per Meda

L’estensione fino a Paderno Dugnano, con stazione intermedia a Cormano, sembra essere stata al momento accantonata. La decisione di riqualificare la Milano-Limbiate, che ricalca la stessa direttrice, potrebbe avere pesato sulla scelta. Non è detto però che una soluzione debba escludere l’altra e, anzi, si potrebbe pensare di puntare Meda con la M3. In questo modo si potrebbero intercettare anche gli utenti dalla superstrada con un servizio efficiente, frequente e con mezzi più capienti. Tra gli stop immaginabili lungo il tragitto Nova Milanese e Cesano Maderno.

Progetto MM Prolungamento M3 Paullo

Il prolungamento per Paullo pare ormai tramontato. Tuttavia, la scelta di estendere la M3 fino a Peschiera Borromeo senza proseguire come metrotranvia, non esclude in futuro che possa essere realizzato. Il vecchio progetto prevedeva in totale 8 fermate e un tracciato 15 km.

Leggi anche: M3 fino a Peschiera, semaforo rosso per Paullo, novità per Crema: la proposta della regione per il sud-est di Milano

# M4: Abbiategrasso e Vimodrone

Milano-Abbiategrasso M4

Sulla M4 si sta lavorando per aggiungere un’altra fermata a Buccinasco ad ovest, dopo San Cristoforo. Tra le ipotesi immaginate anche quella di portarla fino a Trezzano sul Naviglio. Osando ancora di più si potrebbe puntare al comune di Abbiategrasso, intercettando anche Gaggiano e Vermezzo con Zelo.

M4 fino a Vimodrone

Ad est è stata confermata l’estensione fino a Segrate Porta Est, futura stazione dell’alta velocità sulla direttrice Milano-Venezia. Un obiettivo ambizioso potrebbe essere il comune di Vimodrone, con interscambio alla fermata di Cascina Burrona M2, e stop aggiuntivo nel centro di Segrate.

# M5: Monza e Magenta

M5 verso Monza

Per la M5 a nord il progetto è già pronto, l’unico scoglio sono le risorse da trovare per coprire circa 600 milioni di euro di extracosti. Previsto un tracciato di 13 km e 11 fermate, 4 nel comune di Cinisello Balsamo e 7 in quello di Monza con capolinea al Polo Istituzionale, più altre in centro città e al parco della Villa Reale.

Milano-Magenta M5

L’ipotesi più concreta per l’estensione ad ovest è quella di quattro fermate e 4,5 km con nuovo capolinea a Settimo Milanese. Valutato anche il successivo prolungamento fino a Magenta, con una metrotranvia o un sistema di Bus Rapid Transit (BRT) per un totale di circa 20 km di nuovo tracciato: perchè non realizzarlo in metropolitana?

Leggi anche: M5: il futuro della linea lilla fuori Milano

Continua la lettura con: La linea della metro che ci vorrebbe per servire l’area più ignorata di Milano

FABIO MARCOMIN

Milano, la città dei cartelli incomprensibili

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Forse sono la soluzione per l’alta velocità. Altro che città a 30 all’ora, questa dovrebbe essere la città delle inchiodate. Sì, perché per leggere i cartelli in accesso all’area B bisognerebbe fermarsi, scendere, avvicinarsi a pochi centimetri per poter leggere tutto quanto descritto. Solo che neppure a questo punto si può comprendere quello che vogliono dire. 

Milano, la città dei cartelli incomprensibili

# L’accesso in Area B

Maps – Accesso Area B

Il primo cartello di divieto o limitazione alla circolazione che si incontra arrivando a Milano è quello di Area B. La più grande ztl del mondo, per come è pensata: copre circa il 72% dell’intero territorio comunale di Milano e il suo perimetro è controllata da ben 188 telecamere. Non si può entrarvi nemmeno pagando con un veicolo ritenuto inquinante. Arrivando in auto, per chi non è a conoscenza delle sue regole, può anche non bastare fermarsi e leggere tutto. Già: perché è anche difficile  capire cosa vogliano dire i cartelli. Questa la frase che spiega chi non ha diritto all’accesso nel territorio comunale: “divieto di transito a veicoli categoria Euro non ammesse ai sensi della D.G.C. 1366/2018 e s.m.i. eccetto autorizzati ai sensi della D.G.C. 1366/2018 e s.m.i.”. 

Leggi anche: Ztl San Siro: «solo un modo per fare altri soldi»: la denuncia e le reazioni

# I cartelli prima dell’ingresso in Area C

Maps – Area C

Anche per l’Area C vale la stessa regola. Questa la frase che indica chi non può accedere dentro il perimetro del Municipio 1: “divieto di transito a: mezzi pesanti di lunghezza superiore ai 7,5 metri, veicoli categorie Euro non ammesse ai sensi della D.G.C. 1617/2018 e s.m.i”. Decisamente più comprensibile, anche grazie all’utilizzo di simboli, l’indicazione di chi può entrare senza pagare, visto che per questa zona a traffico limitato è necessario un ticket di accesso.

Maps – Divieti area C 2022

Per indicare i veicoli inquinanti non ammessi in modo semplice si potrebbe però fare molto meglio e le soluzioni ci sarebbero già. Dopo il cartello previsto dal Codice della Strada è affissa infatti una cartellonistica con colori sgargianti che indica in modo evidente i mezzi sottoposti a divieto. Perchè non metterli qualche decina di metri prima dell’effettivo ingresso in Area C? Lo stesso si potrebbe fare con Area B, per la quale vengono utilizzati cartelli simili, ma sempre affissi ai pali delle telecamere, pertanto leggibili solo quando ormai si è passibili di infrazione.

# Fino al 2018 erano indicati chiaramente i veicoli esclusi dall’accesso: ora non più

Maps – Area C, cartelli 2018

Non è però sempre stato così. Tornando indietro nel tempo al 2018, si può notare come nei cartelli stradali era riportato in modo dettagliato, al netto della dimensione del carattere leggibile solo a distanza ravvicinata, a quali mezzi a benzina e gasolio era vietato l’accesso in Area C.

# La nuova ztl del Quadrilatero

Tiny cars – Ztl Quadrilatero

Non va meglio con la nuova super ztl del Quadrilatero attivata da poche settimane, in modalità non sanzionatoria per i primi due mesi. Attiva H24, l’area include alcune delle strade più prestigiose della città: via Manzoni, via Senato, via San Damiano, corso Monforte, via Cino del Duca. Possono accedere liberamente alla ZTL residenti e domiciliati, così come i proprietari di box o posti auto, così come i clienti delle autorimesse locali.

Per chi arriva per la prima volta in prossimità di una delle telecamere, che controlla l’accesso ai varchi, di tutto questo non c’è traccia nei cartelli. Ecco cosa si legge: “divieto di transito a: autoveicoli non autorizzati eccetto (segue l’elenco delle deroghe) e tutti i veicoli della Del. G.C. 555 approvata il 09/05/2024 e s.m.i.”. In fondo è riportato il numero verde del Comune di Milano per richiedere informazioni sul divieto. Ci si dovrebbe quindi fermare con l’auto intralciando il traffico per attendere una risposta dal centralino, sempre che arrivi, e comunque essere costretti a proseguire per l’impossibilità di fare inversione?    

Leggi anche: Inaugura Area Q, la ZTL più chic del pianeta

Continua la lettura con: A Milano non si può più: la città delle opportunità è diventata la «capitale mondiale dei divieti»

 

Una stagione magica – Il lato chiaro di Gabriele Albertini

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Andrea Zoppolato incontra Gabriele Albertini, imprenditore ed ex sindaco di Milano. Che cosa ne pensa dell’attuale Giunta? E cosa risponde a chi gli chiede di ricandidarsi a sindaco?

Si parla di politica, di Milano, di leadership, ma anche di valori, coraggio, scelte difficili e di quel periodo storico che per molti è stato davvero…una stagione magica. 

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Conduce: Andrea Zoppolato
Regia: Saverio Piscitelli, Roberto Mastroianni
Prodotto da: Fabio Novarino
Location: Studio di Voci Di Periferia A.P.S. presso Mosso, Via Angelo Mosso 3 – IG: @vocidiperiferia

ALTRE PUNTATE:

Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

Il Lato Chiaro di Stefano Zecchi

Il lato chiaro di Alessandro Fracassi

Sulle ali della libertà – Il lato chiaro di Marco Bassani

Ma chi me l’ha fatto fare? – Il Lato Chiaro di Arianna Pozzi

«E’ la fine del mondo»: il lato chiaro di Luca Morotti (Prima Parte)

Un mondo nuovo: il lato chiaro di Luca Morotti (Finale)

La «Donna di Ghiaccio»: il lato chiaro di Lulu Berton

«Chi trova un amico…»: il lato chiaro di Guido Martinetti (Grom)

Il piano della vita – Il Lato Chiaro di Eliana Liotta

La felicità degli altri – Il lato chiaro di Marzia Pontone

Il Lato Chiaro di Vito Lomele

 

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La città in Italia dove si mangia meglio secondo i milanesi

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suzyonekenobi IG - La strada delle orecchiette a Bari

La città dei grandi chef stellati giudica le altre. Abbiamo chiesto: qual è la città fuori Milano dove si mangia meglio in Italia? Questa la top 10. 

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La città in Italia dove si mangia meglio secondo i milanesi

#10 Perugia

domlej IG – Perugia

Entra in classifica al decimo posto il cuore verde d’Italia, l’Umbria con il suo capoluogo Perugia. Subito viene in mente uno dei prodotti tipici: il cioccolato, vengono fatti qui i famosi baci. Ma non solo cioccolato. Tra i primi possiamo citare gli gnocchi al sugo d’oca, i gobbi alla perugina e gli stringozzi al tartufo nero di Norcia,  tra i secondi i palombacci alla perugina, come dolce la ciarmicola, una ciambella ricoperta con meringa e confetti servita solitamente a Pasqua. A questi si affiancano quelli più regionali come gli umbricelli al rancetto e il brustengolo.

#9 Catania

Credits Oscar M-pexels – Catania

Alle pendici dell’Etna la prima città della Sicilia in classifica: Catania. Sono molti i piatti tradizionali, con varianti diffuse anche in tutta l’isola, a partire dall’arancino, dalla cipollina e dalla scacciata catanese. A seguire la versione catanese della caponata, ma anche della pasta alla norma e del cannolo.

#8 Palermo

Credits vado_a_zonzo IG – Mercato Ballarò Palermo

Altra tappa siciliana, Palermo. Il capoluogo regionale si prende l’ottavo posto in graduatoria, con una cucina con influenze dal Nord Africa. Troviamo le classiche prelibatezze da street food, in primis l’arancina, quella tradizionale è fatta riso, ragù, mozzarella, prosciutto e burro, poi pane, panelle e crocchè. Ancora gli stigghioli, fatti con intestini di agnello, pecora e capretto avvolti su gambi di cipollotti e prezzemolo, pani câ meusa, lo sfincione e la caponata.

#7 Riccione

mauriziomgn IG – Piada di Riccione

Dalla Sicilia voliamo in Romagna, in una delle località tipiche della Riviera: Riccione, in provincia di Rimini. Proprio con la città capoluogo si sfida su uno dei “piatti” tipici, la piadina o meglio la piada. La versione riccionese è più sottile con un diametro più grande, mentre quella riminese è leggermente più alta.

#6 Bologna

Credits: ladietapersonalizzata.it – Lasagna alla bolognese

Uno dei soprannomi con cui viene definita Bologna è “la grassa”. Il capoluogo dell’Emilia-Romagna è infatti conosciuta per l’opulenza della sua cucina, basata in gran parte sull’uso del maiale e dei salumi. Da citare su tutti le lasagne e le tagliatelle al ragu, i tortellini, la cotoletta alla bolognese, impanata e fritta con guarnitura di prosciutto e cosparsa di brodo e parmigiano prima di essere ripassata in forno, e poi il friggione, una salsa a base di cipolle bianche e pomodori pelati. 

#5 Modena

Credits ariannina88 IG – Piazza della Dama Castelvetro di Modena

Ritorniamo in Emilia, dove troviamo un’altra della città famosa per la buona cucina: Modena. Anche qui c’è solo l’imbarazzo della scelta tra le numerose prelibatezze culinarie, tra cui: le crescentine conosciute come tigelle, il gnocco fritto (da quelle parti su usa l’articolo “il”), la zampone e il cotechino entrambi Igp, i mitici tortellini, infine l’aceto balsamico. In città si trova anche il ristorante migliore d’Italia, per diversi anni anche del mondo e comunque sempre nelle prime posizione, il tre stelle Michelin Osteria Francescana di Massimo Bottura.

#4 Lodi

Duomo di Lodi

La sorpresa. La città che un tempo era parte dell’ex Provincia di Milano, anche se ancora oggi rimane nella sua orbita e mantiene uno stretto legame, si piazza a un soffio dal podio forte anche della vicinanza con Milano. Tra i prodotti tipici di Lodi troviamo la raspadura, tradizionale sfoglia di formaggio grana fatta a mano, mentre tra i piatti il risotto alla lodigiana con salsiccia, quello con salsiccia e raspadura, il mula salà, la pasta al mascarpone e il salame lodigiano.

#3 Bari

suzyonekenobi IG – La strada delle orecchiette a Bari

Scendiamo di nuovo lo stivale è andiamo a Bari, la Milano del Sud. Difficile fare una selezione di quello che offre di più buono la cucina locale: la focaccia barese, gli spaghetti all’assassina, scagliozze e popizze (fette di polenta e palline di pasta lievitate entrambe fritte), fave e cicorie e infine le orecchiette con le cime di rapa. Per quest’ultime c’è persino una strada dedicata, Strada Arco Basso conosciuta come via delle orecchiette, dove si può assistere direttamente alla loro produzione. 

#2 Parma

Credits: raf_antenori IG – La prosciutteria Parma

Di nuovo in Emilia. A prendere la medaglia d’argento è Parma, in un testa a testa con la prima classificata. Tra i piatti della cucina parmense ci sono la torta fritta, il cavallo pesto oggi proposto anche nei panini in versione street food, i tortél dóls di Colorno, si tratta di tortelli dolci ripieni di pangrattato, vino cotto e mostarda, i cappellacci rosa al gusto di Parma e il risotto alla parmigiana. Tra i prodotti invece spiccano il prosciutto di Parma DOP, uno dei salumi più famosi al mondo, la coppa di Parma IGP e il culatello di Zibello DOP. Infine va ricordato un prodotto che unisce tutta l’area emiliana: il Parmigiano Reggiano DOP.

#1 Napoli

Credit: @yuchara_6i4

La regina di questa classifica è Napoli. In cima alle preferenze dei milanesi per la sua cucina verace. Si potrebbe scrivere un elenco infinito di quanto la cucina partenopea è in grado di offrire. Troviamo il sartù di riso, il gattò di patate, le crocchè di patate, il casatiello, la frittata di pasta, la pizza di scarole e la pizza rustica, la pizza classica (il piatto più famoso del mondo), al portafoglio e quella fritta. Arrivando ai dolci non si può che citare il babà, la sfogliatella e la pastiera.

Leggi anche: Il piatto più famoso del mondo è italiano

Continua la lettura con: 10 cose che chi viene da fuori pensa dei milanesi. Ma non sono vere

FABIO MARCOMIN

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Le 10 parole in milanese con il suono più bello

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Il milanese è bellissimo. Ma ci sono parole che risuonano come una melodia. Per scoprirle ci siamo fatti aiutare dai milanesi. Queste le risposte più condivise. 

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Le 10 parole in milanese con il suono più bello

# Un cicinin

Usato per definire una misura molto piccola di una determinata quantità. Il suono assomiglia a un cinguettìo, con le due C ripetute che esprimono una dolcezza infinita. 

# Ciuciamanuber

Indica qualcuno che frequenta assiduamente la palestra ma che invece di allenarsi lecca, o meglio lucida, i manubri. Insomma un nullafacente che finge di non esserlo. A pronunciare questa parola si finisce inevitabilmente con un sorriso. 

# Scighera

La scighera è tipicamente la nebbia, quella spessa e densa ormai quasi scomparsa a Milano se non in alcuni giorni particolari dell’anno. Una parola che per i milanesi ha il sapore del focolare. 

Credits: Alberto Papagni per Milano Panoramica - Nebbia su Milano
Credits: Alberto Papagni per Milano Panoramica – Nebbia su Milano

# Barlafüs 

Parola metà germanica e metà latina, definiva un utensile di poca utilità. Definisce uno che parla tanto ma a vanvera. La U stretta e chiusa aumenta la dolcezza di una parola che già di per sé emana grande simpatia. 

# Belé  

In dialetto milanese, significa “carino”, “bello”, “prezioso” e viene utilizzato per i riferirsi a bambini piccoli, ma anche ai giocattoli. Il suono è reso ancora più melodioso dalla proverbiale “e” larga di Milano. 

# Schiscetta

Termine utilizzato per definire il pranzo al sacco, anche detto schiscia, che infesta di cattivi odori gli uffici di Milano. Altra parola di grande dolcezza, che trasmette appetito in modo quasi onomatopeico. 

Credits: @cr_eative
schiscetta

# Ofelé

L’ofelè in dialetto milanese significa pasticcere. Si lega a un’espressione tipica milanese: “Ofelè fa el to mesté!” che significa “Pasticciere, fai il tuo mestiere!” e si dice a coloro che si improvvisano esperti di lavori e materie che non sono alla loro portata. Come per Belè anche in questo caso la parola viene rallegrata dalla doppia “e” milanese. 

# Ussignür

Imprecazione utilizzata per indicare stupore riguardo una situazione o qualcosa di inconcepibile, al limite del grottesco. Si esprime in occasione di situazioni fuori dalla ragione, come un’invocazione disperata che in realtà esprime anche grande compassione

credit: ciakmagazine.it

# Rebelot

“Rebelot” significa confusione e caos ma non in senso negativo. Indica una baraonda creativa che inizialmente sconvolge ma che alla fine fa apparire tutto in ordine. Un suono scanzonato, che rimanda ai ragazzini che giocano in strada e si riempiono di polvere. 

# Ciaparatt

Tradotto in italiano significa “Colui che acchiappa i topi”. Un termine che resiste ancora oggi nel suo utilizzo in modi di dire memorabili: Va a ciappà i ratt, in dialetto milanese, significa: togliti dai piedi e, se proprio non sai cosa fare, vai a cacciare i topi! Altra parola che strappa una risata al solo pronunciarla. 

Continua la lettura con: Le 5+1 PAROLE GERGALI usate a MILANO ma che NON sono MILANESI

FABIO MARCOMIN

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9 ottimi ristoranti low-cost a Milano

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Ph. @cunzamilanonolo IG

Milano è famosa per la sua variegata offerta gastronomica, anche se ha la fama di essere molto costosa. In realtà non sempre è così: è anche ricca di locali dove è possibile mangiare bene senza spendere una fortuna. Ecco alcuni ristoranti economici e dove trovarli. Ordinati per recensioni. 

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9 ottimi ristoranti low-cost a Milano

#9 Trattoria La Rava e La Fava

Credits: TripAdvisor – Trattoria La Rava e La Fava

Questo locale è adatto a chi cerca un’autentica esperienza culinaria milanese o piemontese, con un menù che varia dai risotti ai secondi di carne e molto altro. Recentemente si è espanso occupando la libreria nel civico a fianco, per cui si può “pescare” dallo scaffale e leggere un bel libro mentre si gusta il dessert. Il rapporto qualità-prezzo delle loro pietanze è ottimo. Via Principe Eugenio, 28. Media recensioni Google: 4.0/5

#8 La Magolfa

Credits: @lamagolfa (IG)

Nel cuore dei Navigli troviamo La Magolfa, locale dall’atmosfera conviviale e famoso per l’offerta di cucina tradizionale italiana a prezzi molto convenienti. Qui si possono trovare pizze, pasta fresca, carne, pesce e molto altroVia Magolfa, 15. Media recensioni Google: 4.3/5

#7 La Sidreria

Credits: lasidreria.it

Una trattoria accogliente, unica nel suo genere, dalla location molto particolare: sembra di essere in un giardino grazie al soffitto che è un intreccio di alberi di mele. Il menù cambia mensilmente e offre ogni giorno un menù fisso a un prezzo molto basso con piatti tipici della cucina italiana. La particolarità di questo locale è la grande scelta di sidro disponibile che ognuno può spillare autonomamente da una grande botte. Via Corelli, 31. Media recensioni Google: 4.4/5

#6 Trattoria San Filippo Neri

Credits: trattoriasanfilipponeri.it

Questa trattoria è una vera e propria istituzione a Milano, il luogo adatto per chi cerca pasti buoni e sostanziosi a prezzi decisamente contenuti. Il menù offre piatti tipici della cucina casareccia italiana. Viale Monza, 22. Media recensioni Google: 4.4/5

#5 Osteria da Zio Ninì

Credits: zero.eu – Osteria da Zio Nini

L’Osteria, un altro dei gioielli nascosti di Milano, è conosciuta per il suo menù vario, ma soprattutto per le sue freschissime specialità di pesce. I prezzi competitivi dei deliziosi piatti fanno sì che questo locale sia il posto giusto per un pranzo o una cena all’insegna dell’ottimo cibo a poco prezzo ma di alta qualità. Via Tibullo, 10. Media recensioni Google: 4.5/5

Leggi anche: 7 ristoranti con terrazza panoramica a Milano

#4 La Liberazione

Credits: corrire.it – la Liberazione

Una cooperativa molto caratteristica, con tavoli e sedie da osteria, libri, stampe e quadri rinascimentali, orologi esposti e molti altri oggetti d’epoca. Aperitivi, birre artigianali e piatti semplici italiani sono il punto forte di questo locale ricco d’atmosfera in stile bohémienVia Lomellina, 14. Media recensioni Google:4.5/5

#3 Kebabbar Star Zagros

Credits: vivimilano.it – star zagros kebabbar

Non solo cucina tradizionale italiana, come sappiamo, Milano è la capitale italiana del cibo etnico. Il kebab è senza ombra di dubbio la pietanza mediorientale più amata. Kebabbar Star Zagros è una tappa obbligatoria per gli amanti del kebab. Non si tratta del classico kebabbaro, ma l’ambiente è molto curato, sembra quasi un pub. Offre panini e piadine molto saporiti e preparati con ingredienti di qualità; inoltre è possibile gustare anche ottimi cocktail non convenzionali con prezzi accessibili a tutti. Corso Ventidue Marzo, 38. Media recensioni Google: 4.6/5

Leggi anche:I 10 migliori RISTORANTI all’APERTO di Milano

#2 Blue M Milano – Bottega Marchigiana

Credits: TripAdvisor – Blue M Milano

Una piccola bottega marchigiana a Milano, dove è possibile assaporare tutti i prodotti tipici marchigiani a un prezzo più che conveniente. È un luogo che, con la sua selezione di piatti tipici preparati con cura e passione, riesce a trasportarti da Milano direttamente in qualche bel paesino dell’entroterra marchigiano. Oltre che per un pranzo veloce e gustoso, il luogo è adatto anche per un bel aperitivo in compagnia. Via Lanzone, 27. Media recensioni Google: 4.7/5

#1 Cunza – Piccolo Ristoro Emiliano

Credits: TripAdvisor-Cunza-Piccolo Ristoro Emiliano

Questo locale emiliano, caratterizzato da un ambiente familiare e prezzi accessibili, offre piatti autentici e porzioni generose. È il posto ideale per gustare specialità regionali come i tortellini in brodo e la pasta fresca fatta in casaViale Monza, 54. Media recensioni Google: 4.7/5

Continua la lettura: Ristoranti più belli di Milano

ANNA ALBINI (Ultimo aggiornamento: 9 giugno 2025)

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La polizia italiana con i ticinesi che vanno a 200 all’ora

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Ma se sei italiano finisci all’ergastolo. 

Qui il video: La polizia italiana con i ticinesi che vanno a 200 all’ora

Continua con: Quando ti chiedono spiegazioni su chi hai votato alle ultime elezioni

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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7 spiagge da sogno sui laghi della Lombardia

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Lierna - Ph. @temistio da @map_of_italy

La Lombardia ha tutto. E per tutto intendiamo tutto, anche le spiagge da sogno. Foto Cover: Lierna – Ph. @temistio da @map_of_italy

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7 spiagge da sogno sui laghi della Lombardia

#1 Lago di Como: Lierna

Ph. credits: Luca Leone, larionews

Superando Lecco, si trova Lierna, paese adorabile immerso nel verde, che affonda le sue radici nell’antica Roma. Lierna ospita una delle baie più belle del Lario, Riva Bianca. Adagiata in un anfiteatro naturale strepitoso, Riva Bianca è una grande spiaggia libera di sassi bianchi, costeggiata da da prato e circondata, da un lato, dall’antico borgo di Castello, e dall’altro da ville meravigliose.

#2 Lago di Garda: Sirmione

Ph. credits: bresciatoday

Sirmione è splendida, con le sue viuzze strette e i negozi tipici, ma lo è altrettanto la spiaggia delle Grotte di Catullo, situata all’estremità della penisola, con la sua acqua cristallina e i resti della Villa Romana del celebre poeta latino.
Da segnalare la spiaggia Jamaica, ampia e incontaminata, costituita da imponenti lastre di roccia, raggiungibile a piedi o in barca.


#3 Lago del Segrino

Ph. credits: tripadvisor

Il lago del Segrino è  situato in provincia di Como, tra i comuni di Canzo, Longone al Segrino ed Eupilio, ed è di origine glaciale. La sua bellezza lascia senza fiato: uno smeraldo dalle acque cristalline incastonato in una verde vallata. Il lago è balneabile, ma non è consentito l’uso di imbarcazioni a motore. Pace e natura la fanno da padroni e la sosta sarà piacevolissima.

#4 Lago di Como: Oliveto Lario e Onno

Ph. credits: tripadvisor

Situato nel comune di Oliveto Lario, Onno vanta una natura selvaggia e spiagge paradisiache. Il tratto di costa offre varie spiagge libere, molto riservate e piacevoli. Essendo posizionate sul litorale occidentale del Lago di Como hanno la fortuna di essere baciate dal sole fin dal primo mattino.


#5 Lago di Garda: Manerba del Garda

Ph. credits: tuttogarda

Manerba del Garda si trova nella cala tra Punta Belvedere e Punta Portese, sulla costa ovest del Lago di Garda, e vanta ben 11 chilometri di spiagge, considerate fra le più belle della zona. Una tra le tante, Porto Torchio.
Qui
 è possibile praticare sport acquatici e la zona è ricca di aree verde in prossimità della riva così da garantire anche l’ombra.


#6 Lago Maggiore: Angera

Ph. credits: lidodiarona

Angera si trova sulla sponda sud-orientale del Lago Maggiore, in provincia di Varese.
Da alcuni anni le acque del lago Maggiore vantano la Bandiera Blu, ovvero la certificazione che garantisce il rispetto di determinati standard di purezza microbiologica. Famosa per la visita a Rocca Borromeo, offre anche due bellissime spiagge, la Noce con sabbia fine e attrezzata anche con giochi per bambini, e la Nocciola, con un grande prato all’ombra ma non attrezzata.

#7 Lago di Monate

Ph. credits: varesenews

A due passi da Milano, il lago si trova in provincia di Varese e vanta acque limpide. Potrete passare una giornata in una spiaggia attrezzata, tuffarvi tra le ninfee, crogiolarvi su una barca a remi o su un pedalò. Il Lago è proprietà privata e si accede dall’unico accesso pubblico che è all’interno del Parco di Cadrezzate. Una spiaggia consigliata per fare il bagno e ben organizzata per le famiglie è Il Larice, che offre anche un parco giochi attrezzato.



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BARBARA VOLPINI

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9 giugno. Riparte dalla Centrale l’ultimo treno “arrivato” da Varese

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Ph. @simone.declementi IG

È successo un fatto storico: per la prima volta, sui tabelloni della stazione di Varese Fs è apparso un treno diretto a Milano Centrale. Un evento unico, atteso da generazioni. Ma più che l’inizio di una nuova era ferroviaria, si è trattato di un’apparizione fugace. I treni diretti alla stazione principale di Milano sono stati appena quattro, distribuiti su due giornate, il 18 aprile e il 29 maggio 2025. L’ultima corsa parte dalla Centrale il 9 giugno: poi, cala di nuovo il sipario. Forse per sempre. 

A organizzare queste corse straordinarie è stata TiLo, la compagnia ferroviaria italo-svizzera controllata da Trenord e Ferrovie Federali Svizzere. I treni, pensati per i turisti elvetici in occasione delle festività pasquali e di Pentecoste, sono arrivati dal valico di Stabio, passando da Varese e terminando a Milano Centrale. Al ritorno, i convogli hanno seguito un itinerario diverso: da Centrale, invece di ripercorrere la stessa via, sono transitati per la linea Milano-Como-Chiasso, rientrando in Svizzera attraverso un altro confine.

varesenews.it – Frecciarossa a Malpensa

Ma perché Varese non ha un collegamento regolare con Milano Centrale, come gli altri capoluoghi lombardi? La risposta sta in un paradosso storico. Agli inizi del Novecento, Varese godeva di un privilegio tecnologico: era tra le pochissime città servite da treni elettrici, che partivano dalla vecchia stazione Centrale di Milano, in piazza Repubblica. Quando questa fu demolita nel 1931, i treni varesini partirono dalla nuova stazione di Porta Nuova, poi dismessa nel 1961. A quel punto, Milano Centrale era già troppo congestionata per accogliere nuove linee, e i treni da Varese furono dirottati su Porta Garibaldi, diventata il terminale dei pendolari. Oggi il problema resta: la saturazione della Centrale costringe le Ferrovie a puntare su altri snodi, come Rho Fiera, Rogoredo o Segrate, dove i treni da Varese permettono già oggi l’interscambio con l’Alta Velocità. Un compromesso, in attesa che il sogno di un treno per la Centrale torni a essere, magari, più di un’eccezione.

Continua la lettura con: La metro leggera del futuro a Varese?

MILANO CITTA’ STATO

Tolstoi, Argonne, Abbiategrasso, Stadera: la riscossa delle zone più sottovalutate di Milano

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Via Tolstoj - ph. @fabiomazzurana IG

Quali sono le zone più sottovalutate di Milano? Come spesso accade, lo abbiamo chiesto ai milanesi. Ai primi posti emergono queste quattro zone. Poco considerate ma che molti milanesi assicurano: hanno grandi potenzialità. 

Tolstoi, Argonne, Abbiategrasso, Stadera: la riscossa delle zone più sottovalutate di Milano

# Tolstoj, uno spaccato della Milano più autentica

gialomilano IG – Festa di quartiere via Tolstoj

Tra le aree sottovalutate di Milano, secondo i milanesi interpellati dal nostro sondaggio, c’è quella che si sviluppa attorno a via Tolstoj, in zona Lorenteggio. Lunga circa un chilometro da piazza Tripoli a via Pesto, a pochi passi dal Naviglio Grande e dalla chiesa di San Cristoforo. Si distingue per un equilibrio raro a Milano. A pochi passi dalle vie più vive e conosciute come Savona e Tortona, qui si respira una dimensione più tranquilla, residenziale. Il quartiere è ben servito da mezzi pubblici, raggiunto alcuni mesi fa dalla linea M4 grazie all’omonima fermata. Il risultato è uno spaccato della Milano più autentica, dove convivono cortili di origine operaia con loft contemporanei, aziende di design e della moda.

# Argonne, il decollo della città-giardino che guarda a Linate

lorenamambretti IG – Viale Argonne

All’est di Milano, la zona di viale Argonne si impone come un’area con ottime prospettive grazie alla recente apertura della linea M4. Con un collegamento diretto che permette di raggiungere in poco tempo il centro e l’aeroporto di Linate, Argonne offre una qualità della vita alta, caratterizzata da viali alberati e spazi all’aperto ben curati. Tra questi spicca il parco lineare inaugurato nel 2022 proprio sopra la linea M4: un polmone verde che si estende da piazzale Susa fino alla chiesa dei SS. Nereo e Achilleo, con piste ciclabili, aree giochi per bambini e zone dedicate ai cani. Le piccole villette degli anni Trenta e le aree sportive contribuiscono a creare un’atmosfera da città-giardino.

Leggi anche: Il «parco giochi più bello della Lombardia» è sopra la metro di Milano

# Abbiategrasso, la ruspante atmosfera tra la metropolitana e il Naviglio Pavese

Maps – Fermata Piazza Abbiategrasso M2

L’area attorno a piazza Abbiategrasso, situata a sud di Milano, è un quartiere tranquillo e ben collegato grazie alla linea M2 della metropolitana e alle propaggini del Parco Agricolo Sud con l’accesso al Parco Agricolo Ticinello. Da qui partono bellissimi itinerari in bici lungo il Naviglio Pavese. È un’area accessibile dal punto di vista economico rispetto ad altre zone servite dalla metro, e conserva un forte spirito di quartiere con una solida identità popolare. Tra gli aspetti più interessanti si annovera la presenza della Parrocchia di San Giovanni Battista, punto di riferimento storico e culturale per la comunità locale, e la Cascina Campazzo, tipica cascina lombarda a corte chiusa con testimonianze di un passato in cui il lavoro nei campi era prevalentemente manuale.

# Stadera, la “Baia del Re” di Milano

Maps – Via Neera, Stadera

Trascurata dalle mappe turistiche, per decenni tra le più difficili della città per episodi di cronaca nera, Stadera rappresenta un esempio di quartiere popolare in trasformazione. Situata nella zona sud-ovest della città, si trova vicino a importanti vie di comunicazione, è attraversato dal tram 3 e 15 che portano direttamente in piazza Duomo, e gode di servizi di quartiere essenziali come scuole e supermercati. Il tessuto urbano è caratterizzato da abitazioni popolari e cortili vivaci, che raccontano una Milano meno nota ma non per questo meno vera. I milanesi lo soprannominarono in modo scherzoso “Baia del Re”, ispirato a una baia delle Svalbard esplorata dall’italiano Giacomo Bove, sottolineando in modo ironico la sua distanza dal centro cittadino quando ancora la zona era non era né campagna né città.

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FABIO MARCOMIN

Le 5 nuove stazioni della metropolitana italiana che sta venendo costruita in India

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kanpurwants IG

Il più importante progetto di Italferr in India. Queste le reti in fase di realizzazione e le caratteristiche di stazioni e treni.

Le 5 nuove stazioni della metropolitana italiana che sta venendo costruita in India

# Italferr a capo di un progetto europeo nel cuore dell’Uttar Pradesh: 4 linee per due città

Nel Nord dell’India, una metropolitana prende forma grazie all’ingegneria italiana. Italferr, società del Gruppo FS, in collaborazione con la spagnola Typsa, ha assunto il ruolo di Project Management Consultant per le linee metropolitane di Kanpur e Agra. Il progetto, avviato nel 2020, prevede la realizzazione di quattro corridoi per un totale di 62,6 km, comprendenti 57 stazioni e quattro depositi. A Kanpur, la rete si estende su due corridoi principali: Kanpur–Naubasta (23,785 km) e Agricultural University–Barra (8,60 km), per una lunghezza complessiva di circa 32 km. Ad Agra, i due corridoi collegheranno Sikandra a Taj East Gate (14 km) e Agra Cantt a Kalindi Vihar (16,20 km), per una lunghezza complessiva di circa 30 km.

# Le cinque nuove stazioni inaugurate a Kanpur

fsnews.it – Kanpur_interna

Il 30 maggio 2025, il Primo Ministro Narendra Modi ha inaugurato l’espansione dei servizi passeggeri della metropolitana di Kanpur, aggiungendo cinque nuove stazioni sotterranee: Chunniganj, Naveen Market, Bada Chauraha, Nayaganj e Kanpur Central. Questa estensione porta il corridoio della metropolitana da IIT Kanpur a Kanpur Central a una lunghezza totale di 16 km con 14 stazioni. L’infrastruttura combina tratti sopraelevati e sotterranei, migliorando la connettività con i principali hub commerciali e alleviando la congestione del traffico.

# Una metropolitana sostenibile e inclusiva

La metropolitana di Kanpur è dotata di treni completamente realizzati in India, equipaggiati con un sistema avanzato di controllo dei treni basato sulla comunicazione (CBTC) per garantire sicurezza e affidabilità. Le stazioni sono climatizzate e alimentate da pannelli solari e luci a LED, con particolare attenzione all’accessibilità per anziani e persone con disabilità. Servizi aggiuntivi, come e-rickshaw rosa e servizi di collegamento per l’ultimo miglio, sono stati introdotti per migliorare l’esperienza dei pendolari.

Continua la lettura con: Il sorpasso! La metropolitana più lunga del mondo ha cambiato città: obiettivo quota 1.000 Km

FABIO MARCOMIN

Dimmi che sei di Milano senza dire di essere di Milano: le 10 frasi DOC (edizione 2025)

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Ph. @pasticceria.cucchi IG

Dì che sei di Milano senza dire di essere di Milano. Lo abbiamo chiesto di nuovo ai milanesi. Queste le risposte per l’edizione 2025 realizzata a giugno.

Dimmi che sei di Milano senza dire di essere di Milano: le 10 frasi DOC (edizione 2025)

spiritdemilan IG

#1 «F205» (Vari)

#2 «Tengo la destra sui gradini della scala in metropolitana» (Alessandra Mazzocchi)

#3 «Venerdì c’è sciopero dell’ATM» (Antonio Camarca) 

#4 «Michetta e Bologna» (Angelina Accillaro)

#5 «Appena il semaforo diventa verde, suono immediatamente il clacson» (Barbara Colombo) 

#6 «Vado dal prestinaio» (Ariela Papadato)

#7 «Ciumbia» (Cristina Rossi Butti)

#8 «Aperitivo sui Navigli» (Morena Ciannella)

#9 «L’autobus al femminile. La 54 la 79» (Laura Monti)

#10 «Mangio risotto e ossobuchi» (Fulvia Favo)

# Note di merito

«Oh Signur de Vimudrun..» (Alberto Tardini) 

«È il tamburo principal della banda d’ Affori…» (Massimo Ponzoni)

«Avevo la fiera a 100 metri prima che andasse a Rho» (Angelo Mario)

«Occasione 2000 euro vista metro, appartamento grande di 17 mq» (Fabio Nicoletti)

«Sono nata alla Macedonio Melloni» Nadia Giuseppina Pezzia. Un grande classico, come la Mangiagalli 

Continua la lettura con: 10 frasi per fare colpo a Milano

MILANO CITTA’ STATO

«Jenner Hub»: c’è un futuro per le palazzine dimenticate di Viale Jenner?

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Maps - Ex Ospedale Bassi

Un ospedale dimenticato, testimone di epidemie, guerre e decenni di degrado. Presto potrebbe essere recuperato. Vediamo come.

«Jenner Hub»: c’è un futuro per le palazzine dimenticate di Viale Jenner?

# Il lazzaretto moderno

Urbanfile – Lazzaretto

Siamo a fine Ottocento. Nel 1893, un’epidemia di vaiolo colpisce una Milano in piena crescita industriale. Per contenere l’emergenza, viene deciso di costruire un nuovo ospedale: il Bassi, inaugurato nel 1896 a Dergano, allora aperta campagna. La posizione era scelta non a caso: ventilata, isolata, lontana dalla città compatta.

La struttura, in stile liberty, si estendeva in più padiglioni e comprendeva anche uno stabilimento per la disinfezione, forni crematori e perfino una piccola ferrovia interna per collegare i reparti.

Questo sanatorio ha visto passare più di 150.000 pazienti, affetti da vaiolo, colera, meningite, tifo. Nel 1908 accolse i superstiti del terremoto di Messina e Reggio Calabria. Dopo la Grande Guerra, fu rifugio per i reduci e durante la Seconda Guerra Mondiale venne utilizzato per disinfettare gli abiti degli studenti. Nel dopoguerra fu tra i primi a usare la penicillina e il famoso “polmone d’acciaio” lasciato dagli americani. Negli anni ’50 registrò il tutto esaurito per l’influenza. L’ultimo paziente, pare ancora un caso di vaiolo, vi fu ricoverato nel 1979.

# Uno stato di abbandono impressionante

Oggi, a quasi mezzo secolo dalla chiusura, il complesso versa in uno stato di abbandono impressionante. Solo una piccola parte è stata recuperata: ospita un presidio ATS, la sede del Municipio 9 e qualche ufficio. Ma il resto, mura sventrate, soffitti crollati e padiglioni infestati, racconta di un patrimonio dimenticato.

La vicina Villa Hanau, residenza ottocentesca annessa all’ospedale, oggi ospita il consiglio di zona. È la prova che una rinascita è possibile, se si decide di investire in ciò che già esiste. Eppure, da anni si susseguono solo voci: Politecnico, investitori, idee mai concretizzate. Sarebbe poi il momento di restituire valore a tutto il patrimonio storico di Bovisa-Dergano, un’eredità fatta non solo dall’ex ospedale Bassi ma anche dalla Distilleria Fernet Branca, dai resti degli stabilimenti cinematografici dell’Arnia Film e dalla Goccia, con le sue palazzine industriali di inizio Novecento. Un distretto ricco di memoria e identità, che potrebbe diventare un laboratorio urbano tra i più affascinanti di Milano. Ma qual è l’ipotesi più concreta all’orizzonte delle palazzine?

Leggi anche: La MoLeCoLa che trasformerà la Bovisa: stazione, cittadella, assi e nuove piazze

# Potrebbe nascere un hub culturale: il “Jenner Hub”

Regione Lombardia – Palazzine da recuperare

Dopo decenni di abbandono, qualcosa però si è mosso. A gennaio 2024, Regione Lombardia e ATS Città Metropolitana hanno firmato un protocollo d’intesa per la nascita del progetto “Jenner Hub”. L’idea è trasformare l’ex ospedale Bassi in un polo culturale aperto al quartiere, uno spazio multifunzionale per eventi, mostre, attività pubbliche e servizi. Un progetto ambizioso, che punta a recuperare non solo i padiglioni storici ma anche a reinserire l’area nella vita quotidiana di Dergano, troppo spesso trattata come una zona di passaggio.

Il futuro Jenner Hub potrebbe diventare un nuovo punto di riferimento per la zona nord di Milano, unendo memoria storica e innovazione sociale. Il percorso si prevede lungo e complesso, ma per la prima volta esiste un piano condiviso tra istituzioni, un segnale di volontà concreta. 

Continua la lettura con: 7 grandi spazi di Milano in attesa di una rinascita

Articolo di ANDREA URBANO aggiornato dalla redazione

Quando ti chiedono spiegazioni su chi hai votato alle ultime elezioni

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Lo abbiamo pensato tutti almeno una volta nella vita. 

Qui il video: Quando ti chiedono spiegazioni su chi hai votato alle ultime elezioni

Continua con: Il tuo piano pluriennale per il sabato sera dopo aver compiuto 30 anni

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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8 giugno. Quando riaprì il sentiero più bello e famoso d’Italia

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Credits visitcinqueterre.eu IG - Inaugurazione via dell'Amore

Dopo oltre 10 anni di attesa, il 8 giugno 2023 è tornata percorribile la Via dell’Amore, il celebre sentiero a picco sul mare che collega Riomaggiore a Manarola, nelle Cinque Terre.

Era stata chiusa dal 2012 a causa di una frana che aveva messo in pericolo la sicurezza dei visitatori: la riapertura ha rappresentato un evento atteso non solo dai turisti, ma anche dagli abitanti della zona, che vedono in quel cammino non solo una meraviglia naturalistica, ma un simbolo identitario.

Credits incinqueterre – Sentiero Azzurro

Lunga poco più di un chilometro, la Via dell’Amore è famosa per i suoi panorami mozzafiato e per essere da decenni meta di innamorati, viaggiatori e sognatori. Il restauro, durato oltre dieci anni e costato circa 25 milioni di euro, ha previsto interventi di consolidamento della parete rocciosa e la costruzione di nuove protezioni, per garantire un’esperienza sicura. La riapertura ha segnato una rinascita per l’intero territorio delle Cinque Terre, patrimonio UNESCO e meta di milioni di visitatori ogni anno. 

Continua la lettura con: Il sentiero dell’infinito

MILANO CITTA’ STATO

 
 
 

La «foresta urbana» sopra la stazione Cadorna: si farà?

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fmigroup.it - Suggestione Stazione Cadorna con foresta urbana

Il progetto mira a trasformare la stazione di Milano Cadorna in un polo verde e intermodale, coprendo i binari con una piattaforma che ospiterà un parco urbano e nuove edificazioni. Tuttavia, divergenze tra gli enti coinvolti e criticità emerse stanno rallentando l’avanzamento del progetto.

La «foresta urbana» sopra la stazione Cadorna: si farà?

# Un parco sopra i binari con residenze, servizi e commercio

Progetto Fili Cadorna

Il progetto prevede la copertura dei binari della stazione di Milano Cadorna con una grande piattaforma di circa 53.000 mq, che ospiterebbe un parco urbano di circa 30.000 mq, ampliando così il Parco Sempione. Accanto al verde, sono previste nuove edificazioni per circa 60.000 mq di superficie lorda di pavimento dedicate a residenze, servizi, commercio e strutture ricettive. Il piano include anche la realizzazione della “Fabbrica dell’Ossigeno”, un polo scientifico in collaborazione con il Politecnico di Milano, per lo sviluppo di tecnologie a ridotto impatto ambientale. L’Accordo di Programma firmato nel 2021 coinvolge Regione Lombardia, Comune di Milano e Ferrovie Nord Milano, con un investimento complessivo attorno agli 800 milioni di euro, di cui 150 milioni garantiti dalla Regione.

Leggi anche: Scalo Romana e la altre «foreste scomparse» di Milano: inserite nei progetti immobiliari, poi svanite nel nulla

# Volumetrie contestate e complessità economiche

fmigroup.it – Stazione Cadorna

Il Comune di Milano ha espresso perplessità sulla volumetria proposta da Ceetrus Italy, il privato incaricato dello sviluppo immobiliare, che vorrebbe realizzare 60.000 mq di slp. L’amministrazione chiede una riduzione degli spazi edificabili per aumentare la superficie a verde e mantenere l’equilibrio urbano. Questa posizione rischia però di mettere in crisi la sostenibilità economica dell’intervento, con il timore che il progetto possa non decollare se le volumetrie scendessero troppo. La situazione è aggravata da un clima di incertezza dovuto a questioni giudiziarie sull’urbanistica, e alle critiche politiche che accusano l’amministrazione di essere troppo accomodante verso i costruttori.

# Accordo di programma e iter ancora in corso

Attualmente, l’Accordo di Programma “Cadorna” è formalmente in essere, ma il progetto resta in fase di definizione. La Regione Lombardia conferma un contributo importante da 150 milioni di euro e la partecipazione di Ferrovie Nord Milano con una propria quota. Tuttavia, non risulta che sia stata avviata la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), passaggio obbligatorio prima di procedere con l’approvazione definitiva e la scelta del soggetto privato che realizzerà l’intervento. Comune e Regione mantengono posizioni divergenti sul masterplan e sulle volumetrie, rallentando l’iter e lasciando il progetto in una fase di stallo.

Fili: la più grande operazione di rigenerazione urbana in Lombardia

Progetto Fili dettaglio

C’è molto di più dietro la copertura dei binari di Cadorna. Il progetto “FILI: la Lombardia tesse il suo futuro” è la più ambiziosa operazione di rigenerazione urbana mai avviata in Regione. Si parla di 2 milioni di metri quadrati di trasformazioni, che coinvolgono 24 comuni, quattro grandi hub ferroviari e infrastrutture che cambieranno volto a tutta l’area metropolitana.

Tra gli interventi principali attesi:

  • la superstrada ciclabile di 54 km da Milano Cadorna a Malpensa, una dorsale verde per la mobilità lenta;
  • il nuovo quartier generale di Ferrovie Nord alla Bovisa;
  • la riqualificazione della stazione di Saronno con un museo e un polo manutentivo ad alta tecnologia;
  • una collina urbana sopra i binari a Busto Arsizio con parco, parcheggi e spazi per la cultura. 

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Continua la lettura con: Il tragitto della 90/91 diventerà una foresta circolare urbana con Giorgio Armani

FABIO MARCOMIN

«Perché non c’è niente a Quarto Cagnino»

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emmeborder IG - Gescal

Tutto è nato da una domanda fatta ai lettori. Qual è il luogo più strano di Milano? Una risposta ci ha colpito. «Quarto Cagnino». Motivazione? «Perché non c’è niente a Quarto Cagnino». Abbiamo provato a trovare qualcosa.

«Perché non c’è niente a Quarto Cagnino»

# Un tempo antico borgo…a quattro miglia dal centro

Maps – Quarto Cagnino

Un quartiere-fantasma che vive all’ombra di San Siro e dell’Ospedale San Carlo. Eppure, varcata la soglia del grande viale, si apre un mondo sorprendentemente verde e silenzioso. Quarto Cagnino si estende tra il Parco delle Cave e il Bosco in Città: due dei polmoni verdi più estesi di Milano. È uno dei pochi quartieri milanesi dove il traffico sparisce, lasciando spazio a strade residenziali e cooperative edilizie immerse nella natura.

Alcuni edifici conservano ancora le tracce dell’antico borgo agricolo che qui sorgeva, poi inglobato nella città nel 1923. Il nome stesso, “quarto”, indica la distanza in miglia romane dal centro cittadino. E “Cagnino”? Probabilmente un riferimento a un’antica cascina. 

# Le cascine rimaste

giovanniadamo1968 IG – Cascina Linterno

Le strade tranquille ospitano villette a schiera, edifici bassi e piccoli cortili che sembrano usciti da un’altra epoca, mescolati ai condomini moderni. Qui è possibile incrociare con facilità lepri, ricci e addirittura aironi, a pochi metri dalla tangenziale. Tra le chicche da scoprire c’è la Cascina Linterno, antica proprietà dei Benedettini e legata alla figura di Petrarca. Oggi è un centro culturale e agricolo, con orti, laboratori e visite guidate. Tre le poche cascine esistenti nell’antico borgo c’è Cascina Ghisa Maran, da circa un anno oggetto di un intervento di riqualificazione, a quanto pare un restauro conservativo.

# Il quartiere GESCAL di edilizia popolare caratterizzato da una forte identità architettonica

emmeborder IG – Gescal

Un altro tesoro poco noto è il Quartiere GESCAL, realizzato nel dopoguerra come modello di edilizia popolare con ampi spazi verdi e una forte identità architettonica: tipologia “a stecca”, con corpi lunghi appoggiati su pilotis rotondi e isole adibite a spazio pubblico e semi-pubblico. Il progetto, curato dagli architetti Matilde Baffa, Mario Ghidini e Vincenzo Montaldo, è stato sviluppato tra il 1967 e 1973.

Leggi anche: Cascina LINTERNO, l’affascinante VILLA MILLENARIA di Milano dove ha vissuto Petrarca

# Come muoversi e cosa fare 

firefly-pixabay – Lucciole

Pur immerso nel verde è collegato con il centro grazie alla linea M5, fermata San Siro, e da cinque linee automobilistiche ATM (49, 64, 72, 78 e 80). Per gli amanti delle passeggiate, l’anello ciclopedonale che collega il Parco delle Cave al Bosco in Città è uno dei più suggestivi della città. Non mancano le possibilità di svago. In una vecchia balera riqualificata della Cooperativa Edificatrice Ferruccio Degradi c’è il territorio Spazio Teatro 89 che organizza spettacoli che spaziano dalla prosa alla musica. Tra fine maggio ed inizio giugno è invece possibile partecipare alla “Lusiroeula”, lo spettacolo delle lucciole di sera, nel Parco della Cave.

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FABIO MARCOMIN

Il caffè più buono di Milano? Le preferenze dei milanesi e del Gambero Rosso (Edizione 2025)

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Ph. @sabininsta IG

Una tradizione annuale: la domanda ai milanesi dove si beve il migliore della città. Questi i risultati del sondaggio del giugno 2025.

Il caffè più buono di Milano? Le preferenze dei milanesi e del Gambero Rosso (Edizione 2025)

# Nella storica Pasticceria Marchesi 1824 si prende il caffè più buono di Milano

milanofoodandmore IG – Caffè Marchesi

Nel cuore della Milano elegante, la storica Pasticceria Marchesi 1824 in via Santa Maria alla Porta zona Magenta è stata votata dai milanesi come il luogo dove si beve il caffè più buono della città. L’ambiente, raffinato e senza tempo, conserva l’atmosfera delle origini: boiserie, specchi, marmi e luci soffuse che evocano una Milano d’altri tempi. Ma il vero protagonista è il caffè, frutto della collaborazione con 1895 Coffee Designers by Lavazza. Tra le miscele: il Milano Heritage Blend, con note di cioccolato e scorza d’arancia, il Maravilla, un 100% arabica colombiano con profumi di prugna rossa, e l’esclusivo Panama Geisha, floreale e agrumato. Le estrazioni spaziano dalla moka alla Chemex, per un’esperienza su misura. Il tutto accompagnato da dolci iconici come il budino di riso, il panettone artigianale e praline di alta scuola

E gli altri caffè più amati dai milanesi? Vediamo quali sono.

# Gli altri caffè più amati dai milanesi: Cova, Savini e Wagner

Credits guglielmogiustini_ IG – Cova Milano

Una classifica completamente stravolta rispetto all’edizione 2024, quando al primo posto c’era Torrefazione Vercelli e tra quelli presenti nella top ten Torrefazione Caffè Ernani, Caffè Cimmino, Caffè Napoli e Hodeida.

Il podio delle preferenze 2025 viene completato da altre istituzioni milanesi:

  • Cova in via Montenapoleone (l’unico presente nel 2024) e Savini in Galleria Vittorio Emanuele, a pari merito con Torrefazione Wagner. 

Tra i locali in centro vengono citati: Vergnano, vicino a Santa Maria presso San Satiro e Lavazza in piazza San Fedele.

Per il Gambero Rosso sono invece altri i caffè migliori a Milano. 

# Per il Gambero Rosso i migliori sono di Pavè e L’île Douce

credits dolcevitaamarena ig- Pave

Nella guida “Bar d’Italia 2025” del Gambero Rosso, che assegna i prestigiosi “Tre Chicchi” per la qualità del caffè e “Tre Tazzine” per il locale, Milano conferma il suo posto nell’élite nazionale con tre indirizzi al top. Il Pavé di via Felice Casati 27 ottiene per il decimo anno consecutivo il massimo riconoscimento, guadagnandosi così anche la Stella per la costanza d’eccellenza. A fargli compagnia c’è L’île Douce di via Luigi Porro Lambertenghi 15, confermato tra i migliori bar d’Italia. New entry d’eccezione è invece il Loste Café, in via Francesco Guicciardini, che al debutto nella guida centra subito il triplete di Chicchi e Tazzine. 

Continua la lettura con: I cinque caffé con la vista più bella di Milano (primavera-estate 2025)

Il tuo piano pluriennale per il sabato sera dopo aver compiuto 30 anni

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Lo faccio per voi.

Qui il video: Il tuo piano pluriennale per il sabato sera dopo aver compiuto 30 anni

Continua con: Il primo quiz per radical-chic di Milano 

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Giacinto Mondaini, maestro milanese dell’arte satirica e surrealistica

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Mondaini g

Cosa c’entrano tra loro, Milano, il papà di Sandra Mondaini e il Manifesto di Ventotene, tanto citato recentemente per le accesissime polemiche tra destra e sinistra? Un bel niente, ma il nesso lo andiamo a trovare noi.

Giacinto Mondaini, maestro milanese dell’arte satirica e surrealistica

# Il “filmetto” che immaginò l’Europa unita prima dei politici

starpolitics.it – Partire è un po’ morire

Nel 1951 usciva il film (della durata di circa un quarto d’ora) “Partire è un po’ morire” che, visto il periodo e letto il titolo, sembrerebbe una pellicola sentimentale in bianco e nero, realizzata col chiaro intento di strappare qualche lacrima al pubblico femminile in sala. Invece no. Il regista lo definisce “filmetto”, un po’ per la breve durata e un po’ perchè viene considerato qualcosa di sperimentale, da non prendere troppo sul serio. Quel diminutivo, “filmetto”,  vuol dire mettere le mani avanti.

Ma torniamo al nesso prima citato: questo film, inserito nel genere della “farsa surrealista”, mette il dito nella macchinosa, lenta e insopportabile burocrazia italiana, nel richiedere un passaporto per recarsi all’estero, e la conseguente difficoltà nel superare la sbarra doganale tra uno stato e l’altro dell’Europa. I protagonisti, Peppino De Filippo e Margit Seeber, uniti nell’amore, rappresentano, lui il cliché del maschio mediterraneo, tipico dell’Europa del Sud, lei (austriaca) quello dell’algida ragazza del centro-nord continentale. In questa pellicola, si auspica un’Europa senza passaporti e senza dogane, in cui, surrealisticamente, sarà un albero, in cui i due protagonisti andranno a vivere con tanto di prole, la metafora di un’Europa unita, caratterizzata dalla libera circolazione. Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi ci perdoneranno se diciamo che il loro Manifesto di Ventotene, sette anni dopo la stesura, fu (involontariamente) spiegato in modo più comprensibile dell’originale, da Peppino e dalla sua bella “crucca”, in un “filmetto”, come lo citava nei titoli iniziali il regista.

# Mondaini e Milano

Credits: @instaicons.it
Sandra Mondaini, figlia di Giacinto

Fin qui abbiamo parlato di Ventotene e di Europa. Ma Mondaini e Milano? Cosa c’entrano? Il regista di quella pellicola era Giacinto Mondaini, padre di Sandra, nato a Milano il 22 gennaio 1902. Era un pittore, disegnatore, illustratore, umorista e si diede anche alla sceneggiatura e alla regia.

Molto giovane, sposa Giuseppina (Jodephine) Lombardini, di due anni più anziana, dalla quale, nel 1931, nascerà proprio la famosa attrice mancata 15 anni fa.  

Col soprannome di “Giaci”, fu uno dei personaggi più eclettici e (paradossalmente, ma non troppo) riservati, nella sfera dell’informazione, dell’arte e del cinema milanesi e nazionali. Di lui si dice che fosse un tipo ironico, burbero e “selvatico”. Nasce artisticamente come pittore, poi offre le proprie abilità grafiche al mondo delle vignette satiriche: quelle realizzate da lui diventavano vere e proprie opere d’arte.

# L’approdo nella rivista satirica “Il Bertoldo”

Nel 1936 entra a far parte della rivista satirica milanese “Il Bertoldo”, affiancando Giovannino Guareschi. Le vignette di Mondaini, in linea con la stessa rivista, non erano di stampo antifascista, come quelle di altri giornali, fatti subito chiudere dal regime guidato da Mussolini. I suoi erano disegni che raccontavano il mondo in modo surrealistico, anche difficile da comprendere per le menti più semplici. Diciamo che diversi gerarchi milanesi non capirono articoli e vignette satiriche del Bertoldo, così, nel dubbio, iniziarono a metterlo sotto la lente d’ingrandimento, fino alla forzata chiusura della stessa testata per il bombardamento americano in piazza Carlo Erba, in cui vi era proprio la redazione del Bertolo, nel pomeriggio del 30 settembre 1944.

Dieci anni prima Giacinto Mondaini era stato sceneggiatore del secondo film di Vittorio De Sica in qualità di attore: il titolo (era il 1935) è “Darò un milione”. Ad essere precisi questa commedia si ispirava al racconto scritto da Mondaini “Buoni per un giorno”.

# L’eredità

Mondaini g

Morì nella sua Milano il 7 ottobre 1979. 

Lascia in eredità tantissime opere, tra cui disegni per francobolli, cartelloni pubblicitari, vignette per riviste e fumetti. Oltre a pitture su tela, in alcune delle quali chiese alla figlia Sandra di fargli da modella. Diversi suoi personaggi satirici, avevano una bonaria insolenza tipica dello stesso artista, icona di una Milano ironica e irriverente, burbera e riservata. Un po’ come dire, “facciamo un po’ di cagnara insieme, ma non allargarti troppo, sta su da doss”.  

FABIO BUFFA

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