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Attivo su Milano e Roma, si espande anche in altre città italiane. Vediamo i vantaggi del servizio e cosa si potrebbe fare per migliorarlo.
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Italo & Uber, il matrimonio che non ti aspetti: i vantaggi e le due pecche del servizio
# Il servizio attivo a Roma e Milano: come funziona
Uber e Italo
Uber e Italo annunciano che la loro collaborazione si estende ad altre città, oltre a Milano e Roma, per garantire ai viaggiatori un’integrazione tra mezzi migliore, riducendo l’utilizzo della vettura privata. Il servizio permette agli utenti di prenotare una corsa Uberquando si acquista un biglietto per un viaggio con Italo, garantendosi un posto in auto già al momento della prenotazione del treno, così facendo non si corre il rischio di dover aspettare per ore l’arrivo di un taxi qualora si ritenga più opportuno muoversi in tal senso.
# Le nuove città raggiunte
Le città servite da Uber + Italo
A Milano e Roma si aggiungono nuove città che sono già raggiunte dai treni di Italo, tra le quali: Firenze, Bologna, Torino, Napoli, Padova, Treviso, Verona, Vicenza, Venezia e Trieste. Il servizio è disponibile da e per le stazioni che sono raggiunte dalle linee Italo e non in tutte le stazioni delle città.
# Le due pecche
Chatgpt AI – Italo e Uber
Questo accordo ha però due pecche.La prima è che sia limitato esclusivamente ai transfer quando potrebbe coinvolgere il trasporto pubblico locale fornendo dei veri e propri vantaggi ai viaggiatori, in modo da migliorare la sostenibilità dell’intero tragitto. La seconda è quella che il servizio sia disponibile solo da e per le stazioni in cui ferma Italo. infatti, se questo servizio fosse attivo anche in altri indirizzi, permetterebbe ad un viaggiatore di allontanarsi dalla stazione con i mezzi pubblici per poi utilizzare Uber.
Questo progetto, potrebbe essere d’esempio per le principali aziende di trasporto pubblico, in quanto si potrebbe pensare di stringere accordi simile per ridurre significativamente il traffico veicolare nei pressi delle principali stazioni ferroviarie italiane, spostando il traffico al di fuori delle grandi città o riuscendo a cancellarlo completamente.
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Se stai cercando una gita fuori porta a basso costo, ricca di storia, natura e buona cucina, questa potrebbe essere la tua prossima destinazione ideale.
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Il borgo incantato dove fare un tuffo nel Medioevo… a un’ora da Milano
# Uno dei Borghi più Belli d’Italia
ivanacastellini IG – Cornello dei Tasso
A poco più di un’ora da Milano, nel cuore della Val Brembana, c’è uno dei Borghi più Belli d’Italia. Lo si capisce appena metti piede sul suo selciato antico, è uno di quei borghi che si esplorano lentamente, a piedi, assaporandone ogni dettaglio perché, seppur piccolissimo, è ricco di fascino e storia.
fabri_facca IG – Cornello dei Tasso
Stiamo parlando di Cornello dei Tasso, accessibile solo a piedi tramite una breve passeggiata di circa 10 minuti da Camerata Cornello, questo villaggio conserva intatta la sua atmosfera fiabesca e soprattutto di pace e tranquillità. Non essendo raggiungibile in auto, qui il turismo di massa fortunatamente non è arrivato, quindi il luogo si mantiene autentico e silenzioso, un vero tuffo nel Medioevo.
simorizzi76 IG – Cornello dei Tasso
Infatti, la vera attrazione è il borgo stesso: le case in pietra, le stalle trasformate in abitazioni e i piccoli dettagli architettonici raccontano storie di un tempo lontano. È curioso osservare le iscrizioni scolpite sulle porte risalente al 500, simbolo di come l’impianto urbanistico medievale del borgo sia rimasto incontaminato, contraddistinto dalle case in pietra addossate le une alle altre e i porticati in legno.
giulianolocatelli52 IG – Chiesa Cornello dei Tasso
Appena fuori dal borgo, si trova la chiesa romanica “Dei Santi Cornelio e Cipriano” dell’XI secolo sobria e affascinante. L’interno conserva affreschi originali e una vista impagabile sulla valle. Il borgo è famoso per aver dato i natali alla famiglia Tasso, antenata dei fondatori del moderno sistema postale europeo, da cui il nome “Posta”. Il Museo dei Tasso e della Storia Postale è una piccola gemma gratuita o a offerta libera, perfetta per una sosta culturale.
# Una deviazione golosa
ristorantepedrettibranzi IG
A soli 15 minuti di auto da Cornello, nel paese di Branzi, si trova il ristorante “Pedretti”, una tappa obbligatoria per chi vuole gustare la vera cucina bergamasca. Accogliente, semplice e con prezzi più che onesti, questo ristorante è noto per i piatti tradizionali e l’uso di ingredienti locali, in primis il celebre formaggio Branzi della zona.
Il menu consigliato prevede come antipasto un tagliere di salumi locali e formaggi della Val Brembana, immancabili come primi i casoncelli alla bergamasca, con burro fuso, pancetta e salvia e i garganelli al ragù di capriolo. Ma qui è la polenta taragna ad essere la vera regina di casa: calda, squisita e filantissima, farà vivere alle tue papille gustative un’esperienza indimenticabile. Può essere servita con brasato o funghi porcini a seconda della stagione. Come dolce immancabile la torta di noci o lo strudel rigorosamente fatto in casa.
Il tutto per circa 25-30 euro a persona, con porzioni generose e un servizio familiare che ti fa sentire a casa.
# La passeggiata digestiva
marco88bg IG – Carona
Dopo pranzo, basta salire di qualche curva per raggiungere Carona, un piccolo borgo montano dove il tempo rallenta davvero. Da qui parte una passeggiata pianeggiante che costeggia il lago artificiale di Carona, circondato da abeti e montagne, ideale per una camminata rilassante di circa un’ora.
Il percorso è semplice, adatto anche ai bambini e offre scorci mozzafiato sull’acqua azzurra incastonata tra le cime. In estate si possono affittare pedalò, mentre in primavera e autunno è il posto perfetto per una merenda al sacco sulle panchine vista lago.
# Come arrivare e il costo per la giornata fuori porta
Maps – Milano-Cornello dei Tasso
In auto da Milano si impiega circa 1h 20min percorrendo l’autostrada fino a Dalmine e poi in direzione San Pellegrino-Cornello. Tra costi per viaggio e pranzo si spende circa 40 euro a persona.
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Se Milano è diventata un’avanguardia nel teatro è anche grazie a lui.
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Luigi “Caramba” Sapelli, il “mago” dei costumi del teatro italiano
# “Caramba” diventa il “Mago”
Milano è stata la testimone della carriera di uno dei più grandi costumisti e coreografi della storia del teatro italiano. Parliamo di Luigi Sapelli, in arte “Caramba”, apprezzato, sin da ragazzo, per le sue abilità nel disegno, nelle scenografie e nei costumi teatrali.
Nacque a Pinerolo nel 1865, a 41 anni, dopo almeno vent’anni di lavoro nel campo della sartoria e delle scenografie, si trasferisce nella città meneghina, dove l’impresa teatrale Suvini-Zerboni affidò al creativo piemontese la direzione della sartoria della stessa impresa.
Due anni dopo l’arrivo a Milano, lavorò al Teatro dei Filodrammatici, occupandosi dei costumi e delle scenografie dell’opera “Turlupineide”, rivista comico satirica dell’attualità di allora, scritta dal veronese, adottato da Milano, Renato Simoni, interpretata dal grande Edoardo Ferravilla.
Sapelli aveva una grande passione nel creare una rete di saperi tra le varie arti, cercando contaminazioni tra le stesse, sia per allestire le coreografie che per realizzare i costumi di scena. Non a caso, al nome d’arte Caramba, gli venne affiancato l’emblematico “Mago”.
# La grande innovazione milanese di Sapelli
Se allora il Cinema (parliamo degli anni dieci del ‘900) prendeva spunto dal teatro, Sapelli a Milano fece il contrario, analizzando le dinamiche sceniche del grande schermo e le scelte degli abiti, per trasferire queste caratteristiche sul palco di un’arena.
Non solo: questo Maestro utilizzò il cinema come scenografia dell’opera teatrale “Ballo Excelsior”, un’azione coreografica storica e allegorica di Luigi Manzotti (milanese pure lui) e del novese Romualdo Marenco. Questo gran ballo mimico fu rappresentato per la prima volta alla Scala nel 1881, Sapelli lo modernizzò nel 1908, in qualità di scenografo e costumista, inserendo, proprio come sfondo, la scena di un film. Era la prima volta (molti sostengono in assoluto a livello mondiale) che si vedeva una roba del genere, e ciò accadde proprio a Milano: i puristi del teatro si affannarono subito a gridare allo scandalo, mentre le menti più aperte apprezzarono un lavoro che, allora, sembrava fantascienza.
Possiamo dire che Luigi Sapelli diede la possibilità a Milano di diventare la culla di un teatro d’avanguardia, che guardava alla tradizione del ‘700 e dell’800, con occhi appassionati e alla scoperta di nuove dinamiche teatrali, esclusive e originali. Sapelli, sempre a Milano, fondò una propria casa d’arte, dove si potevano ammirare i bozzetti dei costumi che lui disegnava sui fogli, appiccicando alla figura i veri tessuti che poi che venivano utilizzati nella rappresentazione.
# Lavorò con Toscanini e D’Annunzio
Gabriele D’Annunzio
La storia di Luigi (Caramba) Sapelli nasce al Caffè Molinari, di Piazza Solferino a Torino, il luogo che gli permise di entrare in contatto con il mondo degli artisti anticonformisti. Con giovani e fantasiosi scavezzacollo, poco inclini alla disciplina e propensi a godersi le serate parlando di arte facendo l’alba. Fu apprezzato sin dalla giovane età come illustratore, costumista e scenografo. Nel 1897, proprio nel capoluogo sabaudo, Sapelli entrò in contatto con Arturo Toscanini, che dirigeva al Teatro Regio la prima assoluta dell’opera “Forza d’Amore”. Sapelli disegnò i costumi per questo lavoro, facendosi poi notare per la bravura da Ciro Scognamiglio, produttore napoletano specializzato nelle operette, che affidò al nostro artista i costumi e la scenografia di “D’Artagnan” e “La cicala e la formica”, opera comica in tre atti.
Prima di approdare a Milano, fondò una rivista che si occupava di recitazione: Sapelli disegnava, tra il serio e il satirico, le scene delle rappresentazioni dei teatri torinesi, con i costumi che lui immaginava per quelle opere. Passa poi al Buontempone, al Fischietto e alla Gazzetta del Popolo; ma la svolta avvenne proprio nel 1897, quando lavorò con Toscanini e Scognamiglio. Un periodo che lo fece conoscere a livello nazionale e non solo, così intraprese le collaborazioni, tra gli altri, con la Scala. Gabriele d’Annunzio gli commissionò la realizzazione di pomposi abiti; il pinerolese vestì Eleonora Duse in “Monna Vanna”, commedia di Maurice Maeterlink del 1902. Sapelli morì a Milano il 10 novembre 1936, lasciando la moglie e una figlia.
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26 aprile 1986. Alle ore 1:23:45, nella centrale nucleare di Chernobyl, il reattore n°4 “Lenin” prende fuoco. E’ l’inizio del più grande disastro nucleare della storia, un’emergenza ambientale globale causata da un’esplosione pari a 500 volte più potente di Hiroshima. A quei tempi ero un ragazzino. Questi i miei ricordi.
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26 aprile. Il giorno di Chernobyl: i miei ricordi di allora
# I miei ricordi di allora: la nube radioattiva, il latte e il referendum
RSI Telegiornale
Il primo ricordo è quello di un telegiornale. Dietro al conduttore c’era una mappa dell’Europa. La prima notizia era che in Svezia avevano rilevato un’impennata di radiazioni in un’area ancora non precisata dell’Europa dell’Est. Nelle ore successive si è passati da una serie di Niet con cui le autorità sovietica negavano ogni tipo di problema a timide conferme. Fino a che il fattaccio era ormai divenuto evidente. E l’evidenza per noi che vivevamo in Occidente aveva le sembianze di un’enorme nube radioattiva che si alzava da una regione occidentale dell’Unione Sovietica e si muoveva in Europa sospinta dai venti. Ricordo che inizialmente la nube sembrava puntare verso Nord ma successivamente aveva cambiato direzione mirando dritto a noi. Non si parlava d’altro anche se, tutto sommato, non ricordo scene di panico.
Si viveva quel fatto come qualcosa di bizzarro, non si avvertiva, almeno noi più giovani, come qualcosa di realmente pericoloso, anzi in classe si scherzava addebitando a Chernobyl la colpa di qualunque dimostrazione tra noi studenti di deficienza o di alterazione psico-fisica. I TG invitavano esperti che dicevano di non consumare latte e verdura perchè ad alto rischio di contaminazione. In generale si procedeva a suggerire comportamenti da tenere o da evitare, piuttosto che obbligare o vietare. Ricordo poi che, quando il pericolo sembrava rientrato, la politica prese il sopravvento con i verdi e i socialisti di Craxi che cavalcarono l’emotività legata al disastro per promuovere un referendum per bandire l’energia nucleare dal nostro Paese. Cosa che poi accadde, segnando probabilmente in negativo il futuro energetico del paese. Ma questa è un’altra storia. Al di là dei ricordi, come si presenta Chernobyl oggi?
# Chernobyl oggi: la terza riserva di piante e animali più grande in Europa
Credits: georgofili.info Chernobyl
Che cosa rimane di Chernobyl oggi. Innanzitutto la giornata commemorativa: le Nazioni Unite hanno istituito il 26 aprile come Giornata Internazionale della Memoria del Disastro di Chernobyl. Ogni tanto viene trasmessa in tv una miniserie molto toccante sull’evento. Ma che ne è dell’area dell’incidente?
Si sono contati circa 300 mila evacuati, migliaia di neonati malformati in tutta Europa, 2800 km quadrati d’acque, flora e fauna contaminati. Eppure, contro ogni aspettativa, nonostante le radiazioni siano ancora presenti, nella zona è tornata la natura: è diventata la terza riserva di piante e animali più grande in Europa.
Credits: corriere.it Chernobyl
È stata l’assenza dell’uomo che ha portato a questo trionfo della natura. Il botanico di fama mondiale, Stefano Mancuso, spiega che con tre decenni d’isolamento e divieto di qualunque attività umana, la natura ha potuto svilupparsi senza alcun impedimento. E’ in corso una richiesta dell’Ucraina all’Unesco di dichiarare Chernobyl Patrimonio dell’Umanità.
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«La Lombardia è la regione d’Italia che più colpisce per il perfetto equilibrio tra vestigia ben conservate di una lunga e gloriosa storia lunga secoli e lo sguardo rivolto al futuro e all’innovazione». Da Milano al Lago di Como, dalla Franciacorta a Bormio. Scopriamo le 7 esperienze da provare assolutamente secondo il National Geographic.
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«La regione d’Italia che più colpisce»: le 7 esperienze da sogno in Lombardia per il National Geographic
# Il National Geographic celebra la Lombardia: «storia gloriosa e sguardo al futuro»
National Geographic
La famosa rivista, conosciuta per i suoi reportage esclusivi e le sue straordinarie fotografie che raccontano le meraviglie del pianeta, celebra le bellezze naturali e culturali della Lombardia. Questa l’introduzione dell’articolo “Sette esperienze da fare in una sorprendente regione d’Italia, la Lombardia” pubblicato nella sezione “Viaggi” sul National Geographic:
«La Lombardia è la regione d’Italia che più colpisce per il perfetto equilibrio tra vestigia ben conservate di una lunga e gloriosa storia lunga secoli e lo sguardo rivolto al futuro e all’innovazione. La Lombardia può essere nota per la sua vivace vita cittadina a Milano (capoluogo della regione e principale centro economico d’Italia), ma comprende anche pittoreschi villaggi medievali, sfarzosi resort sul lago, laghi glaciali e splendidi passi di montagna.
Paesaggi naturali mozzafiato con viste iconiche come il Lago di Como con le Alpi sullo sfondo sono sinonimo di “Dolce vita”. Moda e arte di fama mondiale, come “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci e il Salone Internazionale del Mobile con la Design Week, attraggono turisti e viaggiatori d’affari da tutto il mondo. E nel caso non lo sapessi, la Lombardia ha il maggior numero di siti patrimonio mondiale dell’UNESCO di qualsiasi regione italiana, nonché il maggior numero di ristoranti stellati Michelin.»
Queste le 7 esperienze imperdibili da fare in Lombardia secondo la rivista.
#1 Percorrere la Via delle Sorelle
Credits: @tatybuoni Porta San Giacomo
Un sentiero di 130 km collega Bergamo e Brescia, attraversando luoghi spettacolari come il Lago d’Iseo, i vigneti della Franciacorta e i villaggi rurali come il medievale Nembro. A Bergamo, le Mura Veneziane offrono viste panoramiche, mentre a Brescia si può visitare il Capitolium e il Museo Santa Giulia, con quasi 11.000 opere d’arte e reperti archeologici.
#2 La visita a un allevamento di caviale sostenibile
Lavorazione del caviale
Si può fare un tour guidato in un allevamento di storioni per la produzione di caviale sostenibile, quello dell’Agriottica Lombarda di proprietà di Calvisius Caviar a Brescia, con degustazioni di caviale per 70 euro a persona.
Nella regione con 60 ristoranti stellati Michelin, si può imparare a cucinare piatti tradizionali come il risotto alla milanese, la cotoletta o i casoncelli sotto la guida di chef locali.
#4 Degustazione del Franciacorta
franciacorta.wine – Franciacorta in cantina
Il Franciacorta, paragonato allo Champagne, è prodotto vicino al Lago d’Iseo. È possibile visitare il vigneto Berlucchi, la tenuta del primo Franciacorta e le cantine secolari del vigneto, e godere di un aperitivo nei bar sul lago su una chiatta di fronte al Monte Iseo.
Famoso per il paesaggio alpino e visitato da celebrità, il Lago di Como offre soggiorni di lusso al Grand Hotel Tremezzo, con tour in barca per scoprire villaggi pittoreschi come Varenna.
#6 Escursioni sul Lago di Garda tra borghi e spiagge
Credits: @sam_wonderlands Sirmione
Popolare per sport acquatici, il Lago di Garda invita a visitare Sirmione, con il Castello Scaligero, e a rilassarsi sulle spiagge come Jamaica Beach. Il centro di Salò ricorda la Costa Azzurra.
#7 Sciare e rilassarsi nelle antiche terme a Bormio
Ph. robi_ciaffoni IG
Sede delle Olimpiadi invernali 2026, Bormio offre sci tutto l’anno sul ghiacciaio dello Stelvio. Dopo lo sci, ci si può rilassare nelle antiche terme della zona.
Il reddito medio in Italia cresce, ma non ovunque allo stesso modo. Milano guadagna posizioni rispetto alla precedente rilevazione, eppure ci sono tre comuni dell’hinterland che la superano. Vediamo i numeri del dettaglio.
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I tre paesi nei dintorni di Milano che sono più ricchi di Milano
# Portofino si conferma il comune più ricco d’Italia
valentina_in_ct IG – Portofino
Il reddito medio dichiarato in Italia si attesta a 24.830 euro, con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente. Questo è quanto emerge dagli ultimi dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, basati sulle dichiarazioni dei redditi 2024 relativi all’anno di imposta 2023. La Lombardia guida la classifica regionale con una media di 29.120 euro.Al vertice dei comuni più ricchi si conferma Portofino, con 94.505 euro di reddito medio pro capite, in salita di circa 4mila rispetto alla rilevazione precedente. Segue nella graduatoria Lajatico (PI) che con 61.980 euro, circa 9mila in più dell’anno prima, continua a sedere sulla seconda piazza. Dopo un paese ligure e uno toscano non può mancare uno lombardo.
# Il più ricco del milanese: Basiglio, terzo in Italia
Credits paola.sabatini IG – Basiglio
Al terzo posto del podio, altra posizione mantenuta rispetto all’anno d’imposta 2022, si trova Basiglio (MI), che con 50.807 euro è anche il più ricco dell’hinterland milanese. Il comune è noto per il quartiere residenziale di Milano 3, sviluppato tra il 1980 e il 1991 e ispirato al concetto di “città giardino”. Con una popolazione di circa 8.000 abitanti è uno dei luoghi dove vivere preferiti da milanesi facoltosi ed expats stranieri.
# Il secondo comune più ricco dell’hinterland: Cusago, quinto in Italia
Credits milanoeprovincia IG – Castello Visconteo di Cusago
A ovest di Milano, Cusago conserva un centro storico caratterizzato dal Castello Visconteo del XIV secolo. Nonostante lo sviluppo residenziale e industriale, il comune ha mantenuto un equilibrio tra urbanizzazione e paesaggio. Con una popolazione di circa 4.400 abitanti, Cusago registra un reddito medio di 41.987 euro, si posiziona al quinto posto tra i comuni più ricchi d’Italia, dietro a Solonghello in Piemonte.
# Anche Segrate è più ricco di Milano
Segrate (Idroscalo) – ph. @_giusy_._giusy_ IG
A est di Milano, Segrate è sede di importanti quartieri residenziali come Milano 2 e San Felice, nonché di aziende come Mondadori e IBM. Il comune, con una popolazione di circa 35.000 abitanti, offre un mix di aree verdi, servizi e infrastrutture, tra cui l’Idroscalo. Il reddito medio pro capite è di 39.001 euro, che lo porta in settima posizione, di poco superiore a quello di Milano.
# Milano sale all’ottavo posto in Italia: il 50% della top ten è composta da comuni milanesi
partitivaiva.it – Redditi comuni italiani
Milano, con un reddito medio pro capite di appena 12 euro in meno di Segrate, 38.989 euro contro i 33.703 dell’anno precedente, sale di due posizioni arrivando all’ottavo posto nella classifica nazionale dei comuni più ricchi. Tra i capoluoghi di regione, è quello con il reddito medio più elevato, superando Bologna e Roma. La top ten è per il 50% composta da comuni milanesi. Al decimo posto troviamo infatti Arese con un reddito pro capite di 33.291 euro.
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Questo quadrante della città è quello che ha impennato più di tutti. Non solo: continua a crescere, con un unico neo per ognuno dei settori trattati.
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Questa è l’area di Milano con le più alte potenzialità di crescita
# Calvairate – Taliedo- Forlanini
Credits: wikipedia.org – Municipio 4
La denominazione in Municipi che ha sostituito e accorpato le vecchie zone di Milano in 9 municipi risale al 2016: il Municipio 4 è quello che comprende la periferia sud-est della città costituito dai nomi storici dei quartieri Lodi-Corvetto, Calvairate, Rogoredo e Taliedo-Forlanini. La zona è sempre stata famosa per una grande intensità di traffico dovuta a un concentrato di corrieri espresso nella zona denominata CAMM, all’imbocco principale delle tangenziali e autostrade per chi deve lasciare Milano in direzione sud e all’aeroporto di Milano Linate.
Webuild – Metro M4
L’aeroporto seppur ancora confinato a traffico aereo lontano anni luce da Malpensa (anche per questioni di spazio) è stato completamente rinnovato e ha visto il fiore all’occhiello della nascita della fermata Linate, capolinea della neonata linea Blu (M4) con cui si può raggiungere Piazza San Babila e quindi il Duomo in soli 12 minuti (cronometrare per credere!). Si parla inoltre da tempo di ulteriori prolungamenti metro sull’asse Mecenate-Ungheria, creando così un collegamento triangolare fra la zona di Piazzale Lodi e San Donato. Unico neo: a quanto pare difficilmente si potrà costruire una fermata metro Ovidio, dal nome dell’omonima piazza, dato che il sottosuolo in quella zona ha ceduto più volte decadi fa a causa del collasso dell’asfalto e di larghe zone vuote.
# Ponte Lambro – Case Bianche – Corvetto
Credits Andrea Cherchi – Piazzale Ferrara
Ponte Lambro, Case Bianche di via Salomone, San Donato, Corvetto e Viale Ungheria. Molti anni fa, nonostante non si potesse certo paragonare queste cinque zone alla famigerata e per fortuna scomparsa Five Point ottocentesca di New York, questi snodi della Milano sud-orientale non erano pericolosi nel vero senso della parola ma sicuramente non molto adatti a rappresentare il bello che c’è a Milano. Negli anni come altre periferie anche questi punti delicati sono stati trasformati radicalmente e continuano a farlo.
Credits pierangelotomx IG – Ponte Lambro
Le Case Bianche popolari di via Salomone sono state ristrutturate anche se solo in parte, Ponte Lambro e San Donato (comune nelle immediate vicinanze praticamente attaccato alla città) hanno avuto grandi riqualificazioni in termini di parchi, aree verde e nuovi edifici, mentre piazzale Corvetto e viale Ungheria seppur sostanzialmente uguali non hanno più la fama di strade poco raccomandabili di una volta: e nonostante non possiamo nascondere che Milano dopo il Covid ABBIA un problema sicurezza e anche qui vi siano state delle ricadute, la zona è destinata a migliorare sensibilmente, vedasi ad esempio la riqualificazione avvenuta con il nuovo quartiere di Santa Giulia. Il neo ancora da risolvere? Il Parco di Rogoredo, per motivi noti a tutti.
CARLO CHIODO (Ultimo aggiornamento: 25 aprile 2025)
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Milano si prepara a una nuova stretta sulla mobilità urbana.Dopo anni di proroghe e dibattiti, si allargano i divieti di circolazione in Area B anche alle due ruote. Una decisione che ha riacceso il confronto tra amministrazione e cittadini, con iniziative politiche e raccolte firme in corso.
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Ufficiale: Area B vietata anche a queste moto e motorini
# Il provvedimento: cosa cambia da ottobre 2025
Manifestazione in Piazza Castello contro il divieto di circolazione per le moto euro 0 e 1 – Ph. @zzfazer IG
Nel maggio del 2024 il Comune di Milano aveva deciso di posticipare di un anno, al primo ottobre 2025, l’entrata in vigore del divieto di accesso e circolazione in Area B per le moto e i ciclomotori considerati più inquinanti. La proroga era stata vista da alcuni come un segnale di un cambio di rotta, quindi come un primo passo per l’annullamento di una norma che punisce i veicoli che incidono meno sul traffico. Invece sembra di no.
# Referendum e polemiche: «Sono quasi tutte persone che vanno a lavorare e magari non hanno i soldi per cambiare la moto»
Comune di Milano – Raccolta firme per stop divieti moto
Sembra cosa ormai certa. Dal primo ottobre 2025, dopo il divieto già in vigore per le moto a due tempi Euro 0, 1 a gasolio Euro 0, lo stop del prossimo autunno si estende anche a quelli a due tempi Euro 2 e 3, a gasolio Euro 2 e a benzina (motore a quattro tempi) da Euro 0 a Euro 2.
La decisione del Comune ha suscitato reazioni contrastanti.Fratelli d’Italia ha avviato una raccolta firme per indire un referendum volto a evitare lo stop alle moto considerate più inquinanti, definendo la misura come un attacco alla libertà di movimento dei cittadini, colpendo in particolare i mezzi che incidono meno sul traffico. In città circolano 71 mila e 600 moto omologate fino a Euro 2, sulle 193 mila moto. Il sindaco Giuseppe Sala ha replicato definendo l’iniziativa del partito di Giorgia Meloni come “solo esibizionismo”. Il consigliere federale Asi e componente del comitato promotore del referendum, Marco Galassi, spiega che «Sono quasi tutte persone che vanno a lavorare e magari non hanno i soldi per cambiare la moto». Attualmente la raccolta firme è in corso, sia per un referendum propositivo che per uno abrogativo, e si attende la decisione del Collegio dei Garanti. Se arrivasse il via libera, occorrerebbe raccogliere 14mila firme.
# Le prossime tappe: tutti i nuovi divieti in arrivo per auto e moto in Area B
L’estensione dell’Area B
Ma i divieti non sono finiti qui.
Dal primo ottobre 2025 scatta anche il divieto di accesso per le auto Euro 3 a benzina. Per il futuro poi Palazzo Marino ha delineato un calendario di ulteriori restrizioni.
Dal primo ottobre 2028, la circolazione sarà vietata alle auto benzina Euro 4, ai diesel Euro 6 A-B-C acquistati dopo il 31 dicembre 2018 e alle moto quattro tempi Euro 3.
Dal primo ottobre 2030 toccherà a veicoli diesel Euro 6 D_TEMP e Euro 6 D e moto due tempi Euro 4 e a gasolio di classe Euro 4 e 5.
Milano sarà quindi sempre più off limits per chi non ha mezzi di ultima generazione, mentre il ritorno alla normalità dei mezzi pubblici di superficie è ancora lontana. Come potranno muoversi e raggiungere la città coloro che non hanno disponibilità economiche per cambiare l’auto o la moto?
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Milano è una città ingolfata: in uno spazio ristretto ci sono troppe persone, case, uffici, locali e chi più ne ha più ne metta. Come ogni metropoli, ha bisogno di crescere, ma risente anche dei limiti fisico-geografici. Occorre trovare una soluzione radicale: costruire una nuova Milano.
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E se a Est sorgesse una nuova Milano?
Milano Est (Ideogram.AI)
# Invece di nuovi palazzi… un’intera città
Brasilia – Ph. @mbastosbr
A Milano manca lo spazio. Ormai le cubature si sono utilizzate tutte. All’orizzonte non si vedono più opportunità per costruire qualcosa di nuovo. E se all’orizzonte invece di nuovi palazzi si vedesse un’intera città? Come il Brasile che da zero ha costruito la sua nuova capitale. Lo spazio c’è.
# Un nuovo modello urbano: “Milano Est”
La zona dove sorgerebbe Milano Est
Questa nuova Milano potrebbe estendersi da Segrate a Mediglia e Paullo. Non rappresenterebbe solo un’espansione fisica di Milano, ma una vera e propria “Milano parallela“, riprogettata per rispondere alle esigenze della “città madre” alla luce delle esigenze del mondo contemporaneo. Sarebbe una città “sperimentale”, costruita ex novo, come nel caso di Brasilia, con una pianificazione orientata alla funzionalità e alla vivibilità.
L’obiettivo principale sarebbe alleggerire il carico che ora Milano sopporta da sola, creando qui i nuovi spazi abitativi e le infrastrutture, anche per ridurre il caro-affitti, oggi tra i più elevati d’Italia. La necessità di abitare la nuova città potrebbe diventare un’opportunità per il Comune di Milano di adottare politiche di sgravi fiscali e agevolazioni, incentivando i milanesi e, soprattutto, gli “stranieri” a trasferirsi qui, contribuendo a riequilibrare i prezzi immobiliari. Ma non solo questo. La prima trasformazione sarebbe la creazione di un nuovo centro. Un centro grandioso e superverde.
# L’idroscalo diventerebbe un Central Park, la “cerniera” tra le due Milano
Il nuovo centro di Milano sarebbe un parco, quello dell’Idroscalo. Un parco come centro sarebbe anche il simbolo di una nuova visione, quella di una città avanguardia nel green. Una città che se qualcosa non lo ha, come il verde, se lo crea da zero. Come ha fatto con il mare, con l’Idroscalo, o con la montagna, con il Monte Stella. L’Idroscalo fungerebbe da “parco centrale”, esattamente come il Central Park di New York, e costituirebbe la “cerniera” tra la parte occidentale, Milano, e quella orientale, Milano Est.
Il lago artificiale, già circondato da strutture sportive e aree ricreative, potrebbe essere arricchito con percorsi naturalistici, giardini tematici, spazi per eventi e un sistema di navigazione per piccole barche elettriche. L’Idroscalo avrebbe così la possibilità di diventare il principale centro di aggregazione della nuova “città doppia”, offrendo un’oasi naturale a due passi dalla zona di vita o lavoro. Ma la vera rivoluzione sarebbe per la mobilità.
# Milano Est: l’hub di mobilità con l’intero hinterland
Prolungamento M4
Progettando una città da zero, la mobilità sarebbe concepita come priorità fondamentale. Milano Est potrebbe essere collegata a Milano tramite un’estensione della Linea Blu (M4), con fermate già previste a Segrate e Idroscalo. Una volta completata la città, la M4 potrebbe attraversarla completamente, con una rete di biforcazioni numerate progressivamente a partire da M4.1. Inoltre, sarebbe necessario un collegamento metro diretto tra il centro di Milano Est e la fermata Duomo, senza ulteriori fermate.
Così trasformata, la M4 diventerebbe una linea portante della mobilità milanese, offrendo una connessione diretta e costante tra il cuore di Milano e il resto dei suoi quartieri. Non solo: Milano Est ospiterebbe un grande hub tra alta velocità e connessioni urbane, già in programma a Segrate. E poi da qui partirebbe una circle line di collegamento con l’intero hinterland di cui Milano Est diventerebbe il fulcro nevralgico.
# Avanguardia della mobilità urbana e interurbana
architizer.com – Ingresso tunnel
Inoltre, Milano Est, costruita dal 2025, sarebbe il luogo ideale per testare soluzioni innovative di mobilità per Milano. Per esempio, potrebbe ospitare le prime piste ciclabili sopraelevate, i silos di parcheggio interrati e persino un tunnel sotterraneo, come la “Strada interrata Silos Linate – Silos Milano Est”. Inoltre, un centro città accessibile solo a biciclette, monopattini e scooter elettrici potrebbe essere una proposta interessante. Un’altra innovazione sarebbe l’introduzione di mezzi pubblici “on-demand”, ossia veicoli elettrici e autonomi che si muovono secondo le esigenze degli utenti, praticabili inizialmente quando la città non sarà ancora densamente popolata, per poi essere riservati alle zone off-limits per le auto.
A proposito di innovazione, Milano Est potrebbe essere anche il luogo ideale per testare la possibilità di installare mini-reattori nucleari, rispondendo così alla crescente domanda energetica in modo sostenibile. Potrebbe ospitare una serie di piccoli reattori nucleari a bassa emissione e a basso impatto ambientale, garantendo energia a basso costo e sostenibile per i nuovi quartieri, e in futuro anche per Milano.
# Il polo amministrativo e il vice-sindaco di Milano Est
Il logo ipotetico del Comune di Milano Est
La creazione di Milano Est rappresenterebbe un’opportunità anche per testare un nuovo modello di governance. Una figura interessante per garantire una gestione efficace della città potrebbe essere il vice-sindaco tecnico: un funzionario nominato dal sindaco di Milano, incaricato di occuparsi esclusivamente della città e del suo rapporto con Milano.
Per alleggerire il carico della macchina amministrativa milanese, si potrebbe immaginare, una volta operativo il collegamento diretto centro-centro, la creazione di un “Campus Amministrativo” decentralizzato. Questo campus semplificherebbe l’accesso ai servizi pubblici da parte dei cittadini, con uffici organizzati per tematiche (come lavoro, sanità, cultura) e spazi multifunzionali per eventi e incontri. Potrebbe ospitare anche coworking e incubatori d’impresa, incentivando lo sviluppo di attività locali e creando un ecosistema stimolante per l’imprenditorialità dell’area.
Inoltre, per facilitare l’accesso ai servizi pubblici, questi potrebbero essere resi disponibili tramite app e sportelli digitali diffusi nei quartieri, riducendo la necessità di spostamenti.
# Milano Est: la soluzione definitiva al caro-affitti milanese?
Una studentesca protesta contro il caro-affitti al Politecnico di Milano
Milano Est potrebbe rappresentare una risposta all’emergenza abitativa e al caro-affitti di Milano. Incentivi fiscali e sgravi sugli affitti, oltre a bonus di insediamento per giovani, famiglie e studenti, potrebbero attrarre nuove categorie di residenti. Questa strategia non solo bilancerebbe la pressione abitativa sul centro, ma potrebbe anche favorire la rapida crescita della nuova città.
Per evitare che Milano Est diventi una zona puramente residenziale e “spenta”, si potrebbero introdurre incentivi anche per i locali commerciali, favorendo l’apertura di negozi, ristoranti e spazi culturali che animino l’area. Le piazze centrali, con spazi all’aperto per eventi, mercati rionali e attività culturali, potrebbero essere luoghi d’incontro che favoriscano la socializzazione e il senso di comunità.
La progettazione degli spazi residenziali potrebbe includere giardini comuni e orti urbani condivisi, promuovendo la coltivazione locale e un senso di appartenenza tra i residenti. L’illuminazione pubblica, studiata per garantire sicurezza e vivacità serale, potrebbe integrare installazioni artistiche e soluzioni a basso impatto ambientale, creando un’atmosfera accogliente e distintiva.
MATTEO RESPINTI (Ultimo aggiornamento: 25 aprile 2025)
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Uno degli effetti collaterali più apprezzati della M4. In occasione dell’apertura delle prime sei fermate della linea blu c’è stata anche l’inaugurazione di uno dei parchi giochi definiti come tra i più belli della Lombardia. Vediamo come è stato realizzato e la suddivisione degli spazi.
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Il «parco giochi più bello della Lombardia» è sopra la metro di Milano
# Un chilometro di parco giochi
Planimetria parco
Viale Argonne, una delle arterie storiche di Milano, è stato oggetto di un progetto di riqualificazione che ha interessato sia la superficie che il sottosuolo. Nel sottosuolo, si trova il passaggio della nuova linea metropolitana blu. In superficie, invece, sorge uno dei parchi giochi più belli della Lombardia. Il responsabile del progetto Giovanni Pirro ha sottolineato come oggi non sia più possibile concepire la realizzazione di un’opera, specialmente in una grande città, senza tenere conto dell’impatto ambientale e della qualità della vita dei cittadini. Lo stesso è successo durante la pianificazione della fermata della metropolitana Argonne, con il viale soprastante arricchito con un grande parco giochi adatto a tutte le età e a diversi gusti lungo circa 1 km, affiancato da strade che scorrono in entrambi i sensi di marcia: una corsia da un lato del parco e l’altra corsia dall’altro lato. È stata inoltre ricreata la vegetazione ornamentale, sopra il tunnel ferroviario, con 13 diverse specie arboree di media taglia e 10 specie arbustive.
# Da Piazzale Susa a Piazza Acquabella
Maps – Parco viale Argonne
Il parco si estende da Piazzale Susa ai confini con Piazza Acquabella e tutte le sue aree sono recintate, garantendo ai bambini un ambiente di gioco sicuro e tranquillo. Lungo tutta la striscia del parco corre una pista ciclabile, in entrambi i lati, che i bambini possono utilizzare anche per giocare con monopattini e roller. Inoltre, non mancano tavoli e panchine per chi desidera rilassarsi.
A realizzarlo la stessa Webuild, ha costruito la M4 e ha siglato una partnership con il Politecnico di Milano per progettare un materiale speciale per la pavimentazione dell’area. Si tratta di una mescola cementizia in grado di rendere il suolo drenante, permettendo il completo assorbimento dell’acqua piovana.
# Campetti da calcio, pallavolo, basket e persino bocce e il “giga frisbee”
Credits: metrom4.webuildgroup.com Parco Angonne
Il parco offre giochi adatti a tutte le età: dispone di un’area dedicata ai bambini da 0 a 3 anni e di spazi per i bambini più grandi. Inoltre, ci sono un campo da calcio di 29 metri e un’area dove si può giocare a basket e pallavolo.
Webuild - Viale Argonne
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Webuild - Viale Argonne
lorenamambretti IG - Viale Argonne
Webuild - Viale Argonne giorno
Webuild - Viale Argonne dall'alto
Il parco giochi include anche un campo di bocce, aree attrezzate con tavoli da ping pong e una zona fitness. Ogni attrezzo nella zona fitness è dotato di un QR Code che consente di scaricare una guida per gli esercizi.
Credits: booking.com – Parco Argonne
Al centro spicca la struttura ludica più attrattiva, il “Giga Frisbee”, un gioco di arrampicata in rete di corda con due cerchi di acciaio tubolare. Il diametro è di 16 metri, mentre l’altezza massima è 2,80 metri.
Articolo di BEATRICE BARAZZETTI (Ultimo aggiornamento: 25 aprile 2025)
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Sta per nascere una nuova stazione ferroviaria. Un’opera strategica da 33 milioni di euro che promette di trasformare radicalmente la mobilità del nord-ovest milanese.
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La nuova stazione di Milano
# Una stazione nel cuore dell’innovazione
Credits: farmacista33.it
Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) si è ufficialmente aggiudicata la gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione del primo lotto della nuova fermata ferroviaria Milano Mind – Cascina Merlata, posizionata tra le stazioni diRho Fiera e Milano Certosa.
Si tratta di un investimento chiave per collegare l’area del Milano Innovation District (MIND), erede dell’Expo 2015, e il quartiere residenziale di Cascina Merlata al resto della città.
Con un valore complessivo di 33,5 milioni di euro (di cui oltre 13 milioni solo per il primo lotto), la futura fermata punta a diventare il principale hub di mobilità per l’intero quadrante nord-ovest della città metropolitana, fino al collegamento con Malpensa.
Un’opera che risponde a una domanda concreta: servire un’area che già oggi conta circa 10.000 presenze quotidiane, e che, con l’arrivo del campus universitario della Statale e lo sviluppo di nuove residenze, potrebbe arrivare a movimentare 45.000 persone al giorno.
# La nuova fermata: sostenibilità, accessibilità, intermodalità
Il rendering della nuova stazione – credits: GRUPPO FS – RFI
Il progetto prevede, nella prima fase, la realizzazione della banchina ferroviaria con pensilina, oltre ai sistemi di risalita (scale, ascensori, rampe) che la collegheranno alla passerella ciclopedonale MIC – MIND Cascina Merlata.
Il primo treno potrebbe passare dalla nuova stazione già nel 2026, queste le linee coinvolte: S5 (Varese–Treviglio), S6 (Novara–Treviglio), S11 (Chiasso–Rho) e i treni regionali per Domodossola, Arona, Gallarate e Malpensa Aeroporto
Ma non finisce qui: il progetto completo include anche un fabbricato viaggiatori con atrio, sala d’attesa e servizi, una velostazione per chi si muove in bicicletta e una rampa ciclabile per accedere in sicurezza alla passerella. Sono previste anche aree di sosta per taxi e parcheggi, a supporto della piena integrazione con gli altri mezzi di trasporto. L’obiettivo? Promuovere una mobilità sempre più intermodale.
La nuova stazione sarà totalmente inclusiva, con percorsi e soluzioni progettate per garantire l’accesso a tutti, incluse le persone con disabilità. Il collegamento diretto alla passerella MIC e ai percorsi ciclabili esistenti favorirà l’abbandono dell’auto privata.
# Un’opera strategica per una città in trasformazione
Credits: euromilano.net
Il contesto in cui sorgerà la stazione non è casuale: MINDè destinato a diventare uno dei principali poli scientifici e tecnologici d’Europa, con la presenza del nuovo Ospedale Galeazzi (oltre 600 posti letto), dell’istituto di ricerca Human Technopole e, dal 2027, del campus della Statale di Milano.
Il quartiere di Cascina Merlata, inoltre, sta rapidamente trasformandosi in una zona residenziale tra le più giovani della città, con servizi, scuole e il grande centro commerciale Merlata Bloom, già operativo.
La nuova fermata ferroviaria rappresenta una risposta concreta alla crescita della domanda di trasporto pubblico: la stazione più vicina finora era Rho Fiera, ma risultava scomoda per molti residenti e lavoratori dell’area.
# Finanziamenti, cronoprogramma e prossimi passi: inaugurazione nel 2026
Credits hpgruesen-pixabay – Flixtrain
Il primo lotto dell’opera, aggiudicato a un raggruppamento temporaneo di imprese composto da Quadrio Gaetano Costruzioni S.p.A. e Valsecchi Armamento Ferroviario S.r.l., ha un valore di oltre 13 milioni di euro.
L’intero investimento, stimato in circa 33,5 milioni di euro, sarà cofinanziato per 10 milioni dal Comune di Milano, mentre il resto dei fondi proviene da RFI, attraverso il contratto di programma stipulato con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Parallelamente, sono stati stanziati ulteriori 14 milioni per interventi collaterali, come il potenziamento del nodo tranviario del Cimitero Maggiore e la creazione di nuove piste ciclabili che collegheranno la zona con il resto della città. Anche la linea M1, recentemente rinnovata, giocherà un ruolo centrale nell’intermodalità dell’area.
Se i lavori procederanno secondo programma, entro il 2026 sarà possibile salire su un treno in pieno Mind e raggiungere rapidamente il centro città, trasformando radicalmente il modo in cui studenti, ricercatori, residenti e visitatori si muoveranno in città.
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Quando alla fine di aprile entrava in scena la grande protagonista: la Fiera Campionaria.
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Quando a Milano si andava tutti alla fiera Campionaria
Ex Fiera campionaria
# 1920: nasce la fiera campionaria
Aprile 1920: nasce la prima Fiera Campionaria. Viene organizzata sui Bastioni di Porta Venezia per iniziativa di otto imprenditori con 1200 espositori di cui 256 esteri.
Nel 1923 si trasferisce tra piazza Giulio Cesare e largo Domodossola, l’area che costituiva la Nuova Piazza d’Armi cittadina e che diventa il nuovo quartiere fieristico di Milano.
# La bomba di Piazza Giulio Cesare
Nel 1928, in occasione dell’inaugurazione della IX edizione della Campionaria, ha luogo un grave attentato: una bomba, posta sotto un lampione in piazza Giulio Cesare, uccide venti persone che erano in attesa del transito del re Vittorio Emanuele II, che era il bersaglio dell’attentato e che avrebbe dovuto inaugurare la Fiera.
Il 12 settembre 1946 la Fiera Campionaria Internazionale inaugura la nuova Fiera Milano, ricostruita dopo i pesanti bombardamenti subiti nella seconda guerra mondiale. Con l’adesione dell’URSS nel 1951 Fiera Milano diventa, in piena guerra fredda, il punto di incontro commerciale tra Est e Ovest.
# La vetrina dell’innovazione internazionale
Negli anni Sessanta e Settanta la Fiera Campionaria di Milano diventa un volano del boom industriale italiano, affermandosi all’estero come la vetrina più nota e prestigiosa del Made in Italy. Nel 1985 la Fiera Campionaria lascia spazio alla grande Fiera d’Aprile, che segna il passaggio dell’attività espositiva dalla formula generalista a quella delle manifestazioni settoriali specializzate.
Dal 2006 la Fiera si è trasferita nell’area di Rho che ha in seguito ospitato anche l’edizione di Expo. Della vecchia Fiera Campionaria, l’unico polo rimasto in funzione è quello di Fieramilanocity che ospita ancora delle esposizioni. Il resto dell’area oggi è diventata City Life.
La caratteristica della Fiera Campionaria era di rappresentare una esposizione generalista, dove erano mostrati ogni tipo di prodotti provenienti da ogni parte del mondo. Una vera e propria vetrina dell’innovazione internazionale che per Milano ha costituito un’antesignana dell’Expo del 2015.
MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 25 aprile 2025)
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Baggio: un orizzonte che sembrava irraggiungibile. Finalmente qualcosa si muove. Immagine cover:urbanfile.org
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La metro a Baggio: c’è la data
# Appalto Metro a Baggio: c’è l’offerta
Stazione Baggio
Dopo un’attesa di anni, intoppi e una gara annullata, forse ci si rimette in moto per portare la M1 a Baggio. Dopo che il precedente, pubblicato lo scorso maggio, era andato deserto, per il nuovo bando di gara, chiuso a febbraio, è stata presentata un’offerta, che risulta in fase avanzata di valutazione. Se ritenuta valida, entro settembre ci sarà l’aggiudicazione dell’appalto.
# Le date: 2025 per il via dei lavori, 2031 per l’inaugurazione
Stazione Parri
I lavori dovrebbero partire entro il 2025. Se tutto procederà secondo i piani, il prolungamento della linea rossa da M1 Bisceglie a Quartiere Olmi sarà inaugurato nel 2031. Si avrà dunque un’estensione della linea di 3,3 chilometri con la realizzazione di tre nuove fermate: Parri-Valsesia, Baggio e Quartiere Olmi.
# No news per l’estensione M5 a Monza
Stazione Olmi
Lo sblocco è stato consentito dal rialzo di MM della base d’appalto a 485 milioni di euro. Non solo: per rendere l’appalto più attrattivo, è stato anche escluso dal progetto il deposito treni, inizialmente incluso, il cui costo di circa 60 milioni verrà sostenuto separatamente.
Per quanto riguarda l’altra estensione attesa della MM fino a Monza, con la M5, i quattro Comuni interessati dal possibile tracciato hanno richiesto il febbraio scorso al Governo risorse extra per finanziare e realizzare l’opera. Per ora non ci sono aggiornamenti da Roma.
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La primavera nel Nord Italia ha qualcosa di magico. Sarà quell’aria frizzantina che sa di rinascita, saranno i cieli azzurri che sembrano dipinti col pastello o forse è solo la voglia di mollare tutto e infilarsi un paio di scarpe comode per partire all’avventura. Queste sono le 10 gite fuori porta per farti dimenticare la città.
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Dieci gite da fare in primavera per dimenticarti di Milano
#1 Boscoincittà: Milano green edition
fuorimappa IG – Boscoincittà
Per dimenticarsi di Milano non serve fare molti chilometri. Boscoincittà è un’oasi verde immensa in via Novara, a due passi dal traffico ma lontana anni luce dallo stress.
Un parco pubblico con boschi, prati, corsi d’acqua, laghetti e persino duecento orti assegnati a cittadini che li coltivano con grande cura. Ci sono anche un giardino d’acqua, un apiario, un frutteto e una cascina. Chi arriva qui ha la sensazione di essere lontano dalla frenesia della vita urbana e di immergersi nella natura, in un ambiente in cui fare passeggiate, un bel picnic, birdwatching o semplicemente buttarsi su un prato a fare nulla.
#2 Oasi Sant’Alessio: safari in Lombardia
oasi_di_sant_alessio IG
A pochi km da Milano, un’oasi naturalistica dove si vedono aironi, cicogne, lontre e falchi. L’Oasi di Sant’Alessio è un’area naturale protetta situata a Sant’Alessio con Vialone, in provincia di Pavia. Fondata nel 1973 da Harry e Antonia Salamon, si estende su circa 10 ettari e offre un rifugio a numerose specie animali, molte delle quali rare o a rischio di estinzione. Il percorso dell’oasi è suddiviso in due principali ambienti: il percorso europeo e il percorso tropicale. L’oasi è anche un centro di conservazione e ricerca, impegnato in progetti di allevamento e reintroduzione in natura di specie come la cicogna bianca, il cavaliere d’Italia e lo scoiattolo rosso europeo. Non ci sono ristoranti dentro, ma nelle vicinanze si trovano agriturismi da favola come “Cascina Caiella”.
#3 Borgo Ticino: una passeggiata nella storia con vino
barba_rona IG – Borgo Ticino
Semplicemente “il Borgo” per i pavesi, Borgo Ticino è l’espansione di Pavia oltre l’omonimo fiume e con le sue case colorate affacciate sull’acqua conserva il fascino di un paese di pescatori e renaioli. Per arrivarci dalla città di Pavia occorre attraversare il lungo Ponte Coperto, superato il quale è possibile scorgere la statua di una lavandaia intenta a lavare i panni. Un’altra statua si trova in via Milazzo, attaccata alla parete di un edificio e si tratta della “Linguacciona”, una donna che fa appunto la linguaccia e riporta alla leggenda legata ai pettegolezzi delle lavandaie. Lungo via dei Mille sorge la parrocchiale di S. Maria in Betlem, una tappa consueta per i pellegrini che nel Medioevo andavano in Terra Santa. Una città universitaria densa di cultura e poco più in là, un borgo pittoresco lungo il Ticino: è come un film ambientato nel passato, ma con gelato artigianale. Numerosi sono infatti i piatti tipici del luogo come il riso alla certosina, il salame d’oca e la Torta Paradiso (non a caso), a proposito puoi provare “Antica Osteria del Previ” per piatti pavese DOC.
#4 Isole Borromee: una fiaba galleggiante sul Lago Maggiore
Credits: @tamarkask Isola Madre
Tre isole, un lago da sogno e palazzi da nobiltà. L’Isola Bella, l’Isola Madre e l’Isola dei Pescatori sono il triangolo d’oro del romanticismo lacustre. Un piccolo arcipelago che sorge nel Lago Maggiore davanti al Golfo Borromeo, tra le cittadine di Stresa e Verbania: le Isole Borromee sono una delle perle del Piemonte. L’Isola dei Pescatori è l’unica abitata, un piccolo borgo composto da una piazzetta principale e stretti vicoli costellati di negozi e mercatini dedicati all’artigianato locale. Una curiosità: l’Isola Madre ospita pavoni bianchi che passeggiano liberi all’interno del grande giardino all’inglese che circonda Palazzo Borromeo.
#5 Giardini di Villa Taranto: Il paradiso botanico
bruschetto24_ IG – Giardini di Villa Taranto
Per chi ama i fiori, i Giardini di Villa Taranto sono una tappa obbligata. Situati a Verbania sul Lago Maggiore, sono una delle meraviglie naturali più affascinanti d’Italia: estesi su circa 16 ettari, questi giardini sono il risultato della passione del Capitano Neil McEacharn, che nel 1931 iniziò a trasformare la proprietà in un’oasi botanica di fama internazionale. Il parco ospita circa 20.000 specie vegetali provenienti da tutto il mondo, organizzate in diverse aree tematiche. Tra le principali attrazioni si trovano la Fontana dei Putti, che in estate è avvolta da grandi foglie note come “orecchie d’elefante”, il Labirinto delle Dahlie, il Giardino delle Eliche e la Serra Tropicale dedicata a piante tropicali e subtropicali, tra cui la Victoria cruziana, una ninfea gigante con foglie che possono raggiungere i due metri di diametro.
#6 Funicolare Brunate: il cielo sopra Como
Credits: @mauro_ger Faro di Brunate
Da Como, si sale con la funicolare e ci ritroviamo a Brunate, il balcone sul Lago. Inaugurata nel 1894, la funicolare collega la città al borgo, situato a 700 metri di altitudine. Il viaggio, lungo circa 1 km, dura 7 minuti e offre una vista spettacolare sul lago e sulle Alpi. Se soffri di vertigini, alla fine del percorso puoi consolarti da “Capolinea Bistrot” vicino alla funicolare che offre taglieri, vini e una vista da standing ovation. Da Brunate, una passeggiata di pochi minuti conduce al Faro Voltiano, eretto nel 1927 in onore di Alessandro Volta, che offre una vista ancora più spettacolare. Da Brunate poi parte un suggestivo sentiero che sorvola il Triangolo Lariano fino a Bellagio.
La funicolare è attiva tutti i giorni dalle 6:00 alle 22:30, con prolungamento fino alle 24:00 il sabato e durante il periodo estivo, mentre le partenze avvengono ogni 15-30 minuti, a seconda dell’orario.
shwalmsley ig – Parco Montevecchia e valle del Curone
Viene considerato “il monte di Milano”. Si tratta di un incantevole borgo situato nel cuore della Brianza, a metà strada tra Milano e Lecco. Arroccato su una collina offre panorami mozzafiato che spaziano dalla pianura padana fino alle Alpi, passando per il Lago di Como e i grattacieli di Milano e, nelle giornate limpide, si possono scorgere le cime del Monte Rosa. Il paese è noto per il Santuario della Beata Vergine del Carmelo, situato sulla sommità della collina, ha origini medievali e si raggiunge salendo una scenografica scalinata di 180 gradini. Questa cittadina è anche famosa per il suo Parco Regionale e quello della Valle del Curone, un’area naturale protetta che offre numerosi sentieri per escursioni a piedi e in bicicletta. Tra le attrazioni naturali spiccano le “piramidi” di Montevecchia, formazioni geologiche uniche che aggiungono un tocco misterioso al paesaggio, perché si dice che le “piramidi” naturali di Montevecchia siano allineate come quelle egizie. Dal punto di vista gastronomico, il borgo è celebre per i suoi prodotti tipici, tra cui il Pincianèl, un vino rosso dell’Alta Brianza, e i furmagett de Muntavégia, formaggini freschi e stagionati a base di latte vaccino e caprino.
Una penisola che si allunga nelle acque del Garda, con castelli, terme romane e scorci che sembrano rubati a un dipinto. Questa è Sirmione, la regina chic del Garda. È stata celebrata per la sua bellezza artistica e ambientale da Catullo, Stendhal e Goethe. I motivi che spingono turisti e visitatori a scoprire Sirmione sono tanti, a cominciare dal centro termale di fama internazionale che sorge sulla punta della penisola.
Ma si può esplorare un altro luogo iconico di Sirmione: l’area archeologica delle Grotte di Catullo che conserva i resti di una delle maggiori ville residenziali dell’Italia settentrionale. Nel cuore del centro storico si staglia il Castello Scaligero, una delle fortezze meglio conservate d’Italia e sotto le mura del castello ha inizio la Passeggiata delle Muse, un percorso pedonale particolarmente romantico e suggestivo. A tavola non si possono perdere il lavarello alla griglia e i bigoli con le sarde, da provare nella “Trattoria La Fiasca”, un’istituzione.
#9 Limone sul Garda: la dolce vita tra i limoni
patrycjamadeja5 IG – Limone sul Garda
No, non è un nome poetico: qui crescono davvero limoni ovunque. Un borgo arroccato, profumato, luminoso e perfetto per una fuga romantica. Si tratta di un pittoresco borgo situato sulla sponda occidentale del Lago di Garda, nella provincia di Brescia. Questo incantevole paese è noto per le sue limonaie storiche, che testimoniano la tradizione agricola locale. Le limonaie, come la Limonaia del Castel, sono strutture caratteristiche dove un tempo venivano coltivati i limoni, protetti dal freddo invernale grazie a particolari tecniche di costruzione. Per gli amanti della natura e delle attività all’aria aperta, Limone offre numerosi sentieri per il trekking, la possibilità di praticare sport acquatici come vela, windsurf e kitesurf e una pista ciclabile panoramica che si snoda lungo la costa del lago. Una curiosità è che grazie a una mutazione genetica, gli abitanti storici vivono a lungo e senza problemi cardiovascolari, tipo dei supereroi.
#10 Riva del Garda: il Mar dei Caraibi incorniciato da montagne
Ph. pcdazero Pixabay
Hai mai visto un lago che sembra il Mar dei Caraibi incorniciato da montagne? Riva del Garda lascia a bocca aperta con natura, sport e romanticismo tutto in un colpo solo. Non a caso è considerata la punta di diamante del Garda Trentino. Perfettamente incastonato tra il lago e le Dolomiti del Brenta, il borgo si arrampica sulla roccia e, grazie al nuovissimo ascensore panoramico, consente in soli 3 minuti di raggiungere il Bastione veneziano. Riva è ideale per chi ama passare, come in un action movie ad alto tasso di emozioni, dall’arrampicata al windsurf, dal kitesurf alla mountain bike. Ma è anche arte e cultura: esposizioni artistiche, mostre, concerti estivi en plein air. Da non perdere il “MAG Museo Alto Garda”, ospitato in una ex fortezza, al suo interno ci sono mostre di storia e archeologia, la Torre Apponale, che sovrasta il porticciolo, e la Chiesa dell’Inviolata, la più importante chiesa Barocca del Trentino. Il piatto tipico è la carne salada con fasòi (fagioli) imperdibile al “Ristorante Villetta Annessa”.
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Belli i ricordi, le bandiere al vento, la partecipazione popolare, bella ciao. Ma possiamo da Milano provare a scrivere una pagina nuova sul libro della libertà?
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25 aprile. Dalle parole ai fatti: costruiamo a Milano il «quartiere della libertà»?
Di libertà in Italia se ne parla molto, ma i fatti sembrano di segno contrario. La tendenza degli ultimi anni è evidente: vietare, limitare, restringere la libertà d’azione dell’individuo. Ci sono luoghi nel mondo dove si favorisce la sperimentazione libertaria. Tra gli esempi più celebri Uzupis a Vilnius o Liberland, la Libera Repubblica di Liberandia, la terra della libertà tra Serbia e Croazia.
Tra tutti però il luogo simbolo di quartiere superfree è Cristiania, nel cuore di Copenaghen, ritrovo di giovani affamati di libertà. Un luogo che non è solo sede di autogestione e di sperimentazione ma è diventato un potente strumento di marketing territoriale, una delle principali attrazioni della capitale danese.
Anche Milano ha avuto un luogo dove vigevano regole diverse dal resto del territorio (e dal resto del Paese): Expo.
In un’epoca in cui la libertà sembra sotto attacco, perché non realizzare anche a Milano un quartiere simbolo del motore della civiltà occidentale? Se volessimo creare un quartiere della libertà, dove lo faremmo? E, soprattutto, cosa ci faremmo?
# La Cristiania di Milano: il quartiere della libertà
uzupis
Assegnato ormai ad altri destini il sito di Expo, bisogna innanzitutto trovare un luogo coerente. Si potrebbe scegliere un posto nell’hinterland, da rilanciare, a Cusago, Muggiano o nel Parco Agricolo, a contatto con la natura. Un’alternativa è scegliere un quartiere periferico da risollevare in città, come Rogoredo, il Gratosoglio o Cagnola.
Una volta scelto lo spazio, cosa ci si potrebbe fare è potenzialmente illimitato. Unico orizzonte: superare ogni altro quartiere liberal per fare parlare tutto il mondo. Attirando turisti e, magari, riportando a casa anche qualcuno dei nostri giovani più affamati di libertà. Vediamo quali caratteristiche dovrebbe avere.
#1 Uno stile inconfondibile
Il punto di partenza è progettare uno stile inconfondibile. Innanzitutto nell’ingresso. Si deve avere la netta sensazione di entrare in una nuova terra promessa. Occorre poi una architettura landmark esuberante e d’avanguardia molto riconoscibile, tipo Camden Town di Londra nord. Altri elementi iconici che ci vengono in mente sono le grandi scarpe del quartiere inglese, la scritta Cristiania, “you are leaving Europe“, la zona di Vilnius dove chiedono il passaporto. Nei segni distintivi noi siamo trai più bravi al mondo, siamo quelli del filo e del’ago di Cadorna o del dito di Cattelan. Potremmo fare qualcosa di grandioso.
#2 Un mondo nuovo
Varcato l’ingresso choc si accederebbe a un mondo stupefacente. Scontata la droga libera, ormai è una premessa per tutti questi luoghi. Così come i graffiti sui muri e gli spazi per la libera espressione. Nel progettarlo però ci dobbiamo ricordare che ci troviamo comunque a Milano, Milano è Milano, non si può cedere alla perdizione distruttiva e alle brutture tipiche dei paesi barbari. Milano è la città dello stile, per cui anche il quartiere della superlibertà dovrà avere una sua classe ed eleganza. Libera, anarchica, ma stilosa.
#3 Libertà milanese style
L’avamposto della libertà milanese vedrebbe skate park, negozi di canapa, immobili da occupare con l’obbligo di ristrutturarli. Nessun limite di decibel nè di orario, sarebbe un luogo che pulsa 24h al giorno, tra deep bar nei sotterranei e libere feste sui tetti.
La capitale economica dovrebbe imporre poi un regime di libertà fiscale da fare impallidire il Lussemburgo con una tassazione zero per chi svolge attività commerciali. Il commercio di questo quartiere sarebbe esso stesso attrazione per i turisti, sul modello di Expo.
Libertà totale va oltre anche il senso del pudore. Ci sarebbe un bordello con tariffe altissime, quello sì ultra tassato per finanziare tutto il quartiere, insieme al ricavato delle droghe. Legali, dunque tassate. Tutte le attività oggi giudicate criminali o dannose per la salute sarebbero tassate, mentre tutte le altre sarebbero tax free.
#4 Sperimentazione senza limiti
Ph. @litalleibovich IG
Ma a Milano niente è gratis, soprattutto la libertà. In cambio di un regime ultra agevolato il quartiere dovrebbe diventare il luogo della sperimentazione totale, la galleria del vento, l’R&D, il laboratorio di Archimede Pitagorico della città. Si sperimenterebbe di tutto con scienziati ovunque:soluzioni per distruggere l’inquinamento e avere aria, acqua e luoghi puliti come in alta montagna, si testerebbe qualunque farmaco, soprattutto di origine naturale.
Sarebbe un centro di sperimentazione mondiale anche per le arti, con teatro d’avanguardia e la produzione di musica e di film super sperimentali: anche per loro tasse zero a condizione di offrire originalità al 100%.
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Milanofobia: le 10 cose più spaventose che possono capitare a Milano
#10 Percorrere la tangenziale
La tangenziale è una delle più tipiche fobie di Milano. Una delle strade con il più alto numero di incidenti in Italia, forse del mondo. Nell’ora di punta è uno stress senza fine, di notte è pericolosa sia per chi va troppo veloce che per chi va troppo piano. Spaventosi gli svincoli a nord est. In passato all’altezza di Linate c’era perfino una uscita… a sinistra, sulla corsia di sorpasso!
#9 Perdersi al Monumentale
Milano ha il gusto del macabro. Le grandi città del mondo di solito nel loro cuore hanno un grande parco, Milano ha un cimitero. Monumentale, per di più, un inno al sacro e alla vanità profana. All’interno ci sono diversi scorci da paura, forse il più agghiacciante un giardino segreto: al suo interno ci si ritrova in un porticato che sembra il chiostro di un convento. Sul prato ci sono delle statue distese, che sembrano in attesa di riprendere vita, due carri funebri d’epoca e un gatto nero di nome Lucy che ne ha fatto il suo regno.
Uno dei peggiori incubi per il milanesi: prendere la metropolitana di domenica, si scende sulle scale mobili deserte, si accede ai binari e si guarda in alto, il cuore in gola, il sudore si fa freddo, sul pannello elettronico un doppio numero.
#7 L’amministrazione pubblica
coda comune
Il mio primo attacco di panico l’ho avuto alla motorizzazione civile di via Cilea. E’ ormai chiaro che la burocrazia italiana è nata con il fine di umiliare il cittadino. Fare la fila per un’ora per sentirsi dire di andare da un’altra parte. Cartelli attaccati con lo scotch. C’è ancora gente che lecca i francobolli.
#2 Camminare da soli di notte oltre la circonvalla
Film. I guerrieri della notte
Tra gli itinerari suggeriti: Quarto Oggiaro, Rogoredo, Corvetto e il “triangolo delle Bermude di Milano”: quartiere Adriano, viale Padova e viale Monza.
Da ex area industriale a nuovo cuore verde e pulsante della città. La frontiera a Sud-Est di Milano rinasce tra investimenti miliardari, grandi opere e nuove funzioni urbane. Vediamo il punto sul progetto e la situazione dei cantieri.
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La «Foglia di Milano» prende forma: le ultime news su arena olimpica, maxi parco e lifestyle center
# La rigenerazione di 1,1 milioni di mq: ci saranno anche un conservatorio e un nuovo flagship store Esselunga
Maps – Santa Giulia
Il progetto di rigenerazione del quartiere Santa Giulia prosegue con un investimento complessivo di 3,5 miliardi di euro, dei quali 2,7 miliardi a carico di Lendlease, l’azienda australiana coinvolta anche nel progetto MIND. L’intervento, che interessa un’area di 1,1 milioni di mq, rappresenta uno dei più grandi sviluppi urbani a Milano e in Europa. In particolare, i lavori si concentrano nella porzione settentrionale del quartiere, con un focus sui 672 mila mq di diritti edificatori, di cui quasi 300 mila già realizzati. Oltre agli edifici residenziali e commerciali, il piano include anche la costruzione di importanti strutture, come un conservatorio e un nuovo flagship store Esselunga.
# Il masterplan a forma di foglia sviluppato sul modello del cardo-decumano
Mca- Masterplan Santa Giulia
Il masterplan di Santa Giulia, firmato da MCA – Mario Cucinella Architects, si sviluppa seguendo il modello del cardo-decumano, proseguendo la parte del quartiere già costruita verso la ferrovia. La sua struttura ricorda la forma di una foglia, simbolo di crescita e rigenerazione. Questo progetto, concepito come un organismo vivente, vuole rappresentare un ecosistema urbano in continuo sviluppo, che integra la natura e l’architettura in un flusso armonioso.
MCA_Milano Santa Giulia_birds-eye view_Visual by MCA Visual
# Un parco da record e un nuovo cuore culturale e commerciale per Milano
MCA_Milano Santa Giulia_birds-eye night view_Visual by Hido
Al centro della trasformazione di Santa Giulia c’è un grande parco urbano di 270.000 mq, il terzo per estensione in città, pensato non solo come polmone verde ma come vero e proprio spazio di aggregazione e socialità.
Masterplan Santa Giulia
Al suo interno impianti sportivi, aree per il tempo libero, un laghetto con waterfront di 400 metri e percorsi ciclopedonali immersi nel verde. Ma la visione va oltre: il parco è anche il punto di raccordo tra alcune tra le funzioni urbane più innovative del masterplan.
Fabio Marcomin – Laghetto e waterfront
A ridosso del parco sorgeranno il Museo per Bambini, una nuova sede del Conservatorio Giuseppe Verdi chiamata “Bosco della Musica” con alloggi per 200 studenti, di cui è attesa a breve la partenza dei lavori, e un inedito hub commerciale: Soul, un lifestyle center a cielo aperto da 55.000 mq. Qui, cinema, palestra e isole commerciali si affacciano su un “boulevard sportivo” attraversato solo dal tram, che conduce fino all’arena. I cantieri per quest’area dovrebbero partire subito dopo le Olimpiadi Invernali. Nel quartiere non mancano poi nuovi servizi per residenti e imprese: mediateca, scuole e, accanto all’arena, l’atteso flagship store Esselunga, previsto in cantiere sempre dopo l’evento.
# Spark Living e Linfa: la nuova vita residenziale di Santa Giulia
Spark Living
La rinascita di Santa Giulia passa anche dall’arrivo di 3.500 nuove abitazioni, destinate ad accogliere circa 6.000 nuovi residenti. Due sono i grandi protagonisti di questo nuovo tessuto urbano: Spark Living e Linfa. Il primo, vicino allo Spark Business District, un complesso di 500 appartamenti distribuiti in due edifici a corte, costruiti secondo i più alti standard energetici. L’inizio dei lavori è previsto tra fine del 2025 e la conclusione di Milano-Cortina 2026, con consegna dei primi alloggi durante il 2027.
MCA – Linfa
Più a nord, lungo la promenade affacciata sul waterfront, Linfa si sviluppa come un quartiere residenziale pensato come una sequenza di corti interne private, attraversate da vie secondarie e passaggi pedonali. L’obiettivo? Unire la dimensione domestica a quella urbana, integrando la qualità dell’abitare con il paesaggio naturale del parco.
# Le due infrastrutture più attese: PalaItalia e metrotranvia 13
PalaItalia
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Ph. @Onirism IG - PalaItalia
Credits quantos-Urbanfile - Cantiere PalaItala Santa Giulia
Il PalaItalia, arena da 16.000 posti, è attesa per il debutto durante le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 per le gare di hockey maschile sul ghiaccio. A firmare il progetto è Onirism Studio di Sir David Chipperfield. Ispirato all’archetipo dell’anfiteatro, presenta tre anelli di altezze diverse ricoperti di led che sembrano fluttuare l’uno sull’altro. I lavori procedono a ritmo sostenuto, con oltre 500 operai impegnati quotidianamente, e la consegna è prevista entro dicembre 2025. La gestione affidata a CTS Eventin, con un team di 70 persone, e dopo l’evento olimpico punta ad ospitare 150 tra eventi musicali e sportivi.
Metrotranvia 13
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Percorso Metrotranvia 13
Foto redazione - Tramlink frontale
La metrotranvia 13 è stata progettata per collegare la stazione Repetti della M4 con Rogoredo M3, attraversando il quartiere Santa Giulia con un tracciato di 4,7 km e 17 fermate, di cui in condivisione con la linea 27. Una fermata è stata prevista nei pressi del futuro PalaItalia, per consentire ai tifosi di arrivare alle partire di hockey durente le Olimpiadi con il trasporto pubblico. Tuttavia, l’entrata in funzione della linea è stata rinviata a dopo le Olimpiadi, con avvio cantieri dopo l’evento olimpico e attivazione prevista per l’estate del 2027.I tram utilizzati sono quelli di nuova generazione, i Tramlink bidirezionali da qualche mese in servizio sulle linee 31 e 7.
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