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Quattro quartieri di Milano: una volta non ci mettevi piede, ora sono tra i più amati

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foto andrea cherchi
foto andrea cherchi

Ogni grande città è divisa in quartieri che, in qualche modo, diventano dei piccoli paesi e dove gli abitanti si trasformano da romani, torinesi, napoletani o milanesi in abitanti di Testaccio, Porta Palazzo, Vomero o di Isola.
I quartieri delle grandi città sono stati negli anni anche teatro di episodi spiacevoli che a volte sfioravano la legalità, zone dove non ti saresti avventurato, sia di giorno e soprattutto di notte, neanche sotto tortura. Eppure col passare degli anni le cose sono cambiate, i quartieri sono più vivi, alcune cose negative sono state spazzate via e per loro è cominciato un rilancio che li ha fatte saltare all’attenzione della cronaca come esempi di modernità, innovazione e anche condivisione multiculturale e multietnica.

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Quattro quartieri di Milano: una volta non ci mettevi piede, ora sono tra i più amati

# Isola

Vecchia Isola

Una volta era tutta campagna. Poi, tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, hanno iniziato a costruire case, palazzi e uffici che hanno cambiato radicalmente l’aspetto della zona. Il più grande impianto edificato fu la stazione di Porta Garibaldi da dove si partiva per andare verso le zone settentrionali della Lombardia (Varese, Como..) e la stessa stazione è stata per anni luogo di spaccio e violenza. Ad esclusione di Corso Como, la zona che stava dietro la stazione (Piazza Minniti, Piazzale Lagosta, Via Borsieri) per anni è stata abitata da anziani “sciuri” milanesi, con pochi spazi verdi, e chi passava in queste strade, ci veniva per lavorare o per partire, lasciando campo aperto alla ligera, così veniva chiamata la malavita molto attiva in questa parte della città. Negli ultimi decenni, a partire dalla costruzione di Palazzo Lombardia, il quartiere ha subito una progressiva rivalutazione ed è stata protagonista di un restyling architettonico e di lifestyle.

partito accelerazionista milano
Il Bosco Verticale -Isola

Sono state costruite diverse aree verdi, da un rudere industriale e abbandonato è nata la Fondazione Catella che è diventata uno dei centri più importanti per iniziative culturali e di aggregazione. Architetti e costruttori hanno visto nel quartiere delle grosse potenzialità e hanno deciso di progettare e costruire qui la nuova immagine di Milano, ridisegnando un nuovo skyline: Bosco Verticale, Torre Diamante e tutta la piazza Gae Aulenti ne sono un esempio.

foto andrea cherchi
foto andrea cherchi

Via Borsieri è diventata una delle zone più vive di tutta Milano, sono stati aperti centinaia di negozi, pizzerie, birrerie che ospitano mostre, incontri e concerti. Tempo fa era circolata la notizia che si stava cercando di organizzare un mega concerto rock proprio in una delle piazze del quartiere, purtroppo la cosa non è andata a buon fine, ma questo è un altro segnale che il quartiere è vivo, pieno d’idee e iniziative. E da isola della malavita è diventato un punto di riferimento per la scena culturale della città. 

Leggi anche: L’Isola che c’è: storia di un quartiere divenuto mito  

# NoLo

Spostandoci di pochi chilometri arriviamo in piazzale Loreto. Da qui si diramano due vie molto discusse: via Padova e viale Monza. Negli anni ’60/’70 erano strade abitate dalla borghesia milanese medio alta e ancora oggi, gli anziani che mi parlano di quei decenni, la ricordano come strade bellissime, negozi e botteghe. Dalla metà degli anni ottanta le cose sono cambiate radicalmente.

Viale Monza – vecchia Milano

L’immigrazione clandestina, e non, ha fatto arrivare in Italia centinaia di migliaia di persone provenienti da zone dilaniate da guerre, fame, carestie e altre problematiche. Le due strade sono diventate nel giro di qualche anno sede di negozi etnici e i palazzi sono stati affittati principalmente a famiglie non italiane. C’è chi si è integrato perfettamente e lavoro o studia, ma c’è anche il lato opposto della medaglia legata alla delinquenza. Insomma per farla in breve, il quartiere diventa anche tristemente noto come teatro di scontri e di prostituzione.

La storia recente di questo quartiere ha avuta una svolta. La multietnicità della zona è diventata il punto di forza da cui ripartire ed è nato NoLo (Nord di Loreto).

Il quartiere si sviluppa tra le zone di Pasteur, Rovereto, Turro, Gorla e si estende fino a Casoretto. A questo progetto hanno lavorato architetti che si sono ispirati a zone come Soho a Londra e Tribeca a New York e in cinque anni, la sua fama di quartiere di condivisione e cooperazione ha attirato l’interesse di designer, artisti, giornalisti e scrittori. Durante gli ultimi anni si sono tenuti concerti, presentazione di libri, mostre e infine Radio NoLo che ha inaugurato la sua nuova sede.

Da segnalare Piazza Arcobaleno, una zona che è stata chiusa al traffico, colorata e trasformata in area giochi, un’idea che è stata imitata in altri quartieri milanesi.

Piazza Arcobalena (credit: zero.eu)

Leggi anche: La rivoluzione di NoLo

# Ortica

Dai milanesi conosciuta anche come Ortiga. Originariamente non era un quartiere milanese, ma faceva parte dell’antico comune di Lambrate.
Il suo nome deriva dal fatto che in quegli anni il quartiere non era altro che un’enorme distesa di campi irrigati dal vicino fiume Lambro, poi quando è cominciata l’urbanizzazione generale, sono stati costruiti palazzi, case a ringhiera e piano piano il quartiere si è popolato di botteghe, pizzerie e bar e seppur facente parte del comune di Milano, la sua anima continua a restare quella di un paesino staccato dalla metropoli.

Diversi sono i personaggi storici che gravitavano attorno all’Ortica, il primo fra tutti è sicuramente Enzo Jannacci che non solo qui esercitava il medico di quartiere, ma, da cantante, l’ha omaggiata in un brano romantico e comico che parlava di una banda criminale che viveva proprio all’Ortica.
Il quartiere è rimasto sempre un po’ in disparte da quello che in realtà accadeva intorno, ha sempre mantenuto una certa riservatezza e anche per questo lo rendeva una zona poco frequentata e anche un po’ pericolosa. Le cose sono cambiate da qualche anno e sono ancora in atto numerosi operazioni che puntano a trasformare il quartiere in una zona rinomata.

La costruzione della palestra Virgin è stato il primo tassello, poi le mura che circondano il quartiere sono state tutte areografate dando al quartiere il nome di “quartiere museo”.

Leggi anche: L’Ortica, lo scalo povero

# Rubattino

Credits: daniele rossi foto – “Palazzo di Cristallo” ex fabbrica Innocenti-Maserati al Rubattino

Una volta Rubattino era un luogo dove la fabbrica Innocenti aveva trovato il terreno adatto dove produrre le sue macchine. Un luogo dove sorgeva la sede dei Martinitt.  Una volta Rubattino era solo uno dei tanti ingressi per la tangenziale. Insomma un luogo dove non c’era nulla di particolare e dove trovava terreno fertile la miseria e lo spaccio degli stupefacenti, sicuro di trovarsi in un luogo appartato, certo di non essere visto, consapevole che lì nessuno lo avrebbe disturbato.

Rubattino però col tempo ha saputo risollevarsi, la costruzione dell’Esselunga e di Mediaworld ha dato il via alla riqualificazione urbana della zona e in breve tempo si sono visti sorgere palazzi, strutture commerciali, spazi pubblici e aree verdi.

Il quartiere ha saputo anche proporre vendite di appartamenti a prezzi concorrenziali che possono essere un’ottima alternativa ai prezzi più elevati del vicino quartiere di Città Studi, ma pare, leggendo sul sito del Comune di Milano, che la macchina edilizia non abbia intenzione di fermarsi ancora: sono ancora in fase di approvazione la costruzione di un polo scolastico elementare e medie e infine di un enorme parco urbano.

Girovagando per il quartiere ci si può ancora imbattere in situazioni critiche, ma il quartiere e i suoi abitanti, una volta un po’ più scettici, ora parlano della loro zona con affetto e questo dimostra ancora una volta la grande rinascita di Rubattino.

Continua la lettura con: i 5 quartieri più belli di Milano

MICHELE LAROTONDA (Ultimo aggiornamento: 5 maggio 2025)

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Le metrotranvie veloci in arrivo nei prossimi dieci anni a Milano: la svolta per l’hinterland

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La grande svolta nella mobilità. Nel Comune la metro, in collegamento con l’hinterland le metrotranvie. Questa la strategia perseguita dal Comune. Queste le metrotranvie nel futuro prossimo di Milano: tre nel quadrante nord e due in quello est.

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Le metrotranvie veloci in arrivo nei prossimi dieci anni a Milano: la svolta per l’hinterland

#1 Metrotranvia Interquartiere Nord: lunga 14 km con interscambi con tutte le metro eccetto la M4

Urbanfile – Metrotranvia interquartiere nord

Il tracciato della metrotranvia Interquartiere nord  taglia trasversalmente il nord della città da Certosa Fs a Cascina Gobba M2. Durante il tragitto incrocia tutte le linee metropolitane eccetto la M4. In tutto sono 14 km di tracciato, al netto di quello già presente di alcuni chilometri dove transita il tram 7.

L’entrata in funzione è prevista tra il 2026 e il 2030.

Leggi anche: La «MetroTangenziale» di Milano: collegherà 4 linee della metro

#2 Metrotranvia da Milano Parco Nord a Seregno FS: estesa 14,2 km attraverando 6 comuni dopo Milano

Progetto Metrotranvia Milano-Seregno

14,2 km di estensione 6 comuni attraversati: Bresso, Cusano Milanino, Paderno Dugnano, Nova Milanese, Desio e Seregno. La metrotranvia Milano Parco Nord-Seregno FS è la trasformazione dell’obsoleta tranvia interurbana Milano-Desio, con prolungamento a Seregno, in una moderna metrotranvia.   

A causa dei ritardi sul cronoprogramma il primo viaggio è slittato al 2028, sempre che si risolvano i problemi.

Leggi anche: La «rivoluzionaria» Metrotranvia Milano-Brianza e le sue 25 fermate da record: la nuova data di fine lavori

#3 Tramvia da Milano a Limbiate: 11,7 km per 18 fermate

Credits: wikipedia.org – Metrotraniva Milano-Limbiate

La metrotranvia Milano-Limbiate va a sostituire la storica linea tranviaria che collegava da fine ‘800 il quartiere Comasina a Limbiate. Prevista un’estensione di 11,7 km per 18 fermate. 

L’opera dovrebbe essere pronta nel 2028.

#4 Metrotranvia da Rogoredo M3 a Repetti M4: 4,5 km per 17 fermate

La nuova metrotranvia 13 prevede un percorso condiviso quello del tram 27 di 4,5 km per 17 fermate dalla stazione M4 Repetti a M3/FS Rogoredo, tra cui una a servizio del Pala Italia. 

I cantieri sono programmati dopo le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, l’inaugurazione nell’estate 2027.  

#5 Una metrotranvia veloce di 12 km e 6 fermate da Cologno Nord M2 a Vimercate

Prolungamento Cologno Nord – Brugherio

Avviato infine lo studio preliminare di fattibilità per una metrotranvia veloce da Cologno Nord M2 a Vimercate, con un tracciato di 12 km e 6 fermate per servire i comuni di Brugherio, Carugate, Agrate Brianza, Concorezzo e Vimercate.

Continua la lettura con: Metro ultima fermata: fino a dove vorrebbero spingersi con la metro i milanesi

FABIO MARCOMIN

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La futura «galleria più lunga del mondo»: finiti gli scavi in Italia!

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webuildgroup.com - Fine scavi Brennero

Il tunnel ferroviario sotterraneo più lungo del mondo ha raggiunto una tappa fondamentale: il completamento degli scavi sul fronte italiano. Rivediamo i numeri e le tecniche di costruzione di questa opera mastodontica che consentirà ai treni di raggiungere una velocità record. 

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La futura «galleria più lunga del mondo»: finiti gli scavi in Italia!

# Il tunnel ferroviario sotterraneo più lungo del pianeta: 64 km di estensione

ingegneria.italia IG – Galleria Brennero

Questa imponente infrastruttura collegherà Fortezza, in Alto Adige, con Innsbruck, in Austria, passando sotto le Alpi per una lunghezza complessiva di 64 chilometri. Il tunnel rappresenta una delle opere più ambiziose d’Europa e segna una vera e propria rivoluzione nella mobilità transfrontaliera, sia per il trasporto passeggeri che merci. L’opera non solo cambierà la geografia dei trasporti, ma contribuirà anche significativamente alla sostenibilità del traffico ferroviario europeo, diventando il tunnel ferroviario sotterraneo più lungo al mondo.

# L’opera più “cara” per l’Unione Europea: questi i numeri

Galleria di Base Brennero

Tra i diversi record della Galleria di Base del Brennero si può annoverare anche quello di opera infrastrutturale con il finanziamento più grande da parte dell’Unione Europea. Ma vediamo i numeri principali:

  • 64 km di lunghezza complessiva, di cui 55 km da Fortezza a Innsbruck e 12,7 km della circonvallazione di Innsbruck
  • 794 metri di altitudine: è la quota sotto il valico del Brennero dove passa la galleria.
  • 2 tunnel principali a binario singolo (diametro 8 metri) + cunicolo esplorativo centrale
  • 230 km totali di gallerie (principali, secondarie e cunicoli di servizio)
  • fermate di emergenza ogni 20 km
  • velocità dei treni: fino a 250 km/h per i passeggeri
  • tempi di viaggio: ridotti da 80 minuti a 25 per il traffico passeggeri, a 35 minuti per il traffico merci contro i 105 attuali.

# Completati gli scavi sul versante italiano: le tecniche di costruzione impiegate

Il 2 maggio 2025, la TBM “Flavia” ha concluso lo scavo della galleria di linea ovest nel tratto Mules 2-3, raggiungendo il confine con l’Austria, grazie al consorzio di imprese guidato da Webuild, per conto della società BBT SE e sotto il controllo di RFI. Questo evento segna il completamento degli scavi sul versante italiano della Galleria di Base del Brennero.

La galleria di linea est era già stata completata nel 2023, e i lavori sul Lotto Mules 2-3, che rappresenta la sezione principale del versante italiano e anche il lotto più esteso della galleria, si attestano così a un avanzamento complessivo superiore al 95%. Include un sistema di 65 km di gallerie, di cui oltre 40 km scavati con impiego di TBM, il resto con la tecnica drill and blast che prevede la realizzazione di fori nella roccia e l’inserimento di esplosivi per abbattere le pareti. Con la conclusione di questa fase, il progetto entra nella fase dell’allestimento tecnologico, che comprende l’installazione dei binari, dei sistemi di ventilazione, dei dispositivi di sicurezza e dei sistemi di segnalamento. 

# Per i lavori è stata costruita una fabbrica dentro la montagna

Per sostenere i ritmi del cantiere, è stata costruita una fabbrica di conci nei pressi di Bressanone, operativa dal 2017 al 2024. Ha prodotto oltre 218.000 conci prefabbricati in calcestruzzo armato, assemblati in 26.000 anelli di rivestimento delle gallerie. Ogni concio pesa fino a 17 tonnellate. Parte del materiale di scavo è stato riutilizzato per ridurre l’impatto ambientale. Il progetto ha richiesto l’impiego di 9 TBM e 21,5 milioni di metri cubi di roccia estratta. In Austria è attiva una seconda fabbrica simile, a supporto delle fasi finali. La logica di produzione industriale in loco ha permesso di comprimere tempi, costi e trasporti esterni, con una logistica ottimizzata per lavorare a ciclo continuo.

Leggi anche: I lavori straordinari nel Tunnel sotterraneo più lungo del mondo (che si sta costruendo in Italia)

# Dal tunnel alla ferrovia europea del futuro

Italcementi – Scavo Galleria del Brennero

La Galleria di Base del Brennero è un’infrastruttura chiave per il futuro ferroviario italiano ed europeo. Fa parte del potenziamento della rete Alta Velocità/Alta Capacità che nel 2035 collegherà, tra le altre, Milano a Genova in meno di un’ora, Napoli a Bari in due ore, e renderà più veloce anche l’asse Catania–Palermo. Una volta operativa, la nuova linea sotto le Alpi cambierà radicalmente il trasporto transfrontaliero, riducendo costi, emissioni e tempi di percorrenza.

Leggi anche: La rivoluzione TAV in Italia: tutte le nuove opere di alta velocità in costruzione

# Un’opera strategica per l’Europa: inaugurazione nel 2032

Corridoio Ten-t Scandinavo-Mediterraneo

La Galleria di Base del Brennero non è solo una maxi-infrastruttura ingegneristica, ma rappresenta anche una svolta per la mobilità sostenibile in Europa. È parte del corridoio Scandinavo-Mediterraneo della rete TEN-T, il principale asse ferroviario europeo nord-sud, che collegherà città come Helsinki, Monaco, Verona e Palermo. Il tunnel consentirà di spostare buona parte del traffico merci dalla strada alla rotaia, contribuendo a ridurre le emissioni e la congestione sull’autostrada del Brennero. Attualmente, questa tratta è una delle più trafficate d’Europa, con lunghe code di Tir e un impatto ambientale elevato. Il completamento strutturale per il 2028, mentre l’entrata in esercizio è prevista entro la fine del 2032.

Continua la lettura con: I super-tunnel che ci vorrebbero per Milano

FABIO MARCOMIN

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Bovisa World District: il nuovo «quartiere internazionale» di Milano

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Bovisa, Boston

A lungo trascurata, ora la Bovisa sembra in corsia di sorpasso. Questi i lavori per renderlo il quartiere più internazionale di Milano: le immagini. 

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Bovisa World District: il nuovo «quartiere internazionale» di Milano

Andiamo a fare un sopralluogo ai lavori in corso, che sono appena al primo stadio di sviluppo. Ci renderemo subito conto di quanto l’immagine del quartiere sia destinata a cambiare, acquisendo un flavour internazionale pur mantenendo quel fascino unico da vecchia periferia milanese. In questa mattinata calda e soleggiata Bovisa ci ha ricordato almeno 10 grandi città del mondo.

# Via Candiani come a Los Angeles

Bovisa, Los Angeles

Questo angolo di via Candiani ha cambiato aspetto già da svariati mesi, ma lo prendiamo a ispirazione per raccontare tutto il resto. Le palme sullo sfondo, le aiuole quasi desertiche, i fiori che sprigionano profumi primaverili non possono che richiamare un’icona assoluta, ovvero la città degli angeli.

# Via Durando come un sobborgo di Amsterdam

Bovisa, Amsterdam

Il nuovo studentato ha cambiato faccia a via Durando, rimpiazzando uno scheletro dei tanti che ancora presenziano in zona. Il mattonato, le finestre senza balcone hanno il potere immediato di richiamare l’immagine estetica di certi angoli periferici dei Paesi Bassi.

Leggi anche: La terra di nessuno a Milano Nord

# Via Pantaleo come su una collina parigina

Bovisa, Parigi

Che dire della riqualificazione di un piccolo angolo della Bovisa come via Pantaleo? Molto meglio di ogni aspettativa, incluso il rilancio di questo edificio in stile liberty dai dettagli verdi dei balconi che richiamano subito certi quartieri collinari della Ville Lumière.

# Via Andreoli come una strada di Bruxelles

Bovisa, Bruxelles

Il centro della capitale europea è un mix di vecchie resistenze fiamminghe e botteghe multietniche, con qualche intervento contemporaneo spesso non del tutto consono all’ambiente circostante. Che dire, il nuovo profilo di via Andreoli, con lo studentato in completamento, ci ha riportato là, in mezzo allo street food greco e al pavé posticcio.

# Piazza Alfieri e la stazione come tra i cantieri di Londra

Bovisa, Londra

La capitale del Regno Unito negli ultimi anni ha rilanciato la sua immagine un po’ polverosa, ma tanti angoli della sua suburbia infinita giacciono ancora in preda a cantieri un po’ anonimi, come quello che potrebbe significare l’inizio del rilancio di Piazza Alfieri e della stazione Bovisa FN.

# Nuovo Poli e Mario Negri come Berlino

Bovisa, Berlino

Oltre all’idea di trasformazione urbana in sé, ancora non del tutto terminata dopo l’eredità eterna del muro, Berlino ci è tornata in mente appena entrati in quel triangolo ‘di futuro’ racchiuso dalle linee ferroviarie che ospita il Politecnico e l’Istituto Mario Negri, in attesa di diventare parte integrante della città. Spoiler: il museo ebraico berlinese.

# Via Lambruschini come a Copenaghen

Bovisa, Copenaghen

Facile pensare alla capitale danese ammirando il nuovo edificio universitario di via Lambruschini, tutto pannelli solari e sostenibilità, in un tratto di strada che ancora chiede pazienza alla fruizione finale, lavori in corso dall’altro lato della strada, tra vecchie case milanesi, interventi statali dissennati e cantieri in partenza.

# Via Giampetrino come in un bosco urbano di Helsinki

Bovisa, Helsinki

Bellissima piantumazione quella di via Giampetrino, che comprende anche un campo da basket, uno da calcetto, uno da bocce per nostalgici e qualche recinzione del padel dei giorni nostri. Inevitabile pensare alla capitale finlandese, la famosa città in cui chiunque si merita di attraversare almeno un tratto di bosco nel tornare a casa.

# La nuova Goccia come a Boston

Bovisa, Boston

Il primo intervento di recupero industriale della famosa area della Goccia, che rivoluzionerà l’importanza del quartiere all’interno del borsino milanese, ci lascia con un deciso gusto ‘primi Stati Uniti’. Perché non paragonare il nuovo info point del Politecnico con una delle tappe del Freedom Trail nella capitale del New England?

# Il gasometro milanese come nei docks di Dublino

Bovisa, Dublino

Chiudiamo con l’auspicio che Milano possa un giorno divenire prospera e ricca come è diventata l’Irlanda nel silenzio generale. Facile paragonare la splendida silhouette di questo gasometro milanese appena riqualificato (ma l’area è ancora chiusa al pubblico) con la riqualifica riuscita (e convertita in appartamenti) di alcuni esemplari simili nei docks di Dublino. Un pub irlandese qui ci starebbe bene, una volta completato il restauro.

Che dire? Eravamo abituati a vedere la Bovisa sanguinare e ora siamo finalmente felici di poterla accompagnare nel suo percorso di rinascita, sperando che si trascini dietro tutta Milano.

Continua la lettura con: Un milanese a Roma

LORENZO ZUCCHI

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Questo è «il palazzo più bello di Milano»?

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Milano ha dei palazzi favolosi. Ma qual è il più bello di tutti? Su Instagram themilancityjournal ha nominato questo come «il palazzo più bello di Milano». Ma è proprio così? 

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Questo è «il palazzo più bello di Milano»?

# «Ecco il palazzo più bello di Milano»

«Si scende alla fermata di Palestro sulla linea rossa e ci si incammina verso piazza San Babila» inizia così su Instagram il video di Paolo Peroni di themilancityjournal sul palazzo più bello di Milano. In Corso Venezia si gira a sinistra in via Serbelloni e si oltrepassa il celebre palazzo dei fenicotteri rosa.  Nella stessa via dei Cappuccini, davanti a Villa Invernizzi, si trova quello che l’urban explorer Paolo Peroni definisce il palazzo più bello di Milano. Con queste motivazioni: «so perfettamente cosa state pensando: oggettivamente non può essere il palazzo più bello di Milano. Tuttavia lo è perché ha perfettamente senso: ci troviamo infatti in quello che è il distretto liberty di Milano e, come sapete, lo stile liberty utilizzava spesso motivi floreali per decorare le facciate così come per i lavori in ferro battuto. Chi l’ha progettato infatti ha voluto richiamare con questi decori floreali che vedete sulle facciate quello che è lo stile di tutto questo distretto, come ad esempio di questo palazzo qui di fianco. La prossima volta che venite a vedere i fenicotteri di villa Invernizzi giratevi perché esattamente alle vostre spalle c’è questo palazzo».

Qui il breve video celebrativo del palazzo:

 

Ma qual è la reazione dei suoi follower?

# Ma i suoi follower sono poco convinti

 

  • Vabbè… Stai scherzando vero? ‍♂️ Quel palazzo, é mostruoso proprio per il contesto dove é ubocato. Non c’azzecca proprio nulla ‍♂️(oliviacanegourmet)
  • Villa Mozart villa Necchi gli cagano in testa (alexgcreal)
  • Palesemente una provocazione (crica71)

Continua la lettura con: Questa è la strada più bella di Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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«Zona Q lamentarsi, perché?»

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Buongiorno,

Non trovo spiacevole chiudere l’area Q, la piccolissima area del centro. Anzi, un’area che dovrebbe essere più estesa.

Tantissime città in Italia e soprattutto in Europa hanno un’area pedonale in centro. Milano no. Milano ha solo uffici, negozi e banche. Ma come, coloro che gridavano evviva alle domeniche chiuse al traffico si lamentano? La mini isola pedonale è un esperimento e i pochi, con le regole che ci sono, continueranno a frequentare “le strade della moda”.

ROBI

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Perché Milano non è bella se non è litigarella. 
 
 
 
IL POSTINO
 
Vuoi segnalare qualcosa, fare una domanda, sfogare la tua creatività o la tua disperazione? Manda una mail a info@milanocittastato.it (Oggetto: I fatti nostri). 

Continua la lettura con: «Il problema di via Padova sono…»

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Ma chi me l’ha fatto fare? – Il Lato Chiaro di Arianna Pozzi

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“Ma chi me l’ha fatto fare?” Un titolo provocatorio per una storia potente.

In questa puntata de Il Lato Chiaro, Arianna Pozzi – giovanissima imprenditrice, CEO di GAIA, inserita nella lista Forbes Under 30 e TEDx speaker – ci racconta il suo percorso nel mondo del digitale e della comunicazione.

Cosa significa fondare un’azienda a vent’anni? Quali sfide affronta ogni giorno una giovane donna che si prende il rischio di fare impresa? E, soprattutto, cosa spinge davvero a non mollare?

Una conversazione autentica, piena di spunti per chi ha un progetto in testa… e il coraggio di portarlo avanti.

 Puoi guardare il videopodcast anche su YouTube e Spotify 

 

Solo audio su:
• Amazon Music
• Apple Podcast

Conduce: Andrea Zoppolato
Regia: Saverio Piscitelli, Roberto Mastroianni
Prodotto da: Fabio Novarino
Location: Studio di Voci Di Periferia A.P.S. presso Mosso, Via Angelo Mosso 3 – IG: @vocidiperiferia

ALTRE PUNTATE:

Un mondo nuovo: il lato chiaro di Luca Morotti (Finale)

«E’ la fine del mondo»: il lato chiaro di Luca Morotti (Prima Parte)

La «Donna di Ghiaccio»: il lato chiaro di Lulu Berton

«Chi trova un amico…»: il lato chiaro di Guido Martinetti (Grom)

 

Il Lato Chiaro di Vito Lomele

Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

Il Lato Chiaro di Stefano Zecchi

Il lato chiaro di Alessandro Fracassi

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @milanographies IG

La foto del giorno: oggi siamo al Certosa District (via Varesina 162)

Ph. @milanographies IG

 
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Continua la lettura con: La foto del Giorno (4 maggio)  

MILANO CITTA’ STATO

Il prossimo acquisto del Milan

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L’attaccante che ci manca. 
 

Qui il video: Il prossimo acquisto del Milan

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Le 7 curiosità che non sapevi di ATM: dal Fascismo a Salonicco

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Ph. @wes_cam66 IG

Azienda simbolo di Milano. La municipalizzata che gestisce il trasporto pubblico. Molto cara ai milanesi. Anche se non tutti conoscono questi fatti curiosi. 

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Le 7 curiosità che non sapevi di ATM: dal Fascismo a Salonicco

#1 Nata con il Fascismo

Credit: milanoneisecoli.blogspot.com

L’inizio di ATM è dipinto di nero. Il regime fascista all’inizio degli anni trenta del Novecento mette in atto una massiccia campagna di municipalizzazione dei servizi cittadini, che vengono tolti dalle mani dei privati. Il 22 maggio 1931 viene alla luce così ATM, Azienda Tranviaria Municipale.

#2 Gestisce metropolitane all’estero

Atm – Metro Salonicco

Nata come Azienda Tranviaria Municipale, ATM dal 2006 diventa Gruppo ATM, una S.p.A. speciale che da allora ha cominciato ad espandere i propri orizzonti oltre i confini di Milano e dell’Italia.
Dal primo gennaio 2008 il gruppo, tramite la controllata Metro Service, gestisce la metropolitana di Copenhagen: una linea completamente automatizzata di 21 chilometri, una delle più avanzate al mondo e che conquista il “World’s best metro 2008” e il “World’s best driveless Metro” nel 2009 e 2010.
Dal primo settembre 2017, gestisce il metrò della Princess Noura University, nella capitale saudita Ryihad: altra linea completamente automatizzata, lunga 10 km, con 14 stazioni e 22 treni.

L’ultima metro straniera a entrare in servizio gestita da ATM è quella di Saloniccoinaugurata nel 2024 e che verrà gestita per 11 anni.

#3 La sala di controllo centralizzata: la prima in Italia

Credit: metroricerche.it

A partire dal 2013, ATM ha introdotto un sistema unico di regia: prima di allora le tre linee ai tempi funzionanti, erano controllate e comandate da 3 posti remoti differenti e scollegati. La sala operativa centralizzata è in grado di gestire fino a 6 linee contemporaneamente, garantisce controllo del traffico, sicurezza e il funzionamento dell’intera linea milanese.
Al momento dell’inaugurazione, si trattava della prima ed unica nel suo genere in Italia.

#4 La prima in Italia ad impiegare mezzi ibridi, la prima al mondo a integrare il bike sharing

Credit: medium.com

Milano è la prima città in Italia a introdurre dei mezzi ibridi per il trasporto pubblico: i Radiobus di quartiere.

Non solo: è stata anche la prima in Europa ad adottare tre autobus a idrogeno, già nel 2010.

#5 Gestisce BikeMi, Area B e area C

Credits cheautocompro.it IG – Area C

ATM gestisce per conto del comune di Milano le zone ZTL: area B e area C. 

Inoltre gestisce BikeMI: il primo sistema di bike sharing al mondo integrato col trasporto pubblico locale.

#6 Dai bus alle funivie

unviaggioinfiniteemozioni.it – Funivia di Pigra

Oltre alla rete della metropolitana, ATM gestisce anche 17 linee di tram, 4 linee di filobus e 123 linee di autobus. Gestisce anche la MeLa per il San Raffaele e perfino delle funivie: Como-Brunate, Sacro Monte, Argegno-Pigra, Monteviasco, Malnago-Piani d’Erna, Pian delle Betulle e Moggio-Piani di Artavaggio.

Leggi anche: Le sette funivie di ATM

#7 Altre curiosità: giochi, cartoni, export e ristoranti

Credit: Gochi Dell’Oca

Zio Paperone, insieme ad Amelia e Paperino, sono venuti da Paperopoli nel 2010, in visita a Milano per scoprire tutti i segreti e la storia del trasporto pubblico milanese: «Zio Paperone e il magico autobus» è il titolo della storia. 

Il simbolo d’eccellenza che sigla la lunga storia di Milano e ATM è il tram “Ventotto”.
Due vetture Ventotto, sono state trasformate in ristoranti itineranti: l’ATMosfera.

Alcuni tram sono stati donati da Milano ad altre città del mondo: come in Polonia, in Australia, Giappone e la più famosa San Francisco. Vecchi autobus di ATM circolano sulle strade di Cuba.

Un’altra curiosità: esiste una versione tramviaria del gioco dell’oca, il “Giuoco del Tramway”. Pubblicato in due edizioni: la prima riproduce il gioco dell’oca ambientato nel mondo dei tram trainati a cavallo. La seconda certifica l’avvenuta elettrificazione del Tramway. Nel traguardo finale è riconoscibile un Gamba De Legn.

Continua la lettura con: La TRAM PARADE: i 7 più amati dai milanesi

ANDREA ZOPPOLATO

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Questa è la prima e unica fabbrica di cioccolato di Milano

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Ph. @elisabetta_pincherle IG

Vivere in una fabbrica di cioccolato è praticamente il sogno di ogni bambino ed è così che lo racconta Luigi Zaini, nipote dell’omonimo nonno che nel 1913 creò la più antica fabbrica di cioccolato milanese, attiva ancora oggi.

Ma questa non è una storia di solo cioccolato, è la storia di una famiglia che da più di un secolo vuole cambiare le cose, creando un prodotto personalizzato allora e realizzando progetti sostenibili oggi, mantenendo sempre l’amore per il suo lavoro. Ripercorriamo le tappe di questa storia insieme.

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Questa è la prima e unica fabbrica di cioccolato di Milano

Ph. @zainimilano IG

# I primi passi dell’azienda Zaini

Credit: it.businessinsider.com

La storia della fabbrica di cioccolato di Milano nasce con Luigi Zaini, che nel 1913 fonda in via de Cristoforis Zaini Milano, la più antica fabbrica di cioccolato e caramelle.

La “Fabbrica di Cioccolato, Cacao, Caramelle, confetture e affini” produceva diversi prodotti dolciari con l’obiettivo di seguire il sogno del suo fondatore: «Tutti gli esseri umani sono differenti, perché allora non creare tanti cioccolati e caramelle, diversi per ciascuno di loro?».

Un pensiero che porta con sé il desiderio di creare un prodotto per ogni cliente, un’idea anacronistica che guiderà questa famiglia al grande successo.

I risultati non tardano ad arrivare, tanto che la fabbrica in breve tempo si trasferisce in uno spazio più grande in via Imbonati 59, sede odierna della Zaini Factory Store, dove si trovano ancora gli uffici e parte della produzione.

In via Imbonati nascono alcuni prodotti storici come Emilia, il celebre block di diversi formati di puro cioccolato fondente finissimo che prende il nome dall’amata tata di casa. É sempre qui che per la prima volta vengono prodotto i cioccolatini Foto Sport, le praline nel cui incarto sono contenute le figurine di importanti calciatori e atleti.

# La «fabbrica delle ragazze»

Credit: it.businessinsider.com – Olga Zaini con le sue operaie

Dopo aver superato la Grande Crisi a suon di cioccolato e macchinari innovativi, la storia di questa azienda cambia per sempre: Luigi Zaini viene a mancare e la sua opera passa nelle mani della moglie Olga.

Olga Zaini è una donna giovane, decisa, affascinante, madre di quattro bambini che si ritrova a prendere le redini dell’azienda di famiglia senza averlo pianificato e diventando una delle prime donne imprenditrici in Italia. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale non si perde d’animo di fronte alla fabbrica distrutta dai bombardamenti e la ricostruisce in tempi record, rilanciandone la produzione.

Ma c’è una cosa che colpisce ancora di più: Olga Zaini decise di avere uno staff dirigenziale femminile, tanto che alcuni dei loro collaboratori esterni chiamavano l’azienda “La fabbrica dei tusan”, ossia la fabbrica delle ragazze in dialetto milanese.

# La fabbrica del cioccolato si espande

Negli anni ’50 i due figli di Olga, Vittorio e Piero, entrano in azienda portando l’azienda del cioccolato ad un altro livello: il mercato estero.

É un periodo di crescita, alla sede di via Imbonati se ne aggiunge una seconda a Senago, alle porte di Milano, oltre a una piattaforma logistica a Pavia.

Oggi a guidare la Zaini sono i figli di Vittorio, Luigi (Presidente e Amministratore Delegato) e Antonella.

# Le nuove donne del cacao

Credit: comunicaffe.it

Il mercato del cacao è un settore che presenta molte critiche soprattutto legate alla sostenibilità. Negli ultimi anni l’aumento della produttività del settore è stata possibile solo al prezzo di un lavoro sottopagato dei coltivatori dell’Africa Occidentale (in particolare in Costa d’Avorio), che continuano a vivere in povertà estrema.

Zaini, ancora una volta, segue le orme del nonno mostrando un pensiero rivoluzionario e crea un nuovo progetto. Viena lanciata una linea di tavolette al cioccolato fondente ad alto tenore di cacao, ‘Le nuove donne del cacao’, che sul packaging vede ritratti i visi di coltivatrici locali, immortalati dal fotografo italiano Francesco Zizola.

La linea rappresenta il desiderio di raccontare il proprio cioccolato dal principio della sua filiera ma anche la necessità di sostenere l’imprenditoria femminile in Costa d’Avorio.

# La fabbrica di cioccolato oggi

Credit: @zainimilano

Per poter cambiare le cose bisogna porsi domande e trovare delle risposte, e così ancora una volta Luigi Zaini segue le orme del nonno.

Oggi Zaini in via Imbonati è l’unica fabbrica di cioccolato attiva, trasformata in un affascinante baretto di inizio Novecento con il cioccolato ancora confezionato a mano ed elegantemente disposto sugli scaffali in via De Cristoforis 5 e ora anche in Viale Piave 17.

Continua la lettura con: Sapevate che la caramella GOLIA è nata a Milano?

ARIANNA BOTTINI (Ultimo aggiornamento: 5 maggio 2025)

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5 maggio 1821. Muore Napoleone. Queste le sue grandi opere a Milano

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portaticinese- frontiera est ovest
portaticinese- frontiera est ovest

5 maggio 1821. Muore in esilio a Sant’Elena Napoleone Bonaparte. Il suo impatto su Milano è ancora davanti ai nostri occhi.

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5 maggio 1821. Muore Napoleone. Queste le sue grandi opere a Milano

Napoleone rese capitale del Regno d’Italia e nel suo breve dominio le regalò numerose opere ancora esistenti a Milano, tra cui: 

# Arco della Pace: all’inizio di un viale immaginario che collegava Milano a Parigi

Ph. dimitrisvetsikas1969

Iniziò a costruire un arco ispirato all’Arc de Triomphe sulla strada del Sempione che fece tracciare in direzione di Parigi. L’arco era stato progettato per celebrare il matrimonio di Augusta di Baviera ed Eugenio Beauharnais (figlio adottivo e viceré). Il progetto embrionale era in legno ma visto il successo e l’entusiasmo cittadino, si decise di realizzarlo in marmo su disegno dell’architetto Luigi Cagnola e doveva rappresentare il trionfo di Napoleone a Jena contro la Prussia. Ma quando gli austriaci riconquistarono Milano, apportarono delle modifiche antifrancesi, tra cui il nome (dedicato alla Pace di Vienna) e una rotazione dei cavalli, il cui fondoschiena fu girato verso la Francia come sberleffo fatto all’imperatore.

# Foro Bonaparte: l’imponente strada circolare attorno al Castello

Maps 

Il foro era parte di un progetto ancora più ambizioso dell’attuale: prevedeva un imponente colonnato dorico, una serie di edifici che avrebbero ospitato il centro politico della città e un’arena civica che è l’unica ancora esistente. Attualmente resti dell’ipotetico Foro si possono immaginare guardando la circolarità della strada di fronte al castello.

# Arena Civica: per ospitare battaglie navali, corse di bighe e spettacoli teatrali

Doveva avere la forma dell’anfiteatro per richiamarsi all’Impero Romano. Il progetto era di Canonica che si ispirò al circo di Massenzio di Roma e poteva contenere fino a 30.000 spettatori, ossia un quarto della popolazione di Milano dell’epoca.

L’Arena fu completata in soli due anni: venne inaugurata il 17 dicembre del 1807 con una battaglia navale, alla presenza di Napoleone in visita a Milano per festeggiare la nascita del figlio. L’arena poteva essere riempita d’acqua grazie al torrente Nirone che scorreva nei pressi, per mettere in scena spettacoli con le barche, le cosiddette naumachie. Le cronache narrano che il giorno dell’inaugurazione ci furono almeno 18 mila persone. Oltre alle battaglie navali l’arena ospitò manifestazioni teatrali, corse di cavalli e di bighe e giochi pirotecnici.

# La Pinacoteca di Brera: il Louvre milanese

Credit: milanofree.it

Doveva essere il Louvre milanese. Durante gli anni della presenza di Bonaparte, vennero portati alla Pinacoteca diversi quadri e sculture dai diversi musei presenti sul territorio italiano conquistato. Alcuni finirono proprio al Louvre. Divenne uno dei centri più importanti dell’arte e uno dei musei più ricchi, dove ancora oggi troviamo opere dei più grandi artisti come Piero della Francesca o Caravaggio. A memoria dell’imperatore, si può ammirare la statua che lo raffigura al centro del cortile.

# Il Naviglio Pavese: il sogno di Napoleone era di collegare Milano al mare

claudioghisoni IG – Naviglio Pavese

Il primo tratto navigabile dei Navigli risale alla seconda metà del XII secolo. Questo sistema di trasporto di merci e di persone mise in collegamento con Milano la zona del Lago di Como e del Lago Maggiore. Nel 1805 fu Napoleone a completare la costruzione del Naviglio Pavese: il suo sogno era di collegare Milano con il mare. La navigazione sul naviglio fu abbandonata nel Novecento per la concorrenza delle ferrovie.

# Altre opere di Napoleone a Milano

Credits: @lino.grillo
Porta Ticinese
  • La terza ala della Ca’ Granda, quella situata verso via Laghetto, con linee esterne neoclassiche, ispirata al progetto del Filerete
  • Archi di Porta Ticinese e di Porta Nuova
  • Palazzo Rocca Saporiti

Inoltre a Napoleone si deve l’apertura della Scala ai milanesi: in origine nel Teatro potevano accedere solo gli aristocratici. Fu Napoleone che lo aprì a tutti i cittadini che lo festeggiarono intonando la Marsigliese il 15 maggio del 1796.

Continua la lettura con: 4 maggio. Muore il papà della Bello Gigogin

ANDREA ZOPPOLATO

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Milano Amarcord: le 7 cose che non vi ricordate di TRL in piazza Duomo

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Ph. @marcomaccarini IG

2 novembre 1999: dagli studi di Corso Vittorio Emanuele va in onda la prima puntata di Total Request Live (TRL), il programma di MTV che alternava esibizioni live con la classifica dei video musicali più ascoltati.

Sono passati 25 anni! Nostalgia a parte, TRL è stato il programma di riferimento per i giovani italiani appassionati di musica dal 1999 fino al primo decennio degli anni Duemila.

I primi conduttori sono stati Marco Maccarini e Giorgia Surina. Due ragazzi che a differenza di molti altri ragazzi italiani del periodo, sapevano l’inglese. Oltre a questo ci sono cose che forse non ricordate di quel programma mitico. 

total request live

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Milano Amarcord: le 7 cose che non vi ricordate di TRL in piazza Duomo

#1 Surina grande puffetta

Nella prima puntata Giorgia Surina era vestita come il grande puffo.

#2 Il primo ospite? Ligabue

Ligabue – Credits: Regionline

Il primo ospite di TRL è stato Luciano Ligabue. Pensate che quella volta aveva solo 39 anni e cantava L’odore del sesso tratto da Miss Mondo

#3 Il DJ per caso

All’interno del programma c’era una rubrica che si chiamava DJ per caso. Un giovane veniva pescato a caso tra la folla radunata sotto le finestre di Corso Vittorio Emanuele e lanciava una delle 10 canzoni in classifica.

#4 La prima star? Mariah Carey

Il primo grande ospite internazionale è stata Mariah Carey. L’evento aveva radunato talmente tanti ragazzi che i commercianti hanno cercato di disperderli con le scope.

#5 Canalis in versione supplente

Tra i conduttori di TRL che pochi ricordano c’è anche Elisabetta Canalis. Ha presentato il tour estivo di TRL in sostituzione di Elena Santarelli che nel frattempo era andata in maternità.

#6 Gallagher alticcio

Quando Noel Gallagher si è presentato sulla terrazza di Piazza Duomo insieme a Alessandro Cattelan e Giorgia Surina tutti l’Italia ha pensato la stessa cosa: quest’uomo è ubriaco fradicio.

#7 La versione USA

Ph. @total_90s IG

In America Total Request Live si affacciava su Times Square. Andava in onda subito dopo i Simpson. Però è durato fino al 2008 mentre in Italia fino al 2010: il Duomo ha avuto la meglio. 

Continua la lettura con: MTV Italia, Milano è in fermento

FRANCESCO BOZ (Ultimo aggiornamento: 4 maggio 2025)

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I dieci verbi che meglio definiscono Milano

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Ph. @annavassena63 IG

Definisci Milano con un verbo. Le risposte dei milanesi. 

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I dieci verbi che meglio definiscono Milano

#10 Crescere

Ph. @mariannanorillo IG

#9 Accogliere

Ph. @il_poggius IG

#8 Creare

Ph. @criparodi1 IG

#7 Stupire

Ph. @carvintage IG

«Sia in positivo che in negativo» (Ileana Gioia Lessona)

#6 Correre

Ph. @mariacomotti5 IG

#5 Essere

Ph. @bemilano_nakasu IG

«Essere se stessi, poter realizzarsi, essere avanti, essere al centro dell’attenzione» (Greta Rò)

#4 Fare

Ph. @visit_milano IG

#3 Conoscere

Chiostro Sant’Angelo – ph. @stefano_gazzola_85 IG

«Ha mille segreti, poco esposti, perché i veri milanesi sono riservati. E non penso ai quartieri di lusso. Vivo al Giambellino» (Simona Binelli)

#2 Lavura’

Ph. @
milanostyle_com IG

#1 Vivere

Ph. @annavassena63 IG

Continua la lettura con: Quello che i milanesi pensano quando arrivano in Centrale

MILANO CITTA’ STATO

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Milano-Bologna in 20 minuti: il futuro «orientale» dei treni ad alta velocità

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Sembrava tutto pronto per rivoluzionare l’alta velocità italiana ma, nonostante il successo delle prove tecniche concluse nel 2017, non sono state mai concesse le autorizzazioni a viaggiare oltre i 300 km/h. Nel mondo si corre invece già su un altro binario: in Giappone e in Cina i treni toccano i 600 km/h, con medie commerciali superiori ai 400. Ma a quanto potrebbero correre i nostri treni e quanto ci si metterebbe da Milano a Bologna con i super treni asiatici?

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Milano-Bologna in 20 minuti: il futuro «orientale» dei treni ad alta velocità

# Nonostante il successo delle prove tecniche il progetto di viaggiare oltre i 300 km/h è stato bocciato sul nascere 

Credits Photo by Teming Kang on Unsplash – Roma Termini

Nulla di nuovo all’orizzonte. Nel dicembre 2017 furono portate a termine con successo le prove tecniche per portare la velocità commerciale a 350 km/h. Nel 2018, quando tutto sembrava pronto per autorizzazione il nuovo limite, la doccia fredda da parte del Ministero dei Trasporti e l’Agenzia per la Sicurezza Ferroviaria, insieme a Rete Ferroviaria Italiana in qualità di proprietaria dell’infrastruttura: la velocità massima rimane a 300 km/h. Le ragioni furono principalmente due: il risparmio di tempo sarebbe stato minimo, intorno ai 10 minuti, e la scelta di Trenitalia per condurre la prova suscitò le proteste di Italo, che rivendicava pari opportunità di partecipazione.

# A quale velocità potrebbero correre i treni dell’alta velocità in Italia? Il Frecciarossa sfiora i 400 km/h

Credits frecciarossaofficial- #RAILWAYHeART IG – Frecciarossa

Quando si parla di treni ad alta velocità in Italia, la velocità operativa effettiva, quella utilizzata nei normali servizi commerciali, oscilla tra i 250 e i 300 km/h. Questo non perché i treni non possano andare più veloci, ma per una questione di sostenibilità economica: superare queste soglie comporterebbe un incremento significativo dei costi di manutenzione, sia per i convogli che per l’infrastruttura ferroviaria. A velocità maggiori crescono infatti il consumo energetico e l’usura di binari, ruote e catenarie.

Questi sono i principali treni attivi o testati per l’alta velocità ferroviaria nel nostro paese, ordinati per velocità massima raggiungibile:

  • Italo EVO (Alstom): fino a 250 km/h

  • ETR 700 (AnsaldoBreda): fino a 250 km/h

  • ETR 600 (Alstom): fino a 280 km/h

  • Italo AGV (Alstom): fino a 360 km/h

  • ETR 500 (AnsaldoBreda): fino a 360 km/h

  • ETR 1000 (Bombardier/Hitachi): progettato per 400 km/h, ha raggiunto 394 km/h in test

# Con i treni veloci asiatici si farebbe Milano-Bologna in 20 minuti

Credits OpenRailwayMap – Velocità Milano-Bologna in treno

Nonostante l’Italia vanti una delle reti più estese dell’alta velocità raramente i convogli raggiungono la velocità di 300 km/h, figurarsi avvicinarsi a quelle di omologazione. Vediamo un esempio. La tratta Milano-Bologna di circa 195 km, da Rogoredo a Bologna Centrale, è percorsa al massimo in 54 minuti e quindi ad una media di 217 km/h. Se ne impiegherebbero solo 40 senza alcuni limiti di velocità locali (es. 240 km/h tra Melegnano e Modena) e una rete meno satura. 

Maglev giapponese

Impiegando convogli giapponesi come il Maglev L0 Seriesprevisto sulla nuova linea Tokyo-Osaka, ci si sposterebbe in appena 25 minuti data la velocità media commerciale di 430 km/h e punte che sfiorano i 505 km/h. Nei test ha toccato i 603 km/h. Ancora di meno con i rivali cinesi, che hanno raggiunto il picco di 623 km/h, e che sono al lavoro per un super treno da 1000 km/h: più veloce di un aereo, porterebbe i milanesi nel capoluogo emiliano in poco più di 11 minuti.

Leggi anche: Il treno a 1000 km/h: fino a dove si andrebbe da Milano in meno di due ore?

Continua la lettura con: Il nuovo treno ad alta velocità in Europa: la superstar è la carrozza bistrot a due piani

FABIO MARCOMIN

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In centro a Milano c’è il «ristorante dei supereroi»

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Credits: @mymilanofood Kirby Burger

A pochi passi dal Duomo si trova il ristorante per gli amanti degli eroi della Marvel. Il pezzo forte sono gli hamburger da fantascienza. 

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In centro a Milano c’è il «ristorante dei supereroi»

# Arredamento e menù a tema Marvel

Credits: @Kirby Burgers & More (FB)
Kirby Burgers & More

Si chiama Kirby Burger e si trova in via San Salvatore 14, in zona Missori. Il ristorante è a tema supereroi: dall’arredamento al menù. Il Kirby Burger vicino al Duomo ha inaugurato ad inizio marzo del 2023 con un unico obiettivo: sconfiggere il grande nemico dei milanesi, la fame.

Credits: @Kirby Burgers & More (FB)
Kirby Burgers & More

In un clima informale e quasi intimo, dato che il locale è abbastanza piccolo, si può assaggiare il panino Thor oppure quello di Dottor Octo. Ma non solo i nomi di questi panini sono “super”: sì perché gli hamburger di Kirby Burger, come raccontano le recensioni, “sono veramente golosi, con accostamenti impensabili ma talmente ben fatti e di qualità che risultano gustosi”. Tra i panini da provare c’è CAP, quello dedicato a Captain America: 180g di scottona, maionese blu (per ricordare i colori dei supereroi), ketchup, pomodori, insalata e provola.

# Gli orari

Credits: @Kirby Burgers & More (FB)
Kirby Burgers & More

Il locale con foto, quadri, libri, modellini dei supereroi dell’universo Marvel è aperto tutti i giorni: dal martedì al venerdì dalle 12 alle 14:30 e poi dalle 19 alle 22 (lunedì e martedì chiude alle 21.30), mentre sabato è aperto solo a cena (19-22). Kirby Burger è molto orientato al delivery: lo si trova sui principali siti che offrono questo servizio, anche se si può mangiare anche all’interno del locale. I prezzi sono nella media e, oltre alle proposte di carne e a tutte le sfiziosità fritte che si possono scegliere sul menù, il ristorante dei supereroi realizza anche panini vegetariani o di pesce. Recensioni super: media Google 4.6/5

 

Continua la lettura con: Il RISTORANTE più PAZZO di Milano (dove si può MANGIARE GRATIS)

BEATRICE BARAZZETTI (Ultimo aggiornamento: 4 maggio 2025)

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I segnali inconfondibili: da che cosa si riconosce a Milano chi non è di Milano

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Credits Szymon Fischer-unsplash - Piazza Duomo

Abbiamo posto questa domanda ai milanesi: “Da cosa riconosci a Milano che qualcuno non è di Milano?”. Scopriamo i 10 segnali inequivocabili.

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I segnali inconfondibili: da che cosa si riconosce a Milano chi non è di Milano

#1 Non attende chi esce prima di entrare nella metro

Credits: bresciaoggi.it

La metropolitana è uno dei primi banchi di prova. Se una persona non rispetta la regola di attendere per entrare nel vagone solo dopo che sono usciti gli altri viaggiatori e di piazzarsi davanti alla porta bloccando l’uscita, anche se scenderà molte fermate più avanti, non può essere di Milano.

Da come entra in metro senza lasciar scendere prima di salire e stando in mezzo alle porte impalato…” – Cit. Cristina B.

#2 Spinge il pulsante della porta per uscire dalla metro

Ph. @lambrenedetto_official IG

Sempre in metropolitana per riconoscere un non milanese basta osservare se quando il treno si ferma spinge il pulsante delle porte per uscire: se lo fa è lampante.

Preme il pulsante per aprire le porte della metro” – Cit. Cosmina Aloisio

#3 Si mette a sinistra sulle scale mobili

A sinistra sulle scale mobili

Un’altra delle regole da seguire in metropolitana e in tutte le scale mobili in città è solo una: rimanere sul lato destro per lasciare libero quello sinistro a chi ha più fretta.

Non tiene la destra sulla scala mobile” – Cit. Giovanni S.

Leggi anche: Le 5+1 REGOLE NON SCRITTE nella METROPOLITANA MILANESE

#4 Gira in centro vestito elegante nel week end

Credits Szymon Fischer-unsplash – Piazza Duomo

Riconoscere un non milanese in centro a Milano è molto facile, soprattutto nel weekend. Se è vestito in modo elegante, non può essere di Milano. 

Va in galleria vestito come ad un matrimonio” – Cit. Luca S.

#5 Sbaglia il genere dei mezzi del trasporto pubblico

Credits: pixabay.com – Tram Milano

Ritorniamo al trasporto pubblico. Il non milanese si riconosce subito se quando deve indicare una linea cittadina non usa correttamente gli articoli per i mezzi pubblici: a Milano l’autobus è femminile, esempio la 90, il tram è maschile, esempio il 24.

“Da che articolo usa davanti ai numeri degli autobus/tram” – Cit. Vanessa P.

#6 Non usa l’articolo prima del nome proprio

Durante una conversazione per cogliere in fallo chi non è Milano basta ascoltare quando parla in riferimento a un’altra persona: se non antepone l’articolo, come il Luca, la Giulia, è di sicuro forestiero.

Non mettono l’articolo davanti ai nomi propri” – Cit. Clara B.

#7 Cammina lentamente

Credits: milanonordwalk.it – Camminare

Vige il detto chi va piano non è di Milano….

Dal camminare lento” – Cit. Maria L.

#8 Non è stressato

Ph. @ta_mara2014 IG

Un’altra caratteristica del non milanese che salta immediatamente all’occhio è il fatto di avere un viso rilassato, colorito e senza occhiaie. Chi è tranquillo non è di Milano. 

No occhiaie, no stress, calmo, sereno” – Cit. Odra T.

#9 Non si lamenta del ritardo dei mezzi

Credits: leggo.it – pensilina intelligente

Nonostante l’efficienza dei mezzi pubblici a Milano sia un vanto per i suoi cittadini, non appena si registra un piccolo ritardo il milanese è subito pronto a imprecare. Chi arriva da fuori Milano resta calmo anche di fronte a ritardi di minuti. 

“Non si lamenta se il mezzo arriva in ritardo rispetto a ciò che indica il display” – Cit. Jacopo B.

#10 Chiama la brioche…cornetto

Credits: @gelateriacreamgarden – Cappuccio e brioches

Un cliente che per colazione al bar chiede un cornetto, insieme al caffè, non può essere di Milano. Per il milanese c’è solo la brioche, senza alcuna discussione.

“La mattina al bar…un cappuccino e un cornetto per favore”Cit. Valeria C.

Leggi anche: Le 5 GAFFE più comuni a MILANO

Continua la lettura con: Le PAROLE MILANESI più UTILIZZATE da chi VIVE a Milano

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 4 maggio 2025)

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L’edificio liberty di Milano che si scalda con la pupù

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Agenzia del Demanio - Palazzo Corso Monforte

Il primo in Italia a essere riscaldato e raffrescato usando l’energia delle acque reflue. Una rivoluzione silenziosa che punta a ridurre gas, emissioni di CO2 e bollette partendo da un sistema che tutti usiamo ogni giorno: il bagno.

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L’edificio liberty di Milano che si scalda con la pupù

# Il primo edificio italiano climatizzato con l’acqua di fogna 

Agenzia del Demanio – Palazzo Corso Monforte

Nel cuore elegante di Milano, in Corso Monforte, si trova un edificio in stile liberty firmato Alfredo Campanini. Non è solo un’opera monumentale che celebra il grande passato di Milano: sta anche per diventare un laboratorio nazionale per il riscaldamento del futuro. La sua particolarità? Sarà il primo immobile pubblico in Italia a utilizzare la rete fognaria per climatizzarsi, quindi sia per riscaldare che per rinfrescare. Il progetto coinvolge MM Spa e l’Agenzia del Demanio, che ha qui la sua sede regionale. Il principio è semplice: nelle fogne finisce ogni giorno una quantità enorme di calore residuo che proviene da docce, lavatrici, lavastoviglie e scarichi domestici. In alcuni tratti, anche in pieno inverno, l’acqua non scende mai sotto i 18 gradi, mantenendosi tra i 14 e i 24 gradi. Perché non recuperarla?

# Come funziona il sistema

Fognatura MM

Il sistema prevede l’installazione di uno scambiatore termico nella rete fognaria che raccoglie acque reflue calde, con un condotto capace di 30 litri d’acqua al secondo e temperature superiori a 18 gradi. Il calore verrà trasferito a un circuito d’acqua dolce tramite una pompa di calore, alimentando il riscaldamento invernale e il raffrescamento estivo del palazzo. Il tutto affiancato da una caldaia a gas per eventuali integrazioni. Secondo i tecnici, si tratta di una tecnologia già matura in altri Paesi europei, ma mai testata su edifici pubblici in Italia. Si stima un risparmio medio del 40% sul consumo di gas, con punte fino al 50% nei mesi più freddi. Ed è anche una scelta simbolica: trasformare uno scarto in risorsa.

# Milano segue l’esempio di Parigi, Londra, Colonia e del Nord Europa

archi_urbainpage IG – Palazzo dell’Eliseo

Quello di Milano è il primo intervento pubblico di questo tipo in Italia, ma all’estero la sperimentazione si sta già diffondendo. In Francia, per esempio, anche il celebre palazzo dell’Eliseo, residenza ufficiale del presidente, è riscaldato tramite un sistema di recupero del calore proveniente dalla rete fognaria, sfruttando l’energia termica contenuta nelle acque reflue urbane. Lo stesso accade in diverse città scandinave, tra cui Stoccolma e Oslo, dove scuole, biblioteche e altri edifici pubblici beneficiano di impianti simili che permettono di climatizzare gli ambienti con efficienza e a impatto quasi zero. In Germania, nella città di Colonia, sono state le scuole comunali ad adottare per prime questa tecnologia, mentre a Londra il piano del South Westminster Heat Network prevede che le acque reflue, insieme ad altre fonti a bassa emissione, vengano utilizzate per fornire calore a edifici simbolici come il Parlamento e la National Gallery. 

# Gli obiettivi: meno gas e meno CO2

Agenzia del Demanio – Recupero riscaldamento da acque fogna

Il progetto milanese rientra in una più ampia riqualificazione dell’edificio, che prevede interventi di restauro, illuminazione della facciata, adeguamento impiantistico e miglioramento energetico. L’obiettivo dell’Agenzia del Demanio è ambizioso: ridurre del 60% le emissioni di CO2 entro il 2026, in anticipo rispetto al target fissato dal Comune di Milano con il Piano Aria 2030, e anche i costi delle bollette. Il cronoprogramma prevede l’installazione dello scambiatore nel 2025 e l’inaugurazione entro il 2026. Il palazzo liberty potrebbe così diventare un modello replicabile, anche per altri edifici pubblici italiani.

Continua la lettura con: Il palazzo d’oro di Milano

FABIO MARCOMIN

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