Chi è di Milano non si accontenta mai. Aspira al massimo, è insoddisfatto, vuole sempre fare qualcosa di nuovo per vincere la noia. Una via di mezzo tra Donald Trump e il puffo brontolone. Questi sono i 10 sogni proibiti che ogni milanese vorrebbe fare almeno una volta nella vita.
Il milanese considera l’introduzione del tutor sulla Serravalle Genova come un crimine contro l’umanità. Per fortuna pare che non funzionino. Quindi, passata l’uscita di Serravalle di Serravalle molti sognano di premere sul gas sfidando le altre auto in una gara stile Dick Dastardly. «Muttleeeeey. Fai qualcosa!!!!!»
Ognuno di noi lo ha pensato, almeno una volta nella vita. Di solito dopo essere stato trattato a pesci in faccia da un cliente o dal principale.
# L’attraversata dell’oceano in barca a vela
Credits samboat.it – Barca a vela
Santa – New York in meno di due giorni, taaac!
# La transiberiana
Non si può mancare di provare la più lunga ferrovia del mondo. Di questi tempi un sogno ancora più proibito.
# Trasferirsi in Australia
Brisbane, Milano
Per disperazione o come minaccia è un’altra frase tipica del milanese. Ciò che attrae dell’Australia è poter svolgere i lavori più umili, come raccogliere frutta in una fattoria o pulire i cessi di un ostello, sentendosi però molto fighi.
# Fare il giro del mondo
I sogni dei milanesi riguardano quasi sempre un viaggio, o comunque andarsene via. Il massimo è un giro del mondo in stile Jules Verne. Forse no, meglio in prima classe.
# Farsi la barca
Credits: nautica.news
E poi imprecare perché costa troppo.
# Prendersi un anno sabbatico
Il sogno dei sogni. Levare le tende per un anno. Via a vivere in giro per il mondo esperienze estreme. Sapendo che più te ne vai da Milano e più ti riassale la voglia di ritornarci.
# Fare la Parigi Dakar o la Marathon de Sable
Runner
Il milanese è un grande sportivo. E sogna sempre il top. Prima o poi la farà, la Parigi Dakar, anche se ora il fatto che si faccia in Sudamerica suona un po’ da sfigati. La Marathon de Sable è invece per uomini e donne vere. Giorni di corsa sul deserto potendo contare solo su se stessi. Nessuno la fa ma quasi tutti quelli che corrono al parco ogni tanto ci pensano.
# Mettersi in proprio
credit: businesstoday.in
Il milanese è nato imprenditore anche se fa il dipendente comunale. Prima o poi ci pensa: mettersi in proprio. Poi basta che si documenti su burocrazia e tassazione e gli scappa la voglia.
La rivoluzione dei grattacieli in legno è in atto. La prova che il legno può essere un’alternativa valida e sostenibile al cemento e all’acciaio ora c’è. Come potrebbe in futuro questo tipo di materiale impattare su Milano? I 5 perché del legno come materiale nell’edilizia, i 5 più grandi esempi internazionali di architettura multipiano e 5 aree milanesi in cui sarebbe auspicabile un intervento di questo tipo.
La rivoluzione dei grattacieli di legno: la nuova frontiera per Milano?
# Se Milano diventasse di legno? 5 motivi per convertirsi e i quartieri dove farlo
Ph. credits: studio motterle
L’industria delle costruzioni in cemento è responsabile di oltre un terzo delle emissioni totali di carbonio e produce un terzo dei rifiuti in tutto il mondo.
Si quantificano in 3 miliardi le persone che richiederanno soluzioni abitative entro il 2030, anche in città in cui mancano spazi edificabili. Ecco perché l’unica soluzione accessibile è l’edilizia multipiano con materiali ecologicamente sostenibili.
# I 5 perchè del legno nell’edilizia moderna
#1 Perchè il carbonio assorbito dagli alberi nella loro vita rimane incorporato nel legname durante il suo utilizzo. E il legname può essere riutilizzato e riciclato diverse volte prima di essere scartato come biomassa per produrre energia. Vari studi sostengono che 1 metro cubo di legno può immagazzinare più di una tonnellata di anidride carbonica.
Per esempio, gli sviluppatori del complesso di appartamenti Ascent di Milwaukee affermano che, in termini di inquinamento, la quantità di legno usata per il progetto equivale all’eliminazione di 2.100 auto dalla strada.
#2 I grattacieli di legno sono più leggeri di quelli in cemento, hanno fondamenta meno profonde e un impatto ambientale minore: ciò consente una maggior velocità costruttiva.
#3 Gli edifici costruiti in legno hanno ottime caratteristiche in termini di resistenza sismica, durabilità, prestazioni energetiche, di resistenza al fuoco. I sostenitori di questa nuova tendenza costruttiva sostengono che in caso di incendio il legno è più sicuro perchè brucia in modo più prevedibile.
#4 La ricerca in termini di vivibilità degli interni ha dimostrato che essere in ambienti organici può avere una serie di benefici sulla salute. Uno studio austriaco del 2010 ha scoperto che gli studenti nelle aule in legno erano più rilassati e dormivano meglio di quelli nelle stanze costruite con materiali tradizionali.
#5 I passi in avanti nell’ingegneria del legno sono tanti, basti pensare alle innovazione come il CLT (legno lamellare a strati incrociati), il LVL (legno lamellare per impiallacciatura) e il glulam (legno lamellare a colla), tanto che i costi sono più o meno equiparabili a quelli del cemento.
Inoltre, i risparmi possono essere trovati in altri modi: la capacità di prefabbricare o costruire componenti in legno significa che altri costi di costruzione possono diminuire, un cantiere più snello e più veloce è anche più economico, dare alla luce un edificio in tempi più brevi significa monetizzare prima e ottenere un ritorno sugli investimenti più rapidamente.
# 5 esempi internazionali
Ph. credits: infobuidenergia
#1 Torre Mjøstårnet, Norvegia
Situata a Brumunddal, è alta 18 piani e contiene appartamenti, spazi per uffici e il Wood Hotel. #2 HoHo, Austria
L’edificio a uso misto si trova a Vienna, ha 24 piani ed è alto oltre 70 metri. #3 Residenza per studenti, Canada
A Vancouver, presso la University of British Columbia, si trova una struttura di 18 piani, terminata in poco più di due mesi nell’estate del 2017, grazie a una struttura in pannelli prefabbricati. #4 Complesso residenziale FORTE, Australia
Sorto a Melbourne, vanta 12 piani e una struttura in X-lam, costituita da 760 pannelli. #5 Cross Lam Tower, Italia
A pochi passi dal mare, sorge una struttura di 12 piani realizzata secondo i principi della bioarchitettura.
# I quartieri di Milano da riconvertire al legno
Ph. credits: zeroeu
Ma quali potrebbero essere le aree interessate da interventi architettonici di questo tipo? Dove far sorgere grattacieli in legno avrebbe senso?
Ecco 5 ipotesi:
#1 Le aree che coinvolgono la riqualificazione degli scali ferroviari, dove previsti interventi residenziali, come per esempio lo Scalo Greco-Breda. L’Innesto è il progetto di housing sociale collaborativo e sostenibile e un nuovo modo di abitare a zero emissioni, che già prevede l’uso del legno per la realizzazione di solai e tamponamenti e per gli interni potrebbe prevedere una riduzione ancora più consistente dell’uso del cemento armato previsto per travi e pilastri.
#2 Le case popolari Aler dei quartieri più degradati, come Giambellino, San Siro-Selinunte, Mecenate e Quarto Oggiaro, da far rivivere con un progetto di riqualificazione, integrazione sociale e collaborazione, con standard di vita più elevati per i residenti e per l’intera città, a fronte di graduatorie efficaci e tutelative.
#3 Il primo tratto di via Imbonati. Se l’area che ha accolto la Giax Tower, la torre residenziale sorta dietro il Maciachini Center, ha cambiato aspetto e identità, un intervento di questo tipo potrebbe bonificare l’intero tratto della via, in gran parte ancora degradata, ma ad un passo dal quartiere Isola e dall’ex scalo Farini, prossimo alla trasformazione.
#4 Il tratto di Corso Lodi non coinvolto dalla riqualificazione dell’ex scalo ferroviario di porta Romana. Nonostante la vicinanza alla metropolitana questa è l’area in cui si concentrano meno gli interessi, mentre un progetto ecosostenibile e di grande impatto architettonico potrebbe far brillare la zona.
#5 La zona Stephenson dove un intervento di grande impatto architettonico rappresenterebbe un ottimo anello di congiunzione tra l’area Expo con lo Human Technopole, il centro di ricerca high-tech e Roserio, Villapizzone e Bovisa, tre zone che verrano coinvolte dall’influsso del maxi progetto, ma che ancora non hanno ricevuto le giuste attenzioni.
Conosciuta anche come Montagnetta di San Siro, è forse il più conosciuto tra i colli milanesi. Si trova nella zona nord-ovest della città, precisamente nel quartiere QT8.
Fu costruita artificialmente con l’accumulo di detriti e macerie a seguito dei bombardamenti che colpirono Milano nella Seconda Guerra Mondiale. Il progetto fu affidato all’architetto Piero Bottoni che dedicò la montagnetta alla moglie Elsa Stella. Ancora oggi ne conserviamo il nome originario. Con i suoi 50 metri, anche se il progetto originario ne prevedeva il doppio, è il punto più alto della città. Infatti, nei giorni più limpidi si può facilmente osservare la città, l’hinterland, parte dell’Arco Alpino e parte dell’Appennino.
tramonto monte stella
Curiosità: Per tre inverni consecutivi, 1982-83-84, la Montagnetta fu dotata di impianti di risalita, illuminazione e neve artificiale e una pista da sci di 250 metri. Qui nel 1984 il celebre sciatore Alberto Tomba vinse lo slalom della gara chiamata “Parallelo di Natale”.
Anche chiamata Collina dei Ciliegi. È una collinetta artificiale alta circa 25 metri, eretta a ovest del quartiere Bicocca con parte dei detriti di scavo della ristrutturazione della Pirelli.
La collinetta oggi è un parco attraversato da un percorso elicoidale e da una rampa di scale che portano fino alla cima. I versanti sono ricchi di vegetazione, alberi e arbusti. Ma non solo. La grande caratteristica, come suggerisce il nome, è che la maggior parte degli alberi piantumati sono ciliegi che danno fiori di diversa varietà e colore creando un ambiente molto suggestivo ed affascinante nel periodo della fioritura.
#3 Il Colle Zen e il viaggio nel tempo del Portello
Si trova nell’area milanese del Portello che per oltre 100 anni ha ospitato la celebre industria automobilistica Alfa Romeo da cui nel 2015 il parco ha preso il nome.
Il parco segna l’ingresso nella città per chi arriva da nord ed è davvero difficile non rimanerne affascinati. Ha infatti forme molto particolari che lo rendono per molti il parco più zen di Milano. Si sviluppa su tre alture, chiamate “sculture verdi”, di diversa quota collegate da un percorso chiamato “TimeWalk” proprio perché le diverse alture rappresentano le varie scansioni del tempo: la Preistoria, la Storia, il Presente e il tempo individuale.
A queste creazioni circolari si affianca una geometria ricca e articolata con cerchi, archi e spicchi di luna che caratterizzano per esempio le pavimentazioni.
Famoso per la coltivazione delle viti sui suoi versanti sempre esposti al sole, il colle fa parte del comune San Colombano al Lambro della città metropolitana di Milano.
Si erge tra le sponde del fiume Lambro e del Po e secondo alcuni studi è solo il residuo di un rilievo ben più alto, ma poi eroso ai lati dai due fiumi. Altri studi, forti del ritrovamento sul colle di alcune conchiglie e coralli, sostengono che sia emerso dal mare tra i 5 e 20 milioni di anni fa.
Curiosità: ogni anno, tra la fine di agosto e gli inizi di agosto, viene qui organizzata una sessione di Birdwatching, ovvero un’occasione per i più appassionati di conteggio degli uccelli migratori minori che transitano da questa zona dalle temperature favorevoli partendo dalla Scandinavia per arrivare in Africa.
Facilmente riconoscibile dalla statua di Napoleone posta sulla sua cima, Monte Tordo è la celebre altura situata all’interno del parco Sempione, dove oggi si trova anche la Biblioteca Rionale.
Curiosità: da qui, partiva la prima seggiovia “urbana” che fu realizzata a Milano nel 1951 in occasione della IX Triennale. Una vignetta della Domenica del Corriere ritrae una coppia a bordo della seggiovia.
Si tratta di una piazza sopraelevata, creata artificialmente nel 1912 per permettere la continuità della Circonvallazione delle Regioni scavalcando la ferrovia. In foto è la collinetta in basso.
Oggi la piazza è un esempio eccellente di riprogettazione urbana. La sua messa a nuovo è avvenuta nel 2012, esattamente 100 anni dopo la sua costruzione: è stata aumentata la superficie dedicata al verde ed è stata realizzata una pista ciclabile in ordine e simmetria con i nuovi parcheggi.
#7 Monte Tabor e le prime montagne russe di Milano
Lo si trova in Via Caldara. È un’altura di pochi metri costruita con i resti, le pietre e la terra delle Mura Spagnole.
Era uno dei luoghi più famosi e frequentati nella Milano degli anni Venti dell’Ottocento perché proprio su questa altura vi era un’Osteria e un Luna Park che ospitò le prime montagne russe di Milano. Inutile dirlo, l’attrazione riscosse un forte successo soprattutto tra i giovani che qui vi trovavano compagne anche per avventure di una notte. Fu poi fatto chiudere dalla polizia austriaca per motivi di decoro.
«Librai per (mezzo)giorno»: l’invito di un bookshop ai milanesi
Ph. @hellisbook IG
I libri sono una grande passione. Chi li ama, non vuole solo leggerli ma adora suggerirli. Fa leva su questa passione una libreria di Milano. L’invito di Elisabetta Paciello, titolare di Hellisbook in via Losanna: «Provate a stare dietro il bancone per mezza giornata». Un invito già accolto da molti: le prenotazioni arrivano fino a Novembre inoltrato. Ma vediamo come è nata l’iniziativa e come si fa a partecipare.
# Tutto esaurito fino a metà novembre
«Provate: diventate libraio per mezza giornata. Potrete girovagare tra gli scaffali senza sentirvi solo un cliente», questo il messaggio lanciato ai milanesi da Elisabetta Paciello, titolare della libreria indipendente “Hellisbook” di via Losanna 6, una traversa di corso Sempione. All’inizio sembrava uno scherzo e invece «abbiamo avuto il pienone: tutto esaurito fino a metà novembre. Le prenotazioni sono quasi tutte di donne, tra i 30 e i 50 anni», dichiara la titolare a Il Giorno.
L’iniziativa consiste nell’affiancamento di due librai per mezza giornata tutti i sabati, uno al mattino e l’altro al pomeriggio: possono stare dall’altra parte del bancone e dare consigli ai clienti, anche se, come spiega l’altra socia, Paola Rinaldi: «questa è un’occasione ludica, un momento di svago, l’opportunità di realizzare un sogno. Non è né un corso né una pre selezione di personale. Non c’è nulla di professionale, invitiamo le persone a divertirsi, giocando a fare il libraio. Deve essere un momento di gioia, per sé. Niente altro».
Elisabetta Paciello – Ph. @hellisbook IG
# La prima libraia per passione
La prima libraia per passione è stata Sara Morelli, imprenditrice e cliente abituale della libreria, che così racconta la sua esperienza: «Mi sono divertita un mondo, lo rifarei subito. Ho sistemato i nuovi libri sugli scaffali e ho dato consigli ai clienti» e aggiunge che: «vorrei che le librerie indipendenti fiorissero in ogni quartiere: sono un faro. È vero, i libri si trovano anche al supermercato e on line. Ma in libreria si trovano titoli diversi, scelti sapientemente, non solo perché sono “popolari“; si può avere il consiglio giusto, si coltiva l’interazione umana. Fa la differenza anche solo sapere che esiste un posto in cui sentirsi a casa».
Il quartiere Santa Giulia, ex area industriale, ambisce a conquistare un posto nella lista delle zone che, come CityLife, rendono Milano una città d’avanguardia. L’occasione ghiotta sono le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026.
La «CityLife di periferia»: il quartiere delle Olimpiadi a Milano
# Il quartiere dei Giochi Olimpici
Credits: amat-mi.it
Per Santa Giulia le Olimpiadi sono una grande opportunità, ma anche un rischio. Il quartiere è al centro di un radicale processo di riqualificazione proprio in vista dei Giochi Olimpici e si candida a essere il luogo dove avranno luogo appuntamenti culturali e di intrattenimento collegati con la manifestazione. Non bisogna però limitarsi a vedere Santa Giulia solo come il quartiere “usa e getta” delle Olimpiadi. Come potrebbero le Olimpiadi diventare un volano per il quartiere, come è successo con Expo a Milano?
# Le Olimpiadi come trampolino di lancio per il quartiere
MCA_Milano Santa Giulia_birds-eye view_Visual by MCA VIsual
A partire dalla competizione sportiva, in tutta l’area potrebbero sorgere centri avanzati che sfruttino tecnologie d’avanguardia per il monitoraggio delle prestazioni fisiche. Certo, si partirebbe con gli atleti delle Olimpiadi, ma ai residenti (e a tutti i cittadini di Milano) rimarrebbero in eredità strutture para-sanitarie di altissimo livello.
Anche le palestre, i campi da gioco e i centri fitness, costruiti per la competizione del 2026, potrebbero essere dotati di sensori intelligenti e realtà aumentata, per offrire feedback in tempo reale agli atleti. Certo, queste strutture potrebbero non essere immediatamente utili per i cittadini, ma chi dice che, con simili innovazioni, gli atleti di tutto il mondo non possano scegliere Santa Giulia per allenarsi?
Il cuore pulsante della rinascita di Santa Giulia sarà il PalaItalia. Fortunatamente, non sarà progettato solo come arena per gli eventi olimpici, ma come struttura permanente che possa ospitare una varietà di discipline. Con il Pala Italia, connesso ai centri sportivi intelligenti, forse Santa Giulia potrebbe persino competere con San Siro.
# Dopo le Olimpiadi: We Are MSG, una comunità viva
Credits: primochef.it
Un altro elemento chiave della trasformazione di Santa Giulia è il progetto We Are MSG, che, attraverso un programma biennale di eventi e iniziative, mira a generare coesione sociale attorno al quartiere.
Il progetto è interessante proprio perché parte dalle Olimpiadi per costruire una nuova identità. Iniziative di valore che potrebbero essere implementate includono:
Museo dello Sport e dell’Industria: il retaggio industriale del quartiere sarebbe rivalutato attraverso un Museo dello Sport e dell’Industria, un centro culturale immersivo, magari con stanze che simulino le competizioni del passato. Questo luogo potrebbe anche ospitare mostre temporanee in occasione delle Olimpiadi, aggiungendo valore alla zona.
Laboratori urbani di intelligenza artificiale: questo polo tecnologico avanzato potrebbe ospitare una serie di laboratori, aperti a residentie cittadini di Milano, dedicati alla sperimentazione con l’intelligenza artificiale. Gli studenti, i ricercatori e gli appassionati potrebbero lavorare insieme su progetti IA per risolvere problemi quotidiani. Le potenzialità per la nascita di start-up legate all’idea di smart city sarebbero molto ampie.
Villaggio culinario multiculturale: insieme all’avanguardia tecnologica e all’ipotesi di atleti da tutto il mondo, non può mancare l’idea di uno spazio dedicato alle nuove esperienze gastronomiche. Il progetto potrebbe svilupparsi in collaborazione con le comunità straniere già presenti sul territorio e, soprattutto, in base alla provenienza degli atleti internazionali che potrebbero scegliere Santa Giulia per allenarsi. Da qui, potrebbe nascere un mercato multietnico con laboratori di cucina, showcooking e degustazioni, un’area ancora poco sviluppata a Milano.
# Il trasporto merci del futuro: medicine via drone?
Credits: trasportivirdo.it
Una rivoluzione urbana non è tale se non pensa anche ai trasporti. A Santa Giulia si potrebbe sperimentare (per la prima volta a Milano) un sistema di droni per il trasporto leggero.
I droni, alimentati da energia solare e dotati di intelligenza artificiale, potrebbero trasportare piccole merci, come medicinali e integratori, o documenti come esiti di analisi mediche. L’utilizzo dei droni ridurrebbe la necessità di veicoli tradizionali, migliorando l’efficienza logistica e contribuendo alla sostenibilità urbana.
Santa Giulia è pronta a rinascere come zona di avanguardia tecnologica, sportiva e culturale. Con il progetto We Are MSG e le innovazioni in ambito trasportistico, sportivo e gastronomico, il quartiere potrebbe diventare un modello internazionale di innovazione urbanistica, contribuendo a proiettare Milano come esempio europeo di città all’avanguardia.
L’inaugurazione di tutta la M4 rischia di essere un lampo nel buio. Non è, infatti, un buono momento per i nuovi lavori della metropolitana di Milano. Il bando per portare la M1 verso Baggio è da rifare, quello per estendere la M5 fino a Monza è in attesa perchè mancano circa 400 milioni di eurodi fondi per realizzare l’opera. Sul fronte M3 si attende invece da oltre 30 anni di allungarla fino a Paullo. Finalmente la situazione sembrava sbloccata, con la scelta di un percorso misto metro/metrotranvia, ma Regione Lombardia vuole rivedere l’ultimo progetto di MM con i sindaci interessati dall’infrastruttura. Vediamo il punto sul progetto.
Quel pasticciaccio brutto della M3 fino a Paullo: MM e Regione Lombardia divise sul progetto
# Da oltre 30 anni si attende l’estensione della linea gialla fino a Paullo
Credits: wikipedia.org – Linea M3
Dopo anni di stasi, nel 2022 erano stati destinati 5,5 milioni per la redazione del PFTE, il progetto di fattibilità tecnico economico, per prolungare la linea M3 in direzione di Paullo. Un’opera attesa da oltre 30 anni, con diversi tentativi andati a vuoto, e con l’ultimo progetto, realizzato da MM presentato dal Comune di Milano al Ministero dei Trasporti, da far partire nei prossimi anni.
# Il tracciato elaborato da MM: 15 km di linea tra metro e metrotranvia
Tracciato M3 fino a Paullo
Nel dettaglio si prevede la prosecuzione del tracciato della M3 in una doppia modalità: circa 15 km, suddivisi tra metropolitana e metrotranvia. La prosecuzione come metro è di di 4,4 km con due nuove fermate: San Donato-De Gasperi e Peschiera Sud.
Da quest’ultima stazione partirebbe un servizio di metrotranvia, in sede protetta, di 10,9 km e 8 fermate: Peschiera Sud, Peschiera Bettola, Pantigliate-Vigliano, Mediglia Mombretto, Settala-Caleppio. Le ultime 3 fermate nel comune di Paullo con Paullo Centro, Paullo Conterico e Paullo TEEM all’intersezione con la Tangenziale Est Esterna. La frequenza della tratta in metrotranvia sarebbe di un mezzo ogni 7,5 minuti, con velocità commerciale dei tram di 30 km/h.
# Un investimento complessivo salito da 700 a 850 milioni di euro
Credits hopefulbeers IG – Linea M3
Per realizzare tutto il progetto era stato stimato un investimento complessivo pari a 700 milioni di euro, di cui 435 milioni per la tratta di metropolitana e 265 milioni per la tratta di metrotranvia. L’importo è salito nel frattempo a 850 milioni di euro a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e delle energie, e non detto che non lieviti ulteriormente.
# Attesa per i risultati dell’analisi costi-benefici, lo studio di fattibilità non prima del 2025
La prima delibera regionale, che stanziava parte dei fondi per lo studio di fattibilità, è del 2017. Alla fine del 2023 era attesa la conclusione dell’analisi costi-benefici, della quale al momento non sono stati pubblicati i risultati, mentre nelle intenzioni del Comune di Milano lo studio di fattibilità tecnico-economica elaborato da parte di Mm Spa dovrebbe arrivare entro il 2025 per dare avvio ai lavori nel2028. C’è però chi non è d’accordo.
# Regione Lombardia non è accordo: previsto incontro con i sindaci per portare la metropolitana fino a Mediglia
Credits lombardianotizie IG – Palazzo Lombardia
Quando tutto sembrava puntare verso un progetto misto metro/metrotranvia, l’Assessore ai Trasporti di Regione Lombardia, Franco Lucente, ha dichiarato la sua contrarietà, come riportato a fine agosto da “Il Cittadino”: «A me non piace il prolungamento con una metropolitana leggera fino a Paullo: o la si porta all’interno delle città, altrimenti non ha senso». La sua intenzione è realizzare un percorso più breve, fino a Vigliano di Mediglia, ma tutto come metropolitana. In totale le fermate di metro salirebbero da due a quattro.
M3 fino a Vigliano
Entro la fine di settembre dovrebbe esserci un incontro con tutti i sindaci dell’asse della 415 per illustrare l’idea: «Questo prolungamento richiederebbe, addirittura, meno investimenti rispetto alla metrotranvia e garantirebbe un servizio più efficiente.I costi stimati per la metrotranvia superano di quasi 200 milioni di euro quelli del prolungamento della metropolitana fino a Vigliano con due fermate in più rispetto al capolinea di Peschiera». L’obiettivo è garantire un collegamento efficiente e completo, cosa che non sarebbe con la metrotranvia dato che raggiungerebbe una velocità massima di 30 chilometri all’ora su varie fermate: «Una soluzione che risulta poco pratica per i cittadini, che preferirebbero salire sull’auto per coprire la stessa tratta più velocemente e raggiungere direttamente il capolinea del metrò».
Il 12 ottobre 2024 apre integralmente tutto il tracciato della linea M4, completando tutte le cinque linee milanesi. La rete metropolitana di Milano continua ad espandersi e tra i progetti futuri è prevista la realizzazione della linea M6: a ottobre è attesa la presentazione pubblica delle sei ipotesi di tracciato. Grande importanza per i milanesi lo rivestono i prolungamenti, approvati e ipotizzati da tempo, delle linee esistenti. A che punto sono quelli più attesi?
I 5 prolungamenti più attesi per la metropolitana di Milano: a che punto siamo?
#1 M1 fino a Baggio: un prolungamento di circa 3,5 km fino alla tangenziale ovest. Un flop la prima gara d’appalto, si attende la seconda. L’inaugurazione non prima del 2031
Comune di Milano – Prolungamento M1 Baggio
Il prolungamento previsto per la linea M1 ad ovest è di circa 3,5 chilometri dall’attuale capolinea di Bisceglie. Tre nuove stazioni: Parri-Valsesia, Baggio e Olmi, tutte interrate e all’interno del territorio comunale, che porteranno a 10 quelle del ramo verso sud per un totale di 43 stazioni e 32 chilometri di lunghezza su tutta la linea.
Il progetto definitivo è stato realizzato nel 2021. La gara di appalto invece, attesa inizialmente per l’autunno 2022 e poi entro la fine del 2023, si è tenuta nel 2024 a causa della necessità di trovare 145 milioni di euro di extra costi, in seguito stanziati. Il costo complessivo è salito così a circa 543 milioni di euro. Purtroppo non è stata ricevuta nessuna offerta congrua, le aziende sul mercato hanno ritenuto troppo bassa l’offerta economica. Si attende pertanto una seconda gara d’appaltoper lo stesso importo, stralciando però il deposito, che verrò messo a gara separatamente, per un valore di circa 50-60 milioni di euro e le cui risorse sono ancora da recuperare. Slittano quindi anche i lavori, per una durata di 5-6 anni, attesi per l’inizio del 2025 e che non inizieranno prima della fine dello stesso anno o all’inizio del 2026. L’inaugurazione non avverrà prima del 2032.
A nord, invece, per prolungare fino a Monza Bettola, i lavori sono iniziati oltre 12 anni fa. Confermato lo stanziamento di circa 30 milioni di extracosti, si attende il bando di gara per dare l’incarico alla nuova ditta per portare a termine la tratta di 1,9 km.
#2 M2 da Cologno Nord a Vimercate: sbloccate le risorse per completare il “mini” studio di fattibilità del prolungamento con una metropolitana leggera
Il vecchio progetto di prolungamento della linea M2 prevedeva la connessione di Cologno Nord con Vimercate attraverso 5 fermate. In base alle ultime indicazioni si dovrebbe virare su una Light Rail o metrotranvia veloce, con le caratteristiche della metropolitana classica, anche se con un percorso meno intenso di fermate e una velocità commerciale inferiore.
Un tracciato di circa 12 km di nuova linea dovrebbe quindi partire da Cologno Nord, facendo una rottura di carico dall’attuale capolinea, e con treni di dimensioni più ridotte rispetto a quelli della metropolitana, simili a un tram-treno. In base a questa soluzione tutti i comuni interessati, Brugherio, Carugate, Agrate, Concorezzo e Vimercate, dovrebbero avere almeno una stazione nel loro territorio.
Lo studio di fattibilità è stato affidato a MM, per definire gli standard infrastrutturali del sistema, effettuare un’analisi planoaltimetrica del tracciato, verificare le principali interferenze e vincoli. Nelle scorse settimane sono state sbloccate le risorse per procedere al “mini” studio di fattibilità tecnica-economica, prodromico a quello completo per il quale bisognerà trovare i fondi.
M2 a Rozzano
Nel PUMS, tra le destinazioni interessanti da raggiungere, era stata inserita anche l’estensione verso a sud con nuovo capolinea a Rozzano partendo dalla fermata di Assago Forum. Al momento rimane solo una suggestione.
#3 Paullo M3: finanziato nuovo studio di fattibilità per un’estensione mista metro-metrotranvia di 10 fermate
Tracciato M3 fino a Paullo
Dopo un’attesa di oltre 30 anni, che sembra destinata a prolungarsi ancora nonostante i progressi compiuti, il prolungamento della linea M3 verso est continua a rimanere un obiettivo lontano. Attualmente la linea si ferma a Milano, al confine con San Donato, e la sua estensione intercetterebbe i flussi di pendolari provenienti da Cremona e Crema, alleggerendo il traffico di una delle arterie più congestionate: la Paullese.
L’ultimo progetto sviluppato da MM e presentato dal Comune di Milano al Ministero dei Trasporti prevede l’estensione della M3 con un percorso misto: 15 km suddivisi tra metropolitana e metrotranvia. Il tratto della metropolitana sarà di 4,4 km con due nuove fermate, San Donato-De Gasperi e Peschiera Sud. Il restante tratto di 10,9 km sarà servito dalla metrotranvia, che aggiungerà altre otto fermate: Peschiera Sud, Peschiera Bettola, Pantigliate-Vigliano, Mediglia Mombretto, Settala-Caleppio e, nel comune di Paullo, Paullo Centro, Paullo Conterico e Paullo TEEM, quest’ultima in corrispondenza della Tangenziale Est Esterna.
Lo studio di fattibilità tecnico-economica, finanziato con 5,5 milioni di euro dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, dovrebbe concludersi entro il 2025. Se questa scadenza sarà rispettata, la progettazione definitiva e il bando di gara potrebbero essere pronti per l’inizio dei lavori nel 2028. Tuttavia, il principale ostacolo rimane il reperimento delle risorse necessarie per realizzare l’opera, il cui costo è aumentato da 700 a 850 milioni di euro a causa dell’incremento dei prezzi delle materie prime e dell’energia. Dalla maggioranza in Regione Lombardia si dicono però perplessi riguardo la soluzione mista metro-metrotranvia.
#4 M4 a sud-ovest in direzione Trezzano sul Naviglio e ad est fino a Segrate
Credits: giornaledeinavigli.it – Diverse ipotesi di prolungamento M4 a ovest
Si sta studiando per estendere la linea M4 anche ad ovest, oltre la futura stazione di San Cristoforo FS. Sono in valutazione 6 ipotesi, la numero 4 spingerebbe la linea fino a Trezzano sul Naviglio con fermate con fermate che toccherebbero i comuni di Corsico, Buccinasco e Cesano Boscone. Gli altri scenari prevedono il prolungamento di una/due fermate a Buccinasco e Corsico. Al momento però Comune di Milano e Regione Lombardia opterebbero per una sola fermata aggiuntiva dal costo di 150 milioni di euro, perché meno impattante a livello di costi di realizzazione e di successivi costi di esercizio. Da tempo però non ci sono aggiornamenti.
Credits mm – Tracciato M4 Segrate
Più avanti invece il progetto per allungare la linea ad est di 3,1 km con 2 fermate, Idroscalo e Segrate. Nel mese di dicembre 2023 la giunta di Milano ha approvato il Piano di fattibilità tecnica ed economica, anche se ai 420 milioni di euro già finanziati ne servono altri 44 milioni di extra costi dovuti all’incremento delle materie prime. Previsto al nuovo capolinea l’interscambio con la futura stazione dell’Alta Velocità Porta Est. I passi successivi saranno nell’ordine: progetto definitivo, esecutivo, indizione bando e avvio lavori. Al netto della necessaria copertura finanziaria integrale, l’inaugurazione non avverrà prima del 2032.
#5 Mancano 400 milioni per la M5 fino a Monza. Attesi gli studi di fattibilità per portare la M5 fino a Quinto Romano, Settimo Milanese e oltre fino a Magenta.
Prolungamento M5 Settimo Milanese
Il progetto del raddoppio a nord fino a Monza Polo Istituzionale della M5, 11 fermate e 13 chilometri, è già stato approvato e in teoria anche finanziato prima dell’aumento del costo delle materie prime. Vanno infatti trovati circa 400 milioni di extracosti, come comunicato di recente dal Comune di Milano al Governo, per procedere con la gara d’appalto, ma l’estensione non è in discussione anche perchè la procedure per gli espropri è partita alla fine del 2023. Difficilmente si riusciranno a fare partire i cantieri entro il 2025, Palazzo Marino ha chiesto anche la proroga del termine ultimo per l’assunzione dell’obbligazione giuridicamente vincolante, con molta probabilità si andrà al 2026. L’inaugurazione potrebbe avvenire quindi tra il 2033 e il 2034.
Un primo studio preliminare di fattibilità realizzato nel 2019 immaginava invece un prolungamento fino a Settimo Milanese, per un totale di 5 fermate. Una successiva delibera aveva dato il via libera a realizzarne uno per spingersi fino a Magenta, per un totale di quasi 20 km di nuovo tracciato. La soluzione più accreditata rimarrebbe comunque quella di arrivare con la metropolitana fino a Settimo Milanese e poi proseguire con una metrotranvia o un sistema di BRT (Bus rapid transit).
Oggi l’ipotesi quella più concreta sarebbe un percorso più breve di 2,5 km e due fermate ad ovest: Quarto Cagnino e Quinto Romano. Per questo progetto si attende lo studio di fattibilità, l’investimento necessario è stato stimato in circa 350 milioni di euro.
Attualmente è in corso un’indagine geognostica finalizzata a definire i “caratteri geotecnici” del sottosuolo in vista della progettazione del prolungamento della linea metropolitana M5 da San Siro Stadio fino a Settimo Milanese. Tra i comuni dell’hinterland interessati all’opera c’è il Comune di Bareggio che di recente, tramite il suo sindaco, ha ricordato a tutti gli enti coinvolti, MM e il Ministero dei trasporti l‘importanza dell’estensione della M5. L’orizzonte minimo per l’avvio dei cantieri è il 2030.
1 milanese su 5 è straniero: quali sono e dove vivono le comunità straniere più numerose?
#1 Egiziani: i più numerosi
Credits: Pete Linforth – Pixabay
15,3%. La comunità egiziana è la più numerosa a Milano. I milanesi di nazionalità egiziana sono distribuiti in modo uniforme sul territorio cittadino, ciò è dovuto alla loro presenza in tutti i settori del lavoro (industria, commercio, servizi…).
Gli egiziani a Milano parlano principalmente arabo (e dialetti locali), la religione più diffusa è l’Islam sunnita, ma sono numerosi anche i cristiani copti.
L’Egitto ha una storia millenaria e una grande cultura, le celebrazioni religiose e le festività come l’Eid sono fondamentali per la comunità. Pur essendo una delle economie più avanzate del Medio Oriente e del Nord Africa, il loro paese d’origine soffre alti tassi di disoccupazione e un’inflazione molto elevata.
14,2%. La comunità filippina è la seconda comunità straniera più numerosa a Milano. I milanesi di origine filippina tendono ad abitare concentrati in zone centrali (come Porta Romana e Porta Venezia), nelle quali spesso sono impiegati nei lavori domestici o di assistenza.
Oltre l’italiano, i filippini a Milano parlano principalmente il tagalog e l’inglese. La cultura filippina è influenzata da una combinazione di tradizioni indigene, spagnole e americane ed è caratterizzata da una forte enfasi sulla famiglia, le celebrazioni festose come il Sinulog e il Natale, e una cucina che include piatti come adobo e lechon.
La migrazione dal paese del Sud-Est asiatico è alimentata dalla ricerca di opportunità di lavoro migliori, ancorché le Filippine vivano una situazione di generale stabilità economica e politica.
12,4%. La comunità cinese è l’unica che mostra una concentrazione abitativa significativa in aree specifiche della città. I milanesi lo sanno, Paolo Sarpi, conosciuta anche come Chinatown, è il cuore di questa comunità: qui è sorto una vera e propria enclave economica.
In Paolo Sarpi, la cucina cinese, con piatti come i dim sum e il riso fritto, ha conosciuto l’imprenditorialità milanese ed è diventata a pieno titolo parte integrante della vita di tanti giovani milanesi.
I membri della comunità parlano principalmente cinese mandarino e cantonese. La cultura cinese è ricca di tradizioni millenarie, con un forte valore posto sulla famiglia, sull’educazione e il rispetto per le tradizioni. Le fedi professate sono principalmente taoismo, buddismo e Confucianesimo.
La Repubblica Popolare Cinese è la seconda economia mondiale, negli ultimi anni ha vissuto una crescita economica importante sebbene il governo del paese non sia democratico. Per i cinesi, Milano è una meta molto ambita soprattutto per le opportunità che offre la comunità già consolidata.
5,9%. La comunità srilankese di Milano si concentra principalmente nella zona Bicocca, ed è legata a quella di Sesto San Giovanni, dove gli alloggi sono più economici ed è presente una fitta rete di attività gestite da srilankesi.
Le lingue parlate sono il singalese e il tamil, la cultura è fortemente influenzata dal buddismo e la cucina, non molto diffusa a Milano, è caratterizzata da piatti come il rice and curry e gli hoppers (cavallette). Le condizioni dello Sri Lanka, segnato da un lungo conflitto interno, spingono molti srilankesi a cercare opportunità migliori all’estero.
5,9%. La comunità peruviana è concentrata nelle zone di Lambrate e Niguarda, dove gli alloggi sono moderatamente accessibili e vi è un’ampia rete di impieghi nei settori del commercio e dei servizi. Gli appartenenti alla comunità parlano principalmente spagnolo e la loro cultura è una fusione di tradizioni indigene e spagnole.
Le festività come l’Inti Raymi e il Día de la Independencia sono celebrate con fervore, ancorché non abbiano fatto presa sui milanesi come è, invece, per il capodanno cinese.
Credits: tuttitalia.it
Le altre comunità che vale menzionare per numero di componenti sono: Romania (5,2%), Bangladesh (4,3%), Equador (3,3%) e Ucraina (3,3%).
Siamo negli anni della Milano da bere, dei paninari e di San Babila. Impossibile non notare una sciura: elegante, persino appariscente, passeggiava nelle vie della moda con borsa, gioielli e pelliccia. Capi must che identificavano più la classe sociale di appartenenza che lo stile. Era necessario apparire, farsi notare ed esserci a tutti i costi.
# L’evoluzione
damokpotomilano IG – Sciure milanesi
Oggi le sciure si percepiscono. Meno appariscenti e più attente agli aspetti Green del vivere quotidiano. Scelte oculate, abiti dai colori neutri, gioielli appena accennati. Un look studiato ma non troppo fatto di caspita semplici e quasi austerity, ma che conferiscono una classe ed eleganza senza pari. Forse è per questo che la loro attitude si nota ancora di più.
# Vintage che passione
Vintage market – Credits: Jon Tyson, Unsplash
Grande attenzione per i capi vintage, il riuso, la scelta di capi immutabili nel tempo e soprattutto durevoli. Niente esibizione ma borsa piccola, tacco basso, capi comodi e di qualità non necessariamente iper costosi e non necessariamente acquistati nelle boutiques di lusso.
# Il tocco in più
Credits sciuraglam IG
Quindi per essere una vera Sciura basta l’abito giusto? Assolutamente no. Occorre un tocco in più, tipo fregarsene altamente del giudizio altrui, riuscire ad essere chic scovando negli armadi della nonna, piazzare un foulard colorato su un look spento e anonimo, indossare una camicia Dior su un paio di jeans Zara. Lei è Sciura perché ha stile, non perché è schiava della moda. Ma soprattutto non lo fa apposta, è nata così.
Siamo entrati nell’autunno con l’equinozio del 21 settembre. Possiamo dire addio all’estate astronomica, ma, per quanto riguarda temperature e bagni al mare, non è ancora giunto il momento di mettere la parole FINE.
Il mare in autunno: dove in Italia l’estate non è ancora finita
# Le vacanze d’autunno
Credits: sardegnanews.it mare autunno
È ora di concentrarsi sul lavoro a testa bassa, oppure vale la pena guardarsi intorno, per un ultimo bagno di sole e di mare? Le giornate si stanno accorciando e non c’è più la canicola estiva, ma le spiagge sono deserte e silenziose. Soprattutto in alcune regioni del Sud Italia, le temperature permettono anche a settembre e ottobre di prendere il sole e fare il bagno, regalando tutto lo spettro delle piacevoli sensazioni da vacanza estiva senza la corsa ad acchiappare l’ombrellone più vicino al bagnasciuga e, ancor meglio, senza la calura soffocante o la calca di turisti in fila per un gelato o un panino all’ombra. Scopriamo dove si può andare in spiaggia fino a novembre.
# Sicilia protagonista assoluta
Credits: @real_mondello Mondello
Per la posizione geografica e il mare che circonda l’isola, la Sicilia, in questa speciale classifica, può esercitare la parte del leone. È possibile abbandonarsi sulle spiagge migliori dell’isola principale, perché località come Mondello, Capo D’Orlando o Giardini Naxos, sono ancora in piena trance estiva, almeno per le temperature dell’aria e del mare. Meglio addirittura optare per un viaggetto nelle isole che circondano la Sicilia, che in alta stagione, sono letteralmente in overbooking.
# Isole Eolie
Credits: @pillole.di.sicilia Filicudi
Raggiungibili in traghetto con partenza dal porto di Milazzo, le isole Eolie sono una vera gioia per gli occhi. L’arcipelago di origine vulcanica rappresenta, infatti, uno scorcio autunnale da non perdere. Oltre a Lipari, la principale delle isole, le più ricercate sono Panarea, Salina e Vulcano, con le sue fumarole e per gli stabilimenti termali. Per gli amanti del paesaggio e del turismo meno attrezzato, Alicudi e Filicudi, che sono le più lontane, offrono un soggiorno più ruspante nella natura incontaminata di rara bellezza.
# Isole Egadi
Credits: siviaggia.it Favignana
Le Egadi sono un altro delizioso arcipelago raggiungibile dalla punta di Marsala e Trapani. La più famosa isola della famiglia è senza dubbio Favignana, con coste a strapiombo sul mare limpido e cristallino e con un territorio brullo, quasi aspro. Favignana si è specializzata nel turismo slow, con percorsi a piedi e in mountain bike, lungo itinerari che portano a scoprire gli angoli più preziosi e nascosti dell’isola.
Per rilassarsi nel silenzio, a Favignana c’è l’imbarazzo della scelta tra le spiagge e il bel mare. Le migliori marine e calette sono nella parte meridionale dell’isola, ma intorno a Favignana sono tutte balneabili. Perché concentrarsi solo da una parte? Ancora più selvaggia e incontaminata è Marettimo, l’isola più lontana di tutte, con coste altissime e arenili di fine sabbia bianca.
# Lampedusa
Credits: @we_lovelampedusa Lampedusa
La casa italiana a Sud, in pieno Mar Mediterraneo, così lontana dalla Sicilia da avere un fascino selvaggio tutto personale. Lampedusa fa parte delle Pelagie, arcipelago che comprende anche Linosa, L’Isola dei Conigli e lo Scoglio di Sacramento. Tutto fa parte di una riserva naturale, dedicata alle tartarughe, di cui si possono incontrare le tracce lasciate sulla sabbia.
# Pantelleria
Credits: @the_italyedit Pantelleria
Più vicina geograficamente alla Tunisia, Pantelleria è un mondo da scoprire lentamente. Non adatta per il turismo di massa estivo, questo è il periodo ideale per esplorare il mondo brullo e senza tempo dell’isola. Il mare si raggiunge dopo camminate più o meno impervie e lunghe, necessarie per attraversare l’entroterra di formazione vulcanica. Una volta arrivati al mare, però, ogni sforzo verrà ricompensato.
# Salento, Puglia
Credits: @lola_milan94 Punta Prosciutto
Uno dei modi per godere appieno del mare e delle coste salentine, è proprio l’autunno. La penisola è conosciuta per le spiagge più belle d’Italia, alcune tra le più belle al mondo. Vale la pena visitare Punta Prosciutto, le zone del litorale di Otranto, fino a proseguire e raggiungere Lecce o Gallipoli. Per un tramonto romantico a strapiombo sul mare, conviene arrivare a Roca Vecchia, per una pausa di silenzio e relax sui ruderi di un vecchio castello.
# Maratea, Basilicata
Credits: siviaggia.it Maratea
Conosciuta come la Perla del Tirreno, Maratea offre al turista un sapiente mix di calette e spiagge che affacciano su un mare cristallino e blu intenso, intervallato da costoni di roccia a strapiombo sul mare. Una sapiente gestione ha saputo evitare la speculazione edilizia, pertanto il borgo presenta deliziosi vicoli che portano ad antiche chiesette, fino ad arrivare in cima al Monte San Biagio dove svetta la statua di un enorme Cristo Redentore, 21 metri di marmo di Carrara, che veglia e protegge tutto il Golfo di Sapri. Al tramonto, il cielo e il Cristo si tingono di rosa, ed è il momento più bello della giornata.
# Cilento e il Golfo di Napoli
Credits: @wonderland_palinuro Palinuro
La Campania, prendendo spunto dalla continuità geografica con Maratea, offre alcune mete che in ottobre sono perfettamente accessibili, cosa non facile in alta stagione. Per chi preferisce la terra ferma, invece, la Magna Grecia o la Città di Nettuno, Poseidonia, il Cilento è la gita perfetta per unire l’ultimo bagno, cultura e relax.
Nel Cilento è possibile visitare Paestum, o camminare nella natura dei Parchi cilentano e del Vallo di Diano, oppure spiaggiarsi a Palinuro, Scario, Cala Bianca e Marina di Camerota. Le isole del Golfo di Napoli, Procida, Capri e Ischia, sono solo le prime di una lunga wishlist universale: tutti ci vorremmo andare. I Faraglioni, Capri e Anacapri, le casette, la pace e i colori delle coste, il piccolo ponte che unisce Procida a Vivara, sono solo alcune tra le più famose esperienze che si possono fare in questo piccolo arcipelago al largo del capoluogo campano.
# Sardegna
Credits: sardegnanews.it Sardegna
Non deve mancare un pensierino alla meta balneare più ambita: la Sardegna. Le calette e le spiagge di sabbia candida, il mare dei Caraibi di casa nostra è perfetto per una vacanza autunnale. Difficile scegliere tra le migliori spiagge d’Italia, quindi meglio partire avendo già chiara la meta cui arrivare, semmai optare per qualche gita alla ricerca dei lidi circostanti. La spiaggia di Arenas Biancas, senza la folla dei turisti, è l’oasi perfetta per rilassarsi e prendere la tintarella o per un tuffo fuori stagione. Che poi così fuori stagione non è, visto che sono previste temperature medie piuttosto comode in questo periodo, con punte di 29°C.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Un nuovo progetto di riqualificazione immobiliare di Coima per rigenerare un edificio degli anni ’50, parte dello stabilimento della Isotta Fraschini, con terrazze verdi e un design dinamico. Insieme alla realizzazione della preferenziale della 90/91 contribuirà a dare una nuova vita ad una piazza assai poco quotata e nota solo per il passaggio del filobus.
La trasformazione di Zavattari: come sta cambiando la piazza più brutta di Milano
# Coima recupera un edificio degli anni ’50, parte dello stabilimento della Isotta Fraschini, con il progetto Ivory
Piazzale Zavattari 12
Una piazza da riqualificare, soprattutto per il degrado della preferenziale mai realizzata all’imbocco con viale Migliara, con i lavori partiti da pochi mesi. Un progetto che sta trasformando Piazzale Zavattari: il recupero di un edificio degli anni ’50, parte dello stabilimento della fabbrica automobilistica Isotta Fraschini da parte di Coima.
Piuarchivory – Vista d’insieme
Ivory, questo il nome scelto per il nuovo complesso al civico 12 della piazza, consiste nella riqualificazione di una superficie di circa 14.000 mq su 12 piani fuori terra, con circa 1.400 mq di terrazze panoramiche, oltre a spazi polifunzionali e retail. A destinazione direzionale, è stato progettato per raggiungere i massimi livelli di benessere nel rispetto dei più alti standard ESG.
# Previsto il recupero di elementi architettonici della struttura originale
Coima – Ivory
Nell’intervento è in programma il recupero di alcuni elementi architettonici della struttura originale, mantenuta, alleggerita e ampliata con l’integrazione di una seconda maglia di pilastri che va a creare ampie balconate e terrazze ogni due piani, fruibili come estensioni all’aperto degli uffici. Ampie vetrate incastonate tra elementi metallici e linee verticali slanciano l’intera struttura, mentre le diverse altezze della facciata, l’alternanza delle logge e il gioco di riflessi fra le vetrate donano movimento e dinamicità al progetto architettonico.
# Due grandi terrazze verdi con vista Citylife
Piuarchivory – Terrazza
All’ottavo e decimo piano due grandi terrazze verdi con elementi di rinaturalizzazione che hanno l’obiettivo di migliorare il microclima dell’area e creare un dialogo con il contesto cittadino anche attraverso un ripensamento delle aree esterne al piano terra, aperte alla comunità.
# Partiti i lavori per la preferenziale della 90/91: ciclabili, 240 alberi e 11mila mq di aree pedonali
Al progetto di riqualificazione si affianca quello della realizzazione della preferenziale della 90/91. Dopo mille rinvii, in ultimo stop burocratici, autorizzazioni da ottenere e interlocuzioni con i commercianti, sono finalmente partiti nel mese di luglio i lavori per un’opera attesa da oltre 10 anni.
L’intervento interessa un tracciato di poco meno di 1 km tra Piazzale Zavattari e Piazza Stuparich, comprende Viale Migliara e Viale Enrico Elia, che oggi è nel più totale degrado.
Nel dettaglio sono previsti:
lavori su tre rotonde, di cui due da realizzare ex novo;
2.300 metri quadrati di verde permeabile;
240 alberi;
un anello ciclabile bidirezionale perimetrale;
una coppia di piste ciclabili monodirezionali;
una corsia riservata;
circa 11 mila mq di aree pedonali;
rifacimento sistema fognario.
# Chiusure al traffico e deviazioni di linee di bus
I cantieri sono entrati nel vivo. Da sabato 21 settembre per una durata di 9 mesi chiudono al traffico veicoli gli accessi su piazza Stuparich delle vie Algardi, Albani e Salmoiraghi, mentre via Algardi diventa a doppio senso di marcia al posto dell’attuale senso unico. Prevista la creazione di percorsi pedonali provvisori per consentire gli attraversamenti di piazza Stuparich in tutte le direzioni e deviazione della linea 68 e del servizio notturno sostitutivo M1 deviati lungo la direttrice Vigliani-Lotto-Diomede. Nel percorso del 68 è compreso anche il passaggio da piazza Santa Maria Nascente, rimane percorribile via Elia.
# Un investimento di oltre 23 milioni di euro, fine lavori nel 2027
L’investimento è di 23,4 milioni di euro, di cui 3,5 da fondi Pinqua, 9 dal ministero Infrastrutture e il resto a carico del Comune di Milano, mentre la durata dei lavori è stata stimata in circa 3 anni.
Bello incentivare l’uso delle biciclette conbonus e piste ciclabili, ma poi dove le mettiamo?Questo è uno dei problemi che noi ciclisti conosciamo da tempo e in cui i nuovi ciclisti si imbatteranno. Come si pone la questione dei parcheggi delle auto e moto, bisogna riflettere anche su quella delle bici. I ciclo-parcheggi sono un elemento indispensabile da offrire a chi si muove su due ruote soprattutto in una città congestionata di spazi.
Queste sono 5 idee per dare uno stop definitivo al parcheggio selvaggio di biciclette, con qualche suggerimento per migliorare la vita dei ciclisti.
Dove sono i Ciclo-Parcheggi? 5 idee per una città da vivere su due ruote (Video: parcheggio Hi-Tech)
Ciclo-parcheggi adeguati risolverebbero la questione “ordine“, rappresenterebbero un elemento di arredo urbano piacevole, ma darebbero una risposta anche al problema della sicurezza. Non è cosa così rara parcheggiare la propria bici all’esterno e non ritrovarla più. O ancora decidere di lasciarla dove la si è parcheggiata perché ha cominciato a piovere, o si è bucata una ruota, o per un qualsiasi altro cambio di programma.
In generale i pochi ciclo-parcheggi disponibili hanno come problematiche:
assenza di capillarità
assenza di sicurezza
strutture non compatibili con tutte le bici
estetica poco gradevole per il contesto urbano
Ad oggi non ci risultano progetti concreti in tal senso: abbiamo visto tracciare le famose piste ciclabili in Porta Venezia e vari rendering, ma sulla questione posteggi bici poco o nulla.
Fiab (Federazione Italiana Amici della bicicletta) propone il modello Verona come ciclo-parcheggio di qualità. Caratteristica principale, quella di poter legare con facilità il telaio della bici alla struttura del ciclo-parcheggio, al fine di evitare che la bicicletta possa essere facilmente asportata.
Inoltre è delimitato da segnaletica orizzontale.
Le sue caratteristiche originali?
# E’ semplice da usare perché i manubri che non si toccano e perché la posizione delle biciclette è alternata alta e bassa. Perciò, anche le bici con cestini non hanno problemi di alloggiamento # E’ sicuro contro il furto # E’ adattabile a tutte le tipologie di biciclette # Consente il massimo utilizzo dello spazio e una sistemazione ordinata delle bici # Rende possibile un’agevole pulizia sotto il portabiciclette
#2 Spazi custoditi a pagamento
Ph. credits: laprovinciadicomo.it
Alcuni autosili o garage potrebbero offrire un servizio a pagamento, come per auto e moto: certebicicostano molto, quasi quanto uno scooter!
#3 I Commercial Bike Lockers
Ph. credits: cyclesafe.com
Soluzioni di deposito privato che potrebbero essere installate per esempio nelle stazioni, nei centri commerciali, presso i supermercati, i negozi, i ristoranti e i bar, oppure negli edifici ad uso prevalentemente commerciale dove gli uffici sono molti.
#4 Un parcheggio biciclette da record
Ph. credits: www.continental-tires.com
Oppure si potrebbe guardare i grandi esempi già realizzati e imitarli. Come il più grande parcheggio di biciclette al mondo, situato presso la stazione centrale di Utrecht, nei Paesi Bassi: Stationsplein ha spazi per ben 12.500 biciclette.
#5 Il parcheggio futuristico giapponese
Ph. credits: greenstyle.it
A crearlo è stata l’azienda Masanori Mitobe ed è un parcheggio sotterraneo e automatico: basta avvicinare una tessera magnetica al lettore per veder scomparire in pochi secondi la propria bici e fare altrettanto per poterla riprendere.
#5+1 I servizi da pensare per supportare i ciclisti
Infine, sarebbe importante ampliare la gamma di servizi per i ciclisti:
il soccorsostradale
taxi speciali attrezzati per trasporto bici
treni e metropolitane, con spazi attrezzati
assicurazione ad hoc: se vogliamo rendere le bici un mezzo urbano equiparato alle auto e le moto, è necessario anche richiedere un’assicurazione di responsabilità civile che copra gli eventuali danni causati a terzi in un incidente con la bicicletta.
Sembra che molti milanesi stiano pensando di andare via: riscopriamo i motivi per cui resteremo (quasi) tutti a Milano. La parola a chi ha scelto Milano. Foto cover: @eleonoraingrid IG
Perché vivere a Milano? Le 5+1 ragioni per restare qui
#1 La provincia ci sta stretta
Credits: @cinramp Bar di paese
«Perché ho vissuto in una città di provincia per 35 anni e mi è sempre stata molto stretta, vivo a Milano da 27 anni e mi piace moltissimo, amo questa città.» – Elisabetta
#2 Le opportunità sono qui
Credits: milanotoday.it – Fuorisalone
«Milano è la città delle opportunità. Mi ospita da sei anni e ci siamo capiti.» – Gionathan
#3 Si respira aria di libertà
La nostra statua della libertà (Duomo di Milano)
«Milano è la mia città, la amo e ci sto bene. Qui si respira aria di libertà, più che nel resto d’Italia.» – Cecilia
#4 Accoglie a braccia aperte chiunque si dia da fare
Credits: mitomorrow.it
«La città più accogliente che esista in Italia, trovi le tue radici anche se non sei nato li. Ma ti chiede impegno e sbatti (per fortuna).» – Francesca
#5 Una metropoli in miniatura
Credits: @sardiniamood Brera
«Francese, ho scelto Milano x vivere ( da Parigi)….ci vivo da più di 50 anni..mi sento Milanese…Milano è cosmopolita, sufficientemente grande, ma abbastanza piccola x essere vivibile» – Marie Josè
#5+1 Siamo una vera comunità: se hai bisogno, l’aiuto arriva
Credits: www.comunitanuovacoop.it
«Vivo a Milano da 12 anni…l’ho scelta. Potrei vivere ovunque visto che lavoro da casa ma Milano mi ha subito fatta sentire a casa con la sua eleganza, discrezione e attenzione ai dettagli. A Milano ognuno si fa i fatti suoi ma se hai bisogno ci sono 1000 persone pronte a darti un’occasione. Milano è unica.» – Samanta
Sono passati cento anni dalla nascita di Mike Bongiorno e la città di Milano ha voluto dedicare una mostra, dal titolo “Mike Bongiorno 1924-2024”, con l’esposizione che ripercorre l’immensa carriera del “Re dei telequiz”.
Mike Bongiorno, da San Vittore a “Re dei telequiz”
# La mostra “Mike Bongiorno 1924-2024”
Mostra Mike B
L’iniziativa, che si tiene a Palazzo Reale, è stata inaugurata martedì scorso e si chiuderà il 17 novembre. Bongiorno, pur non essendo nato a Milano, con la nostra città ha sempre avuto un legame forte, infatti, per circa cinquant’anni, ha abitato in un palazzone, al settimo piano, in via San Giovanni da Procida 10.
Ma il suo primo contatto con la città della Madonninafu in un’occasione drammatica: era il 1944 quando andò in prigione a San Vittore, dopo la cattura ad opera della Gestapo, in quanto partigiano. Nel 1954 invece Milano rappresenta l’inizio della immensa carrierada presentatore, con la conduzione di “Arrivi e partenze”, prima trasmissione Rai, che veniva trasmessa dagli studi allestiti alla Triennale; un anno dopo inizia “Lascia o raddoppia?”, in diretta Tv, sempre dal Teatro dell’Arte. Anche la seconda stagione di “Rischiatutto” (1970), veniva realizzata nella nostra città. Nel 1976 c’è l’esordio di “Scommettiamo ?”, quello del cavallino Mike, presentato dai locali del Fiera 2.
# Il passaggio dalla Rai a Fininvest dopo la corte di Berlusconi
Verso la fine del 1977 c’è stato l’incontro con Silvio Berlusconi, presso il ristorante Club 44, in via Cino del Duca, a 150 metri da San Babila. Alla presenza di Fedele Confalonieri, il Cavaliere voleva a tutti i costi convincere Bongiorno a lasciare la Rai per la Fininvest. Ecco qui un’altra pagina milanese di Mike che, dopo molte titubanze, rispose di “sì”, dando il via al fitto passaggio di vip della Rai, dalla Tv di Stato al mondo dell’homo novus della Tv commerciale.
# Da New York a Milano passando per Torino
Quanta Milano c’è nella carriera e nella vita di Mike Bongiorno! Anche se lui nacque a New York, figlio di una torinese (Enrica Carello) e di Philip, un nativo degli Usa, ma di origine siciliana. I genitori si separarono quando Mike ha soltanto cinque anni e la madre decide di tornare in Italia con il figlio, andando a vivere a Torino. Bongiorno inizia il Liceo e, al momento di ultimarlo, deve sospendere gli studi per la guerra, per poi diplomarsi un po’ dopo.
# La gavetta nella redazione della Stampa
Credits: radiolombardia.it
A livello lavorativo, entra nella redazione della Stampa, iniziando la gavetta. Ma il conflitto bellico incombe e Mike Bongiorno decide di aderire alla lotta partigiana, tenendo i contatti tra i resistenti piemontesi del Verbano e coloro che avevano sconfinato in Svizzera. Viene catturato dalla Gestapo e messo al muro per la fucilazione, ma all’ultimo momento, prima degli spari, l’esecuzione viene sospesa, perchè i tedeschi scoprono che ha il passaporto americano e ciò potrebbe tornare utile per proporre scambi di prigionieri con gli americani. Viene così condotto a San Vittore, dove subisce torture, poi conosce la tragica realtà del campo di concentramento.
# Una carriera con 11 film, 82 programmi tv e 15 trasmissioni radiofoniche
Mike Buongiorno
Dopo la guerra inizia la straordinaria carriera, che lo vedrà anche attore in undici pellicole, tra cui “Giudizio universale” di Vittorio De Sica. Tra il 1953 e il 2009, condusse 82 programmi TV e, tra il 1946 e il 1972, 15 trasmissioni radiofoniche. Pensate che Bongiorno fu anche autore di 15 canzoni (una su tutte, “L’amico è”, cantata da Dario Baldan Bembo) e doppiatore in un episodio della serie animata “I Simpson”. Pochi giorni fa c’è stato il 15° anniversario della morte, avvenuta l’8 settembre 2009.
Sono anni che si parla di fusione tra Atm e Trenord. Più favorevoli a Palazzo Lombardia, più refrattari a Palazzo Marino. Ci sono però anche i conti da guardare e nei prossimi mesi la situazione dell’Azienda Trasporti Milanesi non sarà delle migliori. Per questo motivo Fabio Massa su “Il Foglio” spiega come la creazione di un unico polo del trasporto pubblico con Fnm, non Trenord, potrebbe essere l’unica soluzione disponibile, in assenza di aiuti dal governo.
Fusione Atm-FNM: una strada possibile o necessaria? I pro e i contro
# Conti Atm a rischio esplosione: 200 milioni da trovare nel 2025 per mutui e gestione M4 e M5
Credits: @atm_milano – M1
Arianna Censi, Assessore alla Mobilità di Milano, ha denunciato la mancanza di risorse per coprire i costi del trasporto pubblico cittadino. Finora sono state messe in campo diverse misure, su tutte l’aumento del costo dei biglietti, la riduzione del servizio di superficie e tagli ai fondi di altri servizi per i milanesi.
«Milano ha da molto tempo percorso la via del potenziamento del mezzo pubblico», scrive Massa, aggiungendo che «Se esiste un motivo per cui i grandi fondi amano Milano è proprio il suo sistema di trasporti: di superficie, sotterranei e anche aerei, con un city airport all’avanguardia e un aeroporto internazionale ben connesso. Il problema è che tutto questo costa, e costa caro. Costerà ancor di più quando entreranno in funzione completamente le due nuove linee della metro, la 4 e la 5». La stima è di 200 milioni l’anno, tra il pagamento dei mutui accesi per realizzarle e la gestione si tratta, nel 2025, 100 per M4 e 105 milioni per M5.
# L’unica leva per il bilancio ATM: parcheggi a pagamento, Area C e B
Credits: it.blastingnews.com
Atm non ha troppe possibilità di manovra all’interno del suo bilancio, chiuso nel 2023 con poco più di 700mila euro di utile, la stessa cifra destinata per il solo servizio sul totale dei 819mila riconosciuti dal Comune di Milano. Può sfruttare le risorse derivante dai proventi di strisce blu, parcheggi, Area C (26 milioni nel 2022, 29,6 nel 2023). In futuro quelle provenienti dall’eventuale pedaggio per l’ingresso in Are B e dalla razionalizzazione del welfare, riducendo le categorie di milanesi a cui vengono destinati gli abbonamenti gratuiti. Queste ultime sono solo delle possibilità.
# I pro e i contro di un’eventuale fusione con FNM
trenord_discoverytrain IG
L’altro player in difficoltà, in questo caso dal punto di vista dell’efficienza del servizio, è Trenord, che però fa parte della galassia di FNM che «controlla tutto il sistema dei trasporti lombardo, da Serravalle a Pedemontana ai treni, con interessi anche fuori Regione». Una soluzione quindi, spiega Massa, potrebbe essere una fusione tra quest’ultima e Atm. La primaha un valore inferiore all’Azienda Trasporti Milanesi, ma una cassa più florida e con Trenord che ha un contratto di servizio da poco rinnovato da Regione Lombardia fino al 2034.
Una fusione porterebbe alla creazione «del quinto polo europeo per dimensione, con un fatturato di oltre i due miliardi di euro» e «grazie alla successiva quotazione in Borsa arriverebbe in Comune una bella sommetta (si ipotizza oltre 100 milioni) da poter spendere in investimenti». Tra il dire e il fare, al netto della necessaria apertura di chi siede a Palazzo Marino, manca però al momento un azione richiesta al governo: la cessione dell’1 per cento di Trenord a FNM per fare in modo che Regione Lombardia possa controllare la società di trasporto.
# La gara europea del 2026 per il trasporto pubblico milanese
Avrebbe dovuto essere pubblicato nel 2017 il bando di gara d’appalto europeo per la gestione del trasporto pubblico del Comune di Milano. Il “problema” è stato posticipato di anno in anno, ma nel 2026 non si potrà evitare. La possibilità di ricorrere alla creazione di un consorzio di operatori sotto il nome di Next, con Atm al suo interno e con diritto di prelazione, non esiste più. Per questo motivo la fusione tra Atm e Fnm, per dar vita a un player di rilievo internazionale, potrebbe essere l’unica via per contrastare gli altri colossi quali Bahn, Ratp e Arriva, ex Deutsche Bahn, pronti a rimpiazzare l’Azienda Trasporti Milanesi.
Giorgio Armani ha dichiarato: «Milano centro del mio mondo». Milano è la capitale della moda, ma questa moda, troppo spesso, rimane chiusa nel cosiddetto Quadrilatero. A questo proposito, ci siamo chiesti quali potrebbero essere i modi per portare la moda in tutta la città.
Armani: «Milano centro del mio mondo». La moda uscirà dal Quadrilatero?
# Sfilate itineranti nei quartieri di Milano: moda a passeggio per la città
Una delle soluzioni più immediate è organizzare sfilate mobili nei quartieri, favorendo l’incontro tra moda e vita quotidiana. Quartieri come i Navigli, con la loro atmosfera vibrante e creativa, o zone in ascesa come Dergano e Isola, rappresentano luoghi ideali per ospitare sfilate all’aperto. Questi eventi porterebbero la moda direttamente nelle strade, trasformandola in un’esperienza accessibile ai cittadini e contribuendo a far percepire la moda come parte del tessuto urbano, piuttosto che qualcosa di distante.
Sfilate ben organizzate in contesti non convenzionali potrebbero anche diventare trampolini di lancio per giovani designer, che avrebbero l’opportunità di emergere al di fuori delle passerelle tradizionali. Piazze, parchi o persino tetti ristrutturati potrebbero diventare scenari inediti e suggestivi, promuovendo l’innovazione architettonica dei quartieri e rendendo ogni sfilata un evento irripetibile. In questo modo, la moda non solo esce dal Quadrilatero, ma diventa parte della rigenerazione urbana.
Un’altra idea è quella di creare boutique temporanee interattive in aree emergenti come Bovisa e Bicocca. Questi spazi effimeri potrebbero non solo offrire capi esclusivi, ma anche coinvolgere i visitatori in workshop creativi, dove si possono personalizzare abiti o interagire direttamente con stilisti e designer. Questo porterebbe la moda più vicino ai milanesi, trasformando l’atto di acquisto in un’esperienza interattiva e personale.
Inoltre, l’integrazione di tecnologie avanzate come la realtà aumentata e la realtà virtuale renderebbe le boutique ancora più coinvolgenti. Immagina la possibilità di “provare” vestiti digitalmente o di creare outfit personalizzati in tempo reale: ciò porterebbe una dimensione ludica e futuristica allo shopping. Queste boutique temporanee, collocate in quartieri fuori dal centro, sarebbero un ponte tra moda, tecnologia e residenti, consolidando il legame tra creatività e vita urbana.
# Gli artisti di strada: il futuro della moda tradizionale?
L’idea di far collaborare stilisti e artisti di strada potrebbe sembrare inusuale, ma è un’opportunità per dar vita a collezioni uniche, ispirate all’estetica urbana. Quartieri come Porta Romana e Corvetto, ricchi di energia creativa e con un forte legame con l’arte di strada, potrebbero diventare spazi di sperimentazione, dove moda e street art si incontrano per dare vita a nuove narrazioni visive. Le creazioni frutto di queste collaborazioni potrebbero essere esposte su facciate di edifici, in stazioni della metropolitana o lungo le strade principali, trasformando intere zone in veri e propri “percorsi della moda”.
Questa sinergia non solo promuoverebbe una moda più inclusiva e radicata nel territorio, ma permetterebbe anche di valorizzare le periferie attraverso progetti culturali, creando un dialogo tra la moda e le storie locali. La città diventerebbe una tela vivente, in cui la moda si fonde con la vita urbana e sociale.
# E se i grandi marchi facessero un Mercato popolare della moda?
I mercati popolari della moda potrebbero portare l’energia dei giovani designer e dei marchi indipendenti in quartieri periferici come Gratosoglio o Quarto Oggiaro, dove l’accesso agli eventi del settore è generalmente limitato. Utilizzare la formula del mercato, che è già parte della routine settimanale di molti residenti, renderebbe la moda più intima e accessibile, senza perdere in qualità e creatività.
Questi mercati potrebbero anche diventare spazi di scambio creativo, con workshop di sartoria e incontri tra artigiani e designer. Un’iniziativa di questo tipo stimolerebbe la moda locale, promuovendo anche una nuova ondata di design sostenibile. Inoltre, portare i mercati della moda in quartieri meno centrali darebbe una spinta significativa all’economia locale, creando una maggiore coesione sociale e facendo della moda un elemento catalizzatore per il cambiamento urbano.
# Il Museo diffuso della moda: un percorso dal centro alla periferia
Credits: Museo della Moda e della Arti Applicate di Gorizia
Un concetto radicale e innovativo potrebbe essere la creazione di un museo della moda diffuso. Invece di concentrarsi in un unico edificio, il museo si estenderebbe per tutta la città, con installazioni temporanee in diversi quartieri. Ogni zona di Milano potrebbe ospitare mostre tematiche: ad esempio, i Navigli potrebbero dedicarsi alla moda degli anni ’60, mentre Porta Nuova potrebbe esplorare il futuro della moda sostenibile.
Questo approccio creerebbe una relazione costante tra moda e città, trasformando Milano in una galleria vivente, dove residenti e turisti possono immergersi nella storia e nelle tendenze della moda semplicemente camminando per le strade. Un museo diffuso permetterebbe alla moda di diventare parte integrante della quotidianità urbana, celebrando il passato e il futuro in un dialogo costante tra arte, cultura e società.
L’avevamo anticipato in questo articolo, ora è arrivata anche l’ufficialità da parte del Sindaco Sala: la M4 è pronta a far viaggiare i treni su tutta linea fino al nuovo capolinea di San Cristoforo Fs. Entro l’anno è attesa invece una gara per il servizio del trasporto pubblico di tutta l’area metropolitana, nel 2026 sarà il turno di Milano.
Festa d’inaugurazione M4: questa la data ufficiale. E in arrivo maxi gara per i bus dell’hinterland
# M4: tutta la linea operativa dal 12 ottobre
Credits Andrea Cherchi – Cerimonia di presentazione M4 San Babila
Dopo le indiscrezioni e lacomunicazione sul sito del Comune di Milano, anche il Sindaco Sala ha ufficializzato la data di apertura di tutta la linea M4:sabato12 ottobre. Lo ha fatto a margine della presentazione di Jannik Sinner come Ambassador e primo volontario delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026. Prevista una giornata di festa, come lo è stato quando la linea si estesa fino a San Babila nell’estate 2023.
Per l’occasione si può andare gratis in alcuni cinema e teatri, disponibili infatti 17 spettacoli gratuiti, situati nei pressi delle nuove fermate.
# Un tracciato di 15 km e 21 fermate
Tracciato M4
Oggi la linea è in funzione lungo circa 7 km e 8 fermate, da Linate a San Babila. In arrivo altri 8 km, per un totale di 15 km, e altre 13 fermate per un totale di 21:Sforza Policlinico (in futuro con collegamento pedonale con Missori M3), Santa Sofia, Vetra , De Amicis, Sant’Ambrogio che interscambia con la M2, Coni Zugna, California, Bolivar, Tolstoj, Frattini, Gelsomini, Segneri e San Cristoforo.
# Entro fine anno la gara europea per il servizio di bus dell’area metropolitana
Mappa zone tariffarie Atm
Non solo metropolitana. Entro la fine dell’anno è previsto un importante appuntamento per il servizio pubblico di superficie dell’area metropolitana milanese.L’Agenzia del Trasporto Pubblico del Bacino della Città Metropolitana di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia metterà a gara pubblicala riassegnazione dei “servizi interurbani di Milano, della Provincia di Monza e Brianza e della Provincia di Lodi e i servizi urbani del Comune di Lodi e dei Comuni non capoluogo inclusi nella Città Metropolitana di Milano, nelle Province di Monza e della Brianza e di Lodi” come specificato nella nota del 18 settembre.
# 4 lotti in partenza per un affidamento dei servizi di 7 anni e un valore complessivo di 1,3 miliardi di euro
Credits ohmywheels IG – Bus 701
Il bando in fase di avvio riguarda 4 lotti su 6, per un valore complessivo di 180 milioni di euro annui e una produzione-obiettivo di 48 milioni di vetture- chilometri, sempre su base annuale. La durata dell’affidamento dei servizi è prevista per 7 anni e quindi per un totale di 1,3 miliardi di euro. Questi i servizi su gomma a gara:
Nord-Ovest milanese e della Brianza occidentale (Castanese, Legnanese, Rho e Bollate, Groane);
Nord-Est milanese e della Brianza centrale (Seregno, Vimercatese, Valle dell’Adda);
Sud Est milanese e della Provincia di Lodi (Martesana, Paullo, Zelo Buon Persico, Melegnanese, Lodigiano, Lodi, Bassa Lodigiana);
Magentino;
Abbiatense;
Binaschino.
# A dicembre 2026 in programma la gara europea il trasporto pubblico di Milano
Mappa metro Atm
La patata bollente è in programma però solo il prossimo anno. A dicembre 2026, se non ci saranno ulteriori rinvii, prevista la maxi gara per tutto il trasporto pubblico del Comune di Milano: bus, filobus, tram e metropolitane.
Roma promette una giornata splendida. (…). Ma tutto volge al peggio quando, alla reception, chiedo un taxi. L’addetto mi guarda come se stessi pretendendo un passaggio in elicottero: «Signora, si metta in coda». Prima di me c’è già un distinto signore che spera nella risposta del radiotaxi: «Sono in attesa da 20 minuti, nessun segno di vita». (…)
# «A Termini una fila tale che non arriverebbe più»
Roma, mattina del 19 ottobre. Foto di M.Z.
Il receptionist: «Signora, non mi guardi così!». «Lo so, lei non c’entra nulla, ma mi dia almeno un consiglio, che cosa posso fare? Vado a mettermi in coda per un taxi davanti alla stazione Termini che è qui a due passi?». «Ma no signora!», mi rispondono con compatimento da dietro il bancone. «C’è una fila tale, talmente lunga a quest’ora, che non arriverebbe più!». Intanto il radiotaxi continua a produrre solo la musichetta dell’attesa. Una addetta della reception che ha seguito tutta la conversazione si avvicina: «Guardi che dal piazzale della stazione parte il 910 che va proprio all’auditorium parco della musica. Io abito nei pressi, ci mette 25 minuti». Sicura? «Si, 25 minuti. E di solito è anche mezzo vuoto».
# La fermata del bus «doppia»
Credits odisseaquotidiana IG – Bus a fuoco a Roma
(…) Di corsa attraverso il piazzale, compro il biglietto. «Dove è la fermata?». «Laggiù». Peccato che sia segnalata in due punti diversi. «Scusi, parte da qui il 910 direzione auditorium?». «Si, corretto, devo prenderlo anch’io». (…) Ma l’autobus non arriva, nonostante Google Maps dica che dovrebbe passare alle 9.25. E sono le 9.25. Allora mentre aspetto mi metto al telefono e chiamo il radiotaxi. Ovviamente c’e la solita musichetta ma nessuno risponde. L’idea è: se arriva il bus bene, ma se il radiotaxi risponde cambio al volo i piani. Finalmente dal cellulare emerge una voce femminile. Spiego dove devo andare. «Resti in attesa». Credo di essere ormai a un passo dalla terra promessa ma torna la musichetta, la signorina all’altro capo del filo si è data alla macchia. La beffa è che una quantità di macchine bianche sfreccia davanti a noi.
# L’assalto ai taxi
I TASSISTI NON RAGGIUNGONO L_ACCORDO CON IL CAMPIDOGLIO E SCENDONO SPONTANEAMENTE IN PIAZZA, BLOCCANDO IL CENTRO DI ROMA – Fotografo: benvegnù-guaitoli
Un signore tenta il tutto per tutto, cioè di bloccare i taxi di passaggio nella speranza di beccarne uno libero. La disperazione è disperazione: lo raggiungo insieme con la signorina di prima. Scopriamo che andiamo tutti nella stessa direzione e allora facciamo un piano: lui si apposta su una corsia, io sull’altra. Il primo che riesce a beccare un taxi libero chiama gli altri due e si va insieme. Intanto la ragazza che ci vede meglio di noi scruta i bus in arrivò: «310, non è il nostro». Tutto questo con la musichetta del radiotaxi attaccata alle orecchie. Finalmente torna a farsi viva la voce femminile: «Mi scusi, ma non riusciamo a trovare un taxi per lei». «Come non riuscite, insista! Io resto qui». Sono le 9.45. Ormai è chiaro: non arriverò in tempo.
# «Non era scontato che il 910 arrivasse»
Credits matteobasile-pexels – Trasporti Roma
Al top dello scoramento si leva alta la voce della giovane compagna di sventure: «910 in arrivo!». Non ci speravo più. A questo punto interrompo dopo 30 minuti l’inutile telefonata con il radio taxi. Saliamo accatastati uno sull’altro, il lato positivo è che, invece della lotta di tutti contro tutti è scattata una sorta di solidarietà: «Oggi il meteo metteva pioggia, invece c’è il sole – dice un passeggero -. Con il brutto tempo sarebbe stato anche peggio. E poi non era scontato che il 910 arrivasse, invece è passato. E poi vedrà che la faranno entrare lo stesso anche se un po’ in ritardo». È la dimostrazione che le difficoltà temprano. E rendono saggi. Bilancio della giornata: sono arrivata alle 10.20, per fortuna mi hanno fatto entrare nonostante il ritardo. Ma resta il fatto che ci ho messo un’ora e mezza per fare 4,8 chilometri. Avrei fatto molto prima a piedi.
Anche per l’autunno e l’inverno viene rinnovata l’offerta per viaggiare a prezzi scontati da Milano e Parigi con l’Alta Velocità del Tgv. Una buona novità arriva invece per la tratta interrotta a seguito della frana avvenuta nell’agosto 2023. Come cambia il servizio, quanto costano i biglietti e dove si possono comprare.
Il Tgv «low cost» Milano – Parigi: iniziata la vendita dei biglietti per l’inverno. E c’è una novità per la tratta interrotta
# Da Milano a Parigi a soli 39 euro
sncfvoyageurs IG – Nuovi treni TGV
Dopo il debutto nella primavera di quest’anno, aprono le vendite dei biglietti low cost per andare con l’Alta Velocità da Milano a Parigi con TGV INOUI anche per la stagione autunno-inverno. Dal 18 al 29 settembre è attiva l’offerta per viaggiare dall’1 al 14 dicembre con biglietti per la seconda classe da 39 euro. Rimane valida anche la promozione per spostarsi con il TGV sulla tratta italiana tra Milano-Torino-Oulx, con biglietti in seconda classe a partire da 10 euro.
# Dove si posso comprare i biglietti
Sncf connect
Ci sono diverse modalità per l’acquisto dei biglietti. Online sul sito e sulla app SNCF CONNECT, fisicamente presso le agenzie di viaggio autorizzate SNCF. Per i possessori di della Carta Avantage resta attiva la promozione per comprare con il 30% di sconto sulle tariffe di prima e seconda classe, chi viaggia con i bambini dai 4 agli 11 anni compiuti può approfittare di uno sconto del 50% sul biglietto, sia sul viaggio singolo che su andata e ritorno. Per i bambini con età inferiore a 4 anni è previsto inoltre un pacchetto a 9 euro o il viaggio gratuito senza posto assegnato.
# Dal 15 dicembre si riducono i tempi di viaggio in attesa del ripristino integrale della linea
trainline – Parigi-Milano
A seguito della frana che si è abbattuta sui binari e sull’autostrada tra Modane e Saint-Jean-de-Maurienne, il 27 agosto 2023, la linea dell’alta velocità tra Milano e Parigi è stata interrotta. Al suo posto è stato introdotto un servizio misto treno/bus con bus sostitutivo da Oulx, in Val di Susa, che in due ore conduce a Saint-Jean-de-Maurienne. Da quel punto si sale nuovamente a bordo del treno. In attesa del ripristino integrale del collegamento ferroviario, dal 15 dicembre è previsto però un miglioramento.Il servizio di bus partirà da Modane in Francia, e non più da Oulx in Italia, consentendo una riduzione del tragitto da 1 ora e 30 minuti a soli 30 minuti e di conseguenza anche i tempi di percorrenza di tutto il viaggio da Milano a Parigi.
In ogni città italiana, piccola o grande, c’è una via Roma, di solito in una zona centrale. A Roma esiste una via Milano, in pieno centro, nei pressi del Quirinale.
Ma a Milano via Roma non c’è.
Perchè a Milano non c’è Via Roma? Non è una dimenticanza ma un atto di ribellione
Il fatto è diventato materia di cronache e di piccola controversia politica nel 2005 quando l’allora sindaco di Roma, Walter Veltroni, fece notare in modo un po’ piccato l’assenza di una via Roma al suo omologo di Milano, Gabriele Albertini.
Il sindaco di Milano apparve sorpreso e si impegnò a verificare e, nel caso, a intervenire: «Non credo», disse poi, «ma se Veltroni ha verificato quest’assenza la faremo.»
La mancanza di una via Roma a Milano la si giustifica di solito dicendo che c’è però corso di Porta Romana, che ricorda la capitale. Forse non tutti sanno che in realtà proprio questo nostro corso di antica memoria per un certo periodo (quello fascista) fu ribattezzato Corso Roma. Ciò avvenne in ottemperanza al Regio Decreto che voleva celebrare il decennale della marcia su Roma.
Dal 1931/1932, quindi, il Podestà di Milano Marcello Visconti di Modrone cambiò la toponomastica per accontentare il duce dell’impero. Corso Roma finì così sulle mappe stradali (come quella che qui riproduciamo dell’istituto Militare Italiano, del 1937) e sulle cartoline stampate nel ventennio (come questa, scattata all’altezza della crocetta e del teatro Carcano).
Caduto il fascismo e finita la guerra, le cose vennero presto rimesse a posto, e Milano tornò ad avere Corso di Porta Romana e non più una via dedicata alla capitale.
Con buona pace dei romani che hanno ben altro cui pensare.