Cosa si sarebbe potuto fare di diverso su alcune linee della metropolitana?
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Le 3 anomalie irrisolte della metro di Milano
# La linea M3: perché non ferma al Niguarda?
Linea M3 rivista
La linea M3 poteva avere un percorso diverso a nord? Tra le fermate “mancanti” quella dell’Ospedale Niguarda fa storcere il naso a molti ancora oggi. Ospedale voluto da Mussolini, è una delle eccellenze italiane: la classifica stilata della rivista americana “Newsweek” lo ha messo al 60esimo a livello mondiale nella graduatoria “best hospital 2023”. Oggi come “linea di forza” ferma solo il tram 4. La linea M3 prosegue infatti su Viale Stelvio per poi arrivare su Viale Imbonati. Dopo Dergano avrebbe avuto senso deviare la linea verso est per servire una delle più grandi strutture ospedaliere della città, prima di puntare su Affori?
Ma la regina delle stranezze è l’ultima arrivata. D’altro lato già il suo tempismo aveva suscitato scalpore: con il numero 4 ma arrivata anni dopo la numero 5. La cosa più strana e disdicevole è l’assenza di interscambi “veri” con le altre linee. E’ la linea dei mancati interscambi: all’inizio non incrociava nemmeno la M1, poi la scelta finale di realizzarli con doppio passaggio dai tornelli mentre con la M3 non c’è nemmeno un collegamento diretto. Praticamente per passare a un’altra linea si è sempre costretto a uscire in strada dove, tra l’altro, mancano anche cartelli che segnalino il percorso da prendere per lo scambio di linea.
# La linea M4: perché salta il Palazzo di Giustizia e Corso XII Marzo?
Tracciato Centro-Est linea M4
Ancora M4. Il suo percorso ha fatto sin da subito discutere i milanesi. A questo si aggiunge, per molti, l’inspiegabile scelta di lasciare scoperto Corso di Porta Vittoria, tagliando fuori il Palazzo di Giustizia, tutto Corso XXI e Viale Corsica prima di innestarsi su Viale Forlanini e dirigersi a Linate.
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Profumi e gusti che ci fanno aprire il cassetto dei ricordi. Queste le risposte dei milanesi a un nostro sondaggio. Un’idea per la cena del veglione?
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I sette «piatti della nonna» che i milanesi amano di più
# Tortelli di zucca
tavolartegusto IG – Tortelli alla zucca
Tra i piatti della nonna più amati dai milanesi ci sono i tortelli alla zucca mantovani. La ricetta è codificata addirittura dal Rinascimento e per questo si porta con sé il gusto deciso dell’epoca, un ripieno agrodolce e ricco caratterizzato dagli amaretti e la mostarda mantovana racchiuso in una sfoglia di pasta all’uovo. In Emilia Romagna esiste la versione senza amaretti, con un formato di cappelletto grande, dal nome di cappellacci alla zucca.
Dalla Sicilia, nello specifico dall’Isola di Pantelleria, arrivano i ravioli ricotta e menta. Da tradizione sono quadrati e misurano circa 5 cm per lato, vengono conditi con ragù di maiale e vengono preparati solitamente nelle occasioni speciali o nelle giornate di festa.
# Risotto alla salsiccia
buonalombardia.it – Riso e luganega
Il risotto alla salsiccia è una variante brianzola del classico risotto allo zafferano milanese, al quale appunto vengono aggiunti dei “bocconcini” di carne maiale. In Brianza il consumo della luganega era diffuso già diversi secoli fa, quella di Monza più magra e ricca era già citata in alcuni documenti del 1.500 ed è quella usata ancora oggi nel piatto.
Nella cucina tradizionale milanese troviamo il piatto a base di riso bianco e latte, intero e non pastorizzato, con aggiunta di una noce di burro e grana grattugiato. Un piatto povero, una via di mezzo tra un risotto e una minestra servito solitamente alla sera. La versione originale prevedeva solo un pizzico di sale alla fine.
Il Vincisgrassi è un piatto tipico delle Marche. Una pasta al forno, simile alle lasagne con le quali ha in comune il condimento a base di ragù e besciamella. Il nome del piatto deriverebbe, in base a una tradizione, dal fatto che una cuoca di Ancona lo preparò in onore del generale austriaco Alfred von Windisch-Graetz che nel 1799 vinse l’assedio della città contro le truppe napoleoniche.
Il Pancotto è una pietanza tipica della cucina lucana, pugliese e toscana. Un primo piatto povero ed economico, una minestra di pane raffermo e acqua fatti andare insieme a cottura lenta per dar vita a una zuppa cremosa, delicata, saporita. Perfetta nei periodi invernali, da condire con parmigiano grattugiato e un filo di olio.
# Il gattò di ricotta e cioccolato al forno
bimby.planets IG – Gateaux di ricotta e cioccolato
Il gattò di ricotta dolce, dal francese gateau, si trova in diverse versioni in Italia. Tra queste c’è quella siciliana, preparata con latte, ricotta, vaniglia e gocce di cioccolato fondente. La torta si presenta dorata all’esterno, ricoperta anche da zucchero a velo, e con una consistenza morbida e cremosa.
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Era il palcoscenico delle storie amorose tra i Re di Francia e Spagna. A distanza di secoli la disputa di allora ha ancora ripercussioni molto bizzarre.
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L’isola in Europa che ogni sei mesi cambia nazionalità
# L’isola dei Fagiani. Francia e Spagna se la scambiano ogni 6 mesi
Credits: touringclub.it
Le enclavi sono territori di una nazione compresa in uno Stato ma appartenente ad un altro. Un esempio, riferito più in piccolo, è San Colombano al Lambro che fa parte della provincia di Milano pur essendo circondata interamente dalla provincia di Lodi. A livello nazionale abbiamo Monte Campione che appartiene all’Italia anche se è circondata dal territorio elvetico. L’isola dei Fagiani è una di queste, ma rispetto agli atri casi ha una caratteristica unica al mondo: ogni anno cambia due volte la nazionalità. Vadiamo come mai accada questo, ripercorrendo la sua storia.
# Tra fidanzamenti, instabilità politica e nuova pace per merito del Re Sole e Maria Teresa d’Austria
Credits: skuola.net
L’isola dei Fagiani si trova sul fiume Bidasoa che marca la parte nord del confine tra Spagna e Francia. In passato veniva utilizzata come punto di ritrovo per gli incontri di diplomatici dei due Stati. Alla fine del sedicesimo secolo, quando i matrimoni erano sinonimo di alleanze, Enrico IV di Francia e Filippo III di Spagna si accordarono su un doppio fidanzamento celebrato sull’isola dei Fagiani. Dopo vari vicende di fidanzamenti, dame promesse in sposa e matrimoni, si arrivò all’instabilità politica quando nel 1618 iniziarono le ostilità tra Francia e Spagna, durante la Guerra dei Trent’anni. Nel 1659 grazie al fidanzamento tra Maria Teresa d’Austria e Luigi XIV (noto come Re Sole) si riuscì a raggiungere la pace tra i due Stati.
# I due vicerè responsabili dell’isola che si alternano ogni sei mesi
Credits: tierra.it
Nel 1856 con il Trattato di Bayonne, ratificato poi nel 1901, Spagna e Francia si accordarono sulla condivisione della sovranità dell’isola per un periodo alternato di sei mesi ciascuno. Dal 1° febbraio al 31 luglio spetta alla Spagna, mentre dal 1° agosto al 31 gennaio è sotto la sovranità Francese. Non sono presenti sull’isola sindaci o governanti per motivi di tempistiche: per la Spagna a reggere il potere è il comandante della base di Hondarribia mentre per la Francia il responsabile è il comandante della base dell’Adour. Ai due responsabili è stato attribuito il titolo di “viceré“.
# L’isola dei Fagiani rischia di sparire, chi può salvarla?
Credits: wikipedia.org
L’isola, completamente disabitata anche per la mancanza di ponti, è lasciata a se stessa dove anno dopo anno la vegetazione cresce indisturbata. Con la bassa marea è possibile raggiungere l’isola a piedi anche se la polizia è pronta a impedirvi il passaggio. Sull’isola è presenta solo il monumento in memoria del Trattato dei Pirenei del 1861 che, con le acque del fiume che lentamente stanno erodendo l’isola, potrebbe sparire insieme all’isola. L’isola si può salvare, ma chi si accollerà i costi e i progetti? Spagna o Francia?
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Abbiamo realizzato un sondaggio sui cinque monumenti che sarebbero da demolire a Milano. Ne sono usciti questi cinque. Di ognuno ho scritto una breve recensione.
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5 Monumenti di Milano da abbattere
#1 Monumento della Fiamma
Credits: tripadvisor.com
Se pur noi di Milano Città Stato nutriamo la massima stima per il servizio che l’Arma dei Carabinieri svolge per Milano e per il paese in generale, non si può dire lo stesso del Monumento della Fiamma in Piazza Diaz… a mio modesto avviso è un monumento senza lode e senza infamia. Pur con il massimo rispetto anche per l’autore, Luciano Minguzzi, che insegnò a Brera e apri il suo studio in via Solferino, se proprio volete rimuoverlo, rimuoviamolo ♂️
#2 Teatro Continuo
Credits: mymi.it
Il Teatro Continuo di Burri è un’opera che rende omaggio non solo a Milano e a Parco Sempione, in cui si trova, ma, in quanto metafora della città come macchina scenica sempre pronta all’uso, anche ai milanesi che in essa recitano un copione ispirato.
Sobrio e rigoroso in un parco del 1800 vattela a pesca… se proprio non piace lo toglierei per mettermelo io in giardino… anzi chiuderei Parco Sempione per farlo diventare il mio giardino e potermi godere quest’opera!
#3 Mela Reintegrata
Credits: panorama.it
Meglio che il mitico Pistoletto torni a fare gli specchi che gli riescono tanto bene e che tutti noi amiamo! La “mela reintegrata”, presentata in Piazza Duomo per l’apertura dell’Expo e poi spostata in Piazza Duca d’Aosta simboleggia, o meglio bisognerebbe dire auspica, l’inizio di una nuova era in cui natura (mela) e artificio (morso) ricongiungendosi generano una società in equilibrio… è mia convinzione che finché non considereremo l’uomo e la sua azione come già parte della natura, e non un elemento da lei scollegato, rimarrà insanato il deficit filosofico che frena la delineazione di un ambientalismo maturo. Perciò: RIMUOVERE IMMEDIATAMENTE!
#4 Ago, filo e nodo
Credits: turismo.it
Presa di coscienza e critica dell’epoca contemporanea avvolta in colori sgargianti, giocosità ed una certa dose di disarmonia spiazzante… Tipiche caratteristiche di un’opera pop! Io perciò penso che lo stridere di queste caratteristiche con l’idea romantica, elegante, e di totale sottomissione che i milanesi si sono costruiti nei confronti del centro storico di Milano, sia alla base dell’insuccesso di quest’opera. Una metafora che contrappone l’ago e il filo con i treni che entrano nelle gallerie sotterranee. A rafforzare l’idea progettuale avuta dall’autore svedese ma naturalizzato statunitense Claes Thure Oldenburg, e dall’architetto italiano Gae Aulenti, sono i collegamenti con la fiorente industria della moda di Milano e il simbolo della città: il Biscione.
#5 Monumento a Vittorio Emanuele II
“Dove ci troviamo?” Risposta: “Sotto il culo del cavallo!”. Non ci sarebbe altro da dire, e forse non c’è perché questa è probabilmente l’opera più ignorata dai milanesi… ma per un parere più obiettivo lascio la parola all’amante dei SavoiaAndrea Urbano: «Perché è un re che non ci appartiene, la casata dei savoia è imbarazzante, Milano si è ribellata a Barbarossa e agli austriaci per poi doversi inchinare alla statua di un re torinese che odiava Milano. Per rimodellare la piazza in Stile piemontese e metterci al centro una statua hanno distrutto l’antico centro storico». BOCCIATA.
FEDERICO POZZOLI (Con il contributo di ANDREA URBANO)
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No, non è una scena post bagordi di Capodanno. E neppure un luogo abbandonato in un paese devastato dalla guerra. Non siamo neanche nei dintorni di uno dei peggiori di bar di Caracas. Semplicemente questo è Lampugnano. Il terminal bus che ci fa vergognare di essere milanesi. Il fotoreportage di Manuele Mariani con i suoi commenti. E le idee per rilanciarlo.
Sono anni ormai che periodicamente rinnoviamo l’appello a fare qualcosa per Lampugnano. Da Cristo si è fermato a Lampugnano , articolo del 2019, in poi, abbiamo provato in ogni modo a sensibilizzare sullo scandalo di avere un terminal bus internazionale in condizioni così disgraziate. Ma la situazione non cambia. Anzi. Se possibile diventa ogni anno peggio. Come mostrano le ultime foto realizzate da Manuele Mariani. Le pubblichiamo con i suoi commenti rilanciando, in fondo, alcune idee per riqualificare il luogo.
# «La prima immagine dello stato pietoso in cui è ridotto il bus terminal di Lampugnano. Sembra un apocalisse nucleare»
Ph. Manuele Mariani
# «L’interno: in pratica, una discarica»
Ph. Manuele Mariani
# «Un degno benvenuto ai turisti in arrivo nella città della Moda, del Design e delle prossime Olimpiadi invernali»
Ph. Manuele Mariani
# «E non ho le foto della biglietteria o della sala d’attesa… roba da mettersi le mani nei capelli»
Ph. Manuele Mariani
«Scenari da sottosviluppo»
Ph. Manuele Mariani
«Però ho la foto dell’addetta ATM all’assistenza/accoglienza dei passeggeri…»
Ph. Manuele Mariani
«… una zingara che rivende illegalmente biglietti della metro»
Ph. Manuele Mariani
«E dire che cose da fare ce ne sarebbero. Questi per esempio sono ambienti chiusi inutilizzati (di proprietà ATM) che si potrebbero sfruttare per raddoppiare gli spazi sottodimensionati della sala d’attesa e della biglietteria»
Ph. Manuele Mariani
# Come riqualificare il Terminal Lampugnano? La suggestione di Yom Design Studio per il rinnovo della stazione e dell’area antistante
Suggestione Stazione Lampugnano Yom Design Studio
Ripubblichiamo la suggestione di Yom Design Studio che ha provato ad immaginare come trasformare un luogo di transito in un grande hub infrastrutturale e una sorta di piazza pubblica.
Sala d’attesa Lampugnano Yom Desing Studio
# L’alternativa: un hub moderno nei pressi di un capolinea della metro
Se Lampugnano invece viene considerato ormai irrecuperabile, un’altra soluzione è di costruire un nuovo terminal, magari nei pressi di un capolinea della metropolitana: ad esempio da RHO/PERO nei pressi del futuro Human Technopole agli imbocchi delle autostrade, raggiunta dai treni e dal tram.
Un terminal dotato di ampio parcheggio, una struttura che permetterebbe inoltre l’alleggerimento del traffico dei tanti bus che arrivano in stazione Centrale o in altre zone della città ben poco adatte.
L’hub per i collegamenti internazionali dei bus è il biglietto da visita di ogni città. Non può essere un simbolo di degrado.
Leicester Bus Station Ph: Matt Short (c)Madrid Bus Stationbratislava rendering futura stazione bus
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Fra le varie subculture che hanno attraversato la nostra città, ce ne sono tre che hanno segnato soprattutto il decennio degli anni’80 e si sono distinte per outfit, usanze e stili musicali.
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La Milano anni ’80 dei metallari, dei dark e dei paninari
# I dark: il lato oscuro dei colorati anni Ottanta
Una cultura “ombrosa ma non violenta”: si diffuse a Milano e poi nel resto d’Italia a partire dai primi anni Ottanta. Fattore distintivo: il nero. Almeno, questo è l’interessante spaccato basato su un reportage urbano dei due giornalisti Emanuela Zuccalà e Simone Tosoni, che nel loro testo Creature simili – il dark a Milano negli anni ’80 disegnano queste figure scure e misteriose grazie a interessanti interviste dei giovani di allora. Il movimento nato nel Regno Unito durante il periodo post-punk rappresentava un malinconico disagio nei confronti della società dell’epoca estremamente scintillante e consumistica, la società della moda e della Milano da bere tanto decantata da economisti, stilisti e pubblicitari. Le loro idee e i loro look composti da cinghie, spille, croci e capelli cotonati, così come le audiocassette e i primi cd-rom dei Cure o dei Joy Division ebbero grande diffusione anche in provincie lombarde come ad esempio il varesotto, in periodi in cui di certo incontrare un dark per strada non era il massimo della tranquillità e in cui l’eroina la faceva purtroppo da padrone fra le cronache nere. Ma il movimento dark sembrò non esser toccato da questa piaga: erano tendenzialmente pacifici e mentre tutte le subculture dagli skin ai punk strillavano la rabbia verso il mondo al di fuori, i dark urlavano dentro.
# I metallari: il rifiuto “senza trucchi” della società borghese
Il nero è stato adottato anche dalla nostra seconda figura di quegli anni, con l’aggiunta di jeans e tonalità argentate conferite da borchie, anelli/catenoni e cinture di vario tipo, tutti segni distintivi del genere musicale più scatenato che si sia mai ascoltato assieme al già citato punk: il metal e l’heavy-metal. Figli dell’hard-rock musicale degli anni’70, anche i metallari erano tendenzialmente persone e personalità dagli abiti lugubri ma dalle idee ben chiare sul rifiuto della società borghese, in particolare di quella media borghesia che non sapeva dove e come collocarsi all’interno delle classi sociali meneghine del tempo, e i loro codici stilistici erano il perfetto biglietto da visita nei confronti di tutti gli altri gruppi. Se dovessimo sceglierne uno, non posso che far riferimento al mitico Chiodo, ovvero il giubbotto simbolo dei metallari ormai praticamente sparito da tutti i radar. I metallari però a differenza dei dark o darkettoni non avevano alcuna passione per il trucco. E per quanto riguarda i gruppi principe di questo genere e stile, Judas Priest, Iron Maiden e Metallica la facevano da padrone rispettivamente in Inghilterra e Stati Uniti d’America, diffondendo poi urla e costumi di questo singolare stile in tutto il mondo, anche se lo scettro di “padrino” del metal spetta a sua maestà Ozzy Osbourne.
Ma sempre negli anni ’80 emergeva un fenomeno che rappresenta l’esatto opposto dei metallari e che da Milano si è diffuso nel resto d’Italia e non solo. Stiamo parlando dei paninari, conosciuti più al nord Italia e soprattutto a Milano dove si incontravano alla fermata di San Babila e dintorni, per essere più precisi di fronte allo storico Burghy. E se come detto non erano esattamente etichettabili con un genere musicale definito, di certo i paninari facevano parte di quella media-alta borghesia tanto osteggiata da dark e metallari. I loro tratti distintivi erano le moto da enduro, bandana, giubbotti di jeans o piumini double-face. Come musica si riconoscevano nel pop di lingua inglese, soprattutto quello della British Invasion della prima metà degli anni Ottanta, con Duran Duran, Spandau Ballet, Wham! e le altre hit del momento. Hanno rappresentato l’identità principale degli anni da bere e non è un caso che Raf dedicò a quella decade e in un certo senso anche ai paninari la sua famosa hit Cosa resterà degli anni’80. Nel cui videoclip si vede tutto ciò che abbiamo dipinto poco sopra.
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Credits Andrea Cherchi - Sulle palle del toro in Galleria
Al centro della galleria Vittorio Emanuele II c’è un mosaico raffigurante un toro che mette in mostra anche i propri attributi. Si dice che porti fortuna porre il piede sopra gli attributi e compiere una rotazione ad occhi chiusi, facendo perno sul piede. Ma pochi conoscono la sua verità.
Migliaia di turisti li schiacciano come portafortuna. E questo comporta anche problemi: periodicamente, infatti, occorre rimettere a posto i gioielli del toro con un’azione di ripristino. Però, attenzione: solo pochi sanno che secondo la tradizione il gesto deve seguire scupolosamente questa regola.
Credits Andrea Cherchi – Toro in Galleria
Secondo la leggenda questo gesto porterebbe fortuna solo se compiuto con una rotazione di 360° con il tallone del piede destro sui testicoli del toro e solo la notte di San Silvestro (il 31 dicembre).
Ma che cosa significa il toro?
# Perché si schiaccia il toro?
La leggenda nasce dal significato originario del toro raffigurato sul pavimento della Galleria: in realtà non simboleggia l’animale in sé. In corrispondenza dell’ottagono centrale infatti, attorno allo stemma di Casa Savoia, sono raffigurati gli stemmi di tutte le città che sono state capitali del Regno d’Italia: lo scudo crociato per Milano, il giglio per Firenze, la lupa per Roma e il toro per Torino.
Schiacciare le palle del toro è nata come tradizione dei milanesi per “vendicarsi” contro lo storico tradimento di Casa Savoia compiuto in seguito alle cinque giornate quando la Milano liberata dagli austriaci si offrì al re del Piemonte con il plebiscito del 12 maggio 1848. Il 14 luglio arrivò anche Garibaldi. I giochi sembravano fatti ma re Carlo Alberto tradì i milanesi: il 6 agosto firmò l’armistizio con gli austriaci riconsegnando così Milano al nemico di sempre.
Si dice che il detto sui torinesi “falsi ma cortesi” sia nato dopo quelle misere vicende così come il rito di calpestare le balle del toro, simbolo di Torino in Galleria.
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La Lombardia ha un reddito pro capite del 38% superiore alla media nazionale. Un territorio che ricava la sua forza sulla specializzazione e l’interscambio tra realtà diverse ma complementari. Milano è il centro di questo interscambio. Qui si può individuare una realtà ormai affermata in grado di valorizzare prodotti e servizi generati nel circondario e di proporli su scala mondiale. L’altra faccia della medaglia di una forte identità e di frequenti interscambi è la formazione di stereotipi. Milano come vede le altre realtà lombarde? E da dove nasce lo stereotipo?
Luoghi comuni di Lombardia: come i milanesi vedono gli abitanti delle altre città della regione
# Bergamo: la “città del muratori”
Credits: storylab – Muratori bergamaschi
“Tutti in cantiere, domani tutti in cantiere” è il coro che risuona a San Siro quando gioca l’Atalanta. Bergamo è conosciuta da sempre come la città dei muratori. Tutto ebbe inizio quando, a seguito della seconda guerra mondiale, si iniziò a utilizzare il termine “metropoli” per identificare la città di Milano che necessitava sempre più importanti interventi edilizi così da renderla maggiormente attraente dal punto di vista estetico, operativo e allo stesso tempo facilmente raggiungibile grazie a una cospicua introduzione di collegamenti autostradali.
La figura del muratore bergamasco, a volte un po’ burbero nei modi, rappresentava la forza lavoro che, grazie a intensità e sacrificio, si era impegnato nella costruzione di edifici nella città di Milano garantendo sempre il rispetto dei tempi e soprattutto l’efficienza. Tale stereotipo venne ancor più calcato grazie alla parodia di Enrico Bertolino, noto comico milanese, che rappresentava la figura del bergamasco armato di cappello di carta e del suo dialetto che lo contraddistingueva.
# Brescia: la “città delle fonderie”
La Leonessa d’Italia a Milano è soprattutto la città delle fonderie. Quello che può sembrare riduttivo è in realtà un motivo di eccellenza. I maestri bresciani nel XIV secolo sperimentarono un nuovo metodo per raggiungere le temperature necessarie alla fusione che permettevano di lavorare non più soltanto il ferro bensì una sua lega: la ghisa. Con il passare degli anni sempre più fonderie, specializzate principalmente nella trattamento dell’alluminio, si sono stabilite nel bresciano e ancora oggi operano portando avanti la tradizione che tanto ha contraddistinto questa provincia.
# I “mobilieri della Brianza”
La Brianza è nota per i numerosi mobilifici che da oltre due secoli esprimono la loro arte nella lavorazione del legno. Questa tradizione ha origini storiche e facciamo riferimento principalmente a quando Napoleone Bonaparte, dopo essere venuto a conoscenza delle abilità dei contadini della città di Lissone nel lavorare il legno, gli affidò il compito di costruire un letto tanto grande quanto capace di garantire comodità a Privat, ufficiale dell’esercito francese di Napoleone stesso, alto oltre due metri.
La bravura dei brianzoli a produrre mobili venne subito notata da numerosi signori milanesi, al punto di creare una domanda così alta da obbligare i contadini a trasformare magazzini, cantine e abitazioni in veri e propri laboratori per la produzione di mobili. Con il passare degli anni Milano fu il palcoscenico per la mostra dei prodotti realizzati, tanto che l’attuale piazza Mentana veniva sfruttata per esporre sedie, cassettiere e tutto ciò veniva prodotto nei laboratori, dando vita alla prima esposizione di mobili.
Ancora oggi Lissone resta la principale città brianzola specializzata nella produzione di mobili e, nonostante sia costretta a resistere agli attacchi della concorrenza straniera, porta avanti la propria arte.
# I vigevanesi “scarpari”
Vigevano, nota per il museo internazionale della calzatura, conta più di 60 mila abitanti ed è famosa per la figura del “calzolaio”, cioè quell’artigiano che ripara e realizza scarpe, borse, cinture e abbigliamento in pelle. Tale figura venne messa in risalto da “Il calzolaio di Vigevano” del Lucio Mastronardi, romanzo che narra la storia di Mario Sala che, in piena epoca fascista, decise di aprire un’azienda di calzature. L’uomo, sempre più accecato dall’avidità e ricchezza, purtroppo deve rispondere alla chiamata militare. Luisa, la moglie, tratta in inganno dall’ex fidanzato entrato in società con il Mario, chiude la società.
Una volta tornato dalla guerra, Mario, privo delle proprie ricchezze, decide di ricominciare a lavorare in proprio pur di riuscire a riaprire una nuova azienda senza sapere però che allo stesso tempo si stava sviluppando la catena di montaggio, che piano piano farà chiudere i battenti ai piccoli artigiani. Con la crisi economica degli anni 2000 sono molti coloro che hanno ripreso l’attività dello “scarparo”, con la speranza di far risorgere un mestiere così antico grazie alla propria creatività.
# I “montanari” di Sondrio
Sondrio, a circa 140 km da Milano, è la provincia più a nord della regione Lombardia, quasi a confine con la Svizzera. Proprio per questa sua collocazione geografica sempre più persone decidono di trasferirsi nelle sue valli: pendolari più vicini al confine, chi per motivi di carriera lavorativa o per chi cerca pace, che difficilmente trova nelle città sempre più caotiche, e acquista seconde case. Grazie alle proprie bellezze naturali e alle tradizioni agricole alimentate soprattutto dalle malghe, attira molti turisti pronti ad essere accolti dai “montanari” che con passione e duro lavoro sfruttano tutte le bellezze che questo territorio offre.
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Area C e Area B: le due iniziative più radicali della giunta di Milano. L’obiettivo dichiarato è di ridurre il traffico e migliorare la qualità dell’aria. Tra gli effetti negativi ci sono l’aumento di disuguaglianza, con la divisione in “caste” di cittadini che godono di una diversa libertà a seconda del luogo di residenza e del mezzo di trasporto utilizzato, e la maggiore “chiusura” di Milano verso chi viene da fuori. Soprattutto verso chi viene dall’hinterland che al momento ha grossi limiti nei collegamenti pubblici con Milano. Esiste un progetto di estendere l’area B a tutta la città metropolitana: di che cosa si tratta, che vantaggi potrebbe arrecare e che fine ha fatto?
Area B estesa alla città metropolitana e a pagamento? Il progetto e quali sarebbero i vantaggi
# Area B estesa alla città metropolitana? Così nasce la Grande Milano
Confronto Londra-Città Metropolitana di Milano
La vocazione di Milano è di essere una città aperta a chi viene da fuori. E l’orizzonte di Milano è quello di pensare in grande. Le migliori metropoli del mondo si considerano un unicum con il territorio che gravita attorno a loro, potenziando connessioni e circolazione che si traducono in maggiori opportunità. Ma Milano ha anche un grave problema: quello del traffico e dello smog. Per provare a risolverlo si è introdotta la divisione in aree con limiti progressivi alla circolazione dei mazzi privati. Questo però, a fronte di risultati incerti sul fronte traffico e smog, ha determinato diverse conseguenze negative. In particolare due:
L’aumento delle disuguaglianze. Uno dei pilastri della libertà individuale è quella di circolazione. Con Area B e Area C la libertà di circolazione risulta dipendente da due fattori: dal luogo di residenza e dal mezzo di proprietà. In entrambi i casi si tende ad avvantaggiare chi ha maggiori disponibilità economiche e a penalizzare chi vive più lontano dal centro e ha un mezzo di trasporto vecchio.
La chiusura di Milano. Con l’introduzione del limite di parcheggio a due ore, l’area C è di fatto un luogo riservato ai residenti: gli unici che possono circolare con il loro mezzo in tutta Milano. Questo ha portato come effetto paradossale proprio la desertificazione del centro, ormai diventato troppo scomodo, se non inaccessibile, per chi viene da altre zone o dall’hinterland. Ma le cose non vanno molto meglio se si guarda alle zone tra il confine di Area C e quello di Area B. In particolare c’è stato un taglio con l’hinterland che punisce in modo maggiore proprio chi vive alla periferia di Milano, ossia in quelle zone che hanno più interscambi con l’hinterland in quanto confinanti.
Da ultimo c’è una controindicazione dell’attuale Area B anche per il problema che si intende affrontare: lo smog. Come si vede dai dati, spostare il traffico fuori dai confini comunali non serve a migliorare la qualità dell’aria all’interno della città. Lo smog non si ferma al di fuori di uno spazio così ristretto. Anche per tenere conto di queste considerazione, esiste un progetto di estensione di area B alla città metropolitana.
# Il piano Aria e Clima
La proposta di estensione dell’Area B all’intera città metropolitana era contenuta all’interno del Piano Aria e Clima approvato in via definitiva con delibera di Consiglio Comunale il 21 febbraio 2022. Ma mentre altre direttrici inserite nel Piano stanno venendo percorse, come quella della città a 30 all’ora, l’estensione di Area B pare derubricata: nel piano c’è, ma nulla in questi due anni e mezzo è stato fatto. Forse uno dei semafori rossi che si sono accesi riguarda la difficile applicazione. Per questo si potrebbe prospettare un cambio di rotta.
# Area B estesa e a pagamento: come un pedaggio autostradale
Credits: quotidiano.it Casello autostradale
L’estensione comporta problemi amministrativi e tecnici. Quelli amministrativi si possono superare grazie al fatto che il sindaco di Milano è anche quello della città metropolitana. Quelli tecnici però determinano un aggravio di spese e di organizzazione per tutti i comuni dell’hinterland, in particolare per quelli ai confini. Per superare questo scoglio, forse l’intervento più sensato è quello di trasformare l’ingresso di Area B in un pedaggio autostradale con i ricavi che sarebbero ripartiti, in base al numero di residenti, tra tutti i comuni della Grande Milano. In questo modo si avrebbero molte più risorse per potenziare il trasporto pubblico e i parcheggi. Ma quali sarebbero i vantaggi ad avere un’area B estesa a tutta la città metropolitana?
# I vantaggi ad avere aera B estesa all’hinterland
Mappa metro Grande Milano
Milano policentrica: l’assenza di “frontiere” di separazione tra comune e hinterland può contribuire a far prosperare centri funzionali in tutta l’area della Grande Milano, con vantaggi nella mobilità e alla vivibilità generale;
Minore pressione immobiliare su Milano: riducendo i disagi per chi abita nell’hinterland e in periferia si avrebbe un incremento dei valori immobiliari in tutto il circondario, favorendo anche un allentamento dei rincari degli affitti nelle zone più centrali;
Finalmente nasce la Grande Milano: Milano e hinterland uniti con una regia comune aumentando l’attrattività di tutto il territorio.
In più, trasformando Area B in un pedaggio di tipo autostradale può generare un afflusso di risorse straordinarie che ricadrebbero su tutto il territorio e che se utilizzate per potenziare i mezzi pubblici possono trasformarsi in un volano per la mobilità dell’intera area.
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Lo abbiamo chiesto ai milanesi. Queste le loro risposte. Perché a Milano due ore libere valgono oro.
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Dove vanno i milanesi quando hanno due ore libere? Le 7 attività preferite
# A fare shopping
Credits: primosito.it – City Life Shopping District
Appena si apre un varco in agenda ci si lancia a fare compere. Via Dante, Corso Vercelli, Corso Buenos Aires e Corso Vittorio Emanuele sono solo alcune delle strade più battute a cui si aggiungono i mall in città come lo shopping center di Citylife, e quelli nel primo hinterland. Per non parlare di chi cerca prodotti di lusso, tra Rinascente, Galleria Vittorio Emanuele e Quadrilatero della moda.
# In giro per mercatini
Credits laurelevans IG – Mercato di viale Papiniano
Un giro tra i vari mercatini rionali come quelli di viale Papiniano, Fauchè, Isola, Porta Romana o quelli più caratteristici come il Mercatone dell’Antiquariato sui Navigli.
# Al museo
Credits studio_mhz IG – Museo Bagatti Valsecchi
Anche la cultura è presa in grande considerazione. Ad esempio una visita ai tanti musei della città, come il Museo del Novecento, a una mostra a Palazzo Reale o in una delle case museo. In alternativa si va in giro nelle librerie o nei negozi che vendono libri usati e antichi.
# Al cinema
Credits marcogasparetti99 IG – Cinema Anteo
Un altro grande passatempo molto amato dai milanesi. Nonostante la chiusura di molte sale nell’ultimo decennio, sono ancora diverse le opzioni tra i multisala come l’Anteo, i cinema d’essai o i multiplex fuori dal centro.
# A prendersi cura di sé
QC Terme Milano
Tra le attività preferite dai milanesi quando hanno un paio di ore di tempo c’è la cura del benessere fisico, tra attività fisica in palestra o all’aperto, preferibilmente nei parchi, e relax in spa o saune.
# Il rito dell’aperitivo
Credits lady_juliaye IG – Aperitivo Four Season Milano
In questo caso la cosa più difficile è scegliere il locale. Per il rito dell’aperitivo si può optare per le zone più centrali dove trovare i classici Camparino e Terrazza Aperol, Corso Como e Corso Garibaldi, Brera e gli immancabili Navigli. Tra le alternative più costose ci sono gli hotel di lusso come il Gallia, il Four Season o il Bulgari.
# A “fare le vasche” in centro o in Gae Aulenti
credits: pinterest – Corso Vittorio Emanuele
Corso Vittorio Emanuele è la classica strada dove milanesi amano “fare le vasche”, fermandosi a guardare le vetrine dei negozi sotto i portici che conducono fino a Piazza San Babila. Molto quotata anche la pedonale che va da Corso Garibaldi alla Biblioteca degli Alberi, così come passeggiare per le strade di Brera.
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societàitalianagallerie - Trasferimento materiale di scavo
Nella realizzazione delle ultime metropolitane milanesi, M5 e poi M4, è stata usata una metodologia di lavoro innovativa per spostare il materiale di scavo delle gallerie fuori dalle aree di cantiere. Ecco come funziona e dove viene trasportato il materiale.
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Che fine ha fatto il materiale di scavo della metro a Milano
# Nastri trasportatori nelle stesse gallerie per trasportare fuori il materiale di scavo
Webuild – Metro M4
Per la costruzione delle ultime metropolitane milanesi, la M5 inaugurata nella sua interezza alla fine del 2015 e la M4 operativa da ottobre 2024 fino al capolinea ovest di San Cristoforo Fs, sono state messe in campo alcune metodologie di lavoro innovative per mitigare l’impatto dei cantieri.
Una in particolare è stata importante, soprattutto per la M4 che passa sotto il centro storico e quindi altamente urbanizzato, per evitare il blocco del traffico cittadino e ridurre quanto più possibile l’inquinamento atmosferico generato dalla dispersione delle polveri di scavo: i nastri trasportatori sotterranei. Attraverso questi nastri il materiale di scavo è stato trasportato fuori delle aree di cantiere attraverso le stesse gallerie destinate al transito dei treni delle metropolitane.
# Come funzionavano: il punto di stoccaggio per i camion
Urbanfile – Nastri trasportatori M4
I nastri trasportatori, formati per metà da una struttura metallica tralicciata e per metà da un tappeto di gomma continua largo circa 80 cm, iniziavano il loro percorso dalla camera di scavo. Attraversavano la galleria sotterranea, dal primo all’ultimo anello scavato, e terminavano nell’area esterna del cantiere. Da qui il materiale veniva convogliato su un nastro esterno per poi essere raccolto nelle buche dello smarino, per la M4 a Ronchetto sul Naviglio e in viale Forlanini, dove venivano accumulati tutti i detriti delle lavorazioni. Solo a questo punto entravano in funzione i camion che prelevavano tutto il materiale per trasportarlo nei siti di conferimento e nelle cave.
# Evitati 75.000 viaggi con i camion per realizzare la M4, pari alla distanza tra Milano e Roma se incolonnati uno dietro d’altro
societàitalianagallerie – Trasferimento materiale di scavo
Questo sistema ha consentito di ridurre la lunghezza del percorso dei mezzi pesanti in cittàa poche centinaia di metri. Per capire l’impatto positivo dell’impiego dei nastri trasportatori si può prendere a riferimento la realizzazione della linea M4. Secondo le stime basate sui numeri di estrazione dell’ultima metropolitana della città, sono stati evitati circa 75.000 viaggi di camion che, se incolonnati uno dietro d’altro, sarebbero pari alla distanza tra Milano e Roma.
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Adoro camminare a Milano. Tranne quando è ingolfata dallo smog è una città fantastica per passeggiare, per le distanze così ravvicinate e perché è una città da scoprire passo dopo passo. Questi sono dieci itinerari che mi sento di suggerire.
10 luoghi dove è bellissimo andare a piedi a Milano
#1 Dentro il Parco Nord
nel bosco del parco nord
Tanto verde, attrezzato, il parco più grande di Milano, ben collegato con la metropolitana (la più vicina è Affori FN). Ci sono anche sentieri che si perdono nel bosco.
Lungo il naviglio fino a Trezzo d’Adda, 33 km per camminatori convinti. Primo pezzo esteticamente spettacolare, da Gioia fino a Gorla. Ricco di ville antiche sul Naviglio. Fino all’ottocento era la riviera dei milanesi.
#3 Naviglio Grande
naviglio grande (ph. Andrea Cherchi)
Dalla Darsena lungo il naviglio Grande fino a Porta Genova con le case antiche. Se prosegui fuori Milano diventa ancora più bello.
Una passeggiata di mezzora lungo la circonvallazione attorno le vecchie mura. Quella del 9. Molte possibili deviazioni intriganti: Il Quadrilatero del Silenzio, via Vivaio, La Rotonda della Besana.
#5 NoLo
Per chi vuole novità e sorprese. Una zona rutilante e viva. Vedi di tutto, dai negozietti storici in mano ai milanesi alle botteghe etniche. Anche dal punto di vista architettonico su Via Porpora ci sono parti intriganti. E’ una passeggiata che anni scorsi poteva essere pericolosa mentre ora è piena di gente fino a tarda sera.
#6 Le vie del centro storico
Una passeggiata di un’ora, dal Duomo, piazza Affari, piazza Santa Maria, vicolo Santa Maria alla Porta arrivando fino a Sant’Ambrogio. Una parte di Milano dove si perde il senso dell’orientamento.
#7 Corso di Porta Romana fino all’incrocio con Sforza
A sinistra hai Santa Sofia, c’è via Calimero con le sue chiese, la parete con dei murales.
#8 Da corso Garibaldi a via Sarpi (oppure fino alla BAM)
Forse la passeggiata più classica. Quasi tutta pedonale. Inizia in Corso Garibaldi, parte milanese super, dove si parte dalla Milano storica con la vista sulla nuova Milano dei grattacieli. Arrivati in piazza XXV Aprile si può girare a sinistra, dopo Princi, e dopo aver costeggiato la Piramide di Feltrinelli, si può prendere via Sarpi percorrendola tutta fino a piazza Gramsci. O, in alternativa, proseguire diritto in via Como, per salire in Gae Aulenti e terminare alla BAM.
#9 Brera
Garibaldi, Via Mercato, piazza Castello, Piazza di San Marco, Pinacoteca, piazza del Carmine. Attraversando Fiori Chiari e dando un’occhiata alla Pinacoteca.
#10 Loreto – quadrilatero del Silenzio – quadrilatero della Moda
Si prende Buenos Aires, si prosegue in Porta Venezia, quadrilatero del silenzio, san Babila, Spiga e Montenapoleone.
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Perché questo nome strano? Tre sole lettere con un’acca in mezzo? L’origine del nome Rho.
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Tre sole lettere con un’acca in mezzo: perché Rho si scrive così?
# Le ipotesi più accreditate del nome del comune milanese: influenza germanica o greca
Comune di Rho
Prima di avere l’attuale denominazione il comune del nord-ovest milanese ha avuto forme diverse. Il primo documento in cui si parla di Rho, come Vico Raudo, risale all’anno 846 e identificava un gruppo di abitazioni circondate da terre coltivate, mentre in altri testi il borgo era citato come altri nomi: Rhode, Rhodo, Rode, Rodo, Raude, Raudo, Rhaudum. Riguardo nello specifico la lettera “h” in Rho alcuni studi lo collegano a un cultismo, probabilmente per influsso di Rhodos, ‘Rodi’, per altri potrebbe essere una traccia dell’originaria h iniziale se derivasse da un nome personale germanico come Rodo, “Hrothi” o “Hrodhi”.
Credits wikipedia.org – Rho-Gonfalone
Un’altra ipotesi fa derivare il nome da “ruota”, come testimonia lo stemma che vede una ruota dorata al centro di uno scudo rosso.
# L’ufficializzazione del nome è avvenuta solo nel 1932: l’acca per distinguerla dal Ro ferrarese
Credits tittybellopede1 IG – Rho
L’ufficializzazione dell’attuale denominazione Rho con la lettera in mezzo al nome fu definita solo nel 1932 per distinguerla da un’omonima località in provincia di Ferrara, che ha appunto il nome di “Ro” e che fino al 2019 è stato comune prima di essere fuso con il comune di Berra nel nuovo comune di Riva del Po.
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Credits Andrea Cherchi - Uomo con ombrello arcobaleno
I suggerimenti dei milanesi per i nuovi arrivati.
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I 12 consigli dei milanesi a chi viene a vivere a Milano
#1 “Per prima cosa avere un lavoro ben retribuito”
Credits openpolis -Offerte di lavoro
“Di questi tempi venire a Milano ( o Città Metropolitana ) devi avere un buon lavoro e, credo che tutto il resto venga da sé…” – Bruno Massimiliano P.
#2 “Non esagerare con uscire fuori a cena”
Credits elle_kh -pixabay – Cena
“Due i motivi principali: molta “fuffa” modaiola e i prezzi” – Paolo G. C.
#3 “Datti da fare”
Credits: pixabay.com
“Se vuoi crescere Milano è il trampolino…ma devi essere molto seria e lavoratrice e pensare giorno e notte all’obiettivo, se lo vuoi raggiungere Milano è il miglior posto al mondo!” – Ana Maria H. G.
#4 “Non ti abbattere”
Stress al lavoro (immagine da pixabay.com)
“Non ti intimorire, non ti arrendere, quando alla fine Milano ti apre le braccia è amore!” – Ariela P.
#5 “Impara le regole non scritte di sopravvivenza milanese”
Girare in scooter
“Impara a correre a Milano non si passeggia, comprati uno scooter ed evita la macchinaalmeno vai ovunque senza pagare anche in centro e puoi usare le preferenziali, se ogni tanto ti serve per spesa od altro prendila in sharing. Comprati uno zaino con tasche interne eviterai che ti venga aperto se usi i mezzi, il portafoglio sempre nella tasca davanti del pantalone. Cerca sempre di prevenire il pericolo da lontano se vedi extacomunitari o gruppi di ragazzi cambia marciapiede, evita di camminare da solo oltre le 24:00.” – Stefano G.
#6 “Abbonarsi al trasporto pubblico”
Credits: milanopost.info – Abbonamento ATM
“Fai l’abbonamento annuale ai mezzi” – Patrizia M.
#7 “Assaporare la città prima da turista”
“Di godersi qualche giorno da turista, per scoprirla e assaporarla. Poi di trovare il proprio ritmo e sentirsi parte di un bellissimo mosaico.” – Serenella G.
#8 “Camminare per le strade per scoprire le bellezze nascoste”
Cortili aperti. Credits: mymi.it
“Se vuoi veramente conoscere questa città cammina per le strade, non solo quelle famose ma anche quelle laterali e parallele, quelle del centro e quelle di periferia, guarda pure i negozi ma soprattutto guarda in alto e scoprirai giardini fioriti, guarda nei portoni e scoprirai bellissime corti anche con giardini. Insomma cammina e guarda questa è la filosofia per conoscere Milano! Io ci sono nata e dopo tanti, tanti anni riesco a scoprire ancora qualcosa! Provaci e Milano ti stupirà!” – Ulrica Maria B.
#9 “Andare oltre l’apparenza”
Credits: lorellaflego.com
“Non ti fermare all’apparenza. La città dove tutti corrono, dove nessuno ha tempo, paradossalmente, per essere compresa richiede tempo.” – Santi PA
#10 “Niente puzza sotto il naso”
Credits zowie.bardelli.zowie IG – Celentano e Pozzetto
“I milanesi veri sono accoglienti e simpatici. Basta dargliene l’opportunità” – Michela M.
#11 “Sali sulla giostra e gira con lei”
Runner
“Se hai un lavoro è una città meravigliosa che ti dà tanto sotto tutti gli aspetti, molto di più dei ‘contro’, che ovviamente potrai riscontrare. Valuterai, ma se non è nella tua dimensione evita di parlarne male. Non tutti si è fatti per Lei” – Milva G.
#12 “Non perdere tempo… e goditela”
Antonio Bocola
“Apri la mente, take it easy ma non sprecare tempo” Mario P.
Abbiamo chiesto ai milanesi di cosa avrebbe bisogno la nostra città per essere più attrattiva per investitori, lavoratori e giovani stranieri. E, in generale, per essere una città migliore. Queste le proposte più ricorrenti.
Le 10 novità che servono per rendere Milano una città migliore a livello internazionale (secondo i milanesi)
#1 Maggiore sicurezza
Credits milanobelladadio IG – Vetrina sfondata
#2 Più pulizia, palazzi e monumenti senza graffiti
“Aeroporti collegati anche di notte. Se un aereo arriva dopo mezzanotte e mezza e succede molto spesso… Si è in difficoltà. La metropolitana aperta fino alle 2 sarebbe molto utile.” – Ernesto Mambretti
#7 Trasporti meglio collegati con l’hinterland
Mappa Atm 2023 nuova
#8 Stipendi adeguati al costo della vita
Ph. A_Different_Perspective
#9 Un aeroporto hub internazionale
Milano Linate
“Un aeroporto degno di questo nome. Al di fuori dell’Europa Milano è sostanzialmente tagliata fuori e per collegarti col mondo devi sempre passare da Madrid, Francoforte, Parigi o Amsterdam.” – Claudio Ughi
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30 dicembre 1877. Un fatto atroce. Ancora non del tutto chiarito.
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La misteriosa tragedia della Galleria
Giuseppe Mengoni era un architetto emiliano.
Nel 1859 vinse un concorso bandito dal Comune di Milano per la realizzazione della Galleria Vittorio Emanuele II. La sua intenzione creare un simbolo tangibile della unicità di Milano per l’Italia ed un simbolo di innovazione nel mondo, in anticipo persino su città come Londra, Parigi o Bruxelles.
La galleria venne inaugurata nel gennaio del 1878 alla presenza del re. Ma quel giorno l’architetto non fu presente.
Qualche giorno prima, il 30 dicembre 1877, il “padre” della galleria, Giuseppe Mengoni, era precipitato dalla cupola centrale della Galleria sfracellandosi al suolo.
Mistero sulle cause anche se l’esistenza di grossi debiti fece pensare al suicidio.
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Uno degli indubbi punti di forza di Milano è la sua posizione strategica: in circa un’ora e mezza si possono raggiungere monti, laghi e il mare della Liguria. Questo in teoria perchè spesso, a causa di cantieri stradali e incidenti, code infinite rendono il viaggio molto più lungo di quanto previsto. Un supplizio che tocca chiunque, anche i più facoltosi che vogliono raggiungere le destinazioni più esclusive: perchè non creare delle linee di trasporto no-stop dedicate?
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5 linee no-stop di lusso da Milano per le mete più strategiche
# Una rete di trasporti veloci no-stop
Ideogram AI – Esterno metro di lusso
Da Milano a Sankt Moritz in 60 o in soli 15 minuti? Sarebbe un sogno, peccato oggi ci si impieghi almeno tre ore in auto. Una condizione a cui devono sottostare tutti, anche chi ha maggiori disponibilità economiche, al netto dei super ricchi che possono muoversi con elicotteri o jet privati dove possibile. Perchè non pensare quindi a una rete di trasporti no-stop con linee di trasporto veloci dedicate per le destinazioni più esclusive?
Hub di partenzasotto la Stazione Centrale. Si potrebbe prendere spunto dalla Daxing Aiport Express, che collega il centro di Pechino all’Aeroporto Internazionale di Daxing, la metropolitana più veloce del mondo con treni che viaggiano a 160 km/h, dove c’è anche la business class. In alternativa si potrebbe pensare a treni a lievitazione magnetica, che possono arrivare a 600 km/h, e ridurre ancora di più i tempi di viaggio.
# Ambienti di lusso con sedili in pelle, servizio ristorante e wifi
Ideogram AI – Metro di lusso
A bordo dei treni, Gold class lussuosa metro di Doha, si potrebbero avere sedili in pelle con schermi lcd per vedere film e show in streaming, wifi, prese per caricare telefoni cellulari e tablet durante il viaggio e servizio ristorante con cucina gourmet. Si potrebbero prevedere poi carrozze executive e business, a costi inferiori ma sempre di fascia alta.
Sankt Moritz, la più esclusiva località svizzera, soprattutto durante il periodo invernale. La distanza in auto da Milano è di circa 170 km per una durata del viaggio di almeno 3 ore. Con una linea veloce no-stop ci si potrebbe mettere da poco di 15 minuti a un massimo di 60 minuti, ipotizzando rispettivamente un servizio con treni a lievitazione magnetica o con quelli simili alla metro express di Pechino;
Livigno, la regina delle nevi lombarda. Da Milano la distanza è di poco più di 200 km e 3 ore mezza di viaggio. A bordo di un treno no-stop Centrale-Livigno si potrebbe arrivare sulle piste da sci anche in soli 20 minuti;
Courmayeur, la perla delle Alpi. In questo caso la distanza da Milano è di circa 220 km e due ore mezza di viaggio in auto. Con un treno sotterraneo veloce senza fermate si arriverebbe a destinazione in meno di 25 minuti;
Portofino, la perla del Tigullio. Dopo la montagna il mare. In auto da Milano ci si impiega 2 ore mezza, traffico e cantieri permettendo, per percorrere i 175 km di strada mezza. A bordo di una metro veloce no-stop anche poco più 20 minuti.
Forte dei Marmi, la località marittima più glamour della Toscana. Sono 250 i chilometri di distanza da Milano e almeno 3 ore di auto. Si potrebbe arrivarci in appena 25 minuti.
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Ci sono dei locali a Milano dove si possono provare delle esperienze davvero fuori dal comune.
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I locali di Milano dove succedono cose fuori dal mondo
#1 Potafiori, un luogo dalla doppia anima dove si cena con la “cantafiorista”
potafiori IG
Il Potafiori è un luogo dalla doppia anima. La regina della casa è Rosalba Piccini che trasforma quello che di giorno è un negozio di fiori in un ristorante-cocktail bar la sera con piatti stagionali da tutta Italia. Il martedì è il momento dello show della fondatrice, autodefinitasi “cantafiorista“, con #potamusica: si esibisce dal vivo cantando per allietare i clienti.
Indirizzo: Via Salasco 17
#2 Crazy cat caffè, dove i padroni sono i gatti
Credits anna_rossiiyskaya IG – Crazy Cat Cafè
Il bar dove regnano dei gattini. Il Crazy Cat Café è stato il primo locale di questo genere ad aprire a Milano. I felini dominano gli interi spazi, sopra i tavolini si sviluppano piccole tettoie e speciali percorsi dove possono girare girare indisturbati. Si può mangiare e bere, dalla colazione al brunch, dal pranzo alla merende, accarezzando questi gatti trovatelli che prendono il loro nome da cantanti famosi come Bowie, Freddie, Patti, Mina. Ci sono solo due regole da rispettare ad ogni costo: non dar loro da mangiare e non prenderli in braccio.
Indirizzo: Via Napo Torriani, 5
#3 Aperitivo al buio all’Istituto dei Ciechi
Credits silviadel77 IG – Dialogo nel buio
Dal 2005 “Dialogo nel buio”, iniziativa promossa dall’Istituto dei Ciechi” di Milano, consente di sperimentare la percezione della realtà e della comunicazione in modo più profondo in mancanza di luce. Il percorso al buio dura un’ora e quindici minuti e si passa per alcune ambientazioni che richiamano situazioni di vita quotidiana, tutte diverse, da scoprire attraverso i cinque sensi e il dialogo con la guida non vedente. L’esperienza si conclude in un bar dove, sempre nell’oscurità più totale, si può gustare una tazza di caffè o un aperitivo.
Indirizzo: Via Vivaio, 7
#4 Pizza Aut, il primo ristorante in Europa gestito da autistici
migliazzoluca IG – PizzAut
Fondato da Nico Acampora, padre di figlio autistico, e inaugurato nel 2021 nell’hinterland milanese, PizzaAutè il primo ristorante in Italia e in Europa ad essere gestito interamente da ragazzi autistici. Nasce per sopperire a un bisogno avvertito da molte famiglie, quello di un locale dove le persone autistiche possano lavorare e al contempo socializzare. Una iniziativa di successo dove tutti i ragazzi impegnati hanno trovato la loro dimensione lavorativa, dal pizzaiolo al cameriere con contratti a tempo indeterminato. Nel 2024 ha aperto un secondo locale a Monza.
Indirizzo: Via Don Verderio, 1, 20060 Cassina de’ Pecchi (MI)
#5 “Locanda alla Mano”, il locale gestito da ragazzi con la sindrome di down nel Parco Sempione
Credits mfb_arch IG – Locanda alla mano
Nato nel 2013 per aiutare giovani speciali a superare le proprie difficoltà e a entrare nel mondo del lavoro con entusiasmo e autonomia, “Locanda alla Mano” è un progetto di integrazione lavorativa. Situato all’interno del Parco Sempione, questo locale è gestito da otto ragazzi con sindrome di down. Un luogo dove si incontra buona cucina e solidarietà nel cuore di Milano.
Indirizzo: Piazza Del Cannone
#6 “Rob de matt”, il locale dove lavorano persone con problemi psichici
francina1983 IG – Rob de Matt
Rob de Matt non è solo un ristorante e bistrot, ma anche e soprattutto un’associazione di promozione sociale. Alla base dell’iniziativa c’è un progetto di inclusione sociale e lavorativa rivolto a persone con storie di marginalità e svantaggio, come quelle con problemi psichici, da qui il nome. Oltre a questi a servire ai tavoli ci sono anche rifugiati politici, migranti in difficoltà, ex carcerati e NEET.
Indirizzo: Via Enrico Annibale Butti, 18
#7 Unseen, il luogo dove il bagno conduce a un mondo parallelo
Credits gaiacolombini IG – Unseen
Tra i più recenti della lista c’è Unseen, il primo locale Vaporwave in Italia ideato da Milo Occhipinti: dove quello che sembra non è. Per rendersi conto davvero in quale luogo ci si trova occorre dirigersi direttamente in bagno. Qui c’è un pulsante rosso che, una volta premuto, le luci si spengono e su muri, specchi e oggetti appaiono simboli e scritte fluorescenti che conducono in un mondo parallelo.
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