Secondo l’Unione Nazionale Consumatori, il costo della vita in Italia continua a salire, con un aumento dell’1,6% a febbraio 2025 rispetto all’anno precedente. Esistono però realtà che offrono una buona qualità della vita a costi contenuti. Vediamo dove possono spostarsi i milanesi, approfittando dell’epoca dello smart working, risparmiando sulle spese quotidiane.
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Le 7 città meno care d’Italia dove andare a vivere: la più economica è a 30 minuti da Milano
#7 Bari, la Milano del Mezzogiorno
pexels-pille-kirsi – Bari
Bari registra un aumento medio del costo della vita di 255 euro e un’inflazione del 1,3%. Conosciuta come la “Milano del Sud”, è un centro vivace e in continuo sviluppo. La città è famosa per il suo splendido centro storico, Bari Vecchia, con le stradine strette e la Basilica di San Nicola, meta di pellegrinaggio per cattolici e ortodossi. Inoltre, la sua posizione sull’Adriatico, con il suo lungomare infinito, la rende un punto di partenza perfetto per esplorare le meravigliose spiagge di Polignano a Mare e i Trulli di Alberobello, nell’elenco dei siti UNESCO.
#6 Cesena, qualità della vita a prezzi contenuti in Romagna
stefanopu_ IG – Forlì
Cesena mostra un aumento del costo della vita di 245 euro e un’inflazione dello 0,9%. La città si estende tra le colline della Romagna, vicina ai parchi naturali come il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, e la costa adriatica. E’ famosa per la Biblioteca Malatestiana, patrimonio dell’umanità UNESCO, un esempio straordinario di architettura e storia.
#5 Firenze, la capitale dell’arte che affonda le radici nel cuore della cultura italiana
Credits Azamat Esmurziyev-unsplash – Firenze
Firenze presenta un aumento del costo della vita di 235 euro e un’inflazione dello 0,9%. La città è un museo a cielo aperto, con monumenti straordinari come il Duomo, il Ponte Vecchio, la Galleria degli Uffizi e il Palazzo Pitti. Firenze non è solo storia, ma anche natura, con le colline che circondano la città, dove si possono fare passeggiate panoramiche e scoprire i giardini di Boboli.
#4 Aosta, il fascino montano alla tranquillità
Camera-man -pixabay – Aosta
Aosta registra un aumento del costo della vita di 234 euro e un’inflazione dello 0,9%. Città incastonata tra le Alpi, ideale per gli amanti della montagna e della natura, con il suo famoso Arco di Augusto e il Teatro Romano. Aosta è anche la porta d’ingresso al Parco Nazionale del Gran Paradiso, dove è possibile fare escursioni immersi nella natura incontaminata. Inoltre, la città offre un’atmosfera tranquilla, ma con una vivacità culturale che si riflette nei suoi numerosi festival e manifestazioni tradizionali.
#3 Catanzaro, il calore del Sud a un prezzo low cost
MH_Stuttgart-pixabay – Catanzaro
Catanzaro ha misurato un aumento del costo della vita di 230 euro e un’inflazione del 1,3%. Situata in una posizione strategica tra le montagne e il mare, Catanzaro ospita il Parco della Biodiversità, un’area verde di oltre 100 ettari, ideale per passeggiate e attività all’aperto. La città vanta anche un ricco patrimonio storico e culturale, con il Duomo e il Castello Normanno che dominano il panorama cittadino.
#2 Caserta, la reggia più grande d’Italia
libellule789-pixabay – Reggia di Caserta
Caserta ha avuto un aumento del costo della vita di 214 euro e un’inflazione dell’1,0%. La sua principale attrazione è la Reggia di Caserta, l’imponente palazzo realizzato dai Borbone, circondato da un parco enorme che un tempo ospitava una delle fontane più grandi d’Europa. Caserta è anche un ottimo punto di partenza per esplorare la Campania, con la vicinanza alla Costiera Amalfitana e al Parco Nazionale del Vesuvio.
#1 Lodi, il piccolo gioiello vicino a Milano
dinozzobetty IG – Lodi
La sorpresa: Lodi è la città meno cara d’Italia e quindi perfetta per i milanesi che vogliono risparmiare rimanendo vicino a Milano. Registra un aumento del costo della vita di soli 210 euro e un’inflazione contenuta allo 0,8%, entrambe le voci sono le meno care dall’analisi effettuata sulle 78 città considerate nello studio. Il suo centro storico è dominato dalla splendida Piazza della Vittoria, uno degli spazi più belli della Lombardia, con il Duomo di Lodi che si staglia sullo sfondo. Lodi è anche famosa per il suo patrimonio agricolo, con le risaie che circondano la città, e per la sua cucina, dove il risotto alla lodigiana è uno dei piatti tipici. Lodi diventerà la nuova Mecca dei milanesi?
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In una recente indagine sulla vivibilità della nostra città, elaborato da “Scenari Immobiliari”, sono emersi i quartieri migliori dove vivere oggi e nel futuro. Scopriamo quali sono nel dettaglio. Nella parte alta della graduatoria i quartieri universitari: Milano deve puntare di più sui giovani?
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La classifica dei quartieri di Milano dove si vive meglio (oggi e nel prossimo futuro): trionfano le zone dei giovani
# Lo studio di Scenari Immobiliari sulla vivibilità di Milano
Credits Andrea Cherchi – Milano dall’alto
Scenari Immobiliari in un recente studio sulla vivibilità di Milano ha fatto una fotografia dei quartieri dove si meglio oggi e una previsioni di quelli dove lo sarà negli anni a venire. Tra i parametri inseriti nell’analisi l’offerta di abitazioni nelle diverse zone della città e le esigenze dei vari nuclei familiari: studenti universitari, young professional, professionisti, giovani coppie, famiglie con figli e senior. Si è arrivati in questo modo a definire degli indicatori utili all’individuazione del livello di appetibilità residenziale rispetto alle principali tipologie di domanda.
# La top ten dei quartieri migliore dove vivere oggi: Porta Lodovica-Porta Vigentina in vetta alla graduatoria
Credits: milanotoday.com – Classifica quartieri Milano dove si vive meglio
La top ten dei quartieri dove si vive meglio oggi a Milano sono quelli localizzata in prevalenza a cavallo della Circonvallazione esterna, in particolare ad est e ovest del centro città.
In vetta la coppia di quartieri residenziali di Porta Vigentina e Porta Lodovica, nei pressi dell’Università Bocconi, con immobili di qualità medio-alta, strutture sanitarie pubbliche e private, negozi e supermercati e la nuova stazione della linea S9 e futura Circle Line.
La seconda piazza se la prende Città Studi per gli atenei, ospedali, spazi culturali e abitazioni di buon livello. A premiare anche questa parte della città la presenza dell’Università, il Politecnico, e l’atmosfera a misura di giovani.
Stessa motivazione per la zona di Bicocca, con l’università più giovane di Milano, che chiude il podio. Ottimamente servita anche dai mezzi pubblici, con la linea tramviaria 7 e la metropolitana M5.
La medaglia di legno va a Paolo Sarpi, prima zona in classifica senza un’università. Un luogo vitale di giorno e di notte grazie alla presenza di Chinatown, tra i più identitari di Milano, caratterizzato da una frequentazione eterogenea.
#5 San Siro
Credits Andrea Cherchi – Zona San Siro
Nella top 5, fuori dalla circonvallazione esterna, entra il quartiere di San Siro. A premiarlo la presenza di numerosi spazi verdi e gli ottimi collegamenti con il trasporto pubblico grazie a tram e metro.
# Completano la top 10: Buenos Aires, Porta Venezia, De Angeli, Porta Romana e Magenta
I cinque posti rimanenti della top sono occupati nell’ordine dalle zone di:
Buenos Aires, Porta Venezia, Corso Monforte;
De Angeli, Monte Rosa;
Corso XXII Marzo;
Porta Romana;
Porta Magenta.
Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari, ha spiegato la motivazioni che accomunano la scelta di questi quartieri: “Università, accessibilità, prossimità con il centro e le aree della movida, attività commerciali e servizi urbani fanno di questi ambiti urbani i luoghi privilegiati in cui attrarre e formare la nuova domanda residenziale milanese. Sono quartieri che possono rappresentare sia il punto di partenza per la costruzione del proprio modello di vivere urbano sia un luogo dove progettare e sviluppare il proprio futuro da milanese“.
I quartieri da scegliere nei prossimi anni
Passiamo quindi ai quartieri dove è consigliato orientarsi per andarci a vivere nel prossimo futuro. Tutti sono accomunati da un doppio elemento, si tratta di aree oggetto di grandi investimenti investimenti immobiliari e rigenerazioni urbanistiche capaci di rivoluzionare Milano anche sotto l’aspetto sociale e demografico. Ecco quelli che troviamo:
Perché sono da scegliere per il futuro: “Questi nuovi quartieri, con le loro peculiarità, accessibilità urbana, servizi locali e sovralocali innovativi, istruzione, formazione e ricerca, social housing, student housing e senior housing, saranno in grado di attrarre e rispondere alla nuova domanda residenziale che, nella città di Milano, cerca risposte alle sue eterogenee esigenze“.
L’italiano presenta un ventaglio di vocaboli che catturano sfumature specifiche di emozioni, situazioni o concetti culturali che non trovano corrispondenza in nessun’altra lingua. In traduzione, questo fenomeno viene definito ‘realia’: parole, proverbi, locuzioni, modi di dire intraducibili che denotano culture specifiche. Ma quali sono i termini italiani che resistono alla traduzione letterale, sfidando la comprensione al di là delle barriere linguistiche?
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Dieci parole italiane intraducibili nelle altre lingue del mondo
#1 Rocambolesco
Rocambole
Deriva da Rocambole, l’audace e spregiudicato protagonista dei romanzi d’appendice dello scrittore francese Pierre Alexis Ponson du Terrail: un personaggio al centro di situazioni avventurose contrassegnate da continui colpi di scena. Se in italiano è possibile esprimere varie sfumature di un concetto con questo solo termine, gli anglofoni ad esempio devono farlo con un’intera frase.
#2 Struggimento
Ph. graehawk
Utilizzata soprattutto in ambito poetico, questa parola indica uno stato d’animo misto di ansia, pena e sofferenza che consuma e non dà tregua. Si tratta di un sostantivo dal retrogusto malinconico e romantico, la cui etimologia è legata al verbo latino destruere.
Se consideriamo che anticamente la parola significava disfare, liquefare o ridurre a nulla, capiamo facilmente come mai oggi in italiano sia associata all’idea di un pensiero nostalgico e impossibile da realizzare, che consuma a poco a poco tanto la nostra mente quanto il nostro corpo, e che in genere si deve ad un amore tormentato. Può sembrare strano, eppure nelle altre lingue non si può esprimere la stessa sfaccettatura di dolore con un sostantivo così mirato, che non sia per esempio un generico ‘heartache’ o ‘torment’.
#3 Meriggiare
giampaolosacchinews.it – Meriggiare pallido e assorto
Nessuna sfumatura aggiuntiva può essere colta nelle corrispettive traduzioni per la parola “meriggiare”. Indica lo stare in riposo, all’apertoe in luogo ombroso nelle ore calde del ‘meriggio’.
‘Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi’. Si apre così la poesia di Eugenio Montale contenuta nella raccolta Ossi di Seppia, in cui protagonista è proprio questo vocabolo aulico e ormai per lo più desueto. Questo verbo ci vede riposare all’ombra nelle prime ore del pomeriggio, ed è una perfetta rappresentazione di uno stato di quiete a contatto con la natura. Ma come verrebbe tradotto questo riposo fisico e spirituale in un’altra lingua? Nessuna sfumatura aggiuntiva può essere colta nelle corrispettive traduzioni per la parola derivante da meriggio, sostantivo che indica ‘le ore intorno al mezzodì, quando il sole è più alto all’orizzonte’.
#4 Pantofolaio
Lingookies – Pantofolaio
Uno dei tanti vocaboli italiani che descrive la pigrizia e la voglia di relax. Un pantofolaio è una persona molto pigra, che ama la comodità e a cui piace particolarmente passare le giornate in casa. Se per l’italiano la parola che meglio descrive la voglia di starsene a casa è ‘pantofola’, per gli inglesi è ‘couch-potato’. L’unione di queste due parole vuole indicare quelle persone che sono così attaccate al divano di casa propria che quasi ci mettono le radici, proprio come una patata.
#5 Gattara
Gatti che passione – Gattara
Avete mai conosciuto una persona così amante dei gatti da riservare gran parte del suo tempo all’accudimento di questi, persino randagi? Questa parola italiana implica una serie di sfumature descrittive psicologiche e sociali che è impossibile tradurre in altre lingue. L’espressione Cat Lady in inglese esiste, ma non ha le stesse connotazioni.
Il termine è regionale, di origine centro-meridionale e in particolare romano, come testimonia il suffisso -aro (in latino -arium) aggiunto alla radice -gatt (in tardo latino -cattum), preferito al toscano -aio. C’è da precisare che, a dispetto dell’attestazione tardonovecentesca del termine e della prevalenza del femminile, l’usanza di sfamare i gatti senza padrone è antica e non costante appannaggio della donna. Già da Roma, nella prima metà del XIX secolo, ci giungono testimonianze dell’operare dei cosiddetti ‘carnacciari’, venditori ed elargitori ambulanti di carne di scarso pregio come frattaglie e trippa, destinata agli animali sia domestici sia randagi, specialmente gatti.
#6 Boh
Ph. carlosalvarenga
La sentiamo pronunciare almeno un paio di volte al giorno, eppure l’interiezione “boh” che così comunemente per noi esprime il concetto di incertezza è tutt’altro che comprensibile in gran parte del mondo. Non esistono infatti corrispettivi così rapidi e incisivi in altri sistemi linguistici, specie se teniamo conto del fatto che, oltre a voler dire ‘non lo so’ e ‘non ne ho idea’, il monosillabo può anche esprimere lo scetticismo di chi parla e a volte perfino la stizza, lo sconcerto, la perplessità. Non dimentichiamo anche il gesto inequivocabile di accompagnamento tipico del boh con la bocca all’ingiù, la scrollata di spalle e l’alzata di mani. Per esprimere lo stesso concetto l’inglese e lo spagnolo hanno bisogno di almeno due parole: ‘I don’t know, Who knows’, No idea, No lo sé, Ni idea!’
#7 Magari
coisadeitaliano.com – Magari
Restiamo in tema di interiezioni e focalizziamoci adesso sul lemma “magari”, proveniente dal greco e che se inserito in un’esclamazione è sinonimo di ‘mi piacerebbe, vorrei proprio’, mentre in funzione avverbiale può sostituire il più frequente “forse”. Il suo fascino risiede nella difficoltà di coglierne tutte le possibili implicazioni, dal momento che in base al contesto può esprimere una sensazione di speranza, di augurio, di rimpianto o di dubbio: questo è il motivo per cui in lingue come l’inglese, per esempio, potremmo renderlo con ‘If only’, ma anche con ‘I wish’, senza che esista comunque un solo corrispettivo altrettanto polisemico.
#8 Abbiocco
curarsinaturale.it – Abbiocco
Appena finito di pranzare ci sentiamo sommergere dal sonno, gli sbadigli si moltiplicano e le palpebre iniziano a chiudersi: ecco spiegato l’abbiocco. Il termine “abbiocco” potrebbe non essere familiare a tutti, dato che si tratta di una voce di italiano regionale di area centrale, in particolar modo laziale e marchigiana, anche se è sempre più diffusa in tutta la penisola.
È una parola derivante da chioccia, ovvero da un animale che per eccellenza sta in una posizione raccolta, rannicchiata per covare le uova. Da qui è passata a indicare chi si accoccola su sé stesso perché è stanco, come già si leggeva per esempio nel romanzo Ragazzi di vita del 1955 di Pier Paolo Pasolini. Così, ai giorni nostri, l’intraducibile abbiocco italico definisce l’atteggiamento di chi è vinto dal torpore, specialmente dopo aver consumato un lauto pasto. In inglese si può tradurre solo con un sintagma ‘food coma’, così come in francese ‘coup de pompe’ o coup de borre’, che letteralmente significano colpo di scarpa o colpo di spranga’.
#9 Trasecolare
Ph. elstef
Alcuni di voi magari ignoreranno il significato di questa parola che a colpo d’occhio potrebbe far pensare a un arco temporale. La parola “trasecolare”, infatti, usata per lo più in espressioni enfatiche, indica quello stato d’animo che porta ad essere fuori di sé per grande meraviglia o stupore.
#10 Menefreghista
aforismario.eu – Menefreghista
Un menefreghista è una persona che si disinteressa di tutto e tutti, anche dei propri doveri curando solo i propri interessi. Deriva dal motto ‘me ne frego’ ovvero sono indifferente, non mi interessa, quindi un menefreghista è una persona che dimostra di essere egoista e di pensare solo a sé stesso. In francese esiste l’equivalente ‘je-v’en-fichise’, mentre l’inglese ci offre una traduzione vicina alla sfumatura italiana ‘couldn’t give a damn’.
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nel municipio 5 e Vigentino è emergenza metropolitana: una zona dove è stato costruito una infinità di case e altro ed è stata completamente abbandonata dalla copertura dei mezzi pubblici.
Non si sente più parlare della linea rosa mentre altre zone hanno una rete fitta di servizio. È una vergogna.
NICOLETTA CERRI
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Vero. In certi orari resto intrappolato anche con la moto-postale.
IL POSTINO
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uldericocasali IG - Libreria circolare Fuori Salone 2025
Calato il sipario, a mente lucida, emergono ombre e luci sull’highlight dell’evento degli eventi milanese.
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Che cosa resterà del FuoriSalone 2025? Gli 8 tratti distintivi per cui ci ricorderemo di lui
#1 La sovraesposizione mediatica
Fuorisalone
Nella settimana passata, guai a googlare anche per errore la parola “Fuori Salone”: i motori di ricerca, a ritmo rock hanno inondato links di super installazioni, aperitivi, locations con la stessa intensità di un assolo di Jimi Hendrix. Complimenti alla regia della Communication Staff…magari un tantino di maggior coordinamento e organicità nelle informazioni e meno quantità sarebbero stati più eleganti: less is more. Principio sacro peraltro custodito nell’essenza del design italiano.
Forse l’ansia da “raggiungimento” dei numeri fa perdere di vista la qualità in un settore così di nicchia?
#2 Qr code ad ogni entrata…
claudia.lupi IG – Fuori Salone 2025
“Quando è gratis il prodotto sei tu”. Tante grazie per avermi fatto vedere la tua collezione, offerto un drink e regalato un gadget…(probabilmente acquistato da un anonimo fornitore a cui si è messa “una firma”). In cambio, i miei dati personali, la mia identità che sono la vera potenza, non valgono tutto questo “ben di Dio che viene offerto”: comunque complimenti per l’abilità.
#3 La rivincita della periferia
credits: 3B Meteo
Un ossimoro che in questa settimana ha un “suo perché”: tutte le zone prezzolate del centro sono una giostra concentrata a ritmo continuo che sforna eventi, un addensato di inquinamenti: da smog, acustici, da overturism. Mai come in questa settimana chi vive in periferia si è ritrovato invidiato anche da chi vive in centro.
#4 “Le installazioni da non perdere”: il Fuorisalone delle file
viviana_fumagallistudio IG – Fuori Salone 2025
I giornalisti che pubblicano “le installazioni da non perdere” hanno un minimo di conoscenza di arte e/o design o sono i soliti tuttologi che scrivono copiando i trend? Sono in molti ad essersi presa “la sberla della delusione” dopo ore di fila.
#5 La scoperta dei palazzi inaccessibili
alessandrodoldi IG – Palazzi da scoprire al Fuori Salone
La grande sorpresa è stata la straordinaria opportunità per entrare in palazzi, terrazze, giardini nascosti dove si respira una Milano meravigliosa, silente, anche a pochi passi dal caos…un viaggio in cui anche un milanese ha potuto diventare turista, scoprendo la sua città. Un grande peccato che ciò avvenga solo per una settimana.
#6 Incontro tra cittadini e aziende
scattidigusto.it – Nonostante Marras
Mai come quest’anno si è assistito a questa prossimità e inclusività? Che bello aver scambiato direttamente due parole con artisti, ceo di aziende che hanno reso fruibili con le loro spiegazioni e installazioni concetti prima un po’ ostici.
#7 Fiori ovunque
milanoeprovincia IG – Fiori al Fuori Salone
La presenza dei fiori, che ha esaltato luoghi e oggetti, sia nella versione naturale che artificiale: una simbologia di vitalità e colore in simmetrica sintonia con la delicata primavera milanese.
#8 La bellezza e la creatività dell’essere umano in tutte le sue forme
uldericocasali IG – Libreria circolare Fuori Salone 2025
Scoprire quanta creatività e bellezza è insita nell’essere umano, davvero una forza inestinguibile che ti stupisce ogni volta che vedi gli infiniti volti di una sedia, una lampada, un tavolo….e allo stesso tempo, di sabato, la compresenza di una manifestazione che ricorda il dramma di una guerra.
A tutti i milanesi resta il grande bottino di una città che in una settimana avrà riempito i forzieri del comune: a quest’ultimo il saggio ruolo di amministrarli da “buon padre di famiglia”.
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Venezia stupisce ancora. Questa volta lo fa con un’idea che ha dell’incredibile: realizzare il miglior espresso d’Italia… usando l’acqua dei suoi canali. Un’idea per i nostri Navigli?
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A Venezia il caffè «più buono d’Italia» con l’acqua dei canali: rispondiamo con il cappuccino dei Navigli?
# Canal Cafè
Credits: VND (FB)
No, non è uno scherzo. Il progetto, chiamato Canal Café, sarà uno dei protagonisti della 19ª Biennale Architettura in programma dal 10 maggio al 23 novembre 2025, curata da Carlo Ratti.
Qual è il suo intento? Trasformare l’acqua, spesso considerata inquinata o inutilizzabile, in una risorsa preziosa per la sostenibilità e, perché no, anche per la pausa caffè.
# Dalla laguna alla tazzina
Credits: VND (FB)
L’idea nasce da una riflessione sul valore nascosto dell’acqua urbana. In tante città si torna a parlare della navigabilità dei fiumi, e Venezia, con i suoi canali unici, diventa il punto di partenza ideale per un esperimento visionario. Proprio quelle acque che durante la pandemia avevano rivelato fondali limpidi e creature marine mai viste, diventano oggi protagoniste di un percorso di depurazione e rinascita.
#Depurazione hi-tech e gusto d’autore
Credits: Tiziana Tardito (FB)
Il progetto Canal Café è firmato dallo studio newyorkese Diller Scofidio + Renfro, insieme all’architetto Aaron Betsky e alle aziende di riutilizzo idrico Natural Systems Utilities e Sodai. Il sistema prevede la depurazione dell’acqua tramite piante e un ingegnoso gioco di vasi comunicanti.
Credits: fuorisalone.it(FB)
E alla fine del processo? Un bancone outdoor, davanti al Padiglione Italia, dove si servirà l’espresso più inaspettato d’Italia. Non solo: l’obiettivo è di realizzare il caffè «più buono d’Italia». A rappresentare l’eccellenza del gusto ci sarà anche lo chef stellato Davide Oldani, volto noto e ambassador Lavazza.
# Un sorso di futuro: si arriverà anche ai Navigli?
Credits: VND(FB)
Venezia diventa così un laboratorio vivente, dove architettura, ecologia e cultura del caffè si fondono in un’esperienza che fa riflettere e incuriosisce.
Non è solo una questione di tecnica: è un gesto simbolico, un invito a guardare oltre il pregiudizio, a immaginare un futuro dove persino un canale può dar vita a qualcosa di straordinario. E chissà, magari un giorno l’espresso fatto con l’acqua della laguna diverrà di culto. Fino ad arrivare alle imitazioni, come il cappuccino fatto con acqua dei navigli…
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15 aprile 1928. Dall’hangar di Baggio con a bordo 16 persone più la cagnolina Titina prende il volo il dirigibile Italia. Finanziato dalla città di Milano arriverà a conquistare il Polo Nord.
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15 aprile. Dall’Hangar di Baggio prende il volo il dirigibile che conquisterà il Polo Nord
il primo volo
Milano è l’unica città al mondo ad avere conquistato… il Polo Nord! Non solo: ha finanziato una delle avventure più epiche della storia della umanità: lo schianto del dirigibile, la tenda rossa, la cagnetta Titina e il salvataggio dei sopravvissuti sono entrati nell’immaginario popolare nazionale. Ma procediamo con ordine. Perché tutto ha avuto inizio a Baggio.
Il grande protagonista dell’impresa fu Umberto Nobile. Per finanziare l’avventura, dopo il rifiuto del ministro Balbo, il Generale riuscì a ottenere fondi da industriali e privati di Milano. In cambio dei loro soldi i milanesi chiesero l’esclusiva sui diritti giornalistici dell’impresa. Non solo: pretesero che il marchio di Milano fosse abbinato all’impresa.
Ad esempio, la nave di appoggio utilizzata per l’occasione prese il nome di città di Milano. Il dirigibile invece si chiamava “Italia” e prese il volo il 15 aprile 1928dall’hangar di Baggio. A bordo c’erano 20 persone più la cagnolina Titina. La spedizione sembrava procedere senza intralci verso il successo: poco dopo la mezzanotte del 24 maggio l'”Italia” raggiunse il Polo dove furono gettati la bandiera italiana e il gonfalone della città di Milano. Milano fu così la prima città al mondo a conquistare il Polo Nord.
Tutto bene quel che finisce bene? Per niente. Perché dopo la conquista del Polo iniziarono i casini. Durante il volo del rientro il dirigibile perse quota e si schiantò sul ghiaccio, lasciando al suolo una parte dell’equipaggio, tra cui Nobile, ferito a una gamba. Sei uomini rimasero intrappolati nel dirigibile che riprese quota e scomparve tra i ghiacci.
I sopravvissuti si ripararono nella “tenda rossa” e vennero salvati grazie alla mobilitazione della nave appoggio “città di Milano” che chiamò in aiuto velivoli e navi di diverse nazioni nel mondo: Russia, Norvegia, Svezia e Finlandia, diedero avvio alle spedizioni di salvataggio.
I componenti della tenda rossa, compreso il Generale Nobile, furono tutti tratti in salvo. Invece quello che restava del dirigibile con i 6 uomini ancora a bordo non fu mai ritrovato.
La Tenda Rossa si può ammirare a Milano presso il Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia.
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I milanesi amano la metro. La vorrebbero ovunque. Fino al mare. Eppure… eppure ci sono alcune fermate di cui molti farebbero a meno. Soprattutto le 7 risultanti da questo mini sondaggio.
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Le sette fermate della metro più inutili secondo i milanesi
#7 Palestro, a pochi metri da Porta Venezia (21 voti)
6 minuti a piedi da Porta Venezia. «Palestro: i Giardini Pubblici che nessuno ci va e quattro palazzi che chissà chi ci abita» (Giovanni GS)
#6 Conciliazione, né carne (Pagano) né pesce (Cadorna) (23 voti)
Maps – Fermata Conciliazione M1
«Conciliazione M1 sembra essere né carne né pesce, poiché le importanti sono quelle limitrofe Cadorna FN e Pagano». E in realtà il Cenacolo Vinciano è più vicino a Cadorna.
#5 Molino Dorino, la più deprimente (24 voti)
Più che inutile, deprimente. «Quella con l’atmosfera più deprimente è Molino Dorino. Quando ho trovato un modo per arrivare al lavoro evitandola, la qualità della mia vita ne ha guadagnato.» (Daniele Gabrieli)
#4 Cordusio, troppo vicina a Duomo (29 voti)
Duomo-Cordusio
A 275 metri dalla fermata Duomo. Praticamente più veloce a piedi che con la metro: «la troppa vicinanza a Duomo M1, tanto che il treno partendo da Duomo, è già a Cordusio, e ovviamente a bassa velocità…» (Navigli Lombardi)
«Talmente inutile che comunica con la fermata successiva (Duomo) con un tunnel pedonale» (Alessio Riccardi)
#3 Porto di Mare, non c’è più l’unica attrazione: la disco (32 voti)
Fabio Marcomin – Porto di Mare M3 esterno scale
«Porto di mare, mai visto nessuno salire o scendere lì» (Alessio Sommovigo)
«quando andavo allo Space ( ora penso si chiami borgo del tempo perso ?) si scendeva tutti lì, ti parlo però dei primi anni 90» (Emanuele Mancini)
«…che poi il mare non c’è» (Alessandro Bianchini)
«Manco il porto!» (Stefano Bevilacqua)
#2 Caiazzo, dove non scende mai nessuno (39 voti)
Centrale-Caiazzo
«Mai visto nessuno scendere a Caiazzo» (Maria Rönnqvist)
«A metà strada tra Centrale e Loreto, quando puoi farla benissimo con la 90» (Marco Manucci)
#1 Portello, a 20 minuti dal centro commerciale (50 voti)
Ph. metro-5.com
«Dovevano farla vicino a Piazzale Accursio e al centro commerciale dove manca completamente la metro e invece è lontana 20 minuti mentre ci sono già lì intorno alla fermata attuale Amendola, Lotto e Tre torri» (Silvia Folatti)
Non si contano le zone di Milano in fase di rigenerazione, dagli ex scali merci alle ex zone industriali. Tuttavia ce ne sono ancora diverse che sono in attesa di una seconda vita e dal futuro incerto. Vediamone alcune tra le più rilevanti.
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7 grandi spazi di Milano in attesa di una rinascita
#1 L’ex ospedale delle malattie infettive: diventerà un polo culturale?
Maps – Ex Ospedale Bassi
Partiamo da nord. Per decenni l’ex ospedale delle malattie infettive Bassi, lungo viale Jenner, ha rappresentato un pezzo importante della storia sanitaria milanese. È stato uno dei presidi chiave nella lotta alle epidemie, fin dalla fine dell’Ottocento. Oggi, dopo oltre 40 anni dalla sua chiusura, resta un’enorme area in gran parte abbandonata, con edifici in stile liberty murati, pareti sventrate e un degrado che non lascia spazio a dubbi.
Una sola porzione del complesso è stata riqualificata ed è oggi sede di un presidio ATS, ma il resto sembra rimasto sospeso nel tempo. Eppure qualcosa si sta muovendo: nel gennaio 2024la Regione Lombardia e ATS Città Metropolitana hanno firmato un protocollo per dare vita al progetto “Jenner Hub”. L’idea è ambiziosa: trasformare l’area in un polo culturale aperto al quartiere, con spazi per mostre, eventi e attività pubbliche. Una svolta che potrebbe cambiare il destino di uno dei luoghi più dimenticati della zona.
All’interno del perimetro si trova anche Villa Hanau: una residenza ottocentesca di pregio, annessa all’ospedale un secolo fa, che oggi ospita il Consiglio del Municipio 9. È la prova che una rinascita è possibile, se c’è la volontà di investire su ciò che già esiste.
#2 L’Ippodromo La Maura: parco o nuovo quartiere?
Maps – Area La Maura
Scendiamo verso ovest. L’Ippodromo La Maura, situato nella zona di Lampugnano a Milano, ha cessato le attività nel 2024, dopo nove anni di corse.La vasta area, di circa 750.000 metri quadrati nel Parco Sud, è di proprietà di Snaitech.Nel novembre 2024, la società F3A Green ha presentato un progetto di riqualificazione che prevedeva la valorizzazione del verde e la costruzione di nuove abitazioni, inclusi alloggi per fasce deboli.Tuttavia, il progetto ha suscitato critiche per l’ipotesi di edificare in un’area protetta come il Parco Sud, richiedendo modifiche al Piano Territoriale di Coordinamento.Inoltre, il Consiglio Comunale ha approvato un ordine del giorno per la riqualificazione dell’area, nonostante sia proprietà privata.
Rendering nuovo Quartiere residenziale La Maura
Il sindaco Beppe Salaha proposto l’acquisto dell’area da Snaitech per destinarla a parco pubblico, sottolineando l’importanza ambientale dell’operazione.Tuttavia, la trattativa con F3A Green è stata interrotta, e l’area rimane sotto la gestione di Snaitech.Le prospettive future includono la possibilità di un grande parco urbano, ma le decisioni definitive sono ancora in fase di valutazione.
#3 Piazza d’Armi: l’area contesa tra natura e progetti immobiliari
Piazza d’Armi
Piazza d’Armi, nell’area di Forze Armate, è uno degli spazi più ampi e sottoutilizzati di Milano. Un tempo sede di esercitazioni militari, oggi è un polmone verde naturale, popolato da boschetti e fauna che ha preso il sopravvento sulle strutture abbandonate. Nonostante il valore ecologico e la posizione strategica, la riqualificazione è un processo che procede a rilento. Dal 2014, quando è stato firmato un protocollo d’intesa tra Ministero della Difesa, Agenzia del Demanio e Comune, la zona è destinata a diventare un grande parco pubblico, con edifici residenziali lungo i confini. Nel 2017, un masterplan prometteva una rinascita, ma ad oggi la situazione è ancora incerta. Invimit ha tentato di avviare la pre-commercializzazione nel 2023, senza però trovare proposte soddisfacenti. Nonostante i rallentamenti, alcuni gruppi locali spingono per mantenere alta l’attenzione sul progetto, mirando a una rinascita sostenibile.
#4 Ex Cederna: il gigante dormiente del Gratosoglio
Credits La Conca FB – Ex fabbrica Cederna
Rimaniano a sud. Chi passa in via Gratosoglio forse non immagina che dietro quel complesso ormai in gran parte abbandonato si nasconda un pezzo importante della storia industriale milanese. È l’ex fabbrica Cederna, chiusa definitivamente nel 2020, ma presente in zona fin dall’Ottocento quando, in legno e in scala ridotta, sfruttava le acque del Lambro Meridionale per la produzione tessile e la tintoria.
Nel tempo si è trasformata in un vero e proprio villaggio operaio, con 30.000 metri quadrati di superficie che ospitavano non solo il cotonificio, ma anche un asilo e gli alloggi destinati ai dipendenti. Oggi quegli spazi sono in attesa di una nuova destinazione, mentre l’intero complesso sembra sospeso in una lunga fase di stallo. L’acqua scorre ancora accanto alla struttura, ma dentro regna il silenzio. Nessun progetto concreto all’orizzonte, ma qualche idea inizia a circolare: trasformare l’ex Cederna in un grande spazio di coworking potrebbe essere l’occasione per far rinascere un luogo che ha fatto la storia del lavoro a Milano.
#5 Cascina Monterobbio alla Barona: il futuro incerto di una struttura che sopravvive grazie al volontariato
angelo_dadda IG – Cascina Monterobbio
Alle porte del Parco Agricolo Sud, nel cuore della Barona, c’è una cascina che racconta secoli di storia milanese. È la Cascina Monterobbio, in via San Paolino, un luogo dove sono passati nomi illustri come Hayez e persino Napoleone. Ma oggi, più che storia, racconta abbandono. Non è tecnicamente dismessa, ma la sensazione è che ci manchi poco. Le strutture sono sempre più compromesse: il tetto è parzialmente crollato, i materiali si accumulano in macerie, le crepe avanzano. A tenerla in piedi, con enorme fatica, è il lavoro volontario e appassionato di un gruppo di anziani del circolo culturale Virgilio Ferrari, che ne cura la sopravvivenza in totale autogestione.
Eppure, nonostante il suo valore, ogni tentativo di rilancio sembra destinato al fallimento. Anche l’ultimo bando del 2023, il terzo consecutivo, è andato deserto. Nessuno si è fatto avanti per darle nuova vita. E pensare che una destinazione agricola e didattica, in linea con la sua vocazione storica e con il territorio che la circonda, sarebbe la strada più sensata per salvarla dal degrado definitivo.
#6 Porto di Mare – Corvetto: un luogo in cerca di una nuova identità
Comune di Milano.it – Area Porto di Mare
Dirigiamo verso sud est. L’area di Porto di Mare, al confine sud-est della città, è uno di quei luoghi che sembrano sospesi tra ciò che sono stati e ciò che potrebbero diventare. Un mix complesso di passato industriale, presenza dell’Ortomercato con tutti i suoi servizi accessori, vecchie carrozzerie, depositi di materiali, orti abusivi e anche una porzione di edilizia popolare fortemente segnata dalle dinamiche migratorie e sociali che, negli ultimi anni, hanno reso ancora più fragile il tessuto urbano.
Il boschetto di Rogoredo, un tempo simbolo del degrado più spinto, è stato in parte risanato e restituito ai cittadini come area verde accessibile, ma l’intorno resta problematico. Di sera la zona si svuota completamente: il terziario domina, la residenzialità è quasi assente, e il senso di abbandono si fa sentire. Negli anni non sono mancate le visioni, ma sono sempre rimaste sulla carta. La proposta di una Cittadella Giudiziaria, l’ipotesi qdi trasformarlo in quartiere eco-sostenibile come da progetto premiato nel 2021 dal New European Bauhaus, oppure l’idea dell’ “Urban Park” al posto dell’ex Karma, annunciato per l’estate 2023 e al momento ancora in attesa.
Rendering Urban Park
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Comune di Milano - Vista aerea Urban Park
Comune di Milano - Vista Urban Park
Comune di Milano - Urban Park
Piscina Urban Park
Rendering Urban Park
Oggi, però, si apre uno spiraglio concreto. L’area è diventata uno dei quattro siti pilota del nuovo Piano Casa del Comune di Milano, con l’obiettivo di realizzare alloggi a canone calmierato entro dieci anni. Un avviso pubblico lanciato a fine 2024 cerca operatori privati per sviluppare abitazioni con affitti accessibili (massimo 80 euro al mq all’anno). Era possibile inviare manifestazioni d’interesse fino a marzo 2025.
#7 Via Bonfadini: dalla chiusura del campo rom alla rigenerazione urbana
Maps – Via Bonfadini
L’area all’inizio di via Bonfadini, storicamente segnata dalla presenza di un campo rom autorizzato dal 1985, ha visto negli ultimi anni significative trasformazioni. Nel luglio 2024, il Comune di Milano ha finalmente concluso l’iter per la chiusura del campo, avviando operazioni di messa in sicurezza e bonifica dell’area. Questo passo è cruciale, ma il vero obiettivo resta la sua trasformazione in uno spazio fruibile e utile per la città. L’area è stata affidata a SogeMi, con l’intento di sviluppare il progetto per i nuovi mercati all’ingrosso di Milano, inserendosi in un piano di rigenerazione che coinvolge anche il lotto adiacente e l’area di Santa Giulia Nord. L’obiettivo è restituire spazi vivibili, sostenibili e sicuri per i cittadini, integrando quest’area nel più ampio tessuto urbano.
Per l’ex Magazzini del Commissariato Taliedo è presente invece un Piano Attuativo che prevede la realizzazione di residenze, spazi commerciali e un parco pubblico, puntando a trasformare una zona abbandonata in un nuovo polo urbano con aree verdi e servizi per la comunità.
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La Skymetro di Genova: questo il percorso. Quando sarà inaugurata? Scopriamolo insieme.
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A che punto siamo con la Skymetro? L’opera che potrebbe ispirare Milano
# Il progetto nel dettaglio e a che punto siamo con i lavori
credits bucciperlaliguria ig
Il progetto Skymetro è previsto diventi parte integrante della rete del capoluogo ligure, una metropolitana aperta e sopraelevatadi cinque metri da terra attualmente in fase di progettazione definitiva.
Si tratta di un tracciato di 6,9 km e 7 fermate da Brignole, con interscambio con la metropolitana classica, a Molassana. In un’interrogazione del consigliere Fabio Ceraudo sul progetto, l’assessore De Fornari ha colto l’occasione per chiarire alcuni aspetti: «Il progetto definitivo – ha detto – è stato trasmesso al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici lo scorso 12 marzo. È stata nominata un’apposita commissione da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che sta esaminando nel dettaglio ogni aspetto di questo progetto per valutarne, naturalmente, tutte le verifiche di fattibilità.
Sono stati altresì avviati la conferenza di servizi – ricorda l’assessore -, il procedimento di verifica di valutazione di impatto ambientale e anche quello finalizzato all’ottenimento del parere della soprintendenza. Insomma, tutti i procedimenti e i subprocedimenti necessari per una valutazione dell’opera completa in ogni suo aspetto» ha concluso De Fornari.
# Per realizzare l’opera verrà abbattuta una scuola
credits liguriagiorno ig
Al fine di realizzare quest’opera verrà abbattuta la scuola Firpo-Buonarroti, soprattutto per realizzare la stazione per lo stadio Ferraris, mentre l’attraversamento del Bisagno avverrà all’altezza del carcere. Tutto l’impalcato sarà in acciaio, ma non è più prevista la copertura di pannelli fotovoltaici, che avrebbero dovuto garantire parte dell’energia per far muovere lo skymetro.
# I costi dell’opera: oltre mezzo miliardo di euro
credits liguriagiorno ig
I costi per realizzare quest’opera ammontano a 585 milioni di euro, quasi il 50% in più rispetto ai 398 milioni finanziati dal ministero dei Trasporti. Sui costi del progetto si è espresso anche Simone D’Angelo, segretario metropolitano del Pd a Genova e consigliere regionale: «L’opera costerà quasi il 50% in più, passando da 398 a 585 milioni, e se prima non c’erano i finanziamenti per arrivare a Prato, ora non ci sono più neanche per arrivare a Molassana, motivo per il quale, con l’immancabile gioco delle tre carte a cui Piciocchi ci ha abituato, si dice che l’opera sarà divisa in due lotti, ma ci si dimentica di dire che a gara andrà solo il primo lotto e il resto si vedrà» ha concluso D’Angelo.
# Quando finiranno i lavori?
credits simone leoncini ig
La nuova Skymetro di Genova, denominata anche P4, prevede due lotti funzionali:
il primo da Sant’Agata a Ponte Carrega ,che si concluderà a fine ottobre 2030, con un costo di quasi 414 milioni
il secondo da Ponte Carrega fino a Molassana, per altri 171 milioni e la cui conclusione è prevista a fine ottobre 2032.
La firma sul contratto per i lavori dovrebbe avvenire entro fine 2025, salvo ulteriori proroghe dal governo.
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I treni stanno rivivendo una nuova giovinezza. Anche perché da mezzo di trasporto si stanno trasformando in esperienze di viaggio. Soprattutto per quelli più lussuosi. Vediamo la selezione di weroad_it
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I treni più belli del mondo: le immagini degli interni e gli itinerari (uno è in Italia)
con riferimento alla nuova M6è sempre difficile scegliere dei percorsi per la Metropolitana ma personalmente penso che per soddisfare il collegamento con la futura stazione di interscambio Av a Locate Triulzi, sarebbe meglio pensare ad un tracciato sulla Verde che sfrutti la bretella da Piazza Abbiategrasso (che oggi non se ne comprende quasi la costruzione visto che è un bivio fatto per 1 sola fermata). Inoltre la linea verde è sempre stata la linea che collegava le stazioni e così rimarrebbe e tutto sarebbe più semplice e razionale per i viaggiatori.
La linea Rosa dovrebbe cercare di coprire soprattutto la parte nord ovest della città: Musocco Certosa Accursio Firenze Sarpi (ChinaTown è una zona commerciale ed in fermento, deve avere una M). Oggi queste zone sono mal servite e prevalentemente da tram. Avete mai provato a muovervi da Certosa verso il centro?
La zona è servita da diverse linee del tram ma sono lenti, ci si impiega mezz’ora, non ha più senso con i tempi di spostamento attuale ed è veramente penalizzante per chi ci abita. La Lilla è distante e il suo percorso non è agevole per arrivare dritta verso il centro. Questa retorica che la zona sud ovest è poco servita mi sembra veramente assurda, ora che c’è la Blu.
LUCIA SIRONI
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Il tema più scottante oggi a Milano. Non c’è milanese ormai che non abbia una sua idea sul tracciato della nuova M6. Aspettiamo una risposta da Palazzo Marino.
IL POSTINO
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Andrea Zoppolato incontra Guido Martinetti, imprenditore, enologo, fondatore dell’azienda Grom assieme a Federico Grom.Un racconto che parte da un’amicizia, passa per un’idea rivoluzionaria nel mondo del gelato e arriva fino ai suoi progetti più recenti.
Una conversazione profonda e autentica su imprenditoria, passione, qualità e relazioni umane.
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Conduce: Andrea Zoppolato
Regia: Saverio Piscitelli, Roberto Mastroianni
Prodotto da: Fabio Novarino
Location: Studio di Voci Di Periferia A.P.S. presso Mosso, Via Angelo Mosso 3 – IG: @vocidiperiferia
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Si dice che Milano sia una città per ricchi. Forse è così. Però si possono trovare cose molto buone da mangiare spendendo meno di 5 euro. Vediamo quali sono.
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7 cose deliziose da mangiare con meno di 5 euro a Milano
# Il mitico pasticcino di Panarello
credits: IG @panarello1885
Da Genova a Milano con amore. Si tratta di Panarello il re mondiale dei cannoncini. A Milano ci sono sei negozi che coprono quasi tutta la città. A seconda del punto vendita, per un cannoncino si spendono da 1,40 a 1,90 euro. Nel budget possono così rientrare altre cose deliziose. Recensione media Google: 4.5/5
# I mini panini di Montaditos
Credits alwayseatingmyfood IG – Montaditos
“100Montaditos” in zona Bicocca ha come “piatto della casa” un mini panino che può essere farcito con 100 ingredienti diversi tra salato e dolce. Ci sono quello tipico spagnolo, con Jamòn Serrano o con Chistorra e peperoni, oppure si passa ad altri di ogni nazione. Ogni panino ha un costo che varia da 1 a 2,50 euro. Recensione media Google: 4.0/5
Indirizzo: Bicocca Village Via Chiese, Viale Sarca
# Un dolce da Hiromi cake
Credits elly_hu IG – Hiromi Cake
Nella pasticceria Hiromi cake, aperta dal 2019 in zona Navigli, si possono assaggiare dei dolci deliziosi sia della tradizione giapponese come i wagashi, sia dolci occidentali reinterpretati in stile giapponese a partire da 3 euro. Tra i più famosi ci sono i mochi, palline di pasta di riso glutinoso, con diverse farciture dal classico ripieno di anko al matcha. Recensione media Google: 4.5/5
Indirizzo: viale Coni Zugna 52
# Una pizza fritta da Zia Esterina
Credits eaten_guide IG – Zia Esterina
Per il salato troviamo la zia Esterina Sorbillo, uno dei locali a Milano del noto pizzaiolo napoletano. La specialità qui è la pizza fritta a forma di mezza luna, lunga e croccante e ripiena di pomodoro e mozzarella nella versione base. Con 4 euro se ne porta via una porzione. Recensione media Google: 4.2/5
A pochi passi troviamo Luini, vincitore dell’Ambrogino d’oro nel 1988 e bottega storica dal 2006, con i suoi mitici panzerotti. Da quelli classici fritti al pomodoro e mozzarella a quelli al forno, fino a quelli dolci, per provarne uno bastano 2,80 euro. Recensione media Google: 4.5/5
Indirizzo: via Santa Radegonda
# Gli spiedini di Opa Opa
Opa Opa Milano
Opa Opa, la Grecia a Milano. Il locale si trova in zona Isola. Ambiente rustico ma piatti della cucina greca di ottima qualità dai gyros, coda di rospo e moussakà alle classiche pite, oppure gli spiedini e le polpette di carne di agnello, maiale, vitello e pollo. I prezzi partono da 3 euro. Recensione media Google: 4.2/5
Indirizzo: via Luigi Porro Lambertenghi 19
# Pizza e Mozzarella, la “pizza più economica di Milano”
Menu pizzaemozzarella
A pochi passi dai Navigli, in via Carlo Torre 22, si trova “Pizza e Mozzarella”, definita la “pizzeria più economica di Milano”. Tutto il menu è low-cost. Tra i primi ci sono le montanare (strisce di zeppole fritte con pomodoro, parmigiano reggiano e basilico) a 3 euro, il cuoppo (frittini misti con zeppole di pasta cresciuta, crocchette di patate e scagliozzi) a 3,5 euro, le patatine fritte formato chips a 2,5 euro. Per una pizza marinara bastano 3,5 euro, per una margherita si arriva 5euro. Per chi preferisce un dolce c’è il la pastiera napoletana a 3 euro, il Tiramisù a 3,50 e le frittelle calde alla nutella a 2,50. Recensione media Google: 4.5/5
Escludendo Duomo e Castello Sforzesco, quali sono le 7 meraviglie uniche che si possono trovare solo nella nostra regione?
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Le 7 meraviglie della Lombardia
#1 Monte Isola: l’isola lacustre più grande d’Europa
Credit: @visitmonteisola
Una meraviglia naturale nel cuore di uno dei laghi minori della regione, il Lago d’Iseo. Stiamo parlando di Monte Isola, l’isola lacustre più grande d’Europa, un luogo ideale per escursioni a piedi o in bicicletta, immersi nella natura e nella storia. Esiste un percorso che porta al Santuario della Madonna del Ceriola, da dove osservare dall’alto il panorama circostante. Il lago è inoltre ricco di piccoli borghi che conservano un fascino autentico e tradizioni secolari come Iseo e Lovere.
Nella frazione del comune di Capriate San Gervasio, in provincia di Bergamo, c’è un esempio unico di villaggio operaio di fine Ottocento inserito nell’elenco dei siti UNESCO: Crespi d’Adda. Costruito dalla famiglia Crespi per ospitare i lavoratori della fabbrica tessile, è un raro esempio di città industriale completamente pianificata. Ancora oggi, il villaggio conserva la sua struttura originaria, con le case operaie, la chiesa, la scuola e il cimitero. La sua storia racconta l’evoluzione industriale e sociale della Lombardia, mantenendo intatta la sua atmosfera storica.
#3 La Certosa di Pavia: un capolavoro di Architettura Monastica
Credits: @michelisofi_ Certosa di Pavia
Un magnifico monastero fondato nel 1396 dai Visconti, esempio perfetto di architettura gotico-rinascimentale. La Certosa di Pavia, un capolavoro di arte e maestria, si caratterizza all’esterno per la facciata in marmo, ricca di decorazioni e sculture mentre all’interno la chiesa e i chiostri che offrono un’esperienza di spiritualità e bellezza artistica unica. Luogo di pace e meditazione, è immerso in un paesaggio rurale affascinante a pochi chilometri dal capoluogo.
#4 Il medioevo lombardo nel Parco Archeologico di Castelseprio
annlisa86 IG – Parco Archeologico di Castelseprio
Il Parco Archeologico di Castelseprio, nascosto tra le colline della provincia di Varese, è un sito di grande valore storico e archeologico inserito nell’elenco dei patrimoni UNESCO. Si tratta di un insediamento longobardo che conserva rovine di edifici religiosi e civili, come la famosa Chiesa di Santa Maria foris portas, con i suoi affreschi medievali di straordinaria bellezza. Un luogo affascinante per gli appassionati di storia e archeologia, perfetto per immergersi nella vita del Medioevo lombardo.
#5 Il Sacro Monte di Varese con vista mozzafiato sui laghi lombardi e sulla Pianura Padana
Credits: @davide_fedeli_art Sacro Monte di Varese
Rimaniamo sempre in zona. Altro Patrimonio UNESCO è il Sacro Monte di Varese, uno dei nove Sacri Monti prealpini dedicati alla devozione cristiana. Un percorso di pellegrinaggio che si snoda lungo una collina, composto da 14 cappelle riccamente decorate, culminando nel Santuario di Santa Maria del Monte. Lungo il percorso, i visitatori possono ammirare la vista mozzafiato sui laghi lombardi e sulla Pianura Padana. Si può raggiungere direttamente a bordo della suggestiva funivia gestita da ATM.
Nelle Alpi centrali, in Val Camonica, c’è il primo sito italiano inserito nell’elenco dei siti patrimoni dell’UNESCO: le incisioni rupestri. Risalenti fino al 10.000 a.C., questi antichissimi petroglifi rappresentano scene di vita quotidiana, caccia e riti religiosi, offrendo una preziosa testimonianza delle prime civiltà europee. Il parco delle incisioni è un vero museo a cielo aperto, dove storia e natura si fondono in un’esperienza culturale unica, circondata dalle maestose montagne alpine.
#7 L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci nel refettorio di Santa Maria delle Grazie
Credits Andrea Cherchi – Ultima Cena
Chiudiamo con uno dei capolavori assoluti dell’arte mondiale: l’Ultima Cena o Cenacolo di Leonardo da Vinci nel refettorio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano. Realizzato tra il 1494 e il 1498 rappresenta il momento in cui Gesù annuncia il tradimento di uno degli Apostoli. L’opera, per Mark Twain “il più celebre dipinto del mondo”, è probabilmente la più copiata di sempre. Famosa per la sua innovativa composizione e il realismo delle espressioni dei personaggi, rimane una delle testimonianze più straordinarie dell’arte rinascimentale nonostante abbia subito numerosi restauri a causa del deterioramento nel tempo. Per questo motivo le visite sono a numero chiuso, solo su prenotazione per un massimo di 35 persone alla volta, e della durata di 15 minuti.
14 aprile del 1975. La polizia sigilla il trasmettitore di Radio Milano International, la prima radio libera d’Italia. Ma il vento della libertà non si può arrestare. Riviviamo i momenti di quando da Milano sventolava la bandiera della libertà.
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14 aprile 1975. La polizia arresta la prima radio libera d’Italia. Ma sarà solo per poco
# A Milano risuona «I’m Free»
Radio Milano International
Tutto ha avuto inizio il 10 marzo del 1975. Alle 5 del pomeriggio da un giradischi risuonò «I’m Free» degli Who. Ma non era un giradischi qualunque. No, perché quel giradischi si trovava dentroun furgone che girava per le strade di Milano. E quello non era un semplice furgone: trasportava un trasmettitore militare sintonizzato sui 101 in fm. E neppure I’m free era una canzone come un’altra. Era molto di più: era il messaggio di una novità storica, la nascita della prima radio libera d’Italia. Radio Milano International era il suo nome.
# «A Milano non si parlava d’altro»
credits: @claudio cecchetto Twitter
Quel 10 marzo accadde qualcosa destinato a fare la storia: si scriveva la prima pagina del libro della libertà di comunicare. Già, perché quel giorno per la prima volta in Italia si poteva ascoltare la musica senza dover ascoltare la Rai o sintonizzare su un’emittente straniera. L’idea originale fu di due coppie di fratelli milanesi, tutti sui venti anni, l’età della rivoluzione: erano Angelo e Rino Borra, Piero e Nino Cozzi. Investirono i loro risparmi, un milione di lire (oggi circa 500 euro, anche se il cambio ormai non ha senso), per l’attrezzatura. Come studio fecero economia: utilizzarono la camera da letto di Piero Cozzi in via Locatelli 1, dietro piazza della Repubblica.
Il successo fu clamoroso. «A Milano non si parlava d’altro», ricorda Claudio Cecchetto che entrò in Radio Milano International un mese dopo l’apertura. Il primo brano da lui trasmesso fu «Foot Stompin’ Musi» di Hamilton Bohannon: «Durava 7 minuti e siccome fui mandato in diretta all’improvviso, quei 7 minuti mi servirono per prendere fiato e calmarmi», conclude il papà del Gioca Jouer. Ma proprio quando il vento della libertà sembrava soffiare sempre più forte, come spesso succede, l’autorità cercò di mettersi di traverso.
# La sconfitta del potere: la musica ritorna libera
Poco più di un mese dopo l’inizio delle trasmissioni, il 14 aprile del 1975, la polizia irruppe sigillando il trasmettitore. La musica è finita? Macché. Il vento della libertà nessuno lo può arrestare. I fratelli fondatori della radio presentarono un ricorso che il pretore Cassara non poté che accogliere, applicando i principi costituzionali. Le trasmissioni ripresero anche se si provò ad affossare la nuova radio con l’altra classica strategia del potere che cerca di difendere lo status quo: il fango delle maldicenze. In questo caso soprattutto da sinistra si diffuse la voce che l’emittente fosse finanziata dalla Cia, anche se in realtà i soldi arrivavano dalla pubblicità che fin da subito aveva intuito le potenzialità del mezzo.
Che fine ha fatto Radio Milano International? Nel 1988 la radio estese le trasmissioni in tutta Italia come 101 Network. Oggi si chiama R101 ed è di proprietà della Mondadori.
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