Secondo la CNN il 2025 sarà l’anno dei treni notturni. In Europa e nel mondo. La prima novità è già sui binari. Il 5 febbraio parte il nuovo viaggio notturno tra Venezia e Bruxelles. Scopriamo di più su questo viaggio.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
5 febbraio: è in partenza il primo nuovo viaggio notturno da Venezia a Bruxelles
# Il viaggio notturno da Venezia a Bruxelles sull’European Sleeper
Europeansleeper – Good Night Train
5 febbraio 2025. Parte il primo Bruxelles-Venezia, treno notturno che passa tra Paesi Bassi, Belgio, Germania, Austria e Italia. Fa parte della giovane compagnia European Sleeper. Queste le fermate intermedie dei Good Night Train sono: Anversa, Rotterdam, Utrecht, Colonia, Monaco di Baviera, Innsbruck, Bolzano e Verona. Si tratta di un servizio pensato soprattutto per le vacanze scolastiche e l’alta stagione degli sport invernali. Non solo: offre un’opzione di viaggio sostenibile e piacevole per il famoso carnevale di Venezia. I treni mettono a disposizione scompartimenti letto, cuccette e sedili reclinabili, Wi-Fi e prese per ricarica dei dispositivi elettronici. Il viaggio ha una durata prevista di circa 20 ore ed è operativo due volte alla settimana nei mesi di febbraio e marzo.
Milano città stato è anche su Youtube: clicca qui per il canale con i video su Milano. Puoi iscriverti gratis: per te è un piccolo gesto, per noi ha grande importanza
Milano è la città del futuro e si trasforma sempre, a volte lasciandosi alle spalle anche qualcosa di caro. Come i luoghi dell’infanzia dove un tempo i giovani milanesi andavano a divertirsi. Scopriamo quelli che innescano più nostalgia.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
I sette luoghi di Milano dove andavamo da ragazzi (e che ora non esistono più)
Alla fine degli anni ’60 dopo la demolizione della stazione ferroviaria delle Varesine, sostituita qualche centinaio di metri più avanti da quella di Porta Garibaldi, e la rimozione di binari dei binari, lo spazio lasciatovuoto fu occupato dal Luna Park delle Varesine. L’’area fu interamente occupata dalle giostre dal 1972 fino allo sfratto avvenuto a metà degli anni ’80, quando le Ferrovie dello Stato vendettero l’intera area, e alla chiusura definitiva nel 1998. Chi è nato prima della seconda metà degli anni settanta si ricorda bene il profumo di zucchero filato oil primo giro sulle montagne russe con vista da batticuore su Milano. Era anche un classico festeggiare qui in stile Grease la licenza media o la maturità.
Lo zoo di Milano nei giardini di Porta Venezia con zebre, orsi, ippopotami, tigri, leoni, foche, serpenti e soprattutto l’elefantessa Bombay con il suo spettacolo è stato per quasi 70 anni una meta obbligata per i bambini di Milano. Inaugurato nel 1923 riscosse un gran successo ma con il tempo il numero degli animali diminuì, riducendo la presenza, e inoltre le gabbie troppo piccole e le pessime condizioni di vita degli animali portarono a numerose proteste. Nel 1992 la struttura ha chiuso definitivamente i battenti.
Fino agli anni ’70 Milano era ricchissima di sale cinematografiche, oltre 160. Il centro era una vera e propria “Broadway Milanese” scintillante di luci e di locandine dei cinema. Andare al cinema per molti significava andare in centro. Tra i cinema più famosi si ricordano il Corso, l’Astra, l’Excelsior, il Manzoni e il Capitol che ospitò nel 1960 la prima milanese de La dolce vita e le prime nazionali di Rocco e i suoi fratelli e de La ciociara, con la presenza di Vittorio De Sica e Sophia Loren.
Il Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi, costruito nel 1924 a pochi passi dall’antica fabbrica del ghiaccio Frigoriferi Milanesi, che serviva l’Ortomercato, aveva una tra le piste di pattinaggio coperte più grandi d’Europa. Ma non solo. Il Palazzo del ghiaccio è stata anche uno storico spazio di concerti, specie negli anni sessanta. Tutto il complesso è diventato caveau privato sotterraneo, mentre l’edificio con la pista per pattinare dal 2002 è stato trasformato in uno spazio congressi e meeting.
Il Palasport di San Siro, a poche decine di metri dallo stadio Meazza con il quale formava un grande polo sportivo, era un’arena coperta dedicata a sport e concerti. Inaugurato a metà anni Settanta, era uno dei più grandi del mondo e poteva contenere 18mila spettatori, ma fu utilizzato solo fino al 17 gennaio del 1985 quando la grande nevicata fece crollare la copertura. In seguito demolito, su parte dell’area potrebbe sorgere il nuovo stadio di calcio.
# Il nuovo Arti
Per molti è stato lo svezzamento cinematografico. Non solo proiettava film ma prima e dopo la proiezione si intrattenevano i piccoli milanesi con spettacoli con pupazzi a grandezza umani rappresentanti i personaggi i Walt Disney. Aperto nel 1951 dopo la ricostruzione di un palazzo distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, il cinema Arti (circa 500 posti) era in via Mascagni, poco lontano da piazza San Babila, e nei primi decenni era una sala d’essai ospitando film d’autore. A partire dal 1977 il cinema con la nuova gestione di Luigi De Pedys, cambia radicalmente natura: abbandona il film d’autore, stipula un contratto in esclusiva con la casa Disney e si qualifica come Nuovo Arti – Casa Disney. Da questo momento fino alla chiusura offre film per bambini. L’inaugurazione della sala avviene il 14 settembre 1977 con una serata di gala cui partecipano, tra gli altri, il capo divisione Disney Europa e il sindaco Tognoli. Il film d’apertura è Paperino e c. in vacanza. Il cinema Arti ha chiuso nel 2006.
# La Fiera Campionaria
Non si può che concludere con quello come era l’appuntamento fisso della primavera dei milanesi. Prima del Fuorisalone, prima di Expo era la grande fiera in cui per giorni si trovava quello che sembrava il meglio che di nuovo il mondo aveva da offrire. La Fiera Campionaria era una città nella città. Fu inaugurata nel 1920, inizialmente a Porta Venezia, ma dopo tre anni trovò la sua sede permanente, nell’area dietro piazza Amendola dove oggi c’è CityLife. Tra le più gloriose, l’edizione del 1968 che ebbe 13687 espositori provenienti da 67 nazioni e venne visitata da più di 4 milioni di persone.
Milano città stato è anche su Youtube: clicca qui per il canale con i video su Milano. Puoi iscriverti gratis: per te è un piccolo gesto, per noi ha grande importanza
Un tempo cuore pulsante delle forze armate, oggi è protagonista di un ambizioso progetto di riqualificazione. Con l’obiettivo di ridare vita a quest’area storica, il Comune di Milano ha avviato un intervento che ne punta a trasformarne la destinazione d’uso. Il progetto nel dettaglio e il punto sui lavori.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
Il futuro della Montello: sarà la «Cittadella della Sicurezza» a difesa dei milanesi
# La storia della Caserma Montello
Maps – Vista dall’alto Caserma Montello
La Caserma Montello ha radici profonde nella storia di Milano, essendo stata una delle principali sedi militari della città sin dal XIX secolo. Sinonimo di ordine e disciplina, ha ospitato nel corso degli anni numerosi soldati ed ha svolto la funzione di centro di addestramento. La struttura è di forma rettangolare e organizza la distribuzione dei singoli padiglioni, facenti parte del complesso, attorno ad una grande piazza d’armi, utilizzata fino a pochi anni fa come campo di calcio. Con il tempo, però, la caserma ha visto ridursi la sua funzione, entrando in un lungo periodo di dismissione e abbandono. Nel 2019il Comune di Milano ha avviato il processo di trasformazione, mirando a farne un centro nevralgico della sicurezza urbana.
# Il progetto di riqualificazione
redesco.it – Rendering nuova caserma
Ribattezzata la “Cittadella della Sicurezza” di Milano, nella Nuova Sede della Polizia di Stato. Il piano di riqualificazione della Caserma Montello prevede in primis la ristrutturazione degli edifici esistenti lungo via Caracciolo, da trasformare principalmente in uffici. Nel progetto sono contemplati anche due nuovi edifici di 5 piani fuori terra e 1 livello interrato, per ospitare alloggi per il personale di polizia, affiancati da servizi essenziali come l’Ufficio Immigrazione, oggi in via Montebello, e la Questura.
A questo si aggiungono una grande aula magna, un parcheggio sotterraneo, un asilo e una mensa, elementi pensati per migliorare la qualità della vita del personale e dei cittadini. Durante il giorno è attesa una frequentazione di circa 2mila donne e uomini, mentre durante la notte potranno dormire 1.163 persone. Con un investimento complessivo di 186,6 milioni di euro, il progetto è finanziato dall‘Università Cattolica di Milano e dal Ministero degli Interni e curato dallo Studio Beretta Associati con l’architetto Federico Aldini insieme a Redesco, Tekser e Geosat.
# Le preoccupazioni dei residenti e il punto sui cantieri
redesco.it – Caserma Montello da fuori
Ufficialmente i lavori sono iniziati nel giugno 2022, ma hanno subito una stop per adeguamenti progettuali. A causa del ritrovamento di reperti archeologici, nel dicembre 2023 è stata necessaria una revisione del progetto e successivamente i lavori sono ripresi nell’estate 2024. La prima fase ha visto la bonifica dell’area, ambientale e bellica, e le demolizioni propedeutiche alle opere di bonifica con rimozione di rifiuti fuori terra, bonifica da amianto/FAV, delle cisterne interrate e dei suoli.
Maps – Retro Caserma Montello
I residenti lamentano che i cantieri sarebbero in realtà a rilento o comunque non si vedono segni tangibili dall’esterno, con il risultato che la zona è ancora oggi abbandonata al degrado all’incuria.
redesco.it – Vista strada nuova Caserma Montello
Il cronoprogramma prevede una fase prioritaria fino a dicembre 2026 e una seconda fase da gennaio a dicembre 2027, quando dovrebbe essere consegnata la nuova sede della polizia. Nei suoi spazi è previsto il trasferimento degli agenti della Caserma Garibaldi di largo Gemelli, in zona Sant’Ambrogio, in corso di trasformazione nel nuovo campus dell’Università Cattolica.
Credits: archilovers.com
Milano 3 dall’alto progetto
Poco fuori i confini del comune, ci sono altre due Milano: Milano 2 e Milano 3. Sono due quartieri residenziali che a primo impatto potrebbero essere particolarmente attrattivi, ma che, a uno sguardo più attento, possono apparire invece dei “ghetti” per soli ricchi. Di Milano 2 ne abbiamo già parlato: ecco la storia e le caratteristiche di Milano 3, il “quartiere più ricco d’Italia”.
# “Dove si vive immersi nel verde e fuori dal caos cittadino”: la storia della città giardino
Credits: archilovers.com Milano 3 dall’alto progetto
Milano 3 si trova all’interno del comune di Basiglio, a circa 13 chilometri da Milano. Dopo il successo di Milano 2 nel comune di Segrate, si decise infatti di iniziare i lavori di costruzione di Milano 3. Così tra il 1980 e il 1991 la società Edilnord Progetti Spa, appartenente al gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi, creò sulla falsa riga di Milano 2 il nuovo quartiere residenziale di Basiglio. Più precisamente, oggi Milano 3 occupa la quasi totalità di una frazione del comune, Romano Paltano, e si estende per 14 chilometri quadrati, diventando quindi molto più grande del suo gemello Milano 2. Nel quartiere abitano tra le 7 mila e le 8 mila persone.
Come Milano 2, anche Milano 3 è stata costruita come città ideale ed è stata definita, usando le stesse parole della direzione del quartiere, una città “dove si vive immersi nel verde e fuori dal caos cittadino”. Una città giardino dove le parole d’ordine sono sicurezza, verde e comfort abitativo.
# Le sue caratteristiche tipiche: autonomia, ordine, uniformità e spazi verdi
Credits: comprensoriomilanotre.it Residenza Milano Tre
Milano 3 nasce dall’esigenza di scappare dalla folla soffocante della città senza però allontanarsi anche dalle attività produttive. Ed è da qui che viene l’idea di costruire prima Milano 2 e poi Milano 3. Ma quali sono le caratteristiche di questo quartiere ideale?
L’autonomia: il quartiere è completamente autonomo, ha un proprio centro direzionale e il proprio corpo di vigilanza. È stato costruito come luogo dove i suoi cittadini, se volessero, potrebbero non allontanarsi più. Nel quartiere sono infatti presenti “tutti” i principali servizi alla persona: scuole, centri sportivi, una biblioteca, supermercati, banche, un’officina di autoriparazione, qualche bar e qualche ristorante, una farmacia e negozi vari, nonché il municipio, un deposito ambulanze e la caserma dei carabinieri. Inoltre il centro direzionale a sud del quartiere, costruito tra il 1988 ed il 1993, è sede di alcune grandi aziende e multinazionali.
Uniformità e ordine: nella città opera uno specifico corpo di vigilanza che garantisce sicurezza 24 ore su 24. La città è poi caratterizzata da un’uniformità nelle costruzioni, gli edifici di Milano 3 sono infatti molto simili tra loro.
Ampi spazi verdi: il quartiere è stato ideato per far vivere nel verde i cittadini, infatti l’85% della superficie totale di Milano 3 è adibita a verde e aree gioco.
# “La più ricca d’Italia”: ma non è una città per giovani
Credits: @Sara Russo FB Milano 3
Milano 3 è quindi un quartiere tranquillo, sicuro, immerso nel verde e allo stesso tempo non distante dalle attività produttive, ma è veramente la città ideale? Milano 3 e la sua sorella maggiore legate alla storia di Berlusconi e di Mediaset sono spesso chiamate “ghetti per ricchi”. Basiglio, infatti, dal 2010, è nelle posizioni più alte della classifica dei comuni più ricchi d’Italia in base al reddito pro-capite, ottenendo spesso il primo posto. Come nel 2022, che con un imponibile pro-capite di 44.683,7€ si è classificato come comune più ricco del Paese.
Milano 3 offre anche tutti servizi alla persona, come dice una delle sue regole principali, ma dove sono i posti per la vita mondana? Non sembrano sufficienti 3 ristoranti e 4 bar per rispondere alla richiesta di divertimento e svago di quasi 8 mila persone. Mancano pub, cinema, teatri, discoteche e qualsiasi forma di intrattenimento: spesso i cittadini più giovani infatti per trovare un po’ di vitalità devono spostarsi nella città meneghina, quella da cui i primi abitanti sono fuggiti.
Anche se Basiglio non sembra molto una città per giovani. Secondo le statistiche del 2022 infatti la popolazione tra i 20 e 40 anni è ben minore rispetto a quella tra i 50 e 70, che costituiscono invece più del 32% dell’intera popolazione.
# Sempre più costruzioni (tutte dello stesso tipo) e meno verde
La domanda diventa quindi, quartiere tranquillo e ideale o noioso? E poi c’è un altro punto che non va a favore di Milano 3. La città giardino non sarà più così tanto verde, almeno se il progetto Milano 3.0 di cui si è parlato andrà in porto. Nonostante Milano 3.0. sarà perfettamente integrato con la natura circostante, verrebbero costruiti 260 appartamenti togliendo del verde alla famosa città giardino.
E infine, si parla di uniformità di costruzioni, ma siamo sicuri che questa uniformità non sia un modo un po’ più gentile per dire che gli edifici sono privi di identità? A Milano 3 pare ci siano infatti principalmente due tipologie abitative, due tipologie per 3300 appartamenti e tutti dello stesso colore! Le residenze sono infatti suddivise in: 76 edifici di sette piani (raggruppati in 33 residenze di 80 o 120 appartamenti ciascuna, per un totale di oltre 3200 alloggi) e 105 ville monofamiliari su tre piani, raccolte in sei residenze nella fascia esterna del quartiere. Una città tutta uguale.
A Milano il confine tra sogno e realtà spesso si confonde tra i neon, i tram e le vetrine scintillanti. Ed è proprio questa frenesia che Wallie, fumettista e illustratore bolognese, ha saputo catturare nel suo ultimo carosello Instagram:“Milano è una pubblicittà.”Un gioco di parole che racchiude l’essenza della metropoli: una città-vetrina, dove tutto è movimento, luce e contraddizione. Scopriamo insieme il carosello.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
«Dura la vita a Milano città. Però anche magica»: la vita a Milano a fumetti
# Walter Petrone (Wallie), il bolognese che illustra Milano
Credits: Giffoni FIlm Festival
Walter Petrone, meglio noto come Wallie, è una delle figure più riconoscibili delle strisce social. Nato nel 1995, ha conquistato il pubblico con il suo tratto essenziale e il suo modo unico di raccontare le fragilità e le ansie della sua generazione. Dai primi passi sul web alle graphic novel di successo come Solo un altro giorno e Croce sul cuore, il suo stile malinconico e ironico continua a evolversi. Con Milano è una pubblicittà, Wallie osserva la città della Madonnina con il suo sguardo disincantato, trasformandola in un racconto visivo che mescola poesia urbana e pubblicità, alienazione e sogno. Vediamo le sue vignette più suggestive.
Non pensiamo al Duomo, alla Rinascente, ai Navigli, al risotto giallo o alla scrofa semilanuta, come simboli di Milano. No: qui si gioca duro. Stiamo parlando della immarcescibile endemica cosiddetta Sua Maestà, la “sciura” emblema meneghino suo malgrado per eccellenza. Ecco 10 aspetti che la caratterizzano.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
Le dieci caratteristiche uniche del vero simbolo di Milano
#1 La pelliccia in inverno
francesco_td IG – Sciura con pelliccia
Imprescindibile capo invernale la pelliccia di visone. A volte all’ultimo grido di griffe che ancora non hanno bandito le pellicce dalle loro collezioni, più spesso dal taglio demodé, che indica l’acquisto in decadi non sospette in cui i valori animalisti non si erano ancora affermati.
Peggio ancora il collo di volpe, consistente in una povera bestiola ormai datata e spelacchiata corredata di musetto e occhietti di vetro. Vero orrore allo stato puro. Di solito emana quel caratteristico odore di armadio/naftalina, dove viene conservata nelle stagioni calde, un misto di iris talcato per essere clementi. Imperativo esibirla a tutti costi.
#2 A spasso
bluecharlotte5 IG – Sciura a spasso
La sicura milanese non rinuncia mai a girovagare nelle vie più centrali della Milano bene, dove di solito abita, essendo in possesso di almeno un appartamento, ma più spesso due o tre, del valore del pil medio di uno stato dell’Oceania, possibilmente disabitati, nonostante i nipoti premano per una messa agli “affitti brevi”. È dura fare la sciura oggi come oggi.
Via Verri, San Babila, Cairoli, zona Brera, piazza Sant’Ambrogio, Porta Venezia, Corso Garibaldi, sono il loro regno, solo per citarne alcune, sempre accompagnate dall’amica fidata, le sciure si spostano prevalentemente coppia, ma si narra anche di avvistamenti in branco in formazione a falange.
#3 Bar e pasticcerie
Credits guglielmogiustini_ IG – Cova Milano
Sono luoghi di stanziamento per eccellenza dove spesso le sicure fanno tappa. La pasticceria Cucchi, il Sant’Ambreus, il Lubar, la pasticceria Martesana, Cova, Gattullo, senza contare luoghi altrettanto storici come il bar Basso e il Camparino.
#4 La messa in piega
oh_milan IG – Messa in piega sciura
Al bando piastre e arricciacapelli usate dalle sciamannate dei social, la sciura è costantemente fresca di messa in piega da parrucchiere. Non si sa come faccia, ma sfoggia sempre un’acconciatura perfetta, soprattutto corta e vaporosissima che sembra sfidare le leggi di gravità. A volte per le più audaci cotonature dai colori pastello. Ma sempre scolpita da chili e chili di lacca di cui la sciura è ormai l’unica acquirente, anzi si dice sia prodotta solo per lei.
#5 La borsa
Credits sciuraglam IG
La borsa della sicura milanese è sempre di griffe. Magari d’antan oppure all’ultimo grido, questo dipende da Mr. Sciur, che ormai ha rinunciato a controllare coi lacrimoni gli estratti conto delle carte. Portata sempre a braccio prima ancora che diventasse una moda delle star di Hollywood. Di solito è di coccodrillo, se datata per i motivi di cui sopra, ma potrebbero esserlo anche quelle nuove di boutique, non è detto.
#6 Cane
matrioska24 IG – Sciura con il cane
Propaggine del braccio della sicura, spesso è un guinzaglio alla cui estremità una volta imperversava l’immancabile volpino rognoso, che ti si azzannava puntualmente alle caviglie. In tempi più recenti è stato soppiantato dal french bulldog, non meno ostile e ingrato.
#7 Peck
Credits peck_milano IG – Peck via Spadari
State certi che con la sicura, le incursioni da Peck, saranno garantite, periodicamente, ma soprattutto a Natale. Senza limiti di budget. (Salvo togliere tutte le etichette riconoscibili ed esclamare: “l’ho fatto solo con le mie mani”).
#8 Lo shopping
ochmilano IG – Shopping sciura
Leggendarie le battute di shopping della sciura, con rete a strasico. Quando si tratta di acquisto, lei è la regina. Infatti se le fate un regalo, tenete rigorosamente lo scontrino. Mazzolari o Zohr sono i suoi regni e nei casi migliori l’autista deve pazientemente attendere all’esterno sulla limo di famiglia. Poi vuoi mettere una puntata in via Sant’Andrea ? Ma chi siamo noi per non andarci ? Camicette firmate a 2000 euro, borse a 3000 e le ballerine, vuoi non prendere le Chanel a 1500 ?
#9 Abbinamento
danielaterno IG – Abbigliamento sciura
La sciura indossa sempre tutto abbinato, scarpa, col tacco anche sui sampietrini, cintura, camicia, abito, gonna pantalone, tutto in composè della nuance scelta per la giornata. Anche i sacchetti dello shopping, che porta stoicamente da sola, sono abbinati per creare una visione soavemente armonica.
#10 Botox: sì o no?
sciuraglam IG
Le vere ed originali sciure, quelle di una volta, quelle due e pure, che ancora calpestano le vie di Milano, lo aborrono e non le vedrete mai con il viso ritoccato. I modelli di seconda generazione, che sfrecciano sulle medesime vie, beh, li è un altro discorso. I chirurghi estetici li conoscono bene e non sempre con beneficio a giudicare dai risultati.
Quelle della terza generazione come saranno? Chi può dirlo. Ma sicuramente ci saranno, pronte a mantenere questa tradizione centenaria.
Milano città stato è anche su Youtube: clicca qui per il canale con i video su Milano. Puoi iscriverti gratis: per te è un piccolo gesto, per noi ha grande importanza
Il ministro dell’economia ha avanzato la proposta dell’alta velocità tra Roma e l’Aeroporto di Malpensa, senza passare da Milano. La situazione attuale non lo renderebbe possibile: come si potrebbe fare?
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
Il direttissimo «Roma-Malpensa con l’alta velocità, senza passare da Milano»: la proposta choc del Ministro. Ecco come si potrebbe fare
# Un ritorno al passato, ma senza passare da Milano
Credits deliluna IG – Malpensa
La proposta di istituire il collegamento con i treni dell’alta velocità da Malpensa alla Capitale arriva dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. Queste le parole nel corso dell’incontro ‘La Lombardia che vorrei’, a Varese, come riportato dal quotidiano La Repubblica: «Non capisco perché si debba andare a Milano per l’alta velocità. Quello che manca a Malpensa, ammetto che è una mia grande sconfitta, è che ho chiesto la grande velocità, un Frecciarossa o un Italo. Ma mi hanno detto sempre che non si può». Nel suo intervento ha aggiunto che servirebbe «un collegamento diretto Malpensa-Roma consentirebbe a un bacino di qualche milione di persone la possibilità di prendere il treno senza andare in centro città a Milano e con i parcheggi scomodi. E’ un win-win per tutti».
# Il servizio è stato attivo tra il 2010 e il 2012, con stop alla Stazione Centrale
varesenews.it – Frecciarossa a Malpensa
Per due anni in realtà il Frecciarossa ha fermato a Malpensa: dal 2010 al 2012. In 4 ore e 24 minuti metteva in collegamento Roma e tutte le principali città italiane dell’asse AV Nord/Sud. Il treno faceva sosta alla Stazione Centrale.
gazzetta dei trasporti – Collegamenti da Malpensa
Anche se ufficialmente interrotto per lo scarso utilizzo, e al contingente momento di crisi di Malpensa, lo stop alla Centrale e la lentezza del viaggio, 42 minuti per arrivare o tornare da Malpensa, non sono stati sicuramente un forte incentivo per gli utenti. A questo va aggiunto il tragitto dal sud della città fino alla Stazione Centrale. Nel 2023 era stato annunciato il ritorno, con test anche sulla direttrice con Venezia, poi mai avvenuto.
# Un passantino tra Garibaldi e la Stazione Centrale
Il passantino verso la Stazione Centrale
Fare sosta a Milano diventa quindi un problema, anche perché la rete ormai è satura e in particolare lo è la Stazione Centrale. In questo ultimo periodo si sta facendo avanti l’ipotesi di realizzare un passantino sotterraneo tra la Centrale e Porta Garibaldi, di modo da far transitare in superficie i treni più lenti e nel tunnel quelli dell’alta velocità. Optando per questa soluzione rimarrebbe comunque la necessità di passare dentro la città, pur senza sosta nella stazione più trafficata, e soprattutto di percorrere tutto il tracciato semicircolare ferroviario per uscire o entrare da sud. Quindi come si potrebbe fare per evitare la sosta in città?
# Un passante di circa 28 km che tagli in diagonale la città
Passante Rogoredo-Saronno AV
Servirebbe un’idea più risolutiva e rivoluzionaria: realizzare un maxi passante che attraversi in diagonale tutta la città. Si era pensata una cosa simile per far transitare le auto, da Forlanini all’ex area Expo, un tunnel di 14 km per nascondere le auto dalla superficie e con uscite a ogni chilometro. In questo caso la galleria potrebbe partire poco prima della stazione di Rogoredo, o subito dopo se si vuole consentire di sbarcare in città e di usare la metropolitana per muoversi, per poi sbucare a Saronno proseguendo lungo il percorso attuale. L’infrastruttura di circa 28 km avrebbe una lunghezza paragonabile al Crossrail, che misura 21 km, il passante ferroviario che attraversa il centro di Londra e dove corrono i treni del servizio ferroviario urbano e suburbano della Elizabeth Line.
Per quanto riguarda i tempi di viaggio, ponendo come velocità quella massima dei treni regionali che è di 160 km/h, si andrebbe da un punto all’altro in 10 minuti: in circa 30 si arriverebbe fino a Malpensa senza stop dopo Saronno, con un risparmio del 50% sul tempo che servirebbe oggi ripristinando il vecchio servizio. Viaggiando a 200 km/h, quindi oltre il 33% in meno rispetto alla velocità massima dei convogli dell’alta velocità, se ne impiegherebbero 25. L’ulteriore vantaggio sarebbe di ridurre la saturazione della circolazione ferroviaria, facendo fermare tutti i treni veloci della direttrice nord-sud in periferia.
Milano città stato è anche su Youtube: clicca qui per il canale con i video su Milano. Puoi iscriverti gratis: per te è un piccolo gesto, per noi ha grande importanza
Parigi: la città a cui l’attuale amministrazione dichiara di ispirarsi per governare Milano. Ma cosa accade quando le si confronta con occhio critico, fuori dagli itinerari turistici? Stefano Sgambati, nel gruppo Cantiere Urban File, ha raccontato la sua esperienza paragonando una corsa mattutina tra le strade di Milano con una a Parigi in periferia. Il confronto è impietoso.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
Una corsetta per le strade di Parigi mi ha fatto capire cosa manca a Milano
Il racconto di Sgambati è una fotografia sulla vita quotidiana nelle due città. Il confronto si concentra su diversi aspetti della vita urbana, facendo emergere profonde differenze tra le due metropoli.
Il percorso a Milano – FB – Stefano Sgambati
«Corsetta il sabato mattina di circa 12 km per Parigi. Come da mappa, l’itinerario è compreso tra Courbevoie/La Defense, Levellaois-Perret (tecnicamente due comuni attaccati al comune di Parigi) e gli inizi del XVII arrondissement di Parigi. In pratica, siamo a meno di due chilometri dall’Arco di Trionfo e dal cuore pulsante della capitale Francese, la cui area metropolitana conta ben 12 milioni di abitanti. Il comune di Parigi in senso stretto è relativamente piccolo: ha poco più di 2 milioni di abitanti e il suo perimetro è definito fondamentalmente dal “bouelvard peripherique”, una strada comunale a scorrimento veloce (velocità recentemente portata a 50 km orari con disappunto dei parigini), a forma di anello e lunga circa 35 km (per confronto, la “circonvalla” è lunga 20 km e la tangenziale 105 km)».
Il percorso a Parigi – FB – Stefano Sgambati
Così inizia il suo resoconto che così precisa: «volutamente, ho ritratto la periferia di Parigi, un mix di comuni limitrofi e città che da noi non ha un esatto equivalente, e che in ogni caso non rappresenta la parte più suntuosa e nota della capitale francese, onde evitare la trappola per cui qualcuno dica: “ah, ma quello è il centro città, vai a vedere le periferie!”. Certamente, non tutte le periferie sono come Courbevoie e Levellaois-Perret ma la media è questa e in molti casi anche più alta».
Riportate queste premesse, passiamo in rassegna gli elementi più rilevanti della sua testimonianza.
Una delle prime e più evidenti differenze che Sgambati mette in luce riguarda l’arredo urbano.
«Cosa possiamo dire dell’arredo urbano? Bello, armonioso, ben progettato, ben mantenuto. Se per Milano purtroppo vale quanto scrivevo, ovvero “bitume mal posato dove sarebbe d’obbligo la pietra, pavé e sampietrini mal posati dove sarebbe raccomandabile l’asfalto; asfalto dei marciapiedi sciolto, perforato dai cavalletti delle moto o divelto dalle radici degli alberi soffocati; pali ammassati, caduti o piegati; avvallamenti e buche; cordoli dei marciapiedi in frantumi; dissuasori di ogni forma e colore (in acciaio, alluminio o ferro; a colonna, ad arco tondo, quadrati o più facilmente deformati; a cilindro o a panettone; cilindro moderno o “alla parigina” in tre-quattro stili diversi; panettone giallo, grigio o verde); ecco, a Parigi è vero diametralmente l’opposto. Armonia, ordine, cura del dettaglio, manutenzione. Eccetera, eccetera, eccetera.»
#2 I graffiti: Milano è una città “all-you-can-write”
FB – Stefano Sgambati – Milano
Un tema molto caro a Sgambati riguarda la questione del vandalismo urbano, un fenomeno che ha preso piede a Milano in modo preoccupante negli ultimi anni. Milano è, infatti, tristemente famosa per i suoi graffiti che imbrattano edifici, monumenti e persino luoghi storici.
Ph. Stefano Sgambati – Parigi
«Come non toccare il tema drammatico dei graffiti? A Parigi, praticamente non una virgola sui muri, tranne in situazioni estremamente compartimentate. Ho voluto fotografare appositamente un muro lungo la Senna in una zona fuori Parigi. Abbiamo tutti presente i muri che costeggiano i Navigli, sia che si tratti della zona più centrale o di quella periferica. Uno squallore immenso che non ha eguali nel mondo. La questione dei writer a Milano è estrema e non risparmia monumenti e architettura di valore. Una città “all-you-can-write” dove ognuno si sente autorizzato a utilizzare le mura di edifici pubblici e privati e i mezzi pubblici come post-it su cui scarabocchiare o esprimere il proprio dissenso o le proprie idiozie, senza che ci sia nessun intervento serio da parte della politica e delle autorità.»
#3 La pulizia: le strade di Milano sono una pattumiera a cielo aperto
FB – Stefano Sgambati – Milano
«E c’è poi il tema della pulizia. Le foto parlano chiaro ed evidenziano una popolazione parigina fortemente rispettosa delle regole della convivenza civile, a differenza dei milanesi che mostano mediamente una maleducazione che rasenta l’ignoranza e la mancanza di senso civico ad ogni angolo. Defecazioni canine ovunque, carta, plastica e bottiglie buttate per terra o lasciate in giro come se strade e marciapiedi fossero una grande pattumiera a cielo aperto.»
Ph. Stefano Sgambati – Parigi
#4 La sicurezza: a Parigi niente inferiate sui palazzi e biciclette lasciate in strada la notte
Ph. Stefano Sgambati – Parigi
«Tocco per ultimo il tema della sicurezza. Basti osservare due cose di Parigi: finestre al primo piano di case anche lussuose in periferia che non hanno né inferiate né particolari sistemi di allarme, e moto anche molto costose e biciclette lasciate la notte per strada. A Milano i furti di moto avvengono anche in garage, sotto gli occhi inermi dei proprietari, e lasciare una bici legata la notte per strada, anche se si tratta di ferraglia arrugginita, equivale prima o poi a un furto certo. Si vedono inferiate anche al secondo piano o all’ultimo, perché Milano, si sa, è presa d’assalto da ladri acrobatici provienienti da tutto il mondo. Andare serenamente in giro con un prezioso al collo o al polso è praticamente impossibile, a meno che non si svolgano regolari e impegnativi corsi di autodifesa.»
# A Milano ci stiamo abituando a standard sempre più verso il basso: occorre una nuova consapevolezza a ogni livello
Il resoconto di Sgambati non è solo una critica alla sua città, maun invito alla riflessione su come Milano potrebbe migliorare. Così infatti conclude con un moto di orgoglio: «E’ un vero peccato, perché Milano potrebbe essere una bella città ma si trova in uno stato impietoso quando paragonata alle altre città europee. Non ne faccio un tema politico riferito a questa giunta ma a una situazione sociale, culturale e strutturale di appiattimento verso standard davvero bassi di decenza e decoro che si è venuta a creare negli anni. Realtà che stride completamente con la definizione di città della moda e del design, a meno che non la si sia voluta appellare così a mo’ di ossimoro.»
L’architettura milanese contemporanea è proiettata nel “futuro”, alle volte a discapito del patrimonio storico. L’ultimo caso eclatante è quello di via De Amicis 31: la pagina @Rivolta_architettonica, sezione italiana del movimento internazionale Architectural Uprising, ha denunciato l’accaduto. Scopriamo che cosa è successo.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
Il palazzo ottocentesco trasformato in uno «scatolame edilizio»: esplode la rivolta in via De Amicis
# Quello “scatolame” brutto di Via de Amicis 31: «un altro pezzo di Milano è morto»
Credits: Instagram – @rivolta_architettonica
La sezione italiana del movimento Architectural Uprising, che si batte da anni contro la continua deturpazione delle città, denuncia in modo chiaro e diretto quello che è avvenuto al civico 31 di Via de Amicis:
il vecchio palazzo ottocentesco è stato cancellato «a colpi di ruspa» per far posto a «un blocco senz’anima, un pezzo di ‘scatolame’ edilizio che non ha nulla da dire se non il suo squallido e anonimo servilismo alle logiche del profitto». Secondo Rivolta Architettonica, il nuovo edificio rappresenta una «grottesca operazione di maquillage speculativo», un tentativo maldestro di imitare il passato con una «patina di finta modernità».
La pagina denuncia, inoltre, il progressivo abbandono della tutela del patrimonio storico da parte delle istituzioni, affermando che «un altro pezzo di Milano è morto, sacrificato sull’altare dell’ignoranza e dell’arroganza di chi non sa riconoscere il valore della propria storia».
# Il dibattito sui social: indignazione e rassegnazione
Credits: Pixabay – wendy CORNIQUET
La denuncia ha scatenato un acceso dibattito sui social, dove diversi utenti hanno espresso il loro sdegno per l’ennesima demolizione di un edificio storico.
Tra i commenti più apprezzati, c’è chi si dimostra perplesso: «che strano che non sia stata salvata la facciata storica. Di solito si mantiene la facciata e si costruisce nuovo dietro. Il nuovo edificio è uno scempio. Non c’entra nulla».
Un altro milanese, invece, evidenzia la perdita di elementi caratteristici: «Senza i balconi… un vero passo indietro.», concludendo con una considerazione legittima, ma, forse, poco condivisibile: «Si stava meglio quando si stava peggio». D’altronde uno dei grandi problemi di operazioni come quelle di Via di Amicis rischia proprio di essere il generare una insofferenza generale nei confronti del nuovo, quando si tratterebbe semplicemente di farlo bene.
Alcuni utenti dei social hanno sottolineano come questa tendenza non sia esclusiva di Milano: «purtroppo anche a Vienna vige quest’orrida regola. Ho letto report su palazzi ottocenteschi i quali, se dichiarati deteriorati, vengono spianati senza troppi riguardi per far posto a moderne colate di cemento».
Qualcuno si lancia anche in una breve analisi tecnica: «perché snaturare la continuità architettonica nel nome dell’innovazione?», argomenta infatti il commentatore, «attualmente basta un banale rilievo 3D per acquisirlo… Rifare da zero il palazzo in categoria di massima efficienza e riprodurre la facciata storica sarebbe stata la scelta migliore».
Non mancano, infine, voci fuori dal coro, che forse possiamo liquidare come i classici bastian contrari, che commentano semplicemente: «meglio adesso».
# Il futuro architettonico di Milano dovrà vedere più protagonisti i cittadini
L’abbattimento del palazzo di via De Amicis è solo l’ennesimo caso di una città che, negli ultimi anni, che cerca in tutti i modi di ridefinire la propria immagine, proiettandosi nel futuro. Il problema principale non è necessariamente la costruzione di edifici moderni, City Life è l’esempio concreto di come ciò si possa fare in maniera eccellente, ma il modo in cui vengono progettati e, soprattutto, inseriti nel contesto urbano.
Il nuovo palazzo, sottolineano bene da Rivolta Architettonica non ha alcuna connessione con la storia della via e appare come una costruzione anonima, priva di qualsiasi elemento di pregio. Il rischio, denunciato dai commentatori, è che Milano perda la propria identità storica, senza acquisirne una futuristica. Manca una visione a lungo termine, soprattutto da parte di chi dovrebbe sorvegliare sul decoro urbano.
Ma, forse, esiste un’alternativa. Architectural Uprising è un movimento intelligente, che nasce dalla sorveglianza attenta di cittadini e professionisti. Se una simile iniziativa si sviluppasse direttamente a Milano, probabilmente esperienze come questa non accadrebbero più. Il problema, infatti, non è solo di chi costruisce, ma anche di chi permette che tutto questo accada.
Se noi milanesi ci voltiamo dall’altra parte, se ci limitiamo a lamentarci sui social senza agire, non rischiamo di divenire complici di questo degrado?
Milano Progetti e Cantieri - Vecchio progetto post Expo2015
C’è chi parla di un’altra occasione persa nella Milano del dopo Expo: come poteva essere il post 2015 e la differenza con il masterplan definitivo.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
Quando Milano sognava di fare MINDhattan
# Il progetto originale: un po’ Central Park, un po’ Defense parigina
Milano Progetti e Cantieri – Vecchio progetto post Expo2015
Tutti i milanesi si aspettavano un grande polmone verde circondato da grattacieli, un po’ come ritrovarsi al Central Park di Manhattan con una spruzzatina di Defense parigina. L’area di poco più di 1 milione di mq sarebbe dovuta diventare, a conclusione di Expo2015, al 50% parco, esteso poco meno del doppio rispetto al Sempione, e il resto edifici alti per ridurre il consumo di suolo. Le promesse si sono però infrante contro la necessità di rientrare nei costi sostenuti per l’acquisto dei terreni riempiendo il più possibile gli spazi: quindi niente torri iconiche e addio all’idea di una rigogliosa e scenografica area verde.
# La differenza tra le ultime suggestioni e il masterplan definitivo
Primo masterplan post Expo2015
Nelle ultime suggestioni, insieme all’Ospedale Galeazzi, Human Technpole e Campus della Statale, si potevano ancora vedere le sagome di oltre una decina tra grattacieli o torri nel nuovo polo di MIND, Milan Innovation District.
Masterplan Mind definitivo
In quello definitivo firmato da Mario Cucinella Architects (Gruppo di lavoro MCA, Land, Systematica, ARUP), la conferma che non ce sarebbe stata nemmeno l’ombra, nonostante l’ipotesi dell’arrivo del quartier generale di Intesa San Paolo, poi sfumata. Il progetto di rigenerazione dell’area un tempo occupata dai padiglioni dell’Esposizione Universale prevede una disposizione di tutti gli edifici attorno al decumano, l’asse longitudinale, con corpi bassi dal design tutto sommato banale destinati al lavoro, all’innovazione, all’abitare e alla cura.
# La “beffa” del parco lineare più lungo d’Europa, suddiviso tra giardini e aiuole
Credits: lifegate.it – 1- Parco lineare
Spariti i grattacieli, il verde che fine ha fatto? Nel progetto viene spiegato come la “natura si insinua tra le linee creando così un contrasto tra artificio e natura.”Un elemento distintivo della nuova città di MIND è infatti il Common Ground, una struttura che attraversa l’intera area per una larghezza di 10 metri, offrendo un’ampia zona pubblica con quello che viene definito il parco lineare più grande d’Europa, lungo circa 1,5 km, esteso anch’esso lungo il decumano come le costruzioni.
Altra immagine parco lineare MIND
In un gioco di numeri e incastri, lo spazio a verde rimane quello previsto in origine, circa 460.000 mq, solo che si sviluppa al livello zero degli edifici dove si trovano hall, laboratori, ristoranti, bar, meeting room e piazze, suddiviso tra giardini e aiuole. Insomma, non proprio un grande polmone verde. All’esistente vengono aggiunti 3mila alberi, 4 parchi tematici (sport, cibo e salute, orto botanico e parco attrezzato), e 4mila mq di specchi d’acqua. Milano ha forse perso l’occasione di osare, in un’area dove non c’erano i limiti, i vincoli e soprattutto il rischio di finire sotto inchiesta come successo per circa 150 progetti immobiliari in città.
Nessuno rispetto per i monumenti di Milano: è il turno dell’arco medievale del Ticinese. E a lasciare sgomenti è l’assenza di interventi da parte dell’amministrazione comunale. Siamo allo sbando: servono invece azioni decise e rapide, in vista anche dei milioni di turisti attesi per le Olimpiadi Invernali 2026.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
Lo scandalo dell’arco medievale del Ticinese: serve una mobilitazione per ripulire Milano?
# Un pezzo di storia cittadina ridotto a uno schifo
La denuncia di Urbanfile sta facendo scalpore: questo lo stato in cui è ridotto l’arco medievale del Ticinese, il varco che conduce alle Colonne di San Lorenzo di fronte all’omonima Basilica. Il lato rivolto verso questo luogo affascinante è ricoperto di tag, scritte e scarabocchi come riportato dal blog. Non solo, ci sono adesivi ogni tipo a ricoprire i pali, cestini dell’immondizia buttati alla rinfusa e vasi con piatte morte proprio sotto l’arco.
Cristiana Di Nardo – Retro Basilica di San Lorenzo
Non se la passano meglio le Colonne di San Lorenzo, anch’esse imbrattate, così come il retro del basilica verso il parco con scritte e simboli satanici. I writer fanno il bello e il cattivo tempo, mentre Palazzo Marino rimane a guardare e non fa nulla per restituire il giusto decoro a questi luoghi storici. Ma perché questa inazione?
# L’imbrattamento dell’Arco della Pace e della statua di Vittorio Emanuele
arco della pace rosa
Oltre ai writer ci sono anche i vandali o pseudo ecologisti che per far sentire la loro voce lanciano secchiate di vernice sui monumenti, purtroppo non indelebile e che richiede interventi di pulizia profondi. Tra i casi più eclatanti ricordiamo l’Arco della Pace colorato di rosa/arancio o la statua di Vittorio Emanuele II in piazza del Duomo investita di liquido giallo.
giuliana.marchesi.3 – Statua Vittorio Emanuele II imbrattata
Per il primo è passato un anno prima di poter effettuare il restauro, costato 52mila euro, dopo il sopralluogo della Soprintendenza. Per il secondo ci è voluto un po’ meno tempo a dare l’avvio ai cantieri e i costi, sostenuti da donazioni, sono stati quantificati in circa 29mila euro. Sembra impossibile intervenire in tempi rapidi? In realtà no.
# Il rapido intervento per pulire le tag sopra la Galleria Vittorio Emanuele
Credits Andrea Cherchi – Galleria imbrattata
Nell’agosto 2023 è toccato alla Galleria Vittorio Emanuele, con writer che hanno preso di mira la parte alta della facciata. Questa volta l’intervento è stato rapido: in soli due giorni, sempre dopo confronto con la Soprintendenza, è stata ripulita riportandola ai colori originari.
# Cosa si può fare per far risplendere Milano
Cleaning day dopo Expo2015
Non sono solo i monumenti e gli edifici storici della città a trovarsi in questo stato, ma migliaia di edifici sparsi in tutti i municipi. Come si potrebbe agire per ripulire in fretta la città in vista dei Giochi Olimpici che tra un anno porteranno Milano sotto i riflettori del mondo intero? Vediamo alcune soluzioni per risolvere un problema mortificante per Milano:
istituire un nucleo di pronto intervento dedicato;
far mettere a punto, da parte del governo, una legge speciale che consenta di ridurre i tempi decisionali della Soprintendenza e dare più poteri al Comune di Milano;
accantonare un fondo apposito per ripulire i monumenti, da rimpinguare con i risarcimenti ottenuti dagli imbrattatori;
stringere collaborazioni con non profite agevolare i condomini nella pulizia dei muri con sostegni economici, materiali e attrezzature;
programmare alcune giornate di mobilitazione popolare, come successo a seguito dei disordini causati dai blalck bloc nel giorno di inaugurazione di Expo2015;
È sfida aperta. Oggetto del contendere la futura linea M6, che da Roma vorrebbero realizzare con un percorso diverso da quello allo studio da parte di Palazzo Marino. In gioco ci sono le prossime elezioni comunali l’anno dopo le Olimpiadi Invernali.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
Tracciato M6: scoppia la guerra governo e comune
# In ballo ci sono le prossime elezioni comunali
Credits milanopost.info – Incontro Salvini Sala nel 2023 per fare il punto su risorse destinate al trasporto pubblico di Milano
Si avvicinano le prossime elezioni comunali, anche se in realtà sono in programma nella primavera 2027, e lo scontro tra il “rosso-verde” Beppe Sala a sinistra e la destra, al governo in Italia e all’opposizione a Palazzo Marino, inizia ad infuocarsi. Le prime schermaglie si sono avute tra Salvini e il Sindaco di Milano, con quest’ultimo che ha risposto in modo sarcastico all’impegno in prima persona del Segretario della Lega per far riprendere al centro destra la guida della città dopo 15 anni: «Spero che Salvini si impegni in prima persona nella campagna elettorale, così cresceranno le nostre possibilità di rivincere».
# Alessandro Morelli, sottosegretario alla presidenza del consiglio: «Pensare che M6 debba rimanere nel perimetro della città è un errore»
Alessandro Morelli
A buttare benzina sul fuoco ci ha pensato il sottosegretario con delega alla programmazione e al coordinamento della politica economica, Alessandro Morelli, per diversi anni capogruppo della Lega a Palazzo Marino. Nel corso di un suo intervenuto al convegno della Lega sulla mobilità e Area C, ha lanciato la sfida al primo cittadino sulla futura linea M6, che il governo vorrebbe realizzare con un tracciato completamente diverso rispetto a quanto è allo studio da parte di Palazzo Marino. Queste le sue parole: «Pensare che M6 debba rimanere nel perimetro della città è un errore. Forse il sindaco Sala si è dimenticato di essere anche sindaco della città metropolitana, ma è arrivato il momento di abbattere le mura della roccaforte Milano delimitata da Area B e iniziare a ragionare di città metropolitana in un’ottica molto più ampia che guarda da una parte a Bergamo dall’altra Genova».
Ma quali sono i due progetti al centro dello scontro?
# Le linee guida di Palazzo Marino per il tracciato: “chiusura” Circle Line e andamento ovest-est fino a Ponte Lambro
Credits metromilano – Nuova M6
Ma quali sono quindi i tracciati in sfida? Il Comune di Milano ha messo al lavoro MM e Politecnico di Milano per vagliare sei ipotesi di tracciato per servire in particolare il Vigentino, tra le alternative c’è anche la M2 prolungata da piazza Abbiategrasso in direzione est, e “chiudere la Circle Line” a ovest.
Credits Urbanfile – M6 lato ovest
L’idea sarebbe di andare da nord, zona MIND Merlata, coprire l’area di Certosa-Sempione, incrociare tutte le linee e dopo essere scesi con il tracciato alla Barona proseguire ad est con fermate tra Vigentino e Scalo Romana fino al capolinea est di Ponte Lambro, con possibile stop anche al PalaItalia nel quartiere di Santa Giulia.
# L’esecutivo rispolvera il progetto inserito nel dossier Expo2015: sbinamento M1 con interscambio nella stazione AV della Milano-Genova a Opera
Mappa M6
Il governo vuole rispolverare il tracciato inserito nel dossier per Expo2015 che prevedeva lo sbinamento della linea M1, il ramo di Bisceglie che fra qualche anno arriverà fino al Quartiere Olmi, per poi proseguire verso sud.
Il Giornale – Percorso ipotizzato nuova M6
Rispetto a quel progetto cambierebbe però qualcosa. Non ci sarebbe più l’incrocio della M1/M2 a Cadorna, ma solo della M2 a Sant’Agostino, e della gialla a Missori M3, e dovrebbe esserci quello della M4 nella stazione di Coni Zugna e non Santa Sofia. Tra le altre fermate verrebbero mantenute Tibaldi FS, a servire linea S9 e Circle Line, e Scalo Romana dove c’è il Villaggio Olimpico o in alternativa una di interscambio con la M3 a Lodi T.I.B.B., per poi proseguire lungo via Ripamonti.
A questo punto invece di concludersi allo IEO, dove fra un anno e mezzo è in programma l’arrivo del tram 24 in futuro ipotizzato fino a Noverasco, la M6 andrebbe diritta fino a Opera/Locate Triulzi. Qui l’esecutivo vorrebbe costruire una nuova stazione dell’Alta Velocità sulla linea Milano-Genova per andare dalla metro al mare in 56 minuti. Per questo motivo, oltre che per gli ingenti investimenti messi in campo per Terzo Valico, e quelli futuri per raddoppio e quadruplicamento nelle tratte tra Milano e Tortona, il governo spinge per questa soluzione. Chi avrà la meglio?
Non vogliamo essere nostalgici. Milano è proiettata verso un futuro fatto di innovazione e di responsabilità. Ma senza dimenticare ciò che in passato si faceva meglio di oggi.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
Dieci cose di Milano che erano più belle nel passato
#1 Le ringhiere
Quelle meravigliose di Mazzucotelli, in ferro battuto. Tipo Palazzo Sommaruga.
#2 Le strade lastricate
Esteticamente sono un piacere, trasmettono calore.
#3 I tombini
I tombini che erano lavorati con cura, adesso sono brutti.
#4 I lampioni
In stile liberty, tipo in via Brera: davanti alla vecchia caserma ce ne sono quattro a gas.
#5 I tram
I tram più belli di Milano sono quelli di inizio secolo.
#6 Le targhe delle strade
Le targhe scolpite. Ora sono in alluminio riverniciato.
#7 La divisa dei vigili
Cappottone nero con bottoni dorati. Ora sembrano delle guardie giurate.
#8 Gli orologi pubblici (che funzionavano)
Ora ci sono quelli verdi che vanno a caso, ognuno indica un’ora diversa, spesso sono rotti. Servono solo per reggere il cartello della pubblicità.
#9 I vespasiani
Un tempo erano belli, era quasi un onore entrarci. Ora sono delle scatole di plastica che emanano cattivo odore.
#10 Il linguaggio
Un tempo si parlava anche in dialetto con tante espressioni colorite. Ora si parla un italiano volgare, infarcito di anglicismi.
17 gennaio. L’ultimo giorno della grande nevicata di Milano è segnato da quello che viene definito il Titanic della città: crolla il Palasport di San Siro. E ora dove facciamo suonare la nuova band di culto proveniente dall’Irlanda di scena il 4 febbraio?
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
4 febbraio 1985, primo epico concerto a Milano dopo il crollo del Palasport: gli U2 al teatro Tenda (bootleg)
#17 Gennaio 1985. Crolla il Palasport
Palasport di San Siro
Era il vanto della città, situato accanto allo stadio, tra via Tesio e via Patroclo. Inaugurato nel 1976, poteva ospitare fino a 18.000 spettatori per eventi di atletica, ciclismo, concerti e per le partite di basket dell’Olimpia. Considerato un’avanguardia nell’architettura mondiale, il Palasport ha ispirato altre strutture sportive in tutto il mondo, come il “Pengrowth Saddledome” di Calgary e il “Peace and Friendship Stadium” di Atene. Ha ospitato anche concerti storici, tra cui gli unici due spettacoli dei Queen in Italia, il 14 e 15 settembre 1984. Il 17 gennaio 1985, sotto il peso di una neve record accumulatasi al centro della copertura, una parte del tetto crollò. Poche ore dopo, la “nevicata del secolo” sarebbe giunta al termine. Due settimane dopo, il Palasport avrebbe dovuto ospitare il primo concerto degli U2 in Italia. A questo punto cosa fare: annullarlo? Spostarlo in un’altra città? Macché. A Milano non si molla mai.
# Il Teatro Tenda diventa il protagonista della musica milanese
Vasco Rossi al Palatenda
Era un vero e proprio tendone da circo e venne inaugurato nel febbraio del 1983 con il nome di Teatro Tenda Lampugnano. Sebbene apparisse come un’installazione rudimentale, poteva ospitare fino a 5.300 spettatori e venne inizialmente utilizzato come palcoscenico per concerti, spesso di artisti underground o in rapida ascesa. Tra i concerti leggendari che si sono tenuti lì, spiccano quelli di Vasco Rossi durante la tournée di Bollicine, quando fu costretto a interrompere più volte lo spettacolo a causa del lancio di bottiglie e lattine di Coca-Cola sul palco. Da riferimento principe della scena underground l’improvviso crollo del Palasport lo trasformò in palscoscenico mainstream della città per almeno un triennio.
#4 febbraio 1985. Gli U2 al teatro Tenda
4 febbraio 1985. Era in programma al Palasport il primo concerto in Italia di una band già leggendaria: gli U2. L’unica opzione praticabile fu proprio il PalaTenda che così ospitò uno dei concerti più memorabili della storia del rock in Italia.
L’atmosfera così ruvida del luogo ha creato atmosfere uniche per diversi concerti, tra cui si ricordano Eric Clapton, De André, Spandau Ballet, Paul Young, i Simple Minds, Pino Daniele, Sting e Elton John. Ma tra tutti svetta proprio quello degli U2. Qui sotto il bootleg da pelle d’oca, “La prima ma non ultima volta”. Energia pazzesca.
Milano è la città d’Italia che più guarda in alto. Otto delle dieci costruzioni più alte del Paese sono nella nostra città. I grattacieli hanno trasformato lo skyline di Milano e sono diventati un vero e proprio carattere identificativo della città.
Per chi conosce la storia di Milano sa che questa non è una novità: già nel medioevo Milano spiccava per le sue costruzioni che miravano al cielo. Di più: le torrierano uno degli elementi distintivi della città.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
Le 10 antiche torri di Milano: le riportiamo all’antico splendore?
# Milano, la città delle torri
Era la città delle torri. Costruite fin dall’epoca romana erano diventate nel Medioevo il tratto che caratterizzava la città, quando costituivano il riferimento distintivo per le contrade della città.
Le prime torri di Milano furono costruite dagli antichi romani con funzioni militari, quelle inserite nelle mura romane, e con funzioni civili, come la torre dei carceres.
Il massimo splendore lo si è raggiunto nel Medioevo quando ogni contrada di Milano, in cui era diviso il centro abitato fino al XIX secolo, prese come riferimento una torre di guardia, ognuna presidiata da un’unità di cavalleria (i milites). Le torri lungo le mura medievali erano invece presidiate dalle guarnigioni della città.
Dall’epoca romana in poi si continuarono a costruire torri e, per molti aspetti, gli ultimi grattacieli proseguono questa tradizione millenaria.
Ma quali sono le torri di Milano? Dove si trovano quelle ancora in piedi? E, soprattutto, se le rilanciassimo come elemento distintivo di Milano, insieme ai moderni grattacieli?
Le 10 più importanti torri di Milano
#1 Torre romana di Porta Ticinese
La più antica torre di Milano. Edificata nel I secolo a.C. è detta anche “Torre dei Malsani” o “Torraccia”. E’ ciò che rimane della Porta Ticinese romana e si trova nel cortile di uno dei palazzi del Carrobbio. Si tratta dei resti di una delle due torri della porta che affiancavano l’ingresso. E’ stata soprannominata “Torre dei Malsani” perché, persa la sua funzione difensiva, è stata destinata a lebbrosario.
#2 Torre delle mura romane di Massimiano
La torre più celebre di Milano. Risale al III secolo d.C. quando Milano divenne capitale dell’impero e faceva un tempo parte dell’ampliamento delle mura romane voluto da Massimiano. Si trova nel cortile del Museo archeologico di corso Magenta.
#3 Torre dei carceres del circo
Altra torre del III secolo d.C. era apposta presso i cancelli delle porte da cui partivano le bighe del circo romano di Milano. I resti di questa torre sono poi diventati il campanile della chiesa di San Maurizio. Si trova anch’essa nel cortile del Museo archeologico.
#4 Torre del Comune
Originaria del XIII secolo, è stata ricostruita nel XVII secolo. Era la torre dell’orologio che scandiva gli orari ufficiali di apertura e chiusura delle attività. Si trova sopra il Palazzo dei Giureconsulti, di fronte a piazza Mercanti. Alla sua base c’è la statua di sant’Ambrogio. È anche conosciuta anche con il nome di Torre di Napo Torriani.
#5 Torre dei Meravigli
Costruita nel XIII secolo è oggi incorporata nella Casa dei Meravigli, in via Meravigli. E’ tipica per i mattoni a vista ed è stata anche utilizzata come campanile per la chiesa di San Nazaro in Pietrasanta fino ai primi anni del XX secolo quando la chiesa fu demolita.
#6 Torre dei Gorani
Faceva parte della Casa Gorani che si trovava tra via Brisa e via Gorani. Del palazzo, andato completamente distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, sopravvivono il portale barocco, qualche muro e la torre.
#7 Torre dei Morigi
Sempre del XIII secolo fa parte oggi di Palazzo Moriggia, che si trova in via Morigi angolo via Gorani. Era di riferimento per l’unità di cavalleria che presidiava la Contrada dei Morigi.
#8 Torre del Filarete
La torre principale del Castello Sforzesco fu inaugurata nel 1452 ma crollò per un’esplosione del “Bombarda” nel 1521. Fu riedificata nel 1905, seguendo fedelmente il progetto originario.
#9 Torre di Bona di Savoia
Torre del 1476 che è stata realizzata nel Castello Sforzesco sotto la reggenza di Bona di Savoia, moglie di Galeazzo Maria Sforza. Quando quest’ultimo morì assassinato, Bona di Savoia si fece costruire una torre, che prese poi il suo nome, nell’area più sicura del castello. Successivamente fu usata anche come carcere.
#10 Torre del Tesoro
Terza torre, sempre del quattrocento, è chiamata anche Torre della Castellana. Era denominata Torre del Tesoro perché, essendo tra le più inespugnabili del Castello Sforzesco, vi era custodito il tesoro del Ducato di Milano.
Altre torri più recenti degne di nota ci sono:
la Torre di Palazzo Stampa di Soncino del XVI secolo (via Soncino)
la Torre di Palazzo Clerici del XVIII secolo (via Clerici)
la Torre Branca del 1933 (Parco Sempione)
la torre Velasca
# Farle tornare l’elemento distintivo di Milano: le proposte
Credits Andrea Cherchi – Sant’Ambrogio Torre del Filarete
Le torri di Milano sono un autentico tesoro nascosto che dovrebbero tornare a elemento distintivo della città, insieme ai moderni grattacieli. Si possono pensare molte iniziative utili, oltre a un’adeguata ristrutturazione. Si potrebbe immaginare:
– un percorso dedicato da far conoscere ai turisti,
– insegne comuni con una mappa posta nelle vicinanze, – una illuminazione adeguata per renderle visibili anche di notte, – la possibilità di visitarle tutte e di godere del panorama sulla città (integrandole anche ai grattacieli, come scritto in questo progetto: “Creiamo nei grattacieli dei punti panoramici aperti al pubblico“), – una strategia di comunicazione per valorizzarle.
Milano città stato è anche su Youtube: clicca qui per il canale con i video su Milano. Puoi iscriverti gratis: per te è un piccolo gesto, per noi ha grande importanza
Ma dove la trovate una città celebre per il freddo e la nebbia dove capita di incontrare dei fenicotteri rosa?
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
7 cose che forse non sai dei fenicotteri rosa di Milano
#1 È dal 1970 che i fenicotteri abitano in via dei Cappuccini 3 (zona corso Venezia)
Foto redazione – Giardino Villa Invernizzi
Li si può vedere attraverso i cancelli di villa Invernizzi in piano centro di Milano, nel quadrilatero del silenzio. E non hanno nessuna intenzione di volare via.
#2 I fenicotteri vengono dal Sudamerica
Foto redazione – Fenicotteri Villa Invernizzi
Inizialmente erano una famiglia di dodici esemplari. Tra di loro ci sono anche esemplari che hanno più di venticinque anni: i loro genitori sono stati portati in Italia dal Cile intorno al 1970.
#3 Erano diventati troppi: una parte è stata trasferita a Lignano Sabbiadoro
Fenicotteri a Villa Invernizzi – foto di andrea cherchi (c)
Negli anni passati i fenicotteri sono diventati troppi e parte dello stormo è stato trasferito un parco zoologico nei pressi di Lignano Sabbiadoro.
#4 Sono arrivati su volontà di Romeo Invernizzi
Foto redazione – Giardino Villa Invernizzi
Il re dei formaggini Mio, scomparso nel 2004, era un’amante della natura e ha voluto dei fenicotteri rosa nel giardino della sua villa.
#5 La villa è abitata da 70 ricercatori
La famiglia Invernizzi ha donato la villa all’omonima fondazione filantropica. Oggi abitano la villa una settantina di ricercatori.
#6 E’ il cibo a renderli rosa
credits: milano da vedere
Il caratteristico colore rosa gli viene procurato da alimenti ricchi di betacarotene.
#7 Resteranno gli unici
Foto redazione – Villa Invernizzi
Il nostro Paese ha aderito alla convenzione Cites sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione che tutela gli animali esotici e per questo non è più ammessa l’importazione di questo tipo di animali.
Nell’attesa che venga realizzato un secondo passante o uno dedicata all’Alta Velocità, e che in generale si risolva in modo strutturale il sovraffollamento del nodo milanese, si potrebbe sfruttare l’esistente per far risparmiare del tempo ai treni veloci in transito in città. Vediamo perchè e come sarebbe possibile realizzarlo.
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
Facciamo transitare i treni dell’Alta Velocità nel passante ferroviario?
# Nel passante si possono aggiungere quattro treni ogni ora
Credits: wikipedia.org – Tracciato passante di Milano
Attualmente il passante è attraversato da 6 linee, tutte a cadenza semi oraria che garantiscono nel tratto centrale (da Lancetti a Porta Vittoria) un treno ogni 5 minuti circa, eppure la capacità teorica del passante è un treno ogni 3 minuti e mezzo, che significa che è possibile aggiungere 4 convogli in più a questo computo e perché non fare transitare sotto Milano alcuni treni ad alta velocità?
# Il problema della linea di cintura
Mappa servizio ferroviario regionale 2024
Oggi i treni ad alta velocità che arrivano a Milano hanno un ingresso a sud presso la stazione di Rogoredo, uno ad est nella zona di Segrate, a nord a Greco Pirelli e ad ovest a Rho Fiera. I treni poi percorrono la cintura ferroviaria per arriva a Porta Garibaldi o a Centrale si trovano sugli stessi binari dei treni che svolgono servizio regionale, per cui devono rallentare, oltre a dover percorrere un tragitto più lungo per passare da un estremo all’altro di Milano.
La soluzione ottimale è sicuramente quella di introdurre uno o più passanti ferroviari pensati per l’alta velocità ma attualmente non è nei piani della regione e del Ministero dei Trasporti per cui bisogna provare ad arrangiarsi con quello che si ha, quindi si potrebbe pensare di far transitare alcuni convogli ad alta velocità all’interno del passante ferroviario di Milano.
Oggi un treno AV che ferma a Rho Fiera, a Porta Garibaldi e a Rogoredo impiega 40 minuti a compiere l’intero tragitto, fermandosi 3 minuti a Garibaldi, un tempo che non è accettabile per un servizio ad alta velocità. Nel tratto tra Rho-Fiera e Garibaldi impiega 17 minuti, fermate escluse, mentre nel tratto Porta Garibaldi – Rogoredo 15 minuti.
Un treno ad alta velocità impiega poi 8 minuti tra la stazione Centrale e Rogoredo, mentre per gli altri percorsi è necessario fare alcune stime, siccome non ci sono convogli alta velocità che percorrono lo stesso tragitto.
Un regionale tra Forlanini e Greco Pirelli impiega 12 minuti, facendo sosta a Lambrate, possiamo ipotizzare impieghi lo stesso tempo a raggiungere Porta Garibaldi e 8 minuti a raggiungere la stazione Centrale. Mentre tra Centrale e Rho Fiera i treni regio-express impiegano circa 19 minuti.
Ricapitolando abbiamo:
Rho Fiera – Rogoredo via Porta Garibaldi: 32 minuti + sosta a Garibaldi
Rho Fiera – Forlanini via Porta Garibaldi: 29 minuti + sosta a Garibaldi
Rho Fiera – Rogoredo via Centrale: 26 minuti + sosta a Centrale
Rho Fiera – Forlanini via Centrale: 26 minuti + sosta a Centrale
# La soluzione del passante
marcolosa77 IG – Frecciarossa in Centrale
Il servizio ferroviario AV, come già detto, potrebbe servirsi di 4 treni all’ora per direzione, in particolar modo potremmo ipotizzarne due tra Rho Fiera e Forlanini e due tra Rho Fiera e Rogoredo.
In questo caso non è stato possibile stimare con precisione i tempi di percorrenza, ma un treno tra Rho Fiera e Lancetti (inizio a ovest del passante) impiega 11 minuti. Abbiamo ipotizzato che il treno fermi solo a Porta Garibaldi, dove rimanga ferma 2/3 minuti per garantire il corretto deflusso dei passeggeri.
Passante
Nel complesso possiamo aspettarci che un treno AV, seppur limitato dai forti limiti di velocità nel passante ferroviario (che scendono anche a 50km/h), possa impiegare 12 minuti, sosta compresa a completare il tratto Lancetti-Porta Vittoria e circa 2 minuti per uscire dal passante. Pertanto:
Rho Fiera – Forlanini via passante 25 minuti
Rho Fiera – Rogoredo via passante 25 minuti
Possiamo quindi notare un risparmio di tempo, principalmente sui treni che fermano a Porta Garibaldi. In generale ci sarebbe vantaggi legati principalmente al numero di treni che transitano sulla cintura ferroviaria, garantendo più spazio in questa area critica del nodo milanese.
# Sviluppi futuri: un passante dedicato all’Alta Velocità?
Altro passante
In un secondo momento si potrebbe pensare di introdurre una fermata a Dateo, sostituendoquelle di testa a Forlanini o a Rogoredo, per permettere lo scambio con M4 e quindi dare più forza al cambio tra la linea AV e l’aeroporto di Linate, impiegando sostanzialmente lo stesso tempo nei tratti indicati.
Chiaramente, la stazione di Forlanini è una sosta ideale in questo momento, ma qualora vengano completati i lavori per la stazione di Segrate e il relativo prolungamento della M4 fino alla stazione, sarà possibile rimuovere la sosta a Forlanini per spostarla direttamente a Segrate.
Questo progetto potrebbe cozzare con la Proposta di Programma Regionale Mobilità e Trasporti che prevede l’utilizzo degli ultimi slot del passante ferroviario per le linee S14 Milano Rogoredo – Magenta e S15 Milano Rogoredo – Parabiago (con ipotesi fino a Malpensa T2).
Tradizioni, leggende, usi e costumi sono elementi essenziali di ogni cultura e Paese. La maggior parte degli usi più antichi, col passare del tempo, subisce trasformazioni o viene del tutto dimenticata, mentre alcune tradizioni riescono a sopravvivere, permettendoci di mantenere così quel legame essenziale e primario con il nostro passato. Quali sono quindi le tradizioni milanesi che sono ancora rispettate tutt’oggi?
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità.Clicca per scoprire come fare
Il panettone del 3 febbraio e le altre antiche tradizioni ancora vive a Milano
# Il panettone a San Biagio
Credits: PH Conosco un posto
Il 3 febbraio si festeggia San Biagio: a Milano e in altre parti del Nord Italia è tradizione mangiare una fetta di panettone avanzato dalle feste natalizie.
L’origine di questa usanza risale a una leggenda contadina. Si narra che una donna portò un panettone da frate Desiderio per farlo benedire, ma questo, preso da molti impegni, se ne dimenticò. Una volta passato Natale, il frate trovò il panettone, lo benedisse e lo mangiò, convinto che la donna ormai non sarebbe più tornata a prenderlo. Il 3 febbraio però, la signora si presentò per riavere il panettone benedetto e allora il frate le confessò di averlo mangiato, ma una volta andato in sagrestia, con sua grande sorpresa, ne trovò uno grande il doppio rispetto a quello portato dalla donna.
Il miracolo fu attribuito a San Biagio, il santo protettore della gola, ed è per questo che la tradizione vuole che la mattina del 3 febbraio si mangi a colazione una fetta di panettone avanzato, così da proteggere tutta la famiglia dai malanni della gola. Come dice il detto: “San Biàs el benedis la gola e èl nas”.
Ma quali sono le altre antiche tradizione ancora presenti nella Milano dei giorni nostri?
# Milano la prima in Italia a fare l’Albero di Natale
credits: initalia.virgilio.it
In tutta Italia è uso comune addobbare l’albero di Natale l’8 di dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, ma non a Milano. Nel capoluogo meneghino, infatti, gli addobbi e i festeggiamenti natalizi iniziano un giorno prima, il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, proprio in onore del Santo Patrono della città.
Questa usanza è quasi una vera e propria regola, sia nelle case dei milanesi, che nelle piazze e nelle strade. Proprio la sera del 7 dicembre, infatti, il magnifico albero in Piazza Duomo si accende e, quasi contemporaneamente, ha inizio la Prima della Scala. Questi due eventi danno ufficialmente il via al periodo natalizio e con essi cominciano non solo i festeggiamenti, ma anche le corse in cerca dei regali perfetti.
Ma c’è anche un’altra tradizione che ha luogo ogni anno il 7 dicembre: la fiera degli Oh bej! Oh bej! I primi cenni storici risalgono al 1288 come festa in onore del Santo Patrono, ma le origini della festa che ancora oggi celebriamo si collocano nel 1510. La storia vede protagonista Giannetto Castiglione, il Gran Maestro dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, un ordine cavalleresco e religioso, che era stato incaricato dal Papa di recarsi a Milano per riaccendere la devozione dei cittadini. Giannetto giunse a Milano proprio il 7 dicembre e, poiché preoccupato di non venire accolto con favore dai milanesi, portò con sé un gran numero di pacchetti riempiti di dolci e giocattoli che distribuì ai bambini.
Una gran folla festante si riunì presto intorno al portatore dei doni e da allora si cominciò ad organizzare, in onore del giorno di Sant’Ambrogio, la fiera degli Oh bej! Oh bej!, il cui nome riprende l’espressione dei bambini lombardi davanti ai regali dell’inviato papale: Oh belli! Oh belli!
# Da 5 secoli la Nivola al Duomo
credits: milanopost.info
Forse non tutti sanno che all’interno del Duomo di Milano si trova una nuvola, conosciuta come la “Nivola”. Si tratta di una struttura composta da un grande cesto di metallo dorato, del peso di circa 8 quintali, avvolto da un rivestimento di tela e decorato da pitture raffiguranti angeli e cherubini.
Da circa 500 anni, la Nivola è usata come ascensore per consentire all’Archivescovo di portare a terra il Santo Chiodo della Croce di Cristo, una delle reliquie più importanti della cristianità, custodito nella cattedrale, in una teca a circa 40 metri di altezza dal suolo. Secondo la leggenda, Sant’Ambrogio vedendo in una bottega un fabbro che non riusciva a piegare un chiodo, intuì di essere di fronte a qualcosa di straordinario e che doveva trattarsi di uno dei chiodi della croce di Gesù.
La tradizione vuole che ogni anno, il 14 settembre, il Chiodo venga portato a terra per poter essere ammirato dai fedeli e portato in processione, per poi essere riportato nella sua sede al termine della festività. Il movimento della Nivola avveniva un tempo tramite uno speciale meccanismo attribuito a Leonardo, mentre oggi viene azionato da un congegno elettrico che funziona semplicemente premendo un pulsante.
# Il Carnevale milanese: l’unico al mondo che finisce in Quaresima
credits: fanpage.it
Abbiamo aperto con San Biagio, concludiamo con il Carnevale che quest’anno inizia il 16 febbraio ma come ogni anno a Milano durerà qualche giorno in più rispetto al resto de mondo. A Milano, infatti, e in tutte le altre zone d’Italia che seguono il rito Ambrosiano, il Carnevale rispetta dei tempi diversi da quello di rito Romano: non finisce il martedì ma si prolunga fino a sabato. Quindi a Milano si festeggia il Carnevale quando il resto del mondo è già in Quaresima.
Le tradizioni legate al Carnevale hanno origini antichissime, che risalgono addirittura agli antichi greci e latini. La parola deriva dal latino carnem levare, ossia togliere la carne, e segna il periodo precedente alla Quaresima, in cui si osserva il digiuno dalla carne.
La leggenda popolare vuole che il Vescovo Ambrogio partì per un pellegrinaggio, dicendo che sarebbe tornato per Carnevale, Martedì Grasso, ma ritardò. La città scelse però di aspettarlo, prolungando il Carnevale e posticipando l’inizio della Quaresima.