La Responsabilità

La responsabilità è collegata strettamente alla libertà. Il tema di questo video è come mai la responsabilità è così fondamentale, fondamento sia per l'azione sociale che per l'azione individuale. Lo vediamo in questi cinque punti

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Trascrizione integrale del video del 22 luglio del Direttore Andrea Zoppolato “Le notizie del giorno per una nuova Milano. Video di Filosofia Politica. RESPONSABILITÀ: PERCHÉ È COSÌ FONDAMENTALE”

“Ventidue luglio notizie per una nuova milano. Come avevo annunciato ieri quello di oggi è un video un po’ speciale nel senso che sono quelle che potrei definire piccoli incontri di filosofia politica. In realtà questo è il secondo, trovate qui il link al primo video chiamato “Lezione di autonomia”.

Come sapete abbiamo un obiettivo di rinnovamento politico attraverso Milano città stato e questo rinnovamento parte da una visione sia del cittadino che una visione che intendiamo chiarire con questo tipo di video. Quindi dopo aver parlato autonomia, un altro dei valori e dei principi fondamentali per la nostra riforma è quello della responsabilità.
La responsabilità è collegata strettamente alla libertà. Il tema di questo video è come mai la responsabilità è così fondamentale, fondamento sia per l’azione sociale che per l’azione individuale. Lo vediamo in questi cinque punti.”

Leggi anche: Lezione di autonomia

#1 Legge della causalità

“Il primo presupposto è di tipo filosofico: il mondo è governato da una legge fisica che è la così detta legge della causalità, cioè non esiste effetto senza causa, non esiste causa che non produca un effetto. Quello che Husserl definiva sostanzialmente la concatenazione fra “noumenon” e “phenomenon”. Il “noumenon” è il mondo delle cause. Per fare un esempio molto semplice, il noumenon è il seme una volta che viene messo nella terra, il “phenomenon” è il mondo degli effetti visibili, quelli che si possono vedere con i sensi. Quindi, riprendendo il seme, una volta che viene messo nella terra, dal seme si genera l’albero che è visibile: dall’albero non si vede più il seme, non esiste più quel seme lì, però il seme è la causa dell’effetto visibile. Secondo Husserl un limite di tutte le scienze contemporanee è quello che studiano il mondo dei “phenomenon”, spesso però dimenticando il mondo delle cause che risiedono nell’invisibile.”

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#2 Responsabilità <=>  Libertà

Il tema della causalità è strettamente collegato al tema della responsabilità. Come è facile intuire dalla stessa parola, responsabilità significa rispondere a qualcosa, cioè significa banalmente rispondere delle proprie azioni. Il concetto di responsabilità significa accettare le conseguenze delle proprie azioni. Il tema vero è, e su cui ci si può domandare dal punto di vista filosofico, rispondere delle proprie azioni: ma in base a che cosa? E questo apre il discorso sulla libertà. Come detto, responsabilità e libertà sono due concetti strettamente collegati, cioè la responsabilità presuppone una situazione di libertà. Se io non fossi libero di compiere nessun’azione non potrei assumermi la responsabilità della mia “non azione”, cioè tanto più io sono libero, quindi tanto più è vasta e ampia la gamma di azioni che posso porre in essere secondo la mia volontà, tanto più a quel punto posso essere chiamato a rispondere alle azioni che pongo in essere.

Quindi il concetto è libertà e responsabilità e questo determina un impatto sociale e un impatto individuale. L’impatto sociale è questo: il tema della libertà e della responsabilità è che, come detto, tanto più uno è libero tanto più poi può rispondere o meglio deve rispondere delle sue azioni perché responsabilità significa rispondere a degli effetti che si pone in essere. In un mondo invece in cui ci sono solo obblighi o divieti, a prescindere quindi prima ancora che si possa mettere in atto determinate azioni, si limita l’individuo a livello di libertà  e quindi lo si limita a livello di responsabilità, perché a quel punto la persona non risponde, in un sistema dominato da divieti e obblighi, non risponde più alle azioni che ha posto in essere, ma risponde al fatto di essere stato conforme o non conforme al rispetto di quella norma.

Tra l’altro, spesso si parla di responsabilità in termini negativi cioè rispondere dei danni che si provocano, che sicuramente questo è un po’ il principio del diritto ma nel principio dell’economia responsabilità è anche in termini positivi, cioè responsabilità significa godere degli effetti positivi delle proprie azioni. Quindi il principio liberale dice: tanto più uno produce azioni benefiche tanto più dovrebbe guadagnarci, tanto più produce delle azioni negative per gli altri tanto più dovrebbe perderci e dovrebbe compensare i danni che provoca.”

#3 Società: Libertà/Responsabilità, se cura, non prevenzione

“Quindi a livello sociale tra l’altro qual è la conseguenza di questo tema? Innanzitutto la differenza tra gli Stati liberali e quelli non liberali è che i primi, gli stati liberali, prevedono proprio che chi compie un’azione risponda degli effetti, come dire chi rompe paga i cocci sono suoi. “Chi rompe paga” significa che se tu compi qualcosa e gli effetti sono negativi devi rimborsare tu, pagare, compensare, pagare tu il karma in senso filosofico, “i cocci sono tuoi” è come dire che però c’è anche una componente di guadagno, cioè è giusto anche che tu possa guadagnare del fatto di quello che hai prodotto, se c’è qualcosa di positivo.

Lo Stato illiberale è uno Stato in cui tendenzialmente le persone non sono libere di poter rispondere delle proprie azioni. E di norma cosa succede? Che c’è una dissociazione fra chi fa compiere determinate azioni e chi paga le conseguenze di queste azioni. Cioè se c’è un danno nello Stato illiberale, il danno viene pagato da una persona diversa da chi l’ha provocato. Ad esempio, il danno provocato dal seguire e attenersi a una norma: se io mi attengo a una norma prevista e creo un danno a qualcun altro, se ho seguito quella norma o quell’imposizione, quel divieto, un altro può averne pagato gli effetti. Il classico esempio è di un divieto che ti impedisce di godere di una determinata cosa: io che ho imposto il divieto non ne rispondo minimamente, a te che ti impongo quel divieto e che magari in nome di quel divieto tu non puoi godere di qualcosa di positivo, tu ne paghi gli effetti, quindi tu rispondi di un’azione determinata da qualcun altro.

Idem anche per l’effetto positivo, di solito uno Stato illiberale è uno stato in cui spesso la persona che guadagna gode i frutti prodotti da qualcun altro. Ogni paese soprattutto nelle democrazie attuali non sono totalmente liberali e non sono totalmente illiberali, c’è una diversa proporzione. Probabilmente il nostro Paese, in questo momento anche per una struttura centralistica e burocratica, tendenzialmente nelle moderne democrazie, si pone sicuramente tra gli stati meno liberali, anche perché è uno Stato che ha creato un impianto giuridico che è l’opposto di quello che aveva sperato e aveva auspicato Zanardelli, grande liberale di inizio Novecento. Secondo Zanardelli il tema era questo: tanto più un impianto giuridico è sbilanciato sulla prevenzione del crimine o di danni e di effetti negativi rispetto che alla cura, cioè intervenire dopo che questi effetti sono stati provocati, tanto più è sbilanciato sulla prevenzione tanto più riduce la libertà e la responsabilità dei cittadini. Quindi il detto “meglio prevenire che curare”, dal punto di vista giuridico Zanardelli e tutti i liberali sostengono l’opposto: “meglio curare che prevenire”, perché la differenza è che se, estremizzando, impostiamo tutto sulla prevenzione, cioè sull’impedire che chiunque possa compiere un’azione considerata legalmente negativa, si impedisce a tutti di compiere quella azione, qualunque azione. Quindi a quel punto si riduce la libertà e si riduce la responsabilità, cioè il fatto di rispondere a una norma lo esime dal dover pagarne le conseguenze che è il principio del nazismo e di tutti i totalitarismi, quando in difesa di azioni totalmente malefiche, si diceva “io ho obbedito a una norma”, cioè io ho risposto al dovere della legge di seguire quell’imposizione o di seguire quel divieto. Altro è invece un impianto fatto per curare: curare significa intervenire sugli effetti positivi o negativi, cioè lasciare il più possibile le persone libere e a quel punto le persone devono essere giudicate sull’impatto, sugli effetti prodotti dagli altri: se sono positivi dovrebbero guadagnarci, se negativi dovrebbero risponderne loro in prima persona. Non essendoci un divieto alla fonte sono loro che ne rispondono direttamente.”

4. Autonomia: Responsabilità <=>  Reciprocità/Funzionalità

A livello sociale il principio dovrebbe essere: se si vuole impostare una società sulla responsabilità e sulla libertà, si deve riportare l’attenzione sul dare la possibilità alle persone di agire e intervenire solo qualora ci siano effetti negativi. Qui ritorniamo a quello che avevo detto nel video dell’autonomia: si torna all’idea di cittadino che abbiamo in mente. In una struttura burocratica centralistica basata sul controllo, basata sulla repressione invece che sulla cura, cioè su divieti e obblighi, si considera il cittadino come innanzitutto un suddito, cioè qualcuno che deve subire passivamente le regole imposte dall’altro. C’è qualcuno che è molto meno intelligente e capace del cosiddetto monarca illuminato che decide anche per lui e non ne risponde, perché i danni che provocano vanno sul cittadino. Quindi il cittadino si prende responsabilità altrui, quindi diventa sostanzialmente irresponsabile delle sue azioni in un sistema irresponsabile. Sostanzialmente quindi è un cittadino passivo che deve obbedire alle norme e tendenzialmente giudicato come, se fosse libero, un soggetto tendenzialmente portato ad agire il male per sé e per gli altri, quindi sostanzialmente quello che si dice in gergo “incapace di intendere e di volere”. Quindi meglio evitare alla fonte che possa essere libero in modo da evitare che questa libertà lui la possa utilizzare per creare dei danni. 

Il pensiero invece dell’autonomia, e il pensiero liberale in generale, non pensa che i cittadini siano tutti illuminati però semplicemente dice che lasciando liberi i cittadini si ha innanzitutto la presunzione che il cittadino è portato a cercare di produrre qualcosa di positivo per sé e per gli altri. Dopodiché se, e solo se, produce effetti negativi per gli altri allora lì deve intervenire la legge o l’autorità per fare in modo che lui paghi, risponda. E questa è la responsabilità: delle azioni che ha prodotto. Quindi queste sono le due visioni del mondo: l’autonomia è sicuramente questa seconda visione del mondo che si basa tra l’altro sull’idea che l’essere umano è, come definiva Bernard Shaw, “una forza della natura”. Ci sono due idee di essere umano: c’è l’idea dell’essere umano che risponde alla sua razionalità e quindi è totalmente centralizzato dal punto di vista della sua razionalità, quindi la razionalità dovrebbe controllare tutto l’organismo, questo è il presupposto a livello sociale dello stato centralista. Mentre invece intenderlo come forza della natura significa intendere che l’essere umano oltre la razionalità è mosso da un’intelligenza che si può chiamare natura, si può chiamare in tanti modi, che è quella che governa l’intero organismo. E’ quella che in ogni cellula, svincolata dalla razionalità, produce comunque un benessere per sé e per l’intero organismo. In questo senso è una forza della natura, nel senso che è appartiene a questo mondo della natura.

E, quindi, qual è il principio dell’autonomia dal punto di vista della responsabilità? Il principio dell’autonomia è quello che si potrebbe definire innanzitutto la libertà. Cioè autonomia significa poter consentire a un territorio di poter essere libero di poter rispondere delle sue azioni. In un modello centralista, se l’autorità centrale dispone di tutti i poteri, gestisce le risorse a livello territoriale, il territorio non ha alcuna responsabilità di quello che viene fatto. Dall’altro lato se invece avesse massima autonomia può risponderne. Però il principio, o meglio i due principi guida della collaborazione in un sistema di autonomie è quello che tra l’altro si vede anche in Europa. L’autonomia sostanzialmente funziona se ci sono due caratteristiche: la reciprocità e la funzionalità. La reciprocità significa che sostanzialmente perché possa esserci una evoluzione armonica di un insieme, occorre che le diverse parti contribuiscano, cioè che non ci sia sempre una parte che riceve e l’altra che dà, che è il problema ad esempio dello stato italiano, tra le regioni. Ma è quello che ci viene detto anche in Europa: si dà e si riceve, ad esempio in questo momento abbiamo, ricevuto però è ovvio che non può diventare una condizione strutturale, perché se no si perde il principio guida di una federazione o di una Unione Europea. La funzionalità significa invece che tanto più i territori sono autonomi, quindi sviluppano le loro eccellenze e loro diversità, tanto più possono collaborare proprio perché essendo diversi possono essere funzione uno dell’altro.

# Individuo: Azione → Evoluzione

Arrivando a livello individuale perché così fondamentale la responsabilità? Qua si torna al discorso del rispondere a che cosa? Cioè il discorso di rispondere anzitutto dal punto di vista ontologico. Husserl direbbe che la vera responsabilità individuale è quella del rispondere alla forza della natura: se noi siamo forza della natura, è nella nostra capacità di rispondere a questa intelligenza che governa il nostro essere e che fa parte sostanzialmente della natura. Però, fuor di metafora, perché è così importante la responsabilità? Qua ritorniamo al concetto che ho detto all’inizio, che la responsabilità s’innesta nel principio base del mondo, quello tra causa ed effetto. Perché è così importante la responsabilità? Perchè significa rispondere adeguatamente alle cause ma non solo. Causa-effetto significa questo: c’è un vecchio detto che dice che “noi abbiamo l’obbligo di mietere, ma abbiamo libertà in ciò che seminiamo”, cioè noi possiamo scegliere il tipo di seme da impiantare nel terreno, ma una volta inserito non possiamo scegliere che cosa noi ricaviamo da quel terreno. E quindi che cosa significa in termini di responsabilità: significa che sulla base di questo non possiamo agire sugli effetti delle cause, come Husserl direbbe che è il limite delle scienze contemporanee, ma scoprendo dagli effetti se sono effetti che non ci soddisfano, allora possiamo agire sulle cause, sul cambiare i semi per agire in termini migliorativi di quello che accadrà. In sostanza il principio è che ogni essere umano alla fine incide a livello storico attraverso le sue azioni. Il principio della responsabilità che può essere applicato solo se è libero è quel principio per cui attraverso l’analisi degli effetti delle sue azioni l’essere umano può intervenire per decidere se continuare con le azioni, in quel caso proseguendo con la causa degli effetti, oppure intervenire per modificare le azioni che hanno determinato l’effetto che uno non vuole più avere.

Quindi, la responsabilità è così importante perché solo se si ha una società che misura gli effetti e non li predefinisce sulla base di norme, consente che le persone siano libere e solo persone libere possono essere autenticamente responsabili, che è il principio base per l’evoluzione individuale e della società. Per finire con le parole Saint-Exupéry, “cosa è la caratteristica dell’essere umano? Essere responsabile. Se non sei responsabile non sei un essere umano.” Tra l’altro sì è detto, se sei libero devi essere responsabile, ma anche l’opposto, come abbiamo visto: la responsabilità ti dà la possibilità di controllare e lavorare sulle cause e quindi solo chi è responsabile può essere libero.

ANDREA ZOPPOLATO

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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.