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Le 5 fermate più belle di metro e passante di Milano

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Tre Torri - Ph. cosimo_iorio IG

Forse non siamo al livello di Stoccolma, Mosca e Napoli, dove la metropolitana rappresenta una vera e propria opera d’arte, ma anche a Milano ci sono fermate che riescono a emergere dall’anonimato urbano. La nostra selezione delle 5 più belle.

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Le 5 fermate più belle di metro e passante di Milano

#5 Il passante di Porta Venezia: la più futuristica

La stazione di Porta Venezia è la più imponente e futuristica di tutto il tracciato urbano del passante, sembra di essere all’interno di un’astronave in un film di fantascienza.

Leggi anche: Sul PASSANTE di Milano si viaggia GRATIS?

#4 Garibaldi M5: sul set di Metropolis

La Stazione di Porta Garibaldi M5, che incrocia la stazione omonima di AV e treni regionali e la linea M2, rispetto alle stazioni standard presenta spazi e soffitti più ampi e un’architettura moderna con piloni obliqui che “affondano” nei pavimenti. Scorsi che ricordano il film Metropolis e un design fuori dal coro della media delle fermate di Milano.

#3 Porta Venezia M1: la fermata arcobaleno

Credits: milanoevents.it – Stazione Porta Venezia M1

Nata come una scenografia temporanea in occasione del Gay Pride del 2018, è stata trasformata in permanente con i colori della liberazione omosessuale simbolo del quartiere di riferimento della comunità LGBT di Milano. 

Leggi anche: la mappa dei locali LGBT di Milano

#2 Amendola M1: bene tutelato dalla Soprintendenza

La stazione di Amendola-Fiera, con il primo logo della metropolitana, le grafiche originali con lo stile Noorda e la pavimentazione Pirelli è quelle che più di tutte richiama il classico design di tutta la linea. In più nella fermata Amendola sulla M1 venne costruito un ampio mezzanino con copertura trasparente per consentire il deflusso delle folle di visitatori diretti alla fiera. Per questo motivo, la stazione di Amendola ha ottenuto, insieme con la stazione di Caiazzo, la qualifica di bene architettonico tutelato dalla Soprintendenza, in quanto esempio di architettura e design moderno.

#1 Tre Torri M5: la fermata glam

La stazioni di Tre Torri M5 è forse la più appariscente. Si trova al centro del nuovo quartiere di Citylife, sponsorizzata da Allianz e Generali che ne hanno curato l’allestimento. Sui pannelli delle pareti sono stati applicate delle illustrazioni che rendono la stazione piena di colori e di fatto una opera d’arte continua.

Tre Torri - Ph. cosimo_iorio IG
Tre Torri – Ph. cosimo_iorio IG

Continua la lettura con: Le 10 PIÙ BELLE METROPOLITANE d’Europa a confronto con quella di Milano

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La storia del Bottonuto, il quartiere malfamato nel centro di Milano

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Credits: pinterest - Bottonuto

Per molti era solo un luogo malfamato, sporco e dedito alla prostituzione, per altri invece era un quartiere dove convivevano le classi sociali più diverse, dal semplice artigiano al nobile, dall’operaio al proprietario di bottega. Ripercorriamo le vicende del Bottonuto, il quartiere con le case chiuse di Milano.

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La storia del Bottonuto, il quartiere malfamato nel centro di Milano

# Perchè si chiamava Bottonuto?

Credits: milanoneltempo.it – Slargo Bottonuto

Prendeva il nome dall’opera idraulica di convogliamento delle acque del Seveso “butin-ucum”, un’opera talmente importante da venire ricordata per secoli come aumatium. Il Bottonuto era una pusterla aperta nelle mura romane, con i vicoli delle Quaglie e del Cantoncello rimasti a segnare l’andamento delle mura. Prima ancora, sempre in questo quartiere, si trovava il porto fluviale di Mediolanum, che era il primo della città, dove le imbarcazioni potevano attraccare in prossimità di Via Larga. Probabilmente il butinucum venne costruito quando questo laghetto-porto venne prosciugato.

Credits: milanoneltempo.it – Mappa Bottunuto

Il Bottonuto era situato subito a sud di Piazza del Duomo in corrispondenza dell’attuale Piazza Diaz ed era compreso nel perimetro disegnato dalle attuali vie Cappellari, Rastrelli, Larga, Velasca, Corso di Porta Romana, Piazza Missori, Via Mazzini.

# La cattiva fama del luogo secondo gli scrittori dell’epoca

Credits: manoxmano.it – Bottonuto anni ’30

Il quartiere non godeva certo di buona fama, anzi tutt’altro. Ecco come lo descriveva Paolo Valera nel 1922 nel suo libro “Milano Sconosciuta Rinnovata”, dove dedica un capitolo alla prostituzione di basso livello dando del quartiere e delle sue vie una descrizione decisamente negativa :  “Bisogna turarsi il naso. E’ un ambiente di case malfamate. Vi si vende di tutto. E’ una fogna, una pozzanghera. In certi momenti il vicolo delle Quaglie e un pisciatoio. Sovente c’è una ressa di soldati che lascia intendere che vi siano nascoste moltitudini di vergini. Le finestre sono sporche, diffuse su muri più sporchi di loro (…) Il sudiciume traspira dalle muraglie. Tutto è abominevole. La gente che vi vive è fradicia come le vecchie abitazioni del luogo. La demolizione sarebbe un salvagente. E’ una zona pestilenziale. Tutti fanno pancia, direttamente o indirettamente sulla prostituzione”.

# La demolizione del Bottunuto negli anni ’30 del novecento

Credits: manoxmano – Foto demolizione Bottonuto

Già alla fine dell’Ottocento, nonostante la vicinanza con Piazza del Duomo, il quartiere era degradato e la presenza di numerose case di tolleranza accentuava questa condizione. Il Comune di Milano quindi sia per porre fine al degrado, ma soprattutto per avere una zona ampia per realizzare edilizia di lusso e uffici, decise di espropriare l’intera area e sottoscrivere una convenzione per la costruzione di un nuovo quartiere. Dagli anni ’30 del 900 è iniziata l’opera di demolizione. Purtroppo anche la Pusterla del Bottonuto, una delle porte minori poste sul tracciato medievale delle mura di Milano, fu demolita insieme a tutto il quartiere di cui oggi rimangono solo testimonianze fotografiche.

Credits: wikipedia.org – Ponticello dei poveri e Pusterla del Bottonuto

Continua la lettura con: I soprannomi dei quartieri di Milano

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Le 7 parole universali che sono uguali in tutte le lingue

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credit: qualbuonvento.com

Quali sono le parole grazie alle quali verrete capiti in tutto il mondo senza neppure utilizzare il dizionario (o Google Traduttore)?

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Le 7 parole universali che sono uguali in tutte le lingue

A volte capita di riuscire a tradurre frasi in lingue che non si conoscono grazie alle assonanze, ovvero parole che suonano simili ad altre e per questo vengono tradotte con facilità. Nonostante le somiglianze possono essere molte, le parole che non hanno bisogno di traduzione sono veramente poche. Ecco la classifica delle 7 parole considerate “universali” perché capite, anche senza dizionario (o Google Traduttore), in ogni parte del globo.

#1 PIGIAMA

Il sostantivo più comodo del mondo è originario dell’India, infatti in hindi con la parola “pajama” si intendevano dei pantaloni molto larghi legati intorno alla vita. Dopo la colonizzazione gli inglesi importarono il capo e di conseguenza anche il termine che lo designava. Oggi la versione inglese pajamas è quella più conosciuta, ma in quasi tutte le lingue del mondo i capi notturni hanno nomi simili: dall’arabo bijama all’ungherese pizsama, passando anche per lingue come il basco e l’irlandese in cui si usa pajama.

#2 CAFFE’

Mi scusi, potrei avere un caffè?” è probabilmente una tra le frasi più ripetute dagli italiani e potete stare tranquilli perché a quanto pare, verrete capiti in tanti altri paesi senza troppi sforzi di traduzione. Quasi tutte le lingue del mondo hanno preso in prestito la parola turca kahve e hanno sviluppato tre suoni differenti, ma indubbiamente simili: kofikahvekava. Dopo aver preso in prestito il termine turco, nessuna lingua se ne è allontanata troppo: le lingue romanze hanno cambiato la V in F – come il nostro caffè – mentre altre hanno sostituito la A con la O – come per esempio l’inglese coffee – ma piccole modifiche a parte, sono tutte comprensibili senza bisogno di alcun dizionario.

#3 OK

credit: 21secolo.news

Se in Italia tra le parole più diffuse c’è caffè, nel mondo svetta sul podio il termine ok, breve ma efficace. Nasce infatti intorno al 1830 come abbreviazione statunitense e nonostante non se ne conosca con esattezza l’origine, ha riscontrato un enorme successo. Utilizzata per dire che “va tutto bene” in quasi tutti i paesi del mondo, dietro la sua fortunata diffusione ci sono diverse teorie, ad esempio si dice che il motivo di questo successo sia proprio la sua semplicità: i suoni “oh”, “k” e “ay” esistono nella maggior parte delle lingue, e questo la renderebbe facilmente riproducibile

#4 MAMMA

Credits: millemamme.org

La formazione della parola “mamma” sembrerebbe seguire lo stesso schema in molti paesi. I bambini quando balbettano, sperimentando il linguaggio, arrivano facilmente ai suoni mmm e ah. Unendo questi due semplici suoni i bambini si dirigono alla persona che si prende cura di loro, formando parole molto simili: mamma, mami, eomma.

#5 HUH? oppure EH?

credit: facciabuco.com

Queste due varianti sembrano essere il suono universale con il quale si indica l’incomprensione, il dubbio. Quando non capiamo ciò che qualcuno ha appena detto diciamo semplicemente: “eh?”. Uno studio interlinguistico condotto dai ricercatori Mark Dingemanse, Francisco Torreira e Nick Enfield, del Max Planck Institute for Psycholinguistics di Nijmegen (Paesi Bassi) ha dimostrato che il motivo di questa universalità è data dalla funzione del suono nelle conversazioni: deve essere facilmente inserita in una conversazione senza interrompere troppo chi parla, e pare che questi siano i suoni che meglio si adattano a questa funzione.

#6 CHITARRA

credit: iltemporitrovato.org

Sembra assurdo eppure è così: la parola chitarra trova moltissime ricorrenze in lingue diverse. Eppure questi termini hanno origini piuttosto dislocate geograficamente. Infatti lo strumento moderno deriva dalla chitarra latina, di origine medievale, mentre ad esempio la guitarra spagnola avrebbe origini arabe (gitara) e greche (kithara). Infine il suono tar, che accomuna il finale di questi termini, sembrerebbe apparire per la prima volta in persiano e sanscrito, indicando vari strumenti come ad esempio il sitar. La parola si è poi diffusa nel mondo e si è evoluta in modi diversi, ma mantenendo risultati piuttosto simili.

#7 HAHA

credit: casertaweb.com

“Che rumore fa la felicità?” direbbero i Negrita, e la risposta a quanto pare è solo una al mondo: haha. Nonostante il suono venga rappresentato graficamente in modi differenti il suo significato è comprensibile in ogni continente e Paese, ad esempio in spagnolo l’H viene sostituita dalla J per formare jaja. In Tailandia il numero 5 si pronuncia “ha” e proprio per questo per trascrivere le risate con la tastiera si usa digitare “55555!”.

Se siete amanti del caffè, adorate stare in pigiama e comunicate spesso con la vostra risata, allora potete dichiararvi ufficialmente “cittadini del mondo” visto che in ogni parte del globo voi decidiate di andare non avrete certamente problemi per farvi comprendere.

Continua la lettura con: Le parole in milanese che fanno più ridere

ROSITA GIULIANO

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Le 7 metropolitane d’Italia: curiosità e record

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Credits: @il_mirco74 IG

In Italia sono 7 le città dove è presente un servizio di trasporto pubblico con linee metropolitane. Scopriamo le caratteristiche principali e più curiose di ognuna di loro.

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 Le 7 metropolitane d’Italia: curiosità e record

#1 Milano: la REGINA

Il sistema di metropolitane milanesi detiene numerosi primati: è il più esteso del Paese con 112 km di lunghezza, ha il maggior numero di fermate con 134 (+2 in costruzione), ha il maggior numero di linee (5), e detiene anche il record di persone trasportate annualmente con 420 milioni, con una media di 1 milione e 150mila passeggeri giornalieri. In Unione Europea è la quinta rete per estensione chilometrica. 

#2 Brescia: la città più PICCOLA ad avere una metro

Brescia è stata l’ultima città ad aprire, nel 2013, la sua prima e al momento unica linea metropolitana. Si tratta di un metropolitana leggera basata sul sistema della lilla milanese lunga 13,7 km che attraversa la città. Con 200.000 abitanti Brescia è la città italiana meno popolosa ad avere una linea metropolitana.

#3 Torino: l’unica su GOMMA

La prima e unica metropolitana installata in Italia a essere caratterizzata dalla guida automatica con mezzi VAL 208 è stata realizzata nel capoluogo piemontese in occasione dell’Olimpiadi Invernali del 2006. Il sistema utilizzato, identico a quello presenta a Lilla, Tolosa e Rennes, è su gomma invece che su rotaie ferroviarie ed il primo al mondo in configurazione 52 metri. La linea 1 di 15,1 km è in prolungamento, mentre è stato approvato il progetto per la realizzazione di una seconda linea.

#4 Genova: la più CORTA 

La metropolitana collega il centro storico e la parte trafficata e commerciale della città con il quartiere di Rivarolo ed è costituita da 8 fermate per 7 km, che ne fa il sistema di trasporto metropolitana più corto del Paese. Le prime stazioni hanno aperto nel 1990, le ultime nel 2012.

#5 Roma: la più ANTICA

Composta da tre linee, la terza ancora non completa, il sistema di metropolitane della capitale è seconda solo a Milano per estensione con 59,4 km e 73 stazioni (+3 in costruzione per la linea C). La Metro B detiene il record di prima metropolitana inaugurata in Italia nel 1955, nove anni prima della linea M1 di Milano del 1964. Tra la realizzazione di ogni linea sono passati circa 25 anni. Nel 2018 nella nuova fermata della Metro C San Giovanni è stata realizzata la prima archeo-stazione sul modello di quella Louvre-Rivoli a Parigi.

#6 Napoli: la più PROFONDA

Il capoluogo partenopeo si compone di due linee, la linea 1 di tipo pesante e la linea 6 una metropolitana leggera sotterranea, per una lunghezza complessiva di 34,5 km per 30 stazioni (+9 in costruzione). La stazione Toledo della Linea 1, conosciuta anche come metro dell’arte e votata come la più bella d’Europa, è la più profonda del Paese a 45 metri e 5 piani di profondità. Tutta la linea è stata progettata da Metropolitane Milanesi e alla sua completa apertura sarà la prima metropolitana circolare italiana.

Leggi anche: Le fermate della METRO più PROFONDE a Milano e nel mondo

#7 Catania: la prima e unica su UN’ISOLA

Inaugurata il 27 giugno 1999 ed in servizio dall’11 luglio 1999, la metropolitana di Catania è la prima della Sicilia, la prima in un’isola italiana e, quando saranno ultimati i lavori di estensione, sarà la seconda nel Paese a collegare l’aeroporto cittadino dopo Milano con la linea M4. Il sistema ha una sola linea lunga 8,8 km per 11 fermate.

Continua la lettura con: Le fermate della metro più profonde a Milano e all’estero

FABIO MARCOMIN

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I marziani sono nati a Milano!

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Schiaparelli e i canali artificiali su Marte
Schiaparelli e i canali artificiali su Marte

Milano, 1877. Giovanni Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio astronomico di Brera, fa una scoperta sensazionale.

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I marziani sono nati a Milano!

# Da Milano esplode la marziano-mania

Attraverso il potente periscopio costruito dal tedesco Georg Merz, Schiaparelli vede sulla superficie di Marte dei canali artificiali. Il direttore ne è certo: questa è la prova dell’esistenza di forme di vita sul pianeta rosso.

I canali di Marte: mappa

La scoperta fa scalpore in tutto il mondo e da quel momento i marziani diventano gli extraterrestri più celebri dell’universo, scatenando una gara di avvistamenti e di storie fantastiche. Si credette all’esistenza dei marziani per quasi un secolo fino a quando le sonde Mariner nel 1965 e nel 1971 mapparono con le loro foto tutta la superficie del pianeta escludendo la presenza di canali artificiali e, in generale, la presenza di qualunque forme vivente.

Il telescopio di Brera

Il telescopio del celebre avvistamento è ancora funzionante e si trova all’ultimo piano del Museo Astronomico di Brera.

Continua la lettura con: Gli UFO a Milano

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Il Castello di pietra di Viale Monza

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castello di pietra
Castello di Pietra

C’è chi lo trova bellissimo e chi bruttissimo. Scendete alla fermata della metro rossa Pasteur. Usciti, continuate su Viale Monza per 150 metri e raggiungete il civico 46. Vi troverete ai piedi di un castello di pietra di stile medievale e neoromanico, passato alla storia con il nome di Ca’ de Sass, da non confondere con la famosa Ca’ De Sass del pieno centro città in Via Monte di Pietà. Nonostante la presenza dell’imponente torre merlata, è difficile da notare per chi ci passa davanti frettolosamente perché chiuso ai lati da palazzi moderni.

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Il Castello di pietra di Viale Monza

# La storia: in origine era un castello di campagna

Perchè costruire un castello in Viale Monza? Quando il castello venne costruito nel 1910 dal ragioniere Primo Gilberti (1880- 1939), uomo di cultura e personaggio eccentrico, l’attuale zona Turro non era ancora compresa nella città di Milano, ma era aperta campagna con poche abitazioni, cascine, botteghe e qualche trattoria. Un posto perfetto dove sfoggiare il proprio potere, derivato anche dalla carica di sindaco di Greco, e dare sfogo alla propria creatività.

 

Nel 1910 fu costruito il castello seguendo l’ispirazione delle dimore medievali.

# La struttura

castello di pietra
Credits: Urbanfile

Costruito su quattro piani più il rialzato ed una torretta a due piani, il castello ha una facciata in pietra grigia costellata da finestre a tutto sesto e bifore nel lato della torre. L’ingresso, anch’esso ad arco a tutto sesto, possiede due paracarri in ferro battuto che rappresentano due draghetti ai lati del portone, mentre uno stupendo cancello separa la strada dal cortile interno che un tempo era munito di un giardino più grande, dotato di bellissimi platani storici e un filare di aceri.

A lato del cortile si trova ancora oggi un garage, che in origine era la rimessa per le carrozze, decorato con mascheroni scolpiti del XVI secolo e pezzi residui della collezione di Gilberti come i due busti sotto il portico.

Unica pecca del palazzo: l’utilizzo delle tapparelle per le finestre della facciata. Una scelta poco elegante, ma legata alla moda dei primi anni del 900.

# La proprietà

Quando il palazzo fu costruito, Gilberti decise di tener per sè l’ultimo piano con la torre, dove allestì la sua biblioteca. Il resto del palazzo lo mise in affitto. Nel corso del tempo l’edificio passò agli eredi fin quando i singoli appartamenti non vennero venduti ai privati.

Continua la lettura: Il significato nascosto della TORRE ARCOBALENO del cavalcavia di via Farini

LETIZIA DEHÒ

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Se a Milano ci fosse la stessa rete metropolitana di Londra si potrebbero raggiungere queste località

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Mappa metro Grande Milano

Tra le motivazioni che spingono a non realizzare metropolitane per lunghe distanze a Milano, e in generale in Italia, si dice che la soluzione migliore sia il treno. Prendendo però l’esempio di Londra, si può vedere come le metropolitane si spingano molto oltre le nostre. Se si facesse lo stesso a Milano, fin dove la metro potrebbe arrivare?

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Se a Milano ci fosse la stessa rete metropolitana di Londra si potrebbero raggiungere queste località

# La Città Metropolitana di Milano è grande come Londra: perchè non può avere una rete metropolitana ugualmente estesa?

Confronto Londra-Città Metropolitana di Milano

Se si considerano i confini della città metropolitana, Milano è grande come Londra: perchè non può avere una rete metropolitana di uguali dimensioni? Ne abbiamo parlato in questo articolo di come l‘estensione amministrativa della Città Metropolitana di Milano sia di fatto fatto identica alla superficie di Londra: in realtà appena più grande, 1.575,65 mq contro 1.572,15 mq. I trasporti veloci su rotaia non sono però capillari nella stessa misura, nonostante nella capitale britannica rimangano po’ scoperte le zone a sud del Tamigi.

# Una rete di 402 km e 11 linee, a cui si aggiungono la DLR, London Overground e l’Elizabeth Line 

Maps Trasporti Londra

La rete metropolitana di Londra, conosciuta come Tube o London Underground, si estende per 402 km, 11 linee con 272 servite, anche in altre regioni della Gran Bretagna. A queste si aggiungono altre reti e linee che, sebbene non ufficialmente metropolitane, sono integrate nel sistema come se lo fossero, per cadenza dei treni, interscambio con le altre linee e tariffe;

  • la DLR (in azzurro chiaro sulla mappa ndr), un servizio metropolitano leggero operante nella zona dei London Docklands, situata nell’est londinese, ma con diramazioni verso nord e sud, ovest per servire il distretto finanziario della City of London, e ad est per il London City Airport. In totale 5 linee, 45 stazioni e 38 km;
  • la London Overground, un servizio ferroviario urbano di superficie realizzato unendo alcuni collegamenti ferroviari già esistenti che raggiunge anche altre regioni della Gran Bretagna. In totale dispone di 6 linee;
  • la Elizabeth Line, l’ultima arrivata, che collega trasversalmente i comuni esterni ad est e ovest passando per il centro. Si estende per 136 km e conta 41 stazioni, con il suo nucleo nel passante ferroviario di 21 km nel centro della città, il Crossrail, servendo anche l’area metropolitana. Come le ferrovie suburbane milanesi condivide i binari con altri servizi ferroviari nelle tratte esterne.

# Dove si potrebbe arrivare sovrapponendo la rete di Londra su Milano?

Mappa trasporti Londra sovrapposta a Milano

Contando su tutti i quattro servizi metropolitani di Londra, a Milano si potrebbero raggiungere con la metro queste località:

  • l’Aeroporto di Malpensa e Legnano a nord ovest, Caronno Pertusulla, Seregno e Cesano Maderno a nord, Merate in provincia di Lecco a nord ovest;
  • a sud Binasco, Pavia, San Giuliano Milanese;
  • a est Vaprio d’Adda, Pozzuolo Martesana, Settala e Paullo;
  • a ovest Abbiategrasso, Magenta e persino Novara;

Leggi anche: M2 Metro Express: le tre nuove fermate per estendere la verde fino a Bergamo

# Aggiungendo i chilometri di rete in eccedenza si potrebbe arrivare a Varese, Como, Lecco e Bergamo

Mappa metro Grande Milano

Se invece si aggiungessero solo i chilometri di rete della London Underground, quindi altri 290 rispetto a quella milanese, si potrebbe arrivare a :

  • a Varese con la M1 estesa di 42 km da Rho Fiera, ad Abbiategrasso con 20 nuovi km da Bisceglie;
  • a Bergamo prolungando la M2 di circa 32 km, con diramazione allo scalo di Orio al Serio o in alternativa a sud fino a Binasco, a Vimercate di altri 12 km;
  • a Como prolungando la M3 a nord di 34 km, a Paullo a est di 15 km;
  • ad Agrate Brianza la M4 di 11 km, a Motta Visconti con altri 20 km di linea;
  • a Lecco estendendo la M5 da Bignami, per un totale di 50 km, compresi i 13 del prolungamento già previsto fino al Polo Istituzionale di Monza, altri 20 km per arrivare a Magenta da San Siro Stadio;
  • si potrebbe infine realizzare una vera circle line all’interno dei confini comunali di circa 40 km.

Continua la lettura con: Se Milano avesse i confini di Londra: che paesi e città ne farebbero parte?

FABIO MARCOMIN

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Musk lancia i robotaxi, una soluzione per la mobilità milanese?

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Immaginate una Milano senza traffico caotico e incidenti. Con i Robotaxi di Elon Musk, questo sogno potrebbe diventare realtà.

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Musk lancia i robotaxi, una soluzione per la mobilità milanese?

Il Cybercab, il nuovo taxi senza conducente firmato Tesla, potrebbe rivoluzionare il trasporto pubblico già dal 2025. Questo veicolo autonomo trasporterà i passeggeri in sicurezza e con efficienza. Ma quanto è realistico pensare a una Milano con questa tecnologia? E quali potrebbero essere i rischi e le opportunità?

# Cybercab: il futuro del trasporto urbano?

Presentato durante l’evento “We, Robot”, il Cybercab è una vettura senza volante né pedali, capace di trasportare i passeggeri autonomamente. Progettato per essere sicuro, economico e sostenibile, Musk promette che questa tecnologia potrebbe rendere le strade più sicure, riducendo drasticamente gli incidenti grazie a un’intelligenza artificiale che analizza dati raccolti da oltre un milione di veicoli Tesla. Inoltre, il costo di un singolo Cybercab, stimato intorno ai 25.000 dollari, potrebbe rendere questo sistema di trasporto accessibile anche a chi oggi non si può permettere un’auto privata.

I passeggeri potranno chiamare i Robotaxi tramite un’app, e per i possessori di veicoli Tesla ci sarà la possibilità di trasformare la propria auto in un taxi autonomo per generare entrate extra. Un’idea che sfrutta al massimo il potenziale inutilizzato delle automobili, utilizzate mediamente solo per il 5-10% del tempo settimanale.

# Quali vantaggi per Milano?

In una città come Milano, dove traffico e inquinamento sono sfide quotidiane, i Robotaxi potrebbero introdurre un cambiamento radicale. La guida autonoma promette di eliminare gli errori umani, principale causa di incidenti, rendendo le strade più sicure. Inoltre, grazie alla capacità di ottimizzare i flussi di traffico, questi veicoli potrebbero ridurre gli ingorghi, specialmente nelle ore di punta, e rendere gli spostamenti più fluidi ed efficienti.

La diminuzione delle auto private, incentivata dalla comodità e dall’accessibilità dei Robotaxi, libererebbe spazio prezioso nelle strade e nei parcheggi. Questi spazi potrebbero essere riqualificati per creare piste ciclabili, aree pedonali o nuovi spazi verdi, migliorando la vivibilità e il paesaggio urbano. Un tale cambiamento non riguarderebbe solo la mobilità, ma anche il modo in cui la città viene percepita e vissuta dai suoi abitanti.

Dal punto di vista ambientale, una flotta di Robotaxi elettrici ridurrebbe significativamente le emissioni di CO₂, migliorando la qualità dell’aria e la salute pubblica. Questa soluzione sarebbe in perfetta sintonia con gli obiettivi di sostenibilità di Milano, che ambisce a diventare una città più verde e a misura d’uomo, affrontando i problemi cronici che oggi ne limitano il potenziale.

# Le sfide da affrontare

Nonostante i vantaggi promessi, la transizione a una mobilità dominata dai Robotaxi presenta sfide significative. Prima fra tutte, l’impatto sul lavoro. A Milano, migliaia di persone dipendono dal settore dei taxi per il loro sostentamento. Come reagiranno i tassisti a questa rivoluzione? E quali politiche potrebbero essere messe in atto per gestire la transizione e garantire alternative occupazionali?

Inoltre, rimane il tema dell’auto privata. Per molte persone, possedere un’auto non è solo una necessità, ma un segno di libertà e indipendenza. È realistico pensare che i milanesi rinuncino alle proprie vetture per affidarsi completamente ai Robotaxi? O, comunque, a vetture sicure ed efficienti ma inguidabili?

Anche dal punto di vista tecnico e normativo, ci sono ostacoli significativi. La tecnologia di guida autonoma deve ancora dimostrare di essere completamente affidabile, specialmente in contesti urbani complessi come Milano.

# I tunnel urbani di Musk offrono una soluzione?

Un altro elemento che potrebbe rivoluzionare la mobilità milanese sono i tunnel sotterranei di The Boring Company, l’azienda di Musk specializzata in infrastrutture innovative. Questi tunnel, progettati per ospitare veicoli autonomi come i Cybercab, potrebbero affiancare il sistema di trasporto taxi tradizionale, offrendo una soluzione complementare per ridurre il traffico di superficie. I tassisti potrebbero trovare nuove opportunità operando in sinergia con questa rete, ad esempio gestendo tratte che integrano i percorsi sotterranei con il trasporto locale in superficie.

Immaginate un tunnel che collega il centro di Milano con zone come San Siro, Porta Romana o i Navigli, alleggerendo la pressione del traffico su arterie stradali già congestionate. Oppure una rete che permette di raggiungere rapidamente Monza, Bergamo o Pavia, riducendo le code sulle autostrade. In uno scenario del genere, i taxi tradizionali potrebbero riorganizzarsi per offrire servizi più personalizzati e capillari, adattandosi alla nuova mobilità che integra tecnologia e tradizione.

La realizzazione di questi tunnel non escluderebbe quindi i taxi tradizionali, ma potrebbe ridefinirne il ruolo, trasformandoli in partner fondamentali per garantire una mobilità davvero efficiente e su misura per ogni esigenza dei cittadini.

# E i taxi volanti?

L’idea dei droni-taxi porterebbe questa innovazione un passo avanti. In una città come Milano, caratterizzata da strade strette e zone difficilmente raggiungibili, i droni-taxi potrebbero diventare una soluzione preziosa, offrendo un servizio rapido ed efficiente, soprattutto per persone con difficoltà motorie o esigenze particolari. Immaginate un drone che collega i Navigli a Porta Romana in pochi minuti, bypassando il traffico.

Forse non vedremo mai i taxi volanti nel cielo di Milano, ma i droni potrebbero comunque trasformare radicalmente la mobilità urbana, soprattutto nel trasporto di merci leggere. Modelli avanzati come quelli di DJI, capaci di sollevare fino a 30 kg, stanno già rivoluzionando le consegne rapide, portando libri, medicine o pacchi urgenti direttamente a domicilio in tempi record. Questa tecnologia potrebbe alleviare il traffico su strada, creando una rete parallela per la logistica cittadina e riducendo la congestione nelle ore di punta.

Una conferma di questo potenziale arriva dal Veneto, dove, già nel 2025, verrà avviato il trasporto merci via drone a idrogeno, con un accordo che prevede l’utilizzo di droni per consegne rapide, comprese quelle di medicinali, tra aeroporti e strutture sanitarie. Questo progetto pilota dimostra come i droni possano non solo migliorare la logistica urbana, ma anche supportare le emergenze sanitarie, con impatti positivi sulla sostenibilità e sull’intermodalità dei trasporti.

A Milano, la tecnologia dei droni di trasporto potrebbe integrarsi perfettamente con i Robotaxi, creando un sistema multimodale che ridisegnerebbe completamente la mobilità urbana. Mentre i Robotaxi dominano le strade, i droni potrebbero garantire connessioni verticali, rendendo Milano una città più fluida e accessibile.

Continua la lettura con: I robot di Musk a Milano? Le 5 attività che potrebbero svolgere

MATTEO RESPINTI

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Nuovo codice della strada: cosa succede se superi di 10 chilometri il limite di velocità

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Mani sul volante, occhi al tachimetro. 

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Continua con: I costruttori calcolano i guadagni generati dal «Salva Milano»

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Se Milano fosse la capitale, così sarebbe la nuova Italia

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milan capital of italy

“Sai qual è il segno della fine di Roma?”, ci dice Filippo. “E’ la dicitura ‘Roma Capitale’. Roma Capitale è la dimostrazione del senso di inferiorità dei romani. Non capiscono che Roma è molto più grande dell’essere capitale d’Italia. Pensano di farle onore invece la umiliano. ‘Roma capitale’ è la fine, come se Milano si definisse ‘capoluogo della Lombardia’. I milanesi non lo accetterebbero mai, perché a Milano c’è ancora dignità.”
Nonostante le sue parole possano mostrare il contrario, Filippo è un innamorato di Roma. E da innamorato soffre a vedere il suo declino incessante. Dopo la sua osservazione abbiamo provato a immaginare cosa succederebbe all’Italia se Milano diventasse la capitale.

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Se Milano fosse la capitale, così sarebbe la nuova Italia

#1 Un Parlamento trasparente

L’ex sede de Il Sole 24 Ore in via Monterosa

A Roma ogni istituzione è dentro a palazzi che sottolineano il distacco dalla gente comune. Luoghi spesso oscuri, dove si consumano trame oscure e segrete, qualcosa che sembra più “cosa loro” che strumenti di servizio per il popolo sovrano. Milano ha tutta un’altra mentalità. E’ città più orizzontale, dove tutto è parte della comunità. La sede del Parlamento sarebbe tutta trasparente, così i cittadini possono vedere che stanno lavorando. Tipo l’ex sede de Il Sole 24 ore in via Monte Rosa. Ci sarebbe una via pedonale che ci passa in mezzo. Colori chiari, finestre con vista molto lontana, sulle montagne, per dare visione e orizzonti, non come ora che è chiuso come una topaia.
Non solo. Sarebbe ecososotenibile e superecologico, in pratica l’opposto di quello che è a Roma.

#2 Tutti gli edifici nella stessa zona: al di fuori della città

Palazzi del governo a Brasilia

Invece di fare come a Roma che le istituzioni paralizzano la circolazione, verrebbe costruito tutto fuori dalla città, magari nella zona a est tra Idroscalo e l’Adda, vicina all’aeroporto. Si creerebbe un nuovo centro per la città, finalizzato agli incontri tra politici e cittadini, senza intralciare la città. Così la BreBeMi servirebbe a qualcosa.

Leggi anche: Milano Est, la nuova Milano

#3 Rilancio economico del Paese

Taxi volanti Milano

Tutte nuove costruzioni, un nuovo centro moderno e innovativo darebbe nuova linfa al mercato immobiliare, senza inventarsi palazzi inutili che restano disabitati nel centro della città. Istituzioni più vicine al motore economico del Paese le renderebbero più funzionali all’economia del Paese, non come ora che sono distanti anni luce.

#4 Milanesi sceriffi degli interessi dell’Italia

Tex Willer, born in Milan

Altro che romani che ospitano, magnano, onorevole se segga qua, ce sarebbe ‘na mia parente. I milanesi sarebbero spietati: che ci fa questo a mangiare ancora alle due del pomeriggio? Sarebbero le migliori sentinelle su chi ci governa per conto di tutti gli italiani. 

#5 Abolizione del CNEL

Riunione di lavoro al CNEL

La sede è a Roma. A Milano non c’è una sede adatta. Abolito. 

#6 Modello di Stato alla milanese

Scale mobili a Milano

Lo Stato odierno è impregnato di romanità fin nel midollo. Quella è la mentalità, quella è la struttura organizzativa anche perché lo Stato vive e si alimenta nell’ambiente romano. Con lo spostamento a Milano tutto cambierebbe: l’efficienza innata nel capoluogo meneghino rivoluzionerebbe la mentalità dei funzionari. E l’assetto dell’intero Stato che sarebbe più vicino ai cittadini.  

#7 Saremmo più centrali in Europa

Per poter essere più in contatto con i poteri che contano davvero.

#8 Migliore rappresentanza dei territori

Milano è molto più rispettosa delle diverse comunità. E’ l’unica città realmente cosmopolita d’Italia, con tutte persone che vengono da ogni parte d’Italia e d’Europa. 

#9 Maggiore prestigio internazionale

Si verrebbe in una capitale che ha un’immagine migliore, più moderna ed europea. I turisti avrebbero una migliore immagine dell’Italia e tutti gli italiani all’estero ne avrebbero un vantaggio.

#10 No confusione con il Vaticano

Basta ambiguità. Finalmente l’Italia avrebbe una capitale tutta sua. Roma sarebbe la città del Papa, che è così comunque, anche perché il Vaticano a livello mondiale è molto più importante dell’Italia. 

Continua la lettura con: Le 10 attrazioni più visionarie di Milano per impressionare tutto il mondo

MILANO CITTA’ STATO

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Le 10 attrazioni più visionarie di Milano per impressionare tutto il mondo

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zipcar.com

Expo aveva messo Milano al centro del mondo, una posizione in cui Milano si trova molto bene: è lì che deve stare. Se Roma è capitale d’Italia, Milano è una capitale del mondo. Della moda, del design, della lirica, del calcio. Beh, non esageriamo.
Abbiamo pensato a dieci nuove iniziative in grado di fare emergere ancora di più Milano come Mecca del turismo e dell’innovazione mondiale.

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Le 10 attrazioni più visionarie di Milano per impressionare tutto il mondo

#1 Skatepark di livello mondiale

Gli skater stanno sfidando gli spacciatori davanti alla Centrale. Perchè non si potrebbe costruire proprio in piazza Duca D’Aosta uno skatepark di livello mondiale, il paradiso degli skater? Così si risolverebbe il problema del degrado della stazione e si darebbe un’immagine di dinamismo pazzesco a chi arriva in treno a Milano.

#2 Writer district

Come insegna Banksy siamo entrati nell’epoca dell’urban art. Forse è arrivato il momento che Milano, per prima al mondo, dedicasse un intero quartiere ai writer, dove anche gli incapaci potrebbero trovare spazio come inno allo spirito libero. Una volta all’anno il quartiere ospiterebbe un Fuorisalone dei writer, rendendo permanenti le opere migliori. Sia chiaro, al di fuori del quartiere chi imbratta lo si prende a bastonate.

#3 Rendere permanenti le migliori opere del Fuorisalone

Come molti sanno il dito di Cattelan doveva essere un’opera temporanea. Successivamente è diventato un’attrazione permanente, celebre nel mondo. Milano può usare uno dei più formidabili talent scout della creatività mondiale: il Fuorisalone.

VIA-TORTONA
VIA-TORTONA

Dovrebbe diventare un imperativo categorico rendere permanenti le migliori opere rappresentate per il Fuorisalone. Opere come il palazzo con la cerniera o l’Aqua di Balich alla Conca dell’Incoronata sarebbero dovute rimanere in città per sempre.

conca del naviglio
conca del naviglio

#4 PistaExpo da sci

Era un progetto in ballo poi misteriosamente tramontato. Invece rilanciamo: dopo il successo della pista da sci in Porta Nuova, si potrebbe costruire in area Expo un palazzetto con all’interno delle piste da sci, modello Dubai. Unica alternativa ammessa: una seconda montagnetta, alta minimo il doppio del Monte Stella, come tra l’altro prevedeva il progetto originale della montagnetta.

#5 Termovalorizzatore in centro

Ha fatto scalpore in tutto il mondo un termovalorizzatore costruito nel centro di Copenaghen che ha sul tetto una pista da sci. Milano non può essere da meno, anche per lanciare al Paese il messaggio che i rifiuti vanno gestiti e utilizzati per produrre energia. Si potrebbe costruire un termovalorizzatore in pieno centro, ad esempio dove una volta c’era l’Expo Gate, in cui creare energia bruciando rifiuti. Sarebbe un atto di profondo valore simbolico che dimostrerebbe due cose: 1. Che i termovalorizzatori emettono zero inquinamento (anzi, potrebbe perfino fungere da depuratore dell’aria) 2. Che non è vero quello che molti in periferia dicono che chi abita l’area C, quando si tratta di fare cose per la città, parla bene ma razzola male (filosofia del “not in my garden”).

termovalorizzatore copenaghen
termovalorizzatore copenaghen

#6 Il parco urbano più grande del mondo

Non ci stancheremo mai di promuovere la realizzazione di un grande parco orbitale nella cintura verde attorno a Milano
Milano avrebbe così il parco urbano più grande del mondo. Basta collegare tra loro i parchi e giardini esistenti. Semplice.

#7 Il grattacielo più alto del mondo

Milano punta in alto, sempre più in alto. Non ci basta vincere in Italia. Com’è che non abbiamo ancora il grattacielo più alto del mondo? Con in cima la Madonnina. Ovvio.

Kingdom_tower, Dubai

#8 Collegamenti diretti con le città del mondo

Una delle cose in cui Milano appare più provinciale è il tabellone dei treni alla Stazione Centrale. In tutte le stazioni d’Europa compaiono destinazioni di Paesi lontani, mentre da Milano al massimo si arriva a Zurigo. Così si potrebbe evitare di dover andare a Rogoredo per trovare un treno per Mosca (in attesa, almeno, che si rimetta sui binari).

Anche da Malpensa mancano numerosi voli diretti con posti essenziali per Milano. Occorre invece una strategia di ampio respiro per portare Milano a livello dei più importanti hub del mondo.

#9 Metro-TAV fino a Genova

Va bene arrivare in metro a Monza, ma vuoi mettere arrivare con la metropolitana al mare? Da Porta Genova a Genova Porto. Sembra un progetto assurdo ma in Cina di opere così le fanno all’ordine del giorno. E i soldi chi ce li mette? Facile, a cinquanta chilometri da Milano c’è la nazione più ricca del mondo, dove i soldi gli escono dalle orecchie e che non starebbe nella pelle a finanziare una direttissima Lugano-Milano-Genova. Almeno si può provare, no?

prossima fermata: Genova
prossima fermata: Genova

#10 Milano città stato

Come Hong Kong, Singapore o Madrid. Milano si dovrebbe dotare di un’autonomia legislativa e fiscale simile ai principali hub internazionali, in modo così da fungere da gate d’ingresso nel Paese per imprese e lavoratori più inseriti nella competizione internazionale. Ma sarebbe anche l’occasione per qualcosa di più ambizioso: fare da capofila per una rivoluzione politica, che partendo dalle più grandi città del mondo proponga un nuovo modello di organizzazione, alternativo ai grandi stati nazionali, centrato sul cittadino.

Continua la lettura con: Il passante in alta velocità di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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La MeLA: la “metro fantasma” di Milano

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Credits: ilportaledeitreni.it MeLA

12 luglio 1999: viene inaugurata MeLA, la Metropolatina Leggera Automatica. Qualcuno ne ha mai sentito parlare? Nonostante sia in funzione da 25 anni, quasi nessuno la conosce. Ecco allora la sua storia, il suo percorso e perché è così sconosciuta.

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La MeLA: la “metro fantasma” di Milano

# Un unico binario e un unico treno che fa avanti e indietro con un “biglietto speciale”

Credits: ilportaledeitreni.it
MeLA

Realizzata con la tecnologia della società Poma Italia, oggi Agudio, la Metropolitana Leggera Automantica collega la stazione della M2 Cascina Gobba all’Ospedale San Raffaele. È formata da un unico binario e un unico treno che circola avanti e indietro tra la stazione di Milano Est e l’ospedale. Il convoglio è costituito da una o tre vetture ed è rigorosamente controllato a distanza: non c’è nessun personale a bordo e la velocità massima a cui può andare è impostata sui 35 km/h.

Il servizio offerto da MeLA è gestito da ATM. Per prendere la metropolitana è necessario un biglietto speciale: i classici abbonamenti ATM o quelli integrati non sono validi, e il costo del biglietto è di 1,30€. La particolarità di questo biglietto è che può essere utilizzato nell’arco della giornata, non ha un limite orario, o meglio può durare 24 ore, ma consente di fare solo due viaggi (andata e ritorno).

# Chi fa ombra alla MeLA: il più famoso collegamento tra Cascina Gobba e San Raffaele

Credits: tplitalia.it
MeLA

La metro passa ogni 6/15 minuti, dipende dagli orari: in quelli di punta fa infatti più corse. Dal lunedì al sabato la prima corsa della MeLA milanese è da Cascina Gobba alle 6:40, mentre l’ultima partenza dal San Raffaele è alle 20. La domenica e festivi la mattina non passa e parte da Cascina Gobba alle 13, l’ultima corsa dall’ospedale resta invece alle 20.

Appurato che questa metropolitana leggera può essere un ottimo servizio da e per il San Raffaele per chi proviene dalla zona est di Milano, come mai quasi nessun milanese la conosce? Il collegamento più famoso per l’Ospedale San Raffaele è l’autobus 925 che percorre la tratta Redecesio (Segrate)-Cascina Gobba e tra le 16 fermate ci sono Via Olgettina (esattamente davanti all’ingresso dell’Ospedale) e Ospedale San Raffaele. Perché è l’autobus è il più conosciuto? Se si cerca su googlemaps ad esempio come andare da Cascina Gobba al San Raffaele con i mezzi, questo non dà neanche l’opzione di prendere la MeLA, ma propone solo il 925.

Continua la lettura con: METRO ROSA: come immaginare il LATO NORD

BEATRICE BARAZZETTI

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Il mini-attico spettacolo di appena 11 mq

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Credits: living.corriere.it mini attico Gent

A prima vista pare una piccola casetta da giardino di un colore rosso intenso messa su un balconcino in piena città. In realtà è un mini-attico di 11mq che amplia gli spazi di una casa. Una cosa è certa, l’architettura non passa inosservata ed è il risultato straordinario di un progetto ordinario.

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Il mini-attico spettacolo di appena 11 mq

# Un mini attico su un balconcino: il risultato dell’ampliamento della Hofstraat House

Credits: living.corriere.it
mini attico Gent

Il mini-attico di 11mq è stato progettato dallo studio locale Dierendonckblancke e si trova su un terrazzino di Gent, in Belgio. Allo studio architettonico era stato chiesto di aumentare lo spazio della palazzina e nell’ampliamento è stato compreso anche questo mini-attico.

La casa dell’attico, la Hofstraat House, è un edificio neo-rococò all’interno del quale si sviluppa un unico appartamento di 100 mq. La coppia proprietaria voleva aumentare gli spazi, così chiese al Dierendonckblancke Architects di progettare altri 60 mq. Partendo quindi da una semplice richiesta, allo studio è venuta l’idea di realizzare un attico piccolo ma accogliente, con tanto di terrazzino circostante.

Credits: living.corriere.it
mini attico Gent

Il risultato è uno spettacolo: all’esterno è un padiglione geometrico, elementare, dalle piccole dimensioni ma che può ambire ad essere un “mini attico”.

# L’attico rosso che spicca nella neutralità di Gent

Credits: living.corriere.it
mini attico Gent

L’interno e la rivestitura esterna sono stati realizzati con pannelli in legno CLT (Cross-laminated timber), lasciati al naturale per le pareti interne e pitturata di rosso la parte esterna. Lo studio progettista ha scelto appositamente il rosso per rivestire il mini-attico, in modo tale da farlo spiccare nella neutralità delle case di Gent. Dalla strada non è così immediato individuare una scatola rossa su un balconcino della città, ma se si guarda Gent dall’alto, o comunque da un terrazzo, il mini attico della Hofstraat House è una delle prime cose che si scorge.

Credits: living.corriere.it
mini attico Gent

Gli 11 mq sono occupati da una zona relax, adibita ad area lettura per il professore universitario che abita nella palazzina. L’idea iniziale era quella infatti di trovare uno spazio ai tanti libri dell’uomo, si è poi trasformato in un progetto più grande creando uno spazio che, all’occorrenza, diventa camera per gli ospiti. Alla fine l’ampliamento è stato di 60 mq, quindi, oltre ai poco più di 10 mq che spiccano fuori dalla palazzina come mini attico, ai piani inferiori ci sono una camera da letto e un bagno.

Continua la lettura con: Vivresti in un ATTICO a 300 metri SOTTOTERRA? L’incredibile progetto del GRATTACIELO CAPOVOLTO

BEATRICE BARAZZETTI

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Sapevate che la caramella Golia è nata a Milano?

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Credit: caramelleonline.com

Alzi la mano chi di noi non ha mai mangiato una caramella? Posso immaginare una sala piena di braccia abbassate.

La verità è che la caramella in generale è una sorta di alimento che tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo provato. Sono lontani i tempi quando eravamo bambini e i
nonni ci regalavano sempre le stesse caramelle (dure e altamente balsamiche), poi negli anni grazie al consumismo, al benessere, alla concorrenza del mercato, abbiamo visto spuntare caramelle dai gusti più disparati, dai colori più sgargianti e prodotte da diverse aziende.
Eppure ce n’è una che resiste negli anni e ancora oggi è un must dell’industria delle caramelle e soprattutto è nata a Milano: La Golia.

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Sapevate che la caramella Golia è nata a Milano?

# La storia della caramella

Credit: liking.it

Molti pensano che la storia della caramella sia una cosa molto recente, ma tanti ignorano che in realtà la sua storia risale al XI secolo d.C. in piena guerra delle crociate.

La leggenda narra che alcuni cavalieri a ritorno dalla Terra Santa si siano portati dietro delle barrette fatte con lo zucchero di canna che chiamavano canna mellis.

Un’altra leggenda sostiene che la prima caramella sia stata prodotta in India nel IV secolo a.C. dove veniva fatto bollire il succo dello zucchero di canna in acqua, poi lasciato a solidificare e venduto a pezzetti.

Verità o leggenda, bisogna aspettare l’ottocento e la rivoluzione industriale per parlare di caramelle, in parte, come le conosciamo e intendiamo noi.

È in queste anni che si vedono per la prima volta delle caramelle avvolte in incarti colorati, ma bisogna aspettare la fine della seconda guerra mondiale affinché tale prodotto diventi diffuso e di uso quotidiano.

# Le caramelle oggi

Credit: 1zoom.me

Oggi il settore della caramella è in continua evoluzione. I dati statistici parlano di una grande diffusione tra gli adulti e i bambini, segnalando una preferenza su prodotti morbidi (toffee) e di ridotte dimensioni.

Negli ultimi anni si è assistito a una crescita delle caramelle con vitamine naturali, prodotti bio e destinati al benessere della bocca. Insomma un prodotto
ormai diffusissimo e alla portata di tutti che ha scatenato una “guerra” silenziosa tra i produttori e le aziende proprietarie.

Si è assistito alla nascita e alla sviluppo di diversi marchi, jingle, cambi di gusto, di sapore, tutto in nome dell’evoluzione.

Eppure, come ho detto prima, c’è una caramella che è rimasta sempre uguale e che nonostante il passare degli anni non ha mai conosciuto crisi o cali di vendite ed è la Golia che, tra le altre cose, è nata nella nostra città.

# La Golia nasce a Milano

Credit: caramelleonline.com

Siamo all’inizio del secolo scorso, quando un imprenditore dolciario acquista una piccola villetta in via Vallazze 12 e decide di fondare e di iniziare la sua attività producendo una caramella balsamica.
Gli inizi non furono facili, il mercato era abbastanza saturo di prodotti simili che già da tempo si facevano concorrenza, per cui bisognava inventare qualcosa di nuovo e l’imprenditore ebbe l’intuizione di usare la liquirizia.

Un’idea che venne particolarmente criticata e osteggiata dai collaboratori e familiari di Caremoli che non volle sentire ragioni e proseguì nel suo progetto e nella sua idea.

Durante un soggiorno a Roma in compagnia di un caro amico, anche lui produttore
dolciario, si convinse della bontà e dell’onestà del prodotto e la leggenda narra che fu proprio il suo amico a suggerirgli il nome della caramella: Golia, in contrapposizione a un mercato concorrenziale che faceva la parte di Davide.

La produzione fu avviata e il logo sulla confezione divenne una Stella di David, pare in omaggio alla fede ebraica del suo amico romano che gli aveva suggerito il nome.

Una scelta che però creò dei problemi nel 1938 in seguito alla promulgazione delle leggi raziali.
Finita la guerra, il colore dell’incarto passa da un infausto nero fascista a un verde speranza. Presso i droghieri diventa una sorta di moneta di scambio quando mancavano monete per dare resti di due o tre lire.

# Una delle caramelle più vendute in Italia

Col passare degli anni, sfruttando anche un potente battage pubblicitario, la Golia diventa una delle caramelle più vendute in Italia, tant’è che la ditta Perfetti lo acquista nel 1986 e la continua a produrre ancora oggi nei pressi di Lainate che è diventato col tempo uno dei più importanti poli dolciari d’Europa.

La palazzina in via Vallazze 12 esiste ancora, oggi è un elegante palazzo residenziale, ma passando per caso da quelle parti è impossibile non pensare e non ricordare che da lì è iniziata una delle storie più belle di Milano che ha conquistato l’Europa grazie ad una semplice caramella.

Continua la lettura: Il detto “FARE QUALCOSA ALLA CA’ DI CAN” è nato a Milano. Ma perchè si dice così?

MICHELE LAROTONDA

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I 5 «grandi laghi» milanesi

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Credits: chiamamilano.it - Parco delle Cave

Non solo fiumi. A Milano ci sono anche 5 grandi laghi che forse non conoscevate.

Leggi anche: La curiosa storia dei 5 FIUMI INTERRATI di Milano

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I 5 «grandi laghi» milanesi

#1 Idroscalo: il “mare dei milanesi”

andrea cherchi (c)
andrea cherchi (c)

Immenso e artificiale. Inaugurato nel 1930 come scalo per Idrovolanti, l’idroscalo ha un’estensione di circa 1,6 chilometri quadrati e per questo è soprannominato il “mare dei milanesi”. Qui si organizzano ogni anno gare di sport d’acqua e sulle sue sponde i milanesi trovano ristoro durante le giornate estive più afose.

Curiosità: all’interno dell’Idroscalo c’è uno spazio dedicato all’arte e ai giovani artisti che desiderano lavorare ed esporre. Si chiama Aulì Ulè ed è associato con l’Accademia delle Belle Arti di Brera.

Leggi anche: La riscoperta dell’IDROSCALO: storia e curiosità del piccolo MARE di Milano

#2 Parco delle Cave

Credits: chiamamilano.it – Parco delle Cave

Per esteso si chiama Parco delle Cave di Baggio. Infatti, sorge nell’ex area delle 5 cave (Cabassi, Casati, Ongari, Cerutti, Aurora) del quartiere a ovest di Milano. Fu proprio l’attività di estrazione di sabbia e ghiaia delle cave a lasciare in questa zona ben nove ettari di laghi, ma Baggio era considerato quartiere off-limits fino al 1997 per spaccio e attività illecite.Solo con i lavori di realizzazione del parco, la zona si è nettamente riqualificata ed è oggi un’attrazione per numerose attività: ospita un percorso di 5 chilometri per gli amanti della corsa, piste ciclabili, percorsi botanici, quattro campi da bocce, calcio, basket e percorsi equestri.

Curiosità: il parco custodisce due antiche cascine, Cascina Linterno e Cascina Caldera. La prima ha una tradizione plurisecolare: le prime testimonianze che la riguardano risalgono al XII secolo e si ritiene sia stata dimora agreste di Francesco Petrarca. Nel 2002 ha però cessato la propria attività agricola. La seconda, Cascina Caldera, risale al 1400 ed è ancora oggi pienamente in funzione con strutture per accogliere i cavalli, per allevare suini e volatili.

Leggi anche: La storia del Parco delle Cave

#3 I tre laghi di Pioltello

Sul territorio del comune di Pioltello, parte della città metropolitana di Milano, esistono ben tre laghi, frutto, anche in questo caso, dell’attività di escavazione in parte ancora attiva nella zona. Il primo lago si trova nei pressi della Cava Concrete, il secondo nei pressi di Cava Cantoni che nei prossimi anni raddoppierà di dimensioni, e infine un terzo lago nei pressi di Cava Gallolo. I tre laghi sono recintati, quindi non è possibile raggiungere le loro sponde ma solo ammirare da lontano il loro specchio d’acqua e l’atmosfera magica che regalano all’ambiente circostante.

Curiosità: anche se non è possibile viverli a pieno, i tre laghi sono situati vicino al Bosco della Besozza, un’ampia zona verde dotata di aree attrezzate per attività ricreative, orti sociali, percorsi ciclabili e pedonali.

#4 Il lago del Bosco in Città

Credits: flickr.com
Bosco in città

Bosco in città è un parco di circa 110 ettari situato ad ovest della città, in Municipio 7. Oltre che a zone di bosco, orti urbani, prati e campi coltivati, il parco è attraversato da diversi corsi d’acqua che si intrecciano in un punto a formare un vero e proprio lago. Ma la sua nascita non è del tutto dovuta al volere di madre natura. Infatti, il lago è stato progettato nel 1989 scavando il terreno e impermeabilizzando il fondo con dell’argilla. Lo scopo: migliorare il microclima e favorire lo sviluppo di flora e fauna acquatica e terrestre. Il lago è alimentato dalle acque di un vicino acquedotto. Il punto di maggiore profondità arriva a misurare 5 metri.

Curiosità: il lago è stato dotato di un pontile sospeso sulle acque, con tanto di panchine, da cui è possibile godere di una vista mozzafiato.

#5 Parco Lago Nord

Credits: fondoambiente.it – Parco Lago Nord

Premiato per il migliore recupero ambientale di una cava di sabbia dalla Commissione Europea nel 1999, Parco Lago Nord è situato nella zona a nord di Milano, precisamente nel territorio di Paderno Dugnano. Benché il nome indichi la presenza di un solo lago, in realtà il parco ospita ben due laghi, collegati tra loro da un percorso alberato. Il primo lago è conosciuto soprattutto dagli amanti della pesca che qui possono tranquillamente cimentarsi con pesci di diversa varietà, trote, lucci, carpe, …Il secondo lago è invece lasciato allo stato selvaggio e presenta una folta vegetazione.

Curiosità: il parco regala sempre magnifiche sorprese. A seguito di numerose osservazioni di avifauna è stata qui individuata una particolare specie di mantide, di solito presente nelle zone meridionali della penisola italiana o negli ambienti più vicini al mare.

Continua la lettura con: Luogo nascosto #30 – Il CASTELLO DI PIETRA di Viale Monza

LETIZIA DEHO’

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Le 5 parole che sembrano milanesi ma… non lo sono

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Illustrazioni di Daniel Conci, La Saga di Medhelan

Sul territorio milanese storicamente si sono succeduti diversi popoli e con il tempo si è costruita una città cosmopolita. Il cosmopolitismo meneghino però non sempre è palese e si vede chiaramente, un esempio è il lessico che apparentemente ha origini in questa città ma non sempre è così. Ecco 5 parole che sembrano di Milano ma non lo sono.

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Le 5 parole che sembrano milanesi ma… non lo sono

#1 Milàn

Illustrazioni di Daniel Conci, La Saga di Medhelan

Prima fra tutte le parole, il nome della città. In dialetto si dice “Milàn” ma l’origine della parola non è Milanese e neppure latina. Infatti il toponimo latino Mediolanum è un adattamento della parola celtica “Medhelan” che significa “terra perfetta in mezzo alla pianura”.

Leggi anche: Milano: il perchè di questo nome stupendo

#2 Ciàpar

i ciaparatt dell’ortica. Fonte: MIlano scomparsa

Le invasioni celtiche hanno portato a Milano anche il famoso verbo “ciapàr”. Questo diffusissimo verbo, usato nelle espressioni dialettali tipiche “ciaparàt” e “ciàpa chì”, deriva da “hapà” che significa proprio prendere.

#3 Baùscia

meneghini bauscia

Nessun milanese che si rispetti non sa cosa significhi “Baùscia” (per i non milanesi, indica una persona sbruffona e che si dà delle arie). Anche questo vocabolo dialettale però non è di origine meneghina, deriverebbe invece dal Tedesco “bauschen” ovvero gonfiarsi, arrivato in Lombardia con le invasioni barbariche del 400 d.C.

#4 Sgamare

Entrato ormai nello slang dei giovani milanesi, il verbo “sgamare” viene utilizzato con diverse accezioni. Fare qualcosa “a sgamo” vuol dire farlo di nascosto e “sgamare qualcuno” significa scoprire quello che sta facendo, solitamente qualcosa fatto di nascosto. Questi significati gergali derivano dal dialetto romanesco “scamà” ovvero togliere il guscio, l’involucro.

#5 Mùchela

“Mùchela lì” significa proprio “smettila” o “dacci un taglio” ed è usato spesso per chiudere una conversazione. É una di quelle parole che nel vocabolario del milanese doc non possono mancare, eppure, non è di origine milanese. Infatti è arrivata a noi dai Longobardi, nel VI-VII secolo.

Continua la lettura con: 7 parole che si usano in tutta Italia ma che sono milanesi

ROSITA GIULIANO

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Le 5 costruzioni più futuriste di Milano

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Milano ha dato origine al futurismo, una delle correnti artistiche e culturali più di impatto a livello mondiale del Novecento. Queste sono alcune delle costruzioni che la città ha visto nascere negli ultimi 100 anni che sarebbero più piaciute a Marinetti e compagni. 

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Le 5 costruzioni più futuriste di Milano

#1 L’ex stazione Agip in Viale Certosa

Credits: corriere.it – Garage Italia

Realizzato negli anni ’50, simbolo dell’architettura moderna milanese, progettato da Mario Bacciocchi, caduto in disuso negli anni ’80, è stato riqualificato con linee molto spinte come ristorante in Garage Italia dall’archittetto De Lucchi nel 2017.

#2 I grattacieli gemelli in piazza Piemonte

I grattacieli di Piazza Piemonte

Costruiti nel 1923 furono i primi grattacieli di Milano. Essendo alti 38 metri per otto piani, fu necessario ottenere una deroga al piano regolatore dell’epoca che imponeva l’altezza massima degli edifici in 28 metri.

Leggi anche: I grattacieli gemelli di Milano

#3 Il Palazzo dell’arte nel Parco Sempione

Triennale Milano

Realizzato nel 1933, su progetto dell’architetto Giovanni Muzio, ha iniziato a ospitare da quella data la Triennale di Milano fondata a Monza 10 anni prima.

Leggi anche: 5+1 cose che non sapevi della Triennale

#4 Il Pirellone

Grattacielo Pirelli

Costruito nel 1961 sul disegno di Giò Ponti, all’epoca della realizzazione era il grattacielo in calcestruzzo armato più alto d’Europa e il terzo nel mondo.

Leggi anche: il MetLife Building di New York è una copia del Pirellone

#5 Il Bosco Verticale a Porta Nuova

partito accelerazionista milano
Il Bosco Verticale -Isola

Su progetto dello studio di architettura di Stefano Boeri, fu realizzato nel 2014. Nel 2015 è stato riconosciuto dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat come “grattacielo più bello e innovativo del mondo”, mentre nel 2019 come parte dei “cinquanta grattacieli più iconici del mondo”.

Continua con: I 5 “GRANDI LAGHI” milanesi

MILANO CITTA’ STATO

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Arrivata la prima neve: perché non creare il «quartiere del ghiaccio», il distretto invernale di Milano?

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La prima timida nevicata della stagione ha iniziato a imbiancare Milano, portando un po’ di magia in una città che raramente vede un inverno pieno. Con l’arrivo dell’inverno i milanesi iniziano a pensare ai week end sugli sci o in mete assolate. Ci siamo chiesti: perché non creare un distretto invernale a Milano? 

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Arrivata la prima neve: perché non creare il «quartiere del ghiaccio», il distretto invernale di Milano?

Esistono luoghi che prevedono delle “zone stagionali”. Questo succede soprattutto d’estate. Il distretto dell’estate di Antibes è Juan Les Pins con le sue spiagge e i locali dove ci si sposta per la bella stagione, attirando anche molti turisti. Tante altre località prevedono una zona “marina” ad hoc per l’estate. Perfino grandi città come Parigi, New York o Berlino fanno nascere nei mesi estivi in una determinata area spiagge artificiali e piscine galleggianti. Anche Milano ha creato un “mare artificiale”, l’Idroscalo, che con le sue attività e i suoi eventi si accende solo nel periodo più caldo. Perché non immaginare qualcosa di simile anche per l’inverno?

# Il Distretto del Ghiaccio a Milano: le attività sportive

Pista da scii indoor al Dubai Mall

Immaginate di poter passeggiare in un autentico villaggio invernale senza muoversi da Milano. Non parliamo di un semplice mercatino natalizio, ma di un vero e proprio distretto dedicato all’inverno, con piste da sci e bob indoor, come quelle di Ski Dubai, la più grande pista da sci al coperto del mondo.

Milano, con il suo clima che raramente porta la neve, potrebbe ospitare una pista da sci indoor, lunga e ampia, adatta a tutti: dai principianti agli sciatori più esperti. Un impianto di raffreddamento avanzato potrebbe consentire la creazione di una struttura simile a Ski Dubai, che all’interno del Mall of the Emirates ha trasformato il deserto in un paradiso per gli appassionati di sport invernali. Con una pista di 400 metri di lunghezza e percorsi di varie difficoltà, Ski Dubai ha reso possibile la pratica dello sci in una città dove il freddo è un miraggio.

Milano, che non può contare su nevicate abbondanti, potrebbe approfittare di una simile soluzione per offrire un’esperienza sciistica per tutto l’anno. Oltre alle piste da sci, il villaggio potrebbe includere spazi per il pattinaggio sul ghiaccio e per l’hockey su ghiaccio, con tornei e attività che coinvolgerebbero famiglie e turisti di tutte le età. Un luogo ricco di attività collaterali ad hoc. Come queste. 

# Ristoranti di neve e pernottamento in igloo

Il ghiaccio non sarebbe solo un elemento per gli sport invernali, ma anche per la ristorazione. Immaginate di pranzare o cenare in un ristorante costruito interamente in ghiaccio, come un igloo. Ogni piatto, dalle specialità del nord Italia a quelle del nord Europa, potrebbe essere servito in un ambiente unico, fatto di sculture e arredi freddi che renderebbero ogni pasto una vera e propria esperienza glaciale.

Per un’immersione totale nell’atmosfera artica, il villaggio potrebbe includere anche aree per pernottare in iglù. Le camere di ghiaccio, arredate con letti di ghiaccio e coperte calde, permetterebbero agli ospiti di vivere una notte davvero particolare, simile a quelle che si trovano nei paesi artici. Anche fuori dal periodo natalizio, il pernottamento in igloo offrirebbe un’esperienza unica, in grado di attrarre visitatori da ogni parte d’Europa.

# Il Villaggio di Babbo Natale, lo Zoo artico e l’Expo dei paesi glaciali

Un altro angolo fondamentale potrebbe essere il villaggio di Babbo Natale, che resterebbe aperto in tutti i mesi invernali e che invece di essere dislocato in aree poco sensate, come ora, sarebbe il cuore del Distretto Invernale. Ogni fine settimana, famiglie e turisti potrebbero incontrare Babbo Natale, partecipare a mercatini, assistere a spettacoli e immergersi nell’atmosfera natalizia, che non si limiterebbe alle festività di dicembre, ma sarebbe disponibile ogni fine settimana d’inverno. Questa costante atmosfera di festa potrebbe diventare una delle principali attrazioni del quartiere.

In aggiunta, lo zoo artico sarebbe una proposta affascinante. Immaginate di passeggiare tra orsi polari, renne, lupi e altre specie tipiche delle regioni fredde, mentre i visitatori imparano a conoscere l’ecosistema. Lo zoo sarebbe non solo un luogo di intrattenimento, ma anche un centro educativo, che sensibilizzerebbe i visitatori sulla bellezza e la fragilità degli ecosistemi polari. Un’occasione perfetta per famiglie e scuole, che potrebbero organizzare gite scolastiche e attività didattiche.

Infine si potrebbe riproporre la formula vincente di Expo: paesi che portano a Milano esempi delle loro meraviglie. In questo caso lo farebbero paesi “freddi”, come è il caso della Svizzera che ogni fine anno colora con le sue attrazioni l’area di Gae Aulenti. Ma parlando di Expo viene subito in mente quale sarebbe l’area ideale per diventare il Distretto del Ghiaccio. 

# Dove costruire il Villaggio Invernale di Milano

Un progetto di tale portata necessiterebbe di uno spazio adeguato per ospitare tutte queste attrazioni. Proprio l’ex area Expo, oggi chiamata Mind, potrebbe essere la location ideale: ampi spazi, vicinanza ai principali collegamenti della città e facilità di accesso tramite mezzi pubblici, la renderebbero una scelta ottimale. Il distretto del ghiaccio potrebbe contribuire a portare MIND da oggetto misterioso e periferico a punto di riferimento per la vita dei milanesi, come successo con Expo. 

Un altro elemento importante sarebbe la struttura. Una gigantesca cupola di vetro, simile a una palla di neve, sarebbe una scelta scenografica perfetta per l’ambientazione invernale. Visibile anche dalla tangenziale, la cupola creerebbe un impatto visivo forte e renderebbe il villaggio invernale un punto di riferimento per Milano. La cupola avrebbe la funzione di proteggere il villaggio dalle temperature esterne, mantenendo il freddo necessario per le attrazioni invernali. Un design moderno e sostenibile la renderebbe non solo funzionale, ma anche esteticamente affascinante.

Un’altra opzione, potenzialmente più costosa, sarebbe quella di creare un ampio spazio sotterraneo per mantenere il freddo, come a Dubai avviene in alcune strutture dove l’aria condizionata è gestita tramite impianti sotterranei. Questo sistema permetterebbe si mantenere le temperature ideali per la neve e il ghiaccio, ma il costo energetico sarebbe significativo e, oltre tutto, l’attrattività di un villaggio invernale sottoterra non è cosa scontata.

Infine, la soluzione più economica, ma comunque interessante, potrebbe essere quella di realizzare un tendone gigante e resistente, capace di ospitare tutte le strutture necessarie per il villaggio invernale. Sebbene non avrebbe lo stesso impatto visivo di una cupola di vetro, sarebbe una scelta praticabile per rendere il progetto accessibile e meno costoso, pur mantenendo un’atmosfera accogliente.

Continua la lettura con: Milano colpita dalla glaciazione: cosa succederebbe a questi 10 luoghi iconici?

MATTEO RESPINTI

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I costruttori calcolano i guadagni generati dal «Salva Milano»

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Maggioranza e PD uniti per “salvare Milano”. Questo il decreto (articolo: Cosa comporta il Salva Milano?). E la reazione dei costruttori. 

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Continua con: Quando cerchi di salire sulla metro ma… ti si chiudono le porte in faccia

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Tapis roulant per i collegamenti urbani: Genova lancia il progetto. Dove si potrebbe fare a Milano?

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genova24.it - Redering tapis roulantjpg

Avviata la progettazione dell’opera per collegare due importanti infrastrutture del capoluogo ligure attraverso dei tapis roulant. Cosa prevede il progetto e dove potrebbe essere realizzato a Milano.

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Tapis roulant per i collegamenti urbani: Genova lancia il progetto. Dove si potrebbe fare a Milano?

# Partita la progettazione dell’opera

genova24.it – Tapis roulant

Dall’Aeroporto “Cristoforo Colombo” di Sestri Ponente alla nuova stazione ferroviaria Aeroporto/Erzelli, la cui costruzione dovrebbe concludersi a gennaio 2026, si andrà camminando su un tapis roulant sopraelevato. Nei giorni scorsi è stata infatti avviata la progettazione dell’opera, con aggiudicazione a un raggruppamento temporaneo di imprese costituito dalle genovesi Rina Consulting e Atelier(s) Alfonso Fermia, oltre che da Steel Project Engineering, Seingim Global Service e B&C Associati. 

# Un percorso sopraelevato di 640 metri con 9 uscite

 

Si prevede un tracciato di circa 640 metri, tutto in viadotto a 6 metri dal suolo e al coperto, con campata tipica di 42,5 metri e larghezza di impalcato pari a 8 metri totali. Per ogni senso di marcia sono previste una corsia pedonale e un tappeto mobile, con una velocità del tapis roulant di 0,75 metri al secondo, pari a 2,7 km/h, che consente di muoversi dall’aeroporto alla stazione in 6-7 minuti camminando, qualche minuto in più restando fermi. 

genova24.it – Tapis roulant aeroporto-stazione Genova

Lungo il percorso potrebbero sorgere alcuni edifici con diverse funzioni, tra cui parcheggi e un hub dedicato ai croceristi, e il sistema prevede 9 uscite, alcune attrezzate con scale mobili e ascensori. Si stima il trasporto di 6mila passeggeri all’ora in ciascuna direzione. 

# Completamento entro la fine del 2025

genova24.it – Redering tapis roulantjpg

Al momento è stato affidato il primo lotto di progettazione dell’intervento, la fattibilità tecnico economica, a cui ne seguirà un secondo per il project management, la direzione lavori e il coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione. La spesa di entrambi i lotti è di oltre i 2,2 milioni di euro, per un investimento complessivo di 9 milioni di euro, di cui 20,4 per i lavori. Il collegamento è inserito nel piano triennale dei lavori pubblici del Comune di Genova e dovrebbe essere completato entro la fine del 2025.

Dove si potrebbe fare a Milano?

Per chi è stato almeno una volta a Rho Fiera avrà camminato o visto i tapis roulant al livello del primo piano dei padiglioni espositivi. Interrotti a intervalli più o meno regolari, consentono di spostarsi agevolmente e non aggiungere ulteriori passi ai chilometri percorsi a piedi per fare tappa nei vari stand. Altri se ne possono trovare nella stazione della metro alla fiera, oppure negli aeroporti di Linate e Malpensa. Perchè non farne in città? Questi potrebbero essere degli esempi

#1 Tra Missori M3 e Sforza Policlinico M4

M4-M3 l'interscambio mancante (fonte: urban file)
M4-M3 l’interscambio mancante (fonte: urban file)

In città potrebbe essere utile ad esempio per collegare la stazione di Missori M3 a quella di Sforza Policlinico M4, raggiungibile solo camminando all’aperto.

Comune di Milano – Nuova uscita M3 Missori

La scelta di un tapis roulant era stata in realtà presa in considerazione, insieme al tunnel sotterraneo ritenuto infattibile, tra le opzioni di connessione.

Comune di Milano – Corridoio di indirizzamento

Si sarebbe potuto realizzare nel tratto dall’uscita M3 lungo via Pantano fino all’incrocio con via Osti, con una copertura di design poco impattante per proteggere gli utenti da pioggia e vento, riducendo di oltre il 50%, soli 150 metri, il percorso all’aperto.

Leggi anche: Il disastro annunciato degli interscambi della M4 (specie se piove)

#2 Tra il Castello Sforzesco e l’Arco della Pace

Maps – Tapis roulant Arco della Pace

La zona dell’Arco della Pace è una tra le più frequentate per gli aperitivi a Milano, allo stesso tempo è tra quelle peggio collegate con un trasporto pubblico veloce. Le fermate metropolitane più vicine si trova a 1 km di strada. Si potrebbe ipotizzare un collegamento sopraelevato trasparente con tapis roulant che parta dal Castello Sforzesco o dalla stazione di Cadorna, con alcune uscite in punti strategici del parco Sempione.

#3 Da Monumentale M5 a Chinatown

Maps – Tapis roulant Chinatown

Il quartiere Chinatown non ha una fermata della metro dedicata, la più vicina a piedi è quella di Monumentale M5 a circa 500 metri dall’ingresso est di via Paolo Sarpi. Si potrebbe immaginare un collegamento in tapis roulant anche sotterraneo, per arrivare a destinazione in soli 2 minuti.

Continua la lettura con: 100 ANNI fa: così i nostri ANTENATI più VISIONARI immaginavano il MONDO di OGGI

FABIO MARCOMIN

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