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Il pericolo invisibile del doppio pagamento contactless sulla metro di Milano

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mauro.pedone66 IG - Tornelli Duomo

Occhio a timbrare sempre sia in uscita che in entrata e attenzione quando si passa dalla metropolitana al passante. C’è però un rischio non segnalato nemmeno dalle FAQ di ATM. Ecco il racconto dell’esperienza di un lettore.

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Il pericolo invisibile del doppio pagamento contactless sulla metro di Milano

# Cosa si rischia a pagare con la carta sui mezzi di ATM

In questo articolo abbiamo visto come a volte le innovazioni non portino solo vantaggi, ma anche conseguenze negative. Nel caso del pagamento contactless sui mezzi di ATM sono tre i rischi principali che si corrono:

  • la multa sui treni di Trenord e linee S quando si arriva dalla metropolitana dopo avere pagato con carta o smartphone ai tornelli: il biglietto comprato con questa modalità vale solo sui mezzi ATM;
  • addebiti extra in caso di mancata timbratura all’entrata o all’uscita anche nei tornelli dove c’è scritto free exit o nei “tornelli fantasma” di raccordo tra metro e passante, ad esempio a Garibaldi o Repubblica, dove può capitare di uscire dalla metro senza obbligo di ritimbratura. Nel caso non si timbri all’entrata viene addebitato un costo totale di 5 euro, nel caso non lo si faccia all’uscita è previsto il ricarico della tariffa massima che si sarebbe dovuta pagare per raggiungere la stazione più lontana da quella di entrata;
  • addebito di costi extra compresi tra 0,40 e 1,30 euro se non si timbra l’uscita anche a bordo di bus, filobus e tram, dopo aver pagato contatcless, ma solo sulle linee che escono dai confini comunali: 121, 130, 140, 165, 166, 327.

Ne esiste però un altro forse ancora più subdolo.

# Il rischio non previsto nemmeno dalle FAQ di ATM: se il sistema si inceppa, ripassando due volte la carta all’uscita la timbratura viene letta come nuova entrata

metropolitana milanese
Tornelli metro

Un lettore, Angelo, ci scritto di un’altra esperienza negativa che può capitare pagando contactless in metropolitana e che non è segnalata nemmeno dalle FAQ di ATM: «C’è un quarto rischio, occorso al sottoscritto. Uscendo dalla MM2 di Garibaldi mi sono “inceppato” al tornello, perciò dopo qualche secondo di confusione ho ripassato la tessera contactless della banca. Risultato? Giorni dopo, oltre all’addebito regolare, mi sono ritrovato un addebito supplementare di € 2,40. Ho speso una parte del pomeriggio del 7 novembre per andare all’ATM Point di Cadorna e chiedere spiegazioni. Risultato? Il sistema ha considerato la seconda uscita come nuova entrata. Si badi che il report che ho tra le mani, stampato dall’impiegato, registra entrambe le “timbrature” nella colonna Uscita, a distanza di nove secondi l’una dall’altra.»

Attenzione quindi ad indugiare al tornello quando si timbra l’uscita, se si aspetta troppo e per uscire si timbra due volte il sistema non riesce a leggere che non si è ancora varcato il passaggio. In questo caso quindi, meglio una timbratura in meno e farsi aprire la porta del tornello da un addetto ATM seduto nei gabbiotti del mezzanino.

Continua la lettura con: I 3 rischi a pagare contactless sui mezzi pubblici di Milano

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Le 7 zone di Milano che stanno più «antipatiche» ai milanesi

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Credits: @dimitrisvetsikas1969 (pixabay)

Una classifica al rovescio. Abbiamo chiesto ai milanesi: “Qual è la zona di Milano che ti sta più antipatica?“. Questa la top 7 della scarsa simpatia. 

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Le 7 zone di Milano che stanno più «antipatiche» ai milanesi

#7 Il Quadrilatero della Moda: «l’ostentazione del lusso»

Credits Andrea Cherchi – Via Gesù

Il Quadrilatero della Moda è il quartiere del lusso per eccellenza, dove tutto è ostentato e dove la maggioranza dei milanesi può solo osservare dall’esterno le vetrine dei negozi delle maison di moda. L’antipatia è un misto di fastidio per qualcosa di eccessivo insieme a un pizzico di invidia per non essere tra i pochi eletti a potersi permettere capi firmati o di vivere in uno dei quartieri più chic di Milano.

#6 Cinque Giornate: «vorrei ma non posso»

Credits lucaroveta___ IG – Piazza Cinque Giornate

La zona di piazza Cinque Giornate è un po’ vorrei ma non posso. Palazzi lussuosi e aria snob pur essendo fuori dalla Cerchia dei Bastioni e quindi dal vero centro nevralgico di Milano. Il fatto di “tirarsela” senza alcuna ragione lo rende uno dei quartieri più antipatici, così come quell’assenza di identità e di spirito di quartiere che invece caratterizza altre zone. 

#5 Duomo: «il regno di turisti e ambulanti»

Credits Andrea Cherchi – Duomo di Milano dall’alto

Anche il quartiere che si apre attorno al Duomo risulta tra i più antipatici ai milanesi. Gente spocchiosa, turisti, forestieri, ambulanti che provano a vendere le cose più inutili in maniera insistente. Inoltre durante il weekend la zona si trasforma ricevendo masse di persone che arrivano dai dintorni. Per motivi a volte opposti, “troppo chic” o “troppo di forestieri”, l’area attorno al simbolo di Milano genera fastidio e tiene alla lontana molti milanesi. 

#4 Nolo: «quartiere fintamente trendy»

Nolo -North of Loreto

Un tempo quartiere popolare, la zona incastonata tra Greco, Casoretto e Turro viene sempre più spesso scelta da studenti, giovani professionisti e creativi attratti da prezzi più accessibili delle case e degli affitti e dall’atmosfera multiculturale. L’operazione di marketing che l’ha ridenominato Nolo, North of Loreto per imitare Soho a New York che sta per South of Houston Street, l’ha reso un quartiere secondo molti troppo fighetto, con la puzza sotto il naso senza però avere alcun riscontro nel paesaggio o nelle attrazioni della zona. 

#3 Navigli: «movida fuori controllo»

Credits: @spritznaviglimilano
Bar Navigli

I Navigli e tutta la zona di Porta Ticinese sono una delle mete principali della movida e degli aperitivi in città. Un susseguirsi di locali aperti fino a tarda notte dove poter bere e mangiare qualsiasi cosa a prezzi abbordabili. Il risultato è gente ubriaca, schiamazzi notturni e bicchieri e bottiglie sparsi lungo la strada. Un’atmosfera che attira molti universitari ma tiene alla larga altre fasce di età. 

#2 Bovisa: «la perdita di un’identità contadina e popolare»

Credits: Andrea Cherchi

Anche la Bovisa si posiziona ai vertici della classifica dei quartieri antipatici ai milanesi. Un tempo zona contadina e industriale della città con una sua grande identità di paese, si è poi trasformata, forgiata in gran parte dalla presenza del Politecnico. Il suo nuovo carattere di polo di innovazione e di creatività provoca rigetto in chi era affezionato a un quartiere borgo tra i più identitari della città. A questo si aggiunge la tradizionale rivalità con i quartieri confinanti che la vedono un po’ come un corpo estraneo.  

#1 Corvetto: «pericoloso e brutto»

Credits Andrea Cherchi – Piazzale Ferrara

Il quartiere più antipatico in assoluto secondo i milanesi è quello di Corvetto. Forse ha guastato il risultato i recenti fatti di cronaca. Tra i fattori principali c’è l’alto tasso di criminalità a causa dell’elevata presenza di residenti stranieri. Anche la maggioranza dei palazzi sono alquanto brutti, anonimi e spesso in uno stato pessimo. Una parte della città che sta diventando sempre più un simbolo di degrado. 

Continua la lettura con: Le COSE più ODIATE a Milano

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Se Milano fosse un colore, sarebbe questo

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Ph. @milano_scomparsa_o_quasi IG

Diventare il punto di riferimento internazionale per moda e design è una questione squisitamente di stile, non capita per caso.
Milano indossa le sue creazioni e i suoi colori come una elegante signora.
Ma quali sono i suoi colori? Lo abbiamo chiesto in un sondaggio, ecco cosa hanno risposto innamorati e detrattori di Milano (spoiler: i detrattori alla fine)

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Se Milano fosse un colore, sarebbe questo

Credit: personalreporter

Abbiamo chiesto ai milanesi di scegliere un colore per Milano, che identificasse il carattere della città ed è stato come mettere una scatola di colori davanti ad un bambino: quello che hanno risposto non è solo la sfumatura del pigmento, ma un vero e proprio legame d’amore con la città. Ecco le risposte, dalla settima al podio.

#7 Rossonerazzurra

Credits: @san.siro_stadium IG

Una delle passioni dei milanesi, oltre al lavoro e al «calore sentimentale per l’ufficio» come ha detto una volta Guido Piovene, è il calcio.
Le squadre milanesi si sono distinte nella storia di questo sport, che può piacere o meno, ma è identificativo della città. Così come lo stadio San Siro è “La Scala del calcio”.
Triplete, Coppe dei Campioni o Champions League, successi interazionali, sono elementi distintivi di questa città.
Per i tifosi meneghini Milano è Solo rossonera. Oppure è solo nerazzurra?
Matteo C. ci risponde che «Milano ha solo due colori: rosso come il fuoco e il nero come la paura!!!» mentre i supporter interisti non sprecano parole: postano la foto dei colori dell’Inter, quasi avessero il santino in tasca, scrivendo come Isabel S. «E quale sennò?»

Leggi anche: SAN SIRO PARK: sarà il nuovo quartiere dello sport?

#6 Verde, lo storico colore dei simboli di Milano

Verde Credits: @fabrizio_gori IG

Il verde è sicuramente un colore ricorrente nei pensieri milanesi, molto amato.
Per Maurizio C. Milano è «Verde come il drago, i vecchi taxi e i vecchi tram». In effetti i mezzi di trasporto di Milano, che insieme ai cittadini milanesi hanno costruito parte della storia della città e del paese, sono stati dipinti di verde per scelte ministeriali.
La livrea bi-verde dei tram ATM è uno dei colori più ricorrenti nelle risposte del sondaggio.
«Verde come i soldi» è la simpatica risposta di Elena R. che racchiude molti stereotipi ma anche un bell’omaggio alla città della Madonnina.
Verde è la linea 2 della metropolitana, il colore che del verde verticale di Porta Nuova, del tram ATMosfera. Chi dice che Milano non è verde?

Leggi anche: La PORTA VERDE dell’Est di Milano: dal DUOMO all’IDROSCALO un nuovo hot spot CICLO-PEDONALE

#5 Bianco, come la scighera

Bianco Credits: @francescozisa IG

Parlando di Milano in un’intervista, Ornella Vanoni ha detto che «Milano ha delle zone belle, è bella con la nebbia, è un po’ una donna con la veletta». Come darle torto?
Alessandro L. risponde infatti secco che il colore di Milano è il «Bianco come la scighera».
Sì, perché la nostra nebbia è bianca, non grigia. Ammanta tutto con la sua presenza, ma se si alza e la “veletta” si sposta, svela la bellezza del sole e del cielo azzurro.

Leggi anche: Nebia o Scighera?. Perché su Milano scende la NEBBIA?

#4 Rosso della passione (e della metropolitana)

Rosso Credits: @_smaryz IG

Inutile nascondere ciò che è evidente. Quella tra Milano e i suoi milanesi è una vera storia d’amore. Quindi non possono mancare le risposte dei veri amanti: Raffaella A. secondo cui Milano è «Rossa! Il colore del vero amore». Un altra bella risposta è quella di Simona M. che scrive «Rosso come la croce sullo stemma».
Rossa è come i milanesi chiamano la Linea 1 della metropolitana, oppure la storica quercia di Porta Ticinese.

Leggi anche: La QUERCIA ROSSA del Ticinese: l’ALBERO più ANTICO di Milano

#3 Milano is the new (total) black

Black Credits: @ demidoffhotelmilano IG

«Milano è una signora in abito di gran gala, quindi un nero elegante!» risponde Roberta C.
Sebbene , rispondendo al sondaggio, qualcuno ci abbia provato a screditarla, la città meneghina viene identificata come l’elegante signora descritta da Ornella Vanoni.
Sul podio dei colori preferiti per la città, i milanesi mettono il nero, quello del vestito elegante e di classe. Rosa B. ed Elisabetta R. rispondono che il colore di Milano è «Nero, il colore dell’ eleganza».
Anche se ha spaccato le opinioni in due,  il nero fa l’ingresso in città pure sulle facciate dei palazzi, come il Demidoff che con il suo total black ha diviso in due la città.

Leggi anche:  Il PALAZZO LIBERTY in TOTAL BLACK, residenti in rivolta: È un obbrobrio? (immagini)

#2 Grigio Armani

Credits: @fashionmagazine it

Il grigio è un colore che identifica la città di S. Ambrogio. Per i propri abitanti, però, non è un anonimo grigio qualunque.
I milanesi si sono sbizzarriti con questo colore, trovando sfumature come il «grigio metallizzato» di Vincenzo M. o il «grigio antracite» di Rita C.
In una sequenza incredibile di risposte, però, l’omaggio va ad uno dei milanesi più illustri di Milano, Giorgio Armani. Il Grigio Armani è un altra delicata tonalità di una raffinata capitale della moda e Milano lo indossa con innata nobiltà.

Leggi anche: Il PERSONAGGIO di Milano dell’anno è GIORGIO ARMANI

#1 Il giallo, el giald

Giallo Milano Credits: @milanoeprovincia IG

«Ovvio, giald…» è la primissima risposta al sondaggio, data da Gianluca J.P., cui fanno eco numerose repliche simili. Non è emulazione della prima reazione,  il giallo è esattamente il colore primario di Milano.
Andrea T. dice che «Milano ha (aveva) un colore: il giallo Milano», ovvero il colore delle case di ringhiera, della livrea delle “Carrelli”, i tram che sferragliano in città. Giallo è anche il colore del risotto allo zafferano, un vero e proprio simbolo della nostra città.
Mimma M. addirittura scrive che, per quanto ama Milano, il colore perfetto è il «giallo zafferano» ma che la dipingerebbe di oro zecchino.

Leggi anche: RISOTTO alla milanese: la sua origine, dove gustarlo in città e perchè fa bene

#+1 i detrattori di Milano

Via Lincoln Credits: @markino_f85 IG

Nessuno deve sentirsi obbligato ad amare Milano come molti di noi, quindi abbiamo raccolto le risposte dei detrattori i quali, ovviamente, hanno preso ognuno dei 7 colori fin qui descritti, trovandone solo il risvolto negativo: il “grigio sporco” o quello “della nebbia che c’è tutti i giorni“, il “nero ‘ndrangheta” oppure il “marrone” che non è il colore della cioccolata.

È giusto che sia così, non si può essere d’accordo su tutto. Solo una piccola precisazione per Antonella S.: va bene non amare Milano, ma il giallo di Maria Teresa, il giallo Teresiano, quello dello zafferano, non è per niente il colore “di Positano!!!”.
Scopriamo che la storia d’amore tra Milano e i milanesi è sempre una fiamma molto accesa. Come sottolinea Nicoletta M. «adoro tutte le risposte fino ad ora… eleganti e sentite… nessuna solita banale polemica… i colori di Milano sono quelli di chi la ama e ha risposto fino ad ora. Love you».

Continua la lettura con: Milano Città Stato compie 6 ANNI: questi sono i RISULTATI

LAURA LIONTI

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In treno da Milano: 10 destinazioni per una gita o per una breve vacanza

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Ph. Louise Dav - pixabay

Per chi non si può permettere di staccare a lungo o per chi dispone di poco tempo ecco 10 destinazioni raggiungibili in treno a/r in giornata.

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In treno da Milano: 10 destinazioni per una gita o per una breve vacanza

#1 Colico, il “paradiso degli sportivi” (1h 37)

Credits: @_amandadeci_ IG

Surf, kite surf, windsurf, vela. Il paradiso degli sportivi sulla punta Nord del lago di Como, dove tira sempre una brezza fresca e il lago è più pulito. Non solo: un’ampia spiaggia, tanto verde, ciclabili, sentieri e il battello. Un treno parte ai venti di ogni ora a partire dalle 6.20 dalla Centrale, si arriva a Colico dopo un’ora e trentasette minuti. Per chi lo vuole usare come base per vacanze di prossimità è comodo per raggiungere belle località come Chiavenna, Tirano o Madesimo, uno dei paradisi lombardi per gli sciatori. 

#2 Varenna-Bellagio, la “perla del lago di Como” (1h13)

Trekking, paese caratteristico, la perla del lago di Como, il gelato di Bellagio. Stesso treno dalla Centrale (ai venti di ogni ora, a partire dalle 6.20), si arriva a Varenna-Esino dopo un’ora e tredici minuti. Cinque minuti e si è sul lungolago da dove si possono prendere battelli e traghetti per Bellagio.

Credits: northlakecomo.net

Come base per una breve vacanza Varenna e Bellagio sono perfette per girare il lago o per salire sui monti tra i due rami del lago. Perfetto per una vacanza d’altri tempi: il soggiorno al lago era una delle mete più esclusive per l’aristocrazia europea di ottocento-inizio novecento.

#3 Vigevano e la sua piazza (31′)

La “piazza più bella d’Italia”, negozi di scarpe, la prima città lombarda ad aver ottenuto in epoca moderna “il titolo di città”. A partire dalle 6.42 ogni ora da Porta Genova parte un treno che arriva a Vigevano in 31 minuti.

vigevano
vigevano

Per gli appassionati della grande Milano è anche una delle località che, fuori dalla provincia, dovrebbero essere reincorporate nella cintura metropolitana. Per chi voglia trascorrere una vacanza di prossimità, è la base giusta per vivere e scoprire gli angoli più suggestivi del parco del Ticino. 

#4 Morbegno, la porta della Valtellina (1h 39)

La “porta della Valtellina”. Si può mangiare nei crotti, camminare sulle Alpi Retiche o sulle Orobiche, andare in bici lungo l’Adda, rinfrescarsi nel Bitto, sciare nelle località sciistiche. A proposito di sci, sempre in treno si può anche arrivare all’Aprica, con 10 minuti di bus. Se si prosegue fino a Tirano si può prendere il Bernina Express fino a St. Moritz. Ogni ora a partire dalle 6.20 dalla Centrale parte un treno che arriva Morbegno in un’ora e trentanove.

#5 Verbania, la “capitale” del lago Maggiore (1.15)

La “capitale” del lago Maggiore, ideale per respirare un po’ di spleen, di male di vivere, di genuina inquietudine, ispira poesie maledette. Il primo treno diretto parte dalla Centrale alle 7.29 e arriva a Verbania-Pallanza dopo un’ora e 15 minuti. Altri treni praticamente ogni ora. 

#6 Arona e le sue palafitte (0.53)

arona
arona

Si arriva con ferrovie dello stato o ferrovie nord. Ha il fascino della città di mare pur essendo sul lago. Nel comune si trova il Parco naturale dei Lagoni di Mercurago, compreso tra i “siti palafitticoli preistorici attorno alle Alpi“, dal 2011 nell’elenco del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Stesso treno come sopra: il primo treno diretto parte dalla Centrale alle 7.29 e arriva ad Arona dopo 53 minuti. Altri treni praticamente ogni ora.

#7 Isola Bella (Stresa) (1.08)

L’isola dei pescatori, uno dei giardini più belli d’Italia. Villa Borromeo. Stesso treno come sopra: il primo treno diretto parte dalla Centrale alle 7.29 e arriva a Stresa dopo un’ora e otto minuti. Altri treni praticamente ogni ora. Da Stresa in pochi minuti un battello porta sull’Isola Bella.

#8 Sirmione, la perla del Garda (0.51)

sirmione
sirmione

Le terme, il centro storico antico, meglio di Desenzano perché è più caratteristica, piena di tedeschi. Ed è anche vicina a Gardaland.
Anche tre treni all’ora dalla Centrale raggiungono la stazione di Desenzano-Sirmione in 51 minuti/1 ora.

#9 Cremona e la bassa lombarda (1.10)

La città di violini, liuteria, la città del Torrazzo e delle tre t. Dalla Centrale un treno all’ora a partire dalle 6.20 in un’ora e dieci siamo a Cremona. Per una vacanza alternativa in cui riscoprire le città della bassa lombarda.

#10 Recco (Liguria Levante) (2.29)

Il fascino del mare d’inverno. Per la spiaggia, il cibo e la pallanuoto meglio di Santa Margherita. Portofino a due passi, grigliate di pesce e focacce. Per chi vuole spiagge più spaziose: Cavi di Lavagna. Altre alternative: Sestri Levante, Levanto o, per chi ha più pazienza, Monterosso e la scarpinata lungo le cinque terre. Il primo diretto parte dalla Centrale alle 7.25 e arriva a Recco in 2 ore e 29 minuti. Stessa durata (2.25) in direzione opposta: VENEZIA.

Continua la lettura con: L’isola meravigliosa a un’ora da Milano. Disabitata

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ll primo treno low-cost che corre a 300 Km/h: quanto costa e le città collegate

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AvLo

Il servizio dei treni dell’alta velocità con prezzi da regionali. Queste le caratteristiche dei convogli, i prezzi dei biglietti e le ultime destinazioni aggiunte alla rete.

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ll primo treno low-cost che corre a 300 Km/h: quanto costa e le città collegate

# In Spagna attivo il primo treno veloce lowcost

Credits ivancasanovarivas IG – AvLo

Da quando la compagnia spagnola Renfe lo ha lanciato, nel 2021, sta riscuotendo un crescente successo. Stiamo parlando di Avlo, il primo servizio di treni ad alta velocità a basso costo, acronimo di “Alta Velocità Low Cost”. Le prime corse hanno avuto inizio il 23 giugno 2021, utilizzando cinque treni della serie 112 appositamente ristrutturati. La livrea esterna dei treni combina i colori viola, azzurro e arancione, mentre gli interni sono caratterizzati da tonalità di bianco e arancione. Lo slogan scelto per promuovere questo nuovo modo di viaggiare è: “viaggiare con tutti i comfort al prezzo migliore”.

# Cresciuta la capienza dei posti disponibili sui convogli

Interni AVLO

I prezzi sono da equiparabili a quelli di un regionale, i servizi offerti sono invece da prima classe. Troviamo infatti:

  • connessione Wi-Fi a bordo;
  • la piattaforma di contenuti multimediali Play Renfe;
  • distributori automatici in diversi punti del treno;
  • sedili con tappi e rivestimenti curati con colori chiari.

Per aumentare il numero di posti disponibili, del 20% per un totale di 438 posti, il convoglio della compagnia spagnola è stato unificato in classe economica per il servizio di AvLo.

# Per viaggiare a 300 km/h bastano 7 euro

Credit: ferrovie.info

Il servizio ha preso il via con quattro collegamenti giornalieri tra Madrid e Barcellona, la prima tratta operativa. Successivamente, si sono aggiunte le linee Madrid-Valencia e Madrid-Alicante. I biglietti, che consentono di viaggiare a 300 km/h con un bagaglio a mano incluso, partono da un prezzo base di 7 euro. Una formula che ha consentito  di registrare vendite record nei primi tre mesi: oltre 1,5 milioni di biglietti. Il sistema di vendita è dinamico, garantendo sempre la miglior tariffa disponibile per il viaggio scelto.

A partire dal costo base, è possibile acquistare servizi extra come la scelta del posto, la possibilità di modificare o cancellare la prenotazione e l’aggiunta di bagagli supplementari. I bambini sotto i 14 anni possono viaggiare con una tariffa di 5 euro, se accompagnati da un adulto, e sono previsti sconti speciali per famiglie numerose.

# Le rete aggiornata di AvLo con le nuove mete: Gijón, Coruña e Vigo

By Rubfergar – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=124153580 – Rete AVlo

Le fermate inizialmente operative lungo le tratte Madrid-Barcellona, come Guadalajara, Calatayud, Saragozza, Lleida, e quelle tra Madrid, Valencia e Alicante, sono state arricchite con nuove destinazioni. Per i treni diretti a Malaga e Valencia, sono state aggiunte le stazioni di: Ciudad Real, Puertollano, Villanueva de Córdoba, Córdoba, Puente Genil e Antequera, ampliando ulteriormente l’offerta di collegamenti. Il 22 luglio 2024 sono stati introdotti servizi aggiuntivi verso le regioni delle Asturie e della Galizia che collegano Madrid a Gijón, con stop anche a Oviedo, A Coruña e Vigo. 

Continua la lettura con: La prima corsa del nuovo treno veloce Berlino-Parigi: quando Milano completerà il triangolo?

FABIO MARCOMIN

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Milano ha 5 fiumi: ma da dove nascono i loro nomi?

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bada.luke IG - Olona

Qual è l’origine del nome dei fiumi di Milano?

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Milano ha 5 fiumi: ma da dove nascono i loro nomi?

#1 Ticino: «il fiume che corre»

credits: @ernica_la54 su IG

Il Ticino è il principale affluente del Po per volume d’acqua e secondo in Italia per portata. Nasce in Svizzera e attraversa il Lago Maggiore lungo un percorso di 248 km e alimenta con le sue acque il Naviglio Grande. Il nome del fiume deriva dal celtico “tek”, a sua volta dal sanscrito tak, che vuol dire muoversi, andare, correre. Romanizzato in Ticinus è poi entrato nella lingua italiana.

#2 Adda: «il fiume delle due sorgenti»

Credits loreschaeffer IG – Fiume Adda

L’Adda misura 313 km, quarto fiume per lunghezza dopo Po, Adige e Tevere, e si sviluppa per intero in Lombardia. Nella zona di Trezzo sull’Adda e dintorni segna il confine esatto tra la Città Metropolitana di Milano e quella di Bergamo. Sono due le possibili origini e significati del nome del fiume. Alcuni studiosi ipotizzano che derivi dal latino “Ad dua”, “due sorgenti”, altri dal celtico “abda” nel senso di “acqua che scorre impetuosa”.

#3 Seveso: «il fiume nero»

luciamizio IG – Seveso

Il Seveso nasce a Cavallasca sul Monte Sasso, in provincia di Como, vicino al confine con il Canton Ticino, a circa 490 metri sul livello del mare. Nel suo percorso di 52 km attraversa diversi centri abitati della Brianza e dopo quasi 9 km coperti tra Bresso e Milano termina nel Naviglio della Martesana. Le origini del nome sono ignote anche se dovrebbero essere celtiche, come quelle del comune a cui ha dato il nome. Anche se l’origine del nome è ignota, più celebre il suo soprannome: a causa del colore delle sue acque è  chiamato “il fiume nero”. Questo perché, soprattutto dalla parte centrale in poi, il Seveso è “usato” come un condotto fognario dalle industrie della zona.

#4 Olona: «nato dal monte»

bada.luke IG – Olona

Anche l’Olona si sviluppa interamente in Lombardia. Nasce a a 548 m s.l.m. presso il Sacro Monte di Varese, Patrimonio dell’Unesco, e dopo 71 km termina nel Lambro Meridionale in località San Cristoforo a Milano. Le ipotesi sulle origine del nome sono tre. La prima è che sia collegato alla radice celtica Ol-, che vuol dire “grande”, “valido” in riferimento all’utilizzo delle sue acque, la seconda che derivi dal greco “oros” che significa “rilievo”, “montagna” e la terza che sia riferito a un monastero milanese fondato nell’VIII secolo dal nome di “Aurona”, nome che deriverebbe a sua volta da quello della fondatrice.

#5 Lambro: «il fiume della palude»

Lambro

Il Lambro si sviluppa lungo un percorso di 130 km. Nasce a 942 metri di altitudine dai monti del gruppo del San Primo, nel Triangolo lariano, e finisce la sua corsa a Orio Litta confluendo da sinistra nel Po. A Milano percorre tutta la periferia orientale ed è il maggiore dei tre fiumi cittadini. L’ipotesi più accreditata è che il nome derivi dal latino Lambrus, a sua volta da un antico lemma gallico, costruito a partire da “lam” che significa “palude”.

Continua la lettura: La curiosa storia dei 5 FIUMI INTERRATI di Milano

FABIO MARCOMIN

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“Mi sostituisci a fare chierichetto in Duomo? È facilissimo!”

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Un tocco di classe.

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Continua con: Fra’ Gennaro tiene la messa di Natale a Milano

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Questa è la via più corta di Milano

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Una strada lunga come un soggiorno: 12 metri. La più corta di Milano. Conoscete altri record delle strade di Milano?

Questa è la via più corta di Milano

# La strada più corta di Milano è una città stato

Il titolo di strada più corta di Milano se lo aggiudica via Città del Messico: 12 metri, nella zona della ex fiera di Milano. Città del Messico è anche l’ultima città del mondo in ordine di tempo a essere diventata città stato, grazie alla riforma del 31 gennaio 2016.

Leggi anche: Nel mondo è arrivata una nuova città stato: Città del Messico

# Qualche dato sulle strade di Milano?

Via Bagnera
Via Bagnera

A Milano ci sono quasi 2.000 chilometri di strade.

La strada più lunga è via Ripamonti (6,7 chilometri)

La strada più stretta è via Bagnera

Le strade che corrono lungo i navigli superano i 25 chilometri di lunghezza

La circonvallazione esterna è lunga 19,5 chilometri, meno di una mezza maratona, quella interna 11,5 chilometri. 

Le tre strade più trafficate risultano: viale Certosaviale Lunigiana e viale Porpora.

Continua la lettura con: La più lunga autostrada che si può percorrere in Europa

MILANO CITTA’ STATO

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Quando da Rogoredo ogni settimana partiva il treno per Mosca

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Image source: © the blog by Mr. Paolo Maggioni

Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina. Da anni è fermo uno dei viaggi in treno più evocativi. Il viaggio in treno per Mosca: il più lungo, senza cambi, partendo da Milano. Si attraversavano quattro paesi prima di arrivare nella capitale russa. Nella speranza che presto possa essere ripristinare, ricordiamo il suo percorso e i suoi costi. 

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Quando da Rogoredo ogni settimana partiva il treno per Mosca

# Alle 4.37 di ogni domenica partiva il treno che arrivava a Mosca dopo 40 ore di viaggio

da blog di Paolo Maggioni (c)
da blog di Paolo Maggioni (c)

Ogni domenica mattina alle ore 4.37 dalla stazione di Milano-Rogoredo partiva un treno che arrivava direttamente a Mosca dopo 40 ore di viaggio. Era il più lungo tragitto in treno che si poteva fare partendo da Milano senza effettuare cambi, anche se il locomotore veniva sostituito all’ingresso di ogni Paese.

# Il Riviera Express: dalla Costa Azzurra alla Piazza Rossa, passando per Milano

Credits russianrail.com – Tragitto Treno Nizza-Mosca

In realtà, la tratta completa era la Nizza-Mosca, un servizio attivato a partire dal 2010 ed era conosciuto anche come il Riviera Express. In 47 ore copriva 3.315 chilometri passando anche da Milano Rogoredo. Il treno attraversava altri 5 Paesi oltre all’Italia prima di arrivare a destinazione: Austria, Germania, Repubblica Ceca, Polonia e Bielorussia. Faceva scalo complessivamente in 26 stazioni, fra cui appunto Milano, dopo Sanremo e Genova, Verona in Italia e Innsbruck e Vienna in Austria. 

# Il treno aveva 12 vagoni, di cui 2 con servizio ristorante e le carrozze erano suddivise in 3 classi 

Credits alfredo__bologna IG – Treno Nizza-Mosca

Il treno della Compagnia Federale dei Viaggiatori, filiale delle ferrovie russe RZD, era composto da 12 vagoni di cui 2 ristorante ed era dotato di cabine con letto e bagni con doccia, aria condizionata e riscaldamento, ma ancora assente il wi-fi per connettersi a internet. C’erano 3 carrozze di lusso, 6 di prima classe, con scompartimenti per due persone e doccia e 1 carrozza di seconda classe. In dotazione ad ogni passeggero c’era la biancheria in pacchi sigillati: due lenzuola, una federa e un asciugamano

# Il prezzo del biglietto poteva superare i 1.000 euro

Credits russianrail.com – Interni treno Nizza- Mosca

Il prezzo del biglietto variava in base al livello di comfort scelto e parte da circa 300 euro per arrivare fino a oltre 1.000 euro per un posto nella carrozza lusso. Su ogni vagone c’erano due responsabili, provodnik (uomo) o provodnitsa (donna), in totale il personale era composto da 28 controllori delle ferrovie russe che parlavano anche il francese.

Il servizio è stato sospeso all’inizio della pandemia Covid. Una sospensione prorogata per le vicende della guerra in Ucraina. Verrà mai più ripristinato?

Continua la lettura con: La nuova moda: andare a Parigi sul TRENO più ICONICO del MONDO

FABIO MARCOMIN

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Mozart voleva venire a vivere a Milano. Ma Maria Teresa d’Austria disse di no

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Un personaggio del passato che fu molto legato a Milano è Wolfgang Amadeus Mozart.

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Mozart voleva venire a vivere a Milano. Ma Maria Teresa d’Austria disse di no

# La prima volta a Milano

Arrivò per la prima volta che era un ragazzino di 14 anni, il 23 gennaio 1770, in una turné che lo portò ad esibirsi in diverse città italiane. Malgrado la giovane età era già famoso e venne ospitato sotto la protezione del governatore della Lombardia.

Il genio della musica si trattenne a Milano diversi giorni intrattenendo la nobiltà locale durante feste organizzate apposta per lui. Mozart ritornò più volte a Milano nel corso della sua breve vita. Qui compose l’opera Mitridate re del Ponto che venne messa in scena per la prima volta al Teatro Ducale il 26 dicembre 1770.

# Il sogno di un impiego a Milano

Ritornò ancora il 24 agosto del 1771: lamentandosi per il gran caldo, qui compose una serenata per il matrimonio della principessa Maria Beatrice D’Este, in cui lui stesso suonò. Mozart si trattenne a Milano fino alla fine dell’anno dove compose altre opere, sperando di trovare impiego permanente in città al soldo dell’arciduca Ferdinando, ma il suo desiderio si infranse contro la volontà di Maria Teresa d’Austria che riteneva Mozart non all’altezza di quel ruolo. 

L’ultima permanenza di Mozart a Milano fu nel novembre del 1772 e in quel periodo Mozart scrisse alla sorella “Qui a Milano ho imparato un nuovo gioco che si chiama Mercante in Fiera; appena torno a casa ci giochiamo”. I Mozart tornarono in Austria nel 1773 e Amadeus non vide mai più la nostra città.

Continua la lettura con: Quando i tram di Milano erano trainati dai cavalli

MILANO CITTA’ STATO

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Produrre energia camminando nella metro? Questa città lo fa: arriverà anche a Milano?

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Mattonelle piezoelettriche

Lo ha fatto Tokyo. Arriverà anche a Milano? Vediamo come funziona.

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Produrre energia camminando nella metro? Questa città lo fa: arriverà anche a Milano?

# L’utilizzo della tecnologia piezoelettrica anche nei tragitti pedonali

Asfalto con moduli piezometrici

Non solo sui binari, nel 2018 è stata testata in Italia una prima tratta pilota tra Reggio Emilia e Sassuolo con questa tecnologia, e sull’asfalto, dove l’energia viene prodotta dal passaggio delle auto. La tecnologia piezoelettrica è stata implementata e utilizzata per generare energia anche dal camminamento delle persone. La piezoelettricità viene in ambiti come la sensoristica, i microfoni e i dispositivi antivibrazione, dimostrando di trovare applicazione su larga scala.

# L’implementazione nella metropolitana di Tokyo

Credits: gyrastyle.com – Metro Tokyo

Degli appositi moduli o pannelli sono stati installati nei percorsi di camminamento all’interno e per raggiungere le fermate metropolitane di Tokyo. I materiali utilizzati sono in grado di produrre cariche elettriche quando vengono sottoposti a pressione e, grazie al passaggio giornaliero di quasi sei milioni di persone, consentono di alimentare luci, schermi e apparecchiature nelle stazioni. 

# I vantaggi e limiti di questa tecnologia

Mattonelle piezoelettriche

Innovazione tecnologica che si combina alla sostenibilità e all’efficienza energetica. In questo modo viene ridotta la dipendenza da fonti energetiche tradizionali e vengono abbattute le emissioni di carbonio. Ogni mattonella, in base al produttore, ha un’efficienza variabile dal 50% all’80%, alcuni arrivano a generare fino a 7 watt per passo, utile ad alimentare piccoli dispositivi come lampioni a led per brevissimo tempo.

Mattonelle piezoelettriche in funzione

I limiti di questa tecnologia sono i costi elevati, un singolo pezzo 75 cm quadrati può costare tra i 500 e i 2750 euro, e la necessità di coprire lunghi tratte di strade e marciapiedi per produrre un quantitativo di energia significativo.

Continua la lettura con: Elettricità a costo zero da strade e binari: le tecnologie per rendere Milano leader dell’energia pulita

FABIO MARCOMIN

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Il clochard diventa guida turistica, fotografo, biciclettaio… 7 idee per aiutare chi è finito in mezzo a una strada

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Senzatetto, senza fissa dimora, homeless, clochard, ma il loro identikit è ben più variegato e difficile da racchiudere in una sola parola. Spesso si tratta di persone che, nel giro di poco tempo, si ritrovano senza un reddito capace di coprire mutuo, bollette e spese vive, o senza il coniuge o l’appoggio della famiglia. Una condizione che purtroppo a Milano si sta verificando sempre più spesso. Cosa si potrebbe fare per aiutarli? Oltre a dare loro cibo e una dimora, ci sono anche altre iniziative che potrebbero essere utili per dare loro più dignità e opportunità di rilancio. 

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Il clochard diventa guida turistica, fotografo, biciclettaio… 7 idee per aiutare chi è finito in mezzo a una strada

credits: ilfattoquotidiano

Secondo il censimento fatto dai volontari della Fondazione Rodolfo De Benedetti, in collaborazione con l’Università Bocconi, le persone senza fissa dimora a Milano sono più di 2.600, oltre il 75% è ospite di strutture di accoglienza notturna, un buon risultato paragonato ad altre realtà internazionali. Anche se purtroppo temiamo che il numero si sia impennato negli ultimi mesi. 

Alcuni dati:

# Negli ultimi 10 anni il 25% delle famiglie povere ha subito un sovraccarico del costo abitativo in Italia.

# In Italia, come nel resto dell’Unione Europea, le famiglie monoparentali sono le più fragili perché meno capaci di sopportare gli eccessivi costi abitativi.

# Tra i senzatetto che hanno usufruito dei servizi sociali della Caritas, il 33% erano giovani tra i 18 e i 34 anni e il 30% erano donne.

# La fascia d’età più rappresentata è tra i 41 anni e i 60 anni.

#La Caritas stima che tra Milano e l’hinterland i clochard siano 13mila.

Ma passiamo ai fatti: ecco 7 ottime idee già realizzate

credit: guidominciotti.blog.ilsole24ore.com

#1 La guida turistica

L’Irlanda trasforma i senzatetto in guide turistiche: l’idea è venuta a 3 studenti, ispirandosi all’esperienza di Manchester. I clochard conoscono molto bene le strade in cui vivono. Gli spostamenti sono pochi e il loro punto di vista è differente, molto personale, sicuramente anticonvenzionale. Per esempio, Derek (homeless di Dublino) è il cicerone del percorso di un paio di chilometri che si snoda dalla Cattedrale di San Patrizio alla Old Library. Per soli 10€ l’uomo racconta al suo gruppo i momenti e le emozioni che quelle strade gli hanno fatto vivere, nel bene e nel male.

#2 L’officina per biciclette

Ciclochard, così si chiama la ciclofficina ideata da una quarantina di studenti che da anni si interessano al reinserimento sociale dei senzatetto. L’associazione no profit ha l’obiettivo di offrire un percorso di responsabilizzazione e di ritorno all’autonomia a persone senza fissa dimora. Come per esempio ad Antonio, un ragazzo che vive per strada, intorno al Duomo. All’interno del progetto Ciclochard, Antonio ha imparato tutti i meccanismi della bicicletta, quindi una nuova opportunità di rendersi utile.

Ciclochard è in via S. Giacomo 32/b (zona Abbiategrasso – Chiesa Rossa) ed è aperta il giovedì dalle 15.00 alle 19.00 e la domenica dalle 10.00 alle 13.00. Per info http://www.ciclochard.org/

#3 La casa per homeless con cani

Si tratta dello stabile in via Ripamonti 580, confiscato nel 2010 alla criminalità organizzata. Qui i quasi 500 metri quadrati su due piani, più terrazzo e giardino, sono diventati il luogo dell’accoglienza per 50 persone senza fissa dimora e i loro cani.

Il centro rimane aperto 24 ore su 24 “per permettere agli ospiti di viverlo come una casa e di usufruire di percorsi di inclusione sociale che comprenderanno, laddove fosse possibile, l’accesso a tirocini, borse lavoro e tutto ciò che è necessario per l’avviamento all’autonomia”.

#4 Il fotografo e la mostra

Nel 2013, 15 senzatetto sono stati selezionati e hanno seguito un corso di fotografia professionale per 2 mesi. È stato poi chiesto loro di fotografare luoghi, momenti, emozioni. Il progetto “Ri-scatti”, nato da un’idea di Federica Balestrieri, è stato presentato per la prima volta nel febbraio 2015 al PAC (Padiglione d’arte contemporanea) di Milano.

#5 Un relook dell’immagine

Da Napoli arriva invece un’idea propedeutica alla ricerca di un lavoro: un taglio di capelli e una barba ben rasata oltre ad aumentare le possibilità di un reinserimento, possono ridare una sferzata di ottimismo e autostima. I senzatetto che hanno usufruito del servizio capelli/barba sono quelli che stazionavano in Galleria Umberto I l’11 marzo 2019.

Chi ha dei dubbi di quanto il look possa aiutare la percezione di sé può stupirsi davanti a questo video: 

#6 La farmacia di strada

Ha aperto in via della Lungara a Roma, nel quartiere Trastevere, la prima farmacia che fornisce gratuitamente antipiretici, analgesici, antipertensivi e gastrointestinali a chi non può permettersi di pagarli. Un esempio fra tutti quello di un ragazzo diabetico che si reca alla farmacia per l’iniezione, senza la quale rischierebbe di morire.

#7 Il muro della gentilezza

“Se non hai bisogno lascialo, se ne hai bisogno prendilo”. Lo scrisse l’uomo che ideò il muro della gentilezza, un signore iraniano di cui non si conosce il nome, che piantò degli attaccapanni su un muro, e a cui aggiunse, appunto, un biglietto con la frase qui sopra. È questa l’anima dell’iniziativa presente in varie città italiane, da qualche mese arrivata anche a Milano, in via Luigi Nono 7, zona Cimitero Monumentale. Qui chi ha bisogno può trovare vestiti, beni di prima necessità, libri.

A Uppsala, in Svezia, il muro della gentilezza è diventato anche un’installazione artistica che abbellisce la città. Lo stesso, per quello di Trento: in questo caso il muro è un armadio decorato dallo street artist Senka Semak.

E tu hai una buona idea da proporre a noi e al Comune di Milano? Scrivicela nei commenti.

Per conoscere la distribuzione sul territorio milanese e l’anagrafica si rimanda al sito di SOS Milano http://www.sosmilano.it/WP/2018/04/16/risultati-del-3-censimento-dei-senza-fissa-dimora-milano/

Continua la lettura con: 10 POSTI dove FESTEGGIARE IL NATALE restando in LOMBARDIA

BARBARA VOLPINI

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul  #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong   #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.  

 
 

Il «Pan di Toni»: la storia curiosa dell’errore da cui è nato il panettone

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Il panettone risale ai tempi in cui a Milano c’era Leonardo Da Vinci. Ma questa volta lui non c’entra, così almeno sembra.

Il «Pan di Toni»: la storia curiosa dell’errore da cui è nato il panettone

Lo zampino ce lo mise invece il cuoco al servizio di Ludovico il Moro. Incaricato di preparare un pranzo di Natale dimenticò il dolce nel forno, da cui lo estrasse quasi carbonizzato.

A quei tempi c’era poco da scherzare: per errori come questi si rischiava la testa, ma il cuoco sbadato mentre era in piena disperazione venne savato dall’intuizione di un giovane sguattero di nome Toni che gli propose: «Con quanto è rimasto in dispensa – un po’ di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta – stamane ho cucinato questo dolce. Se non avete altro, potete portarlo in tavola».

Il cuoco seguì il consiglio e portò il dolce ai convitati. Ludovico lo fece chiamare e lui si preparò al peggio, temendo una dura punizione. Altro che punizione! I commensali erano entusiasti e il duca gli chiese il nome di quel dolce così buono. «L’è ‘l pan del Toni», rispose il cuoco. Da allora il “pane di Toni”, ossia il “panettone, è diventato il dolce di Milano.

Continua la lettura con: 10 POSTI dove FESTEGGIARE IL NATALE restando in LOMBARDIA

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La triste storia del soldato eroe che si è rifiutato di sparare sulla folla

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1898. Per chi ha studiato storia al liceo è l’anno che rievoca la strage di Bava Beccaris. Pochi sanno che in quell’occasione c’è stato uno dei gesti più eroici compiuti da un milanese. Che per quel gesto ha pagato la vita. 

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La triste storia del soldato eroe che si è rifiutato di sparare sulla folla

# 80 milanesi furono uccisi. Più due soldati

Era maggio a Milano e come accadde nelle cinque giornate contro gli austriaci, molti lavoratori e studenti milanesi sciamarono nelle strade per rivoltarsi alle decisioni del governo in materia di lavoro e contro l’aumento del prezzo del pane.

La rivolta si fece sempre più imponente tanto che il governo proclamò lo stato d’assedio con il via libera al generale Bava Beccaris a sparare contro la folla. Il generale passato alla storia come grande carnefice, all’altezza dell’odierno Largo La Foppa, respinse gli insorti aprendo il fuoco. 

Alla fine 80 milanesi tra i manifestanti furono uccisi. Oltre a loro ci furono altri due morti tra i soldati. Il primo fu tal Violi, agente di pubblica sicurezza che fu ucciso per errore dai suoi stessi compagni nel pomeriggio di venerdì 6 in via Napo Torriani perché era stato troppo precipitoso nell’andare all’assalto dei rivoltosi.

# Il soldato fucilato per non aver sparato contro la folla: gli intitoliamo una strada?

Sulla sorte del secondo fu tenuto il silenzio per alcuni anni. Si chiamava Graziantonio Tomasetti ed era un giovane fante. All’ordine del generale di sparare sulla folla che premeva contro le barricate di via Moscova, Tomasetti si rifiutò di sparare. Il suo gesto venne punito nel modo più brutale: Bava Beccaris diede l’ordine di fucilare il soldato disobbediente seduta stante.

Al momento la notizia fu censurata anche se alcuni giornali dell’epoca, tra cui Il Corriere della Sera, menzionarono l’episodio senza fare nomi. Solo alcuni anni dopo l’eroico fante è stato premiato con una medaglia d’onore. 

Vogliamo rilanciare: caro sindaco, vogliamo intitolare una strada a questo eroe?

Leggi anche: Milano, 1898 (Corriere della Sera)

Continua la lettura con: 10 posti dove festeggiare il Natale restando in Lombardia

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Il Natale gastronomico milanese: i 10 comandamenti

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Credits: @le_rocette Ricetta di Natale

Quali sono le regole del pranzo o della cena di Natale? Molte sono innate in ogni italiano, ma ogni Regione o città ha le sue. Ecco allora i 10 comandamenti da rispettare a tavola durante le feste se ci si trova a Milano.

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Il Natale gastronomico milanese: i 10 comandamenti

#1 Non avrai altri occhi che per lui

Credits altromercato IG – Panettone Don Bosco

Sua maestà il panettone. Anzi Panettone. Nato nella notte dei tempi come panetun o pan grand panaton denatà è lui ad essere il fulcro della sacralità laico-gastronomica milanese del 25 dicembre. Nonostante gli eccessi a tavola tendano ad oscurarne il desiderio e a minimizzarne l’opportunità di consumo, lasciamo il doveroso spazio per concludere il santo desco con il dolce lievitato simbolo di Milano.

#2 Non nominare altri panettoni farlocchi con il suo nome

Credits: @sevdabakeryandcake
Panettone al cioccolato

Saranno buonissimi, estrosi, artistici, gastronomici e gourmet. Ma le gocce di cioccolato e lo zenzero, la polvere di caffè e le pere non rientrano nel concetto di “Panettone tipico della tradizione artigianale milanese”. Sono altro: opere pregevoli e magari stellate. Ma a Natale all’ombra della madunina occorre santificare quello tradizionale che sa di burro, uvetta, cedro e arancio canditi. 

#3 Ricordati di santificare la tavola di Natale

Credits: @aliciafdesign
Tavola di Natale

Non è giorno di dieta e di leggerezze, di innovazioni e aperipranzi. A Natale ogni piatto vale, purché preparato con passione e amore, con voglia e desiderio di condividerlo con le persone più preziose.

#4 Onora il brodo e le lunghe cotture

Credits: @greenfarm_aziendaagricola
Cappone natalizio

Il primo corrobora, riscalda e dona preziosi nutrienti all’organismo. Le seconde, beh, se non a Natale, quando? Lasciamo bollire un cappone o cuocere a fuoco lentissimo un arrosto. Approfittiamo dei tempi non lavorativi per cuocere a ritmi umani.

#5 Non uccidere la fine del pasto con spumante o champagne

credit: amantidivino.it

Che sia Franciacorta o un Trento doc, le bollicine si stappino all’apertura delle danze gastronomiche natalizie. La finezza e il perlage di questi vini speciali mal si sposano con la pesantezza e il trionfo zuccherino della fine pranzo.

#6 Non commettere atti impropri

Credits: @maurofragascio
Panettone e mascarpone

Non assassinare il panettone (la sua fragranza e leggerezza, la sua divina struttura alveolata creata dai saccacromiceti) con il mascarpone. È come usare il cemento per un castello di carte. Il panettone, se è fatto come dio comanda, si apprezza da solo. Non c’è crema che possa esaltare ciò che dovrebbe essere già perfetto da solo.

#7 Non rubare troppe idee da Giallozafferano e dalla Prova del cuoco

O meglio: non esagerare, non osare troppo. Natale è comfort food, è viaggiare su preparazioni di cui si sa il punto di partenza e quello di arrivo. Benissimo le cocottine di verdure come aperitivo, ma il petto d’anatra con salsa d’uva al Porto e purè di sedano rapa possiamo lasciarlo per altre situazioni.

#8 Non dire falsa testimonianza su quanto c’è in tavola

Credits: @passionecooking
Pranzo di Natale

Se lo chef che ha preparato il cocktail di gamberi o le capesante gratinate è il gastronomo dell’Esselunga, non bariamo e riconosciamogli il merito. Se il limoncello è passato di mano in mano fino ad arrivare sulla nostra tavola, beh, non decantiamo la strenua opera di estrazione di aromi e colore dalle bucce del dorato agrume.

#9 Non desiderare la location d’altri

Mercatini di Natale – Credits: chriswanders, Pixabay

La neve di Cortina o le spiagge di Miami appartengono ai film, sono proiezioni che basta spegnere per catapultarsi con gioia nelle soddisfazioni delle case, delle famiglie, degli amici e dell’allegro e sincero trantran del Natale ambrosiano.

#10 Non desiderare la roba d’altri

Credits: @le_rocette
Ricetta di Natale

Allontana desideri gonfiati dei pensieri come i muscoli anabolizzati di certi culturisti. Certo, il Moet & Chandon è il top, così come il caviale di storione albino iraniano o il gambero rosso di Mazzara del Vallo. Ma la pietanza più pregiata e l’ingrediente più ricercato sono la passione e l’affetto che, chi ha preparato, ci ha messo dentro nel piatto.

Continua la lettura con: 10 POSTI dove FESTEGGIARE IL NATALE restando in LOMBARDIA

STEFANO CORRADA

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VenTo, la «Super-Ciclabile» da Venezia a Torino: completato il tratto milanese. Ma il resto del progetto?

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Ciclovia VenTo

Un VenTo nuovo soffierà sul Paese? Per ora (pare) solo su Milano. Perché l’unico tratto completato da tempo della pista ciclabile che attraverserà la Pianura Padana collegando Venezia con Torino è quello milanese. Per il completamento di tutto il progetto mancano ampi pezzi di percorso in tutte le regioni coinvolte. Non solo: da quando la gestione è passata all’Aipo ed altri enti è difficile averne un quadro esatto. Questi gli ultimi aggiornamenti sullo stato dei cantieri.

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VenTo, la «Super-Ciclabile» da Venezia a Torino: completato il tratto milanese. Ma il resto del progetto?

# 730 km di pista ciclabile da Venezia a Torino passando per Milano e Pavia

Planimetria VenTo

Il progetto è stato ideato dal Politenico di Milano nel 2010. Arricchito da successive migliorie tecniche, è stato inserito all’interno dell’itinerario ciclabile europeo Eurovelo 8, da Cadice in Spagna a Limassol, a Cipro. Nel 2016 è entrato a far parte del Sistema Nazionale di Ciclovie Turistiche, mentre nel 2020 è stata avviata la progettazione definitiva ed esecutiva dei primi quattro lotti funzionali della ciclovia, uno per le quattro regioni coinvolte: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. In totale, la “superstrada” a due ruote VenTo, una volta terminata, metterà a disposizione dei ciclisti una pista di 680 km da Venezia a Torino passando da Milano, di cui 264 dentro aree naturali protette, che aggiunti ai 45 km della Pavia-Milano porta a un totale di circa 730 km.

In futuro passerà da Milano anche l’itinerario Europeo Eurovelo 5 Londra-Roma-Brindisi, che attraverserà il centro storico della città attraverso la direttrice Certosa-Sempione per uscire verso Pavia lungo il percorso del Naviglio. Ma a che punto siamo con la realizzazione del progetto?

# Milano ha fatto il suo: ecco cosa manca per completare l’opera

Aipo – Aggiornamento lavori giugno 2024

L’obiettivo è quello di inaugurare entro il termine di giugno 2026, perentorio per non perdere i fondi assegnati tramite il PNRR. Sono diversi i tratti mancanti, di questi circa il 55% si trovano lungo il corso del Fiume Po e sono quasi tutti da costruire ex novo, ma manca un quadro unitario da quando la gestione è passata all’Aipo, l’Agenzia Interregionale per il fiume Po, come ci hanno comunicato dal Politecnico di Milano. Entrando successivamente in contatto con la stessa agenzia abbiamo scoperto che tra gli enti responsabili ci sono anche il Consorzio Villoresi e Infrastrutture Venete. Per quanto riguarda la Lombardia è stato realizzato circa il 75% delle opere.

Aipo – VenTo

Vediamo nel dettaglio le tratte:

  • il tratto da Chivasso a Torino risultava non finanziato a giugno 2024 e la gestione non è in carico ad Aipo;
  • quello successivo è appaltato e sono previsti aggiornamenti nel 2025;
  • da Trino Vercellese a Valenza si è già attorno al 30% al mese di dicembre;
  • tra Valenza e Casei Gerola si attende il finanziamento;
  • per la tratta successiva fino a Pavia è attesa la gara di appalto a gennaio 2025;
  • la tratta di competenza del Consorzio Villoresi è quasi terminata, rimane un piccolo pezzetto in centro a Pavia vicino allo stadio. In questo caso la ciclabile era già quasi tutta presente, è stato solo necessario un adattamento per rispondere ai requisiti ministeriali definiti per tutto il progetto;
  • le tratte da Pavia a Viadana sono completate al 99%, manca solo il ponte sull’Adda;
  • per la Viadana-Quingentole si attende l’apertura delle buste del bando;
  • la Quingentole-Felonica è in fase di avvio lavori;
  • le tratte in carico a Infrastrutture Venete sono ancora in un fase di approvazione progetto o di ricerca finanziamenti.

Tra gli interventi da fare troviamo: la costruzione di sottopassi, di passerelle che attraversano i fiumi e gli espropri di alcuni terreni in Piemonte, con alcune problematiche causate da situazioni particolari come nell’area dell’ex centrale nucleare di Trino Vercellese.  Al completamento dell’infrastruttura si prevedono oltre 400.000 visitatori, 2.000 nuovi posti di lavoro e un indotto di 100 milioni di euro sul territorio.

Leggi anche: La Dream Route d’Italia, la CICLABILE SOSPESA tra gli ALBERI: sarà la più bella del mondo?

# Il tratto milanese si estende per 5,14 km, dalla Darsena fino al confine con Assago

Credits Comune di Milano – Tratto VenTo da realizzare

Un percorso complesso e pieno di ostacoli, durato più di tre anni, che si è concluso a metà ottobre 2023. Il tratto milanese della ciclovia misura complessivamente 5,14 km, parte dei 350 km previsti in tutta la Lombardia. Questo segmento inizia dalla Darsena e termina ad Assago, seguendo il corso dell’Alzaia Naviglio Pavese. Da qui, la pista si collega con le altre già esistenti lungo il Naviglio Pavese, sebbene necessitino di interventi di riqualificazione, e, in prossimità di Zibido, si sposta sul lato sinistro del Naviglio per proseguire fino a Pavia. Entro il 2026, il percorso dovrebbe essere integrato con la Ciclovia VEnTO, creando un collegamento diretto con la città.

# Un investimento di 6,5 milioni di euro, erogato quasi interamente dal Comune di Milano

Vento Milano

L’area pedonale tra la Darsena e via Darwin, inaugurata alcuni anni fa, ha consentito di realizzare un percorso lungo 4,27 km a partire da via Darwin. Il progetto è stato suddiviso in tre lotti, con un investimento totale di 6,5 milioni di euro. Il primo tratto, dal costo di 2,5 milioni di euro, è stato finanziato in parte con 750.000 euro provenienti da un fondo statale erogato dalla Regione Lombardia, mentre il resto è stato coperto dal Comune di Milano. Anche gli altri due lotti, ciascuno del valore di 1,5 milioni di euro, sono stati finanziati dalle casse comunali.

Leggi anche: Il BICIPLAN METROPOLITANO: il progetto di 750km di ciclabili tra Milano e hinterland

# Come è stata realizzata

ilsudmilano – Ciclabile VenTo a Milano

La pista ciclabile è stata realizzata in sede protetta, percorribile in entrambi i sensi di marcia, estendendosi dall’ex porto milanese fino al confine del territorio comunale. È stata mantenuta una distanza minima di un metro e mezzo dal Naviglio, garantendo spazi separati per ciclisti e pedoni.

Credits Urbanfile – Ciclabile VenTo Milano

La pista ciclabile è accompagnata da un nuovo marciapiede, realizzato utilizzando masselli in pavé e sampietrini lungo la riva del canale. Il progetto ha incluso anche il rallentamento del traffico sulla carreggiata, la creazione di aiuole alberate e la disposizione di spazi dedicati alla sosta di auto, moto e biciclette.

Continua la lettura con: La Skybike, la ciclabile volante in città: un’idea per Milano?

FABIO MARCOMIN

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La prima corsa del nuovo treno veloce Berlino-Parigi: quando Milano completerà il triangolo?

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Chatgpt AI - Treno veloce Berlino-Parigi

16 dicembre 2024. La prima corsa del collegamento dell’alta velocità tra le due capitali dopo l’annuncio di qualche mese fa: dimezzato il tempo di percorrenza rispetto a quello notturno attivo dal 2023. La durata del viaggio, i prezzi dei biglietti e quando Milano potrebbe avere un collegamento veloce con Berlino.

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La prima corsa del nuovo treno veloce Berlino-Parigi: quando Milano completerà il triangolo?

# Prima corsa fino oltre i 300 km tra le due capitali continentali

aupullman IG – Ice

Dopo l’annuncio di qualche mese fa, il 16 dicembre c’è stata la prima corsa del nuovo collegamento diretto veloce tra le due capitali europee. Partenza alle ore 12:02 dalla stazione centrale di Berlino e arrivo alle 19:55 a Parigi est, orario simile nel percorso inverso. Il servizio è effettuato da un ICE 3, con una capacità di 444 passeggeri, la terza generazione dei treni dell’alta velocità delle ferrovie tedesche. Prima di allora esisteva solo un unico collegamento offerto dai treni notturni delle Ferrovie Federali Austriache, attivato nel dicembre 2023 e ancora disponibile.

Leggi anche: In partenza il primo treno ad alta velocità Parigi-Berlino: ecco quanto ci metterà

# Quasi dimezzato il tempo di percorrenza: da 14 a 8 ore

Berlino Parigi AV

Oltre alla novità di un collegamento diurno, grazie all’utilizzo di un treno dell’alta velocità il tempo di percorrenza si è quasi dimezzato passando da 14 a circa 8 ore. Nel territorio francese il convoglio raggiunge i 320 km/h. Da fine dicembre è prevista la partenza da Berlino Ostbahnhof, fermando anche alla Stazione Centrale e a Spandau, per poi proseguire il suo viaggio verso Parigi. I biglietti partono da 59,99 euro per la seconda classe e da 69,99 per la prima, e si possono acquistare su SNCF Connect e sul sito web di Deutsche Bahn, su l’app DB Navigator, nei centri viaggi DB e nelle agenzie DB.

# L’attesa dell’alta velocità tra Milano e Berlino

marcolosa77 IG – Frecciarossa in Centrale

Già collegata con Parigi, nel giro di pochi anni Milano potrebbe essere collegata con l’alta velocità anche con Berlino, completando così il triangolo Berlino-Parigi-Milano. Da tempo è stato infatti annunciata, da parte di Deutsche Bahn, ÖBB e Ferrovie dello Stato italiane FS, la tratta veloce tra Monaco di Baviera e Milano (fino a Roma), passando per Verona, che dovrebbe essere realizzata entro fine 2026. L’impiego dei convogli Frecciarossa, insieme agli interventi infrastrutturali previsti al confine tra Italia e Austria, consentirà di diminuire i tempi di viaggio tra Milano e Monaco da 9 ore mezza a 6 ore e mezza. L’obiettivo successivo è però quello di estendere il collegamento fino a Berlino: in meno di 9 ore si andrebbe nella capitale tedesca. 

Leggi anche: Milano – Berlino col Frecciarossa? L’annuncio: quando sarà possibile e quanto ci metteremo

Fonte: IlMitte

Continua la lettura con: Il nuovo direttissimo Milano-Bolzano: durata e prezzo da Garibaldi alle montagne dell’Alto Adige

FABIO MARCOMIN

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Fra’ Gennaro tiene la messa di Natale a Milano

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No fatelo arrabbiare. 

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Continua con: Hai trovato un nuovo modo di parcheggiare a Milano

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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I quartieri scomparsi di Milano

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Laghetto S. Stefano Credits: @gnufoni IG

Nomi del passato spesso legati alle cascine e alle coltivazioni, alle abitudini dei milanesi, alle disgrazie o ai luoghi di culto del quartiere. Borghi che si sono persi per lasciare spazio alla nuova quotidianità. Ecco quali sono alcuni dei luoghi più frequentati e amati di Milano, che nella storia erano villaggi o piccoli distretti.

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I quartieri scomparsi di Milano

#1 Città Studi sorge sulle Vallazze

Città Studi Credits: @amacittastudi IG

La conformazione del territorio, un poker di cascine e perfino un’osteria, erano i punti di riferimento di una volta per identificare Le Vallazze, corrispondente oggi a Città Studi.
Fino al 1913 circa la zona era praticamente un susseguirsi di avvallamenti e collinette, che l’hanno resa poco coltivabile e meno ancora edificabile.
La trasformazione avviene proprio ad inizio del 1900, quando si è raggiunto il livellamento del terreno riempiendo le depressioni del suolo con il riporto delle macerie di Porta Monforte e Porta Vittoria.
Oggi le cascine e l’osteria hanno lasciato il posto a Città Studi.

#2 Porta Comacina e la Mezza Lingua (Porta Garibaldi) 

Credits dennise81 IG – Porta Garibaldi

Porta Comacina è stato il nome della porta diretta a Como, che oggi è Porta Garibaldi. Una volta la zona era nota come Mezza Lingua, dal nome di una famosa osteria che è rimasta aperta nei pressi fino alla fine degli anni ’30 del novecento.

#3 Il Borghetto e la peste del ‘500

Borghetto Credits: Milano Nei Secoli

La maggior parte dei quartieri che hanno cambiato nome, sono quelli più antichi racchiusi all’interno delle mura romane o spagnole e che hanno creato, nel tempo, dei piccoli borghi.
Uno di questi sorgeva in quella che oggi è la Via Borghetto. La via deve il nome al piccolo borgo in cui, ai tempi della peste di San Carlo, si usava trattenere i pazienti guariti e dimessi dal vicino Lazzaretto, che sappiamo essere invece fuori dalle mura.
I guariti dalla peste erano quindi sottoposti ad una quarantena supplementare, proprio al Borghetto.

Leggi anche: La storia dell’area di Milano che restò immune dalla PESTE: strega o carbone?

#4 La Maddalena (De Angeli, Porta Vercellina)

Durante la pestilenza del 1576, San Carlo ha fatto innalzare numerose colonne stazionali, per spingere i fedeli a pregare in un ambiente esterno, preferito a quello chiuso delle chiese.
Una di queste colonne, proprio sul fiume Olona nei pressi della Porta Vercellina, era dedicata a Santa Maddalena.
La zona ha poi preso quel nome, per essere cambiato quando il quartiere ha mutato la sua vocazione, con l’insediamento delle prime industrie.
L’arrivo della MM1 ha definitivamente consacrato l’area come De Angeli, dalla fermata dedicata ad uno degli industriali.

Leggi anche: La Maddalena, il borgo scomparso di Milano

#5 Il Corvetto era “Gamba La Vita”

Fondazione Prada a Gamboloita Credits: @paoloscarpazgandolfi IG

Gamboloita era il nome di una grossa casa di campagna, ristrutturata e restaurata anche di recente, per cui ancora visibile tra Viale Brenta e Piazzale Corvetto.
L’origine del nome Gamboloita sembra appartenere alla famiglia Gambaloytis, proprietari della grande tenuta, oppure dal latino Campus Lautus, che significa campo ricco.
I milanesi, per quel gioco di parole che si fa per tramandare i nomi tra generazioni, l’hanno poi soprannominata “Gamba La Vita”.
Gamba la vita non significa nulla, ovviamente, è una semplice assonanza. Ma siccome la zona è stata urbanizzata molto tardi nel ‘900, il gioco di parole è sopravvissuto fino ai giorni nostri.

#6 La Trecca, poi “case minime”: oggi il quartiere di Via Salomone

Trecca abbattuta Credits: Skycrapercity

Ebbene sì: anche Milano ha avuto la sua frazione di Tre Case.
Il quartiere era noto come La Trecca e l’origine del nome è quanto mai scontata, visto che si usava per identificare un borghetto di tre cascine contigue.
Questa zona sembra quella che ha subito le maggiori e, forse, peggiori sperimentazioni di urbanizzazione.
Il raggruppamento di cascine è stato sostituito da un raggruppamento di case minime di Via Zama nel dopoguerra e conserva, infine, la vocazione verso gli agglomerati. Sorgono qui vicino le Case Bianche di Via Salomone, finalmente oggetto di riqualificazione in questo angolo di periferia.

#7 Taliedo e i boschi di tigli

Aerodromo Taliedo Credits: notizie.it

Il Taliedo, che ancora oggi qualcuno nomina e ricorda, è la zona appena a Nord de La Trecca e di Via Salomone. L’antico nome veniva dai boschi di tigli molto fitti in questa parte di territorio.
Una porzione di questi sono stati spianati per realizzare il primo aeroporto di Milano, quell’Aerodromo del Taliedo voluto dall’Ing. Caproni e che è stato a sua volta sostituito dal Forlanini, di Linate.
Fa piacere che la zona sia, per alcuni, ancora e sempre il Taliedo.

#8 Il Passetto dei malfamati in Corso Garibaldi

Passetto Credits: myblacksunglasses.com

Una trattazione a parte meritano i luoghi più malfamati, che oggi vivono una seconda vita.
È il caso di Corso Garibaldi, una volta spezzettato in tre tronconi, uno dei quali denominato il Passetto, per via di una strettoia che costringeva i pedoni a procedere a piccoli passi.
Il Passetto, oggi all’altezza di via Anfiteatro, era sede di postriboli di pessima fama.

#9 Il Malcantone, la via dei sicari tra Via Torino e Via Unione

Malcantone Credits: passipermilano

Il Malcantone è il soprannome dato da Pietro Verri alla strada che oggi è l’incrocio tra Via Torino e Via Unione per una delle vie più pericolose di tutta Milano. Aiutati dal favore delle tenebre, dai nascondigli perfetti che questo vicolo offriva ai malfattori, il Malcantone è stato per decenni la scelta preferita dai delinquenti per i loro reati, soprattutto i sicari per compiere omicidio su commissione.

#10 Il Laghetto, il porticciolo del Duomo

Laghetto S. Stefano Credits: @gnufoni IG

Non ha bisogno di presentazioni, perché siamo nel cuore di Milano. La Via Laghetto, asciutta e silenziosissima ai nostri giorni è, per ora, l’unica testimonianza dell’antico porticciolo, dedicato a Santo Stefano, che è stato utilizzato per secoli come approdo del marmo di Candoglia, materia prima per la costruzione e il rivestimento del Duomo.
Il marmo arrivava dal lago Maggiore attraverso il Ticino, i Navigli ed un canale per la navigazione fino all’approdo.
Navigare i Navigli è sempre stata un’attività sottoposta a dazi e gabelle e solo i materiali destinati alla Fabbrica del Duomo erano esenti dal pagamento di queste imposte.
All’ispezione doganale veniva apposta la sigla A.U.F., “ad uso Fabbrica”, per indicare che potevano passare gratis.
Sì, proprio quel “AUF” che ancora oggi è lo spiritoso sinonimo di gratis, a sbafo, altra testimonianza delle usanze del passato che sopravvivono per secoli.

Continua la lettura con: 7 CURIOSITÀ che forse non sapevi sulla VECCHIA MILANO

LAURA LIONTI

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Video: il VIAGGIO nelle STAZIONI da INCUBO della METRO di MILANO

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Metro da incubo

Queste sono considerate le “stazioni da incubo” sulla metro di Milano secondo un sondaggio sulla nostra fanpage di facebook. Ma sono davvero così terribili? Questo il video:

 

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FRANCESCA MONTERISI

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