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L’arredo urbano è una delle noti più dolentiper l’estetica di Milano. L’asfalto sui marciapiedi è spesso rovinato perché di scarsa qualità, i paletti dissuasori sovente divelti e arrugginiti oltre a essere di fattezze diverse perfino nella stessa via, i cartelli stradali si moltiplicano ad ogni aggiornamento del codice della strada e la palificazione è compulsiva. Si veda nella foto Piazza 24 Maggio riqualificata solo qualche anno fa: si contano ben 83 semafori e si supera il centinaio di pali contando quelli dell’illuminazione pubblica e della segnaletica stradale.
#2 Illuminazione carente e brutta, anche in centro e nei pressi di palazzi e monumenti storici
Alcune tra le nuove zone riqualificate della città possono giovare di un’illuminazione diffusa e con impianti ad alta efficienza. Lo stesso non si può dire per tutto il resto di Milano, iniziando dal centro storico dove strade e piazze scarsamente illuminate sono la prassi, così come molti palazzi storici e monumenti sono tenuti al buio. Senza considerare la scarsa qualità dell’illuminazione a Milano se raffrontata alla cura per le luci che hanno le grandi metropoli internazionali.
#3 Trasporto pubblico non integrato tra metropolitana e ferrovia suburbana
Mappa Atm metro e linee S
Uno piccolo sforzo, almeno visivo, è stato fatto con la nuova mappa Atm in cui sono ben visibili il passante e tutte le linee suburbane. Purtroppo l’integrazione reale non c’è ancora e soprattutto i due sistemi di metro e passante, gestiti da due società di trasporto differenti, risultano ancora due infrastrutture di trasporto a sé stanti. Al contrario di quanto accade a Berlino con le S-Bahn o a Parigi con la RER. Altrove i trasporti tra città e hinterland trovano una strategia unitaria.
#4 Il verde per abitante è troppo poco e poco valorizzato
Credits: shakespeare_hotel IG – Hyde Park Londra
Nella classifica delle città lombarde Milano è penultima tra quelle con più verde ogni abitante con 17,9 mq. Fatto salvo il quadrante di San Siro, ci sono solo due parchi di grandi dimensioni in città: il Parco Sempione e i Giardini Indro Montanelli, comunque piccoli per gli standard delle altre metropoli, a seguire quello di Citylife e la Biblioteca degli Alberi. Nulla a che vedere con il Prater di Vienna o l’Hyde Park di Londra. Nelle grandi città del mondo, inoltre, gli spazi verdi sono più valorizzati e vivi, spesso sono il centro di attività creative e un punto di riferimento costante per i cittadini. A Milano invece chiudano la sera.
#5 La debolezza politica: nessun ente regolatorio nazionale o internazionale ospitato in città
Credits: milano.repubblica.it – Possibile Sede Tribunale dei Brevetti
Persa la sfida per EMA, l’Agenzia Europea per il farmaco assegnata ad Amsterdam dopo il sorteggio in cui Milano partiva da favorita, Milano continua a ospitare nessun ente regolatorio internazionale. Persino a Parma ha sede un’Agenzia Europea, quella che si occupa della sicurezza alimentare. A differenza delle grandi città del mondo, poi, è clamorosa la debolezza di rappresentanza politica di Milano. Nessun ente di rilevanza nazionale, nessuna rappresentanza ufficiale della grande Milano nei luoghi che contano in Europa. E la debolezza successiva è sia causa che conseguenza di questa miopia politica.
#6 Sindaco senza alcun potere e la città con il più alto residuo fiscale al mondo
Credits: dayitalianew.com
Milano è l’unica tra le metropoli mondiali a non avere un briciolo di autonomia, gestionale o finanziaria. Il Sindaco non ha l’ultima parola nemmeno sulla scelta di riaprire i Navigli o sulla modifica di un parco pubblico perché questa è in capo alla Soprintendenza centrale di Roma. Inoltre le risorse per gli investimenti pubblici sono ridotte al minimo perché, nonostante Milano produca oltre il 10% del Pil nazionale, la città riceveindietro dallo Stato solo l’1% di quanto versa: 450 milioni a fronte di oltre 40 miliardi di tasse. Si tratta del residuo fiscale più grande al mondo. E concludiamo anche con una nota di demerito per i cittadini.
#7 Come conoscenza dell’inglese i milanesi sono lontanissimi delle altre metropoli europee
Credits: valetinapicciani.it
I milanesi sono quelli che rendono grande Milano nel mondo. Vero. Ad esempio, sono i migliori insieme ai “cugini” viennesi per la raccolta differenziata. Ma rimane comunque un punto di debolezza. Anche se l’area metropolitanache parla meglio l’inglese in Italia è quella di Milano, purtroppo però, nonostante sia il più importante centro finanziario italiano, la città si attesta a livello internazionale appena alla 35esima posizione, lontanissima non solo dalle città baltiche, ma anche da Berlino, Parigi, Madrid e Lisbona.
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La più estesa, la più puntuale, la più costosa, la più veloce. Scopriamo tutti i record.
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Le 10 metropolitane da record del mondo
#1 La metropolitana più vecchia: Londra, inaugurata nel 1863
Credits: travel365.it – Westminster
Londra ha inaugurato il servizio metropolitano nel 1863, all’epoca a vapore e a cielo aperto, mentre nel 1890 fu terminata la prima linea elettrificata sotterranea. Il record come metropolitana più antica del mondo è suo.
#2 La metropolitana con la stazione più profonda: “Arsenal’na” a Kiev scende fino a 105 metri, come un grattacielo sotterraneo
Credits: djaunter.com
Si trova nella Linea Svjatošyns’ko-Brovars’ka della capitale Ucraina, la stazione più profonda del mondo.Arsenal’na fu inaugurata insieme alla prima tratta della metropolitana, scende fino a 105,5 metri di profondità a causa della geografia di Kiev, dove la riva destra del fiume Nipro si innalza al di sopra del resto della città. Praticamente è un grattacielo sotterraneo.
#3 La metropolitana più corta al mondo: in Austria, lunga poco più di 1 chilometro con sole 4 fermate
La metropolitana di Serfaus, comune austriaco di 1.127 abitanti, nel distretto di Landeck in Tirolo, è la funicolare a cuscini d’aria più ad alta quota e più piccola del mondo. Questo fa di Serafus il paese più piccolo al mondo ad avere un servizio metropolitano. La metropolitana di Serfaus è lunga 1.280 m e presenta un raggio di curva minimo di 300 m. Il dislivello di 20 m tra le stazioni si supera con pendenze massime del 5,35%.
#4 La metropolitana più estesa del mondo: Pechino: raggiunge gli 880 km
Credits: travelchinaguide.com
Il sistema metropolitano della capitale cinese inaugurato nel 1969 si compone di 29 linee, 523 stazioni e raggiunge gli 880 km di lunghezza certificando così il primato di Pechino come rete più estesa.
#5 La metropolitana di New York ha il record di binari
Credits: wikipedia.org
La famosa metro di New York City ha 472 fermate e 27 linee. Questa metro, inaugurata nel 1904, è una delle più antiche del mondo, tutte le linee sono aperte h24. Detiene anche il record di binari posati per il fatto che molte linee hanno 4 binari che consentono di far transitare anche treni regionali.
#6 La metropolitana più frequentata: Pechino, con oltre 10 milioni di passeggeri al giorno
Credits: travelourplanet.com
Con una media giornaliera di 10 milioni di passeggeri la rete metropolitana di Pechino è la più trafficata al mondo. Grazie ai progetti in via di realizzazione, prevede di superare molte altre volte ancora questo record.
#7 La metropolitana più veloce: da Pechino all’Aeroporto Daxing i treni viaggiano a 160 km/h
Credits: travelourplanet.com
Pechino detiene un ennesimo record: oltre a essere la più estesa e la più affollata, è anche la più veloce del mondo. Nella nuova lineablu che collega la capitale cinese con l’Aeroporto Internazionale di Daxing, i treni viaggiano a una velocità di 160 km/h, circa il doppio rispetto alla media nazionale, trasportando i passeggeri da una parte all’altra della città in soli 19 minuti.
#8 La metropolitana più efficiente: Hong Kong, prima per pulizia e frequenza
Vagone metro Hong Kong
Il primo posto come metropolitana più efficiente va assegnato alla metropolitana di Hong Kong, attiva da soli 30 anni, ha un servizio di trasporto impeccabile a tal punto da scoraggiare l’acquisto e l’utilizzo di auto in città. Tra le qualità in cui eccelle ci sono: pulizia, frequenza e servizi offerti.
#9 La metro più puntuale: Tokyo
Credits: familytripontheroad.it
Se cercate un servizio di metropolitana sempre in orario lo trovate in Giappone, a Tokyo. È riconosciuta come la più puntuale in assoluto.
#10 La metropolitana più cara è in Vietnam. Un cittadino di Hanoi spende mediamente il 25% del suo stipendio
Credits: e.vnexpress.net
In Europa la palma del trasporto pubblico metropolitano più costoso è vinta da Copenaghen, ma il record mondiale spetta al Vietnam. Per utilizzare la metro di Hanoi infatti un cittadinospende mediamente il 25% del suo stipendio in biglietti della metro, seguita a ruota da New Delhi in India.
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Uno dei pezzi di storia della città è stato trasformato per regalare un’esperienza di soggiorno davvero unico. Vediamo come è diventata la struttura e quanto costa dormirci una notte.
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A Milano si può dormire in una casa Igloo: questo il prezzo accessibile a tutti
# Delle vere icone dell’architettura cittadina
Nate come risposta temporanea per gli sfollati della seconda guerra mondiale, queste eccentriche abitazioni sono diventate delle vere icone dell’architettura cittadina. Le case Igloo furono costruite nel 1946, in via Lepanto nel quartiere Maggiolina, ai margini del cosiddetto Villaggio dei Giornalisti, su progetto dell’ingegnere Mario Cavallè. Ispirate all’architettura delle dimore circolari diffusa in quegli anni negli Stati Uniti, in origine erano 12, oggi ne sono rimaste 8 ma solo 2 hanno mantenuto questo impianto, mentre le altre hanno subito importanti interventi di ampliamento e rifacimento. Si caratterizzano per una pianta rotonda di 45 mq e si sviluppano su due livelli, per un totale di circa 90 mq, con seminterrato e primo piano e un sistema costruttivo a volta, formato da mattoni forati disposti a losanghe convergenti.
Credits tempocasa – Esterno Casa Igloo messa in vendita al civico 11/1 di via Lepanto
Gli spazi interni erano stati suddivisi per avere ingresso, cucina, bagno e due camere. Nel 2023 quella al civico 11/1 è finita sul mercato, al prezzo di 399mila euro, venduta nel settembre dello stesso anno, mentre un’altra al civico 13 è stata acquistata da i due titolari di uno studio dentistico di Melegnano.
# La trasformazione in un vero Igloo del Polo Nord
Quartiere dei gionalisti – Maggionlina
I nuovi proprietari della casa al civico 13, i fratelli Michele e Alberto Scala come riportato da Il Giorno, hanno deciso di riportarla all’origine rimuovendo le tegole e restituendo il colore bianco all’esterno.
Esterno casa Igloo
Non solo, si sono spinti anche un po’ oltre. Hanno infatti voluto portare fino in fondo il concetto di igloo, inserendo all’interno ogni dettaglio che potesse far vivere l’esperienza glaciale delle tipiche abitazioni degli eschimesi che si possono trovare nel nord del Canada e della Groenlandia.
Casa Igloo
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Altra vista interna casa Igloo
Soggiorno casa igloo
Cascata di ghiaccio casa Igloo
Camera da letto casa Igloo
Bagno casa Igloo
Bollittore e macchinetta caffè casa Igloo
Nella casa, composta da soggiorno, camera da letto e due bagni, si possono trovare: finti blocchi di neve per il camino, stalattiti, una finta cascata di ghiaccio, oggetti di design ad hoc, come bollitore e macchina del caffè, e persino il pavimento ricorda una banchisa polare. I lavori sono durati nove mesi e ora l’iconica dimora è stata resa disponibile per gli affitti brevi.
L’annuncio in uno dei portale per gli affitti brevi descrive in questo modo la casa di via Lepanto 13: “Lusso e Design nel cuore di Milano – Benvenuti in un elegante appartamento situato nella prestigiosa zona della Maggiolina a Milano. Questa esclusiva dimora è pensata per chi cerca un soggiorno di alto livello, con dotazioni di design, spazi moderni e comfort premium. Perfetto per 2 ospiti, offre un ambiente sofisticato e rilassante, ideale sia per brevi soggiorni che per periodi più lunghi. La posizione strategica consente di raggiungere comodamente i principali punti di interesse della città.”
E il prezzo? Facendo la simulazione per un soggiorno di due notti, arrivo il 17 e partenza il 19 febbraio 2025, il totale ammonta 411,25 euro, comprensivo di 90 euro di spese per la pulizia.
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Rilanciamo un grande classico. Dì che sei di Milano senza dire di essere di Milano. Lo abbiamo chiesto di nuovo ai milanesi. Qui le più splendide tra le nuove risposte.
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15 frasi evidenti che fanno capire che sei di Milano
Ph. @la_geniera_archive IG
# «Non sono mai stato in Tribunale ma conosco più di dieci avvocati» (Daniele Gabrieli)
# «Ci vediamo alle 10.25, ma io sono lì dalle 9.50» (Massimiliano Naldoni)
# «ti che te tàchet i tac» (Mariella Lella- Silvia Gremoli)
# «Devo avere auto euro 100, bestemmio per le ciclabili che praticamente sono in carreggiata, niente metro dopo le 24 e uno sciopero a settimana» (Francesco Pellegrino)
# «Chiavi in mano pronte da 5 minuti prima di entrare in casa» (Cristina Fiorin)
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Privata Eugenio Gignous
Non solo una mini-piazza: a Milano c’è un intero quartiere con le case con i colori pastello. Sembra di ritrovarsi a San Francisco lungo la Stainer Street, dove si ammirano le Painted Ladies, le bellissime case colorate in stile vittoriano.
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Le «Painted Ladies di Milano»: il quartiere con le case dai colori pastello
# Ai margini delle eleganti ville di lusso di via Monte Rosa
Maps – Il quartiere con le case color pastello
Siamo tra le fermate Amendola e Lotto della linea M1, in zona MonteRosa, nota per le sue eleganti ville di lusso. Andando verso l’esterno della città, poco prima di viale Murillo si trova un piccolo quartiere della città, distribuito su poco più 4 ettari di terreno, che si caratterizza per le sue abitazioni di colore pastello. Tra le vie ricomprese al suo interno ci sono: Pellizza da Volpedo, Paris Bordone, via privata Eugenio Gignous e via Filippo Carcano.
# Via Pellizza da Volpedo
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Pellizza da Volpedo
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Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Pellizza da Volpedo vista storto
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Vista iniziale via Pellizza da Volpedo
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Pellizza da Volpedo vista larga
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Pellizza da Volpedo dettagli
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Pellizza da Volpedo dettaglio simbolo drago
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Pellizza da Volpedo
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Casa grigia via Pellizza da Volpedo
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Casa via Pellizza da Volpedo
Partiamo dalla più lunga: via Giuseppe Pellizza da Volpedo. Intitolata al pittore conosciuto per il “Quarto Stato”, che dopo diversi anni di “esilio” al Museo del Novecento è ritornato nella sede originaria nella GAM di fronte ai Giardini Indro Montanelli. La strada si caratterizza per abitazioni di pochi piani, tutte con colori pastello che vanno dal rosa salmone al giallo ocra. Alcune hanno delle decorazioni o delle piccole sculture sopra la porta, come la testa di un leone o il biscione ucciso, uno dei simboli della città.
# Via Bordone
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Bordone
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Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Villa via Bordone
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Bordone
Passiamo poi a Via Bordone, dove spicca una villetta di colore giallo ocra, simile ad altre che si possono vedere in via Venti Settembre, e un lungo caseggiato arancio terracotta con decorazioni in rilievo, finestre ad arco e terrazzini realizzati con una successione di piccole colonne sul fronte strada.
# Via Privata Eugenio Gignous
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB – Via Privata Eugenio Gignous
Ma è la via Privata Eugenio Gignous, lunga appena 125 metri, forse quella più pittoresca del quartiere. Le poche case della strada si alternano con colori caldi e freddi: c’è il rosa pesca e il rosa salmone, il giallo, infine il lavanda o pervinca che troviamo anche alternato al colore bianco su una parete verniciata con strisce orizzontali.
# Via Carcano
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Carcano
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Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Carcano
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Dettagli edificio con torretta via Carcano
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Carcano vista d'insieme
Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Dettagli via Carcano
Completiamo il tour in via Filippo Carcano, dove si fa notare una piccola villetta con torretta di colore giallo ocra, con finestre ad arco in mattoni al primo piano e triangoli sopra le finestre del piano terra, sempre in pietra, che racchiudono il disegno di quelle che a prima vista paiono fontane. La strada ha palazzi ad altezze e colori sfalsati e di filata se ne vede un gruppo caratterizzato da elementi in pietra e accomunati dagli stessi rilievi a forma di anfore, dai timpani sopra le finestre e dai terrazzini bianchi con colonne. Probabilmente sono tutte parte di una stessa proprietà, vista anche la cancellata comune. In direzione di Citylife, nell’ultima immagine sullo sfondo si intravede lo “storto”, trovano infine spazio un edificio bordeaux e un hotel arancio aragosta.
Un progetto immaginato 20 anni fa e che Regione Lombardia vuole riportare alla luce, con le dovute modifiche, per collegare in modo veloce e diretto le tre città dei laghi. Vediamo come potrebbe essere il tracciato.
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La Lombardia avrà l’autostrada dei due laghi? Le tre città coinvolte dal progetto
# Il progetto mai realizzato della “Pedemontana del nord” da Varese a Lecco
Flussi veicolari tra Varese e Lecco
Bisogna tornare indietro di quasi 20 anni per risalire al progetto originario di quello che avrebbe dovuto essere in senso letterale l’autostrada pedemontana autentica, visto il passaggio vicino ai monti. Alla fine si è optato per una soluzione in pianura, l’attuale A36 “Pedemontana” in costruzione per collegare l’A8, l’A9, la Brianza centrale e connettersi alla superstrada per Malpensa tramite una bretella Anas. La “Pedemontana del nord”, l’Autostrada regionale Varese-Como-Lecco”, era stata immaginata con un tracciato di 26 chilometri prevalentemente in galleria, che attraversasse 20 comuni delle tre province, per velocizzare gli spostamenti dei circa 80.000 veicoli al giorno su tutta la direttrice.
# Da Varese a Lecco in 30 minuti
Tratte in funzione A36 Pedemontana, con tangenziali di Varese e Como
A coprire la tratta in questione ci sono le tangenziali di Varese e Como, parte della rete del Sistema Pedemontano, ma Regione Lombardia vuole riprendere in mano il vecchio progetto per realizzare per connettere Varese con Lecco. La giunta ha infatti inserito l’opera nel Programma Triennale dei Lavori Pubblici 2025-2027.
Maps – Da Varese a Lecco
Queste le parole del Consigliere Regionale di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini: «Collegare Lecco in modo più rapido ed efficiente a Varese e all’intera regione, uscendo da questa sorta di milanocentrismo stradale non solo migliorerà la mobilità interna, ma aprirà anche nuove possibilità di connessione con la Svizzera, in particolare con il Canton Ticino, con importanti ricadute economiche per l’area insubrica. Arrivare da Lecco a Varese in mezz’ora è un obiettivo ambizioso ma non impossibile da raggiungere.» Oggi serve il triplo del tempo, a prescindere dalla strada che si sceglie. I due rami del lago di Como e quello di Varese sarebbero quindi collegati in modo diretto, in attesa di progetti ancora più ambiziosi come una «metro dei laghi» che dal Lago Maggiore arrivi sino al Lago di Garda.
Nel progetto originario, ora da rivedere con i territori e gli enti coinvolti come le cameree di commercio, si prevedeva:la partenza dalla tangenziale di Varese in corrispondenza dell’interconnessione di Vedano Olona, la prosecuzione verso ovest con la connessione all’autostrada A9 nei pressi della barriera di Grandate e dell’innesto con la tangenziale di Como.
Innesto A9 Como
La seconda parte, il percorso Como-Lecco, sarebbe partito dalla tangenziale di Como, nel Comune di Albese con Cassano, per poi procedere in direzione ovest fino ad innestarsi sulla strada statale 36 a Nibionno. L’opera avrebbe un costo complessivo stimato di 1 miliardo e 269 milioni euro, che potrebbe aumentare nel caso di scelta di altre varianti progettuali.
Nella capitale dell’aperitivo la fanno da padrone bar e caffé. Ma qual è stato il primo bar della città? E qual è il bar più antico tra quelli ancora in attività? Domande che prima o poi a ogni milanese viene da farsi.
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Il primo bar della storia di Milano. E quello più antico ancora in attività
# Il “Caffè alla Borsa”: il primo bar di Milano, dove si condividono segreti
1801. Milano è la capitale del Lombardo-Veneto sotto dominio degli austriaci. La abitano circa 140.000 persone. Quell’anno apre un bar: in Piazza degli Affari, vicino alla Borsa di Milano. Si chiama: “Caffè alla Borsa”. Il successo è istantaneo: il caffè diviene subito un luogo di incontro per gli uomini d’affari, i banchieri e i commercianti della città che, da tradizione perenne dei milanesi, lo usano come centro di scambio di informazioni e di negoziazioni finanziarie.
# Esplode il boom del caffè
Caffè alla Borsa
Il Caffè alla Borsa introduce anche la novità di servire in un luogo pubblico il caffè, all’epoca ancora una bevanda poco conosciuta e apprezzata, contribuendo così a diffondere la cultura del caffè a Milano e non solo.
accademia crusca d’annunzio
In poco tempo sorgono anche altri caffé ma il Caffé della Borsa si caratterizza per la sua eleganza e il suo prestigio, tanto che nel 1867 viene scelto come sede della Società degli Spettacoli, un importante teatro milanese che ospita spettacoli di prosa e di musica. Nel XX secolo continua il successo del locale che subisce diverse ristrutturazioni per valorizzarne eleganza e raffinatezza, mantenendone comunque il suo fascino storico, con interni impreziositi da decorazioni in stile liberty, specchi e arredi di pregio. Ospita ovviamente le celebrità dell’epoca, su tutti Gabriele D’Annunzio, che frequenta il locale per sorseggiare il suo aperitivo preferito: il Vermouth.
Tra le curiosità legate al Caffè alla Borsa, si racconta che la celebre canzone napoletana “Santa Lucia” sia stata composta proprio in questo caffè: nel 1849, da un gruppo di marinai napoletani in transito a Milano. Inoltre, il Caffè alla Borsa ha ispirato la scrittrice lombarda Grazia Deledda, che lo ha citato nel suo romanzo “Canne al vento”.
# Il caffé più antico ancora in attività a Milano
Il bar di Milano in attività più antico è il “Caffè Cova”: fondato pochi anni quello della Borsa, nel 1817 da Antonio Cova e successivamente acquisito dalla famiglia Biffi nel 1950. Il bar si trova in via Montenapoleone ed è uno dei luoghi più iconici e raffinati della città.
Il Caffè Cova Montenapoleone è celebre per la sua atmosfera raffinata, con interni decorati con marmi pregiati, specchi, lampadari e arredi in stile liberty. Noto anche per le prelibatezze come i famosi panettoni artigianali, dolci e pasticcini, accompagnati da caffè e tè pregiati. Qualche anno fa è stato acquistato dalla multinazionale della moda, il gruppo LVMH.
Non c’è tantissima neve. Non solo: fa anche più caldo del previsto. Un clima perfetto per godersi queste 5 passeggiatesoft sulle montagne della Lombardia.
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La montagna d’inverno: 5 passeggiate facili da fare in Lombardia
#1 Passeggiata da Valmadrera a San Tomaso (LC)
Credits: @vitadaciclista San Tommaso
Affacciata sulle acque del lago di Como, vi è una terrazza panoramica naturale, un vero e proprio polmone verde. Questa può essere raggiunta camminando dal paese di Valmadreraalla località di San Tommaso tramite un sentiero facile e adatto a tutti. Non si arriva ad un altezza elevata: stiamo parlando solo di circa 580 m. Tuttavia la località non è per nulla da sottovalutare. Zona di vigneti nell’Ottocento, sostituiti poi da coltivazioni di mais, segale, orzo e patate, oggi nell’area vi è un alpeggio da dove si può godere il panorama dei laghi Briantei.
#2 Passeggiata lungo la cresta del Monte Bolettone (CO)
Credits: @santi_menca Monte Bolettone
La bellezza di questa passeggiata sta proprio nel sentiero da percorrere. Con una camminata di circa un’ora, partendo dal rifugio Alpe Vicerè e arrivando a Capanna Mara, si percorre la dorsale lariana, sulla crestadel Monte Bolettone. Arrivati poi in cima, dove c’è una croce che protegge la vallata, si ha davanti agli occhi un vero e proprio quadro. Una vista a 360° che spazia dal Gran Paradiso alla Grigna Settentrionale e la Grignetta verso nord, dal Monviso alla pianura lombarda verso sud e alla vista di tutti i laghi.
#3 Anello Torno – Montepiatto (CO)
Credits: Triangolo Lariano Montepiatto
Per raggiungere la piccola chiesetta da cui si ammira uno splendido panorama sul lago di Como, è necessario percorrere una passeggiata dal paese di Torno fino alla località di Montepiatto. Lungo il cammino è possibile trovare massi usati dai romani e cristiani per ricavarne tombe, altari, capitelli e tanto altro, ma è la “pietra pendula” che cattura l’interesse di tutti. Si tratta di un grande masso dalla caratteristica forma di fungo, trasportato dai ghiacciai della Valtellina e della Valchiavenna durante le glaciazioni.
#4 Sentiero del Sole sul Lago Maggiore (VA)
Credits: Youtube Sentiero del Sole
Chiamato così perché corre lungo il lato soleggiato della montagna, il Sentiero del Sole porta a due balconi panoramici, uno sul Lago Maggiore e l’altro sulla Val Veddasca. Contemporaneamente si potranno quindi vedere le cime montuose innevate e il lago di un blu intenso. Inoltre, già la se la stessa passeggiata per raggiungere le due terrazze è una cartolina, si attraversano infatti i boschi di Agra.
#5 Passeggiata ai tre faggi di Fuipano (BG)
Credits: @nicola_7690 Fuipiano, Valle Imagna
In Valle Imagna, partendo dal paese di Fuipiano, è possibile percorrere un sentiero agevole per raggiungere la località Tre Faggi. Questa prende il nome dalla presenza di tre faggi secolari, ma interessante è anche l’altare dedicato alla Madonna circondato da “dolmen”, megaliti in pietra. Facendo tornare alla mente le architetture celtiche, dalla località si gode anche di un’ottima vista sulle valli bergamasche.
A circa 20 chilometri a sud est di Milano, tra il canale Muzza e il fiume Adda, si trova un piccolo paesino rurale: Corneliano Bertario, una frazione di Truccazzano. Potrebbe essere definito come un borgo bloccato nella sua storicità e nelle sue tradizioni, ma i circa 500 abitanti del paese sono pronti a farne il proprio punto di forza. Infatti, da poco tempo, è nato un grande sogno. Ma prima si scoprire quale, proviamo ad elencare quali sono i 7 punti di forza di questo paese.
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Alle porte di Milano un piccolo borgo medievale ha un grande sogno
#1 Racchiude un pezzo di storia di Milano: la vittoria contro Barbarossa
Credits: @costy_b
Seppur molto piccolo, Corneliano è testimone di gran parte della storia milanese. Infatti, il borgo ha origini romane, ma nel corso dei secoli, soprattutto a partire dal Medioevo, ha visto il passaggio di molte famiglie nobili della città, come i Visconti, i Bigli e i Borromeo. È anche stato luogo di una grande vittoria milanese contro Federico I Barbarossa: si racconta che quest’ultimo sia stato sconfitto perché incantato a guardare il vecchio fiume del paese.
#2 Il bellissimo castello medievale in pietra
Credits: @denise.and.violet
Al centro della piazza vi è il Castello Borromeo, costruito alla fine del 1300. Non bisogna immaginarsi il classico castello Disney, ma piuttosto un grande edificio medioevale in pietra dall’eccezionale bellezza.
#3 Il Conte di Corneliano
Per molti può sembrare strano, ma Corneliano ha ancora un conte a cui far capo. Ovviamente, si tratta di una carica simbolica, ma è ancora a lui che, in quanto proprietario, spettano alcune decisioni.
#4 Il centro storico a forma di infinito
Credits: www.inviaggioinitalia.it
Con la sua forma ad infinito, Corneliano ha un centro storico costituito quasi esclusivamente da edifici medioevali. Qui si respira la magia della vita nelle corti e nelle cascine.
#5 Le campagne e il verde circostanti
Credits: @denise.and.violet
Corneliano è l’opposto di Milano. Infatti, il paese è circondato da campagne e l’attività che prevale è l’agricoltura. All’interno vi è anche la Riserva Borromeo, un’area di 220 ettari che, in passato, era la riserva di caccia della famiglia.
#6 Un forte senso di comunità
Credits: www.milanofree.it
Ciò che sorprende di più a Corneliano è la vita nel paese. Si viene catapultati in un’altra realtà tra contadini, bambini che si divertono ancora per le strade e pensionati al bar che giocano a carte.
#7 Piccola ma dai “grandi nomi”
Elettra Lamborghini, Gerry Scotti, Lino Banfi, Pierfrancesco Favino sono alcuni dei tanti nomi che hanno ammirato la bellezza di Corneliano per lavoro o per una semplice visita di piacere. Infatti, il borgo è stato sede di alcuni film e spot televisivi.
# Il grande sogno: vincere il titolo di Borgo più bello d’Italia
Il grande sogno dei cittadini è quello di far concorrere il loro paese al concorso sui Borghi più belli d’Italia. Riusciranno a partecipare… e a vincere?
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6 febbraio 2026: a un anno esatto dall’inaugurazione dei prossimi Giochi Olimpici, il grande sogno comincia a farsi reale. A partire dal 6 febbraio 2025 diventa possibile accedere in anteprima all’unica biglietteria ufficiale dei prossimi Giochi Olimpici Invernali. Vediamo tutte le cose da sapere.
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Biglietti Olimpiadi, scatta l’ora X: tutto quello che bisogna sapere per finire fuori pista
# 350.000 già in attesa di un biglietto
20 anni dopo l’ultima edizione italiana le Olimpiadi di Milano Cortina iniziano a intravedersi all’orizzonte. Sulla biglietteria ufficiale di milanocortina2026 si sono già registrate 350.000 persone in attesa di un biglietto: circa il 70% provengono dall’estero, già con la valigia in mano sia per assistere agli eventi sportivi, sia per visitare le meravigliose località che ospiteranno le gare. La strategia messa in atto dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) è volta a definire dei prezzi adeguati al mercato della domanda e dell’offerta. Ma non solo: il Comitato Organizzatore di Milano Cortina 2026 ha integrato una strategia diversificata e inclusiva con l’obiettivo di permettere a tutti gli appassionati di assistere dal vivo allo spettacolo dei Giochi. Ma quanto costano i biglietti? E come si acquistano?
# Dal 6 febbraio via all’acquisto dei biglietti per chi si è già iscritto
Credits: radiolombardia.it
Entro il 15 gennaio sulla piattaforma ticketing ufficiale, tickets.milanocortina2026.org, ci si poteva registrare per acquistare un biglietto nella prima fase di vendita senza code e attese. Attraverso un sorteggio viene ora stabilito a partire dal 6 febbraio quando sarà il turno d’acquisto per ciascuno dei 350.000 iscritti dando così la possibilità di scegliere le migliori categorie di biglietto tra quelle disponibili. Per le Paralimpiadi la procedura sarà diversa: non è prevista una fase di sorteggio e la vendita inizierà direttamente il 6 marzo, esattamente un anno prima della cerimonia di apertura paralimpica.
# E chi non si è iscritto?
Anche chi non si è già iscritto potrà comunque acquistare i biglietti: la vendita libera inizierà ad aprile si potranno acquistare i biglietti in base alle disponibilità rimaste. Oltre al biglietto classico, ci sarà la possibilità di vivere esperienze ancora più uniche: sono disponibili i pacchetti “hospitality” di On Location, agenzia ufficiale del CIO. Questi comprendono trasporto, alloggio e cene gourmet preparate da grandi chef italiani, offrendo un’opportunità premium per aziende e privati che vogliono vivere i Giochi in modo indimenticabile.
# I prezzi dei biglietti: la metà sotto i 100 euro
Per i Giochi Olimpici che si terranno dal 6 al 22 febbraio 2026, i prezzi partono dai 30 euro, oltre il 20% sarà sotto i 40 euro e più della metà sarà inferiore ai 100 euro. Tantissime anche le agevolazioni per i Giochi Paralimpici che avranno luogo dal 6 al 15 marzo 2026, con prezzi che partiranno da 10 euro per gli Under 14 e con più di 200 mila biglietti, circa l’89% tra quelli in vendita, disponibili a meno di 35 euro.
# I prezzi da record: 1.400 euro per la finale di hockey, 7.500 per la cerimonia di apertura
Entrando più nello specifico:
– Per le Paralimpiadi si parte dai 10 euro, ma i biglietti di categoria A e B costeranno un massimo di 80 euro per le gare e di 650 euro per assistere sulle sedute migliori alla cerimonia di apertura all’Arena di Verona.
– Per le Olimpiadi i prezzi salgono perché si parte dai 30 euro fino ai 1.400 per la finale maschile di hockey su ghiaccio, esistono però dei biglietti intermedi come quelli da 1.200 euro per assistere al gala di pattinaggio di figura, per arrivare ai 220 euro per i posti migliori dello sci alpino.
Per chi vuole vivere invece un’esperienza completa, ci sono soluzioni che combinano biglietti per più eventi con soggiorni in hotel di alta categoria, superando anche i 10.000 euro a persona. Ad esempio, assistere alla cerimonia di apertura in una posizione d’élite può costare fino a 7.500 euro, includendo accesso a servizi esclusivi. Queste offerte non sono per tutti, ma promettono un’esperienza memorabile.
Perché in Lombardia ricevere miracoli è facile come bere un bicchier d’acqua. Ecco le 5 fonti miracolose e benefiche della nostra regione. Nota: l’immagine di copertina si riferisce alla Chiesa Di San Giuseppe Dei Teatinia Palermo.
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Le 5 fonti miracolose della Lombardia: due sono a Milano
Tra le molte meraviglie che costellano la nostra bella regione e città si possono contare diverse storiche fonti. Alcune sono considerate miracolose, alcune semplicemente benefiche, tutte molto amate dai lombardi e dai milanesi in un tempo in cui Milano era davvero… da bere!
#1 SANTA MARIA DEL FONTE A CARAVAGGIO: LA FONTE DELLA MADONNA
credit: santuaritaliani.it
Questo santuario, situato in provincia di Bergamo, è stato costruito in seguito all’apparizione della Vergine Maria, qui avvenuta nel 1432.
Dobbiamo pensare che nella prima metà del XV secolo la zona di Caravaggio era interessata da incessanti lotte politiche che vedevano contendersi Milano e Venezia per il possesso della zona. Fu in quel periodo quindi che la giovane contadina Giannetta de’ Vacchi ebbe la visione della Madonna. Secondo quanto riferito dalla giovane, Maria chiese agli uomini di fare ammenda per i propri peccati e chiese di erigere una cappella sul luogo per ringraziamento. La Madonna fece apparire una sorgente d’acqua. Giannetta portò il suo messaggio così come anche diverse anfore colme d’acqua, che si rivelarono miracolose. La sorgente divenne così rapidamente meta di pellegrinaggi che continuano anche in età moderna, da parte di malati in cerca di sollievo.
#2 SANTUARIO DELLE FONTANELLE DI MONTICHIARI: LA “LOURDES ITALIANA”
La località in provincia di Brescia è definita la “Lourdes italiana” in virtù del fatto che dal 1966 richiama pellegrini da tutto il mondo. Al Santuario ivi presente si possono riempire bottigliette con l’acqua della fonte sacra, ed è anche possibile camminare nella piccola vasca.
Tutto iniziò nel 1966, quando la Madonna apparve a Pierina Gilli. Pare che Maria abbia accompagnato la donna in questo luogo, che un tempo si chiamava Fonte San Giorgio, e le abbia rivelato la salubrità e santità di quelle acque. I pellegrini possono accedere alla fonte tramite la Scala Santa, cioè una scalinata che andrebbe percorsa in ginocchio. Appese alla vasca si possono vedere le immagini di tutti i miracoli avvenuti grazie alla fonte.
#3 SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA FONTANA: L’ACQUA DELLA FECONDITA’
credit: inognidove.it
Questo santuario sorge a Casalmaggiore, sulle rive del Po in zona cremonese.
Pare che prima dell’anno mille, vicino ad una fonte che serviva ai viandanti per dissetarsi, fosse stata costruita una cappella dedicata alla Madonna. Da quel momento chi si fermava univa le preghiere al bicchiere d’acqua dissetante. Conseguentemente, nel 1463 nacque il Santuario attuale. La Madonna era profondamente presente nell’immaginario collettivo delle popolazioni del luogo proprio perché in occasione di pestilenze, incursioni soldatesche, carestie, aveva sostenuto gli abitanti rendendo fecondi i terreni e i vigneti grazie a quell’acqua miracolosa.
#4 SANTUARIO DI SANTA MARIA ALLA FONTANA: LA LOURDES MILANESE
credit: ilmirino.it
Nel cuore di Milano c’è una piccola Lourdes. Ebbene si, il chiostro del santuario di Santa Maria alla Fontana, nella zona di Porta Nuova, nasconde un piccolo segreto: all’ingresso della chiesa c’è una lapide che celebra la prima pietra posata nel 1507.
Dietro all’altare si trova una piccola scala con cinque gradini che conduce alla fonte: undici bocchette da dove sgorga l’acqua miracolosa, corredate anche da bicchierini messi a disposizione dei fedeli.
La storia ci parla di due miracoli connessi a tale luogo. Il primo personaggio ad essere graziato fu il blasonato Carlo D’Amboise nel XVI secolo. Pare che egli sia guarito dopo aver bevuto da tale fonte sebbene all’epoca le sue proprietà taumaturgiche fossero già ampiamente note. Il secondo miracolo riguarda invece tre fanciulli francesi che sarebbero guariti dopo aver bevuto da tale fonte. Pare anche che fu in seguito a questo miracolo che fu commissionata la costruzione del chiostro e del santuario così come sembra che il disegno e la progettazione del chiostro appartengano alla mano di Leonardo.
#5 ACQUE MARCE: LO ZOLFO CURATIVO DEL SEMPIONE
credit: pinterest.ch
Queste fonti non sono miracolose ma sono entrate nell’immaginario degli abitanti della città per le loro proprietà benefiche.
Un tempo a Milano esistevano tre fontane dell’acqua marcia, così come venivano chiamate dai meneghini le fontane di acqua solforosa. A cavallo tra gli anni ’20 e ’30 furono costruite tre fontane per consentire ai milanesi di godere delle proprietà benefiche di alcune falde scoperte all’inizio del secolo, momento in cui a causa della piena espansione della città si cercavano nuove falde acquifere. Alcune di queste falde erano denotate da forte odore di marcio per la presenza di discrete quantità di zolfo. Queste acque non erano ovviamente utilizzabili dall’acquedotto ma erano considerate salutari. In questo contesto ecco quindi la costruzione delle tre fontane, tutte e tre caratterizzate dalla forma ottagonale. L’unica ancora attiva è quella che si trova nel Parco Sempione, dove si scende per andare all’Arena. Vi era al centro della fontana un cartello che avvertiva della non potabilità dell’acqua. Ciononostante molti ancora oggi vi riempiono bottiglie e bottigliette. Purtroppo però, ora tale fontana versa in cattive condizioni e in una situazione di incuria.
La seconda è in Piazza Sant’Angelo ed è decorata dalla statua di bronzo di San Francesco che predica agli uccelli, mentre la terza ed ultima è in Piazza Emilia. Essa è decorata con una citazione della celebre poesia di San Francesco e dalla scritta ‘pax et bonum’ (pace e fortuna).
Di Milano sei se di Milano sai. Questa la regola d’aurea per vivere la città. Questo è il test definitivo per metterti alla prova nella conoscenza di Milano. Scrivi su un foglio la lettera di ogni risposta e in fondo controlla: il numero di risposte esatte ti svelerà cosa è Milano per te.
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Quante ne sai su Milano? Il quiz «definitivo» per capire quanto milanese sei
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Trump e Musk rilanciano: gli americani arriveranno su Marte entro un paio d’anni. Abbiamo chiesto sulla pagina Facebook di Milano Città Stato: “Cosa porteresti di Milano su Marte?”. Queste le 10 risposte più suggestive (e likeate) che abbiamo ricevuto.
Tra due anni sul pianeta rosso? Le 10 cose di Milano che i milanesi porteranno su Marte
#1 La schiscetta
credit: corriere.it
Lei che è nel cuore di ogni milanese, lei che non tradisce mai e c’è sempre nel momento del bisogno: la schiscetta. Nel resto d’Italia è semplicemente un portavivande ma a Milano la schiscetta è un simbolo e infatti anche il suo nome deriva dalla tendenza meneghina a fare sempre più del necessario. “Schiscià” significa letteralmente “schiacciato”, perché i contenitori venivano riempiti abbondantemente, oltre le loro capacità.
Se dovessimo trasferirci su Marte, la schiscetta non potrebbe mancare. Anche perchè pare che non si trovi granché da mangiare.
#2 Il Duomo di Marte
credit: Instagram – @duomodimilano
Tantissimi hanno commentato lasciando da parte ogni materialismo: su Marte porterebbero il Duomo e la sua Madonnina. Simbolo di Milano in Italia e all’estero, la cattedrale gotica meneghina è un vero e proprio amore per i milanesi che non vi potrebbero proprio rinunciare. E poi diciamocelo, mette d’accordo tutti: interisti, milanisti, di destra o di sinistra. Tutti amano la Madonnina e un elemento di unione e concordia è necessario anche nello spazio.
#3 La cultura meneghina: dalla Biblioteca Braidense a quella Trivulziana. “Così avrei abbastanza da leggere”
Biblioteca Braidense – Via Brera, 28
Tralasciando il Duomo che ormai è assodato, piace a tutti, i milanesi vorrebbero trasportare alcuni dei nostri tesori culturali anche su Marte. Non appena sbarcati su un pianeta ancora disabitato probabilmente ci si annoierebbe parecchio e c’è chi scrive che per sconfiggere la noia si porterebbe “La Biblioteca Braidense e la Trivulziana. Così non mi mancherà da leggere, almeno…”.
#4 Lascerei… il sindaco
resta o va via? Credit: e-gazette.it
Non tutti hanno pensato a come sopravvivere su Marte, alcuni, anzi direi moltissimi, hanno visto la spedizione spaziale come una possibilità per liberarsi di alcune cose… e di alcune persone. C’è chi abbandonerebbe nello spazio le piste ciclabili, chi la nebbia e chi invece vi lascerebbe volentieri il sindaco Sala, magari con la giunta comunale per non sentirsi meno solo.
Vedremo alla fine del mandato se Sala davvero rischia di essere spedito su un altro pianeta.
#5 Milan vs Inter: il derby spaziale
Ebbene sì, non potevano mancare le rivalità calcistiche. Se lo stadio di San Siro è da anni ormai una terra di conquista, bramata da molti e alla fine vinta da nessuno, Marte ha ravvivato le speranze dei tifosi. Un ragazzo che sembrerebbe aver trovato la soluzione a questa infinita diatriba ha commentato: “Il Milan, e lo lasciamo lì..”. A questo commento si accodano però i milanisti, che non si lasciano sfuggire l’occasione per beffeggiare la squadra rivale. I più competitivi invece rilanciano: portare entrambe sul pianeta rosso per organizzare il primo derby spaziale.
#6 Un po’ di buona musica
credit: youtube.com
Tornando alla sopravvivenza su Marte, un amante della tradizione musicale meneghina propone di mettere in valigia un CD di Nanni Svampa. Cantante e cabarettista dialettale, Svampa è stato il fondatore del gruppo “I Gufi”, di cui si ricorda la famosissima “Porta Romana”. Nanni a saputo raccontare Milano in ogni più piccolo dettaglio ma sempre con ironia e sarcasmo: tutto ciò che servirebbe effettivamente anche su Marte.
#7 L’ape non deve mai mancare
Se non l’avessero inventato i torinesi, il milanese odierno sarebbe in procinto di inventarlo: stiamo parlando proprio di Lui, l’aperitivo. Tra tutti i commenti, spiccano gli amanti dell’enogastronomia: chi porterebbe il panettone e chi il ristorante di Cracco. Dolci e sciccherie a parte, il Re a Milano è l’aperitivo e infatti sono molti quelli che commentano con il loro preferito: “Il Campari” scrive un ragazzo, mentre un altro propone “Lo sbagliato“.
Scegliete pure il vostro preferito e sigillatelo bene per affrontare il lungo viaggio, ma una cosa è certa: anche su Marte il milanese si organizza per l’Ape.
#8 I tramonti romantici di Milano
tramonto navigli
Milano non è solo lavoro e fatturare, chi la conosce davvero se ne innamora per molto altro e gli eterni romantici cosa potrebbero scegliere di portare su Marte se non i tramonti meneghini? Una ragazza confessa pubblicamente il suo amore per la città, affermando che porterebbe “Il duomo al tramonto, in una splendida giornata estiva, col cielo blu di sfondo”. Non è l’unica però che sentirebbe la mancanza di alcuni luoghi romantici della nostra città, infatti sono tanti a proporre di portare su Marte i caratteristici Navigli o la intramontabile Galleria.
#9 Gli increduli: “ah ma Marte noi non l’abbiamo già superata?”
credit: tech.everyeye.it
Se la maggior parte dei commenti parlavano di adattarsi su Marte o di utilizzare il pianeta come sgabuzzino per le cose/persone indesiderate, una ragazza invece è convinta che la città abbia già superato questa destinazione: “Milano sta talmente avanti anni luce che ha già superato Marte“. E’ una tesi piuttosto singolare ma interessante e a giudicare dai likes, è piaciuta a molti.
Da Milano Città Stato a Milano Città Spazio è un attimo.
#10 E per i nostalgici: un razzo per tornare indietro
credit: wired.it
“Milano quando sono lontano voglio tornare. Milano quando ci sono voglio scappare” cantavano gli Articolo 31 in una canzone interamente dedicata alle contraddizioni meneghine che però rendono unica questa città. Il milanese è così: prima tenta di arrivare su Marte e una volta che è arrivato, cerca un modo per tornare indietro. Una ragazza parte già prevenuta e la valigia la riempie pensando già a come svuotarla, infatti alla nostra domanda ha risposto che porterebbe “il razzo per tornare a #Milano“.
Con il nostro sondaggio volevamo capire quali fossero le cose di Milano di cui i milanesi non possono proprio fare a meno e alla fine sapete cos’è emerso? Che Milano grazie all’ironia, la competitività, la solidarietà e la gioia dei suoi abitanti potrebbe essere ricostruita ovunque. Ma attenzione: il Duomo e i Navigli sono necessariamente da trasportare.
Ipotesi nuove linee e prolungamenti per servire Vigentino, ovest Milano e Opera
La partita sulla linea M6 è solo all’inizio. Comune di Milano e Governo Italiano viaggiano su due binari paralleli: il Comune punta a “chiudere” la Circle Line e servire Ponte Lambro, il Governo preferisce scendere lungo via Ripamonti rispolverando il tracciato inserito nel dossier per Expo 2015. Vediamo i pro e i contro di entrambi e quale soluzione potrebbe accontentare tutti.
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M6, i tracciati di Comune e Governo a confronto: vantaggi, svantaggi e quale potrebbe essere il punto di incontro
# I tracciati allo studio da parte di MM e Politecnico per il Comune di Milano
MM e Politecnico di Milano, su incarico di Palazzo Marino, stanno elaborando le soluzioni alternative per servire il Municipio 5, e in particolare il Vigentino, e il lato ovest della città non coperto dalla Circle Line. Il blog Urbanfile ha provato a immaginare un ipotetico tracciato sulla scorta di queste indicazioni e del fatto che la futura M6 dovrebbe intersecare tutte la altre linee oltre che servire l’area di Certosa/Sempione. Il percorso potrebbe partire dalla stazione di MIND Merlata, nei prossimi anni è prevista la realizzazione di quella omonima a servizio della Circle Line, poi giù verso Quarto Oggiaro e interscambi con QT8 M1, Segesta M5, Bande Nere M1 e Frattini M4.
Credits metromilano – Nuova M6
A quel punto il tracciato dovrebbe procedere con il primo progetto presentato da parte del Comune di Milano per la richiesta di risorse per lo studio di fattibilità: passaggio per la Barona con incrocio nella stazione di piazza Abbiategrasso M2 e altre 9 fermate, di cui tre al servizio del Vigentino, una che interscambi con Lodi T.I.B.B. M3 e una al PalaItalia prima di giungere al capolinea di Ponte Lambro.
Tra le sei ipotesi allo studio, che avrebbero dovuto essere presentate pubblicamente alla cittadina del Municipio 5 nel mese di ottobre 2024, ci sarebbe anche quella di allungare la M2 da piazza Abbiategrasso fino a Ponte Lambro.
# La soluzione proposta dal Governo Italiano
Il Giornale – Percorso ipotizzato nuova M6
Il Governo Italiano punta, come visto in questo articolo, a riprendere in mano il tracciato inserito nel dossier per Expo2015 anche se parzialmente modificato. Questa soluzione prevede di base lo sbinamento della linea M1, il ramo di Bisceglie e che fra qualche anno arriverà fino al Quartiere Olmi, per poi scendere verso sud. Tra gli interscambi ipotizzati quello con la M2 a Sant’Agostino, con la M4 a Coni Zugna, con Tibaldi FS, a servire linea S9 e Circle Line, e Scalo Romana dove c’è il Villaggio Olimpico o in alternativa una di interscambio con la M3 a Lodi T.I.B.B., per poi proseguire lungo via Ripamonti. Il percorso dovrebbe terminare tra Opera e Locate Triulzi, dove è allo studio la stazione dell’Alta Velocità sulla linea Milano Genova.
# Vantaggi e svantaggi delle due ipotesi
La soluzione più estesa nelle intenzioni del Comune di Milano avrebbe i seguenti vantaggi:
interscambio con tutte le linee;
copertura lato ovest non servito dalla Circle Line;
togliere dall’isolamento il quartiere di Ponte Lambro;
servire tre nuclei abitativi importanti del Vigentino.
Tra gli svantaggi:
tracciato esteso da realizzare ex novo con conseguenti maggiori risorse economiche da recuperare;
tempi più lunghi per realizzarlo;
percorso interamente nei confini territoriali comunali.
La proposta del Governo Italiano sarebbe vantaggiosa per questi motivi:
riutilizzo di parte di un tracciato esistente, con minori costi per realizzare la linea;
riduzione sovraccarico del tratto Duomo-Pagano della M1;
servire appieno il Vigentino;
raggiungere l’hinterland, riducendo l’ingresso di auto in città;
possibile interscambio con l’alta velocità;
Tra i contro ci sarebbero:
non coprire il lato ovest della città;
lasciare ancora isolato il quartiere Lambro;
non interscambiare con tutte le linee, salterebbe quello con la M5 e forse quello con la M4;
si dovrebbe scavare ancora in centro città;
la riduzione dei costi grazie al riutilizzo di un tratto della M1 potrebbe essere vanificata, o almeno annacquata, dalla necessità di realizzare anche il resto del percorso come metropolitana pesante o dal dover riadattare il tratto sbinato per far transitare una linea automatica leggera.
# Una soluzione più articolata che potrebbe accontentare tutti
Ipotesi nuove linee e prolungamenti per servire Vigentino, ovest Milano e Opera
In attesa di capire quale sarà il percorso prescelto, si potrebbe immaginare una soluzione alternativa, più articolata, che potrebbe venire in contro alle esigenze di tutti le zone della città in ballo e anche oltre Milano:
Ponte Lambro e la parte centrale del Vigentino potrebbe essere servita dal prolungamento della linea M2 da piazza Abbiategrasso, ricalcando il percorso ipotizzato da Palazzo Marino, incrociando il tram 24;
il tratto della M1 per Bisceglie potrebbe comunque essere sbinato per realizzare un nuova metropolitana, la M7, sgravando la tratta Pagano-Duomo e concentrando i progetti futuri della linea verso l’hinterland, partendo da Settimo Milanese visto che è già stata approvata l’estensione fino al Quartiere Olmi. Il deposito confina proprio con il primo comune a ovest oltre la tangenziale, nella frazione di Seguro;
allungare il percorso del tram 24, ora previsto solo con una nuova fermata allo IEO, fino a Noverasco in superficie nel parterre di via Ripamonti. Da quel punto potrebbe procedere in sotterranea, essendoci poco spazio, fino a Opera e Locate Triulzi a interscambiare la possibile stazione dell’alta velocità o comunque l’attuale stazione ferroviaria.
Cadorna, Missori, Duomo, San Babila, Sant’Ambrogio, Wagner: tutti sanno che cosa significano. Non tutti i nomi delle fermate della metro però sono così riconoscibili, anzi. Vediamo alcuni esempi su suggerimento di Achille Marra.
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I significati più nascosti delle fermate di metro e passante di Milano
# Linea M1
Di Tommaso Polli – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=130038401 – Tracciato linea M1
Tra le fermate di Milano ci sono personaggi che hanno contribuito alla ricchezza storica e culturale di Milano, tra figure del Risorgimento, scienziati, artisti e imprenditori. Partiamo dalla linea M1 con:
Gambara: dedicata a Veronica Gàmbara, poetessa del Rinascimento, influente nella corte dei Gonzaga e nelle dinamiche culturali dell’epoca
De Angeli: si riferisce a Ernesto De Angeli, imprenditore tessile che contribuì allo sviluppo industriale di Milano
Inganni: intitolata a Angelo Inganni, pittore del XIX secolo, famoso per le sue vedute di Milano e la rappresentazione realistica della vita cittadina
Primaticcio: dedicata a Francesco Primaticcio, detto “Il Bologna”, pittore e architetto manierista, attivo in Francia alla corte di Francesco I
Precotto: di derivazione forse dal latino ecclesiastico Praecautum, che potrebbe ricordare un’antica osteria lungo la strada tra Milano e Monza, oppure dalla forma dialettale dal significato di prati riarsi
Gorla: richiama il quartiere che serve ed è riconducibile con molta probabilità al latino gulula, diminutivo di gula, interpretabile nel senso di “anfratto”.
# Linea M2
Credits: wikipedia.org -Linea M2
Eccoci alla linea M2:
Caiazzo: il nome deriva dal comune di Caiazzo, in provincia di Caserta, terra di origine degli immigrati del tempo in quell’area
Piola: prende il nome da Gabrio Piola, matematico e fisico del XIX secolo, specializzato sulla meccanica dei continui
Famagosta: prende il nome dall’omonima via in cui è situata, dalla città sull’isola di Cipro, colonia veneziana caduta nel XVI secolo in mano agli Ottomani
# Linea M3
Credits: wikipedia.org – Linea M3
Vediamo cosa ci riserva la M3. Ecco alcuni nomi :
Rogoredo: legata al quartiere in cui si trova e il cui nome nome viene dal latino roburetum, ovvero “bosco di roveri”, che descriveva il paesaggio antico della zona
Lodi T.I.B.B.: è collegata al corso sui cui sono presenti le uscite e alla storica azienda elettromeccanica Tecnomasio Italiano Brown Boveri, con uno stabilimento in zona che però è stato chiuso prima dell’inaugurazione della metropolitana
Porto di Mare: nome bizzarro per una città senza mare e che in questo caso si riferisce a un progetto mai realizzato del primo Novecento. Nella zona servita dalla stazione era infatti previsto un grande porto industriale collegato al Po tramite canali navigabili, per sopperire alla saturazione della Darsena.
# Linea M4
Arriviamo all’ultima nata, la linea M4. Tra i nomi delle fermate di difficile interpretazione troviamo:
Frattini: dedicata a Pietro Frattini, patriota italiano, uno dei Martiri di Belfiore, giustiziati dagli austriaci per il loro coinvolgimento nei moti risorgimentali;
Segneri: da Paolo Ségneri, gesuita e predicatore del XVII secolo
Repetti: è un omaggio a Alessandro Repetti, editore e tipografo del XIX secolo
Argonne: nome ereditato dall’omonimo viale, che commemora la battaglia dell’Argonne, un’importante offensiva della Prima guerra mondiale
Coni Zugna: prende il nome da una vetta montuosa del Trentino alta 1865 metri, ai confini con la provincia di Vicenza.
# Linea M5
Di original uploader User:Cicks at it.Wiki, later modified by DoppioM – originally on it.Wikipedia (later trasferred here), CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=24558331 – Linea M5
Chiudiamo le stazioni delle metropolitana con la linea M5. Tra i nomi che i milanesi conoscono meno ci sono:
Bignami: dedicata a via Emilio Bignami, ingegnere e dirigente industriale poco noto, che fu presidente dell’ATM negli anni ’30
Ponale: deriva da via Ponale, a sua volta dal nome dal un torrente del Trentino, immissario del lago di Garda.
# Linee suburbane/passante
Credits: wikipedia.org – Tracciato passante di Milano
Concludiamo con le linee ferroviarie suburbane e il passante. Tra queste troviamo:
Tibaldi: dedicata a Pellegrino Tibaldi, architetto e pittore manierista, autore di numerose opere a Milano e in Spagna
Dateo: la fermata del passante, che dal 2022 interscambia con l’omonima sulla linea M4 prende il nome da Carlo Dateo, un prete milanese fondatore di brefotrofi, istituti dedicati all’accoglienza dei bambini abbandonati
Lancetti: dedicata a Vincenzo Lancetti, scrittore e bibliografo di Cremona.
Chi è nato al Giambellinonegli anni 60′ si ricorderà senz’altro del Cinema Cittanova, un cinema popolare di terza visione, ciò che oggi corrisponderebbe ad un giudizio a pochissime stelle, ma che permetteva agli attuali babyboomers di godersi dei film in un quartiere periferico: era l’evoluzione del modello di sala rionale degli anni Venti e Trenta. Questa la sua storia e l’attesa per il futuro.
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Il «Nuovo Cinema Paradiso» di Milano: dai film di seconda visione all’ultimo porno, sogna ora un futuro di luce
# Era il “nuovo cinema Paradiso” di Milano
Milano Policroma FB – Cinema Cittanova
La programmazione del Cinema Cittanova era incentrata su commedie italiane o su film americani usciti generalmente almeno un anno prima e sfruttati dalle sale del centro storico e di seconda visione. Forse, spostando l’ubicazione da un paese della Sicilia ad un quartiere milanese, per alcuni fotogrammi, il Cittanova sarebbe potuto essere il nostro Nuovo Cinema Paradiso.
# La trasformazione in Cinema Pussy Cat, un piccolo angolo di Amsterdam senza vetrine
giuseppearausa2.i – Raffaele Fioretto – Interno sala 2020
Sarà stata la lenta agonia dei cinema di quartiere e del concetto di “quartiere” in generale o il bisogno della morale di spostare ciò che risulta scomodo in periferia, il cinema Cittanova cambiò l’abito o, meglio gli abiti se li tolse proprio, per diventare il Cinema Pussy Cat, un nome onomatopeicamente legato a film a luci rosse. È così che ad aumentare il corredo dei già numerosi e preesistenti simboli del Giambellino, si aggiunse il Pussy Cat, un piccolo angolo di Amsterdam, senza le tipiche vetrine, con una programmazione di film che hanno fatto la storia della pornografia.
# Il “canto del cigno” nel 2019: l’ultimo cinema porno a chiudere a Milano
iulm.it – Cinema Pussycat
Anche il Pussy Cat nel 2019 ebbe il proprio “canto del cigno”: fu l’ultimo del genere a resistere fino a quel momento, l’avvento dei social con la grande offerta di porno prodotti sia in salsa terrena che virtuale chiuse la parabola.
# E oggi? In vendita!
Milano Policroma FB – Cinema Cittanova
Lo stabile del cinema, oggi un vero cimelio e simbolo della cinematografia popolare è in vendita per centinaia di migliaia di euro (forse 5): per gli imprenditori lungimiranti e creativi della Milano che rigenera e riqualifica potrebbe fungere da ispirazione per una grande operazione vintage per recuperare gli arredamenti già presenti e allo stesso tempo “Amarcord” per riattivare una programmazione in chiave modernamente nostalgica: Il tutto a pochi passi dalla nuova fermata della linea blu San Cristoforo.
L’amministrazione di Milano ha dichiarato guerra alle auto: l’introduzione di nuove Zone a Traffico Limitato (ZTL), l’espansione dei parcheggi a pagamento e altre misure sempre più severe contro il traffico stanno cambiando la mobilità cittadina. Se la grande priorità implicita è quella di fare cassa, facendo pagare l’occupazione degli spazi, perché non estendere i balzelli a tutti i mezzi in sosta sulle strade?
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Parcheggi, ultima frontiera: a pagamento anche per moto, monopattini e biciclette?
# Parcheggi per mezzi leggeri a pagamento: l’occupazione si paga
Credtis: TripAdvisor
Nel 2023, secondo il Corriere della Sera, l’offerta complessiva di parcheggi a Milano ha superato i 380.000 posti, di cui circa 300.000 su strada e 39.700 in parcheggi pubblici. Nonostante questa grande disponibilità, circa 180.000 veicoli parcheggiano in modo irregolare ogni giorno, senza rispettare le strisce blu o altre aree di sosta regolare.
A questi numeri, bisogna aggiungere circa 192.000 moto e scooter che occupano spazio sulle strade milanesi, un numero in crescita esponenziale. Senza contare la grande diffusione di monopattini elettrici e biciclette, quasi sempre lasciate ore sui marciapiedi.
Nella Milano del nuovo millennio occorre farsi delle domande chiare per evitare ipocrisia, incoerenza e il doppiopesismo, ossia la tendenza a creare diseguaglianze di trattamento. Se il principio base è di far pagare l’occupazione degli spazi e se la priorità per l’amministrazione è quella di aumentare le risorse per il bilancio cittadino, allora dovrebbe essere pacifico considerare di applicare una tariffa per la sosta sulle strade anche per moto, monopattini e biciclette. Anche perché non si tratterebbe di una novità assoluta.
# Il modello Parigi: un’idea replicabile?
Credits: Insella.it
A Parigi, dal 1° settembre 2022, è stata introdotta una misura che obbliga i motocicli e gli scooter a pagare il parcheggio, con una tariffa applicata ogni giorno dalle 9 alle 20, proprio come per le auto. Questa politica, voluta dalla sindaca Anne Hidalgo nell’ambito delle politiche ambientali, ha l’obiettivo di far pagare l’uso dello spazio pubblico e generare risorse per finanziare altre iniziative comunali.
Milano, con il suo numero crescente di mezzi leggeri in circolazione, potrebbe prendere esempio da Parigi. Se si ridurranno drasticamente le auto in città, il Comune non potrà certo rinunciare agli introiti derivanti dai parcheggi, ma potrebbe adattare gli spazi dedicati alle auto per accogliere i mezzi più leggeri.
Questa semplice riconversione potrebbe triplicare, se non quadruplicare, la capacità di parcheggio disponibile, creando nuove aree di sosta sicure ed efficienti per moto, biciclette e monopattini, rendendo la città più ordinata e regolata.
# La doppia tariffa: una proposta innovativa per Milano
Milano potrebbe distinguersi da Parigi adottando un sistema a doppia tariffa per il parcheggio dei mezzi leggeri. Una parte delle aree di sosta potrebbe essere dedicata esclusivamente a moto, biciclette e monopattini, con tariffe più basse.
Per chi, invece, parcheggia su marciapiedi o in aree non regolamentate, potrebbe essere applicata una tariffa più alta, trasformando ciò che oggi è una multa in una tariffa ridotta per la sosta irregolare.
Il costo potrebbe variare in base alla zona. Le aree più centrali e trafficate potrebbero prevedere tariffe più alte per incentivare il parcheggio regolare, mentre nelle zone residenziali si potrebbero applicare tariffe leggermente più basse per garantire un parcheggio più agevole.
# Sorveglianza e controllo: targhe e app come strumenti chiave
Per implementare questo sistema di tariffe, sarebbe necessario introdurre una registrazione delle biciclette e dei monopattini, che al momento sono privi di targa, eccetto quelli immatricolati in Italia. Solo la targa permetterebbe di identificare facilmente i mezzi e associare il parcheggio al proprietario, proprio come avviene per le auto. La registrazione potrebbe essere estesa anche ai monopattini in sharing, garantendo che tutti i mezzi rispettino le nuove regole.
Per facilitare l’intero processo, Milano potrebbe sviluppare un’app dedicata, che permetta ai cittadini di individuare, prenotare e pagare il parcheggio in anticipo, o in tempo reale, e possibilmente di salvare la posizione del parcheggio per future necessità. Le aree di sosta potrebbero anche essere monitorate da telecamere, controllabili tramite l’app, per assicurare il corretto utilizzo degli spazi e combattere il parcheggio irregolare.
Se implementato correttamente, il nuovo sistema potrebbe rendere la città più ordinata, più sicura e più funzionale, migliorando la qualità della vita per tutti i suoi abitanti.
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