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10 luoghi incredibili che sembrano all’estero ma in realtà si trovano in Italia

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credit: blogromaislove.com

Tutto il mondo è paese e a conferma di ciò ti proponiamo una classifica con i 10 posti che si trovano in Italia, anche se non lo diresti mai.

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10 luoghi incredibili che sembrano all’estero ma in realtà si trovano in Italia

In America hanno ricreato altre città del mondo, clonandole e riproducendole come le originali. Venezia, Parigi e Londra sono solo alcune delle città riprodotte fedelmente. Anche in Italia abbiamo dei luoghi che sembrano creati ad immagine e somiglianza di altri paesi esteri, ma non tutti sono stati creati dall’uomo… c’è di mezzo lo zampino della natura che anche sta volta ci conferma che alla fine “tutto il mondo è paese”. Ecco la classifica dei 10 luoghi che sono italiani, anche se non lo diresti.

#1 I castelli “scozzesi” d’Abruzzo

credit: virtuquotidiane.it

In Scozia ci sono castelli in ogni dove e scegliere quali tra tutti siano i migliori è davvero un’impresa ardua, anche per gli scozzesi stessi. In Italia i castelli sono un po’ meno diffusi, anche se comunque molto presenti e differiscono uno dall’altro per dimensioni e stili. Tra tutti è possibile individuare anche un castello che più che italiano, sembra proprio scozzese: Rocca Calascio. Questa rocca si trova in Abruzzo, precisamente a 1.460 metri di altitudine sulla Valle del Tirino. Se da anni progettate un viaggio tra i misteriosi castelli scozzesi ma il vostro budget ancora non vi permette di prenotare, nel frattempo potrete godervi questo atipico castello “scozzese” d’Abruzzo.

#2 I Tropici? No, è la Sardegna

credit: sardinianbeaches.com

Quanti di noi pensano spesso “mi servirebbe una bella vacanza rilassante su una spiaggia tropicale? Scommetto che siamo quasi la totalità, e il restante non lo pensa solo perché preferisce la montagna. Viaggiare in Italia può costare meno di un viaggio alle Maldive, ma non sempre è poi così economico, soprattutto quando la meta in questione è la rinomata Sardegna. Tra Cagliari e Villasimius ci sono luoghi che non hanno nulla da invidiare alle gettonatissime Maldive, e neppure alle spiagge cubane: l’acqua trasparente e la sabbia finissima e bianca vi faranno sentire davvero in Paradiso. Se preferite una meta meno ambita e costosa, potrete optare per la spiaggia di Rosignano, in Toscana. Questa banchina è conosciuta per il suo colore chiaro e lucente, ma non è tutto oro ciò che luccica; la spiaggia infatti ha assunto questo colore a causa della vicinanza con l’azienda Solvay, che con i suoi rifiuti inquinanti di calcio e calcare ha letteralmente sbiancato la sabbia. Nonostante non sia consigliato fare il bagno, la spiaggia sembra proprio un “clone” delle Maldive.

#3 I Canyon piemontesi

credit: bls.ch

Tra i luoghi turistici più frequentati al mondo ci sono i canyon, ovvero delle valli più o meno profonde che si formano grazie all’erosione delle rocce, avvenuta per la forza di corsi d’acqua come fiumi o torrenti. In America, ad esempio, è famosissimo l’Antelope Canyon, in Arizona. In Italia abbiamo un luogo simile a questa strabiliante gola americana e si trova in Piemonte. Nella Val d’Ossola, vicino a Verbania, è possibile visitare gli Orridi di Uriezzo che sono tanto inaspettati quanto poco conosciuti.

#4 Le dune desertiche di Piscinas

credit: abdigitalphoto.com

Questa è un luogo riservato agli amanti del deserto, ma non è altrettanto temerario. Infatti le dune di Piscinas, in Sardegna, offrono ai turisti l’opportunità di vivere un viaggio sulle dune, senza rischiare di morire di sete. A differenza del deserto del Sahara, qui il mare è a due passi e chi sa quanto sia faticoso camminare sulle dune ne capirà velocemente il vantaggio: un bel bagno rinfrescante dopo l’estenuante fatica. Il momento migliore per apprezzare a pieno questo luogo è indubbiamente il tramonto, che rende il tutto più colorato e suggestivo.

#5 Il castello moresco del centro Italia

credit: svetatour.it

Dal deserto del Sahara ci spostiamo ma non di troppo, per scoprire una delle più strane costruzioni architettoniche presenti sul territorio italiano: il Castello di Sammezzano. Purtroppo, come ricorda I Viaggi di Fraintesa, il castello non è accessibile al pubblico e l’esterno non rende l’idea di quanto siano eclettici gli interni. Al momento è attivo un movimento civico “Save Sammezzano” per poter tornare a visitare il meraviglioso castello nel futuro più prossimo, ma se proprio si freme dalla voglia di visitare qualcosa di sorprendente, la Rocchetta Mattei è un’ottima alternativa e anche qui sono presenti elementi arabeggianti.

#6 Una vacanza tra i Fiordi Campani

credit: terredicampania.it

In Italia non ci sono moltissimi fiordi a causa della conformazione geologica, eppure anche nel nostro paese c’è un fiordo che può tranquillamente competere con quelli norvegesi: il Fiordo di Furore, in provincia di Salerno. Questo fiordo è diventato, come tutta la Costa d’Amalfi, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 1997 e continua ad attirare oggi una quantità innumerevole di turisti.

#7 Le due Regge di Versailles italiane (e non è Caserta)

credit: turismo.it – Reggia di Venaria

Se si dovesse fare un paragone tra la Reggia di Versailles e una italiana, quasi certamente si penserebbe a quella di Caserta. In effetti la Reggia di Caserta è stata costruita proprio con questo obiettivo: inaugurare una costruzione tanto imponente quanto Versailles. Ma non è l’unica reggia in Italia con un’aura francese, in Piemonte ce ne sono addirittura due: la Reggia di Venaria e il Palazzetto di Caccia di Stupinigi. Qui gli elementi che danno l’impressione di trovarsi a Versailles non mancano, tra corridoi decorati lunghissimi e giardini meravigliosi.

#8 Un angolo di Svizzera alle porte di Torino

credit: guidatorino.com

La Svizzera non è solo puntualità e cioccolato, chi la conosce bene sa quanto siano belli e caratteristici i suoi piccoli villaggi. Tra tutti, quello più celebre è Oberhofen, un piccolo borgo sul lago di Thun che nel 2018 è stato nominato “il più bel villaggio della Svizzera”. Non c’è nulla di più rilassante di una gita domenicale in un piccolo villaggio, per staccare completamente dalla routine cittadina, ma dirigersi in Svizzera non per tutti è così semplice. Anche noi in Italia abbiamo borghi e villaggi dall’atmosfera magica, ma c’è un piccolo quartiere operaio alle porte di Torino che trasporta i visitatori tra le meraviglie svizzere. Stiamo parlando del Villaggio Leumann, costruito nell’ottocento per i lavoratori del cotonificio Leumann in mezzo alle campagne piemontesi. Ad oggi le campagne sono sparite, risucchiate dal processo di urbanizzazione, ma il villaggio resta indubbiamente affascinante e merita di essere il protagonista di una gita domenicale fuori porta.

#9 Un giardino giapponese nel cuore di Roma

credit: blogromaislove.com

La nostra capitale è ricca di giardini e parchi cittadini da cui ammirare il panorama romano dall’alto, ma è anche il luogo perfetto se si cerca un giardino giapponese in pieno stile Zen. Si tratta del giardino dell’Istituto Giapponese di Roma, progettato da Ken Nakajima e grande ben 1453 metri. Al suo interno presenta zone tipiche come ponti e tempietti che ricordano in tutto e per tutto il Giappone; se siete amanti del Paese del Sol Levante ma al momento non potete recarvi in Oriente, potete sempre accontentarvi del surrogato Made in Italy.

#10 I geyser del diavolo che ispirarono Dante

credit: atmanviaggi.it

Non solo in Islanda ci sono i geyser, nonostante questa ne sia la patria per eccellenza. Questo fenomeno naturale è davvero strabiliante e in poche parole sono potenti getti di acqua calda mista a vapore che escono periodicamente da sorgenti termali. La fuoriuscita degli schizzi è uno spettacolo impagabile che anche noi in Italia abbiamo la fortuna di poter osservare, in un luogo che oltre ad essere affascinante è piuttosto inquietante: la Valle del Diavolo, a Larderello, vicino a Volterra in Toscana. Qui i locali hanno tramandato di generazione in generazione la leggenda secondo la quale, lo stesso Dante si ispirò a questi infernali fumi per scrivere la Divina Commedia.

Leggi anche: I 10 LUOGHI più COLORATI del mondo

ROSITA GIULIANO

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Torre Aurora Milano: bellezza o sgorbio?

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Credits aki_lupo_uomo IG - Torre Aurora

A Copenaghen esiste il “palazzo dell’invidia”. Si tratta di un edificio giallo giudicato orrendo dagli abitanti della capitale danese ma che è stato costruito davanti alle ville e case più belle della città. Viene definita la casa dell’invidia perché chi la abita si gode lo spettacolo di un quartiere stupendo e, al contrario, deturpa il panorama per chi vive nelle case delle vicinanze. C’è chi pensa qualcosa di simile anche a Milano. 

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Torre Aurora Milano: bellezza o sgorbio?

# La torre di 18 piani che sfida grattacieli e villette di CityLife

Ph. md_engineering_sv

Torre Aurora è un complesso immobiliare progettato dallo studio Calzoni e Nicolin, che si affaccia sul quartiere Citylife. Sorge sulle ceneri del Bersaglio militare: quando al posto della Fiera c’era la piazza d’Armi, in seguito area convertita in vivaio prima dell’abbandono. E’ composta da una torre 18 piani con mansarde e grandi terrazzi per un totale di 150 appartamenti.

Caratteristica la gabbia di colore oro che riveste completamente uno dei lati della torre, mentre l’altro lato largo è caratterizzato da finestre a filo parete.

Alcuni associano il progetto alle case popolari dei quartieri più periferici di Milano come Corvetto o Gratosoglio oppure all’edilizia sovietica o bulgara, altri non lo disdegnano o lo ritengono un progetto di qualità. Chi avrà ragione? Ecco alcuni commenti ripresi dal blog Urbanfile.

Leggi anche: 3 PROGETTI ICONICI nel FUTURO di Citylife

# I commenti discordi, chi la odia e chi la apprezza: la nuova Torre Velasca?

Credits: @milanocityitalia IG

Partiamo dai commenti negativi: “abito in quella “zona residenziale” e la torre continua ad essere una porcheria. In quella “zona residenziale” non conosco uno che sia uno che ne apprezzi l’estetica. Ci sono tante nuove realizzazioni in zona ex fiera alcune belle altre meno, ma torre aurora batte tutti per banalità, scompostezza, disarmonia.” Oppure “Il concetto di bellezza è relativo ma questo è assolutamente orrendo.” O ancora “Sembra una architettura bulgara. Ma perché approvano certi progetti?”.

Ecco invece chi difende il progetto: “L’invidia è una brutta bestia… non vincerà il premio come miglior edificio 2021 ma non è per nulla paragonabile all’edilizia popolare di periferia… più che bulgaro è semmai scandinavo il design… girate il mondo prima di parlare!!! O ancheNon sono d’accordo. A me non sembra per nulla brutto: al contrario ripropone la poliedricità della città contemporanea, con tutte le finestre di forma e dimensioni differenti, ci sarà molto verde e soprattutto i materiali sono davvero ben studiati. State sereni che è meglio di quanto sembra…!!”

Ruberà lo scettro di grattacielo più divisivo di Milano alla Torre Velasca? 

Leggi anche: TORRE VELASCA: capolavoro o obbrobrio?

Continua la lettura con: il restyling di via Gola

FABIO MARCOMIN

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Nel Medioevo Milano aveva «le Quattro Meraviglie»

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Palazzo Ducale in occasione dell'arrivo del Re di Spagna Carlo III nel 1711

Durante il Medioevo erano famose come le “quattro meraviglie” di Milano. Non tutti oggi sanno quali erano. 

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Nel Medioevo Milano aveva «le Quattro Meraviglie»

Queste erano le quattro meraviglie di Milano nel Medioevo: 

#1 Duomo

Il Duomo nel Settecento

Dedicato a Santa Maria Nascente, è la terza chiesa cattolica più grande del mondo, dopo San Pietro e la cattedrale di Siviglia. La sua costruzione è iniziata nel 1386, durante il periodo del tardo gotico, e ci sono voluti circa 500 anni per completarlo.
La Madonnina venne posta alla fine del 1774. 
Il Duomo detiene diversi record mondiali, tra cui:
– è la cattedrale gotica più grande del mondo, capace di contenere fino a 40.000 persone
– sul Duomo ci sono 135 guglie, rendendolo il complesso di guglie più grande al mondo su una singola struttura
– la Madonnina è la statua in rame dorato più grande del mondo raggiungendo un’altezza di 4,16 metri
– il pavimento interno è composto da un lastricato di marmo che copre un’area di circa 8.000 metri quadrati: è il lastricato più grande di una cattedrale al mondo. Non solo: ogni sezione del pavimento ha un design originale, questo rende il Duomo unico nel suo genere per il pavimento decorato. 

Leggi anche: Il duomo di milano: dieci curiosità e stranezze che sorprendono anche i milanesi

#2 Castello Sforzesco

il Castello Sforzesco nel Settecento

Fu iniziato nel 1368 per volere di Galeazzo Visconti e completato nel XV secolo da Francesco Sforza. Tra il Cinquecento e il Seicento era una delle principali cittadelle militari d’Europa. È uno dei più grandi castelli d’Europa e un caso raro al mondo di grande castello nel centro cittadino.

Leggi anche: 10 cose in cui si potrebbe trasformare il CASTELLO SFORZESCO

#3 Palazzo Ducale

Palazzo Ducale in occasione dell’arrivo del Re di Spagna Carlo III nel 1711

Nato con il nome di Palazzo del Broletto Vecchio, è stato la sede del governo della città durante il periodo dei comuni nel basso medioevo. Il palazzo assunse il ruolo di Palazzo Ducale, cioè sede del Ducato di Milano, e durante il Rinascimento il palazzo divenne uno dei centri culturali più importanti d’Europa, attirando artisti e intellettuali. Dopo l’unità d’Italia, il palazzo fu destinato ad essere residenza dei sovrani italiani quando si trovavano a Milano. Dopo la guerra, dopo l’abolizione della monarchia, il palazzo fu aperto al pubblico e trasformato in un importante sito culturale e museale.

Leggi anche: Quando il grand Hotel Plaza osò sfidare Palazzo Reale

#4 Ospedale Maggiore

La Ca’ Granda, fondato nel 1456 da Francesco Sforza, è stato il primo ospedale di Milano. Nato come “ospedale dei poveri”, fu però fin dall’inizio l’ospedale dove si curavano malati con speranza di guarigione. Le malattie croniche venivano curate in ospedali fuori città. Tra il 1895 e il 1929 l’Ospedale fu smembrato e trasferito in altre sedi, mentre la struttura divenne la sede dell’Università Statale. Insieme allo spostamento si decise di creare un grande ospedale generale a Niguarda. L’ospedale di Niguarda mantenne il nome di Ca’ Granda, mentre il Policlinico tenne il nome di Ospedale Maggiore.

Continua la lettura con: Quando Milano andava allo zoo

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Italiani all’estero: i 7 motivi per cui malgrado tutto «vorrei ritornare in Italia»

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Credits: @italian_places IG - Manarola e aperitivo

Il magazine Berlino Magazine ha raccolto risposte di italiani all’estero per ritornare a vivere in patria. questi sono i 7 dei motivi più gettonati.

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Italiani all’estero: i 7 motivi per cui malgrado tutto «vorrei ritornare in Italia»

#1 L’Italia è casa: «l’unico posto dove non saremo mai degli immigrati»

Credits: Andrea Chechi

Perché forse questi anni di crisi passeranno e troverò in Italia il lavoro dei miei sogni, che mi permetta di fare ciò che mi appassiona nell’unico Paese dove non sarò mai un’immigrata.” (Chiara P.)

Perché voglio continuare a guardare con lo stesso entusiasmo luoghi, persone e storie diverse tra loro, senza sentirmi straniera in alcun luogo o sentirmi del tutto a casa.” (Sara C.)

“l´Italia è in grado di farmi sentire davvero a casa. Qui è tutto bello e magnifico, e ora come ora non riuscirei ad immaginarmi in un altro posto, ma ogni tanto mi sento un po´ spaesata.” (F. L.)

“Per non sentirmi più dentro un generico contenitore che ha come etichetta ‘voi italiani’, ‘voi in Italia’, ma per essere semplicemente ‘io’.” (Maria Severini)

“Perché ogni volta che mi accompagna all’aeroporto mio padre cerca di nascondere gli occhi lucidi, e poi non riuscendoci scappa via.” (Marco Pellegrino)

#2 «Per gli italiani»

Milanesi

“Quando ce ne siamo andati, l’Italia aveva meno da offrirci rispetto alla Germania. Ma qui non ci sono radici, neanche nella foto che teniamo sul comò. La verità è che non vedo l’ora di tornare in Italia, di ritrovarne il calore, riassaggiarne i sapori, riodorarne i profumi. Gli italiani: che mancanza!” (Michela C.)

#3 Per le felicità della vita quotidiana: «famiglia, amici cibo e sole»

Credits: @gelatogram.italia (INSTG)

Quello che mi manca dell’Italia è la mia famiglia, il buon cibo e il sole! L’Italia è come Roma, eterna! È stupenda ma è sempre uguale a se stessa, la sensazione che non cambi mai mi rende il nostro Paese stretto! Chissà forse un giorno ci tornerò” (C.F.)

“Per le cose più banali, ma che, nonostante tutto, c’è sempre il rischio che la nostalgia per loro possa giocare brutti scherzi, se non ora, in futuro: famiglia, vecchi amici, meteo e cibo. Per il momento però non penso di riuscire ad immaginare un mio futuro in Italia se non per scelte che non dipendono da me.” (Andrea D’Addio)

“Penso di riuscire ad immaginare un futuro in Italia nel momento in cui vorrò creare una famiglia.” (Corinne Santucci)

“Per poterne scrivere (sull’Italia). E poi: per i supplì a portata di mano, per la macchia mediterranea a un tiro di schioppo, per il rumore di cucchiaini e piattini al bar, per le campane di Roma, per il gelato artigianale a mezzanotte.” (Sybilla Pace)

#4 «La speranza nel cambiamento»

Ph. Mysticsartdesign

“Posso pensare di ritrasferirmi in Italia solo nel momento in cui mi accorgerò che anche lì potrei trovare una maggiore cura della bellezza, un superiore senso civico, una più forte solidarietà sociale, un nuovo rispetto reciproco, una sicura giustizia civile, una minore frustrazione lavorativa e personale. Insomma una vita più serena.” (Gabriele Iaconis)

“Tornare in Italia? Non nell’immediato, anche se a volte si fa sentire la nostalgia di famiglia, amici e di luoghi legati indissolubilmente all’infanzia e agli anni della crescita. Forse tra qualche anno, se la situazione economica, lavorativa e sociale del Paese migliorerà” (Elisa Leonzio)

#5 «Per il tipico caos italiano»

credit: cicloriparo.wordpress.com

Perché in fondo non si è italiani per caso e a volte viene voglia di riscoprire quel senso un po’ sbagliato, arruffone ed anarchico, di fare le cose alla maniera nazionale. Certo a viverci, in Italia, spesso la si subisce, questa mancanza di rispetto per le regole. Eppure il caos italiano ti mette quasi nostalgia, a vederlo da qui, da un Paese nel quale niente accade per sbaglio, da un luogo in cui anche gli errori avvengono a causa di una regola.” (M.M.)

#6 «Per impegnarci a risollevarla»

Credits: www.comunitanuovacoop.it

Tornerei, perché mi si stringe il cuore di fronte al deserto politico, morale e, ormai, materiale che l’Italia sta diventando, ed è frustrante provare la sensazione di abbandonare la barca che va alla deriva in pessime mani, senza contribuire a invertire la rotta.” (F.R)

“Sono felice per chi, tra i miei connazionali conosciuti all’estero, farà ritorno nel luogo che ci ha dato i natali e lotta ogni giorno per poter tornare arricchito da un’esperienza stimolante e positiva”  (T.R.)

#7 «Perché la amo»

“Posso pensare di ritrasferirmi in Italia prima o poi perché la amo ed è il Paese più bello del mondo e perché vorrei che i miei figli ci nascessero e crescessero vivendone la bellezza e il calore; inoltre finché tutte le persone in gamba lasciano l’Italia, invece di restarci e tentare di cambiarne i lati negativi, niente mai migliorerà, per questo potrei pensare di ritrasferirmici. Qualcuno disse ‘non concordo con te ma lotterò con tutta la mia forza affinché tu abbia la possibilità di esprimere comunque le tue idee’…ecco purtroppo in Italia ciò non esiste, tutti credono di aver ragione e pensano che chi non la pensa ugualmente debba morire…non c’è RISPETTO dell’opinione altrui e degli altri in generale…c’è solo IO, IO e ancor IO…e questo non mi dà nessuna voglia di tornare in Italia…” (Carlo Barbini)

“Perché, semplicemente, sono italiana” (L.D)

Fonte: Berlino Magazine

Continua la lettura con: 10 BUONI MOTIVI per AMARE Milano

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Quando la stazione Centrale era nell’odierna piazza della Repubblica

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Stazione inizio XX secolo

Stazione di Milano Centrale. Fino al 1931 si trovava nell’odierna piazza della Repubblica che si chiamava Piazzale Stazione Centrale, prima, e piazzale Fiume, negli anni del Fascismo. Ecco com’era e come si è trasformata. 

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Quando la stazione Centrale era nell’odierna piazza della Repubblica

# Con il nuovo secolo nasce la necessità di una nuova stazione

A cavallo tra il XIX e il XX secolo per l’aumento del traffico ferroviario con snodo in Milano cominciò ad affermarsi l’idea della necessità di una nuova e più grande stazione Centrale. Questa necessità nacque sia dall’aumento della popolazione della città, che proprio in quegli anni insieme all’industrializzazione andava vedendo crescere la sua ricchezza e il suo prestigio, sia dall’industrializzazione di tutto il Nord Italia a cui serviva una rete di collegamento ferroviario adeguata.

piazzale vecchia stazione

# La stazione degli austriaci

Fino al 1931 questo ruolo di hub ferroviario era stato svolto da un’altra stazione centrale, situata nell’odierna Piazza Repubblica e denominata: stazione di Milano Centrale. Questa Stazione vide i suoi albori, addirittura prima della nascita del Regno d’Italia, legati all’Impero Austriaco, il quale, a causa di precarie condizioni economiche, oltre a vendere, privatizzando, gran parte delle ferrovie del Regno Lombardo-Veneto ad una società capitanata dalla famiglia di banchieri Rothschild, concesse il permesso di costruire una nuova linea ferroviaria intorno a Milano e una nuova stazione.

Stazione 1864

# Lo sdoppiamento della vecchia stazione: la nuova Centrale e la stazione Garibaldi

In occasione della visita del Re Vittorio Emanuele II giunto in treno da Torino venne inaugurata la stazione di Milano Centrale che rimase in funzione dal 1864 fino al 1931. In questa data dopo anni di servizio, in piena epoca fascista, il sistema ferroviario milanese subì una nuova modifica di rilevanza stoica: una parte della stazione preesistente venne arretrata in direzione Nord-Est dando origine all’attuale Stazione Centrale in Piazza Luca d’Aosta.

mappa vecchia stazione

In parte venne arretrata in direzione Nord-Ovest creando la stazione di Milano Porta Nuova, soprannominata “le Varesine”, che poi nel 1963 divenne Stazione di Milano Porta Garibaldi. Tale nuovo assetto studiato per le stazioni ferroviarie di Milano si andò ad innestare un un nuovo anello ferroviario che cingeva la città, più ampio e quindi meno restrittivo per lo sviluppo urbanistico del precedente.

Quell’anello ferroviario iniziato negli anni 30 fu allora molto importante per lo sviluppo di Milano, e ancora oggigiorno è fulcro di cambiamento per la città con il progetto Scali Ferroviari che modificherà e modernizzerà la nostra città negli anni a venire.

Mappa nodo ferroviario con le modifiche dal 1914 al 1931

Continua la lettura con: la Stazione Centrale è la più grande d’Europa

FEDERICO POZZOLI

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«Gli autogrill urbani» sulla tangenziale di Milano: 5 idee per renderli un luogo di incontri speciali (anche per i milanesi)

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Gli autogrill delle tangenziali sono tra le infrastrutture più trascurate della città: spazi grigi, poco accoglienti e scarsamente serviti. Soprattutto non modificano il loro assetto per la vicinanza con la città rispetto a strutture simili delle autostrade. Perché invece non potrebbero distinguersi? Ecco come. 

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«Gli autogrill urbani» sulla tangenziale di Milano: 5 idee per renderli un luogo di incontri speciali (anche per i milanesi)

# Il problema degli attuali autogrill tangenziali

Gli attuali autogrill delle tangenziali sono progettati per il rifornimento di carburante e per il ristoro rapido. Questo approccio trascura un dettaglio fondamentale: le tangenziali sono frequentate in gran parte da pendolari, famiglie e cittadini che hanno bisogni diversi da chi percorre le autostrade. La mancanza di servizi adeguati è un’occasione economica mancata.

La carenza di opzioni di ristoro e di spazi dedicati al relax o, perché no, al lavoro rende gli autogrill delle tangenziali milanesi sostanzialmente inutili. A ciò si aggiunge il fatto che l’adeguamento tecnologico scarseggia e che il design non rispecchia per nulla le esigenze contemporanee quali sostenibilità e innovazione. Questo contesto richiede un cambio di prospettiva radicale e una visione ambiziosa.

Ecco 7 idee innovative per gli autogrill del futuro:

#1 Tecnologie avanzate per una esperienza più ricca

Gli autogrill potrebbero essere dotati di tecnologie avanzate per migliorare l’esperienza degli utenti. Ad esempio:

  • Segnaletica intelligente lungo la strada: schermi e app che mostrano in tempo reale la disponibilità di parcheggi e il livello di affollamento dell’autogrill dalla strada e della strada dall’autogrill.
  • Stazioni di ricarica per veicoli e dispositivi elettrici: aree dedicate sia a chi guida veicoli elettrici che a chi ha necessità di ricaricare il proprio dispositivo. Sarebbe fondamentale che queste zone tecnologiche fossero ben custodite, e magari anche gratuite, per consentire al consumatore di lasciarvi la propria auto e i propri dispositivi in sicurezza e, mentre attende la ricarica, di usufruire dei servizi dell’autogrill in tutta tranquillità.
  • Pagamenti contactless e prenotazioni online: se il pagamento contactless è ormai un must per tutti gli esercenti, sono ancora in pochi quelli che permettono di gestire la propria prenotazione completamente online. Un’app che integri tutta la rete di autogrill, simile a quella in dotazione Tesla per le colonnine elettriche, ovvero che permetta di stabilire con precisione quale è l’autogrill conveniente in base al singolo viaggio, o per esempio, in base allo storico e alle abitudini di un pendolare, sarebbe un’innovazione senza precedenti. Prenotare, pagare e, eventualmente, disdire in pochi secondi, con la possibilità di arrivare in autogrill e trovare ad aspettarci un pasto caldo con sopra il nostro nome.

#2 Centri commerciali o “cittadine commerciali” per una spesa più agile

Con un occhio di riguardo alle famiglie, alcuni autogrill potrebbero evolversi in piccoli centri commerciali: invece del solito minimarket sporco, costoso e sguarnito, ai 4 lati della città potrebbero sorgere delle vie di mezzo tra autogrill e piccolo complesso urbano-commerciale.

Una struttura quadrata con una piazzetta centrale e “blocchi” con ristoranti, aree di intrattenimento e negozi di brand internazionali per attrarre non solo i viaggiatori, ma anche i residenti delle zone limitrofe. Se poi il Comune decidesse di puntare ulteriormente su queste nuove zone, potrebbe essere prevista una deregolamentazione simile al duty-free aereoportuale.

Passando dalle famiglie ai lavoratori, una volta messe in piedi queste “mini-cittadine”, realizzare luoghi pensati appositamente per camionisti e trasportatori, sarebbe un gioco da ragazzi. Una rete comunale di BnB, puliti, poco costosi ed efficienti permetterebbe alla città di sviluppare accordi vantaggiosi direttamente con le ditte.

#3 Zone di relax e coworking

Passando a un altro tipo di lavoratori, per esempio i pendolari, è inaccettabile che, spesso, gli autogrill delle tangenziali siano sprovvisti, verdi o interi, che possano fungere tanto da aree “relax”, dove concedersi una pausa piacevole, quanto da luoghi di coworking.

Con i palazzi e i grattacieli di Milano sempre più affollati, costosi e difficili da raggiungere in macchina, per chi lavora in mobilità, come ad esempio gli agenti commerciali, aree di coworking direttamente sulla tangenziale sarebbero una manna dal cielo.

Con Wi-Fi ad alta velocità, sale meeting e zone tecnologiche con PC d’avanguardia questi servizi diventerebbero presto affollatissimi e potrebbero rivelarsi utili non solo per i pendolari, ma anche per chiunque cerchi un luogo tranquillo per lavorare, senza allontanarsi eccessivamente da casa e senza temere di dover rimanere imbottigliato nel traffico del centro. Anche considerando la possibilità di offrire un luogo di incontro di lavoro tra chi vive a Milano e chi arriva da fuori. 

#4 Design futuristico e sostenibile

A proposito di “cittadine commerciali” e spazi di coworking, lavorare sul design sarebbe fondamentale per trasformare gli autogrill in esempi di architettura avveniristica e sostenibile, capaci di unire estetica e funzionalità.

Si potrebbero realizzare strutture trasparenti, con ampie vetrate, che catturino la luce naturale, creando un’atmosfera accogliente e piacevole per i viaggiatori. Tetti verdi e giardini pensili, ricoperti di piante e arbusti, non sarebbero solo un elemento di bellezza, ma un vero strumento per combattere l’inquinamento prodotto dal traffico in tangenziale. Queste zone verdi agirebbero come filtri naturali, riducendo il particolato e migliorando la qualità dell’aria che si respira in autogrill.

Materiali sostenibili e a basse emissioni di carbonio permetterebbero di ridurre l’impatto ambientale della costruzione. Sul fronte tecnologico, l’integrazione di pannelli solari per la produzione di energia rinnovabile e sistemi avanzati di raccolta dell’acqua piovana, utilizzabile per irrigare i tetti verdi o per la pulizia degli spazi comuni, rappresenterebbero un ulteriore passo verso la sostenibilità.

#5 Ristorazione di qualità e personalizzata

Uno dei punti più critici, ma anche una delle maggiori opportunità per reinventare gli autogrill milanesi, è senza dubbio la ristorazione. Per trasformare i punti di ristoro in vere destinazioni gastronomiche, si potrebbe puntare su una cucina di qualità superiore, portando il talento di chef rinomati direttamente sulla tangenziale.

Ristoranti firmati da chef stellati, con proposte di alta cucina a prezzi popolari, offrirebbero a tutti l’opportunità di provare piatti gourmet senza spendere una fortuna. Menu stagionali, che valorizzano i prodotti locali, potrebbero completare l’offerta, rendendo ogni visita una scoperta culinaria.

Per chi preferisce un’esperienza più personalizzata, gli autogrill del futuro potrebbero integrare una modalità “fai da te” per comporre il proprio pasto da zero. Come nei celebri fast food Subway, i clienti avrebbero la possibilità di scegliere ogni dettaglio: dal tipo di pane alle proteine, fino alle salse e ai contorni, creando un pasto su misura per i propri gusti e necessità alimentari. Questa flessibilità garantirebbe un’offerta inclusiva per tutte le diete, da quelle vegetariane e vegane a quelle senza glutine o low-carb.

Continua la lettura con: «Via i caselli» sulla Milano-Torino: le 4 grandi innovazioni all’orizzonte per l’autostrada del futuro

MATTEO RESPINTI

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Quando a Milano incontri in ascensore il tuo vicino di casa

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Peggio di Freddy Krueger.

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Continua con: Sei di Milano e sai che non andrai mai in pensione

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I quartieri a tema di Milano: dalle professioni ai miti greci

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Passeggiando per Milano, capita di imbattersi in alcune zone dove le vie sono dedicate tutte a un determinato tema. Possono essere personaggi famosi, regioni geografiche, mestieri/professioni o quant’altro. Sarebbe bello se oltre ai nomi delle strade, il tema caratterizzasse ancor di più il quartiere? Vediamo qualche esempio. 

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I quartieri a tema di Milano: dalle professioni ai miti greci

#1 Il Centro è dei poeti: ci vorrebbe più poesia nel cuore di Milano 

Youtube: Prof. Daniele Coluzzi

Il cuore di Milano, nella zona che va dal Duomo alla stazione di Piazzale Cadorna, è dedicato ai grandi scrittori e poeti di epoche varie. Partendo dalla celeberrima via Dante (che collega piazza Cordusio a Piazza Castello) di lì a poche centinaia di metri si trovano via Leopardi, via Boccaccio e via Vincenzo Monti, mentre nel fazzoletto di verde del Parco Sempione adiacente a Milano Cadorna troviamo via Shakespeare e via Emile Zola. E se prendendo spunto da queste strade, tutto il centro si dotasse di un tocco di poesia? Come installazioni, luci d’artista, targhette con estratti di poesia abbinati ai palazzi più importanti. 

 #2 Pittori: il tocco artistico nell’ex zona Fiera

Credits: talepiano.it

Nella zona occidentale della città troviamo invece un’ampia rete di vie e viali dedicati alla più variegata fra le arti figurative: la pittura. In questa parte di Milano vi sono infatti strade intitolate a vari esponenti del disegno o della pittura come Via Rubens, via Giotto, via Raffaello Sanzio, via Tiziano e  via Antonello da Messina. Il quartiere potrebbe ospitare delle rappresentazioni di celebri opere, magari proprio lungo le strade dei pittori a cui sono intitolate. 

#3 Il quartiere delle Professioni a Milano Est

Credits: store.woodly.it/

Poco più a Ovest dell’aeroporto di Milano Linate c’è una zona dalla toponomastica singolare. Stretto fra Forlanini e Calvairate, troviamo quello che potrebbe essere definito il quartiere delle professioni, tutte accomunate da mestieri sfociati poi in discipline di insegnamento e di docenza scolastica o universitaria. Ad esempio, via Maria Montessori (pedagogia), via Cesare Lombroso (criminologia) via GianBattista Piranesi (architettura e arte d’incisione) via Alfonso Cossa (chimica) e lo stesso viale Enrico Forlanini, dedicato all’ingegnere pioniere dei brevetti su dirigibile ed elicottero, al quale è stato dedicato, appunto, il vialone che collega l’aeroporto alla città. In questo caso si potrebbe realizzare una mappa delle professioni, valorizzando le botteghe artigianali della zona e delle altre aree di Milano. 

#4 Le regioni italiane nelle circonvallazioni 

Youtube: You Cartoon

Non poteva mancare la zona delle regioni italiane. Che però proprio zona non è, considerando che a queste sono state dedicate le due “circonvalla” di Milano. Da Corso Lodi in direzione sud ovest, troviamo prima viale Liguria e poi viale Toscana. Poco al di sopra di Piazzale Lodi percorriamo viale Umbria e, più esternamente, abbiamo viale Molise e viale Puglie. Mentre più centralmente e andando verso Nord possiamo trovare viale Campania, viale Romagna e viale Lombardia. Ogni strada potrebbe diventare una grande vetrina anche solo di colori e di immagini per la regione a cui si riferisce. 

#5 L’Olimpo della mitologia a San Siro

Credits: studentville.it

Per chiudere in bellezza, perché non lasciare questa terra e affidarsi a personaggi ed eroi della mitologia greca o romana? Attorno all’ippodromo e allo Stadio di San Siro si possono trovare infatti via Patroclo, via Pegaso, via Diomede, via Fetonte e via del Centauro. Il quartiere potrebbe rinascere in modo epico, richiamandosi ai miti greci per le sue strutture sportive o di svago, come i parchi. 

Continua la lettura con I 5 QUARTIERI più BELLI di Milano

CARLO CHIODO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

La cucina italiana non è più la migliore del mondo!

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Sorpresa nell’edizione 24/25 del TasteAtlas Awards: l’Italia ha perso il primato nella cucina internazionale.  Scopriamo qual è la classifica ricavata sulla base di 477.287 valutazioni valide per 15.478 alimenti: queste cucine hanno ottenuto i punteggi medi più alti.

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La cucina italiana non è più la migliore del mondo!

#1 Grecia (4,60)

Dopo anni di primato, la grande sorpresa è il nuovo primo posto della Grecia che scalza la cucina italiana. Nella classifica precedente era al terzo posto. 

I migliori cibi sono: Fystiki Aeginas (4.8), Finiki Lakonias (4.8), Kalamata (4.7), Fava Santorinis (4.7), Portokalia Maleme Chanion Kritis (4.7) 

#2 Italia (4,59)

L’Italia perde il primato per solo uno 0,01. 

I migliori cibi sono: Pizza Napoletana (4.8), Parmigiano Reggiano (4.7), Gianduja (4.7), Pomodoro S. Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino (4.7), Pomodoro di Pachino (4.7) 
I migliori produttori:
Domenica Fiore (Olive Oil), Frantoio Romano (Olive Oil), Piccola Pasticceria (Chocolate), Bellantoni (Chocolate), Distilleria Sibona (Spirit) 
Ristoranti più iconici:
Osteria Madonnetta (Marostica), Agriturismo Sapori Di Campagna (Ofena), Pizzeria Starita a Materdei (Naples), Osteria dell’Enoteca (Florence), Alle Codole (Canale d’Agordo)

# Il resto della top 10

città del Messico – Ph. darkside-550

#3 Messico (4,52): +4 posizioni dall’ultima classifica

#4 Spagna (4,50): +5 posizioni dall’ultima classifica

#5 Portogallo (4,50): -1 posizione dall’ultima classifica

#6 Turchia (4,50): +9 posizioni dall’ultima classifica

#7 Indonesia (4,48): -1 posizione dall’ultima classifica

#8 Francia (4,48): stessa posizione dell’ultima classifica

#9 Giappone (4,47): -7 posizioni dall’ultima classifica

#10 Cina (4,45): -5 posizioni dall’ultima classifica2

# In crescita Polonia, USA, Serbia. In calo Brasile, India, Perù

Questa era la precedente classifica (23/24):

Taste Atlas 2023-2024

Continua la lettura con: 9 ristoranti low-cost a Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Questi sono gli abitanti in Italia più simpatici ai milanesi

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Ph. pexels

Abbiamo fatto un sondaggio tra chi vive a Milano. Abbiamo chiesto: gli abitanti di quale luogo in Italia vi risultano mediamente più simpatici? Questa è la classifica ricavata dalle loro risposte. 

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Questi sono gli abitanti in Italia più simpatici ai milanesi

#7 I bolognesi: «per la capacità di sdrammatizzare e la cadenza deliziosa»

Credits: ladietapersonalizzata.it – Lasagna alla bolognese

Al settimo posto i bolognesi: apprezzati per loro ironia, capaci di trasformare anche la situazione più tragica in una buona occasione per fare un battuta o una risata senza però mai esagerare. Popolo sereno, bonario, empatico, anche dolce. Contribuisce alla vena simpatica anche la cadenza deliziosa. 

#6 I romani: «per l’indole alla battuta»

Il romano ha la capacità di far precipitare dal piedistallo chiunque salga al potere e smontare qualsiasi risultato ottenuto, anche il più incredibile. Commentando con “E ‘sti cazzi…” fanno tornare chiunque con i piedi per terra. Ma quello che più di ogni altra cosa fa rendere il romano simpatico al milanese è la disarmante facilità di scherzare in maniera dissacrante. La prontezza dei romani nel rispondere con una battuta fulminante a qualunque situazione è una dote unica, forse al mondo. 

Leggi anche: MILANESE vs ROMANESCO: la sfida dei dialetti metropolitani

#5 I romagnoli: «per la gioia di vivere»

Credits: hostnonpercaso.it

I romagnoli sono la massima espressione della gioia di vivere, ogni momento è buono per farsi una grassa risata, ma anche dell’accoglienza e della voglia di divertirsi. La riviera romagnola è da sempre meta prediletta per lo svago dei milanesi, a tal punto che a inizio ‘900 una delle famiglie di imprenditori più importanti di Milano decise di realizzare una “citta giardino” nel Comune di Cervia: Milano Marittima. Ancora oggi una delle località balneari più rinominati in Romagna.

Leggi anche: MILANO MARITTIMA: la spiaggia ufficiale di Milano

#4 I palermitani: «per la loro elegante generosità»

Credit: @sicilia_capitale

I palermitani sono molto generosi e sanno condividere ciò che hanno, un’innata capacità di compiere gesti gentili, senza per forza voler qualcosa in cambio. Se chiedete un’indicazione per andare in luogo, è probabile che la persona a cui l’avete chiesta vi ci accompagni proprio. In più piace dei palermitani quella simpatia che rimane sempre raffinata, elegante, tipica di una terra regale. 

#3 Gli abruzzesi: «per la loro ospitalità»

credit: abruzzocamping.it

Gli abruzzesi si contraddistinguono per un carattere schivo e a volte scontroso, ma sanno fare dell’ospitalità un loro punto di forza. Abituati a vivere in una regione impervia sanno cosa vuol dire faticare per guadagnarsi da vivere e questo non può che essere apprezzato dai milanesi. Un popolo genuino, autentico, schietto con cui al milanese sembra di andare d’accordo da sempre. 

#2 I veneti: «perché sono i nostri gemelli diversi»

il logo della candidatura alle olimpiadi

I veneti sono il popolo che più assomiglia ai lombardi e ai milanesi, in particolare. Lo stesso orientamento al lavoro e alla responsabilità, ma anche con la capacità di apprezzare la vita, mantenendo sempre uno stile e una correttezza di fondo. Anche il passato lega queste due comunità, per il fatto di essere stati a lungo insieme nel Regno Lombardo-Veneto. Con i veneti i milanesi hanno da sempre un rapporto di rispetto e stima reciproca che non può che generare simpatia.  

#1 I pugliesi: «perchè Milano è una piccola Bari»

Teo Teocoli – Credits: Noi degli anni 80 90

I pugliesi sono numericamente tra le prime comunità regionali presenti, facendo di Milano la terza “città pugliese” dopo Bari e Taranto. Questo, insieme al carattere solare e alla voglia di integrarsi con città, pur mantenendo un forte legame con la loro regione, ha contribuito a rendere i pugliesi tra gli italiani più simpatici ai milanesi.

Continua a leggere con: Cosa pensano i MARCHIGIANI dei MILANESI?

FABIO MARCOMIN

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«Vengo a vivere a Milano: dove mi consigli di cercare casa?»

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Ph. @newyork_73 IG

Almeno una volta ci siamo sentiti fare questa domanda. Chi per lavoro, chi per studio o per scelta di vita ha deciso di venire a Milano: ecco i 5 quartieri più consigliati dai milanesi secondo un recente sondaggio.

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«Vengo a vivere a Milano: dove mi consigli di cercare casa?»

# Città Studi, il quartiere universitario

Politecnico

Tra i più consigliati c’è Città Studi, il quartiere universitario per antonomasia. Qui il Politecnico ha costruito la sua ultima e attuale sede prima di espandersi con altri dipartimenti attorno a Piazza Leonardo da Vinci. Sicuramente ideale e apprezzata dai giovani. Tra i diversi locali c’è anche il mitico Bar Basso, dove è nato il Negroni Sbagliato. Il verde non è tantissimo, ma la zona è ben servita dai mezzi pubblici con la linea M2, la 92, linee di tram e la linea M1 non troppo distante sul lato nord e sud ovest. Confina con Porta Venezia, Buenos Aires e Lambrate: in pochi minuti si arriva in centro. Volendo, anche a piedi.

Prezzi case (acquisto): 5.300 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 1.200 euro

Leggi anche: Gli EDIFICI più belli e più curiosi di CITTÀ STUDI (Gallery Fotografica)

# Lambrate, la Mecca dei creativi

Parco della Lambretta – @donnapetrei IG

Procedendo da Città Studi verso i confini orientali, si arriva a Lambrate, zona una tempo industriale con la fabbrica dell’iconica Lambretta e della Innocenti dove in futuro sorgerà la Magnifica Fabbrica della Scala. Qui è nato nel 2007 il primo birrificio artigianale di Milano, il Birrificio Lambrate. C’è un locale boho-chic in un vecchio edificio stile industriale, The Sanctuary Experience Milano, e lo Zero Gravity, la palestra di tappeti elastici più grande d’Italia. Tra le strade più rappresentative della vecchia Lambrate troviamo Via Conte Rosso, mentre per chi vuole sentirsi come a Brick Lane a Londra c’è mercato del vintage e dell’antiquariato dell’East Market. La natura offre il suo meglio nel Parco Lambro. Per muoversi in città c’è la M2, per uscire la tangenziale est. Da quando è diventato uno dei poli del Fuorisalone, il quartiere è diventato una mecca di designer e di creativi. 

Prezzi case (acquisto): 4.200 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 950 euro

# Vigentino, la scommessa olimpica

Cresits: Andrea Cherchi – Piazza Olivetti

Il Vigentino, a sud, è uno dei quartieri più in fermento della città e in particolare la parte verso il centro storico. La costruzione di Fondazione Prada, del complesso Symbiosis e le nuovi sedi in cantiere di Moncler e Snai, stanno rendendo la zona sempre più interessante. Nel vicino Scalo Romana sta nascendo il Villaggio Olimpico con un nuovo parco che influirà positivamente anche su questo quartiere. Nella parte verso i confini comunali stanno nascendo nuove aree residenziali, con appartamenti anche a prezzi calmierati, e non mancano parchi e aree verde attrezzate. L’unica pecca sono i trasporti: il tram 24 su via Ripamonti costituisce la spina dorsale, la fermata di Lodi M3 è fuori dal perimetro oltre la ferrovia.

Prezzi case (acquisto): 4.210 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 900-1200 euro

# Porta Romana, in perenne fermento

Credits: @ellimist83 – Porta Romana “un nome in ogni quartiere”

Nela cinquina dei quartieri più consigliati dai milanesi si trova anche Porta Romana, uno dei più suggestivi e storici quartieri della città. Il suo simbolo è la “Porta” al centro di Piazza Medaglie d’Oro e il suo bastione, dove si trovano le terme cittadine con la prima sauna al mondo un tram. C’è anche l’unica Cascina in città, Cascina Cuccagna, e la via della cucina romana, via Muratori. Ricca di locali è una delle zone più frequentate quando si fa sera. Abbiamo detto dello Scalo in preparazione per ospitare le Olimpiadi Invernali 2026 e anche nuovo quartiere, è super servita dai mezzi di trasporto pubblico: M3, tram 9, bus 65 e 62 e la circolare 90/91. Senza contare che si trova a due passi dal centro. La nota dolente è il costo delle abitazioni.

Prezzi case (acquisto): 6.700 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 1.300 – 1.500 euro

# Porta Lodovica-Bocconi, al top per la vivibilità

Foto redazione – Ville Tudor

Si dice che sia la zona dove si vive meglio a Milano, almeno secondo una delle ultime ricerche sulla vivibilità. Si tratta di Porta Lodovica-Bocconi. Spicca il grande Parco Ravizza con il limitrofo nuovo campus Bocconi, oltre a tutta la cittadella universitaria preesistente. Molti i locali i zona, soprattutto di target giovane vista la presenza di studenti. Manca la metro ma da poco ha aperto la nuova stazione della linea S9 e futura Circle Line Tibaldi. Per un tuffo nel passato c’è micro quartiere gioiellino delle Ville Tudor. Per chi ama la musica il Santeria Social Club, con spettacoli di stand-up comedy, e i vicini Magazzini Generali.

Prezzi case (acquisto): 6.400 mq
Prezzi affitto (bilocale di 50mq): 1.400 euro

Fonti quotazioni: wikicasa

Leggi anche: Le più belle VILLETTE TUDOR e LIBERTY del quartiere Art-Decò di Milano (FotoGallery)

Continua la lettura con: DESIGN di LUSSO con PISCINA e SPA: la SOLUZIONE VIENNESE per le CASE POPOLARI

FABIO MARCOMIN

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La «metropolitana delle Alpi»: il progetto per unire Italia e Svizzera

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Tramite questo progetto si punta a rilanciare il turismo di due suggestive vallate tra Italia e Svizzera. Il percorso allo studio e quando potrebbe essere inaugurata.

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La «metropolitana delle Alpi»: il progetto per unire Italia e Svizzera

# Un investimento di 52 milioni di franchi per rilanciare il turismo di due suggestive vallate tra Italia e Svizzera “oscurate” dalle località più rinomate

Credits laratorgano IG – Val Formazza

Un’opera che potrebbe rivoluzionare i collegamenti transfrontalieri. La “metropolitana delle Alpi” è stata infatti pensata per rilanciare due vallate splendide tra Italia e Svizzera che oggi soffrono la concorrenza delle località montane più rinomate e preferite dai turisti. L’investimento stimato per questo incredibile progetto da parte del Bak Economics, autorevole centro studi elvetico, è di 52 milioni di franchi, con un valore aggiunto lordo di 26,5 milioni di franchi generato solo in fase di costruzione. I posti di lavoro creati, tra occupazione diretta e indotto, sarebbero 235.

Leggi anche: Una METROPOLITANA unica al MONDO: è la più alta, la più corta e nel paese più piccolo

# La “metropolitana delle Alpi” prevede un tracciato di 5,8 km e 2 sole stazioni

Credits il giorno – Tracciato metro Italia-Svizzera

Il tracciato previsto per questa metropolitana transnazionale è di 5,8 km interamente in galleria per ridurre l’impatto ambientale. Le fermate sarebbero solo due, il capolinea italiano nella località di Formazza, a 1.280 metri in Piemonte nell’omonima valle, e la località walser ticinese di Bosco Gurin, in Vallemaggia a 1.500 metri d’altezza. Si favorirebbe così la creazione di un circuito alpino insieme al progetto legato all’asse di mobilità nord-sud del Gottardo.

La durata del viaggio è stata calcolata in 8 minuti, mentre i convogli di questa funicolare sotterranea avrebbero una capienza di 50 posti e effettueranno sei corse all’ora. In questo modo potrebbero essere trasportati a regime 115.200 persone ogni anno, di questi molti dormirebbero almeno una notte nelle strutture ricettive e rimarrebbero a mangiare nei rifugi e nei ristoranti dei due comuni contribuendo a sostenere l’economia delle due valli.

Leggi anche: Progetti di METROPOLITANE abbozzate ma MAI REALIZZATE in altre città italiane

# La prima corsa dopo il 2027?

Credits heibergerwork-pixabay – Tunnel metropolitana

Il Comune di Formazza ha avanzato la proposta presso la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, mentre il governo svizzero ha esaminato il piano, sottoposto alcune osservazioni e chiesto approfondimenti. In caso di benestare del progetto dovrà seguire l’eventuale adattamento del Piano regolatore di Bosco Gurin e la procedura d’approvazione federale. Prima di tutto servirà che anche dal lato italiano arrivi l’assenso a proseguire. Nel 2022, anno in cui è stato presentato il progetto della “metropolitana delle Alpi”, l’obiettivo dichiarato era di inaugurare entro la fine del 2027. Visto lo stato delle cose, nel caso venga realizzata l’opera, si dovrà con molta probabilità attendere qualche anno in più.

Continua la lettura con: La più GRANDE METROPOLITANA del MONDO cresce sempre di più: le nuove linee aperte e l’obiettivo da FANTASCIENZA

FABIO MARCOMIN

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La «città del futuro» alle porte di Milano: le ultime novità in arrivo, dal parco lineare all’edificio in legno più alto d’Italia

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Rendering MIND

Un piano industriale da 300 milioni di euro sta dando vita a una nuova città tra Milano e Rho, con l’ambizione di diventare un centro globale per l’innovazione. A che punto siamo con i cantieri e quali sono in attesa di partire.

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La «città del futuro» alle porte di Milano: le ultime novità in arrivo, dal parco lineare all’edificio in legno più alto d’Italia

# I tasselli già completati: da Cascina Triulza al MIND Village

MIND, la “città del futuro”, si sta concretizzando giorno dopo giorno. Iniziamo con ciò che è già presente. Cascina Triulza, innanzitutto, rappresenta una delle principali eredità di Expo, insieme all’Albero della Vita, simbolo iconico dell’evento che presto tornerà a essere operativo. Qui, nel 2015, la Fondazione Triulza ha dato vita al primo Padiglione della Società Civile.

Un altro elemento distintivo dell’Expo è stato Palazzo Italia, che oggi ospita il polo di ricerca per le Scienze della Vita Human Technopole, attualmente in fase di ultimazione con la costruzione degli ultimi edifici.

Nel 2022 è stato inaugurato l’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, nato dalla fusione tra l’Istituto Ortopedico Galeazzi e l’Istituto Clinico Sant’Ambrogio, specializzato in ambito cardiovascolare e bariatrico. L’edificio si sviluppa su una superficie di 150.000 mq, è uno dei più alti d’Europa con i suoi 16 piani e un’altezza di 85 metri, ed è diventato rapidamente un punto di riferimento nel settore sanitario.

Leggi anche: La seconda vita dell’Albero della Vita: questo sarà il suo futuro

Dal 2023 è attivo il “Big Theatre”, un centro polifunzionale con una capacità di fino a 3.500 persone, progettato per accogliere eventi di grande portata. Il teatro è stato realizzato da Big Spaces e Lendlease. A questo si aggiunge lo SkyDeck Europe dell’Università di Berkeley, che ha favorito la crescita di 36 startup, accelerandone lo sviluppo. Infine, Esselunga ha inaugurato lo store innovativo “Esselunga Lab” privo di casse, un laboratorio “dinamico” che esplora un nuovo modello di retail, sviluppato su due piani e con una superficie di circa 600 mq. Come funziona? Il cliente seleziona gli articoli, trova la lista al self-checkout e, dopo aver verificato il carrello virtuale, può pagare e uscire.

Mind Village

Troviamo inoltre Federated Innovation, una rete di 41 aziende tecnologiche che nel 2023 hanno sviluppato oltre 100 innovazioni in 12 settori diversi, e il MIND Village, frutto della riqualificazione degli edifici dell’ex Expo 2015.

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# Cosa è in corso di realizzazione: dal Campus della Statale alla prima parte del Westgate

Credits: Mind Milano – Campus Scientifico Statale

Tra i cantieri in corso, spicca quello per il nuovo polo universitario scientifico dell’Università Statale di Milano, che sarà pronto nel 2027. Il campus ospiterà quattro facoltà scientifiche (scienze e tecnologia, scienze agricole e dell’alimentazione, medicina e chirurgia, farmacologia) ed è progettato dallo studio Carlo Ratti Associati. Con una superficie di 210.000 mq, il complesso include cinque corti circondate da altrettanti edifici, 18.300 mq di aule, 50.000 mq di laboratori, oltre 8.000 mq di biblioteca, e accoglierà oltre 23.000 persone, con un investimento di 458 milioni di euro.

 

Sono partiti da tempo anche i lavori per “Molo”, il Mobility Hub e Horizon, nell’area Westgate che si estende su 300.000 mq vicino alla stazione metropolitana di Rho Fiera M1.

Urbanfile – Molo

Il progetto “Molo”, si sviluppa su 3.000 mq e metterà a disposizione spazi multifunzionali con laboratori, uffici, un centro energetico, un’area retail e un parcheggio a più piani con 1.500 posti auto.

Urbanfile – Horizon

Horizon, progettato da Piuarch e Waugh Thistleton Architects, è un edificio di 8 piani con uffici flessibili, laboratori e spazi dedicati all’innovazione destinati a imprese come ABB, E. ON e Confidi Systema, oltre a spazi commerciali. Questo sviluppo, privo di combustibili fossili e alimentato al 100% da energia rinnovabile.

Credits jpius.it – Human Technopole

È in fase di realizzazione anche il nuovo edificio del Campus dello Human Technopole, South Building, che si sviluppa su dieci piani per un’altezza di 61 metri. Il complesso, che copre oltre 16.500 mq, sarà interamente dedicato ai laboratori di ricerca scientifica per 800 scienziati, ma anche con: uffici, spazi per eventi, workshop e corsi di formazione con 3.000 mq di terrazze, giardini pensili, piazze pubbliche e spazi pensati per il benessere delle persone. L’inaugurazione è programmata per il 2026.

# Attesa per la costruzione di Zenith, l’edificio in legno più alto d’Italia 

Zenith

Tra i cantieri attesi per la fine del 2024 spicca il “gemello” di Horizon, dal nome di Zenith, che con i suoi 13 piani fuori terra e 56 metri di altezza sarà l’edificio in legno più alto d’Italia e uno dei più alti in Europa. Le ruspe dovrebbero mettersi in azione a breve.

L’edificio prevede l’utilizzo di componenti prefabbricati off-site, che verranno assemblati in cantiere e saranno in parte smontabili e riutilizzabili. La scelta del legno come materiale è dovuta al suo status di materiale carbon neutral per eccellenza.

Westgate

Nell’area West Gate, che vede una metà ancora senza lotti occupati, si prevedono poi lavori per la costruzione di residenze, con la realizzazione di 400 appartamenti firmati dallo studio Peluffo & Partners Architettura.

Ecosistema MIND

A questi si aggiungono un hotel e l’Innovation Hub, pensato come un “sistema aperto” per connettere attività educative, culturali, creative e di ricerca. 

# Il parco lineare di 1,5 km sarà l’ultimo a vedere la luce

Credits: lifegate.it – 1- Parco lineare

Un elemento distintivo della nuova città di MIND è il Common Ground, una struttura che attraverserà l’intera area per una larghezza di 10 metri, offrendo un’ampia zona pubblica con il parco lineare più grande d’Europa, lungo circa 1,5 km, che si estende lungo il decumano. Questi i numeri nel dettaglio: 460.000 mq di verde, con l’aggiunta di 3.000 alberi rispetto a quelli esistenti, 4 parchi tematici (sport, cibo e salute, orto botanico e parco attrezzato), 4 km di piste ciclabili e 4.000 mq di specchi d’acqua in più.

# L’accesso all’area è garantita dalla stazione di Rho Fiera e in futuro da quella della Circle Line di MIND-Merlata attualmente in progettazione

L’accesso all’intera area è assicurato non solo dalla Stazione Rho Fiera, servita da treni regionali, suburbani, Alta Velocità e dalla linea M1, ma anche dalla futura stazione della Circle Line di MIND-Merlata. Il progetto preliminare, sviluppato dallo studio 3TI Progetti, prevede una struttura in metallo bianco che si integrerà con la vicina passerella ciclopedonale. La progettazione definitiva è in fase di sviluppo grazie a un finanziamento di 10 milioni di euro.

foodserviceweb.it – MIND

Tutto il progetto di MIND dovrebbe concludersi entro il 2036.

Continua la lettura con: La «Città Ticino»: l’unione di Milano con il Sud della Svizzera

FABIO MARCOMIN

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Il «Titanic del Lario»

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leone5542bis IG - Piroscafo Plinio III in degrado

Dicembre 2010. Le acque fredde del Lago di Mezzola, un piccolo specchio d’acqua collegato al più famoso Lago di Como, inghiottono un pezzo di storia della navigazione lacustre italiana. Il piroscafo Plinio III, un tempo orgoglio della flotta lariana, si inabissò silenziosamente, segnando la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova leggenda subacquea.

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Il «Titanic del Lario»

# Il Plinio III: l’epoca d’oro

piroscafi_lariani IG – Plinio

Varato nel 1902, il Plinio III era il terzo piroscafo a portare questo nome illustre, in onore del naturalista romano Plinio il Vecchio. Con i suoi imponenti 53 metri di lunghezza, era il più grande e lussuoso battello del Lago di Como, capace di trasportare fino a 750 passeggeri. Il salone di prima classe, con le sue pareti in legno di rovere e le incorniciature in mogano, era un esempio di eleganza e raffinatezza dell’epoca.

Durante i suoi anni di servizio, dal 1902 al 1963, il Plinio III fu testimone di momenti storici. Nel 1927, ebbe l’onore di scortare l’imbarcazione che trasportava Re Vittorio Emanuele III durante una crociera sul lago. Negli anni d’oro del turismo lariano, accolse a bordo celebrità internazionali, tra cui il famoso attore hollywoodiano Tyrone Power.

Dopo la sua dismissione nel 1963, il destino del Plinio III prese una piega inaspettata. Messo all’asta nel 1968, iniziò un lungo periodo di utilizzi alternativi e declino. Fu impiegato come barriera frangiflutti a Colico, poi trasformato in un bar galleggiante, testimoniando la creatività nel riutilizzo di queste grandi navi storiche.

Infine, il Plinio III trovò ormeggio a Verceia, sul Lago di Mezzola, accanto al ristorante La Barcaccia. Qui, divenne una sorta di attrazione locale, utilizzato per feste ed eventi, un fantasma del suo antico splendore che continuava a catturare l’immaginazione di locali e turisti. Ma il destino per lui aveva in serbo un altro brutto scherzo. L’ultimo.

Leggi anche: “Il TITANIC delle MONTAGNE”: doveva essere la STAZIONE più BELLA d’EUROPA, rinasce come HOTEL di LUSSO

# Una tempesta da mari del Sud si abbatte sul Lario

nauticareport.it – Piroscafo Plinio, disegni di progetto, 1902

La notte tra l’8 e il 9 dicembre 2010, durante una violenta tempesta, il Plinio III si inabissò. Le cause esatte non sono mai state completamente chiarite, ma si ipotizza che anni di mancata manutenzione, combinati con le condizioni meteorologiche avverse, abbiano portato alla rottura degli ormeggi e al conseguente affondamento.

Oggi, il Plinio III giace a circa 45 metri di profondità nel Lago di Mezzola, a circa 200 metri dalla riva. La sua posizione relativamente accessibile lo ha reso oggetto di interesse per subacquei e appassionati di storia navale. Le acque fredde e buie del lago hanno preservato sorprendentemente bene la struttura della nave, creando un affascinante museo subacqueo.

# Il riposo sul fondale e i piani di recupero

beni Culturali Standard (BCS) – Piroscafo Plinio III

Negli anni successivi all’affondamento, sono stati proposti vari progetti per il recupero del Plinio III. Un gruppo di studenti del Politecnico di Milano ha elaborato un piano per riportarlo in superficie utilizzando palloni gonfiabili, ma i costi proibitivi (stimati oltre un milione di euro) e la mancanza di fondi hanno impedito la realizzazione del progetto.

Il sindaco di Verceia, Alessio Della Bitta, ha confermato che al momento non ci sono piani concreti per il recupero del piroscafo. L’attenzione dell’amministrazione è invece focalizzata sulla riqualificazione dell’area dove il Plinio III era ormeggiato prima dell’affondamento, incluso il recupero del ristorante La Barcaccia, chiuso dal 2010.

Nonostante le sfide legate al suo recupero, il Plinio III continua a vivere nell’immaginario collettivo come il “Titanic del Lario”. Subacquei esperti, come Andrea Alpini, hanno esplorato il relitto, documentando il suo stato e condividendo immagini affascinanti sui social media. Queste esplorazioni hanno riacceso l’interesse per la storia del piroscafo e per il patrimonio nautico del Lago di Como.

 

Continua la lettura con: La triste fine del glorioso «Titanic di Piazzale Loreto»

MICHELE LAROTONDA

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I 5 luoghi del paradiso per bambini e ragazzini nella Milano degli anni ‘70-‘80

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A Porta Nuova si andava al Luna Park

Per rendere felici i bambini e i ragazzini nella Milano degli anni ’70 e primi anni ’80 bastava portarli in uno di questi cinque posti.

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I 5 luoghi del paradiso per bambini e ragazzini nella Milano degli anni ‘70-‘80

#1 Il più grande negozio di giocattoli

Il primo era Cagnoni. Per chi era piccolo in quegli anni, ancora oggi Cagnoni evoca regali di Natale da aprire sotto l’albero. Il negozio a due piani di corso Vercelli era il paese dei balocchi. Una particolare attenzione la guadagnavano i robot collegati ai cartoni animati giapponesi, i giocattoli dei film della Disney e la versione dei giochi di società dei programmi della TV, in particolare di quelli di Mike Bongiorno. Per noi maschietti era di rito l’area del Subbuteo, con particolare eccitazione per le nuove squadre e per gli accessori, come le statuette di tipologie di spettatori. Cagnoni ha chiuso nel 2001. 

#2 La piccola Disneyland

Un altro grande luogo soprattutto per i più piccoli era il Nuovo Arti. Dietro a San Babila, dopo il cambio di gestione del 1977 era passato dal cinema d’autore ai film della Disney. Nell’intervallo c’era l’intrattenimento della sala dei pupazzi in dimensione umana da Paperino a Topolino. Si organizzavano feste di compleanno, eventi speciali nel week end, era un po’ una Disneyland in miniatura. Molti di noi hanno visto al Nuovo Arti i grandi film in cartone animato come Fantasia, Cenerentola, Robin Hood fino ad arrivare anche a film più adulti, come il primo Guerre Stellari. Il Nuovo Arti ha chiuso nel 2006. 

#3 Dove si trovava chi bigiava scuola

Non c’è adolescente di allora che non conosca l’Astra Games. Era la sala giochi del centro di Milano, nascosta dietro i portici di Vittorio Emanuele. Aperta anche la mattina, attirava frotte di studenti che si davano appuntamento quando bigiavano scuola. Ha segnato l’esplosione dei videogames nel periodo in cui si poteva giocare solo nella sala giochi. I primi giochi di culto erano Donkey Kong, Asteroid, Space Invaders negli anni in cui apparivano sullo schermo della tv i giochi dell’Atari con semplici stanghette: a seconda del loro numero e della lunghezza si capiva il tipo di sport da praticare. L’Astra Games ha chiuso nel 2000. 

#4 Dove si festeggiava la fine della scuola

Avete in mente la scena finale di Grease in cui si festeggia al Luna Park la fine dell’anno scolastico? Forse ispirati dal musical americano divenne tradizione per i ragazzini di Milano fare festa alla fine dell’anno scolastico andando alle Varesine. Dove oggi si innalzano i grattacieli, allora c’era un Luna Park stabile che svettava su una piccola collina. Le sue attrazioni principali erano le montagne russe, gli autoscontri, gli specchi deformanti. Ricordo anche una stanza chiusa dove si proiettavano filmati in tre dimensioni da paura, ci si trovava alla guida di una Formula 1 o con gli sci sul chilometro lanciato. Il parco dei divertimenti ha chiuso nel 1998. 

luna park delle varesine
luna park delle varesine

#5 Il luogo comune del divertimento di ogni generazione

Il quinto è l’unico rimasto che accomuna i bambini di ogni età e di ogni decennio. Lo stadio. Andare a San Siro è da sempre una gioia per bambini e ragazzini. Rispetto ad oggi, c’erano poche differenze nella Milano degli anni ’70 o inizio anni ’80. Non c’era il terzo anello, attorno al campo i posti erano in piedi, per cui le squadre sembravano giocare accerchiate dalla folla divisa dalle inferriate. Non c’erano posti numerati, quindi si litigava e si scalciava per un posto migliore. Alcuni minuti prima del fischio finale si aprivano i cancelli per cui molti ragazzini si radunavano davanti agli ingressi per gustarsi gratis gli ultimi minuti di gioco. Erano anni in cui le squadre di Milano facevano poca strada in Europa. Un po’ come oggi.

#milanograffiti

Continua la lettura con: Il campionato di sci sulla Montagnetta

ANDREA ZOPPOLATO

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Le bandiere delle regioni del Nord Italia: questa è la più bella?

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Anche le regioni hanno le proprie bandiere, alcune ufficiali e altre ufficiose: quali sono quelle più riuscite del Nord? Ecco la nostra graduatoria dalla più brutta alla più bella.

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Le bandiere delle regioni del Nord Italia: questa è la più bella?

#8 Liguria: idea interessante, pessimo il risultato finale

Credits: wikipedia.org

La bandiera della Regione Liguria è formata da un drappo di forma rettangolare con al centro lo stemma, costituito da una caravella stilizzata con vela bianca inquartata da una croce rossa con stelle d’argento nei riquadri, ognuna rappresentante le 4 province liguri. I colori della bandiera rappresentano:

  • il verde i monti dell’Appennino Ligure e delle Alpi Liguri,
  • il rosso il sangue versato nelle varie guerre,
  • il blu il Mar Ligure.

Non ce ne vogliano i liguri, ma nonostante l’idea di fondo fosse interessante il risultato finale è di basso livello.

#7 Piemonte: effetto grafico e cromatico poco azzeccato

Credits: wikipedia.org

Il drapò è la bandiera ufficiale della Regione Piemonte, è caratterizzata dalla presenza di una frangia d’oro e dalla bordura azzurra all’esterno. All’interno una croce bianca in campo rosso bordato di blu spezzata da lambello azzurro a tre gocce.  La bordura azzurra prende spunto dal colore ufficiale di Casa Savoia dal 1366, quando il Conte Verde partendo per la crociata volle che sulla sua ammiraglia sventolasse una bandiera azzurra seminata di stelle d’oro. L’accostamento dei colori purtroppo non è dei più azzeccati, così come il lambello svolazzante senza un senso estetico.

#6 Emilia Romagna: la forma stilizzata della regione, trovata piuttosto banale ed esteticamente modesta

Credits: wikipedia.org

La bandiera dell’Emilia-Romagna riporta al suo interno lo stemma adottato nel 1989, di colore verde, con il lato superiore di andamento sinusoidale che ricorda la forma della regione, nella variante con scritta verde e barra rossa su sfondo bianco. Attualmente il vessillo non gode di status legislativo ufficiale, ma è correntemente usato in ambito cerimoniale. Esteticamene modesta e di scarsa identità. 

#5 Lombardia: il simbolo del più antico popolo della regione che però non appassiona i lombardi

Credits: wikipedia.org

Nel corso degli anni erano state proposte diverse ipotesi: la semplice croce di San Giorgio, poi il Ducale visconteo, simbolo del Ducato di Milano, costituito da un biscione inquartato con l’aquila imperiale. Alla fine, a livello istituzionale, si è scelta come bandiera ufficiale quella rappresentata dalla rosa camuna, che riprende una delle incisioni rupestri più famosi della Val Camonica, simbolo del più antico popolo lombardo, i camuni, su sfondo verde. Un richiamo alla origini lombarde che però ancora oggi divide: la gran parte dei lombardi si identifica nella croce di San Giorgio.

#4 Valle d’Aosta: il merito della semplicità

Credits: wikipedia.org

La bandiera della regione autonoma Valle d’Aosta non reca alcuno stemma o scritta, ma è composta da due bande verticali, di colore rosso e nero

Questi due colori furono utilizzati per la prima volta dal canonico Joseph Bréan su un opuscolo del 1942 dell’antifascismo valdostano, intitolato “I grandi valdostani”, traendoli dal sigillo cinquecentesco del Ducato di Aosta, un leone d’argento su scudo nero al capo di rosso, colori ufficiali della famiglia Challant. 

Un accostamento di colori universale, che però esiste in questo modo solo per delle squadre di calcio, tra cui il Milan, ma per nessuna nazione. Talmente essenziale da rappresentare un motivo di merito. Anche se forse poco apprezzato dagli interisti. 

#3 Trentino Alto Adige: amalgama identitario equilibrato e riuscito

Credits: wikipedia.org

La bandiera del Trentino-Alto Adige, mai stata definita legalmente al contrario dello stemma e del gonfalone, consiste in uno stemma al cui interno sono presenti due aquile di San Venceslao, che simboleggiano il Trentino, e due aquile rosse tirolesi, che simboleggiano l’Alto Adige, su uno sfondo bianco e azzurro. La storie delle due province autonome riunite in una sola bandiera. Rispetto a casi citati in precedenza, qui l’amalgama tra componenti diverse è perfettamente riuscito. 

#2 Veneto: la storia s’inchina

Credits: wikipedia.org

La bandiera del Veneto prende spunto dalla bandiera della Serenissima Repubblica di Venezia, in uso oggi come bandiera della città di Venezia. Al suo interno sono disegnate sette fiamme, che portano nella parte mediana, lo stemma di ognuna delle città capoluogo di provincia della Regione. Senza dubbio la più identitaria e quella di maggior rilevanza storica.

#1 Friuli Venezia Giulia: la bandiera più scenografica

Credits: wikipedia.org

La bandiera della regione Friuli-Venezia Giulia è rappresentata da un grifone d’oro che sorregge delle rocche bianche su fondo azzurro. Nei colori ricorda l’antico vessillo friulano con l’aquila del patriarca Popone. Si ricollega all’antico Patriarcato di Aquileia che segnò la storia del Friuli, infatti il suo disegno deriva da un’immagine allegorica di quest’aquila rinvenuta su di un antico vaso custodito nel museo di Aquileia. Per l’equilibrio cromatico con un colore caldo su uno sfondo freddo, per la portanza del simbolo e per l’energia che trasmette, merita il primo posto tra le bandiere delle regioni del Nord Italia. Forse è la più bella di tutta l’Italia. 

Continua la lettura con: Le 10 PICCOLE CITTÀ più BELLE del NORD Italia: la classifica

MILANO CITTA’ STATO

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10 cose che chi viene da fuori pensa dei milanesi. Ma non sono vere

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Ph. @lostatalejonico IG

Circolano parecchie leggende metropolitane sul milanese-tipo, soprattutto quando a tracciarne il profilo sono i non milanesi di passaggio. Noi vogliamo sfatarle una ad una. Foto cover: @lostatalejonico IG

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10 cose che chi viene da fuori pensa dei milanesi. Ma non sono vere

#1 «Il milanese non è propenso a fare le foto al turista»

pexels – Foto con smartphone

L’importante è chiedere. Il milanese risponderà con cortesia.

#2 «Il milanese si muove solo in auto»

Un ‘immigrato’ dal Friuli ne era convinto. Con l’introduzione di Area B, area C e l’esplosione dei mezzi in sharing non è più così. Anzi.

#3 «Il milanese non ha cultura»

Ph. cocoparisienne

Si pensa che il milanese sia una persona molto materialista, concreta, che pensa al lavoro, ai soldi e a fuggire via nel week end. E’ vero che ormai vedere qualcuno che legge un libro sulla metropolitana è un fatto raro, ma Milano resta la capitale della cultura. E’ la città dove ancora sopravvivono i cinema d’essai, dove si vedono code chilometriche a ogni mostra, dove ci sono persone che vanno perfino a teatro.

#4 «Le ragazze di Milano non mangiano e se la tirano»

credits: elle.com

Qualcuna c’è, è vero, ma è vista come un residuo degli anni novanta. La verità è che la globalizzazione ha travolto anche la tradizionale ritrosia delle milanesi: la concorrenza di russe e rumene si fa sentire e le milanesi amano troppo la competizione per lasciare il campo a donne più disinvolte.

#5 «I milanesi sono contro i meridionali»

Era forse vero fino a qualche tempo fa, quando i biglietti fuori dalle università recitavano: “Si affittano camere a tutti ma non a extracomunitari e terroni”.
Ma era comunque un vezzo, un modo di scherzare tipicamente milanese. In verità qui chiunque è ben voluto, non importa da dove venga: l’importante è solo che si dia da fare.

#6 «I milanesi sono freddi»

Non siamo esattamente la gente più affettuosa e caciarona d’Italia, è vero, ma questo solo perché il milanese-tipo è un tenero insicuro. E ci teniamo, forse un po’ troppo, a quello che gli altri pensano di noi.

#7 «I milanesi parlano con la E aperta»

Credit: e-gazette.it

Ripeti: “Polpétta, cotolétta, biciclétta“. Basta con questi giochetti! E’ un po’ come il fiorentino che s’è rotto di ripetere la filastrocca della “hohahola hon la hannucccia horta horta” o il napoletano che canta “O’ Sole Mio” o il romano che, solo perché abita nella Città Eterna, dà del tu al Papa. In verità a Milano ormai si parla l’italiano più corretto d’Italia.

#8 «I milanesi dicono tante parolacce»

Di cui il 90% è composto da “uè figa”, e “dai cazzo”.
I comici come Cochi e Renato o Claudio Bisio sono irriverenti e straordinari, ma non andiamo in giro h24 a dire “Oh la Madonna”. Anzi, da qualche anno dire parolacce è diventato terribilmente fuori moda.

#9 «I milanesi sono tutti vestiti alla moda e di tendenza»

Credits: milanofashiontour.com

Basta guardare ai tipi da metropolitana spesso protagonisti degli sfottò su Facebook, o badare a chi entra/esce dal vostro posto di lavoro per vedere confutata questa affermazione in un battibaleno. Quindi se vedete un milanese nella vostra città, occhio a prenderlo ad esempio per rinnovare il guardaroba.

#10 «I milanesi vivono di calcio»

Va bene che abbiamo uno dei derby più seguiti d’Italia, ma volete mettere un tifoso meneghino con un genoano, un romanista, un laziale, un napoletano? Qui la partita dura al massimo fino al lunedì mattina. Poi, figa, si pensa solo al business.

Continua la lettura: 5 cose che una non milanese non sopporta di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Sei di Milano e sai che non andrai mai in pensione

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Finché c’è vita c’è un cantiere da controllare. 

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Continua con: Quando sei a Cortina e ti assale un attacco di velocità milanese

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La metropolitana che sembra avanti anni luce: quello che (forse) un giorno vedremo anche a Milano

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Ph. @martadimuro_ IG

Forse la metropolitana più tecnologica del mondo. Le cose più strabilianti che si trovano come documentato da @martadimuro_ su Instagram. 

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La metropolitana che sembra avanti anni luce: quello che (forse) un giorno vedremo anche a Milano

La metro di Shenzhen è forse la più tecnologica del mondo dove ci si sente avanti anni luce. Vediamo le cose più interessanti anche grazie a martadimuro_ come documentato sul suo profilo Instagram.

# La rete della metro di Shenzhen

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Una rete della metropolitana mirabolante. E pensare che la prima tratta è stata inaugurata solo nel 2004, rendendola a quel tempo la quinta città cinese ad avere la metro. Da allora ha fatto passi siderali, raggiungendo 16 linee, 306 stazioni e oltre mezzo milione di chilometri di tracciato, facendola diventare la sesta rete più estesa del mondo. Una curiosità? Shenzhen è gemellata con Brescia. Ma vediamo alcuni aspetti che si trovano sulla sua metro che sarebbe bello vedere anche sulla metro di Milano. 

#1 Per comodità e contro il sovraffollamento: si può vedere quante persone ci sono in ogni vagone (così da scegliere quello più vuoto)

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#2 I vagoni hanno una temperatura diversa in modo da accontentare chi preferisce stare al caldo o al freddo

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#3 Per muoversi meglio tra le linee ci sono delle indicazioni luminose sul soffitto: basta seguirle per arrivare a destinazione

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#4 Le stazioni sono spettacolari: una vera e propria attrazione per i viaggiatori e i turisti 

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Fonte: @martadimuro_ IG

Continua la lettura con: Le 3 anomalie della metro di Milano

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Il quartiere di Milano costruito per la «nuova classe dirigente»

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C’era un’epoca in cui si costruivano quartieri per le caratteristiche di chi li avrebbe abitati. C’erano i villaggi degli operai, quello dei giornalisti fino all’utopia della Comasina. Ma non tutti conoscono che a Milano è stato costruito anche un quartiere per la «nuova classe dirigente». Dove si trova e qual è il suo nome?

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Il quartiere di Milano costruito per la «nuova classe dirigente»

# Mirabello, il quartiere per la «nuova classe dirigente»

Situato tra la Maggiolina e il Villaggio dei Giornalisti, il quartiere Mirabello nasce nel 1939 con la costruzione di un complesso di 12 palazzine ad opera dell’Istituto Fascista Autonomo Case Popolari di Milano.

Fu edificato in un’area all’epoca appartenente alla località Greco, con il preciso intento di ospitare la nuova classe dirigente: medio-alta borghesia, professionisti, industriali, artisti, con una concezione simile all’attiguo Villaggio dei Giornalisti. A questo complesso di palazzine a due-tre piani ben presto si affiancarono villette d’epoca e abitazioni con giardino molto gradevoli e architettonicamente accattivanti.

quartiere mirabello

 

# Le origini del nome: Villa Mirabello

Il quartiere prende il nome da Villa Mirabello, uno degli esempi di maggior interesse per quanto riguarda la tipologia di villa-cascina suburbana di epoca rinascimentale ed è tra gli edifici meglio conservati nell’area prossima al centro urbano di Milano.

Costruita nei primi del ‘400 in aperta campagna e sopra una proprietà già di Filippo Maria Visconti, la Villa era l’ideale per lo svago e le battute di caccia. Dai registri ducali si deduce che a metà del XV sec. si ha la trasformazione in residenza di campagna, grazie all’acquisto di Pigello Portinari, il banchiere fiorentino a Milano per conto dei Medici. Il suo intento era quello di creare, in una località accogliente, un complesso a metà tra un residenza di caccia e una piccola villa di delizia.

quartiere mirabelloDal 1916 la Villa è la sede della Casa di lavoro e patronato per i ciechi di guerra di Lombardia.

quartiere mirabello
quartiere mirabello

Continua la lettura con: L’utopia della Comasina

VALENTINA PETRACCA

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