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La metro di Roma prova la rimonta: queste le 24 fermate in arrivo nel futuro

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Ph. JESHOOTS-com

La metropolitana di Roma punta a crescere ei prossimi anni, per un totale di 21,2km di estensioni su un totale di 24 nuove fermate, escludendo le nuove tratte T1 della Metro C da Clodio a Grottarossa e la prossima Linea D. Considerando che i lavori per molte di queste fermate non sono ancora stati avviati e che, quando si avvieranno, saranno lunghissimi, quali saranno le prossime fermate in città?

# Le 11 future fermate della Metro A

Metro A – Metropolitana di Roma

I prolungamenti sulla linea A della metro, sono previsti oltre i due capolinea, quindi in ambo le direzioni. Verso sud, quindi oltre Anagnina, avremo un prolungamento di oltre 6,5km con un finale congiungimento con la Metro C, presso la stazione di Torre Angela. Le fermate quindi saranno:

  • Tuscolana Mezzavia
  • Petrocelli
  • Ponte Linari
  • Romanina
  • Tor Vergata
  • Campus
  • Cambrige
  • Policlinico
  • Torre Angela (Metro C)

Spostandoci a Nord invece…

Continua la lettura dell’articolo qui:

Le 24 nuove fermate della metro a Roma: dove scenderemo nei prossimi anni

Di Raffaele Pergolizzi

 

Milano sei bella perché… Le dieci risposte dei milanesi

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Ph. tweetyspics

Lo abbiamo chiesto ai milanesi. Queste sono le risposte più belle. 

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Milano sei bella perché… Le dieci risposte dei milanesi

Ph. Francesco Ungaro

#1 “Perché è come un negozio senza insegne”

Se non sai che c’è, non c’entri.

#2 “Perché non se la mena”

A differenza dei milanesi di adozione che se la menano tantissimo.

#3 “Perché sarà sempre più bella”

Milano è bella perché non si accontenta mai. 

#4 “Perché in pochi minuti sei nei campi”

Anche se pochi lo sanno è una capitale agricola. 

#5 “E’ bella se alzi gli occhi al cielo”

Se cammini e alzi la testa vedi cose che non ti immagineresti neanche.

Attico Sempione

#6 “Perché la devi scoprire”

Fa la misteriosa, si nasconde. 

#7 “Perché è una città storica ma proiettata sul futuro”

A Milano il nuovo e storico sono una cosa sola. 

#8 “Perché ti fa venire voglia di fare”

Milano non è un fattore estetico, è una forza.

#9 “Perché è energia”

La bellezza di Milano non è in una fotografia. E’ in come si muove.

#10 “Perché hai una metropoli dentro un paese”

E’ piccolina, ti accoglie, ti senti sempre a casa, è tutto facile come nelle realtà di paese ma con i servizi delle più grandi metropoli del mondo.

Ph. @milanographies IG
Ph. @milanographies IG

Continua la lettura con: Se mi dessero questo… me ne andrei da Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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Il tuo primo giorno di lavoro dopo la laurea in architettura

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Sempre sul pezzo.

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3 giugno. Il compleanno di Enzo Jannacci… quanto manca a Milano!

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Credits wikipedia - Enzo Jannacci

3 giugno 1935. Nasce a Milano un personaggio unico: cantautore, cabarettista, attore e cardiologo. 

Jannacci al Derby

Sono ormai 12 anni che Enzo Jannacci manca a Milano e ai milanesi. Si è spento il 29 marzo 2013 presso la clinica Columbus, sconfitto dal cancro.

In mezzo una serie infinita di motivi per cui tutti lo ricordano. Anche chi non lo ha mai incontrato. Tra i tanti ricordiamo: 

  • negli anni cinquanta ha inaugurato il Rock italiano insieme a Celentano, Tenco e Gaber,
  • ha suonato il Jazz con Chet Baker, Franco Cerri e Gerry Mulligan,
  • nel cinema è stato diretto da Carlo Lizzani, Mario Monicelli, Ettore Scola e Lina Wertmuller
  • come medico tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta, ha fatto parte dell’equipe di Christiaan Barnard, il primo chirurgo a realizzare un trapianto di cuore. 
Credits wikipedia.org – Enzo Jannacci

Ma soprattutto resta nel cuore per le canzoni che esprimevano le vette della milanesità: “Vengo anch’io/no tu no”, “La fotografia”, “Se me lo dicevi prima”, “Ci vuole orecchio”, “Allora andiamo”, “L’importante è esagerare”, “Ragazzo padre”, “Quelli che”, “Vincenzina e la fabbrica”.

Buon compleanno, Enzo

Continua la lettura con: ENZO JANNACCI, il cardiologo chansonnier

MILANO CITTA’ STATO

La linea della metro che ci vorrebbe per servire l’area più ignorata di Milano

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Linea M7 Rogoredo M3-Cascina Gobba M2

Le linee di forza di Milano, metrotranvie o metropolitane, continuano a crescere. Tra progetti in corso e allo studio si sta cercando di coprire i quadranti della città finora ancora non serviti. Rimane però ancora un’area che ancora non è stata considerata. Ecco quale linea si potrebbe immaginare.

La linea della metro che ci vorrebbe per servire l’area più ignorata di Milano

# Nel 2050 la rete metropolitana potrebbe essere lunga circa 165 km

Di Emat560 – Opera propria, CC BY 4.0, httpscommons.wikimedia.orgwindex.phpcurid=157561589 – Estensioni metro

La rete metropolitana milanese si espanderà del 28% nel prossimo futuro: dai 111,8 km di oggi si passerà a circa 143,5 km. Mettendo nel conto anche la linea M6, con un ipotesi di 20 km di tracciato, si dovrebbe arrivare a circa 165 entro il 2050. Proprio quest’ultima dovrebbe andare a coprire diverse zone oggi sfornite da una fermata metropolitana: l’arco ovest della città, la Barona, il Vigentino, Santa Giulia e Ponte Lambro. Per l’asse del Ripamonti è previsto invece il prolungamento del tram, mentre per l’arco nord da Certosa Fs a Cascina Gobba M2 è in costruzione la metrotranvia interquartiere.

Rimarrebbe quindi una sola macro zona scoperta.

Leggi anche: Le metrotranvie veloci in arrivo nei prossimi dieci anni a Milano: la svolta per l’hinterland

# Ma l’arco est sfugge dai radar

Linea M7 Rogoredo M3-Cascina Gobba M2

L’arco est della città è l’unico al momento non considerato dai progetti in realizzazione, allo studio o in valutazione. Stiamo parlando di tutta quell’area ricompresa all’interno o lungo il percorso della tangenziale est. Oggi ci sono delle linee di bus e di tram dentro i quartieri, ma nessuna linea di forza che li metta in connessione tra di loro e che li colleghi alla rete metropolitana. L’unica opera nuova prevista è la metrotranvia 13 Rogoredo-Repetti che attraversa Santa Giulia e poi condivide il tracciato del tram 27 lungo via Mecenate.

Quale linea si potrebbe realizzare per sopperire a questa esigenza?

# Come risolvere il problema: una linea M7 da Rogoredo a Cascina Gobba di 9 km e 8 fermate

Fermate linea M7

Si potrebbe immaginare una nuova linea, M7, con un percorso di circa 9 km e 8 fermate. Partendo da sud si avrebbe una stazione a Rogoredo FS, per interscambiare con M3 e futura metrotranvia 13, una a Morsenchio per incrociare la linea M6 allo studio, poi un’altra al centro del quartiere Taliedo, e un’altra Repetti per scambiare con la M4. Proseguendo ci potrebbe essere una fermata all’Ortica, con un sottopassaggio per servire le due parti di quartiere divisi dalla ferrovia, una a Rubattino, dove arriverà la Magnifica Fabbrica della Scala e un’altra ancora per servire il Cimitero di Lambrate e il Parco Lambro. Il capolinea sarebbe a Cascina Gobba, per incrociare la linea M2 e la metrotranvia interquartiere nord. 

In questo modo si andrebbe a creare una sorta di percorso circolare coperto ad est dalla M7, a nord dalla metrotranvia interquartiere, ad ovest e a sud dalla linea M6, più internamente dalla circle line ferroviaria.

Continua la lettura con: Le 25 nuove fermate in arrivo sulla metro di Milano: scenderemo a Testi Gorky o a Lincoln?

FABIO MARCOMIN

I 5 aspetti critici di Milano di cui i milanesi si lamentano

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Ph. @milanosicura2 IG

Bene se ne lamentino, perché si tratta di problemi da risolvere. Qualche esempio?

I 5 aspetti critici di Milano di cui i milanesi si lamentano

#1 Non è più la Milano di una volta e uscire la sera è sempre più pericoloso

Agenti Polizia Locale

Su questo non ci piove, in termini di sicurezza soprattutto, la situazione è enormemente peggiorata. Uscire la sera da soli, specie per il gentil sesso è diventata una impresa cui spesso si rinuncia per paura. Ora, a parte le app dedicate, quando ci si renderà conto che si tratta di una questione seria?

#2 La scarsa cura e l’assenza di manutenzione negli spazi pubblici

Certo, di quella bellezza fascinosa da scoprire poco per volta. Ma perché non prendersene cura, investendo di più sulla bellezza, per esempio curando maggiormente la manutenzione degli spazi verdi o del manto stradale, che basta una pioggia a creare disastri?

#3 Milano non è per tutti

operasanfrancesco IG

Sia perché richiede energie che non tutti sono in grado di profondere, e sia perché è sempre più città per ricchi benestanti. Non ci si rende conto che vanno garantiti maggiormente i servizi di base, tipo i trasporti pubblici o il fare la spesa? O ancora prima, comprare casa?

#4 Più spazi verdi

Non sono mai abbastanza ce ne vorrebbero di più e quelli che ci sono hanno bisogno di una manutenzione più accurata. Spesso sono spazi insicuri, infrequentabili di sera, come se la giornata si fermasse alle 20 e non fosse più di 24 ore. Sicurezza e libertà di movimento? 

#5 Divertimento a macchia di leopardo 

Credits: Milano Today

A Milano ci sono i capannelli di gente che si ritrova negli stessi posti specialmente in centro e poco nella periferia. A monte c’è una organizzazione tipo pizza e cinema, ma sarebbe bello stare nelle piazze a fare un bel niente per il puro gusto di stare fuori. Bisognerebbe rendere le piazze più vive e attrattive. 

Continua la lettura con: I quattro tipi di milanesi che regnano nella Milano di oggi

ALESSANDRA GURRIERI

Aperta la prima scuola per il pubblico impiego

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Dove si viene promossi anche con il voto peggiore.

Qui il video: Aperta la prima scuola per il pubblico impiego

Continua con: Quando pensi con terrore all’imminente concerto di fine anno scolastico di tuo figlio

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I due tunnel per portare Milano fuori dal traffico

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tunnel
Il centro di Boston prima e dopo il Big Dig

Elon Musk ha idee chiare per il nostro futuro: vuole salvaguardarci dalle aberrazioni delle AI, farci viaggiare su treni rapidissimi, costruire cittadelle solari, trasportarci su macchine elettriche a guida autonoma, macchine che dovranno viaggiare sottoterra, dentro appositi tunnel per liberare le nostre città ingolfate dal traffico.

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I due tunnel per portare Milano fuori dal traffico

tunnel
Hawthorne Tunnel, il primo (sperimentale) della The Boring Company di Elon Musk

# Boston ha aperto la pista

L’idea di spostare le automobili sotto la città sta prendendo sempre più piede: attualmente il miglior esempio resta il Big Dig a Boston, un megaprogetto terminato nel 2007 che ha riconvertito l’Interstate 93, la principale arteria cittadina, in un tunnel sotto la metropoli lungo 5.6 km.

Dopo la sua inaugurazione si è assistito alla immediata scomparsa del traffico in centro, insieme al subitaneo e drastico miglioramento delle condizioni ambientali, con una fortissima riduzione del rumore e un netto miglioramento della qualità dell’aria. La successiva demolizione della vecchia Interstate 93 ha permesso una netta trasformazione estetico-ambientale e la costituzione di spazi verdi, oltre al ricongiungimento del centro storico con la zona mercantile e la costa.

Il tutto è costato circa 14 miliardi di dollari, ma ha generato gli incommensurabili benefici di cui sopra, visibili nelle due immagini sottostanti.

tunnel
Il centro di Boston prima e dopo il Big Dig

# Molte grandi metropoli si sono già attrezzate

Sulla falsariga del Big Dig, sono stati costruiti il Cross City Tunnel a Sydney, il Port Tunnel a Dublino e il Carmel Tunnel a Haifa, in Israele. Nel 2019, aprirà un gigantesco tunnel sotto la città di Seattle, coronando un lavoro partito nel 2013.

Altri esempi meno mastodontici, ma comunque indirizzati sulla buona strada, sono la messa sotterranea dell’A86 a Parigi, dell’M30 a Madrid, dell’A10 ad Amsterdam.

Oltre ai vantaggi già elencati nel caso di Boston, l’uso degli spazi sottoterra porta anche ad un migliore uso dell’energia dovuto all’isolamento naturale del terreno, capace di assorbire il rumore, e alla possibilità di conseguire più efficienti modalità di controllo della temperatura degli ambienti, insieme ad una grande capacità di protezione da condizioni climatiche estreme, con una maggiore sicurezza complessiva per le funzioni che necessitano di particolari protezioni da agenti atmosferici.

Il Sound Tube di Melbourne è un esempio di road tunnel che coniuga efficienza e meraviglia

# Il progetto dei tunnel sotto al centro di Milano

In Lombardia abbiamo il modello monzese del tunnel della Valassina, una galleria urbana lunga 1805 metri, cifra che ne fa il tunnel del suo genere più lungo d’Italia e tra i più lunghi in Europa.

Tra il 2008 e il 2009 si parlò di mettere sotto terra traffico e smog milanesi grazie ad un tunnel di 4 km che avrebbe collegato piazza Repubblica con Forlanini, ispirandosi a Madrid o al gigantesco tunnel di San Cristóbal a Santiago, in Cile. Il costo all’epoca era stimato sugli 800 milioni di euro, ricavabili grazie alla formula del project financing, cioè capitali privati di italiani e stranieri che, in cambio della realizzazione dell’opera, avrebbero ricevuto la concessione del tunnel per 48 anni.

Si discusse anche di investire due miliardi di euro, dei quali il 40% pubblici, per un tunnel di 14.5 chilometri che dall’aeroporto di Linate avrebbe dovuto portare al quartiere dell’Expo, per poi concludersi a Molino Dorino.

tunnel
Il progetto per potenziare l’offerta di mobilità tra Linate e la Fiera

# Sognare forte per una città da sogno: i due tunnel per risolvere i problemi di traffico

Non se n’è fatto niente.

Noi abbiamo pensato di riproporre con forza questa idea, immaginandoci due tunnel passanti sotto al centro storico, il primo dall’Arco della Pace a piazza Medaglie d’Oro (un percorso di circa 4 km), il secondo da Porta Venezia a piazza Napoli (poco più di 5 km).

Alimentando l’annoso problema dell’inquinamento, a Milano ogni giorno transitano più di 470.000 macchine (al 2° posto in Italia, molto distaccata da Roma, e al 145° nel mondo), che però su un’area non certo molto estesa come quella meneghina arrivano ad arrecare per forza di cose disagio, causando congestionamenti e mal’aria.

Leggi anche: Come abbattere lo smog milanese

Come visto, senz’altro i costi per la realizzazione dei tunnel non saranno indifferenti, ma l’innalzamento della qualità della vita, il virtuoso prosperare dell’atmosfera nel centro città, uniti al riappropriamento dei luoghi cardine di Milano, sono tutti fattori che non hanno prezzo.

Per tutto il resto, c’è Elon Musk.

tunnel
Il percorso dei tunnel sotto al centro di Milano immaginati da Milano Città Stato

Continua la lettura: Da MILANO in TRENO fino al CIRCOLO POLARE ARTICO con un UNICO BIGLIETTO

HARI DE MIRANDA

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Il «Colosseo di Milano»: il terzo anfiteatro più grande del mondo

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Credits milanoarcheologia.beniculturali.it - Ricostruzione Anfiteatro di Milano

Più grande anche dell’Arena di Verona. Quanto misurava e cosa rimane del monumentale edificio.

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Il «Colosseo di Milano»: il terzo anfiteatro più grande del mondo

# La principale attrazione di Milano quando era capitale dell’Impero Romano d’Occidente

Credits milanoarcheologia.beniculturali.it – Ricostruzione Anfiteatro di Milano

Costruito nel I secolo d.C., il Colosseo di Milano, era la principale attrazione nonchè vetrina per lo stesso Imperatore quando la città era capitale dell‘Impero Romano d’Occidente. Una struttura imponente realizzata in un’area extraurbana della città romana, al di fuori delle mura cittadine che corrispondono all’attuale zona di Porta Ticinese, che poteva ospitare inizialmente fino a 20.000 poi saliti a circa 35.000 in seguito ai successivi ampliamenti. L’edificio veniva utilizzato per i giochi gladiatori e per le venationes, scontri tra gladiatori e animali, ma anche per spettacoli di battaglie navali utilizzando l’acqua del vicino corso della Vetra o Vettabbia. 

# Quanto misurava

Credits Urbanfile – Planimetria Anfiteatro

Il “colosseo” milanese è stato realizzato con una pianta elittica lunga 155 metri e larga di 135 che ne faceva il terzo anfiteatro per grandezza di tutto l’Impero romano. Di poco più grande dell’Arena di Verona e dietro al Colosseo di Roma che misura 188 x 156 metri e l’Anfiteatro di Capua che misura 170 x 140 metri. Alcune fonti mettono al terzo posto nel mondo quello tunisino di El Jem, costruito dai romani sotto il proconsole Gordiano I, ma le informazioni sulle sue reali dimensioni sono discordanti. 

# La sua distruzione e cosa ne rimane oggi

Credits Urbanfile – Resti anfiteatro

Abbandonato nei primi secoli del Cristianesimo perché gli anfiteatri erano malvisti dalle autorità religiose del nuovo culto, per via della violenza perpetrata al loro interno, venne poi distrutto dalle invasioni barbariche nel V secolo. In rovina e in disuso, venne utilizzato come cava di pietre per gli edifici circostanti tra cui la basilica di San Lorenzo, dove ancora oggi si possono ammirare diversi frammenti di particolare rilevanza.

Oggi rimangono pochi resti delle sue fondazioni, scoperte durante scavi archeologici iniziati nel 1931 e completati negli anni ‘70, all’interno del parco archeologico dell’Anfiteatro tra vie De Amicis, Conca del Naviglio e Arena. Qui è presente anche il Museo Antiquarium “Ada Levi” che illustra la storia del monumento sulla base delle ultime indagini archeologiche condotte nel quartiere. L’accesso è da via de Amicis 17 anche se gli orari sono alquanto ridotti.

Leggi anche: Nel cuore di Milano il PARCO più INACCESSIBILE del MONDO (e il MISTERO del COLOSSEO VERDE)

# L’attesa per il Colosseo Verde

Colosseo verde

Per quanto riguarda lo stato attuale si attende la realizzazione di un nuovo parco di circa 22.300 mila mq, dal nome di PAN (Parco Amphitheatrum Naturaecon) con i resti antichi lasciati a vista e la ricostruzione dell’impronta del “Colosseo Milanese” con siepi di bossi e cipressi. I lavori per il progetto a firma dell’architetto Attilio Stocchi, che prevede la sistemazione dell’intera area, raddoppiata dopo l’acquisizione da parte del Comune di quasi tre terzi del terreno di proprietà private fino a qualche anno fa, sono iniziati nel 2018 ma l’ultimazione prevista entro la fine del 2022 non è stata rispettata. Bisognerà attendere quindi ancora altro tempo per avere un’idea più verosimile possibile dell’imponenza che questo monumentale edificio aveva nel passato.

 

Continua la lettura con: Nel cuore di Milano il PARCO più INACCESSIBILE del MONDO (e il MISTERO del COLOSSEO VERDE)

FABIO MARCOMIN

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Quello che i milanesi pensano ogni volta che vedono il Duomo

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Ph. @ duomodimilano IG

Che cosa pensi ogni volta che vedi il Duomo? Lo abbiamo chiesto ai milanesi. Questa la classifica delle risposte. 

Quello che i milanesi pensano ogni volta che vedono il Duomo

Credits Andrea Cherchi – Donna fashion in Duomo

#7 «Non mi stanco mai di ammirarlo. Un capolavoro»

Preferisco Ale. 

#6 «Mi emoziono come se fosse la prima volta»

Salvatore Vilardo. 

#5 «Che Milano è Milano…mi si apre il cuore»

Grazia Viganò. 

#4 «Che la La grandiosità dei milanesi è antichissima e noi non abbiamo mai cambiato mentalità»

Eleonoire Ziccardi.

#3 «Che non è giusto dover pagare per entrare»

Simone Cosmano e altri. 

#2 «Che sono a casa»

Rosanna Ravazzini.

#1 «La più bella chiesa del mondo»

Vari. 

Continua la lettura con: Quello che non sapevi sul Duomo

MILANO CITTA’ STATO

 

Il «gemellino dell’Idroscalo»: a che punto è il nuovo Lido di Milano?

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Urbanfile - Planimetria Lido

Dopo anni di abbandono e promesse rimaste sulla carta, il Lido di Milano pare sulla strada della rinascita.
Il progetto approvato prevede di dar vita a un centro sportivo accessibile tutto l’anno. Canoe, nuove piscine, palestra e spazi wellness: ecco come cambierà il “gemello urbano” dell’Idroscalo.

Il «gemellino dell’Idroscalo»: a che punto è il nuovo Lido di Milano?

# Dopo anni di abbandono, i lavori avanzano

È rimasto chiuso per oltre quattro anni, in attesa di una seconda vita. Oggi il Lido di Milano è un cantiere in piena attività. Un progetto da oltre 26 milioni di euro per riportare in funzione uno degli spazi sportivi storici della città, nato nel 1931 e oggi pronto a trasformarsi in un impianto multifunzionale all’avanguardia. A farlo rinascere è il gruppo spagnolo Go Fit – Ingesport Health and Spa Consulting, che ha ottenuto la concessione per i prossimi 42 anni. Dopo la consegna delle chiavi nell’ottobre 2023 e l’approvazione definitiva del progetto esecutivo a dicembre, il cantiere ha preso slancio nel gennaio 2024. Il nuovo Lido non sarà più solo estivo: sarà aperto 12 mesi l’anno. Il progetto è firmato dallo studio Piuarch, con Coima SGR (Fondo Odissea) come committente.

# Canoa, wellness e una nuova piscina: il progetto nei dettagli

Urbanfile – Planimetria Lido

Addio alla storica piscina olimpionica, ormai tecnicamente obsoleta. Al suo posto è previsto creato uno specchio d’acqua permanente per la canoa e il kayak, come all’Idroscalo. Accanto, una nuova piscina estiva da 750 mq. Il padiglione delle cabine sarà demolito e ricostruito nella stessa sagoma: all’interno, su 6.000 mq, nasceranno spazi cardiofitness, wellness e spogliatoi. Un centro sportivo a tutti gli effetti, pensato per tutte le età e tutte le stagioni.

# Prezzi accessibili, modello sostenibile

Credits Comune di Milano – Nuovo Lido di Milano

Le tariffe mensili previste vanno dai 39 euro per studenti, pensionati e disabili (fascia mattutina), fino agli 89 euro per famiglie senza figli. Prezzi più bassi rispetto a molte palestre private, con l’idea di offrire un servizio accessibile. Il canone annuo a favore del Comune sarà di 80.000 euro. A regime, il nuovo Lido impiegherà circa 50 addetti.

# I tempi: apertura posticipata al 2026

Il cronoprogramma prevede oltre due anni e mezzo di lavori. I primi 24 mesi saranno dedicati alla trasformazione dell’ex piscina, alla nuova vasca e alla manutenzione degli edifici. Gli ultimi 7 mesi vedranno la demolizione e la ricostruzione del padiglione delle cabine. L’apertura, inizialmente fissata al 2025, è stata rinviata al 2026, come confermato in commissione comunale. 

# Il reportage dal cantiere di Urbanfile

Il blog Urbanfile ha effettuato un reportage fotografico sullo stato dei cantieri. Gli accessi sono sbarrati, mentre all’interno si possono già vedere i primi lavori di costruzione del nuovo lido, dopo le attività di demolizione eseguite nel 2024.

Continua la lettura con: La «Riviera Verde» sul Lambro: cascata, ponti tibetani e una piscina naturale

FABIO MARCOMIN

Le Case Igloo di Milano tra atmosfere eschimesi e capanne dei puffi

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C’è un posto a Milano dove se chiudi per un attimo gli occhi ti sembrerà di essere entrato in un villaggio composto da case di eschimesi e capanne dei puffi. E la cosa bella è che non si tratta di un set cinematografico o pubblicitario, ma di un quartiere reale con una storia tutt’altro che fiabesca. Ecco le case Igloo del quartiere Maggiolina.

Le Case Igloo di Milano tra atmosfere eschimesi e capanne dei puffi

# Il progetto

case a igloo
Quartiere dei gionalisti – Maggionlina

Siamo nei pressi del Villaggio dei Giornalisti, quartiere finito di costruire nel lontano 1912 come idea residenziale destinata non solo a esponenti della carta stampata bensì a tutta una filiera di alto borghesi come avvocati e notai. Il motivo di questo curioso nome di battesimo derivò da un editoriale del direttore de Il Secolo, Mario Cerati, che lamentava il fatto che l’edilizia dell’epoca si dedicasse quasi esclusivamente alle classi meno abbienti. Ed è per questo che grazie alla fervida mente dell’architetto Mario Cavallè si pensò di costruire un vero e proprio quartiere giardino che, oltre alle splendide ville del Villaggio dei Giornalisti, poteva annoverare anche un avveniristico progetto di case a fungo e anche una serie di ville bunker sul modello di alcune abitazioni statunitensi.

Leggi anche: La strada più fiabesca di Milano: con le case fungo e le case zucca

# Lo sviluppo

Case Maggiolina
Case Maggiolina

Se delle case a fungo non rimane alcuna traccia, fortuna ha voluto che delle otto costruzioni originali ci siano rimaste almeno due case Igloo. Che come scritto sopra, avevano come obiettivo quello di rappresentare unità abitative del tutto autonome, possibile rifugio di sfollati da bombardamenti. Non è un caso che il disegno originale delle case che per qualcuno possono essere a forma di Igloo come di zucca deriva dalle dimore circolari in voga nel Nord America. Fu così che Cavallè riuscì a dar vita alle sue abitazioni, partendo da una pianta di circa cinquanta metri quadri e sviluppando l’unità abitativa su un seminterrato e un primo piano, dispiegatisi su un sistema di losanghe concentriche, unico possibile espediente architettonico per costruire una casa “rotonda”.

Leggi anche: Mario Cavallè, il papà delle case Igloo alla Maggiolina

# Il quartiere oggi

Case igloo dall’alto

Se come detto delle case a fungo non rimane traccia, dobbiamo ringraziare l’architetto Luigi Figini per il fatto che almeno due delle otto Igloo case originarie siano rimaste in vita. Una di tetto color granata scuro, l’altra color panna. Figini, infatti, si oppose alla demolizione prevista per quelle abitazioni ormai considerate obsolete della zona. E se per caso ve lo stavate chiedendo, la risposta alla domanda che sorge spontanea è sì: le case Igloo di via Lepanto sono abitate ancora oggi da due distinte famiglie che, naturalmente, per il prestigio storico più che architettonico che si è costruito nei decenni attorno alle loro mura, non hanno alcuna intenzione di vendere o sloggiare.

Leggi anche: A Milano si può dormire in una casa Igloo: questo il prezzo accessibile a tutti

Continua la lettura con: Le «case sospese nell’aria» a un’ora da Milano

CARLO CHIODO

Roma Termini sfida la Centrale: le 7 azioni che la renderebbero una delle migliori al mondo

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Ph. @merlinolemon IG

Meglio Termini o la Centrale? A Milano pochi hanno dubbi. Ma che cosa può accadere se la principale stazione della Capitale adottasse queste sette modifiche? E, soprattutto, quali di queste potrebbero essere utili anche a Milano?

Continua la lettura dell’articolo qui:

7 azioni per rendere Roma Termini una delle migliori stazioni del mondo

Di Raffaele Pergolizzi

Milano, la città dei 6 minuti… a piedi

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Andrea Cherchi - Foto della mostra "Semplicemente MM. Un viaggio fotografico di Andrea Cherchi"

In media, bastano sei minuti e mezzo per trovare tutto quello che serve. Scuole, supermercati, ospedali, uffici: Milano è ufficialmente la metropoli più “camminabile” al mondo. 

Milano, la città dei 6 minuti… a piedi

# Il nuovo record di Milano: il 98% dei cittadini vive a meno di 500 metri dai servizi essenziali

economist – Accessibilità servizi a 15 minuti a piedi

In un mondo che corre, Milano cammina. E lo fa meglio di tutti. Lo dice la prestigiosa rivista Nature, che alcuni mesi fa ha pubblicato uno studio realizzato da Matteo Bruno e dal team dei Sony Computer Science Laboratories: Milano è la città più percorribile a piedi al mondo tra quelle con più di mezzo milione di abitanti. In media, ogni residente può raggiungere scuole, ospedali, negozi e altri servizi fondamentali in soli 6,4 minuti di cammino. Ancora più impressionante è il dato che riguarda la distribuzione territoriale: il 97,5% dei milanesi vive a meno di 500 metri da tutto ciò che serve per vivere. La città dei 15 minuti? Qui si scende a sei. Più che una metropoli, un grande quartiere diffuso. E se aggiungiamo che l’80% dei cittadini vive a meno di un chilometro da servizi sanitari e scolastici, si capisce perché anche per i turisti Milano sia considerata tra le migliori città al mondo da girare senza auto. 

# Il segreto è nella forma: compatta, europea, pre-automobilistica

rankingroyals IG – Grafica classifica città più camminabili

Non è un caso che Milano sia così camminabile. È il risultato di secoli di urbanistica “involontaria”. A differenza delle città nordamericane nate insieme all’automobile, Milano è figlia di un’altra epoca: strade strette, cortili interni, distanze ravvicinate tra case, negozi e piazze. Una struttura compatta e densa che oggi si rivela perfetta per il modello urbano dei “15 minuti” teorizzato da Carlos Moreno e ormai adottato da mezza Europa. Mentre città come Los Angeles, Atlanta o Sydney arrancano con tempi medi di percorrenza a piedi che superano i 20 minuti, Milano stravince, seguita da Copenaghen con 6 minuti e 36 secondi, Torino con 7 minuti e 6 secondi, Dublino e Lione entrambe con 7 minuti e 24 secondi.

Nella top 10 mondiale c’è un’altra città italiana, Genova con 8 minuti e 6 secondi, Monaco (7,30), Parigi (8), Marsiglia (8,6), Edimburgo (8,12). Non è una coincidenza ma una tendenza: 45 delle 50 città più “camminabili” al mondo sono europee. E questo ha effetti anche sulla salute: secondo lo stesso studio, vivere in città “a piedi” riduce obesità, migliora il benessere mentale e rafforza i legami sociali. 

# Come migliorare ancora? Con l’algoritmo del riassetto urbano

Milano ha il primato mondiale, ma può fare ancora meglio. Lo dice lo stesso team di ricerca: spostando in modo strategico alcuni servizi nei pochi quartieri rimasti scoperti, si potrebbe ridurre il tempo medio di percorrenza a piedi di altri 2 minuti, raggiungendo il 99% della popolazione con accesso completo ai servizi entro un quarto d’ora. Il segreto è la distribuzione: non servono più supermercati o farmacie, serve solo piazzarli nei posti giusti. Un algoritmo messo a punto dai ricercatori mostra come piccoli spostamenti di attività strategiche possono trasformare radicalmente l’esperienza urbana. 

Continua la lettura con: Milano è la seconda città più “walkable” del mondo!

I 10 migliori mercati rionali da provare a Milano: cosa si trova e quando visitarli

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Credits frapostorino IG - Mercato di Porta Romana

I mercati di Milano caratterizzano la zona che li ospita, a tal punto da essersi venuto a creare un vero e proprio turismo del mercato rionale alla ricerca della qualità a tutti i costi, purché siano contenuti. Vediamo questa imperdibile selezione.

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I 10 migliori mercati rionali da provare a Milano: cosa si trova e quando visitarli

#1 Mercato di via Fauché

Credits andirivieni__ IG – Mercato di via Fauché

Tra Cenisio e Sempione, in zona Bullona, c’è il mercato più gettonato e consigliato soprattutto dalle signore, quello di via Fauché. Propone una qualità di prodotti davvero alta. Banchi di stock griffati, seta e cashmere, scarpe di marca e cibo gourmet.

Quando: martedì e sabato, dalle 7.30 alle 14.00 (il sabato fino alle 18.00).

#2 Mercato di via San Marco

Credits dvstylepills IG – Mercato di via San Marco

Val bene un salto almeno per la posizione, nel cuore di Brera: l’incantevole passeggiata nei pressi del Tumbun de San Marc è uno spettacolo di tutti i sensi. Il mercato di via San Marco propone un’ottima la selezione di cashmere, moda firmata anche per bambini, borse e biancheria per la casa con tante novità settimanali, molto gettonato dalle signore per le bancarelle di calzature femminili.

Quando: lunedì e giovedì, dalle 7:30 alle 14:00.

#3 Mercato di viale Papiniano

Credits laurelevans IG – Mercato di viale Papiniano

Il mercato di viale Papiniano è molto conosciuto anche dai non milanesi. E’ lunghissimo e stretto, ricco di proposte alla moda: ci si trovano abiti carini e anche le borse non sono male. Molte anche le banche con prodotti alimentari, dai formaggi alla carne fino alla frutta e verdura proveniente dal grande mercato ortofrutticolo. 

Quando: martedì e sabato, dalle 7.30 alle 14.00 (sabato fino alle 18.00)

#4 Mercato del libro antico o usato

Credits vecchilibriinpiazza – Mercato del libro piazza Diaz

Ogni seconda domenica del mese affolla i portici di Piazza Diaz, proprio sotto la Madonnina. L’appuntamento è con il libro vecchio, introvabile o rarissimo, manufatti e testi per collezionisti.

Quando: da settembre a giugno

#5 Fiera di Senigallia

Fiera di Senigallia

La Fiera di Senigallia è lo storico “mercato delle pulci milanese” presente in città dall’800, che dalla vecchia Darsena si è trasferito sulle sponde di Ripa di Porta Ticinese lungo l’Alzaia del Naviglio da Grande, da via Paoli fino alla fine di Via Barsanti. Qui si trovano un centinaio di bancarelle piene di creatività, proposte artistiche un po’ freak, con capi d’abbigliamento vintage, modernariato come una valigia piccola, rigatteria, articoli etnici e oggetti da collezione. Non mancano fiori e frutta. 

Quando: tutti i sabati, dalle 8.00 alle 18.00.

Leggi anche: Le 10 cose da mostrare a chi viene a Milano per la PRIMA VOLTA

#6 Mercatone dell’antiquariato

Credits franca_verga IG – Il Mercatone dell’antiquariato

Il Mercatone dell’antiquariato si tiene sui Navigli ogni ultima domenica del mese ed è un luogo cristallizzato nel tempo, molto antico oppure appena passato, popolato da lampade Tiffany, art decò, anni sessanta o mobiletti di fine settecento che fanno bella mostra di se nella cornice pittoresca dei canali milanesi.

Quando: ogni ultima domenica del mese

#7 Mercato di Porta Romana

Credits frapostorino IG – Mercato di Porta Romana

Il Mercato di Porta Romana è uno dei più grandi della città, 260 banche, e ha una lunga tradizione. Propone prevalentemente capi d’abbigliamento e generi ortofrutticoli, formaggi, pesce fresco e bancarelle con articoli d’artigianato, bigiotteria e libri usati. Si snoda tra le vie Crema, Piacenza e Giulio Romano dove ogni anno si tiene lo storico Tredezin de Marz, la tradizionale festa della primavera e dei fiori milanese in ricordo del primo diffondersi del cristianesimo a Milano.

Quando: ogni venerdì dalle 7.30 alle 14

#8 Fiera degli Obej Obej

Credits Andrea Cherchi – Fiera degli Obej Obej

La Fiera degli Obej Obej  è la tradizionale fiera natalizia dei milanesi. Si tiene una volta l’anno e si estende lungo la strada che abbraccia il Castello Sforzesco. E’ una festa pazzesca per Milano e per i turisti. Si trova di tutto, dal cibo agli oggetti di artigianato e soprattutto una cosa in particolare: la porta aperta verso il Natale.

Quando: dura 4 giorni compresi quelli di S. Ambrogio e dell’Immacolata

#9 Mercato ortofrutticolo e Mercato dei fiori

Credits dipigreensrl IG – Mercato ortofrutticolo

Il Mercato ortofrutticolo e quello dei fiori è il più grande in Italia per quantità di prodotti commercializzati, 1.000.000 di tonnellate/anno, per ampiezza di gamma dei prodotti disponibili tutto l’anno e per flusso di persone, 10.000 ogni giorno. Qui viene commercializzato il 10% della merce che transita complessivamente all’interno di tutti i mercati ortofrutticoli italiani. Si appresta a diventare il più importante city hub agroalimentare italiano.

Quando: il mercato ortofrutticolo il sabato dalle 09.00 alle 12.30, quello dei fiori dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30, il sabato dalle 09.00 alle 12.30

Leggi anche: Foody 2025: Milano avrà il più IMPORTANTE CITY HUB AGROALIMENTARE ITALIANO

#10 Mercato del pesce

Mercato del Pesce

Si dice che a Milano arrivi il pesce più fresco d’Italia: questo è il luogo a cui approda ogni giorno, garantendo la più vasta tipologia di pesci freschi tra quelli commercializzati in tutti i mercati europei. Precedentemente collocato nella storica struttura di Via Sammartini nei pressi della Stazione Centrale di Milano, dal 2000 si trova al n.53 di via Lombroso.

Quando: sabato, dalle ore 9.30 alle ore 12.30.

Leggi anche: Ma a MILANO c’è davvero il PESCE più FRESCO d’Italia?

Continua la lettura: Il ritorno al futuro del MERCATO al coperto di più ANTICO di Milano

LUISA COZZI

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Questi sono i 10 ristoranti più belli di Milano?

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ph. @ casabrerahotel IG

Milano è ormai celebre nel mondo per la varietà dei ristoranti. Non solo: è anche una delle capitali mondiali del design. Se si uniscono estetica e cibo di qualità si possono vivere a Milano delle esperienze uniche. Questi sono i 10 ristoranti più belli di Milano secondo la selezione della food blogger @mariangelamonti_. Foto cover: @
casabrerahotel IG

Questi sono i 10 ristoranti più belli di Milano?

La capitale del cibo e del design: questi gli indirizzi che mettono al top entrambe le cose. 

# Sogni solo di sera

Fonte: Tripadvisor

Locale situato in Via San Calocero 8 (zona De Amicis) che offre solo piatti a base di pesce ed è aperto solo la sera. L’atmosfera di Sogni è unica, con un design elegante e raffinato che crea il setting perfetto per una cena romantica o una serata speciale. Ogni piatto è una vera e propria opera d’arte e l’attenzione ai dettagli rendono questo posto un’esperienza indimenticabile.

# Giolina e le pizze stilose

Fonte: Tripadvisor

Per gli amanti della pizza, Giolina è un must. Situato in Via Bellotti 6 (zona Porta Venezia), questo ristorante è il luogo ideale per gustare una delle pizze più buone di Milano, preparate con ingredienti freschi e di alta qualità. L’ambiente è giovane, dinamico e accogliente, perfetto per un pranzo con gli amici o una cena informale in famiglia. Ogni morso è un viaggio di sapori, ed è difficile non voler tornare.

# I dolci di Gloria Osteria

Divertente, opulento e con un’atmosfera vibrante, Gloria Osteria è il posto perfetto per una cena con gli amici, ma anche per un pranzo in famiglia. Situato in Via Tivoli 3 (zona Brera), questo ristorante offre piatti gustosi e abbondanti, con una particolare attenzione ai dolci, che sono davvero super invitanti. L’ambiente è un mix di eleganza e comfort, rendendo ogni pasto un’occasione speciale.

# La terrazza scenografica di Etereo

Per chi desidera un ristorante elegante con una vista mozzafiato, Etereo è la scelta ideale. Questo locale si trova all’interno dell’Hotel Casa Brera, in Piazzetta Bossi 2 (zona Scala), e offre una terrazza scenografica. Perfetto per un business lunch, Etereo unisce cucina raffinata e un ambiente chic che conquista anche i palati più esigenti. La location è ideale per impressionare un cliente o trascorrere una serata in compagnia di colleghi.

# Da Berti la vera trattoria di classe milanese

Per un pranzo della domenica all’insegna della tradizione milanese, Da Berti è il posto giusto. Situato in Via Timavo 8 (zona Sondrio), questo ristorante propone piatti tipici della cucina meneghina, preparati con ingredienti freschi e genuini. L’ambiente è quello di una vecchia trattoria milanese, accogliente e familiare, dove la carne è il piatto forte. Un’ottima scelta per chi desidera vivere l’autenticità di Milano attraverso la gastronomia.

# La Bettolina immersa nella natura

 

Se invece si vuole allontanarsi dal caos della città e godersi una cena tranquilla in campagna, La Bettolina è la scelta migliore. Situata sulla Statale 494 (Gaggiano), questa trattoria informale ma curatissima offre piatti rustici e gustosi, in un ambiente accogliente e rilassato. Perfetta per una serata con gli amici, La Bettolina è il luogo ideale per godersi un pasto in totale tranquillità e immersi nella natura.

# Bugandè, come un’antica osteria di Milano 

Affacciato sul Naviglio, Bugandè è un ristorante che trasuda romanticismo e intimità. Situato in Alzaia del Naviglio Grande 8, questo locale è perfetto per una cena a lume di candela, magari accompagnata da un bicchiere di vino rosso. L’atmosfera è calda e accogliente, con un arredamento che ricorda un’antica osteria milanese.

# L’intima eleganza di Caruso Nuovo

Caruso Nuovo è un bistrot che unisce fascino e tradizione in un ambiente elegante e intimo. Situato in Via Croce Rossa (zona MonteNapoleone), questo locale offre piatti della cucina italiana rivisitati con un tocco contemporaneo. Perfetto per una cena raffinata ma informale, è anche un’ottima scelta per un incontro di lavoro, grazie all’atmosfera discreta e accogliente che lo caratterizza.

# Creda e i piatti che sanno di casa

Un mix tra osteria e gastronomia, Creda è il posto giusto per chi cerca piatti che sanno di casa. Situato in Via Orti 12 (tra Crocetta e Porta Romana), questo ristorante offre una cucina che risveglia i ricordi dell’infanzia, con piatti semplici ma pieni di sapore. Perfetto anche per un take away, Creda è un locale ideale per chi ha voglia di gustare una cucina tradizionale ma con un tocco moderno, in un’atmosfera calorosa e familiare.

# L’energia luminosa di It Maison

Se si è alla ricerca di un bistrot luminoso e pieno di energia, It Maison è il posto perfetto. Si trova in Via Tommaso da Cazzaniga 2 (zona Moscova), questo piccolo ristorante è perfetto per un pranzo veloce ma sano, magari accompagnato da una chiacchierata con la mamma. I piatti sono colorati, freschi e pieni di gusto, ideali per chi desidera mangiare sano senza rinunciare al piacere della buona cucina.

Spunto: @mariangelamonti_

Continua la lettura con: 5 trattorie a prezzi bassi dove si mangia bene a Milano

MATTEO RESPINTI

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Quando pensi con terrore all’imminente concerto di fine anno scolastico di tuo figlio

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Spero di avere un impegno nella giungla del Borneo.

Qui il video: Quando pensi con terrore all’imminente concerto di fine anno scolastico di tuo figlio

Continua con: No, agente, non ho bevuto neanche un goccio. Glielo dimostro subito

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Il bivio cruciale della M5 a Monza: «Basta rinvii, via ai cantieri»

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filo.logico IG - Monza

Incertezza, ritardi, extracosti: le imprese brianzole rompono gli indugi e lanciano un appello alle istituzioni. La metropolitana a Monza non può più aspettare.

Il bivio cruciale della M5 a Monza: «Basta rinvii, via ai cantieri»

# Lo stallo e il conto alla rovescia

frankie_g2t____beach IG – M5

Il prolungamento della linea M5 da Milano a Monza è a un bivio cruciale. L’inizio dei lavori, previsto per settembre 2027, è a rischio a causa della mancata copertura finanziaria: occorre reperire ancora 589 milioni di euro, nonostante gli 1,29 miliardi già stanziati. La scadenza per non perdere le risorse già assegnate è fissata a giugno, come ha spiegato il Sindaco Sala, ma al momento sono stati promessi solo 300 milioni nella legge di bilancio. Se entro l’estate non viene trovata una soluzione, il progetto rischia di bloccarsi del tutto, con conseguenze devastanti per la mobilità e lo sviluppo della Brianza. Effetti negativi anche su Milano, che ancora per molti decenni vedrebbe sobbarcarsi tutto il traffico privato in arrivo e verso Monza. Per questo, da istituzioni, partiti e mondo produttivo si è alzato un coro unanime: serve un intervento immediato.

# Partiti uniti per la metropolitana fino a Monza

Il pressing è arrivato in primis dal fronte politico, una decina di giorni fa, con una convergenza trasversale. Tutti i principali partiti, dal PD alla Lega, da Fratelli d’Italia a Italia Viva, hanno firmato un documento congiunto che chiede al governo di convocare al più presto un incontro tra il Sindaco di Milano, il presidente della Regione Fontana e il ministro Salvini. Obiettivo: trovare una quadra sugli extracosti lievitati, evitare lo stop e garantire che l’opera parta nei tempi previsti. «La metropolitana a Monza è un’opera strategica, da realizzare senza bandiere di partito», ribadiscono i promotori. Anche i comitati locali, come HqMonza, che ha raccolto 10mila firme, sostengono la mobilitazione. 

Per dare più forza al suo messaggio la politica locale ha chiesto sostegno anche alle imprese.

# Il mondo produttivo non ci sta: «È il momento di agire. Le risorse vanno trovate subito, prima che l’opportunità venga persa definitivamente»

APA Confartigianato, Assolombarda Monza e Brianza e Confcommercio Monza hanno subito accolto l’appello della politica unendosi all’iniziativa: basta rinvii, si parta coi cantieri. Le associazioni chiedono di stanziare subito i fondi, anche a costo di rivedere alcune opere accessorie, perché il collegamento tra Milano e Monza è ritenuto decisivo per la competitività e la sostenibilità del territorio. Secondo le stime, la M5 trasporterà 200mila passeggeri al giorno e toglierà 30mila auto dalle strade, con benefici ambientali e ricadute positive per tutto il sistema economico. «Un’opera vitale per la Brianza e per la Lombardia», scrivono le associazioni in una nota congiunta, «che non può più aspettare».

# Il tracciato della futura M5

M5 verso Monza

Il prolungamento della linea M5 da Bignami a Monza Polo Istituzionale prevede 11 nuove fermate su un percorso di 13 chilometri. Le stazioni saranno: Testi Gorky, Rondinella Crocetta, Lincoln, Cinisello Bettola/Monza, Campania, Marsala, Monza FS, Monza Centro Trento Trieste, Villa Reale, Ospedale San Gerardo e Polo Istituzionale. L’opera attraverserà i comuni di Milano, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo e Monza, diventando la prima metropolitana in Italia a unire due capoluoghi di provincia. L’entrata in servizio è fissata per dicembre 2033, a patto che si blocchi la situazione di stallo.

Continua la lettura con: Roma: l’alternativa per la metro D

FABIO MARCOMIN

La Milano-Pavia diventerà una «trenopolitana»: si avvicina la data dell’inaugurazione

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La realizzazione dell’infrastruttura, attesa da anni, accelera grazie alla parziale copertura finanziaria tramite fondi del Pnrr e alla nomina di un commissario. È prevista anche la costruzione di una nuova stazione a Pavia. Ecco quando dovrebbero concludersi i cantieri per i quattro binari lungo l’intero tracciato, che permetteranno di avere un treno ogni 15 minuti.

La Milano-Pavia diventerà una «trenopolitana»: si avvicina la data dell’inaugurazione

# Il commissariamento dell’opera e i fondi dal Pnrr per accelerare i lavori: l’apertura prevista per il 2026

Una infrastruttura attesa da anni e che migliorerà sensibilmente la mobilità del sud milanese oltre ad essere fondamentale per spostarsi in futuro da Milano a Genova in meno di un’ora, insieme al Terzo Valico e al quadruplicamento della Tortona-Voghera. Per dare uno scossa alla situazione di stallo il governo ha deciso di commissariare l’opera per il quadruplicamento della linea Milano Rogoredo-Locate-Pieve. La copertura finanziaria è garantita in parte dai fondi del Pnrr, in totale sono previsti 900 milioni di euro di investimenti di cui 189 per la tratta Milano Rogoredo-Pieve Emanuele. I lavori devono quindi essere completati entro il 2026.

REDDA sulla Milano – Genova: NIENTE RECOVERY FUND per il Terzo Valico

# Dimezzati i tempi di percorrenza con il quadruplicamento: previsto un treno ogni 15 minuti

Credits: RFI – Quadruplicamento Milano Pavia

I vantaggi del quadruplicamento fra Milano e Pieve e successivamente da Pieve a Pavia si riassumono in un dimezzamento dei tempi di percorrenza dei treni dagli attuali 30 a 15 minuti e nel miglioramento della regolarità della circolazione attraverso la specializzazione dei traffici sulle due differente linee, quella regionale e quella a lunga percorrenza. Previsto infatti un incremento complessivo di capacità, da 10 treni/ora/direzione dell’attuale linea a 20 treni/ora/direzione sul complesso delle due linee. 

# Un tracciato di 28,6 km e una nuova stazione a Pavia

Nuova Stazione Pavia Nord

I cantieri lungo il percorso 28,6 chilometri dell’attuale linea S13 sono suddivisi in due lotti funzionali: il primo, da 11 chilometri, va da Milano Rogoredo a Pieve Emanuele con avvio entro giugno 2024, mentre il secondo, di 18,6 chilometri, si estende da Pieve Emanuele fino a Pavia. Contestualmente è prevista l’istituzione di un nuovo servizio suburbano da/per Pieve Emanuele, dove la fermata diventa stazione per accogliere anche i treni della S2, con un beneficio anche per i territori di Locate, Opera e Lacchiarella. Tra le opere previste anche la costruzione di una nuova stazione, Pavia Nord.

Leggi anche: Si sale sulla METRO si scende al MARE: il NUOVO HUB METRO-TAV sarà a OPERA

Continua la lettura con: “Il RADDOPPIO della MILANO-MORTARA è MORTO. Non si trovano i soldi nemmeno per la tratta da Albairate ad Abbiategrasso”

FABIO MARCOMIN

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Le 7 zone di Milano dove i milanesi si sentono più in pericolo

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Credits adalberht_9 IG - Piazza Tirana

Abbiamo chiesto in un sondaggio ai milanesi: “Qual è la zona di Milano dove ti senti più in pericolo?“. Scopriamo quali sono le zone che mettono più paura. 

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Le 7 zone di Milano dove i milanesi si sentono più in pericolo

#7 Piazza Tirana e gli scontri tra bande rivali (Giambellino)

Credits adalberht_9 IG – Piazza Tirana

Piazza Tirana al Giambellino, una delle zone più difficili di Milano. La riqualificazione dell’arteria stradale che attraversa il quartiere, a corredo dell’apertura delle nuova linea metropolitana M4 nei prossimi anni, e l’azione di urbanistica tattica che ha coinvolto direttamente la piazza non hanno sortito finora un effetto significativo. La presenza di balordi non si è ridotta, così come gli scontri violenti tra bande rivali e cittadini di nazionalità straniera. Zona da evitare quando scendono le tenebre.

#6 I bivacchi di Piazza Bottini (Lambrate)

Credits pollyolmi IG – Piazza Bottini

Piazza Bottini, all’esterno della stazione di Lambrate Fs, è una tra le zone peggio frequentate della città. I bivacchi quotidiani di ubriachi e tossici che assumono alcool e droghe davanti agli occhi di passanti e residenti non sono un bello spettacolo e anzi generano una costante sensazione di allerta.

#5 Stazione di Porta Vittoria, isolata e nel degrado

Porta Vittoria. Credits: @
silviettadc IG

Tutta l’area attorno alla stazione del passante ferroviario di Porta Vittoria, ad est della città, è da anni in attesa della definitiva riqualificazione. Da alcuni mesi sono ripresi i lavori su una porzione dell’area, ma il degrado diffuso e l’isolamento della stazione stessa trasmette una sensazione di insicurezza a chi la frequenta.

#4 Rogoredo, lo slalom tra tossici e sbandati in cerca di elemosina

Credits laeriiika IG – Stazione di Rogoredo

Nonostante la bonifica del Boschetto di Rogoredo, tristemente noto alle cronache come una delle zone di spaccio più grandi d’Europa, la situazione non è migliorata di molto. Continua infatti il via vai da e per la stazione ferroviaria di tossici e sbandati in cerca di elemosina, non di rado in modo insistente e aggressivo.

#3 Via Padova, il lato negativo della multiculturalità

Via Padova

Via Padova è la zona più multiculturale della città. Qui si concentra il maggior numero di etnie e questo è spesso causa di tensioni che sfociano in atti di violenza, disordini e momenti di paura per i cittadini che vi abitano. Per molti milanesi è un atto di coraggio passarci, sia di giorno che di sera.

#2 Corvetto, case popolari occupate e risse frequenti

Credits Andrea Cherchi – Piazzale Ferrara

Piazzale Corvetto e tutta l’area che si allunga da via Polesine fino a Piazza Angilberto II è una di quelle zone che i milanesi cercano di evitare, se possibile. Una buona parte delle case popolari occupate e in condizioni di degrado, furti, risse e accoltellamenti sono piuttosto frequenti.

#1 Stazione Centrale, la regina del malaffare

Credits: Andrea Cherchi – Stazione Centrale

La zona attorno alla Stazione Centrale è forse quella in cui milanesi si sentono di più in pericolo. In effetti qui si concentra il più alto numero di immigrati, persone senza fissa dimora e delinquenti che trovano terreno fertile grazie al grande passaggio di viaggiatori in arrivo e in partenza dalla stazione e alle numerose vie di fuga che possono sfruttare dopo rapine, scippi o furti.

Continua la lettura con: I 7 LOCALI del PASSATO che i milanesi sognano di RIPORTARE in VITA

MILANO CITTA’ STATO

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