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Le «Sette Meraviglie» dell’hinterland di Milano

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Palazzo Arese Borromeo - ph. @raccontiamo_italia IG

Quando si pensa a Milano, ci si concentra sulle sue icone urbane storiche, come il Duomo o la Galleria Vittorio Emanuele, o quelle moderne come i grattacieli di Citylife e Porta Nuova. Tuttavia, basta allontanarsi di qualche chilometro per scoprire un patrimonio artistico, culturale e naturale altrettanto affascinante. Queste si possono considerare le «sette meraviglie» fuori dai confini comunali ma presenti nella città metropolitana di Milano

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Le «Sette Meraviglie» dell’hinterland di Milano

#1 Museo Alfa Romeo: il racconto di oltre un secolo di storia dell’iconico marchio di auto milanese

Collezione Alfa Romeo – Credits: Museo Cozzi Legnano

Il Museo Alfa Romeo di Arese è una tappa imperdibile per gli appassionati di motori e design. Si trova nei pressi dell’ex “Centro Direzionale”, nell’area un tempo occupata da uno degli stabilimenti produttivi. Aperto nel 1976 e rinnovato nel 2015, in occasione del 105esimo anniversario del marchio, il museo racconta oltre un secolo di storia dell’iconico marchio milanese su una superficie di circa 4.600 mq. I visitatori possono ammirare vetture storiche che hanno fatto la storia dell’automobilismo, dai modelli più antichi agli esemplari di auto da corsa, come la 24 HP del 1910, la prima Alfa prodotta, l’Alfetta 158, che vinse il primo campionato mondiale di Formula 1 con Nino Farina nel 1950 o la Giulietta Spider. Oltre alle auto, all’interno del museo è presente anche una collezione di motori aeronautici e marini, dimostrando l’evoluzione tecnologica dell’Alfa Romeo, e altre attrazioni interattive come le simulazioni di guida.

Leggi anche: Il Museo delle Cere di Milano che non è più a Milano: ecco dove è finito!

#2 Abbazia di Morimondo: pace e spiritualità in uno dei “borghi più belli d’Italia”

chiarainpentola IG – Morimondo

Fondata nel 1134 dai monaci cistercensi provenienti dalla Francia, l’Abbazia di Morimondo è un luogo di pace e spiritualità in uno dei “borghi più belli d’Italia”. Circondata da una campagna rigogliosa, la chiesa romanica colpisce per la sua semplicità e per le linee sobrie che richiamano lo spirito contemplativo dei monaci: pianta a croce latina e una facciata sobria in mattoni rossi, un materiale tipico della Lombardia. Uno degli elementi più suggestivi è il chiostro, attorno al quale si sviluppano gli altri edifici della vita monastica, come il capitolo, il refettorio e il dormitorio. All’interno invece spiccano alcuni cicli di affreschi, tra cui quello quattrocentesco che rappresenta scene della vita di Gesù e della Vergine Maria. Oltre all’aspetto spirituale, l’abbazia ospita un museo che narra la vita quotidiana dei monaci e la storia di questo affascinante complesso religioso.

Leggi anche: I DUE BORGHI dell’HINTERLAND di Milano inseriti tra i “più BELLI d’ITALIA”

#3 Parco del Ticino: il primo parco fluviale d’Europa

Credits nicola_farise – Parco del Ticino

Uno dei parchi fluviali più grandi d’Europa, il primo ad essere istituito oltre che primo parco regionale italiano a partire dal 1974. Il Parco del Ticino è un’area naturale protetta di oltre 90.000 ettari, si estende interamente in Lombardia, e rappresenta un’oasi di biodiversità in cui è possibile ammirare specie rare come la lontra, il falco pescatore e molte altre. Per gli amanti della natura è possibile esplorarlo attraverso sentieri immersi nel verde, ideali per escursioni a piedi, in bicicletta o a cavallo. Tra le attrazioni c’è lo storico ponte di chiatte a Bereguardo, Ideato e realizzato dai cinesi, cinesi, e il suo delizioso e antico borgo con il Castello Visconteo Quadrato e il piccolo naviglio.

Leggi anche: #14 – Le 10 MERAVIGLIE del fiume ADDA

#4 Villa Arconati: la “piccola Versailles” lombarda

Credits: @villaarconati_official
Villa Arconati

A Castellazzo di Bollate c’è Villa Arconati, soprannominata la “piccola Versailles” lombarda. Oggi sede di eventi culturali, concerti e mostre d’arte, questo magnifico esempio di architettura barocca risale al XVII secolo ed è circondato da un vasto giardino all’italiana, con statue, fontane e persino un labirinto. All’interno della villa, le stanze sono decorate con affreschi e opere d’arte che testimoniano il fasto e il prestigio delle famiglie nobili che vi risiedevano e che celebrano temi mitologici, storici e naturalistici. Tra questi troviamo quelli di Alessandro Maria Melzi nella Sala della Caccia. Uno dei saloni più sontuosi della villa è uno il Salone dei Fasti Romani, da menzionare poi la Galleria degli Stucchi e la Sala delle Colonne.

Leggi anche: Villa Scheibler, la PICCOLA VERSAILLES di Milano

#5 Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno: uno dei più bei palazzi nobiliari della Lombardia

amicipalazzoareseborromeo.it – Palazzo Arese Borromeo

Nel centro storico di Cesano Maderno c’è uno dei più bei palazzi nobiliari della Lombardia: Palazzo Arese Borromeo. Costruito nel XVII secolo, questo edificio rinascimentale in stile tardo-barocco lombardo, colpisce per l’eleganza delle sue linee architettoniche e per la ricchezza delle decorazioni interne. A caratterizzare le sale sono gli affreschi raffiguranti scene mitologiche e allegoriche, che riflettono i gusti sofisticati delle famiglie Arese e Borromeo. All’esterno è presente un splendido parco di oltre 8 ettari progettato in stile all’italiana, con viali alberati, statue, fontane e un sistema di percorsi geometrici che esaltano la bellezza naturale del luogo. Si trovano poi anche un ninfeo e un boschetto e aree più “selvagge”, a bilanciare l’architettura formale e simmetrica della villa. La villa è visitabile tutto l’anno a pagamento, il parco è sempre accessibile gratuitamente.

#6 Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate: il capolavoro rinascimentale noto per il suo scenografico Ninfeo

amicivillalitta IG

Uno dei capolavori rinascimentali più sorprendenti dell’hinterland milanese. Costruita alla fine del XVI secolo, Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate è famosa soprattutto per il suo Ninfeo, un luogo incantevole con giochi d’acqua, grotte artificiali e statue di grande pregio artistico. Voluto da Pirro I Visconti Borromeo, è una delle attrazioni principali e regala ai visitatori un’esperienza sensoriale unica, grazie agli elaborati giochi d’acqua e agli effetti scenografici. Altro elemento di rilievo è il suo parco di tre ettari, forse già suddiviso in origine per ricavarne orti, giardini ed agrumeti, con alcune serre. Nel Cinquecento era già presente un “teatro di verzura”, un teatro naturale realizzato con tassi a piramide tronca e destinato a rappresentazioni musicali e teatrali. La villa non è aperta al pubblico solo per la scoperta della sua bellezza architettonica e della sua storia, ma anche per eventi culturali quali concerti e mostre.

Leggi anche: Le più belle VILLE STORICHE nei dintorni di MILANO (con MAPPA)

#7 Bosco di Legnano: uno dei primi esempi di bosco urbano

antonio.schiano79 IG – Bosco di Legnano

Ai piedi del Castello Visconteo di Legnano troviamo uno dei primi esempi di bosco urbano. Conosciuto anche come “Parco del Castello”, è nato negli anni ’70 quando quando i rimboschimenti non venivano attuati sulla base della conoscenza delle specie tipiche locali e per questo motivo sembra più un vivaio di conifere che un bosco di pianura. Un’oasi di tranquillità immersa nel verde con una superficie di 22 ettari dove l’acqua è protagonista grazie a un sistema di esteso sistema di ruscelli, laghetti, lanche e paludi alimentato da acque di falda realizzato a partire dal 1981. Nel corso dei decenni si è popolato di diverse specie di fauna tra cui uccelli acquatici quali fistioni turchi, moriglioni, martin pescatori, germani reali, morette tabaccate, aironi, gallinelle d’acqua e pesci come lucci e carpe.

Continua la lettura con: Le 7 meraviglie della Lombardia

FABIO MARCOMIN

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I dieci luoghi simbolo di Milano che nascondono un segreto

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Ci vediamo davanti al portone del Duomo! Chi non si è mai dato appuntamento davanti alla sua entrata? Abituati a varcare la soglia di casa solo per spesa e farmacia, questa domanda sembra appartenere a un altro tempo.

Il Duomo e molti altri posti cult di Milano, dopo questa lettura, li guarderemo con occhi diversi

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I dieci luoghi simbolo di Milano che nascondono un segreto

#1 Il Duomo e la statua di libertà originale

 
Credits: milanopocket.it
statua libertà milano

Forse non sapevi che sulla facciata del Duomo c’è la Statua della Libertà originale.
Tra le 3200 statue che costellano la Cattedrale, la si trova sul lato sinistro del balcone, sopra il portone centrale della Basilica. Costruita nel 1810, anticipa quella regalata dai francesi agli americani di oltre settant’anni.

#2 Gae Aulenti e le voci della città

Forse non sapevi che da qui si può ascoltare tutta Milano.
Le voci della città è l’opera scultorea di Alberto Garutti, che si sviluppa in verticale attraversando l’architettura per quattro livelli, dai piani del parcheggio a quelli superiori, e si compone di 23 tubi in metallo cromato ottone. “Questi tubi”, come scrive nella targa l’artista, “collegano tra loro vari luoghi e spazi dell’edificio. Quest’opera è dedicata a chi passando di qui penserà alle voci e ai suoni della città“.

#3 Brera e i suoi bordelli

bordello di brera
bordello di brera

Forse non sapevi che era un quartiere a luci rosse.
Le più popolari case chiuse di Milano erano nelle due stradine parallele di Brera: via Fiori Chiari e via San Carpoforo, addirittura con tre bordelli ai numeri 3, 5 e 8.

#4 L’Anteo e le sale dedicate a vecchi cinema di Milano

Forse non sapevi che tutte le sale hanno il nome di un vecchio cinema di Milano.
Sono 11 le sale del Palazzo del Cinema Anteo, e ognuna porta il nome di un cinema storico di Milano, oggi chiuso. Abadan, President, Astoria, Excelsior… In più, una sala è destinata esclusivamente ai film in lingua originale.

#5 Sarpi e il primo pioniere cinese 

credits: wikiwand

Forse non sapevi che uno dei primi immigrati del quartiere fu il signor Wang Sang.
Arrivato nel 1937 aprì il suo laboratorio di pelletteria. Ancora oggi la sua famiglia gestisce l’Oriente Store, all’incrocio tra via Bramante e via Paolo Sarpi.

#6 Castello Sforzesco e la Tosa Porno

Forse non sapevi che qui puoi vedere la Tosa porno.
Tosa in questo caso significa “rasata”. In passato corso di Porta Vittoria era chiamato “Borgo di Porta Tosa” e prendeva il nome da una scultura del XII secolo sovrastante la porta fino al 1848 e che ora viene esposta al Museo di Arte Antica del Castello Sforzesco.
La scultura ritraeva una figura femminile, immortalata nell’atto di radersi il pube con un rudimentale rasoio.

#7 CityLife e l’abbraccio tra i grattacieli

filieracasa IG – CItylife

Forse non sapevi che la terza torre è un abbraccio.
La torre Libeskind, anche detta la curva, è piegata su sé stessa quasi a voler baciare il grattacielo di Zara Hadid. Il progetto in origine, però, era molto più ardito: il grattacielo doveva essere una vera e propria “C” con un grande sbilanciamento in avanti, ma la sua realizzazione sarebbe stata troppo complessa e dispendiosa. Così, è stata un po’ raddrizzata e il bacio si è trasformato in un abbraccio.

#8 Corso Buenos Aires e i passi per percorrerla

Forse non sapevi che per percorrerla tutta bisogna contare fino a 2.667.
E per chi è alto oltre il metro e settanta, fino a 2.286. Questi sono i passi per percorrere una delle strade commerciali più lunghe d’Europa, ben 1.600 metri che si sviluppano interamente all’esterno della cinta delle mura spagnole.

#9 Parco Sempione e il ponte dell’amore eterno (confiscato ai Navigli)

Forse non sapevi che c’è un ponte dei Navigli.
Il Ponte delle Sirenette di Francesco Tettamanzi era un tempo sul naviglio in via Visconti di Modrone e venne portato al Parco Sempione in occasione della copertura della cerchia nel 1930. Il ponte è l’angolo preferito dagli innamorati: la leggenda dice che chi si bacia sopra vivrà un amore eterno. 

#10 La Bocconi e i leoni porta jella

Credit: Requadro

Una leggenda che sembra risalga alle origini del celebre Ateneo. La prima cosa che imparano le matricole: mai passare in mezzo ai leoni all’ingresso di Via Sarfatti. Si dice che chi passi tra loro non arriverà mai alla laurea. Comunque sia, sembra che perfino i laureati evitino di passarci in mezzo. Non si sa mai…

Continua la lettura con: Luoghi magici di Milano

BARBARA VOLPINI (Ultimo aggiornamento: 21 aprile 2025)

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La «Donna di Ghiaccio»: il lato chiaro di Lulu Berton

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In questo episodio de Il Lato Chiaro, Andrea Zoppolato incontra Lulu Berton, insegnante certificata di Meditazione Mindfulness e istruttrice ufficiale del Wim Hof Method.

Un dialogo intenso e profondo sul potere del respiro, sull’esposizione al freddo e sulla forza interiore che possiamo risvegliare dentro di noi. Lulu ci racconta il suo percorso, le sfide personali e la filosofia che l’ha portata a diventare una delle voci più autorevoli del metodo del ghiaccio.

Il metodo Wim Hof combina respirazione profonda, esposizione al freddo e meditazione per migliorare il benessere fisico e mentale, rafforzare il sistema immunitario e ritrovare un profondo contatto con sé stessi.

Un episodio da ascoltare e guardare con mente aperta… e magari anche un po’ di coraggio.

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é possibile guardare il videopodcast anche su YouTube e Spotify 

Solo audio su:
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Conduce: Andrea Zoppolato
Regia: Saverio Piscitelli, Roberto Mastroianni
Prodotto da: Fabio Novarino
Location: Studio di Voci Di Periferia A.P.S. presso Mosso, Via Angelo Mosso 3 – IG: @vocidiperiferia

ALTRE PUNTATE:

«Chi trova un amico…»: il lato chiaro di Guido Martinetti (Grom)

«E’ la fine del mondo»: il lato chiaro di Luca Morotti

Il Lato Chiaro di Vito Lomele

Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

Il Lato Chiaro di Stefano Zecchi

Il lato chiaro di Alessandro Fracassi

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @renzo300871 IG

La foto del giorno: oggi siamo in piazza Meda

Ph. @renzo300871 IG

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Continua la lettura con: La foto del Giorno 

MILANO CITTA’ STATO

Il multitasking spiegato ai non milanesi

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La città dei polivalenti.
 

Qui il video: Il multitasking spiegato ai non milanesi

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Continua con: Miracolo a San Siro!

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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La «metro dell’hinterland»: la nuova rete di 18 linee (già tracciate) con la super-circolare esterna

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La super metro circolare

La causa di ogni problema di Milano, da quello dei costi delle case a quello del traffico: la scarsa efficienza nelle connessioni tra Milano e l’hinterland. E pensare che la soluzione è a portata di mano.  

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La «metro dell’hinterland»: la nuova rete di 18 linee (già tracciate) con la super-circolare esterna

# Il servizio attuale di metro e ferrovie suburbane

Mappa Ferrovie suburbane e passante 2023

Sempre più auto entrano in città, nonostante Area B e Area C: il problema del congestionamento dovuto al traffico privato non si risolve. L’unica soluzione reale è quella di offrire una valida alternativa di trasporto pubblico. Attualmente, eccetto i rami extraurbani della linea M2, solo le linee suburbane che transitano nel passante collegano il capoluogo con l’area metropolitana: in totale 15 linee la cui frequenza e regolarità non è soddisfacente. Non solo: sono frequenti incidenti e treni guasti. Allora come risolvere il buco nero dei collegamenti tra hinterland e Milano?

Leggi anche: Per unire Milano a hinterland e periferie? Trasformare i treni in metropolitane

# Occorre fare come a Berlino dove U-Bahn e S-Bahn sono la stessa cosa

S-Bahn Berlino

Ci vuole una regia unica per tutti i trasporti della Grande Milano. Per farlo basta prendere a riferimento forse la metropoli più efficiente del Continente per i trasporti pubblici: Berlino.  Nella capitale tedesca le S-Bahn, le ferrovie suburbane, di diverso rispetto alla metropolitana U-Bahn hanno unicamente i tracciati che sono in prevalenza in superficie invece che sotterranei. Per il resto, chi viaggia non avverte nessuna differenza di servizio, si cambia da treno e metro senza accorgersene. Andrebbero quindi dedicate anche a Milano delle tracce e dei binari a dei servizi metropolitani, aumentando se necessario il numero di questi ultimi, costruite nuove linee e allungate le attuali metropolitane, dove non sono già previste metrotranvie, fino alla provincia di Monza Brianza e fino agli ultimi comuni della Città Metropolitana di Milano. Fondamentale integrare le due tipologie di reti, uniformandole anche come identità visiva. A quel punto si avrebbero molte più linee nella mappa della metro. 

# La «metro dell’hinterland»: una rete di 18 linee metropolitane

La metropolitana dell’hinterland

Per servire l’hinterland, si potrebbe creare una rete di 18 metropolitane in questo modo:

#MH1 – Cinisello Bettola-Rho Fiera/Abbiategrasso

#MH2 – Vimercate/Vaprio d’Adda – Binasco/Rozzano

#MH3 Comasina-Paullo

#MH4 Segrate-Buccinasco

#MH5 Monza Polo Istituzionale-Magenta

#MH6 MIND-Ponte Lambro/Trucazzano

#MH7 utilizzando il tracciato della linea S1 Saronno-Lodi nel tratto tra Garbagnate Milanese e Melegnano

#MH8 utilizzando il tracciato della linea S3 Saronno-Cadorna, con 5/6 fermate intermedie più altre da realizzare lungo il tracciato con capolinea a nord a Garbagnate Milanese e a sud nella stazione di Cadorna

#MH9 usano i binari della linea S4, da Cesano Maderno dove interscambia con l’attuale S9, a Milano, con aggiunta di fermate intermedie dopo Domodossola M5

#MH10 raddoppiando i binari utilizzati da S9 e futura circle line da Rho fino a Lambrate.

#MH11 da Milano Centrale a Monza senza stop intermedi, utilizzando una traccia delle linee in transito

#MH12 da Milano Centrale a Desio senza stop intermedi, su parte del tracciato della S11

#MH13 come nuova linea da Cadorna FS a Morimondo, per servire uno dei due “borghi più belli d’Italia” nel milanese

#MH14 da Magenta a Folanini Fs sulla parte ovest del percorso della S6

#MH15 da Cassano d’Adda a Porta Garibaldi FS sulla parte est del percorso della S6

#MH16 da Castano Primo a Forlanini FS, con nuovo tratto di ferrovia suburbana fino a Rho dove poi prosegue nel passante

#MH17 da Legnano a Forlanini FS, sul parte tracciato della S5

#MH18 da Porta Garibaldi FS a Locate Triulzi, su parte del tracciato della S13

Non solo: per collegare tutto l’hinterland occorre poi il grande investimento di una rete circolare. 

Leggi anche: Milano 2040: questi saranno i mezzi e le linee di trasporto nel futuro prossimo

# La M0, la super metro circolare con 18 stazioni

La super metro circolare

Infine si potrebbero collegare tutti i nuovi capolinea con una super circolare, la M0, aggiornando l’idea di un Gran Milan Express, con queste 18 stazioni partendo da nord e procedendo in senso orario: Desio, Monza, Vimercate, Vaprio d’Adda, Cassano d’Adda, Trucazzano, Paullo, Melegnano, Locate Triulzi, Pieve Emanuele, Binasco, Morimondo, Abbiategrasso, Magenta, Castano Primo, Legnano, Garbagnate Milanese e Cesano Maderno.

Leggi anche: Il Gran Milan Express: la super metro circolare della Grande Milano

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 21 aprile 2025)

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21 aprile. Il giorno in cui questo cannone di Roma ha ripreso a sparare. Tutti i giorni

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Forse non tutti sanno che a Roma, ogni giorno, allo scoccare del mezzogiorno parte un colpo dal cannone posto sul colle del Gianicolo.

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21 aprile. Il giorno in cui questo cannone di Roma ha ripreso a sparare. Tutti i giorni

Quasi ogni giorno una folla di curiosi si affaccia dal terrazzo centrale del grande piazzale del Gianicolo che domina la città sopra Trastevere, per assistere al rumoroso e fumoso evento.

# Una cannonata per segnare il tempo

L’uso di segnare il tempo con un colpo di cannone fu introdotto dal Pontefice Pio IX il 1° dicembre 1847 per avere un segnale unico dell’ora ufficiale, anziché il suono scoordinato delle campane delle chiese cittadine. La tradizione continuò anche con l’unità d’Italia.

# I viaggi del cannone

Il ​ca​nnone sparò fino all’agosto 1903 dal suo primo posizionamento a Castel S. Angelo, da dove venne spostato sulle pendici di Monte Mario, per poi essere definitivamente trasferito sul Gianicolo, esattamente il 24 gennaio 1904. Nel periodo della 2′ Guerra Mondiale la tradizione fu interrotta per gli eventi bellici.

# Una cannonata per il compleanno di Roma

Il 21 aprile 1959, in occasione del 2712° Anniversario della fondazione di Roma, il cannone riprese a segnare il “mezzogiorno” per i cittadini romani.

# Qualche notizia sul tipo di cannone

Non si ha notizia del tipo di cannone in uso fino all’agosto 1904. Da quella data fu utilizzato un cannone campale da 75 mm., impiegato dall’Artiglieria del Regno d’Italia per aprire la Breccia di Porta Pia. Successivamente è stato impiegato un obice da 149/13 la cui bocca da fuoco, preda bellica dell’Esercito Austro-Ungarico nella guerra 1915-18, era montata su affusto italiano. Quest’ultimo pezzo, ormai vetusto, in data 1° febbraio 1991 ha sparato il suo ultimo colpo. Attualmente è in uso un obice, risultato di un assemblaggio della bocca da fuoco da 105/22 su affusto di 88/27 impiegati durante il 2° conflitto mondiale.

La squadra che opera quotidianamente sul cannone del Gianicolo è fornita interamente dal reggimento addestrativo del Comando Artiglieria. ​Un’ultima cosa: state tranquilli, il cannone spara a salve!

Continua la lettura con: Sì, tutte le strade portano a Roma

FRANCESCA SPINOLA

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Questa è la caratteristica unica e distintiva del dialetto milanese

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Credits milanoeprovincia IG - Frase in dialetto Trattoria d tomaso

Il milanese ha diverse caratteristiche distintive. Ma quella più celebre è una sola. 

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Questa è la caratteristica unica e distintiva del dialetto milanese

Secondo un’indagine del tempo a metà del secolo scorso oltre il 70% dei milanesi parlava abitualmente in dialetto. Oggi si contano sulle dita della mano. E dire che si tratta di una lingua che presenta diverse caratteristiche curiose. Tra cui una che lo ha reso celebre in tutta Italia.

# La caratteristica distintiva e inconfondibile 

Nel dialetto milanese quasi tutti i luoghi, i quartieri antichi di Milano e i nomi propri di persona (femminili e maschili) hanno l’articolo determinativo davanti al nome proprio.

Ad esempio: il Gallaratese, il Lorenteggio, i Navigli, l’Isola, il Mario, la Francesca.

Il dialetto milanese è detto anche meneghino: è una varietà del gruppo gallo-italico e, seppur in varie declinazioni è parlato nelle vicinanze estese fino alle provincie di Bergamo o Brescia, dove cambia in maniera significativa. Oltre a questo “marchio di fabbrica”, il milanese presenta altri aspetti curiosi. 

# Gli altri elementi curiosi del milanese

Credits: @erbettina74 IG
  • Un’altra delle caratteristiche tipiche del milanese sono le consonanti singole, dove nella parola corrispondente in italiano si ritrovano doppie. Ad esempio, si dice “bela” anziché bella, “penel” anziché pennello. 
  • Le consonanti “p” e “t”, quando si trovano tra due vocali, assumono il tono della “b” e della “v”. Addirittura spariscono in alcuni vocaboli: “roeuda” anziché ruota, “cavèi” al posto di capelli”. La “d” si trasforma spesso in “t”.
  • Hanno poi resistito allo strapotere del latino alcuni suoni caratteristici presenti nelle parlate gallo-celtiche: la più tipica è la “u” pronunciata duramente come quella dell’attuale francese o del tedesco o le vocali “oeu” (ad esempio il sostantivo “boeucc”, cioè il buco), suono inesistente in latino e sconosciuto in italiano.
  • Influenza probabilmente asburgica è nella tendenza a costruire le frasi negative con la negazione alla fine, come accade per il tedesco. Ad esempio: “Ti te seet no o ti te seet minga”.
  • Il dialetto milanese, infine, ha la stessa coniugazione dei verbi dell’italiano. Ma con una rilevante differenza:  mancano 2 tempi, il Passato ed il Trapassato Remoto. Per esprimere un’azione completamente trascorsa il milanese utilizza il Passato ed il Trapassato Prossimo. Cosa che è rimasta anche nell’italiano parlato: a Milano difficilmente si impiega il passato remoto. 

Continua la lettura con: Le parole del dialetto milanese intraducibili in italiano

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 20 aprile 2025)

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M2 Metro Express: le tre nuove fermate sulla verde per collegare in poco tempo Milano e Bergamo

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M2 fino a Bergamo

C’è stato un tempo in cui Milano voleva correre veloce verso Bergamo. Era il tempo delle Linee Celeri dell’Adda, nate per sostituire e allungare il percorso delle vecchie tranvie interurbane. Di quel sogno è rimasto solo un pezzo: la tratta fino a Gorgonzola, oggi parte della linea M2. Perchè non riprovarci estendendo proprio la linea verde?

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M2 Metro Express: le tre nuove fermate sulla verde per collegare in poco tempo Milano e Bergamo

# Quando le linee celeri sarebbe dovute arrivare fino a Bergamo

In passato ATM ci aveva provato a realizzare un collegamento veloce con Bergamo con le Linee Celeri dell’Adda. Erano previste due linee in sostituzione delle tranvie interurbane Milano-Vaprio e Milano-Vimercate, con la prima che avrebbe dovuto proprio collegare la città orobica. Di tutto quel progetto ambizioso fu realizzato realizzata solo la tratta da Milano a Gorgonzola, all’inizio con tram e poi integrata nella linea M2, spegnendo il sogno sul nascere. E si riprovasse estendendo proprio la metropolitana verde?

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# Una metro express da Gessate M2, per far diventare la linea estesa come la Piccadilly Line

Maps – Da M2 Gessate a Bergamo

La linea M2 è già quella che esce fuori dai confini comunali più di tutte le altre metropolitane milanesi e proprio il ramo che termina Gessate è il più esteso di tutti. Da questo capolinea mancano circa 8 km alla provincia di Bergamo, perchè quindi non estendere al tracciato e puntare al capoluogo? Si potrebbe trasformare la M2 in una vera metropolitana express, mettendo in collegamento Milano a Bergamo su un tracciato tra i 25 e i 32 chilometri. Due le strade percorribili. Una potrebbe essere la prosecuzione diretta della linea verde, l’altra una nuova tratta su binari dedicati, con rottura di carico ma sempre in modalità metro. Si avrebbe una linea da 72 chilometri, come la Piccadilly Line di Londra. 

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# Tre nuove fermate con eventuale biforcazione per l’Aeroporto di Orio al Serio

Metro Express M2-Bergamo

Per farla diventare davvero una linea express, la parola d’ordine è una sola: poche fermate, ma strategiche. Anche perché un collegamento esiste già: il treno regionale da Milano Centrale impiega 50 minuti con quattro fermate, e supera l’ora e venti con i cambi. Non proprio il massimo dell’efficienza.

Si potrebbe puntare ad avere un tracciato dedicato e solo tre tappe intermedie, per una vera metropolitana veloce. Questi le possibili stazioni:

  • Trezzo sull’Adda, ultima fermata prima del confine tra Milano e Bergamo;

  • Dalmine, quarto comune per abitanti della provincia, cuore industriale e sede universitaria;

  • Bergamo, capolinea naturale, con arrivo diretto alla stazione ferroviaria.

E perché non sognare di più? Una biforcazione verso Orio al Serio, per intercettare il traffico dell’aeroporto e portare la linea alla sua massima estensione: 32 km. In questo modo si potrebbe viaggiare da Gessate a Bergamo in soli 20 minuti, senza i ritardi cronici del treno, senza cambi, e sempre dentro la stessa infrastruttura.

Credits ferrovie.it – Tracciato ferrovia Bergamo-Orio al Serio

Attualmente in corso la realizzazione di un tracciato ferroviario dalla stazione di Bergamo allo scalo, collegandolo in modo diretto a Milano ma con ben 50 minuti di percorrenza.

Leggi anche: I 5 progetti che stanno rivoluzionando Bergamo: diventerà la «nuova Milano»?

# I due progetti in corso per portare la metro nella provincia di Monza: M5 fino al Polo Istituzione e M2 fino a Vimercate come metrotranvia

Sono due i progetti in campo per collegare Milano ai capoluoghi di provincia vicini. Il più avanzato è l’estensione della linea M5 da Bignami a Monza, con 13 km di tracciato, 11 fermate e un percorso che tocca Cinisello Balsamo, la stazione Monza FS, il centro città e il Parco della Villa Reale. Servono ancora 589 milioni per coprire i costi extra, 300 sono stati promessi con l’ultima finanziaria, ma l’obiettivo è partire con i cantieri nel 2026 e tagliare il nastro nel 2033. Più indietro invece il progetto della metrotranvia veloce M2 da Cologno Nord a Vimercate: 12 km, 8 fermate e un primo studio preliminare di fattibilità economica appena avviato. 

Continua la lettura con: La metro che “si tuffa sotto il mare” di Milano: il viaggio della M4 verso Est

FABIO MARCOMIN

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Tre percorsi per il lato nord della M6: il più centrale, il più esterno, il più ambizioso

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M6 interna

M6, la linea rosa. Nel 2022 è stato finanziato lo studio di fattibilità, ma ad oggi l’unica certezza pare essere una porzione di tracciato a sud. E il tratto nord? Nelle intenzioni di Palazzo Marino la linea dovrebbe coprire il tratto lasciato scoperta dalla futura Circle Line a ovest per dirigersi le zone a nord della città. Vediamo tre ipotesi che potrebbero essere percorse.

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Tre percorsi per il lato nord della M6: il più centrale, il più esterno, il più ambizioso

# L’unica certezza di Palazzo Marino: il tratto a sud dalla Barona a Ponte Lambro

Credits metromilano – Nuova M6

Al momento l’unica porzione di tracciato di cui si è conoscenza per la nuova M6, quello con cui Palazzo Marino ha richiesto i fondi per lo studio di fattibilità, è dalla Barona a Ponte Lambro. Una linea che si muove da sud-est a sud-ovest, con 12 stazioni pensate per connettere zone oggi poco servite tra cui il Vigentino, integrando il sistema di interscambi con M2, M3, il passante e la futura Circle Line. Nel corso del tempo l’amministrazione comunale ha però espresso a più riprese l’intenzione di far proseguire il tracciato verso nord, con sei ipotesi in elaborazione da parte di MM e Politecnico, che sarebbero dovute essere presentate al pubblico nell’ottobre 2024. Nell’attesa di conoscere le alternative allo studio, quali percorsi si potrebbero immaginare? 

Vediamo tre soluzioni possibili per il lato nord.

#1 La più centrale: lungo il Sempione fino a Baranzate

M6 interna

Come prima ipotesi si potrebbe immaginare un percorso interno che, da San Cristoforo M4-FS, risalga verso nord attraversando il quartiere Ebraico, quindi Pagano (interscambio M1), e passando vicino all’Arco della Pace, che potrebbe uscire dall’isolamento non avendo alcuna stazione metropolitana nelle vicinanze. A quel punto potrebbe fare tappa a Domodossola M5-FN, Piazza Firenze, Piazzale Accursio e Viale Certosa, con una fermata anche al Cimitero Maggiore.

Da qui, la linea potrebbe proseguire verso il quartiere Stephenson (Circle Line), passare nei pressi dell’Ospedale Sacco e terminare a Baranzate, diventando una nuova porta d’accesso alla città dalla Tangenziale Nord.

# La più esterna: correndo a lato della tangenziale fino a Rho Fiera

M6 esterna

La seconda ipotesi si sposta verso l’esterno, affiancando la tangenziale ovest. Anche qui il primo snodo sarebbe San Cristoforo M4-FS, poi Cesano Boscone, e successivamente una fermata in zona Parco delle Cave, utile per Baggio e Quinto Romano. Il tracciato proseguirebbe su via Novara, offrendo connessione a Figino, e – se la M5 venisse estesa verso Settimo Milanese – interscambio anche con quella linea. Il capolinea sarebbe a Rho Fiera, già nodo ferroviario e possibile terminal nord per la Circle Line.

#3 La più ambiziosa: un doppio ramo da San Cristoforo fino a MIND e Baranzate con doppio ramo

M6 doppio ramo

Infine, la proposta più ambiziosa: dopo un tratto comune fino a San Cristoforo, la linea M6 potrebbe biforcherebbe in due rami distinti. Uno proseguirebbe lungo il percorso interno verso Baranzate, l’altro su quello più esterno fino a Rho Fiera, garantendo così una copertura più ampia e funzionale sia per i quartieri interni che per quelli periferici.

Continua la lettura con: M6, il sogno rosa di Milano: l’ultimo aggiornamento sul tracciato più probabile

FABIO MARCOMIN

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La piramide, le torri rigate, la cascata di vetro: i 10 progetti che hanno rivoluzionato Milano

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Ph. @amilanopuoi IG

Secondo Domus questi sono i progetti di architettura che hanno rivoluzionato Milano. Foto cover:  @amilanopuoi IG

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La piramide, le torri rigate, la cascata di vetro: i 10 progetti che hanno rivoluzionato Milano

#1 La Piramide

credit: Instagram @umb.o

La sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, inaugurata nel 2016 tra Viale Pasubio e Viale Crispi a Milano in zona Porta Volta, è soprannominata la “Piramide”. Progettata dallo studio di architettura Herzog & de Meuron si estende per 2.700 mq, su 5 piani, si caratterizzata per una struttura in cemento e vetro e ospita al suo interno una sala polifunzionale attrezzata per proiezioni e momenti di vario genere, uffici e aule per incontri e seminari, la sala lettura della biblioteca e postazioni di lettura multimediali.

#2 Il Curvo

Credits:
@deangelinadia (INSTG) – Il curvo

L’ultimo arrivato in attesa dello “Sdraiato” tra i grattacieli di Citylife è il “Curvo”, o Torre Libeskind, terminato nel 2021. Alto 175 metri per 30 piani ospita circa 3.000 dipendenti del società di revisione Pwc, ha un profilo inconfondibile che salendo verso l’alto esce sempre più dalla sagoma di partenza curvandosi verso l’interno. Sulla sua sommità una corona ispirata alle cupole rinascimentali italiane, un blocco in vetro e acciaio di oltre 30 metri, completa il profilo curvo della struttura.

Leggi anche: CityWave: la GRANDE ONDA nel futuro di MILANO

#3 La Scheggia di Vetro

Credits Andrea Cherchi – Gioia 22

Il grattacielo Gioia 22, disegnato da Pelli Clarke Pelli Architect, ha un’altezza di 120 metri per 26 piani e sarà il primo edificio a emissioni zero ad inaugurare a Milano. Il suo soprannome è “Scheggia di vetro” per via della sua particolare architettura che si sviluppa allargandosi in una tensione verso l’alto e che al contempo si protende verso il basso. Entro la fine del 2023 diventerà la nuova sede dell’intera divisione Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking che si trasferirà da quella attuale di via Montebello 18.

Leggi anche: La VISIONE del FUTURO: le GRANDI OPERE che RIVOLUZIONERANNO Milano nei prossimi 5 ANNI

#4 Il Nido Verticale

Credits pepperetti IG – Torre Unipol

Un altro grattacielo in zona che dovrebbe essere occupato entro il 2023 è la torre Unipol a firma dell’architetto Mario Cucinella. Ormai nota come il “Nido verticale” per la sua forma e struttura, è alta 120 metri per 23 piani e affaccia oltre che su via Melchiorre Gioia come Gioia 22 anche sulla Biblioteca degli Alberi. Si distingue già come uno dei nuovi landmark di Milano e al momento è alle fasi finali l’installazione dell copertura a sbuffo prospicente l’ingresso. 

Leggi anche: I NUOVI GRATTACIELI in arrivo a Milano nel PROSSIMO TRIENNIO

#5 La Biblioteca degli Alberi 

Credits Andrea Cherchi – Bosco Verticale e BAM

La Biblioteca degli Alberi, conosciuta anche con la sigla BAM, è un progetto di trasformazione urbana sviluppato dallo studio Inside Out con la collaborazione del designer olandese Piet Oudolf che non coinvolge edifici o grattacieli ma uno spazio pubblico e un parco. Si tratta di un mix tra un giardino botanico, un campus culturale e un passaggio urbano che ha la funzione di connettore tra il costruito circostante, dal centro direzionale di viale della Liberazione a quello di Porta Garibaldi e Melchiorre Gioia compresi i sopra citati “Nido Verticale” e Gioia 22, e di far entrare la natura in città.

#6 I Palazzi Specchio

Cresits: Andrea Cherchi – Piazza Olivetti

All’interno del progetto Symbiosis, che sta trasformando la zona a sud dello Scalo Romana dove è in costruzione il Villaggio Olimpico, hanno visto la luce l’edificio NEXXT sede di Fastweb e Cir, separato da Fondazione Prada dalla nuova piazza Olivetti, e Building D che ospita gli uffici italiani di LVMH e la sede italiana di Boehringer Ingelheim. Entrambi progettati dallo studio Antonio Citterio Patricia Viel Architects si contraddistinguono per ampie facciate vetrate che si contrappongono alle masse murarie in un gioco di pieni e vuoti da far sembra i volumi come intagliati nella pietra.

Leggi anche: I NUOVI RENDER del futuro VILLAGGIO OLIMPICO allo Scalo Romana

#7 La Grande Esse

Credits: Marco De Bigontina – Esperienza Drone

Le Residenze Carlo Erba, in zona Città Studi, un tempo casa dell’editrice Rizzoli e L’Espresso, poi ancora gli uffici della Rinascente e il gruppo Zurich, è un progetto di recupero e riqualificazione di uno storico edificio a “forma di S” a cura di EisenmannZuliani e Degli Esposti Architetti terminato nel 2019. Si sviluppa su 9 piani per 19.000 mq con finiture esterne differenti, i primi tre piani di travertino, dal quarto piano inizia una stratificazione di elementi con marmo di Carrara, vetrate e telai metallici, capaci di creare vuoti e pieni che conferiscono un senso al palazzo curvilineo.

Leggi anche: La GRANDE ESSE di città studi

#8 Il Campus Avanguardista

Credits: @paolo.mongu IG

Il nuovo Campus Bocconi, realizzato su progetto dello studio giapponese SANAA, si sviluppa su un’area di quasi 35.000 mq nell’area dell’ex Centrale del Latte di Milano ed è il più scenografico della città. Al suo interno oltre alla nuova sede SDA School of Management, con quattro edifici destinati a ristorante, caffetteria e due sale conferenza, una residenza studentesca con 300 posti letto, è presente anche lo “Sport Bocconi Center”, un centro sportivo dotato due piscine, area fitness, campo di basket e di pallavolo e running track al coperto.

#9 Le torri rigate

Credits Urbanfile – Edifici lotto R9 Cascina Merlata

All’interno dell’ex Expo Village, il complesso residenziale realizzato per ospitare i partecipanti di Expo 2015, lo studio CZA Cino Zucchi Architetti ha progettato un complesso di costruzione di Social Housing che si alterna con le aree comuni e il parco oltre ad essere il cuore del nuovo quartiere di Cascina Merlata. Tra tutte spiccano due edifici a torre con profilo rastremato verso l’alto con facciate scandite e disegnate in vari registri geometrici con finestre, balconi, logge e parapetti utilizzati come elementi del progetto. Il colore serve per come strumento per evidenziare gli andamenti verticali e orizzontali.

#10 La Cascata di Vetro

Credits Andrea Cherchi – Apple Store

Nel 2018 è stato inaugurato al posto del Cinema Apollo, in piazza Liberty, il primo Apple Store a Milano. Progettato dallo studio Foster + Partners, il punto vendita della multinazionale americana è ipogeo, mentre la piazza riqualificata accoglie una grande scalinata con una fontana scenografica che con i suoi zampilli bagna il parallelepipedo di vetro da cui si entra nel negozio. Un altro elemento scenografico è la cascata d’acqua, proveniente da una delle due vasche che affiancano l’ingresso principale, che “accoglie” i clienti all’ingresso secondario.

Fonte: Domus

Continua la lettura:  Le GRANDI INFRASTRUTTURE in arrivo che rivoluzioneranno il MONDO

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 20 aprile 2025)

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Le 10 piazze di Milano da rigenerare (secondo i milanesi): per una c’è una grande novità

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Ph. @lucapi79 IG

Negli anni Milano ha assistito a diverse trasformazioni urbane, alcune temporanee, altre definitive, con risultati alterni. Ma ci sono ancora troppe piazze che sembrano rimaste intrappolate in un’era geologica precedente, nonostante la città corra veloce. Queste le 10 piazze che i milanesi vorrebbero vedere rinascere.

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Le 10 piazze di Milano da rigenerare (secondo i milanesi): per una c’è una grande novità

#1 Piazzale Corvetto: un ingorgo di strade con un cavalcavia al centro

magiogioh IG – Corvetto

Altro che piazza, piazzale Corvetto è un ingorgo di strade con un gigante in cemento al centro: il cavalcavia, nato tra gli anni ’50 e ’60, diventato ormai un simbolo del “non detto” urbanistico milanese. Ogni tanto qualcuno prova a rilanciarlo: abbattiamolo, reinventiamolo, facciamone una High Line in salsa milanese. Ma per ora restano solo rendering e sogni che rimangono nel cassetto.

Leggi anche: Il futuro del cavalcavia di Corvetto: riqualificarlo, «passerella green» o abbatterlo?

#2 Piazza Firenze: la sorella dimenticata dell’Arco della Pace

Maps – Piazza Firenze

A pochi chilometri dall’eleganza di piazza Sempione, piazza Firenze sembra il suo alter ego trascurato: binari che tagliano lo spazio, marciapiedi sbeccati e un’aria da eterno cantiere mai cominciato. Eppure ha il potenziale per diventare una delle piazze più scenografiche e vissute di Milano, se solo qualcuno ci mettesse mano, visto che non è stata nemmeno contemplata nell’ambito della trasformazione in boulevard con verde e percorsi ciclopedonali di corso Sempione.  

#3 Piazza Affari: il degrado davanti alla Borsa Italiana, un parcheggio selvaggio a cielo aperto

arrabitogianfranco IG – Piazza Affari

Uno dei luoghi più antichi della città, simbolo della finanza italiana e custode dei resti di un teatro romano. Eppure, Piazza Affari è diventata un parcheggio selvaggio a cielo aperto. Intorno alla provocatoria L.O.V.E. di Cattelan, sosta abusiva e caos. Prima di pensare a grandi progetti, basterebbe far rispettare le regole più semplici: niente auto dove non dovrebbero esserci.

#4 Piazza Duca d’Aosta: la porta d’ingresso alla città che non si vorrebbe vedere

Maps – Fronte Stazione Centrale

È il biglietto da visita per chi arriva a Milano in treno. Eppure, Piazza Duca d’Aosta è un disastro: aiuole spelacchiate, alberi secchi, marmo rotto e skateboarder che la usano come pista. Intorno alla Stazione Centrale, tutto viene riqualificato, tranne questo pezzo fondamentale di città. L’istituzione della zona rossa, per contenere la microcriminalità, è solo un palliativo per mantenere un minimo di ordine pubblico. Il degrado però chiama degrado e senza una vera riqualificazione qualsiasi azione avrà effetti solo temporanei.

Leggi anche: Le zone rosse di Milano salgono a otto: succederà come con il Covid?

#5 Piazza Medaglie d’Oro: il caos urbanistico e viabilistico sotto la Porta Romana

ricky_zio IG – Porta Romana

Al centro una porta storica, ai lati palazzi eleganti. In mezzo? Un delirio di traffico e cemento. Sette strade si scontrano come in un videogioco anni ’90, tra clacson, pedoni spaesati e un bazar fuori dalla metro. Tutto attorno un’archeologia urbana fatta di asfalto, pietra e degrado urbano.

Medaglie d’oro è in una zona centrale, circondata da palazzi dei primi 900. L’arco di Porta Romana sembra abbandonato e circondato dal traffico.” – Marco Vincenti

#6 Piazza Gramsci: la fontana fantasma e il restyling che non basta

Piazza Gramsci

Uno dei luoghi più criticati dai milanesi. Qualche mano di vernice data nel 2023 e pulizia straordinaria non sono bastate a risollevare le sorti di Piazza Gramsci. La fontana, costruita negli anni ’90, non ha mai funzionato. E il resto è una lunga storia di incuria, sporcizia e promesse non mantenute.

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#7 La novità di Piazza Cordusio: parte il restyling, anche se meno pesante e senza verde rispetto al progetto originario

Area C
Riqualificazione piazza Cordusio

Siamo in pieno centro, a due passi dal Duomo, ma sembra di essere in una zona di passaggio in attesa di un destino migliore. Panettoni buttati a casaccio, marciapiedi sbeccati e new jersey messi a caso. La riqualificazione promessa, con pavimentazione in pietra e piante in vaso, non è mai partita.

Comune di Milano – Progetto riqualificazione piazza Cordusio

La notizia positiva di questi giorni è che dal 6 maggio si aprono i cantieri per il restyling, anche se meno pesante rispetto al progetto ipotizzato inizialmente e rivisto al ribasso, soprattutto per quanto riguarda il verde. Si prevede il recupero dell’ellisse originaria disegnata da Luca Beltrami, l’ampliamento dell’area pedonale, i masselli al posto dell’asfalto e il riordino dell’arredo urbano.

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#8 Piazza Gino Valle: la più grande di Milano e anche la più vuota

milanoperme IG – Piazza Gino Valle

Una distesa infinita di cemento, calore e solitudine. La più grande piazza di Milano è anche quella che meno riesce a farsi amare. Nessuna ombra, nessuna panchina, solo uffici intorno e passaggi veloci. Potrebbe diventare uno dei nuovi poli urbani più vivi, ad esempio come arena per concerti, mega skatepark e molte altre cose ancora.

Piazza Gino Valle : da rivedere completamente. È un’isola di calore invivibile” – NUOVI Orizzonti – Andrea Bolzoni Guida Ambientale Escursionistica

Leggi anche: 7 cose che si potrebbero fare nella piazza più grande (e più sottovalutata) di Milano

#9 Piazzale Selinunte: il “quadrilatero dell’illegalità”

Case popolari San Siro

Definita il “quadrilatero dell’illegalità”, questa zona di San Siro è una delle più critiche della città. Il piazzale, dominato dalla torre dell’ex centrale termica, è simbolo di un quartiere che cerca di rialzarsi ma ha bisogno di interventi concreti.

Ufficio stampa Gruppo Progetto CMR – Proposta Metodologica quartiere San Siro-Piazza Selinunte

Esiste una proposta avanzata dall’architetto Massimo Roj, fondatore e CEO di Progetto CMR che punta a trasformare radicalmente l’area realizzando un mix tra edilizia libera e popolare, con torri nella parte centrale al posto degli attuali edifici e 1/3 dello spazio destinato a verde pubblico. 

Leggi anche: I soldi di San Siro per riqualificare il quartiere: che cosa si potrebbe fare con questi 200 milioni?

#10 Piazzale Lagosta: il mercato è rinato, la piazza no

Credits mariannaiandolo IG – Mercato Isola

Il nuovo mercato comunale ha riportato vita al quartiere Isola, ma appena si alza lo sguardo piazzale Lagosta mostra tutte le sue contraddizioni: parcheggio selvaggio sotto l’albero e attorno all’edicola, arredi urbani improvvisati, un patchwork visivo di materiali e stili, marciapiedi rabberciati e dissestati. Insomma un vero disastro.

“Piazza Lagosta, è davvero sgradevole con quel parcheggio selvaggio attorno all’edicola.” – Marina Pedrini

Continua la lettura con: Le 7 piazze da sogno di Milano dove tutti vorrebbero abitare

FABIO MARCOMIN

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7 paesi dell’hinterland che sono entrati a far parte di Milano

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Milano, così come la conosciamo oggi, esiste da poco tempo. Il capoluogo lombardo ha assistito a numerose espansioni del proprio territorio. Dopo i 5 paesi dei dintorni da annettere, questi sono i 7 paesi, un tempo autonomi, che sono diventati quartieri di Milano.

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7 paesi dell’hinterland che sono entrati a far parte di Milano

# I 2 momenti principali di espansione

Durante l’epoca napoleonica, nel 1873, molti comuni limitrofi (i Corpi Santi e Porta Magenta) furono annessi alla città della Madonnina per ragioni di efficienza amministrativa.

La serie di annessioni più importanti avvenne nel 1923, durante il regime fascista, quando 11 comuni, tradizionalmente indipendenti, furono incorporati, realizzando la cosiddetta Grande Milano. L’obiettivo era di rafforzare l’importanza economica e politica di Milano, consolidando la città come capitale industriale del Paese. Questi sono 5 quartieri di Milano che una volta erano paesi.

#1 Affori

Affori, situato a nord di Milano, era un comune autonomo fino al 1923. Le sue origini risalgono al XVII secolo, quando si sviluppò attorno alla Villa Litta, una lussuosa residenza che appartenne all’arcivescovo Giovanni Visconti e successivamente alla famiglia Litta. Il nome Affori deriverebbe dal latino “Ad fontem” per la presenza di risorgive, o da “Ad forum” per la vicinanza a un mercato.

Nel 1869, Affori incorporò i comuni di Dergano e Bruzzano, creando una realtà più vasta che fu poi ulteriormente semplificata nel 1912, quando il comune tornò a chiamarsi semplicemente Affori. Con la grande riforma del 1923, fu definitivamente annesso a Milano. Affori è conosciuto per la sua tradizione musicale, rappresentata dalla Banda d’Affori, gruppo che ispirò la celebre canzone milanese “Il tamburo della Banda d’Affori.”

Oggi, il quartiere è servito dalla linea M3 della metropolitana (Affori Centro e Affori FN) e offre attrazioni come il Parco di Villa Litta e la Chiesa di Santa Giustina, un gioiello architettonico della zona.

Leggi anche: 10 motivi per amare AFFORI, la periferia nobile di Milano

#2 Baggio

Baggio si trova nella parte occidentale di Milano ed è noto per la sua storia antica. Il nome potrebbe derivare da “badia aggeris” (abbazia sul terrapieno) o da “Badalocum“, un toponimo legato a una torre militare di epoca romana. Il comune di Baggio ha conosciuto un importante sviluppo a partire dal XIX secolo, con la costruzione di infrastrutture e l’espansione dei servizi.

Nel 1869, Baggio inglobò i comuni di Sellanuova e Muggiano, a loro volta arricchiti dall’annessione di Assiano nel 1841. Nel 1923, Baggio fu infine incorporato nel territorio di Milano, diventando un quartiere residenziale della città. Oggi Baggio conserva una forte identità locale, con tradizioni e festività che rievocano il passato rurale e il suo storico legame con la vita contadina.

Una delle peculiarità di Baggio è la “Sagra di Baggio“, un evento annuale che celebra le radici agricole del quartiere e che si svolge ancora oggi, attirando numerosi visitatori. Tra i punti d’interesse, spiccano la Chiesa di Sant’Apollinare e il Parco delle Cave, un grande spazio verde che rappresenta uno dei polmoni verdi della città.

Leggi anche: DIRIGIBILI a BAGGIO: una storia di eccellenza che pochi conoscono

#3 Crescenzago

Crescenzago, situato a nord-est di Milano lungo il Naviglio Martesana, era un comune autonomo fino alla sua annessione nel 1923. Le prime testimonianze del luogo risalgono all’epoca medievale, quando era un borgo agricolo attraversato da importanti vie di comunicazione che conducevano al nord. Il Naviglio Martesana, costruito nel XV secolo, ha rappresentato una via di sviluppo per la zona, favorendo i commerci e l’insediamento di attività produttive.

Nel corso dell’Ottocento, Crescenzago crebbe grazie alla presenza di filande e industrie tessili che sfruttavano le acque del Naviglio. L’espansione urbana e industriale spinse alla fusione con Milano nel 1923, con l’obiettivo di favorire uno sviluppo urbano più organico.

Oggi Crescenzago è un quartiere residenziale caratterizzato da un mix di vecchie case di ringhiera e moderne costruzioni, con aree verdi come il Parco Lambro. La storica chiesa di Santa Maria Rossa, risalente al XIII secolo, rappresenta uno dei monumenti di maggior rilievo, testimoniando il passato del borgo come centro religioso e agricolo.

Leggi anche: FERMATA DEL GIORNO: 7 cose da fare e vedere intorno a CRESCENZAGO

#4 Turro

Credits Urbanfile – Piazza Governo Turro

Turro, conosciuto anche come Turro Milanese, fu ammesso a Milano in maniera un po’ particolare: nel 1918, durante la Prima Guerra Mondiale. A causa di problemi amministrativi e finanziari, il comune era stato commissariato dal 1914 e, data l’impossibilità di indire nuove elezioni per via del conflitto, si decise di incorporarlo a Milano tramite un decreto luogotenenziale del gennaio 1918.

Situato a nord-est di Milano, Turro era in origine un piccolo borgo agricolo attraversato dal Naviglio Martesana. La sua economia era legata alle attività agricole e alla produzione artigianale. Con l’espansione della città nel XX secolo, il quartiere si è trasformato in un’area residenziale, mantenendo però alcuni scorci storici lungo il Naviglio.

Oggi, la zona di Turro è servita dalla linea M1 della metropolitana e offre interessanti percorsi lungo la Martesana, dove si possono ancora vedere antichi mulini e cascine ristrutturate. Questo piccolo borgo, un tempo autonomo, ha mantenuto una sua unicità nonostante l’integrazione nella grande Milano.

Leggi anche: Il TUNNEL BOULEVARD: il PROGETTO dal sapore berlinese tra Turro e NoLo

#5 Trenno

Credits: wikipedia.org – Chiesa San Giovanni

Trenno, situato nella zona ovest della città, è uno dei quartieri più verdi di Milano, grazie alla presenza dell’omonimo parco. Prima di essere annesso a Milano nel 1923, era un comune rurale caratterizzato da un’economia basata sull’agricoltura. Il suo territorio comprendeva diverse frazioni, tra cui Figino di Milano, Quinto Romano e Quarto Cagnino, annesse nel 1869, oltre a Lampugnano nel 1841.

Durante il processo di espansione urbana del XX secolo, Trenno ha visto crescere notevolmente la popolazione, trasformandosi da borgo agricolo a quartiere residenziale. Nonostante questo sviluppo, ha mantenuto una vocazione verde, con ampi spazi dedicati al tempo libero e allo sport. Il Parco di Trenno, uno dei più grandi di Milano, è frequentato da sportivi e famiglie ed è caratterizzato da ampie aree verdi e percorsi ciclabili.

L’integrazione con Milano ha permesso a Trenno di svilupparsi pur conservando una certa tranquillità, grazie alla protezione delle sue aree verdi e alla presenza di numerosi centri sportivi.

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#6 Bruzzano

Bruzzano, situato a nord di Milano, era un comune agricolo autonomo fino all’annessione del 1923. Le sue origini risalgono al Medioevo, e il nome potrebbe derivare dal termine latino “Brutianus“, legato alle terre coltivate dai Bruzi, una popolazione dell’Italia meridionale. Durante il XIX secolo, il territorio di Bruzzano si espanse grazie all’incorporazione di Dergano e Affori nel 1869, sebbene questi ultimi vennero successivamente distaccati, con Affori che divenne un comune autonomo.

Con l’espansione urbana del XX secolo, Bruzzano si è trasformato da borgo agricolo a quartiere residenziale, mantenendo però una parte della sua identità storica.

e offre ampi spazi verdi, tra cui il Parco Nord, uno dei più grandi parchi di Milano. La Chiesa di San Mamete, risalente al XIV secolo, è un punto di riferimento storico che testimonia il passato rurale del quartiere.

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#7 Musocco

quartieri

Musocco si trovava nella periferia nord-ovest di Milano, lungo le antiche vie che collegavano la città con la zona dei laghi. Fino al 1923, Musocco era un comune autonomo noto per le sue vaste aree agricole e le numerose cascine. Il territorio di Musocco comprendeva anche le località di Garegnano e Villapizzone, che facevano parte del comune prima dell’annessione.

Con l’incorporazione a Milano, l’area ha conosciuto una rapida urbanizzazione, trasformandosi in un quartiere prevalentemente residenziale. Una caratteristica distintiva di Musocco è la presenza del Cimitero Maggiore, inaugurato nel 1895, che rappresenta uno dei principali cimiteri di Milano, noto anche come Cimitero di Musocco. Oggi il quartiere è servito dalla linea ferroviaria suburbana S5 e S6 e conserva alcune tracce delle sue origini agricole, come le cascine ristrutturate nelle aree più periferiche.

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MATTEO RESPINTI (Ultimo aggiornamento: 20 aprile 2025)

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Miracolo a San Siro!

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La trattoria cinese della «felicità» nel cuore di Sarpi

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Ph. @jinyongsarpi_ IG

Nel cuore di Chinatown, questa piccola chicca gastronomica è dove molti finiscono per ordinare “quella cosa buonissima di cui non ricordiamo mai il nome”. È un viaggio in Oriente senza prendere l’aereo, con fermata obbligatoria alla felicità. 

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La trattoria cinese della «felicità» nel cuore di Sarpi

# Una storia lunga 40 anni

jinyongsarpi_ IG – Esterno locale

Un punto di riferimento per gli amanti della cucina tradizionale cinese. Con piatti autentici e gustosi, freschi, abbondanti e ad un costo basso. Jin Yong da oltre 40 anni porta avanti a Milano la vera tradizione culinaria del paese. Nella storica sede di Paolo Sarpi si può vivere un’esperienza autentica, perché il locale è spesso frequentato da una clientela orientale. Si può mangiare anche nella terrazza esterna.

# La proposta culinaria

ilmondoamilano IG – Jin Yong

È un angolo di autentica cucina cinese nel cuore di Milano e con un menù ricco e variegato. Offre piatti che spaziano dalle specialità regionali a classici intramontabili, preparati con ingredienti freschi e ricette tradizionali: c’è la parte con le specialità della casa, ma anche e soprattutto tutti i best sellers della cucina cinese in Italia.

ilmondoamilano IG – Jin Yong cucina

Molti piatti sono preparati artigianalmente, come gli gnocchi di riso e le orecchie di maiale con salsa di soia, ma vediamo nel dettaglio alcuni dei piatti più apprezzati. La proposta spazia dalla famosa “Scodella di fuoco piccante”, un piatto ricco di sapori intensi e speziati, disponibile con diversi ingredienti come intestino di maiale, gamberi o cavolfiore, fino ad arrivare ai famosi “Ravioli al vapore” disponibili in diverse varianti, tra cui carne, pollo e gamberi, questi ravioli sono un must per gli amanti della cucina dim sum. ​Non può mancare il “Manzo in salsa Laoganma”, preparato con la salsa piccante del Sichuan, ma anche l’”Anatra alla pechinese” un classico della cucina cinese, servito con la pelle croccante e la carne tenera. 

# I clienti vanno matti per…

jinyongsarpi_ IG

Nelle serate più movimentate questi sono i primi piatti che vanno a ruba:

  • spaghetti fatti a mano in brodo: è una delle specialità più amate, questi spaghetti freschi vengono serviti in brodo con vari condimenti, come manzo, puntine di maiale o frutti di mare
  • riso saltato alla cantonese: uno dei piatti cinesi più amati dagli italiani, si tratta di un piatto semplice ma saporito, con uova, prosciutto e verdure miste 
  • manzo saltato con bambù e funghi: è uno dei piatti più legati alla tradizione cinese e si tratta di un piatto ricco di sapori che unisce il manzo saltato con bambù croccante e funghi
  • interiora in salsa piccante del Sichuan: è un piatto non adatto ai deboli di stomaco, perché si tratta di interiora di maiale cucinate con una salsa piccante tipica del Sichuan che trasforma questo in un piatto audace
  • ravioli di pollo alla griglia: tra i dim sum più amati c’è sicuramente quello con il pollo alla griglia, apprezzato per la crosta esterna “scrocchiettante”.

Spunto: ilmondoamilano IG

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MARTA BERARDI

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5 gite in treno da fare con la bella stagione partendo da Milano

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Villa Carlotta - ph. @valeriosdiaries IG

Con l’arrivo della bella stagione, le giornate si allungano, il sole si fa più caldo e la voglia di evadere dalla routine cittadina cresce di giorno in giorno. Milano, con la sua posizione strategica e la rete ferroviaria ben collegata, è il punto di partenza ideale per esplorare borghi affacciati sui laghi, sentieri immersi nella natura o piccoli gioielli d’arte e cultura. Ecco cinque gite da fare comodamente in treno, senza stress e in totale relax.

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5 gite in treno da fare con la bella stagione partendo da Milano

#1 Villa Carlotta (e Bellagio)

Credits: @bi.nicoletta
Villa Carlotta Tremezzina

A Tremezzo, sulle sponde soleggiate del Lago di Como, si trova una bellissima villa bianca, con vista su Bellagio sullo sfondo di montagne innevate. Villa Carlotta è una tappa obbligata per chiunque visiti questa parte idilliaca d’Italia. All’interno dei suoi cancelli si trova un’affascinante combinazione di natura e arte. L’edificio fu costruito alla fine del XVII secolo dal marchese Giorgio Clerici di Milano, poi passò nelle mani di un ricco uomo politico, Giovanni Battista Sommariva, che si dedicò al collezionismo d’arte, riempiendo le sale di Villa Carlotta di imponenti sculture e dipinti.

Oggi la villa ospita un museo con una collezione di statue, dipinti e mobili neoclassici originali, con pregevoli capolavori di Francesco Hayez, Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen. I giardini sono impressionanti quanto la casa stessa, con fioriture di luminose azalee e rododendri, alberi secolari e palme imponenti. C’è anche un giardino all’italiana con siepi curate, pergolati ombreggiati, aranci e camelie e un tranquillo giardino di bambù.

Il museo e i giardini sono aperti da marzo a novembre dalle 10:00 alle 19:00 e i biglietti d’ingresso da 15 euro per gli adulti ti danno accesso a entrambi, insieme a un tour audio autoguidato per saperne di più sull’intrigante storia della villa.

Milano-Villa Carlotta

In treno il tempo per aggiungere la villa è di 1h 30min: si prende il treno da Milano Centrale per Como S. Giovanni, da lì è disponibile il traghetto fino a Tremezzo da dove la villa dista solo 5 minuti a piedi da Villa Carlotta. Per completare l’esperienza si può poi prendere il traghetto di ritorno con sosta a Bellagio

#2 Castello di Vezio (Varenna)

nivesferrati IG – Castello di Vezio

Al centro del Lago di Como, sul promontorio che sovrasta Varenna, si erge da più di mille anni, il Castello di Vezio, un antico avamposto militare di origine basso medioevale eretto a difesa del lago e dei borghi circostanti dalla regina longobarda Teodolinda. Situato in un luogo militarmente e commercialmente strategico da cui si domina l’intero centro Lago di Como e per questo abitato sin dall’età del ferro, il castello protesse il paese di Varenna e i suoi abitanti nelle frequenti guerre e saccheggi che sconvolsero il territorio durante tutto il medioevo.

Immerso nel verde di uno degli oliveti più a nord del mondo e in un giardino mediterraneo ai piedi delle Alpi, ospita occasionalmente esposizioni di opere d’arte di vario genere e permanentemente un’esposizione sul Lariosauro. Con i suoi sotterranei visitabili, la torre arredata, il giardino botanico, le statue disseminate nel giardino e i “fantasmi”, il castello si fonde in un contesto di ineguagliabile bellezza naturale, con l’arte, la storia e la cultura del territorio. A causa del tragico vandalismo subito nell’ottobre 2022 l’attività di falconeria è definitivamente sospesa.

Dal primo marzo al primo dicembre è aperto tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17, mentre il sabato e la domenica dalle 10 alle 18. Il prezzo intero per un adulto è di 5,50 euro, mentre per gli over 65 e i ragazzi fino ai 18 anni compiuti è di 3,50 euro.

Maps – Milano-Castello di Vezio

Per arrivarci si prende il treno diretto per Sondrio/Tirano e si scende alla fermata Varenna/Esino Lario. Usciti dalla stazione ferroviaria, sulla sinistra c’è una scalinata che conduce sulla strada, costeggiate il fiume scendendo verso il lago, attraversate il ponte andando verso sinistra e proseguite fino al ristorante “Montecodeno”. Da lì parte il sentiero per salire al Castello di Vezio: la salita è abbastanza ripida, ma breve perché in circa 20-30 minuti si arriva in cima.

#3 Rafting sull’Adda a Castione Andevenno (Valtellina)

sarabuizza IG – Rafting Valtellina

A poco più di un’ora da Milano, per i più avventurosi si può fare rafting in Valtellina, sul fiume Adda. In totale sicurezza, tra le onde e gli spruzzi, è un’esperienza adatta a chi cerca una scarica di adrenalina, ma anche alle famiglie che vogliono sperimentare per la prima volta la discesa a bordo dei gommoni.

Le associazioni sportive propongono itinerari di diversa durata e difficoltà, da scegliere in base alle proprie capacità. Le escursioni, organizzate nella meravigliosa cornice naturale del fiume Adda, sul tratto da Stazzona a Castione Andevenno, sono sempre guidate da istruttori esperti e qualificati.

Maps – Milano-Castione Andevenno

Valtellinasport.com propone ad esempio 5 pacchetti, come il Rafting Extreme Fun da 55 euro a persona e una durata di 2h, o quello Adrenalina da 65 euro. A Castione Andevenno c’è Indomita Valtellina River.

In treno si impiegano poco più di due ore, da Milano Centrale a Sondrio, a cui aggiungere una decina di minuti di bus.

#4 Parco Heller, il giardino paradisiaco in provincia di Brescia (Gardone Riviera)

ilnico_89 IG – Giardino Heller

Il giardino botanico André Heller di Gardone Riviera è molto di più di un semplice raccolta di esemplari di arbusti, piante, fiori. È un giardino paradisiaco nato per volontà del suo fondatore, Arturo Hruska, innamorato delle bellezze del Garda tanto da dedicare oltre 60 anni della sua vita a questo luogo diventato ormai magico. Si tratta di un regno botanico con specie vegetali provenienti da tutto il mondo in cui opere d’arte e natura si fondono. Sono ospitate un totale di oltre 3.000 specie differenti che vivono in armonia formando un “ensemble” unico e prezioso. Passeggiando si incontrano opere di scultura contemporanea, ruscelli, ninfee, laghetti artificiali, in un contesto coinvolgente in cui il clima e la bellezza del Garda giocano un ruolo fondamentale.

Agli inizi del ‘900 il medico e naturalista Arturo Hruska si trasferisce da Vienna a Gardone Riviera, incantato dalla bellezza del luogo. Qui crea un giardino botanico terrazzato, popolato da specie raccolte nei suoi viaggi. Nel 1988 l’artista André Heller rileva il terreno e lo trasforma in un’opera viva. Aggiunge installazioni d’arte contemporanea e suggestivi giochi scenici. Il risultato è un equilibrio armonioso tra natura e creatività.

Il biglietto per gli adulti dai 16 anni in su è di 12 euro, il parco è aperto tutti i giorni dalle 9 di mattina alle 7 di sera.

Maps – Milano-Giardino Heller

Per raggiungere il Giardino Botanico André Heller si prende il treno da Milano Centrale, il viaggio dura circa 1h e 15min, poi arrivati a Brescia occorre salire sul bus RL202 di Gargnano Boldini per 1h e 10min di viaggio fino a Gardone Riviera. Il giardino è a 5 minuti a piedi. 

Leggi anche: Il giardino incantato della Lombardia

#5 Escursioni in bici sul Lago di Lugano con “Train & Bike” (Gandria, Morcote, Monte San Salvatore)

discovera.it – Gita in bicicletta

Prima il viaggio in treno verso le più belle località della Lombardia, poi l’immersione nella natura con una pedalata in completo relax o un’escursione su percorsi più impegnativi. Grazie a Train & Bike, ideata da Trenord nel programma di promozione turistica “Gite in treno“, il biglietto ferroviario consente di usufruire di sconti dedicati per il noleggio di biciclette presso punti convenzionati in alcune delle più belle località turistiche della regione, per una gita su due ruote all’insegna della sostenibilità. 

Il Lago di Lugano si trova nella parte meridionale della Svizzera, nel Canton Ticino proprio al confine con l’Italia. Con i suoi pittoreschi villaggi lacustri e il clima mite, è una meta escursionistica molto apprezzata, anche perché offre condizioni ideali per gli amanti degli sport acquatici: è possibile praticare vela, windsurf, kayak, stand-up paddling o immersioni. Ma il lago è circondato anche da imponenti montagne. Il Monte Brè, raggiungibile in funivia da Lugano, offre una spettacolare vista panoramica sul lago e sulle montagne circostanti. Un’altra attrazione è il Monte San Salvatore raggiungibile da Lugano in circa 15 minuti con la funicolare, che offre una vista mozzafiato su tutto il Lago di Lugano e sulle Alpi vicine. Non solo: dalla cima si vede anche Milano. Quando il cielo è sereno. 

Maps – Milano-Lugano

Il biglietto include un treno di andata e ritorno dalla stazione da Milano Porta Garibaldi per Porto Ceresio e la navigazione in battello fino a Morcote, Brusino Arsizio, Melide, Gandria, Paradiso e Lugano.

Spunto: discovera.it

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MARTA BERARDI

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20 aprile. Nasce a Milano Gianrico Tedeschi, l’attore «che parla, comunica e ti incanta»

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Tedeschi

Salomone Ovadia, in arte Moni, lo definì un uomo il cui volto è “una geografia teatrale, che parla, comunica e ti incanta“. Il carisma di Gianrico Tedeschi, sul palco, davanti ad una cinepresa o semplicemente a cena con amici e colleghi, era qualcosa di unico, perchè questo maestro aveva la rara capacità di essere “magnetico” e seducente, rimanendo umile e semplice.

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20 aprile. Nasce a Milano Gianrico Tedeschi, l’attore «che parla, comunica e ti incanta»

# Dalla casa a ringhiera alla guerra in Grecia

Credits wikipedia.org – Gianrico Tedeschi

Tedeschi, nato a Milano il 20 aprile 1920 e mancato nel 2020, all’invidiabile età di 100 anni tre mesi e una settimana, è stato un esempio inimitabile di come si fa teatro, quello vero. Quello con un Giorgio Strehler che ti “smonta” e ti “rimonta” stravolgendo le tue caratteristiche (di attore) abituali, per farti diventare un personaggio da palcoscenico che mai avresti pensato di interpretare. Gianrico Tedeschi nacque in una casa di ringhiera, col bagno fuori, a porta Venezia, precisamente in via San Gregorio. Aveva tre fratelli. Si iscrisse alla Cattolica, ma la guerra lo chiamò alle armi, come ufficiale, partecipando alla campagna di Grecia.

# La scoperta nei campi di concentramento della passione per la recitazione 

Dopo la diramazione dell’Armistizio dell’8 settembre del ’43, fu fatto prigioniero dai tedeschi e mandato in campo di concentramento: è proprio qui che scopre l’attitudine e la passione per la recitazione. Questo “incontro” lo raccontava così: “durante i due anni di prigionia, in un campo per ufficiali, per vincere la paura e la fame, si cercava di tenersi impegnati. Molti soldati catturati avevano con sè dei libri e misero insieme una sorta di biblioteca. Io leggevo molto, l’Enrico IV e L’uomo dal fiore in bocca, di Pirandello oppure Spettri di Henrik Ibsen e, assieme a malcapitati ufficiali come me, ho rappresentato queste opere sotto forma di teatro“. In prigionia conosce un certo Enzo De Bernard che, quando l’internamento finisce, fa conoscere a Gianrico la sorella, Laura, che diventa la prima moglie di Tedeschi, dalla quale ha la figlia Enrica (nata nel 1950). Ma facciamo un passo indietro: “quando tornai in Italia e dissi a mia madre che volevo fare l’attore, lei mi tolse il saluto. Mi iscrissi all’Accademia d’arte drammatica di Roma, in quel periodo un aiuto prezioso me lo diede il Convitto Nazionale Partigiani e Reduci, che dava la possibilità a chi, dopo la guerra, voleva rifarsi una vita, di rimettersi in gioco“. Ed inizia così l’epopea artistica lunga settant’anni.

# Un milanese a Roma

Tedeschi

A Roma Gianrico non solo non perde l’amore e la passione per Milano ma, ad un certo punto della propria carriera, sente il bisogno di recitare in dialetto meneghino: “ad inizio degli anni novanta Tedeschi mi disse: sono milanese e non ho mai recitato nel mio dialetto. Mi propose una produzione letteraria di Luigi Santucci e diventai la regista di Noblesse Oblige“, raccontò recentemente in un’intervista Andrèe Ruth Shammah.

La carriera di Gianrico Tedeschi è stata un vulcano di opere, successi, esperimenti teatrali, di un attore a tuttotondo, cioè drammatico, comico, riflessivo e giocoso. Si narra che soltanto Giorgio Strehler riusciva ad imporgli ruoli e stili di recitazione a lui magari alieni: “Eh sì, perchè Strehler sapeva stimolare l’attore, magari anche in modo violento, ma ti faceva tirare fuori caratteristiche recitative che magari neanche pensavi di avere“. Confidò anni fa Tedeschi.

Alla fine della sua lunga carriera, vantò innumerevoli parti come protagonista in opere teatrali, l’ultima fu “Dipartita finale”, nel 2016, di Franco Branciaroli, milanese pure lui. Iniziò al fianco di Bice Valori, Paolo Panelli e Nino Manfredi ne “La dodicesima notte”, passando per “La vedova scaltra”, “L’opera da tre soldi”, “Arlecchino servitore di due padroni” e tanti altri lavori che rimangono antologia della recitazione.

Partecipò a quarantatre film e a quattordici prose televisive. Per non parlare di Carosello e delle tredici esperienze come doppiatore, dando la voce, tra gli altri, a Walter Matthau, Charles Boyer e Steven Geray. Alla fine degli anni sessanta Gianrico Tedeschi conobbe la collega Marianella Laszlo, un’attrice fiorentina con cui ha avuto la secondogenita Sveva, che ha intrapreso le orme dei genitori recitando col padre in diversi lavori teatrali.

FABIO BUFFA

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I 7 locali del passato che i milanesi sognano di riportare in vita (con i video dell’epoca)

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Rolling stones

“Quale locale che non c’è più rivorresti a Milano?“. Scopriamo quali sono i locali scomparsi di Milano che hanno ricevuto più preferenze nelle risposte dei milanesi.

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#7 Moonshine, il covo della birra, della musica ricercata e del leggendario retrobottega

Credits bponchielli IG – Moonshine

Al Moonshine si entrava in un mondo a sé. Un posto d’altri tempi o forse di tempi mai esistiti a Milano. Luci soffuse, bandiere e disegni sulle pareti, atmosfera psichedelica. La birra artigianale d’importazione e la musica sempre particolare e ricercata erano due elementi imprescindibili. Così come le tisane depuranti e il cibo obbligatoriamente vegetariano.  La vera chicca era però il “retro bottega“, una zona franca per gli affezionati, un salotto alternativo dove si veniva catapultati in una realtà lontana, onirica e quasi magica. Lo storico locale in zona Corvetto ha chiuso i battenti nel 2014. 

Video documentario del Moonshine nel 2010:

#6 Santa Tecla Cafè, trampolino di lancio per i cantanti di musica leggera tra gli anni ’50 e ’60, tempio dei sanbabilini negli anni ’80 e ’90

Credits topreservation – Santa Tecla Cafe

Il Santa Tecla era un iconico club nell’omonima via a due passi dal Duomo, famoso per essere stato trampolino di lancio per numerosi gruppi e cantanti di musica leggera e rock and roll negli anni cinquanta e sessanta. Qui si sono esibiti mostri sacri come Tenco, Battisti, Gaber, Jannacci e Celentano. Tempio della musica jazz milanese negli stessi anni, fu trasformato negli anni settanta in discoteca diventando un punto di ritrovo per i sanbabilini, i giovani della borghesia milanese di orientamento di destra. Con musica underground e brit pop era la sede delle serate Glitter Motel e il locale prese poi il nome di Cafè Dalì, sfoggiando nel salone principale un’enorme e indimenticabile opera di Salvator Dalì “the face of Mae West” . Dopo un incendio a fine anni ’90 e la sua ricostruzione in stile newyorchese con il nome di “Santa Tecla Cafè” ha chiuso definitivamente i battenti nel 2016.

Video documentario del Santa Tecla nel 2010:

#5 Rainbow Club, musica underground tra sudore e colpi di pogo

Credits: corriere.it – Rainbow Club

Il Rainbow Club è stato uno dei luoghi più importanti, e probabilmente uno dei più longevi, della cultura underground milanese. Punto di riferimento già nei primissimi anni ’80, quando si chiamava Odissea 2001 e ospitava in via Besenzanica concerti di artisti del calibro di Bauhaus o Nico, ha cambiato nome diverse volte negli anni successivi ma è sempre rimasto uno dei music club più importanti per tutti quei generi musicali non commerciali quali punk e post-punk. Per oltre un decennio ha ospitato alcuni dei concerti più alternativi in ambienti sempre al limite della capienza, tra sudore e colpi di pogo. Ha chiuso nel 2008. 

Trailer della visita virtuale in 3D al Rainbow Club di Milano:

#4 Il Transilvania, punto di riferimento per la musica dark

Transilvania

Il Transilvania è stato un punto di riferimento della musica dark e dei gruppi underground milanesi. Realizzato in un ex-magazzino di via Paravia (zona San Siro), ristrutturato con grandissima personalità, al suo interno aveva lapidi alle pareti, il bar pieno di teschi, e la teca che conteneva un enorme serpente vivo. Al suo posto oggi c’è un un garage a due piani.

Concerto Unseen Transilvania 2006:

#3 Rolling Stone, il locale preferito dagli amanti del rock

Credtis: eventshunters.com – Rolling Stone

Ricavato dal cinema Ambrosiano in Corso XXII Marzo e nato nel 1979 come Studio 54 sull’onda del successo del celeberrimo locale di New York, simbolo di trasgressione e del “tutto è possibile”, nel 1981 diventa Rolling Stone ed è un chiaro tributo al rock e ai suoi adepti. Qui hanno suonato artisti del calibro di Joe Cocker, Bob Geldof, Lou Reed, Iggy Pop, The Ramones e gli Oasis. Per oltre un decennio il venerdì sera suonava la migliore musica pop rock della città. Ha chiuso nel 2009. 

Una serata al Rolling nel 2008: 

#2 Le Scimmie, il tempio della musica dal vivo di qualità 

Credits: rockit.it – Le scimmie

Un locale culto per la musica jazz dal vivo, ma che ha ospitato anche altri generi. Piuttosto piccolo, decisamente non adatto per acustica e struttura, ma dove si esibivano i veri virtuosi della musica milanese e internazionale: qualunque artista di stanza a Milano sognava di esibirsi in questo locale ed è stato il luogo simbolo della scena musicale milanese degli anni novanta. Sul palco delle Scimmie hanno suonato Pat Metheny, Laurie Anderson e tanti artisti italiani, Elio e le Storie Tese, Eugenio Finardi, Le Vibrazioni, i Bluvertigo, Malika Ayane, Irene Grandi. Spesso con performance a sorpresa. Il locale sui Navigli (Via Ascanio Sforza 49) ha chiuso nel 2015 dopo 34 anni di onorata carriera. 

Un Morgan d’annata alle Scimmie 2008:

#1 Il Plastic, il locale di Milano più conosciuto al mondo

Credits: foto-divertente.blogspot.com

Il Plastic era più di una discoteca. E’ stata a lungo il regno della Milano di notte, la vetrina della creatività, dove si sperimentavano le nuove mode e celebre per aver importato il modello New York della selezione all’ingresso che veniva affidata a personaggi mitici e temuti. Senza dubbio il locale di Milano più conosciuto al mondo. Numerose sono state infatti le frequentazioni di personaggi ed artisti di fama internazionale: Madonna, Elton John, Andy Warhol, Freddie Mercury, Prince, Paul Young, Bruce Springsteen, Keith Haring che insieme a Grace Jones, per passarci una serata, prendeva l’aereo. Dopo la chiusura nel 2012 nella storica location di viale Umbria 120, ha riaperto in via Gargano (nei pressi della Fondazione Prada) con il soprannome di Plastic Palace. Ma anche se rincorre i fasti di un tempo, l’originale era un’altra cosa. Anche perché la Milano di notte di allora era tutta un’altra cosa. 

Una serata al Plastic nel 1987:

Continua la lettura con: I LOCALI di Milano dove succedono COSE STRANE

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2025)

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Questa è «la via più bella di Milano»

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Ph. @angelscarles IG

Eletta su Instagram «la via più bella di Milano». Ma è proprio così? Andiamola a scoprire. 

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Questa è «la via più bella di Milano» 

# «Avete visto vie così belle? Secondo me, no»

Ph. @onenorthernman IG

«Questa è la via più bella di Milano» lo declama su Instagram l’urban explorer Piero Armenti. Non si tratta di un profilo qualunque: è seguito da quasi 650mila follower. «Via Morone è la via più bella di Milano, non c’è alcun dubbio. Curve, palazzine, anche con la pioggia ha un fascino». La più bella di tutte. E, almeno per lui, non solo di Milano.

«Avete visto vie così belle? Secondo me, no. Non avete visto mai vie così belle» la celebra in questo video. «Questa via è bellissima, la conoscono in pochi, ma è stupenda». Ma cosa rende così speciale via Gerolamo Morone?

# Tra via Manzoni e piazza Belgioioso

Innanzitutto è speciale la posizione. Tra via Manzoni e piazza Belgioioso. Nel cuore della vecchia Milano. Si tratta di uno stretto vicolo che non è solo stupendo: qui c’era il papà dei Promessi Sposi, Giacomo Puccini ha immaginato la Madama Butterfly, le signore della Milano bene hanno scelto le loro pellicce migliori. Ma c’è anche molto altro in via Morone, tra cui queste chicche:

    • la casa di Alessandro Manzoni
    • L’Antica Barbieria Colla, il barbiere di Puccini
    • La Galleria Bolzani, dove è nato il Quarto Stato

Ma chi era Gerolamo Morrone? Era il Gran cancelliere del Ducato di Milano negli anni d’oro del Rinascimento, ambasciatore presso Papa Leone X e sostenitore di Leonardo da Vinci mentre dipingeva il Cenacolo. Il duca Francesco II Sforza lo ha fatto Conte di Lecco e poi la vita lo ha portato a Napoli al seguito delle milizie francesi, ma il suo amore è rimasto Milano fino all’ultimo dei suoi giorni.

Qui il breve video celebrativo della strada:

Continua la lettura con: A Milano la strada più cara del mondo

ANDREA ZOPPOLATO

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