Le metro del mondo si sfidano anche sugli aspetti più spettacolari. L’ultima arrivata è una fermata che sembra arrivare dal futuro, un capolavoro di architettura contemporanea che trasforma l’esperienza dei viaggiatori. Grazie al suo design monumentale e all’integrazione di luce, arte e materiali innovativi, è destinata a diventare una delle più iconiche del mondo.
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Inaugurata a Parigi la stazione metro capolavoro: come un grattacielo rovesciato nel sottosuolo
# Un cilindro di 70 metri che rivoluziona il sottosuolo
bramsi_du_rails IG – Esterno stazione
Villejuif-Gustave Roussy è una stazione fuori dal comune, progettata dallo studio Dominique Perrault Architecture (DPA) come un gigantesco cilindro di cemento con un diametro di 70 metri e una profondità di 50. Questa struttura monumentale crea un effetto visivo sorprendente, dando la sensazione di un grattacielo rovesciato che affonda nel sottosuolo.
bramsi_du_rails IG – Struttura stazione
Situata nel cuore del Plateau de Longboyau, nel Parc Départemental des Hautes-Bruyères, la stazione fa parte della nuova rete Grand Paris Express, un progetto da 200 km che sta ridefinendo la mobilità della capitale e del suo hinterland.
josugon IG – Villejuif
Oltre ad essere un nodo di trasporto strategico, Villejuif-Gustave Roussy è un’icona architettonica che ridefinisce l’idea di spazio urbano sotterraneo.
Uno degli elementi più sorprendenti della stazione è il suo tetto, progettato per eliminare la sensazione di chiusura tipica delle metropolitane tradizionali. Grazie a un sistema di aperture e superfici specchiate, la luce naturale penetra in profondità nel cilindro, creando giochi di riflessi che amplificano la percezione dello spazio.
Oscarmateka IG – Villejuif-Gustave Roussy
Guardando verso l’alto dalle scale mobili o dalle passerelle sospese, i viaggiatori possono persino intravedere il cielo, un dettaglio che rende l’ambiente arioso e suggestivo. Il tetto, che funziona come un vero e proprio pozzo di luce, è un elemento chiave del progetto: non solo illumina, ma trasforma la stazione in un luogo di connessione visiva tra la città e il sottosuolo, annullando il confine tra interno ed esterno.
# Arte e architettura per un’esperienza immersiva
Samantha Dumont IG – Opere d’arte stazione
Oltre alla sua impressionante struttura architettonica, Villejuif-Gustave Roussy è anche un’opera d’arte. L’artista cileno Iván Navarro ha contribuito al progetto con installazioni luminose che trasformano le superfici interne in scenari dinamici e suggestivi. Le pareti riflettenti, abbinate a giochi di luce colorata, creano illusioni ottiche che accompagnano i viaggiatori in un’esperienza immersiva. Questa combinazione di arte e infrastruttura rende la stazione non solo un punto di passaggio, ma una destinazione in sé, dimostrando come le metropolitane del futuro possano essere luoghi di bellezza e ispirazione. Arriverà anche Milano a progettare opere di questo tipo ad uso pubblico?
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La foto del giorno: oggi siamo in via della Boscaiola (Isola)
Ph. @milanosuitacchi
Ph. @milanosuitacchi IG
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chatgpt AI - Protesta residenti per il trasporto pubblico
I mezzi pubblici milanesi vanno studiati tenendo conto anche dell’hinterland. Questa richiesta si sta alzando forte in molte aree dei dintorni della città. I più agguerriti sono i residenti del primo comune dell’hinterland sud di Milano che non si danno per vinti e proseguono nella loro battaglia per estendere il tram 24. Ma non è l’unico caso: i cittadini dell’hinterland, già separati da Area B e area C, non vogliono più essere ghettizzati fuori Milano per il trasporto pubblico.
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«Manca un collegamento efficiente con Milano»: la rivoluzione di Opera si estenderà a tutto l’hinterland?
# Raccolta firme e richiesta al governo: il tram 24 deve arrivare almeno fino a Opera
MM – Tram 24
Continua la protesta dei residenti del primo comune dell’hinterland sud, iniziata poche settimane dopo l’annuncio dell’estensione di circa 1 km del tram 24 fino allo IEO. A guidare la “rivolta” l’ex Sindaco Ettore Fusco, anche tramite una petizione rivolta a Comune e ATM e che già dai primi giorni ha raccolto oltre 300 firme.
# «Anche se siamo un comune confinante, manca un collegamento efficiente con Milano: e il Comune si oppone»
MM – Tram 24 fino allo IEO
Queste le sue parole riportate da Il Giorno: «Il nostro problema non è solo quello delle linee Z, che servono anche Opera senza rispettare corse e orari, ma anche la mancanza di un collegamento efficiente con Milano, nonostante siamo un comune confinante. Da tempo si chiede di estendere il tram 24 fino a Locate, per collegare la stazione ferroviaria con Milano attraversando Opera, ma il capoluogo si oppone. Addirittura si rifiutano di prolungare almeno le rotaie fino a Noverasco ora che il tram sarà esteso fino all’ospedale oncologico Ieo. In pratica realizzeranno poco più di un km di percorso ferrato quando con circa 3 km sarebbero arrivati almeno al confine con Opera servendo non solo la nostra città, ma anche una buona fetta di sud Milano».
# L’ex Sindaco di Opera: «Sala deve pensare anche al resto della provincia di Milano»
Pums Tram Noverasco
Non sono bastate quindi le rassicurazioni di Arianna Censi che, durante il Consiglio Comunale del 3 febbraio 2025, aveva spiegato che l’estensione fino a Noverasco è prevista nella pianificazione territoriale trasportistica e della mobilità a tutti i livelli. L’ex Sindaco di Opera ha infatti aggiunto: «Milano non vuole attestare a Opera la futura M6 e così lavoriamo con il Governo affinché lo Stato faccia capire al sindaco della Città Metropolitana che, se vuole fondi per salvare il suo bilancio, deve pensare anche al resto della provincia di Milano».
# Le richieste di Buccinasco, Segrate e Legnano per avere migliori collegamenti e il ripristino delle linee tagliate
centrostudipim – Città Metropolitana di Milano
Se la cittadinanza di Opera è la più rumorosa nel far sentire la propria voce, anche delle associazioni come Vivopera spingono per il prolungamento del tram e vorrebbero l’arrivo della futura linea M6, gli altri comuni non stanno a guardare. I disservizi e gli scarsi collegamenti dell’hinterland con Milano iniziano a sollevare malumori un po’ dappertutto.
Linea 351, passerella non aperta
L’amministrazione di Buccinasco lamenta che il contestuale accorciamento del tragitto del bus 351, da Romolo a piazza Negrelli, non è coinciso con il completamento della passerella sul Naviglio per favorire l’interscambio con la M4 a San Cristoforo. Il collegamento non dovrebbe essere pronto prima di maggio-giugno, almeno sei mesi dopo rispetto a quando sarebbe stato necessario, e in questo modo chi vive fuori a Milano non riesce a prendere la metropolitana.
Linea 38 accorciata
Da Segrate è un incubo raggiungere Milano. Le situazioni più critiche sono nelle frazioni di Redecesio, Lavanderie e Novegro, con quest’ultima che ha perso la 38 di ATM dopo l’entrata in servizio di M4. A questo si aggiunge che anche il passante ha diverse criticità e nemmeno il servizio del Chiamabus, istituito su indicazione dell’Agenzia di Bacino per sostituire alcuni bus, non sta funzionando.
Linee Trezzano-Corsico
Pure gli abitanti di Corsico e Trezzano sul Naviglio non hanno collegamenti rapidi con la città, con la linea 327 diretta a Bisceglie M1 che sconta il traffico e frequenze troppo alte fuori dagli orari di punta. L’ultima rimostranza arriva dai residenti e dal Sindaco di Legnano, a causa della decisione dell’Agenzia del Trasporto Pubblico del Bacino della Città Metropolitana di Milano di arretrare la linea di Movibus da Cadorna a Molino Dorino.
# L’hinterland non ci sta più a essere ghettizzato fuori Milano per il trasporto pubblico
Il concetto di fondo è questo: i 133 comuni della Città Metropolitana di Milano devono essere una sola cosa, senza distinzione tra capoluogo e hinterland quando si parla di trasporto pubblico. Tutti dovrebbero avere al loro interno la stessa qualità e capillarità del servizio presente a Milano, in proporzione a popolazione e territorio, e collegamenti rapidi e diretti con lo stesso. Questo compito è demandato a Beppe Sala, sindaco sia di Milano che della città metropolitana, che per ragioni politiche risponde però solo a chi l’ha votato, ossia ai cittadini del comune di Milano, pur amministrando un territorio più ampio. Area B è già stata un segnale di questa “ghettizzazione” dell’hinterland che è accentuata dagli stop alle estensioni extraurbane delle linee di metro e tram. Il mancato completamento della riforma delle città metropolitane, che avrebbe dovuto prevedere tra le diverse opzioni l’elezione diretta del sindaco, ha di certo contribuito a creare la situazione attuale ma non può essere una scusante. E chi vive nell’hinterland lo sa bene.
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L’associazione HQ Monza va all’attacco elencando le spese su cui si potrebbe risparmiare: nel mirino c’è Cinisello Balsamo e il deposito. La risposta di Alleanza Verdi Sinistra di Cinisello: «riteniamo che i calcoli diffusi dal comitato monzese siano errati». È battaglia sui numeri, ma a giugno è attesa la resa dei conti: o si trova la quadra o si rischia di mandare in fumo i fondi già stanziati.
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Tra Cinisello e Monza è battaglia per gli extra costi della M5
# Per l’associazione HQMonza qualcosa non torna sui circa 600 milioni di extra costi, ritenuti eccessivi
Credits simopulp IG – Linea M5
L’associazione HQMonza, che da anni si batte per vedere realizzato il prolungamento della linea M5 fino al Polo Istituzionale, sostiene che sugli extra costi c’è qualcosa che non quadra. I 589 milioni di euro sarebbero eccessivi, il totale arriverebbe a 350 considerando le voci di spesa emerse durante il Consiglio Regionale, come riportato da Il Giorno. Per arrivare a queste conclusioni l’associazione ha costituito un “focus group”, composto da ingegneri, architetti e geologi, per valutare i documenti e le notizie disponibili sul progetto. Tra i costi ritenuti eccessivi ci sarebbero:
4 pozzi per l’acqua potabile da spostare valutabili in 1 milione 200 mila euro;
tetti verdi da realizzare sul deposito treni, per circa 3 milioni e 500mila euro;
una seconda compensazione ambientale con la sistemazione di un’area di 3,7 ettari per renderla adatta a orti urbani, per un massimo di 500mila euro;
terreni da bonificare e presenza di “occhi pollini”, delle specie di grotte, in corrispondenza di alcune tratte delle gallerie” per un massimo di 90 milioni di euro;
un adeguamento prezzi sull’intero progetto, calcolando un aumento del 20% dal 2018 al 2024, quantificabile 260 milioni di euro.
Come si arriva quindi a quasi 600 milioni di euro aggiuntivi?
# Nel mirino lo spostamento della stazione di Cinisello Balsamo, il nodo di Bettola e anche il deposito a Monza
M5 per Monza
Sempre secondo l’associazione HQMonzala maggior parte degli extra costi sarebbero da imputare a opere infrastrutturali collegate ad alcune fermate della metro e nello specifico quelle nel territorio di Cinisello Balsamo. Viene citata la “variante Lincoln”, una modifica del progetto del 2018 che ha comportato l’allungamento del tracciato di due chilometri per lo spostamento della stazione da via Matteotti a via Lincoln, con un progetto più costoso e un valore economico stimabile di circa 250 milioni di euro in più.
Hub m1-m5 a Monza Bettola
Ci sarebbe poi l’interscambio M1-M5 in zona Bettola, dove era previsto un maxi centro commerciale con 2.500 posti auto oggi sparito dai radar, la bicistazione e la stazione per gli autobus, per un valore stimato tra i 100 e 150 milioni di euro.
Deposito Monza M5
Infine ci sarebbero anche le risorse per realizzare il deposito per 60 treni a Monza, nella zona agricola di Casignolo, ritenuto sovrastimato in quanto sulla tratta ne circolerebbero solo 37. La struttura potrebbe essere dimezzata, riducendo l’esborso del 40% per una cifra pari ad oltre 100 milioni di euro. Gli attivisti monzesi sostengono però che, secondo alcune indiscrezioni, il deposito verrebbe usato anche da convogli della linea M1 e che in tal caso la spesa andrebbe ripartita.
# La risposta di Alleanza Verdi Sinistra di Cinisello Balsamo: «riteniamo che i calcoli diffusi dal comitato monzese siano errati»
Sulla testata nordmilano24.it è arrivata una nota in risposta all’associazione da parte di Alleanza Verdi Sinistra di Cinisello Balsamo: «Considerando che i costi delle quattro fermate su Cinisello Balsamo erano già compresi in quel miliardo e 296 milioni di euro stanziati nel 2018, riteniamo che i calcolidiffusi dal comitato monzese siano errati. A far lievitare i costi sono soprattutto i quattro pozzi di acqua potabile da spostare, i tetti verdi da realizzare sul deposito treni del Casignolo, e una seconda compensazione ambientale con la sistemazione di un’area di 3,7 ettari per renderla adatta ad orti urbani».
Nel testo si precisa inoltre come tutti gli enti si siano impegnati a cofinanziare l’intervento per la quota del 28,85% dell’importo complessivo e che il Comune di Cinisello Balsamo è quindi parte del progetto e partecipa attivamente ai costi dell’opera. Non solo, vi contribuisce anche facendosi carico della costruzione del parcheggio pubblico di interscambio presso il nodo di interscambio di Bettola secondo quanto previsto dal PII Bettola per un valore complessivo di 22.919.760,00 milioni di euro.
La nota si conclude evidenziando che a pesare di più in termine di mancanza di risorse sia il definanziamento, previsto dal bilancio approvato quest’anno, di 7 milioni di euro nel trienno 2025-2027 del completamento del polo metropolitano M1-M5 di Cinisello-Monza Bettola.
Nel frattempo il tempo continua a scorrere e la scadenza di giugno si avvicina, assieme al rischio di vedere perdere i fondi già stanziati per realizzare il prolungamento.
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Milano, 16 marzo 1805. Nasce il Supremo Consiglio d’Italia del Rito Scozzese, un evento destinato a segnare la storia della Massoneria italiana.
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16 marzo: nasce a Milano il futuro Grande Oriente d’Italia. La sua sede oggi è in una posizione «strategica»
# Breve storia della Massoneria in Italia
Grembiule Gran Maestro – ph. @secsrlroma IG
Milano, 16 marzo 1805. Nasce il Supremo Consiglio d’Italia del Rito Scozzese, un evento destinato a segnare la storia della Massoneria italiana. Artefice di questa fondazione fu il conte francese Alexandre François Auguste de Grasse Tilly, che con un atto solenne sancì la creazione di una nuova istituzione: «Il Supremo Consiglio d’Italia crea e costituisce di sua sovrana autorità una Gran Loggia generale in Italia sotto la denominazione di Grande Oriente del Rito Scozzese Antico ed Accettato». Con questa dichiarazione, veniva posta la prima pietra dell’attuale Grande Oriente d’Italia, formalmente istituito il 20 giugno dello stesso anno. Ancora oggi, quella data rappresenta l’inizio ufficiale della storia dell’Ordine.
Ma la parabola della Massoneria italiana non fu priva di ostacoli. Con la caduta del Regno d’Italia napoleonico, l’Ordine entrò in un periodo di repressione, salvo poi riaffiorare con forza tra le fila del Risorgimento. Tra i suoi protagonisti spicca la figura di Giuseppe Garibaldi, che divenne Gran Maestro e simbolo di un’epoca in cui ideali massonici e patriottismo si intrecciavano indissolubilmente.
Nel dopoguerra la Massoneria tornò legale anche se negli anni ottanta fu coinvolta nello scandalo P2, una Loggia storica del Grande Oriente d’Italia, fondata nel 1977 col nome di “Propaganda massonica”.
# La sede attuale del Grande Oriente d’Italia: di fronte al Pirellone
19 aprile 2015. A pochi passi dal Grattacielo Pirelli, apre le sue porte la nuova Casa Massonica del Grande Oriente d’Italia, in via Gian Battista Pirelli 5. Un luogo destinato a lasciare il segno, non solo per la sua funzione, ma anche per la sua scenografica presenza architettonica.
L’ingresso è un manifesto simbolico: una grande insegna con la sigla G.O.I. sovrasta una monumentale scalinata illuminata, composta da dieci ampi gradini che rappresentano l’evoluzione spirituale. Un dettaglio che non sfugge ai passanti, attratti dall’aura di mistero e solennità che avvolge l’edificio.
La posizione non è casuale. Accanto ai palazzi del potere della Regione Lombardia, la Casa Massonica si inserisce nel tessuto istituzionale della città con una presenza discreta ma carica di significati. La sua inaugurazione, in concomitanza con Expo 2015, ne conferma la vocazione internazionale: un punto di riferimento per la comunità massonica mondiale, un crocevia di idee e simbolismi in dialogo con la modernità.
Con i suoi 2.000 metri quadri, la struttura è concepita come un vero e proprio percorso iniziatico. Al suo interno, oltre a un ristorante, si trovano templi intrisi di iconografia esoterica e richiami simbolici, capaci di trasportare il visitatore in un viaggio spirituale dentro l’edificio stesso. Il cuore della Casa Massonica è l’Agorà, spazio che incarna i valori fondanti della Massoneria: Libertà, Uguaglianza, Fratellanza.
La Massoneria oggi è ufficialmente osteggiata da tutti i principali partiti politici che dichiarano l’inammissibilità al loro interno di massoni. L’attività comunque è considerata legale perchè tutelata dal diritto costituzionale di associarsi.
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Doveva essere tra i più alti edifici dell’epoca, ma una volta costruito gli investitori scoprirono la beffa. Ecco quale è la sua storia e le sue dimensioni mignon.
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Il grattacielo più basso del mondo: frutto di una epica truffa
# L’edificio è nato in seguito a una truffa: le dimensioni erano in pollici non in metri
Credits: petrolitico.blogspot.com
La genesi di questo edificio è datata agli inizi del ‘900 del secolo scorso, quando nei pressi di una cittadina del Texas fu scoperto il petrolio nel sottosuolo. La conseguenza fu un grande afflusso di coloni e la necessità oltre alle case anche di uffici. Fu allora, nel 1912, che l’ingegnere J.D. McMahon si propose di realizzare un grattacielo alto 480 piedi, quindi 146 metri, per la cifra di 200.000 dollari.
Un anno dopo il grattacielo fu costruito e venne a galla l’enorme truffa perpetrata nei confronti degli investitori che avevano finanziato il progetto: nelle carte le misure dell’edificio erano in pollici e non in piedi, pertanto le dimensione risultarono notevolmente inferiori.
# Il grattacielo è alto solo 12 metri, profondo 5,5 e largo 3
Credits: premium_gouda IG – Il grattacielo più piccolo del mondo
Realizzato in uno stile neoclassico di mattone rosso, il grattacielo più basso del mondo si trova nel centro di Within Falls, in Texas, all’angolo delle strade di Seventh e LaSalle. Le sue dimensioni sono 12 metri di altezza, 5,5 di profondità e le ripidissime e strette scale interne per sale ai piani superiori occupano addirittura il 25% del volume interno. Dopo i primi anni di irritazione da parte dei cittadini, questo caso singolare dell’architettura, è oggi un’attrazione turistica mondiale grazie al suo curioso record.
Cosa c’è di più bello che iniziare la giornata ammirando le sfumature di colore rosacee che il cielo ci offre? Ogni mattina, dietro i monumenti di Milano, si nasconde il sole pronto a sorgere e che da un tocco in più all’arte e all’edilizia che li caratterizzano.
Le 7 albe più belle di Milano
#7 Piazza Duomo
Instagram: photophonico
Piazza Duomo è la piazza principale di Milano. La piazza è circondata da svariate architetture come palazzo Carminati, i portici Meridionali affiancati dalle due torri dell’Arengario e quelli Settentrionali accompagnati dall’ingresso monumentale della Galleria. Dal centro della piazza si può ammirare la nascita del sole che, lentamente, sbuca attraverso le guglie del Duomo creando giochi di luce sul marmo bianco.
#6 Castello Sforzesco
Instagram: milano_go
Il Castello Sforzesco, uno dei più popolari simboli di Milano voluto da Francesco Sforza (Duca di Milano), venne costruito nello stile Gotico Rinascimentale tra il 1360 e il 1499. Dall’entrata principale si può ammirare la via che porta al Duomo, via Dante, che lascia intravvedere il sole che è pronto a sorgere e ad illuminare la città.
#5 I grattacieli
Instagram: verobighero
Anche se non ha il mare o gli spazi sconfinati, né l’effetto di vedere nascere il sole tra le montagne, Milano ha qualcosa che nessun’altra città in Italia ha. Lo skyline dei grattacieli consente dei giochi di luce all’alba e al tramonto che si possono rivelare straordinari. Le enormi costruzioni uniscono l’arte della costruzione allo spettacolo naturale dell’alba. Posizionandosi nella zona del Monumentale in una posizione elevata è il luogo ottimale per godersi lo spettacolo.
#4 Piazza Gae Aulenti
Instagram: ranghettielisabetta
Piazza Gae Aulenti è una piazza circolare sopraelevata di 6 metri rispetto al livello della strada. Progettata dall’architetto argentino César Pelli a completamento delle omonime torri, oggi ospita alcuni dei palazzi principali dove al loro interno operano diverse multinazionali tra cui la banca Unicredit. Ideale sarebbe godersi l’alba in cima a uno dei numerosi palazzi della zona. La Torre Galfa o il Pirellone si aprono a est davanti a distese sconfinate fino a raggiungere le montagne, nelle mattinate più terse.
#3 Parco Sempione
Instagram: milano_go
Dal parco si può ammirare il sorgere del sole che, nascosto dietro la torre del Castello Sforzesco, si fa forza per spiccare il volo e illuminare Milano. Le atmosfere del parco all’alba sono qualcosa di unico perchè insieme alle prime luci si levano in cielo anche i primi suoni degli uccelli.
#2 Darsena
Instagram: photophonico
La Darsena è un bacino acqueo artificiale situato a Milano nei pressi di Porta Ticinese. Utilizzato per l’ormeggio e il rimessaggio delle imbarcazioni che navigavano i Navigli milanesi, rispecchia i raggi del sole nascente sulle acque cittadine. Un posto romantico per iniziare bene la giornata.
#1 La vastità di Milano
Instagram: milano_go
Milano ogni giorno offre spettacoli mozzafiato dove a far da protagonista è ilsole. Grazie all’alba e al tramonto Milano viene illuminato di mille sfumature di colori che vanno dal rosa, all’arancione, fino ad arrivare al rosso.
Una magica passeggiata sopra i boschi svizzeri per immergersi nella natura e guardare il mondo da un altro punto di vista. È questa la spettacolare esperienza che ci regala il treetop walk di Necktal, il primo sentiero sospeso tra le cime degli alberi della Svizzera. A quattro ore da Milano: ma merita il viaggio.
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Una camminata tra le cime degli alberi, non (troppo) lontano da Milano
# Camminare su un sentiero sospeso tra gli alberi
Credits: @sannaheikintalo
Il sentiero sospeso tra le cime degli alberi del bosco si trova a Mogelsberg, un tempo comune a sé stante e oggi frazione di Neckertal, comune nato dall’unione di paesi più piccoli di cui Mogelsberg è il capoluogo.
Nel pittoresco paese svizzero con la chiesetta bianca dal campanile appuntito sorge il bosco dove è stato costruito questo spettacolare percorso pedonale.
# Un sentiero di 500 metri in armonia con l’ambiente circostante
Credits: @borisbaldinger
Il sentiero di Mogelsberg è formato da una struttura in legno e acciaio che garantisce stabilità al percorso e allo stesso tempo si integra in armonia con l’ambiente circostante.
La passerella è lunga circa 500 metri e si alza dolcemente tra gli alberi fino a raggiungere la vetta delle chiome a circa 20 metri d altezza. Per chi non soffre di vertigini è possibile salire ancora, fino alla piattaforma panoramica a 50 metri di altezza, dalla quale ammirare un panorama mozzafiato sulle colline e le montagne circostanti.
Il sentiero è privo di barriere architettoniche ed è dotato di paratie di sicurezza per permettere a tutti, anche chi è in carrozzina, di raggiungere la cima degli alberi e vivere questa meravigliosa esperienza.
# Quaranta stazioni per vivere i suoni e i profumi della foresta
Credits: @m.schnellmann
Lungo il sentiero si trovano circa quaranta stazioni che danno informazioni utili sul luogo e sull’habitat naturale. Il sentiero permette infatti di ammirare da vicino le piante e gli animali che le abitano, immersi nei suoni naturali e nel profumo del bosco. Un’esperienza naturale a contatto con il mondo animale e vegetale che permette di scoprire i segreti del bosco e i suoni della foresta.
La rete metropolitana di Milano fuori dal centro diventa un deserto: addirittura copre meno superficie esterna di Roma se si considera l’area metropolitana. Ma anche rimanendo dentro i confini comunali, le 5 linee lasciano ancora molte le zone scoperte. Vediamo le 15 zone di Milano per cui la città dei 15 minuti è ancora un miraggio.
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Le 15+1 zone di Milano non raggiunte dalla metropolitana: una è in centro!
la maxi area che comprende Garegnano e parte del Gallaratese, dal Cimitero Maggiore, e Corso Sempione fino a Cagnola, lambita ai suoi estremi da M1 e M5. In futuro, se passasse il progetto del Comune di Milano per la M6, potrebbe essere servita in buona parte;
la zona che include Vialba, Quarto Oggiaro, Bovisa e Bovisasca, con fermate ferroviarie e linee suburbane;
Niguarda con il suo grande ospedale;
il quartiere Adriano, troppo lontano sia da M1 che da M2, e collegato in futuro solo dalla metrotranvia nordcon interscambio est a Cascina Gobba M2;
# Le 4 zone scoperte sud: Barona, Gratosoglio, Vigentino e Ripamonti
Milano zone senza metro a sud
Nel sud della città le zone scoperte sono:
la Barona, tra le più popolose di Milano, con uno dei poli ospedalieri più importanti, il San Paolo. Come per la zona di Garegnano/Gallaratese, se passasse il tracciato di M6 voluto da Palazzo Marino questa lacuna verrebbe colmata;
il Gratosoglio, lontano da entrambi i rami della linea M2 e servita da una linea tranviaria;
l’area di Macconago/Quintosole lungo l’asse del Ripamonti in prosecuzione dal Vigentino fino al confine con Opera. Solo se venisse scelta l’opzione di tracciato preferita dal Governo Italiano per la M6avrebbe alcune stazioni metropolitane nel suo territorio.
# Le 4 zone scoperte ad ovest: Baggio/Muggiano, via Novara, Quarto Cagnino/Quinto Romano
Milano zone senza metro a ovest
Anche ad ovest ci sono quattro aree senza un fermata della metropolitana vicina:
quella di Baggio/Muggiano. Per Baggio la soluzione è stata trovata con il prolungamento della linea M1 da Bisceglie, con fine corsa dei treni del deposito oltre la tangenziale ovest. Muggiano, che si trova più a sud, viene escluso invece dal tracciato;
quella che include l’abitato attorno a via Novara. Si trova in mezzo alla linea M1 e alla M5, ma troppo distante da entrambe;
infine Figino, ai margini della città e non distante da Pero e Settimo Milanese, è isolato da tutto. Anche questo quartiere potrebbe servito dal prolungamento della linea M5 verso ovest.
# Le 3 zone scoperte a est: Porta Romana/Calvairate, Rubattino, Santa Giulia Nord/Ponte Lambro
Milano zone senza metro a est
Spostiamoci ad est dove troviamo tre zone non servite da linee metropolitane:
la parte più a nord di Porta Romana e Calvairate, un territorio che spazia da viale Caldara fino al mercato Ortofrutticolo comprendendo l’abitato che circonda piazzale Libia, piazzale Martini e piazza Insubria. Sono distanti sia la linea M3 che la M4;
il Rubattino, dove è prevista la costruzione dellaMagnifica Fabbrica della Scala, e l’Ortica, messi in mezzo tra ferrovie e tangenziale, e lontani da M2 e M4;
per finire l’area compresa tra Santa Giulia Nord, in futuro attraversata dalla metrotranvia 13, e Ponte Lambro oltre la tangenziale. Una speranza c’è con la futura M6, se venisse scelto il tracciato con direttrice ovest-est.
# E sorpresa! La zona scoperta al centro: Arco della Pace
Milano senza metro Arco della Pace
Veniamo quindi all’unica zona non servita del centro città: l’Arco della Pace e i quartieri limitrofi di Borgo degli Ortolani e Chinatown. Incredibile come uno dei luoghi più attrattivi e frequentati di Milano sia sprovvisto di fermate metropolitane. Ci sono ben tre linee, la M1 e la M2 a sud e la M5 a nord, che ci passano attorno senza avvicinarsi. Anche la futura M6 non prevede alcuna ipotesi di tracciato che dia soluzione a questo problema, dato che le possibile fermate lungo corso Sempione sarebbero più a nord.
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Milano è tra le città italiane che ospitano più stranieri nella sua metropoli, volente o nolente. In totale, infatti, gli stranieri residenti a Milano sono 269.397, tenendo fede ai censimenti del 2024. Ma quali sono le etnie maggioritarie e quali quelle minoritarie?
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Le comunità straniere più numerose a Milano
# Egiziani in testa
La comunità straniera più numerosa è quella degli egiziani, con una percentuale del 15,6% di stranieri presenti sul territorio. Seguono a ruota i filippini con il 13,3% e i cinesi con il 12,4%. Giù dal podio il Perù, che riporta una percentuale del 5,9%. Notevole presenza è quella dell’etnia srilankese con il 5,6%.
credits tuttitalia
# Quali sono le etnie minoritarie?
La comunità straniera meno numerosa è invece quella dei nostri cugini francesi, con una percentuale che fluttua intorno all’1,5%. Con l’1%, però, è l’etnia iraniana ad aggiudicarsi l’ultimo posto per presenza nella città milanese.
#Pochi bambini e pochi anziani
I censimenti del 2024 riportano anche i dati sull’eta della popolazione straniera residente a Milano. Proprio da questi dati si evince una povertà di bambini, e più in generale di giovani, ma anche di persone anziane. La maggior parte degli stranieri residenti a Milano sono infatti persone dai 35 ai 44 anni, con una percentuale cospicua del 10,5%. È solo del 4% invece la percentuale di bambini stranieri dagli 0 a i 4 anni.
credits tuttitalia
# Ne basta uno!
Ci sono poi comunità rappresentate da una sola persona: un residente del Burundi, uno del Principato di Monaco, del Bahrein, del Lesotho, e una residente del Qatar.
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In questo modo si troverebbe anche una soluzione per il tappo che si crea a Como per l’alta velocità. Con la possibilità di arrivare in metro da Milano in Svizzera. Fantascienza o realtà prossima futura?
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Il sogno della metropolitana tra Como e Lugano. Il passo successivo: unirla a quella di Milano?
# Una soluzione per risolvere il tappo a Como
Credits jaroslavrudis IG – Stazione Como
Durante il convegno “Il progetto AlpTransit” tenutosi l’8 marzo 2023 a Villa Olmo il presidente della Commissione regionale dei Trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresio Andrea Rigamonti ha parlato di come si potrebbe risolvere il problema dei collegamenti veloci tra l’Italia e la Svizzera, ponendo fine al tappo creato a Como dove i treni provenienti da Lugano passano da 200 a 50 chilometri orari.
Credits alptransit.ch – AlpTransit
La saturazione dei treni tra Lugano e Chiasso, e quindi Como, verrebbe superata con la completa realizzazione dell’AlpTransit che libererebbe le tracce utilizzate per il traffico locale grazie alla costruzione di due versanti del confine di nuove stazioni per il Tilo. Ad oggi sono state costruire tre nuove gallerie: la galleria del Lötschberg, quella del San Gottardo, che con i suoi 57 chilometri è il tunnel ferroviario più lungo del mondo, e la galleria di base del Ceneri.
# Una stazione “unica” per la nuova metropolitana ticinese-lombarda
Credits fernbahnkunde IG – Stazione di Chiasso
In questo modo, con più disponibilità sui binari per altri convogli, la collaborazione tra Chiasso e Como potrebbe portare a realizzare una sorta di stazione “unica” visto che le stazioni dei due comuni sono separate da appena 3-4 km e dar vita alla nuova metropolitana ticinese-lombarda.
Credits myskin_1971 IG – Stazione Centrale Milano
Se venisse realizzata, il tragitto potrebbe essere allungato fino alla Stazione Centrale di Milano, rendendo così possibile un interscambio con le linee metropolitana cittadine M2 e M3.
Un murale sul muro di cinta della ex Armenia Films (Milano Films - prima casa di produzione cinematografica del primo novecento in Italia
A inizio Novecento Milano era la capitale italiana del cinema. E una delle capitali mondiali.
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A Milano il primo festival del cinema: 40 anni prima di Cannes, 20 anni prima degli Oscar
# 5 Novembre 1909: il primo festival del cinema all’Odeon
Dal 16 ottobre al 5 novembre 1909 si tenne a Milano il primo concorso mondiale di cinematografia. Le proiezioni avevano luogo nel cinema Santa Redegonda, l’attuale Odeon, alla presenza di produttori, distributori e giornalisti.
Sala_Cinema_Odeon
Milano anticipò, e di molto, i più celebrati festival del mondo: Venezia è del 1932, Cannes del 1946, Berlino del 1951, Toronto del 1976. La prima edizione degli Oscar è del 1929.
In concorso a Milano c’erano 70 film italiani e stranieri che vennero visti da circa 40mila spettatori. Vinse il primo premio il film Nerone. Il festival celebrava Milano come prima capitale del cinema nazionale, superata da Roma dopo la prima guerra mondiale, per volontà del governo italiano. Ma non è il solo primato cinematografico di Milano.
# Il primo lungometraggio italiano è stato girato alla Bovisa
Un murale sul muro di cinta della ex Armenia Films (Milano Films – prima casa di produzione cinematografica del primo novecento in Italia
Il primo lungometraggio italiano è stato girato alla Bovisa, più precisamente negli studi della Milano Films, poi diventati Armenia Films. Si tratta di un film muto del 1911 che racconta in modo fedele la prima cantica della Divina Commedia.
A quei tempi la Bovisa era il primo centro di produzione italiano. Il film ebbe un ampio successo anche all’estero, è considerato uno dei capolavori dei film in costume ed il primo film europeo di grande impegno letterario e artistico, anche grazie agli avveniristici effetti speciali.
Una curiosità? Per sfruttarne il successo nello stesso anno la Helios produsse una versione omonima del film di carattere erotico: ad esempio per le scene che riguardavano Francesca.
Con l’inizio dell’era fascista il regime decise di togliere lo scettro a Milano, spostando le produzioni nella Capitale.
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In questo è una città tipicamente italiana. Anche Milano fa fatica a valorizzare il proprio patrimonio turistico e culturale. Un esempio? Questi 7 luoghi turistici sottovalutati, che altrove sarebbero delle grandi attrazioni.
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I 7 luoghi turistici più sottovalutati di Milano
#1 Il “Bunker di Mussolini”
credits il curiosone
Leggenda narra che Mussolini, nell’aprile 1945, trascorse la vigilia della fuga da Milano in un rifugio ubicato in corso Monforte, nascosto sotto il cortile di Palazzo Isimbardi. L’ipotesi non è mai stata confermata, se non da alcune testimonianze indirette. Si tratta di un vero e proprio ricovero antiaereo, finito di costruire nel 1943, in piena guerra mondiale, originariamente destinato alla protezione del prefetto e del suo staff. Ad alimentare il mistero del bunker contribuisce un’altra bizzarra architettura, cioè una torre cilindrica in cemento alta 22 metri.
#2 Il Labirinto di Pomodoro dedicato all’opera di Gilgamesh
credits Veronica Barbesta
Questo luogo è uno dei più affascinanti e segreti di Milano. È dedicato all’opera di Gilgamesh, primo poema epico della storia dell’umanità, e si sonda attraverso opere del maestro in stanze in successione, disposte su una superficie di 170 mq. Il Labirinto è stato costruito tra il 1995 e il 2011 e, oltre ade essere una testimonianza della svolta intimista nella scultura postmoderna, è anche un testamento della riflessione biografica e artistica di Pomodoro.
#3 Il museo Poldi Pezzoli, una tra le case museo più interessanti d’Europa
credits Museo Poldi Pezzoli
Il Museo Poldi Pezzoli, in via Manzoni 12, è aperta al pubblico dal 1881 ed è amatissima sia dai milanesi che dal pubblico internazionale. La casa-museo, a pochi passi dal Teatro della Scala, è ospitata all’interno di Palazzo Moriggia della Porta. Come si evince dal nome, la casa museo venne creata dal conte Gian Giacomo Poldi Pezzoli che, mediante disposizione testamentaria del 1871, aveva provveduto a costituire una Fondazione artistica Poldi-Pezzoli che raccogliesse in perpetuo le opere d’arte da lui stesso collezionate e che si trovassero nell’abitazione all’epoca della sua morte.
#4 La torre branca, la “Tour Eiffel” milanese che sfidò la Madonnina
credits Marc Surla
Questa torre venne progettata e disegnata da Gio Ponti negli anni ’30, ed è considerata una vera opera d’arte, che riuscì ad essere eretta solamente in due mesi e mezzo nel 1933, in occasione della V mostra Triennale, insieme a sei grandi “archi isolati” progettati da Sironi. Situata nel Parco Sempione, la torre diventò inagibile nel 1972 andando fuori servizio. Successivamente è stata restaurata e resa nuovamente accessibile dalla Fratelli Branca, di cui ora porta il nome in omaggio alla sua città. La struttura principale della Torre ha forma tronco-piramidale a sezione esagonale, dal lato di sei metri alla base. Il mercoledì la risalita è gratuita a scolaresche e pensionati.
#5 L’Ossario di San bernardino delle Ossa, la chiesa più macabra del mondo
credits Lino Pizzol
È una delle chiese più strane di Milano. L’Ossario è vicinissimo al Duomo ed è affrescato da Sebastiano Ricci, precursore del Tiepolo, che introduce la pittura veneta barocca a Milano. Secondo una leggenda, il 2 novembre, giorno dei morti, una bambina, i cui resti si trovano presso l’altare dell’ossario, torna a vivere trascinando gli altri scheletri in una danza macabra. La Chiesa porta con sè molte curiosità. Nel 1728, il re del Portogallo Giovanni V, visitando la cappella, ne rimase talmente colpito da farne erigere una identica a Evora, nei pressi di Lisbona, ricopiandola e chiamandola: la Capela dos Ossos.
#6 San Maurizio al monastero Maggiore, la “Cappella Sistina di Milano”
credits Milano Policroma
La Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore si affaccia su corso Magenta, situata accanto al Civico Museo Archeologico, a pochi minuti a piedi dal Castello Sforzesco e dal Duomo. La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1503, come si evince dall’incisione su una pietra ritrovata nell’abside. La chiesa fu concepita divisa in due parti, un’aula anteriore, pubblica, dedicata ai fedeli e un’aula più grande, posteriore, riservata esclusivamente alle monache del monastero. Per i visitatori singoli, l’accesso è libero, con l’accoglienza a cura dei Soci Volontari del Touring Club Italiano. Il flusso dei visitatori viene poi regolato in base alla capienza massima consentita nella chiesa.
#7 Il Pirelli Hangar Bicocca, uno dei musei d’arte contemporanea più innovativi d’Italia
credits Franco Lunghi
Il Pirelli Hangar Bicocca sorge all’interno di quelli che erano i vecchi capannoni del Gruppo Ansaldo, dove si producevano bobine per i motori elettrici dei treni: ora, i 7000 mq sono stati trasformati in uno spettacolare spazio espositivo, dove la memoria storica di un ex luogo di lavoro dialoga con la creatività di artisti e architetti contemporanei.
All’interno è completamente dipinto di blu scuro e all’esterno è coperto da una corazza di metallo argentato. L’Hangar Bicocca ospita anche un’opera importante, come I sette palazzi celesti dell’artista tedesco Anselm Kiefer: sette torri imponenti, del peso di 90 tonnellate ciascuna e di altezza variabile tra 14 e 18 metri.
Il resto dello spazio disponibile è dedicato a mostre temporanee, sempre gratuite, che presentano gli artisti più importanti degli ultimi anni.
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15 marzo 2025. Dopo la lunga pausa invernale riapre al pubblico un giardino lussureggiante e subtropicale, con statue ispirate ai miti classici e la riproduzione di alcuni degli edifici e monumenti più importanti al mondo. A un’ora da Milano ma ignorato dai milanesi.
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15 marzo: riapre il «Giardino delle Meraviglie» a un’ora da Milano
# Un parco-monumento sopra le acque del lago di Lugano
@traveler_186 IG – Parco Scherrer
Morcote, il “villaggio più bello della Svizzera”, custodisce un “giardino delle meraviglie”: il Parco Scherrer. Un luogo sospeso tra natura e arte creato da Arturo Scherrer, commerciante di tessili, instancabile viaggiatore e raffinato amante della cultura. Alla sua scomparsa, nel 1956, il parco divenne un monumento aperto al pubblico, un’oasi di bellezza senza tempo.
Dall’alto, il parco domina le acque cristalline del Lago di Lugano, immerso in una flora subtropicale che trasforma ogni angolo in un quadro vivente. Palme, camelie, glicini e oleandri si intrecciano con cedri, cipressi, eucalipti e magnolie. Ma Parco Scherrer è molto più di un giardino: è un viaggio attraverso epoche e civiltà.
# Si viaggia nell’età antica
Credits lapritty IG - Parco Scherrer
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Credits federico.vacca88 IG - Parco Scherrer
Credits lapritty IG - Sculture Parco Scherrer
Credits lapritty IG - Statue e fontana Parco Scherrer
All’interno di Parco Scherrer, tra i sentieri avvolti da una vegetazione lussureggiante, si cela una straordinaria collezione di oggetti d’arte provenienti da epoche e culture diverse. A popolare questo giardino delle meraviglie, statue ispirate ai miti classici: Venere, Giunone e Giove si stagliano con grazia, evocando il fascino dell’antichità. Dall’alto, a dominare il parco, due figure emblematiche: Mercurio, dio del commercio, e una filatrice, simboli della professione e della visione del signor Scherrer, che in questo luogo ha lasciato la sua impronta indelebile.
@saladin.monique IG – Vasca con elefanti
Tra le meraviglie più sorprendenti: una scenografica vasca ornamentale, sorvegliata da quattro elefanti con la proboscide sollevata, mentre tre cobra si innalzano minacciosi, pronti all’attacco. Sulla sommità, la presenza ieratica di una vacca sacra di Mysore completa questa scena dal forte impatto simbolico, dove il sacro e il mitologico si intrecciano in un’armonia senza tempo.
# In viaggio per il mondo tra gli edifici più importanti della Terra
@lapritty IG – Tempio Parco Scherrer
A queste statue si affiancano alcuni degli edifici monumentali più famosi al mondo come la copia in scala 1:4 del Eretteo il secondo tempio dell’Acropoli di Atene in pietra di Vicenza, il tempio egiziano di Nefertiti preceduto da un bosco di bambù o il Tempio del Sole con struttura di matrice spagnola. Procedendo verso l’uscita del parco si può invece vedere una tipica casa lombardo-ticinese del 1300, ricostruita nel 1930, che oggi viene utilizzata come ristorante-grotto.
# Quando si può visitare
@lapritty IG – Villa Parco Scherrer
Il “Giardino delle Meraviglie” è raggiungibile da Milano in circa un’ora e mezza tramite l’A8 e l’A9 fino al confine con la Svizzera e poi prendendo l’E35, la Strada 2 e infine quella che costeggia il Lago di Lugano. L’ingresso è gratuito e il parco si può visitare tutti i giorni dalle 10.00 alle 17.00 fino al 9 di novembre. Dopo lo stop per la pausa invernale torna nuovamente visitabile dal 15 marzo dell’anno successivo.
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Negli orari di punta, il traffico a Milano è un inferno. L’istituzione di Area B e Area C, unita alla progressiva riduzione dei parcheggi, ha reso sempre più proibitivo l’accesso in città. Forse è il caso di provare una nuova strada: invece che vietare o limitare, perché non offrire un’alternativa realmente comoda ed efficiente? Una grande «Città-parcheggio», collegata dalla metropolitana, potrebbe essere la chiave per un traffico più fluido, senza penalizzare eccessivamente chi ha bisogno di usare l’auto.
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Le «città-parcheggio» collegate con la metro: la soluzione per Milano?
# La «Città-parcheggio»: un hub strategico per la mobilità
Una struttura imponente, un vero e proprio hub della mobilità: non un semplice parcheggio, bensì un’area multifunzionale dotata di tutti i servizi necessari.
Oltre a offrire un numero enorme di posti auto, la «città-parcheggio» potrebbe garantire sicurezza assoluta, con sorveglianza h24 e accessi controllati, eliminando il rischio di furti e danneggiamenti, che oggi affliggono i posteggi di Milano. In più, la «città-parcheggio» potrebbe includere anche servizi per incentivare chi lascia l’auto, come officine per la manutenzione dei veicoli, ricariche per auto elettriche, servizi di sharing (auto, bici, monopattini), e persino spazi commerciali e di ristorazione per chi si trova a passare.
Il vero vantaggio? Chi entra a Milano in auto potrebbe lasciare il proprio veicolo in un luogo sicuro e ben servito, per poi raggiungere velocemente il centro grazie alla metropolitana o ad altri mezzi pubblici. Una soluzione che incentiverebbe l’uso dei trasporti collettivi senza costringere i cittadini a rinunciare del tutto all’auto.
# Dove potrebbero sorgere le «città-parcheggio»?
Per massimizzare l’efficienza, la «città-parcheggio» dovrebbe sorgere in un’area ben collegata con la rete metropolitana, in punti strategici che intercettino i principali flussi di traffico in entrata. Ecco i quattro hub che sembrano ideali:
Rho-Pero: vicina all’area della Fiera, già dotata di spazi ampi e collegata con la M1. Perfetta per chi arriva da ovest, in particolare dall’autostrada A4 e dalla tangenziale ovest.
San Donato Milanese: già punto di riferimento per chi arriva dall’autostrada del Sole (A1), potrebbe ospitare una struttura imponente con accesso diretto alla M3.
Sesto San Giovanni: all’estremo nord della città, intercetterebbe il traffico proveniente dalla Brianza e dall’A4. La presenza della M1 e del nodo ferroviario lo renderebbe un punto chiave.
Assago-Milanofiori: per chi proviene dalla zona sud e dall’autostrada A7, sarebbe un’opzione ottimale, con la M2 che permette un accesso rapido al centro.
# Un’alternativa alla «città-parcheggio»: le 4 «zone-parcheggio»
Oltre all’idea di un’unica grande «Città-parcheggio», si potrebbe valutare la creazione di parcheggi più piccoli nelle stesse quattro zone strategiche: quattro punti cardinali per una copertura efficiente, con una struttura capace di accogliere migliaia di veicoli, snellendo così il traffico cittadino.
Ogni polo avrebbe una sua autonomia, servendo specifici bacini di traffico. Questa soluzione permetterebbe di ridurre i costi iniziali e di testare l’efficacia dell’idea prima di realizzare un’unica megastruttura.
Un ulteriore vantaggio di questa soluzione è che permetterebbe una maggiore flessibilità: le aree potrebbero essere realizzate progressivamente, adattandosi alle esigenze dei cittadini e alla domanda di parcheggi. Inoltre, più strutture ridurrebbero la congestione in una singola area, distribuendo meglio il traffico e migliorando la fruibilità del servizio.
# Una provocazione per il futuro: l’anello-parcheggio
Illustrazione dell’idea dell’anello-parcheggio, che andrebbe, però, realizzato intorno alla città di Milano
Guardando ancora più avanti, si potrebbe immaginare un vero e proprio «Anello-parcheggio» intorno a Milano. Una cintura continua di aree di sosta, collocate lungo le tangenziali e direttamente collegate a un sistema di trasporti rapido e capillare. In questo modo, chiunque arrivasse in città potrebbe lasciare l’auto nel punto più comodo, accedendo ai mezzi pubblici in pochi minuti.
Un sistema di questo tipo sarebbe particolarmente utile per chi si sposta per lavoro e non ha bisogno di un’auto all’interno del centro cittadino, ma anche per i turisti, che potrebbero raggiungere comodamente il cuore della città senza lo stress del traffico.
Una soluzione del genere potrebbe prevedere tariffe agevolate per gli abbonati ai mezzi pubblici, incentivando un uso combinato di auto e trasporto pubblico.
# Non solo forestieri, un’idea vincente per cittadini e Comune
Traffico fantasy
Nonostante l’investimento iniziale necessario per la costruzione di queste strutture, il Comune potrebbe trarre enormi benefici economici nel lungo periodo. Considerando che ogni giorno entrano a Milano migliaia di auto, anche solo la metà di queste potrebbe decidere di parcheggiare in una di queste strutture.
Le tariffe di parcheggio, che potrebbero variare in base alla durata della sosta e alla posizione, rappresenterebbero una fonte di reddito consistente per l’amministrazione comunale. Il guadagno non andrebbe quantificato solo in termini di introiti diretti, ma anche dai benefici collaterali come l’aumento del valore delle aree circostanti e il miglioramento della qualità della vita urbana.
Se la struttura fosse ben collegata alla metropolitana, anche i milanesi che non possiedono un box e usano l’auto principalmente per uscire dalla città potrebbero essere incentivati a parcheggiare in queste aree a tariffe agevolate, riducendo ulteriormente il numero di veicoli in circolazione e migliorando la qualità dell’aria e la vivibilità della città.
La si odia e la sia ama, la si cerca e la si evita. La 90/91, linea di superficie che percorre in buona parte la circonvallazione esterna di Milano, è il mezzo che più di tutti suscita diverse emozioni contrastanti. In ogni caso non se ne può fare a meno.
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La paura a Milano fa 90 (e 91): i viaggiatori tipici della linea più leggendaria di Milano
# L’unica linea 24h di Milano
90/91
La linea 90 è stata per molti anni l’unico mezzo a viaggiare anche di notte tranne che per una breve pausa tra le 02:00 e le 04:00, ma da diversi anni fa servizio h 24/24. È una linea che si può dire sia popolata da “umanità varia”, proveniente da ogni angolo della terra e, visti i personaggi, delle volte forse anche da altri pianeti. Possiamo trovare macedoni, tuareg, bengalesi o comitive di giovani spagnoli, inglesi, francesi durante l’Erasmus.
Spesso al centro della cronaca nera, sulle filovie della 90/91, delle volte non sembra nemmeno di essere in Italia, ma su di un bus che collega Rabat a Bamako, tanti gli idiomi che si possono ascoltare e le fragranze esotiche che si possono respirare. Difficile catalogare tutti i tipi di viaggiatori di un mezzo di trasporto così tanto frequentato, però possiamo sicuramente elencare alcuni dei principali fruitori di questa insostituibile linea.
# Il clandestino
credits: la repubblica
Di solito lo si riconosce per i vestiti di una o due taglie in più o in meno della propria. Spesso alticcio e con la birra in mano si trascina nervosamente sul mezzo con sguardo incattivito. Traspare rabbia repressa e uno stato di frustrazione esasperata oltre a tanta stanchezza per la mancanza di riposo in un comodo letto.
# Il lavoratore
Lo si incontra o prestissimo la mattina o in piena notte. Spesso è un lavoratore a turni, ha l’aria assonnata indossa abiti da lavoro e tende ad isolarsi assorto da mille pensieri, non prestando attenzione agli altri passeggeri. Ha una espressione triste o seria, si suppone che percepisca uno stipendio non troppo elevato e questo lo rende pensieroso e pieno di preoccupazione per l’avvenire.
# Il turista smarrito
Con svariati bagagli e a volte con famiglia al seguito, solitamente sale o scende in stazione Centrale si guarda intorno con aria sospettosa e intimorita accorgendosi presto di essere oggetto dell’interesse di numerosi borseggiatori (vedi in seguito). Nonostante sia stato avvisato del pericolo da qualche recensione trovata su internet, non rinuncia a salire su questo mezzo di trasporto. Coraggioso o incosciente?
# Il borseggiatore
Sono soliti viaggiare in gruppo, minimo in due. Non li si deve confondere con i clandestini poiché decisamente più curati nell’abbigliamento. Di norma di provenienza nordafricana, solitamente sotto i 50 anni, oltre al biglietto quindi, non necessitano di super greenpass per viaggiare e svolgere la propria attività. Cercando di non dare nell’occhio, scrutano con molta attenzione le loro vittime scegliendole principalmente tra persone anziane, turisti e passeggeri con molti bagagli (i loro preferiti sono gli stranieri avendo questi difficoltà a chiedere aiuto). Oltre ai nord africani può capitare di incrociare borseggiatori sudamericani o di regioni del Sud. Viaggiano a tutte le ore, soprattutto sui mezzi molto pieni, solitamente con un braccio nascosto da qualche capo di abbigliamento.
# I ragazzini
In giro a divertirsi, sono numerosi e prediligono muoversi in branco. Hanno un tono di voce molto alto, amano insultarsi fra di loro ed utilizzano la bestemmia come principale forma di comunicazione intercalandola con “bella fra” e “bella zio”. Occupano qualunque tipo di posto per appollaiarsi anche su quelli che non lo sono. Può capitare che nel periodo dell’accoppiamento, essendo in calore, siano particolarmente molesti e manifestino violenza danneggiando i mezzi. Viaggiano soprattutto dal giovedì alla domenica sera, alcuni hanno persino l’abbonamento. Mentre negli altri giorni viaggiano singolarmente con ingombranti sacche sul dorso.
# I clochard
Soggiornano sui mezzi soprattutto la notte. Trovano sulla filovia un luogo coperto, riscaldato in inverno e rinfrescato in estate. Non è dato sapere se, oltre a non avere il biglietto, abbiano super greenpass o permesso di soggiorno. Non lo sapremo mai poiché nessuno gli chiederà nulla.
# I transgender
I passeggeri più fortunati potrebbero incrociarli, non sono molto presenti, ma certe notti con un po’ di pazienza e impegno li si può riuscire ad osservare. Provengono dal sud America, ma una volta in Italia tendono a diventare stanziali. Facilmente si incontrano nella stagione calda e si riconoscono dall’abbigliamento molto leggero. Sono folkloristici e parlano a voce alta un misto di italiano, spagnolo e portoghese. Dopo aver consumato bevande alcoliche, possono però diventare aggressivi. Meglio osservarli a distanza.
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Sembra impossibile e invece è dura realtà. Tra arterie particolarmente trafficate, punti nodali e grandi zone nei quartieri, in certi punti di Roma l’illuminazione è un sogno ancora lontano. Si tratta forse di guasti, di momentanee interruzioni o di mancanze dell’amministrazione? La motivazione poco importa, il fatto, oltre a creare disagio, offre una grandissima agibilità ai piccoli gruppi criminali che, muovendosi al buio, rendono ancora più pericolosi questi luoghi. Ecco dunque alcuni luoghi attualmente senza illuminazione a Roma.
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I 7 luoghi totalmente al buio a Roma
# Molti punti del lungotevere sono spesso lasciati nelle tenebre
Ph: lauravittoriaesposito – Instagram
Cominciamo da una delle grandi strade: il Lungotevere. Sarebbe logico pensare a una combinazione tra sistema semaforico, distribuzione del traffico e adeguata illuminazione. Ebbene, non è così. Alcuni punti, come il tratto di fronte al Ministero della Difesa della Marina Militare o dopo Piazza Trilussa, sono completamente al buio. Ma perché? Si tratta forse di un guasto? Costa troppo illuminare proprio questi tratti? Quale che sia la motivazione, queste strade rimangono troppo tempo al buio e se gli incidenti non sono all’ordine del giorno, lo si deve alla paziente abitudine dei romani che conoscono bene queste zone.
# Stazione Termini: accendere più luce contro il crimine
Chiunque sa perfettamente che uno dei luoghi più pericolosi da evitare, in particolar modo la sera, è proprio la Stazione Termini. Senza voler denigrare alcuna categoria, la forte concentrazione di senzatetto e viandanti favorisce, purtroppo, la presenza di malintenzionati che, attirati dal gran numero di viaggiatori e turisti spesso disattenti, si confondono con coloro che hanno necessità. Il fatto che questo luogo sia un punto nodale e attrazione della criminalità, suggerisce la necessità di un controllo e di un’efficienza maggiori. Tuttavia questa cosa non solo non è garantita, ma anzi si favorisce la presenza dei criminali lasciando senza luce le zone circostanti la stazione. Si tratta di un metodo innovativo per favorire il crimine?
# Piazzale Aldo Moro: perché i lampioni restano spenti?
Ph: pogginsss – Instagram
Un altro punto decisamente trafficato è Piazzale Aldo Moro, di fronte l’entrata principale dell‘Università La Sapienza. Nonostante sia logico pensare di dover offrire una buona visibilità in un punto in cui sia i pedoni sia le macchine sono presenti in tutte le ore della giornata: chiunque passi da questa zona nelle ore buie della giornata sa che deve prestare il doppio dell’attenzione proprio perché, nonostante ci siano, i lampioni rimangono spenti. Se da una parte è cosa buona che la gente sia responsabile e prudente, non sarebbe forse il caso di riattivare l’illuminazione in questo punto nevralgico?
# Sottovia Ignazio Guidi, punto di congiunzione fondamentale
Sottovia Ignazio Guidi -abitarearoma
Il sottovia Ignazio Guidi è un’opera stradale di grande importanza poiché collega via Nomentana, Porta Pia e Piazzale Flaminio, evitando che il traffico si concentri nelle vie principali della città. Ma nonostante sia fondamentale per la circolazione, anch’esso è al buio. Trattandosi di un sottopasso, a differenza delle altre zone elencate sinora, questo rimane spesso e volentieri al buio 24 ore su 24. Una follia! Non è raro, in questa zona, sentire i clacson esasperati di chi, nel mezzo della marcia incrocia qualcuno che, avendo dimenticato di accendere i fari, è quasi totalmente oscurato alle altre macchine in circolazione.
# Il Muro Torto, tra buio e curve strette una vera sfida per gli automobilisti
Muro Torto – Tripadvisor
Viale del Muro Torto è una delle strade più belle e suggestive di Roma. Corre lungo il Muro Torto, da cui prende il nome, e passa all’interno di Villa Borghese, uscendo poi su Piazzale Flaminio. Un’altra via importante dunque, e anche questa è al buio. Sarà forse per preservare la natura di Villa Borghese dall’inquinamento luminoso? Questa ipotesi è senz’altro poco credibile, considerando che questo non la preserva da tutti gli altri tipi di inquinamento. Eppure questa strada presenta delle curve particolarmente strette che, per essere percorse in totale sicurezza, necessiterebbero della giusta visibilità!
# Santa Maria della Pietà, l’ex manicomio di Roma
Spostandoci invece sulle grandi zone, sappiamo che questa è particolarmente delicata per la compresenza di cinghiali e del campo rom. Chi abita a Roma Nord lo sa bene, la maggior parte delle volte questa zona è senza illuminazione. Certamente questo offre alla struttura che ospitava il manicomio, oggi sede del XIV Municipio, un’aura particolarmente tenebrosa e contemporaneamente affascinante. Ma la vita dei cittadini non può reggersi solo sulle suggestioni e in questa zona non sono rari gli incontri ravvicinati con i cinghiali la cui presenza, a causa del buio, non si nota se non all’ultimo. Senza parlare del rischio che si corre se, in questo luogo, girassero avventurosi borseggiatori. Sarà forse ora di occuparsi dell’efficienza dei nostri quartieri e delle relative zone problematiche?
# Via Andersen e altri quartieri periferici
Per concludere in bellezza, ci spostiamo nelle periferie e quella di via Andersen è solo un esempio. Questa strada, posta tra il Quartaccio e Montespaccato, collega due grandi zone della periferia romana a Nord della città e, oltre a essere spesso bagnata probabilmente a causa della continua rottura delle tubature, è quasi sempre al buio. È, purtroppo, comunemente riconosciuto il grande spaccio che avviene in questa zona e privarla dell’illuminazione certo non aiuta a estirpare questo male. Ma come via Andersen, ci sono tantissimi altri punti nelle periferie della città, da Nord a Sud, da Est ad Ovest, in cui l’amministrazione non è capace di offrire un welfare essenziale, e questa situazione non può essere tollerata a lungo.