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Le 7 zone di Milano che stanno più «antipatiche» ai milanesi

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Credits: @dimitrisvetsikas1969 (pixabay)

Una classifica al rovescio. Abbiamo chiesto ai milanesi: “Qual è la zona di Milano che ti sta più antipatica?“. Questa la top 7 della scarsa simpatia. 

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Le 7 zone di Milano che stanno più «antipatiche» ai milanesi

#7 Il Quadrilatero della Moda: «l’ostentazione del lusso»

Credits Andrea Cherchi – Via Gesù

Il Quadrilatero della Moda è il quartiere del lusso per eccellenza, dove tutto è ostentato e dove la maggioranza dei milanesi può solo osservare dall’esterno le vetrine dei negozi delle maison di moda. L’antipatia è un misto di fastidio per qualcosa di eccessivo insieme a un pizzico di invidia per non essere tra i pochi eletti a potersi permettere capi firmati o di vivere in uno dei quartieri più chic di Milano.

#6 Cinque Giornate: «vorrei ma non posso»

Credits lucaroveta___ IG – Piazza Cinque Giornate

La zona di piazza Cinque Giornate è un po’ vorrei ma non posso. Palazzi lussuosi e aria snob pur essendo fuori dalla Cerchia dei Bastioni e quindi dal vero centro nevralgico di Milano. Il fatto di “tirarsela” senza alcuna ragione lo rende uno dei quartieri più antipatici, così come quell’assenza di identità e di spirito di quartiere che invece caratterizza altre zone. 

#5 Duomo: «il regno di turisti e ambulanti»

Credits Andrea Cherchi – Duomo di Milano dall’alto

Anche il quartiere che si apre attorno al Duomo risulta tra i più antipatici ai milanesi. Gente spocchiosa, turisti, forestieri, ambulanti che provano a vendere le cose più inutili in maniera insistente. Inoltre durante il weekend la zona si trasforma ricevendo masse di persone che arrivano dai dintorni. Per motivi a volte opposti, “troppo chic” o “troppo di forestieri”, l’area attorno al simbolo di Milano genera fastidio e tiene alla lontana molti milanesi. 

#4 Nolo: «quartiere fintamente trendy»

Nolo -North of Loreto

Un tempo quartiere popolare, la zona incastonata tra Greco, Casoretto e Turro viene sempre più spesso scelta da studenti, giovani professionisti e creativi attratti da prezzi più accessibili delle case e degli affitti e dall’atmosfera multiculturale. L’operazione di marketing che l’ha ridenominato Nolo, North of Loreto per imitare Soho a New York che sta per South of Houston Street, l’ha reso un quartiere secondo molti troppo fighetto, con la puzza sotto il naso senza però avere alcun riscontro nel paesaggio o nelle attrazioni della zona. 

#3 Navigli: «movida fuori controllo»

Credits: @spritznaviglimilano
Bar Navigli

I Navigli e tutta la zona di Porta Ticinese sono una delle mete principali della movida e degli aperitivi in città. Un susseguirsi di locali aperti fino a tarda notte dove poter bere e mangiare qualsiasi cosa a prezzi abbordabili. Il risultato è gente ubriaca, schiamazzi notturni e bicchieri e bottiglie sparsi lungo la strada. Un’atmosfera che attira molti universitari ma tiene alla larga altre fasce di età. 

#2 Bovisa: «la perdita di un’identità contadina e popolare»

Credits: Andrea Cherchi

Anche la Bovisa si posiziona ai vertici della classifica dei quartieri antipatici ai milanesi. Un tempo zona contadina e industriale della città con una sua grande identità di paese, si è poi trasformata, forgiata in gran parte dalla presenza del Politecnico. Il suo nuovo carattere di polo di innovazione e di creatività provoca rigetto in chi era affezionato a un quartiere borgo tra i più identitari della città. A questo si aggiunge la tradizionale rivalità con i quartieri confinanti che la vedono un po’ come un corpo estraneo.  

#1 Corvetto: «pericoloso e brutto»

Credits Andrea Cherchi – Piazzale Ferrara

Il quartiere più antipatico in assoluto secondo i milanesi è quello di Corvetto. Forse ha guastato il risultato i recenti fatti di cronaca. Tra i fattori principali c’è il tasso di criminalità a causa dell’elevata presenza di residenti stranieri. Anche la maggioranza dei palazzi sono alquanto brutti, anonimi e spesso in uno stato pessimo. Una parte della città che sta diventando sempre più un simbolo di degrado. 

Continua la lettura con: Le COSE più ODIATE a Milano

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 7 maggio 2025)

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I 5 progetti della metro di Milano finiti nel cassetto (per ora)

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chatgp AI - Metro nel cassetto

Accanto ai progetti approvati per estendere la metro fuori Milano, ce ne sono altri che sono stati messi da parte ma che sarebbero utili a ridurre il traffico privato tra la città e l’hinterland. Vediamo quali sono e i comuni che avrebbero servito.

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I 5 progetti della metro di Milano finiti nel cassetto (per ora)

#1 M3 allungata a nord con stop a Cormano e Paderno Dugnano: silenzio dopo stanziamento fondi per studio di fattibilità nel 2020

Credit: nord24milano.it

La M3 doveva allungarsi da Comasina fino a Cormano e Paderno Dugnano: nel 2020 erano stati stanziati 350mila euro per lo studio di fattibilità, ma da allora è calato il silenzio. L’idea era intercettare i pendolari della Milano-Meda e alleggerire la linea gialla, ma il progetto sembra essersi perso per strada. A pesare potrebbe essere stata anche la scelta di trasformare dell’ex tranvia Milano-Limbiate in metrotranvia moderna, con partenza proprio dall’attuale capolinea nord di Comasina M3.

 

#2 La metrotranvia di 10,9 km e 8 fermate da Peschiera Borromeo a Paullo: al suo posto bus in sede protetta e linea ferroviaria fino a Crema

Tracciato M3 fino a Paullo accantonato

Il progetto della metrotranvia da Peschiera Borromeo a Paullo, lungo 10,9 km con 8 fermate, è stato accantonato. La Regione Lombardia ha optato per un prolungamento della linea M3 fino a Peschiera, affiancato da corsie preferenziali per autobus fino a Paullo. L‘infrastruttura pesante avrebbe impedito futuri prolungamenti della metropolitana e non avrebbe migliorato significativamente i tempi di percorrenza rispetto ai bus attuali. La nuova strategia prevede anche la realizzazione di una nuova linea ferroviaria fino a Crema, per potenziare il trasporto pubblico nel sud-est milanese, con interscambio nella futura stazione metropolitana di Peschiera.

Leggi anche: M3 fino a Peschiera, semaforo rosso per Paullo, novità per Crema: la proposta della regione per il sud-est di Milano

#3 Diramazione della M5 per portarla a Bresso e Cusano Milanino

Sbinamento M5

La diramazione della M5 verso Bresso e Cusano Milanino, pensata per estendere la linea lilla di circa 5,5 km dal capolinea di Bignami, prevedeva cinque nuove fermate: due a Bresso, una al confine tra Cusano e Cinisello, e due a Cinisello Balsamo. Nonostante un finanziamento iniziale di 15 milioni di euro per lo sbinamento, l’analisi costi-benefici ha restituito un coefficiente di 0,51, ben al di sotto della soglia minima di 1 necessaria per garantire la sostenibilità dell’opera. Di conseguenza, il progetto è stato accantonato, almeno per ora. Alcuni esponenti politici hanno proposto una metrotranvia invece che una metropolitana per migliorare la fattibilità economica, ma al momento non ci sono sviluppi concreti in tal senso.

Leggi: Prolungamento M5 a Bresso e Cusano: è calato il sipario?

#4 La linea di metrotranvia da MIND ad Arese: accantonata perchè troppo costosa

Credits lmblog.it – Interventi programmati area ex-Alfa Romeo

La metrotranvia tra Lainate, Arese, Garbagnate e Rho Fiera, pensata per collegare i comuni all’hinterland ferroviario e con un ruolo chiave nel connettere il territorio al polo di MIND, è stata riposta nel cassetto. Nata nel 2023 con 2,5 milioni di euro per la progettazione, avrebbe attraversato un’area strategica, ma l’aumento dei costi e il cambio di scenario hanno Le istituzioni, tutte d’accordo, scelgono di cambiare rotta: progetto non più sostenibile né utile.

Leggi anche: Dall’EX-ALFA alla FORESTA URBANA: come sarà TRASFORMATO il versante NORD OVEST di Milano

#5 Un trasporto rapido di massa intorno alla futura Città della Salute

milanosesto.it – Stazione passerella

Nessuna novità anche per quanto riguarda l’idea di un trasporto rapido di massa per servire la Città della Salute e tutta l’area di MilanoSesto, oggi uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana in Europa. L’unico intervento in corso è quello della nuova stazione ferroviaria con passerella trasparente, a firma Renzo Piano, in costruzione all’attuale capolinea della M1 a nord.

Leggi anche: La stazione futuristica di Renzo Piano con passarella trasparente che guarda Milano: il punto sui cantieri

Continua la lettura con: Metro ultima fermata: fino a dove vorrebbero spingersi con la metro i milanesi

FABIO MARCOMIN

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Tempo trascorso sui mezzi pubblici: Italia la peggiore. E Milano è la più stressante d’Europa

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michealpage.it - Stress uso trasporto pubblico

In nessun altro Paese europeo andare al lavoro è fonte di stress quanto in Italia.
Tra mezzi pubblici sovraffollati, ritardi, scioperi e traffico urbano, i pendolari italiani vivono ogni giorno un calvario. E Milano batte tutti per stress urbano.

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Tempo trascorso sui mezzi pubblici: Italia la peggiore. E Milano è la più stressante d’Europa

# Il 68% dei pendolari italiani è stressato, il doppio della media europea

michealpage.it – Stress uso trasporto pubblico

Secondo uno studio di PageGroup, che ha coinvolto 12.485 lavoratori, gli italiani passano in media 45 minuti al giorno per raggiungere il posto di lavoro, seconda solo alla Turchia con 48 minuti. Questa media include sia chi si sposta con mezzi pubblici, sia chi utilizza mezzi privati: due modalità diverse, ma il risultato è sempre un’enorme perdita di tempo. In un mese, sono circa 30 ore buttate tra metro, bus, traffico e parcheggi: praticamente quattro giorni di vita regalati al pendolarismo, senza contropartita. E mentre la media europea di pendolari stressati che usano i mezzi pubblici si ferma al 38%, in Italia siamo a quota 68%. Il doppio. Tra i motivi sovraffollamento, ritardi, sporcizia, guasti tecnici e scioperi, che negli ultimi anni hanno raggiunto una frequenza preoccupante.

E a Milano come va?

# Milano prima per uso dei mezzi, ma appena sufficiente la soddisfazione degli utenti. Bocciata la mobilità urbana

Altroconsumo – Soddisfazione mobilità urbana

A Milano il trasporto pubblico è una religione, ma sempre più vissuta come una penitenza. Secondo una recente indagine di Altroconsumo, il 76% dei milanesi utilizza i mezzi pubblici per gli spostamenti, una percentuale che stacca nettamente Roma (70%) e Napoli (58%). Eppure, nonostante questo primato nell’uso, la soddisfazione non decolla: il giudizio medio sul servizio a Milano è appena 6,2 su 10, il migliore tra le grandi città italiane, certo, ma ancora ben lontano da un vero livello di efficienza. A peggiorare le cose, c’è la sensibile riduzione della frequenza dei mezzi di superficie, che si traduce in attese interminabili e corse affollate. In generale, i cittadini delle aree metropolitane italiane bocciano la mobilità urbana: nessuna delle tre città raggiunge la sufficienza complessiva, con Milano che arriva appena al 5,4 su 10.

Leggi anche: Il «ritorno alla normalità» di ATM si fa sempre più lontano: il nuovo rinvio

# Milano è la città più stressante dell’Unione Europea

thegap_media IG – Milano nella top ten città più stressanti

Come se non bastasse il pendolarismo logorante e un trasporto pubblico che arranca, Milano si guadagna anche il titolo di città più stressante dell’Unione Europea. A certificarlo è uno studio di Dip N’ Dive, che ha messo sotto la lente fattori come inquinamento acustico, qualità dell’aria, criminalità, sovraffollamento turistico e costi del trasporto. Il capoluogo lombardo totalizza un punteggio di 73 su 100, piazzandosi all’ottavo posto a livello globale, unico centro italiano nella top ten, e superando anche Parigi. 

Continua la lettura con: Ufficiale: Milano è la città più stressante nell’Unione Europea

FABIO MARCOMIN

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L’«ombelico di Milano»: qual è l’esatto centro geografico della città?

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Centro geografico di Milano

Piazza del Duomo è riconosciuta universalmente come il centro geografico della città per motivi simbolici, storici e perché localizzata all’incirca nel mezzo del Municipio 1, il cuore di Milano. Se però si prendessero in considerazione altri parametri di misurazione quale potrebbe essere il vero centro della città? Vediamo alcune possibili alternative.

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Il «cuore di Milano»: qual è l’esatto centro geografico della città?

#1 Il quartiere più equidistante tra nord e sud: le Cinque Vie

Cinque vie google

Misurando la distanza tra il punto più estremo a nord di Milano e il punto più a sud il centro geografico della città cadrebbe nella zona delle Cinque Vie: il quartiere più antico di Milano esistente sin dall’epoca dell’Impero Romano.

Leggi anche: La storia delle 5 VIE, il quartiere a forma di STELLA

#2 Al centro tra Ovest ed Est: l’Arena Civica

Arena Civica google

Con la stessa logica tracciando una linea che misuri la distanza tra il punto più estremo ad est e quello ad ovest, il centro geografico di Milano corrisponderebbe all’area delimitata da piazza Lega Lombarda e l’Arena Civica, uno dei simboli della città.

Leggi anche: Dopo essere stata sommersa dall’acqua l’Arena si copre di ghiaccio: al via l’esperimento per le olimpiadi

#3 Al centro tra Nord Ovest e Sud Est: Piazza 25 Aprile e la storica Porta Garibaldi

Piazza 25 aprile google

Utilizzando la stessa metodologia, ma tracciando una linea immaginaria da nord-ovest a sud-est, sarebbe piazza 25 Aprile con la Porta Garibaldi il centro geografico di Milano, in quanto equidistante dalle due estremità considerate.

Leggi anche: Il GIARDINO lungo la PASSEGGIATA PASTERNAK: un nuovo mini boulevard a Porta Garibaldi

#4 Al centro tra Nord Est e Sud Ovest: Zona Magenta, tra Palazzo Litta e Foro Bonaparte

Litta-Museo Civic

Misurando la distanza da nord-est a sud-ovest, il centro geografico di Milano si posizionerebbe invece nella zona di via Magenta, nell’area compresa tra Palazzo Litta e il Museo Civico Archeologico a pochi passi da Foro Bonaparte.

#5 L’«ombelico di Milano», il centro geografico secondo Leonardo da Vinci: la cripta della Chiesa del San Sepolcro in Piazza Pio XI

credits: Veneranda Pinacoteca Ambrosiana

Un altro centro geografico, il “punto zero” di Milano, è stato invece indicato da Leonardo da Vinci nel suo Codice Atlantico e sarebbe rappresentato dalla cripta della Chiesa del San Sepolcro in Piazza Pio XI, a pochi passi dalla Piazza Duomo. Quella posizione identifica “l’ombelico della antica Milano e della civitas romana, sia in termini geografici sia etico-morali, perché si trova accanto alla copia esatta del sepolcro di Cristo realizzata nel 1100”. All’interno della cripta una grossa palma in bronzo e in rame, fatta realizzare nel 1600 dal Cardinale Borromeo, identifica simbolicamente il “cuore” di Milano.

Leggi anche: Il “PUNTO ZERO” di Milano: questo è il centro esatto della città secondo Leonardo da Vinci

Continua la lettura con: I 7 RECORD GEOGRAFICI più CURIOSI d’Italia

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 7 maggio 2025)

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Le quattro cose che non mi piacciono quando vado in Liguria

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Ph. @lensofale74 IG

Lo penso solo io?

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Le quattro cose che non mi piacciono quando vado in Liguria

#1 Il pessimismo cosmico

Ph. @ilmugugnogenovese IG

Qualche esempio? “Cosa vai a fare in spiaggia che tanto tra poco piove“, oppure “cosa vai a fare al ristorante che tanto puoi cucinare due spaghetti a casa

Forte la tentazione di rispondere “ma cosa vengo a fare in Liguria che tanto la pensate così”.
 

#2 Le spiagge libere

Ph. @ilmugugnogenovese IG

Dove sono? Sono poche, brutte e troppo piccole. Andare in spiagge attrezzate è ancora fattibile in questo periodo ma non oso pensare ad agosto quando ci saranno prezzi da capogiro. Penso alla mia terra di spiagge libere (la Sicilia) e non so se mi viene da ridere o da piangere.

 

#3 Traffico fuori controllo nel weekend 

 
Davvero caotico con file interminabili fino a 20 chilometri fra lavori, deviazioni e restringimento di carreggiata. Se poi si decide di deviare per qualche paesino affacciato sul mare per una gradevole pausa pranzo a base di pesce, buonissimo, rientrare in autostrada è una vera e propria impresa perché si sale verso l’entroterra fra strade tortuose e paesini sperduti. L’autostrada, un miraggio.
 

#4 La scelta obbligata 

Credits arollercoasterofajourney IG – Boccadesse, Liguria
Per chi vive a Milano andare al mare in Liguria è un po’ una scelta obbligata: è 
vicina, si mangia bene, ci sono paesaggi davvero spettacolari, specialmente i paesini colorati a picco sul mare e poi le interminabili passeggiate sul lungomare, per respirare aria buona a pieni polmoni. Di contro i prezzi sono proibitivi, i collegamenti tra zone interne e zona costiera sono difficoltosi e lenti.
 

#Ps. La Costa Azzurra

Spiaggia di Juan Les Pins (Costa Azzurra – Francia)

Per chi come me odia subire scelte obbligate, basta spingersi un po’ più in là.

La costa azzurra è vicina, bellissima e ricca di paesaggi mozzafiato che vale la pena esplorare con qualche ora di viaggio in più. Qualche esempio? Nizza, Saint Maxime e di fronte  l’affascinante Saint Tropez o ancora Port Grimaud, la Venezia francese davvero bellissima e inaspettata. Provare per credere.
 

Continua a leggere: Cinque anni a Milano: le regole per sopravvivere

ALESSANDRA GURRIERI

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La foto del giorno: dove siamo?

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ph. Gianfranco Bugini

La foto del giorno: oggi siamo sul Naviglio Martesana a Inzago (Torre di Villa Aitelli)

Ph. Gianfranco Bugini

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Continua la lettura con: La foto del Giorno (6 maggio)  

MILANO CITTA’ STATO

Il radical chic di Basiglio quando incontra una gomma di Rozzano

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La legge della strada.  
 

Qui il video: Il radical chic di Basiglio quando incontra una gomma di Rozzano

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Continua con: Stai provando il nuovo mezzo per accessi illimitati in Area C

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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«Do it yourself»: a Milano c’è il negozio degli accessori personalizzati

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Credits: @cloudshop_italy CloudShop Milano

A Milano c’è un negozio davvero particolare: più che un negozio è un laboratorio che realizza accessori su misura. Vediamo dove si trova. 

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«Do it yourself»: a Milano c’è il negozio degli accessori personalizzati

# Cloud Shop: «do it yourself»

Credits: @cloudshop_italy
CloudShop Milano

Un passatempo diverso a Milano. Lo si può trovare in via Bramante 18. Qui si trova un negozio originale: si chiama Cloud Shop e più che negozio sarebbe meglio chiamarlo laboratorio. Sì perché qui si possono creare i propri accessori personalizzati e poi comprarli. Cloud Shop è un laboratorio DIY, che non è nient’altro che l’acronimo di “do it yourself”, l’equivalente italiano del fai da te. Una moda che sta spopolando in città, e non, da diversi anni e che questo negozio ha capito di dover sfruttare. Oltre per un ritorno alla manualità, il bello del fai da te è che si possono personalizzare gli oggetti rendendoli unici e impossibili da copiare alla perfezione, così che solo chi ha realizzato quell’oggetto potrà vantarsi di averlo.

Cloud Shop Milano si trova a Chinatown: via Bramante è infatti una traversa di Paolo Sarpi, e l’insegna è scritta sia in cinese che in italiano, ma in generale non sarà difficile capire qual è il negozio in questione perché il logo è ben riconoscibile: saturno appoggiato su una nuvoletta.

# Si può scegliere tutto: dall’accessorio, alla colla, alle decorazioni

Credits: @cloudshop_italy
CloudShop Milano

I principali oggetti che si possono personalizzare in questo negozio sono cover, di quasi tutti i modelli di telefono, porta cuffie, porta foto, specchi, mollette e mollettoni. Cloud Shop mette a disposizione una colla crema, la base da cui partire per personalizzare il proprio accessorio, e poi una serie di decorazioni che vanno dai fiori ai personaggi dei cartoni animati più conosciuti. Ovviamente si può scegliere tutto fin dall’inizio, quindi anche il colore della colla stessa. L’unica regola di Cloud Shop è dare sfogo alla propria fantasia. E per chi non ha una grande manualità o non sa come personalizzare il proprio accessorio, c’è sempre a disposizione il personale del negozio.

Credits: @cloudshop_italy
CloudShop Milano

Cloud Shop è aperto tutti i giorni dalle 11:30 fino alle 20:30 e, essendo il negozio abbastanza piccolo, si consiglia di prenotare prima, così da essere sicuri di trovare posto. I prezzi degli accessori dipendono ovviamente da quale oggetto si sceglie di decorare, un esempio, la cover base trasparente parte da 10 euro. Ma dipende anche da quali charm si decide di applicare e da quanti colori diversi di colla si vuole usare. Diciamo che in generale il costo di un accessorio si aggira tra i 15 e i 30 euro. Lo premiano anche le recensioni su Google: il voto medio è di 4.5/5.

Continua la lettura con: Il primo negozio unbranded di Milano

BEATRICE BARAZZETTI (Ultimo aggiornamento: 7 maggio 2025)

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Le «colazioni rave» con brioche e DJ set: l’ultima moda oltre confine arriverà a Milano?

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Ph. @aidaazrin IG

Dimenticate i brunch zen, il porridge con la chia e la musica lounge in sottofondo. In Svizzera, la nuova frontiera del benessere mattutino si chiama “bakery rave”: si balla alle 7 del mattino, si sorseggia kombucha invece di gin tonic e si fa stretching tra un DJ set e un muesli bio. Sì, avete capito bene: il rave è diventato mattiniero, sano e sobrio.

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Le «colazioni rave» con brioche e DJ set: l’ultima moda oltre confine arriverà a Milano?

# Il pre-work per iniziare la giornata super carichi

Ph. @copain.bakery IG

Niente after, qui si parla di pre-work rave con la sveglia puntata alle 5:30, una tuta sportiva indosso e via a ballare alle 6 del mattino. Il concept è semplice, ma con una sana dose di follia elvetica: l’appuntamento è molto presto e da qui si parte con un’accoglienza soft tra caffè, tè e abbracci collettivi. Poi, senza troppi preamboli, parte il DJ set: house, techno, elettronica leggera, ma con il bpm che ti sveglia più di tre espresso. La musica è quella classica da rave, spesso con DJ professionisti e sound system degni di Berlino Est, solo che non ci sono alcolici, droghe o occhi rossi, ma smoothie verdi, cappuccini schiumati e yogurt biologico con topping a scelta. Infatti, attorno alla pista improvvisata ci sono isole di cibo sano, angoli per yoga, postazioni di massaggio express e bar analcolico.

Si tratta di un club del mattino, dove al posto dei mojito trovi smoothie verdi e shot di zenzero. Gli organizzatori lo definiscono “un modo per iniziare la giornata con energia positiva, connessione umana e zero postumi”. Proprio per questo, l’obiettivo è attivare corpo, mente e spirito prima dell’ufficio.

# Dove sono

Ph. @lennydeliciousss IG

Le colazioni rave stanno spuntando come funghi in tutta la Svizzera, ma le città regine del movimento sono:

  • Zurigo: la capitale della techno svizzera ospita eventi in spazi industriali riconvertiti, ex magazzini, club e perfino palestre.
  • Ginevra: qui il breakfast rave incontra l’ecochic con location in serre urbane, musica chill-techno e brunch vegano.
  • Berna e Basilea: seguono a ruota con eventi più piccoli ma super curati, spesso ospitati in centri culturali e coworking.

Molti eventi sono itineranti o pop-up e per partecipare ci si deve iscrivere online o essere in qualche ‘cerchia luminosa’ su Instagram. Non solo i bar: si balla in gallerie d’arte, sale yoga riconvertite, rooftop con vista lago, spazi industriali e perfino in stazioni dismesse. Alcuni eventi sono itineranti e segreti, stile party illegale, ma con brioche vegana in mano.

# La colazione healthy-chic

Ph. @aidaazrin IG

Niente uova strapazzate unte o pancetta, qui la colazione è detox, curata, consapevole e super instagrammabile. Si spazia da smoothie bowl con porridge d’avena, granola artigianale e frutti rossi locali, al pane integrale con avocado, hummus e burro di mandorle, e ancora Kombucha, cold brew, latte d’avena con cannella e shot di curcuma. I croissant? Sì, ma vegani e integrali. La Svizzera non è famosa per i prezzi stracciati, ma questa colazione rave è sorprendentemente accessibile per gli standard locali:

  • Ingresso semplice= 15-25 CHF (incluso DJ set, zona relax e acqua aromatizzata),
  • Colazione completa + ingresso= 30-45 CHF, con buffet incluso,
  • Versione VIP (in stile elvetico, quindi sobria)= può arrivare anche a 60 CHF con sessioni di yoga e brunch servito al tavolo.

Considerando che in Svizzera un cappuccino può costare 6 franchi, è quasi un affare.

# Curiosità e aneddoti

Festival Travel Olanda

Questo fenomeno nasce a New York e Londra, ma è in Svizzera che trova la sua forma zen e ben organizzata. Ogni evento ha il suo stile, ma alcuni elementi ritornano sempre per rispecchiare il mood del rave soft-core, tra questi ci sono le luci LED e stroboscopiche minimal ma d’effetto. Si aggiungono i tappeti da yoga sparsi qua e là, gli specchi con delle frasi motivazionali come “Glow, Dance, Repeat” e le decorazioni ispirate alla natura con fiori secchi, piante pendenti e cristalli energetici. Insomma, la techno incontra la natura con un tocco svizzero di ordine e precisione.

Alcuni eventi offrono anche la ‘silent disco’ per non disturbare i vicini: balli con le cuffie alle orecchie scegliendo i brani tra 3 canali musicali. In altri rave, a metà mattina, parte una mini sessione di meditazione collettiva, perfetta per ritrovare il centro dopo essersi scatenati al suono di DJ Flowmüsli. Alcuni dei partecipanti vanno diretti al lavoro dopo la festa, in camicia e zaino tecnico, perché in Svizzera anche il manager balla la techno prima delle 9. È curioso che alcune aziende includano l’ingresso al rave colazione nel pacchetto welfare aziendale, collegando questo fenomeno ad un’esperienza volta al benessere personale interiore.

Le colazioni rave in Svizzera sono un ibrido improbabile e irresistibile, un party spirituale, un risveglio collettivo, una palestra per l’anima e un’ode alla colazione proteica.
Per qualcuno è solo una moda, per altri è una rivoluzione quotidiana, ma una cosa è certa: dopo aver ballato techno alle 7 del mattino con uno smoothie in mano, il lunedì non fa più paura.

Continua la lettura con: Questi tre borghi in Lombardia sono tra i «luoghi rurali più belli del mondo»

MARTA BERARDI

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7 maggio. Il giorno di Bava Beccaris e del soldato eroe

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7 maggio 1898. Un giorno tra i più neri della storia di Milano: quello delle cannonate di Bava Beccaris. Pochi sanno che in quell’occasione c’è stato uno dei gesti più eroici compiuti da un milanese. 

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7 maggio. Il giorno di Bava Beccaris e del soldato eroe

# Morti ottanta milanesi e due soldati

Maggio a Milano. Sembra ripetersi lo scenario delle cinque giornate quando lavoratori e studenti milanesi sciamano nelle strade per rivoltarsi alle decisioni del governo in materia di lavoro e contro l’aumento del prezzo del pane.

La rivolta esplode e costringe il governo a proclamare lo stato d’assedio. Non solo: viene dato il via libera al generale Bava Beccaris a sparare contro la folla. Il generale non se lo fece ripetere e, all’altezza dell’odierno Largo La Foppa, fa fuoco sugli insorti.

Ottanta manifestanti furono uccisi. Oltre a loro ci furono altri due morti tra i soldati. Il primo fu tal Violi, agente di pubblica sicurezza: ucciso per errore dai suoi stessi compagni nel pomeriggio in via Napo Torriani perché era stato troppo precipitoso nell’andare all’assalto dei rivoltosi. Il secondo è stato un eroe. 

# Il soldato fucilato per non aver sparato contro la folla: ma Milano non gli ha dedicato neppure una strada

Il suo nome era Graziantonio Tomasetti ed era un giovane fante. Quando il generale diede l’ordine di sparare sulla folla in via Moscova, Tomasetti si rifiutò di sparare. Il suo gesto venne punito nel modo più atroce: Bava Beccaris diede l’ordine di fucilare il soldato, seduta stante.

La notizia fu censurata. Solo alcuni anni dopo l’eroico sodato è stato premiato con una medaglia d’onore. Vogliamo rilanciare: caro sindaco, vogliamo intitolare una strada a questo eroe?

Continua la lettura con: 6 maggio: l’anniversario del terremoto del Friuli

MILANO CITTA’ STATO

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Il passante di Milano d’estate non si muove: queste le linee sospese e le soluzioni alternative

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chatgpt AI - Stop treno passante

Tra Area B e passante che si ferma sarà un’estate torrida per chi vive nei dintorni di Milano?

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Il passante di Milano d’estate non si muove: queste le linee sospese e le soluzioni alternative

# Dal 28 luglio al 24 agosto stop a queste linee

Mappa passante e treni suburbani

Si prevede un’estate molto molto calda per chi usano il treno per muoversi da e per Milano. Non solo: anche dentro la città per chi si muove da sud-est a nord-ovest. Rfi ha infatti programmato lo stop del servizio del passante dal 28 luglio al 24 agosto per lavori sui binari. In particolare, si prevede il rinnovo della Arm, la linea dove corrono i treni, e la sostituzione di parte degli impianti. Non solo. Dal 25 agosto al 20 settembre bisogna aspettarsi convogli lumaca, con velocità massima di 40 chilometri orari lunga la tratta. Le linee sospese sono in tutto sei:

  • la S1 Saronno-Milano Passante-Lodi,
  • la S2 Mariano Comense-Milano Passante-Milano Rogoredo,
  • la S5 Varese-Milano Passante-Treviglio,
  • la S6 Novara-Milano Passante-Treviglio,
  • la S12 Melegnano-Milano Passante-Milano Bovisa-Cormano,
  • la S13 Pavia-Milano Passante-Milano Bovisa.

# Le alternative per chi deve muoversi da e verso Milano

Tornelli passante

L’interruzione del servizio del passante obbliga a virare su altre linee alternative, in attesa di capire se Trenord istituisca soluzioni di ripiego quali bus sostitutivi. Rimangono infatti utilizzabili i treni regionali che fermano nelle stazioni di testa come Centrale, Cadorna e Garibaldi e in quella di Rogoredo.

Vediamo le possibilità linea per linea:

  • per chi arriva da Saronno invece della S1 può prendere la linea S3 Saronno–Milano Cadorna, per chi proviene da Lodi i treni regionali fino a Rogoredo;
  • chi si serve della S2 da Mariano Comense può salire sulla S4 o sui regionali nella tratta verso Milano Cadorna via Seveso;
  • invece della S5, chi arriva da Varese può usare la linea R per Milano Porta Garibaldi superficie, da Treviglio i treni regionali per Milano Centrale o Lambrate;
  • i fruitori della S6 possono salire nella stazione di Novara sui treni regionali per Milano Porta Garibaldi o Milano Centrale, da Treviglio sempre i treni regionali verso Milano Centrale;
  • per chi usa la S12 può viaggiare sui treni regionali da Melegnano fino a Rogoredo e da Bovisa quelli da/per Milano Cadorna;
  • infine per chi solitamente prende la S13 ha a disposizione i treni regionali per Milano Rogoredo o Centrale, e da Bovisa quelli da/per Milano Cadorna.

Tutte queste soluzioni consentono a chi si sposta dalla città all’hinterland, e anche oltre, e viceversa di approdare in stazioni dove cambiare con una linea metropolitana.

# Spostarsi dentro Milano con la metro lungo la direttrice servita dal passante

Mappa metro

Per gli spostamenti a Milano lungo la direttrice offerta dal passante si può optare per le metropolitana. I tempi di percorrenza si allungano, visto il maggior numero di fermate effettuate rispetto ai treni suburbani e ai necessari cambi di linea, ma rimane comunque un valida opzione. Vediamo alcune tratte da tenere a mente:

  • la linea M1 per chi viene da Sesto o da Rho e può cambiare a Cadorna, Duomo o San Babila;
  • la linea M2 per chi viaggia tra Cadorna, Lambrate e Garibaldi;
  • la linea M3 per chi arriva da sud, San Donato e Rogoredo, e vuole raggiungere il centro o fermarsi nelle stazioni Porta Garibaldi e Porta Venezia cambiando con la M1 e la M2;
  • stessa soluzione con la linea M4 per chi arriva da est, con cambi a San Babila e Sant’Ambrogio.

Continua la lettura con: Il passante è meglio della metro? Queste le tratte dove è più rapido

FABIO MARCOMIN

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La BBC: la destinazione più interessante per una vacanza si trova in Italia

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San Vito, Polignano a mare - ph. @nononveniteinpuglia IG

Queste sono le nove destinazioni più eccitanti per una vacanza nel 2025. Lo dice la BBC.

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La BBC: la destinazione più interessante per una vacanza si trova in Italia

#9 Albania

Shala Valley, Albania – ph. @guidaalbania IG

Una delle nazioni a lungo più sottovalutate d’Europa ha sfiorato i 12 milioni di turisti nel 2024 segnando un nuovo record per il Paese: «L’Albania è pronta a diventare un attore importante nel settore dei viaggi di lusso

#8 La costa occidentale della Svezia

Goteborg – ph. @pool__is__cool IG

«La Svezia sta riscoprendo un grande successo per l’ascesa del trend della “coolcation” per cui i viaggiatori cercano destinazioni più temperate per la loro estate. La costa occidentale rimane un’alternativa più selvaggia e aspra rispetto all’area di Stoccolma con isole di granito, aria salmastra e frutti di mare appena pescati.»

#7 Parigi

credit: teleambiente.it – Parigi – Champs-Elisées

«Dal primo gennaio del 2025 la rete metropolitana di Parigi non si basa più sul complicato sistema di zone con tariffe aggiuntive per i sobborghi dell’hinterland: oggi è possibile utilizzare un unico biglietto per percorrere l’intera rete per un massimo di due ore.» Un’innovazione che si potrebbe introdurre anche a Milano?

#6 Peloponneso

Ph. @passionegrecia IG

A sorpresa la scelta per la Grecia vira dalle splendide e infinite isole alla terraferma. Il motivo? «Un accesso più facile, un legame culturale più profondo e meno folla

#5 Slovenia

Credits: @bledslovenia
Bled

«Mentre l’Italia continua a lottare contro il sovraffollamento turistico, la vicina Slovenia sta emergendo silenziosamente come un’alternativa intelligente, offrendo paesaggi spettacolari, una ricchezza culturale e meno folla. Con Nova Gorica nominata Capitale Europea della Cultura per il 2025, il momento non potrebbe essere migliore per esplorare questa affascinante nazione.»

#4 Cap d’Antibes

Credits: @Mélissa Agosti

La parte più chic di Antibes accende i riflettori nel 2025 per un’importante ricorrenza: «Quest’anno ricorre il centenario dell’arrivo di Francis Scott Fitzgerald in Costa Azzurra, un evento che ha contribuito a plasmare l’eredità dell’età del jazz in Riviera, e questo traguardo letterario sta portando una rinnovata attenzione sul significato artistico della regione.» Tra i motivi di attrazione anche lo splendido borgo e le vicine spiagge di Juan Les Pins. 

#3 Andermatt-Sedrun-Disentis (Svizzera)

Andermatt – ph. @lucarotablog IG

«Questa regione offre l’atmosfera di un piccolo villaggio alpino, con una scorta apparentemente infinita di fonduta, e meno folla rispetto alle sue controparti svizzere più note.»

#2 Alentejo Coast (Portogallo)

Ph. @visitportugal IG

«Évora, città patrimonio dell’UNESCO con rovine romane e architettura medievale, è il luogo ideale per gli appassionati di storia; mentre Zambujeira do Mar offre una delle spiagge più belle del Paese.»

#1 Puglia

San Vito, Polignano a mare – ph. @nononveniteinpuglia IG

«La Puglia ha registrato un aumento del 20% degli arrivi internazionali nel 2024 con oltre 15 milioni di pernottamenti. Il tacco dello stivale offre un valore incredibile rispetto alla Costiera Amalfitana, con autentiche masserie (hotel-fattoria) convertite in proprietà di lusso».

Fonte: BBC

Continua a leggere: Questo è il palazzo più bello di Milano

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La sfida di Domus: le 10 gemme architettoniche di Milano che non troverete sul New York Times

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Piscina Romano - Ph. @dearmilano_it IG

Il New York Times ha celebrato i sette edifici di Milano di livello internazionale. Ma Domus non ci sta. Queste sono le 10 gemme trascurate dal celebre quotidiano americano. 

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La sfida di Domus: le 10 gemme architettoniche di Milano che non troverete sul New York Times

#1 Biblioteca Pinacoteca Accademia Ambrosiana

Ph. @anealopea IG

«Il cardinale Federico Borromeo iniziò la costruzione nel 1609 di un palazzo destinato a ospitare una delle più importanti istituzioni culturali di Milano. Tra le sue mura: un’Accademia, una pinacoteca e una biblioteca che Galileo Galilei avrebbe presto definito “l’eroica et immortal libreria”. (…) La grande Sala Federiciana, con i suoi due ordini di librerie lignee e il soffitto a volta a botte, è quasi iconica quanto la “Wunderkammer” del cardinale Settala o la Canestra di frutta di Caravaggio, esposte nella galleria.»

#2 Grattacielo Pirelli (Torre Pirelli)

Credits: lombardiaquotidiano.it

«Il Grattacielo Pirelli di Gio Ponti è stato per quasi 80 anni l’edificio più alto di Milano. È diventato il simbolo di una città moderna e in crescita. (…) Con i suoi 127 metri di altezza, l’edificio sembra incarnare l’idea di Ponti secondo cui “l’architettura è un cristallo”. Questa nozione si riflette nelle estremità nettamente rastremate scolpite dallo “scuretto” a tutta altezza e nella soletta di copertura, visibilmente staccata dal volume principale dell’edificio.»

#3 Grattacieli di Citylife

fiodavid81 IG – Citylife

«CityLife rappresenta uno dei più grandi progetti di riqualificazione urbana all’interno del tessuto urbano milanese, insieme a quelli di Porta Nuova e del quartiere di Porta Romana, ancora in fase di sviluppo. (…) Il “Dritto” è la Torre Allianz di Arata Isozaki e Andrea Maffei (2015); lo “Storto” è la Torre Generali di Zaha Hadid Architects (2019); e il “Curvo” è la Torre PwC di Daniel Libeskind . A breve si aggiungerà lo “Sdraiato” – CityWave, progettato da BIG – Bjarke Ingels Group – che, con il suo sviluppo orizzontale, fungerà da porta d’accesso a questo nuovo pezzo di Milano.»

#4 Piscina Guido Romano

Credits milanosport_official IG – Piscina Romano

«Inaugurata nel 1929 in Città Studi, la piscina Guido Romano può essere definita un parco architettonico, seppur acquatico. Originariamente parte di una più ampia strategia di modernizzazione della città, il parco scolastico “Casa del Sole”, (…) attorno all’acqua si trovano le forme scenografiche dell’edificio principale originale (ora una stazione di polizia locale), due padiglioni ausiliari con colonne e frontoni e una serie di bassi blocchi di servizio che un tempo fondevano pergolati, porticati e finestre orizzontali.»

#5 Monte Stella e Qt8

Ph. @mimpar IG

«Il Monte Stella fu creato alla fine degli anni ’40 utilizzando le macerie dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e le demolizioni finali dei bastioni spagnoli di Milano. (…) Nelle vicinanze si trova il QT8 (Quartiere Triennale Ottava, o Quartiere Sperimentale della Triennale di Milano), sviluppato dal 1945 al 1954 sotto la direzione di Piero Bottoni. Il Monte Stella faceva parte di questo quartiere visionario, che fungeva da laboratorio vivente per esperimenti abitativi orientati al futuro – tra lunghi isolati residenziali e gruppi di case minime – dove la Milano del futuro di allora veniva immaginata e testata.»

#6 Casa a tre cilindri

Youtube:
Tullio Quaianni

«Tre volumi cilindrici, ciascuno alto tre piani, sospesi su un unico pilastro a forma di “fungo” e situati a San Siro. A livello del suolo, lo spazio verde condiviso scorre sotto i cilindri e riappare sulle terrazze dei tetti. I servizi sono concentrati in un nucleo centrale, mentre il concetto strutturale consente la massima flessibilità sia nella disposizione degli interni che nelle facciate. Ogni appartamento – che occupa una delle tre superfici circolari per piano – è sostenuto da un unico grande pilastro cavo e attraversabile al suo interno, da cui lo spazio domestico si irradia verso l’esterno, sostenuto da solette a sbalzo in cemento armato precompresso.»

#7 Il Monte Amiata

theflyingpoop IG – Monte Amiata, Milano

«A metà degli anni ’60, Aymonino fu incaricato di elaborare un masterplan per un nuovo quartiere di edilizia popolare. Fece due scelte coraggiose: ignorare il contesto urbano esistente, che considerava di scarsa qualità, e invitare Aldo Rossi a progettare uno dei cinque edifici previsti. Il risultato fu un insieme di residenze, spazi commerciali e servizi che divenne un punto di riferimento culturale nell’architettura italiana e internazionale del post-moderno. Gli edifici più alti, dai toni rossi, con le loro forme complesse e scultoree, si sviluppano attorno a un famoso anfiteatro all’aperto e a due piazze triangolari. Accanto a essi si erge il lungo isolato porticato a tre piani, una delle opere più celebri di Rossi.»

#8 Istituto Marchiondi Spagliardi

«Costruita all’estremità occidentale di Milano, questa struttura era originariamente destinata a giovani con bisogni educativi speciali. L’Istituto Marchiondi è da allora diventato un simbolo del Brutalismo italiano, incarnandone i codici essenziali: elementi formali grezzi, con cemento e acciaio a vista, una forte missione sociale e la controversia che circondava un linguaggio architettonico audace, il brutalismo, spesso frainteso o criticato, almeno fino alla sua recente rinascita estetica. L’edificio è abbandonato da anni

#9 Chiesa di San Giovanni in Bono

Credits: @milano_segreta
Chiesa San Giovanni Bono

«Arrigo Arrighetti può essere a tutti gli effetti considerato un servitore del design. Molte delle sue opere sono delle “icone incognite” di Milano: una, la torre modernista di Largo Treves, nel cuore di Brera, è stata recentemente demolita; un’altra, la Biblioteca Sormani, è stata una compagna di vita per generazioni di studenti e cittadini. Poi c’è San Giovanni Bono. Al centro di un complesso di edilizia popolare da lui progettato, Arrighetti ha collocato una chiesa dall’estetica radicale: il suo elemento più sorprendente è una grande vela di cemento che si erge dal piazzale antistante, traforata da inserti in vetro multicolore, mentre l’interno è modellato dall’incastro di tre distinti spazi liturgici.»

#10 Abbazia di Chiaravalle

Credits: @humphreyaxelpacetti
Abbazia di Chiaravalle

«Bernardo di Chiaravalle la fondò nel 1135, fuori Porta Romana, sulla strada che conduceva a Roma, che oggi segna l’inizio dell’Autostrada del Sole (…). La storia dell’abbazia è lunga e travagliata dai periodi bui della religione e delle lotte di potere, ma è inscindibile dal paesaggio della campagna lombarda, così come da quello dell’Europa medievale e moderna. Al suo apice, ospitava 80 monaci. Il campanile che svetta tra i campi è databile tra il XIV e il XV secolo, (“Ciribiciaccola” lo chiamano, forse per i suoni delle cicogne che un tempo vi nidificavano) così simile a quelli cremonesi, anticipando le forme concepite a Milano dal Bramante, che però passerà dall’abbazia per dipingere un Cristo alla colonna.»

Fonte: DomusWeb

Continua la lettura con: I sette edifici di livello internazionale a Milano secondo il New York Times 

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La «Upper Class» di Milano sta andando via da Milano?

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Milano, metropoli immateriale

Si parla sempre più dei milanesi che se ne vanno perché la città costa troppo. Molti parlano del rischio che Milano diventi una città solo per ricchi, citando anche il caso dei molti milionari stranieri che investono nella metropoli. «Milano la città preferita dai paperoni inglesi» ha titolato qualche tempo fa Corriere Economia. Si tratta di un trend inevitabile e, per alcuni, inesorabile? In realtà pare di no. Ci sono più di un segnale che dicono che ad andarsene non siano solo i più poveri, ma anche i più ricchi. Anche se per motivi diversi dal caro vita. In un prossimo futuro la classe dirigente di Milano vivrà fuori Milano? In parte è già così. E questo rischia di trasformare radicalmente Milano. Vediamo come. 

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La «Upper Class» di Milano sta andando via da Milano?

# La fuga dei milionari per motivi fiscali: il boom di Canton Ticino, Montecarlo e Dubai

Montecarlo – ph. MrJayW

Spesso, per i più ricchi il primo strumento di attrazione di un luogo è di tipo fiscale. Si parla degli stranieri che investono in Italia, e a Milano in particolare, per i benefici fiscali a loro riservati. Ma questa è una piccola goccia se confrontata al mare di ricchi e ricchissimi italiani che per lo stesso motivo hanno lasciato il Paese. Per un milionario milanese il primo punto d’approdo è il vicino Canton Ticino. Sempre più milanesi benestanti si muovono oltre la frontiera di Chiasso: sono i motivi fiscali e lavorativi (una diretta conseguenza) che hanno portato gli italiani a essere la comunità più numerosa della Confederazione Elvetica, dove i nostri connazionali sono 338mila con una crescita di oltre 20mila nell’ultimo anno. (Fonte: tvsvizzera.it). E la rilevanza del fisco per la scelta della residenza viene testimoniata anche dalla quota rilevante di italiani presenti nell’altro “paradiso fiscale” a due passi dal confine: Montecarlo. Nel Principato di Monaco, la comunità italiana è la più numerosa dopo quella francese: sono oltre 8mila i ricchissimi italiani approdati alla corte del Principe Alberto. Da ultimo, sta rappresentando un richiamo irresistibile tra i ricchi di casa nostra anche il nuovo super paradiso fiscale: Dubai. Una città dove la tassazione sul reddito è pari a zero. Ma la tendenza che sta portando sempre più milionari a lasciare Milano non è solo di tipo fiscale. La grande novità di questi ultimi anni è questa: si lascia Milano per motivi ambientali. 

# Non più solo per il fisco: si lascia Milano anche per ragioni ambientali

Ph. BÙI VĂN HỒNG PHÚC

Chi se lo può permettere sceglie di andare via da Milano non solo per motivi fiscali. Anzi. Negli ultimi anni prende quota un’altra esigenza, ritenuta ancora più importante. Quella ambientale. Non è una novità assoluta. Era già successo negli anni Settanta, quando alcune delle famiglie più importanti della città lasciarono Milano per cercare luoghi più sicuri. In quel periodo a fare paura erano il terrorismo e i rapimenti. Ora invece a spaventare è la micro criminalità, oltre che un senso di degrado che sembra aumentare ogni anno. Non solo: ambiente significa anche la ricerca di luoghi a maggiore contatto della natura.

Questo trend ha avuto inizio ai tempi del Covid. Come riportava La Repubblica dal 2020 le classi più abbienti di Milano hanno iniziato a trasferirsi sempre di più in località di montagna. “La lenta crisi delle città: l’upper class si trasferisce montagna“, così titolava un servizio del quotidiano romano, identificando come luoghi di approdo in montagna per i super ricchi, località come Gstaad, Crans-Montana e St. Moritz in Svizzera, Courchevel, Megève e Saint-Gervais-les-Bains in Francia, o Courmayeur e Cortina d’Ampezzo in Italia. Lasciare la città per andare in montagna non riguarda solo i ricchissimi milanesi, ma anche gli omologhi di Parigi, guarda caso spesso presa a riferimento come città modello dalla nostra Giunta, come documentato da un reportage del Financial Times. E se questo trend diventasse sempre più diffuso che cosa ci potremmo attendere da Milano?

# La decadenza del centro dopo lo shopping: Milano sarà una nuova Detroit? 

ph. TheOtherKev

Cosa significa una Milano in cui la classe dirigente vivrà sempre di più fuori Milano? Gli scenari più probabili sono due. Di caratteristiche esattamente opposte. Il primo scenario, più pessimista, è che se Milano perde la sua classe dirigente, potrebbe avvenire un processo simile a quello di alcune grandi città americane, la cui più celebre è Detroit. Spesso, negli Stati Uniti i centri urbani delle grandi città si sono trasformati in un porto franco di degrado, delinquenza e miseria estrema. C’è chi le ha definite il regno degli “Zombie metropolitani”. Un segnale di questo a Milano è la decadenza del centro cittadino dopo l’orario di ufficio: mentre fino a qualche anno il centro era un magnete di attività culturali, con cinema e teatri, oggi sta somigliando sempre più a un deserto, quando si spengono le luci dello shopping. 

# La città di servizi short-term: Milano diventerà una metropoli immateriale?

Milano, metropoli immateriale

L’altro scenario invece è più ottimista. Vede una Milano che si trasforma in una città ideale per la permanenza “short term”, con servizi d’avanguardia e su misura di chi la vive per sfruttare al meglio le sue opportunità: di lavoro, di relazione, di crescita, di appartenenza sociale. Una città capace di trasformarsi da luogo fisico a comunità diffusa che condivide mentalità e iniziative. Se saprà abbracciare questo cambiamento, invece di rispondere con una rigida e ottusa opposizione ideologica, Milano potrebbe diventare un’avanguardia di città immateriale del XXI secolo. Una città in cui non sarà uno scandalo che la sua classe dirigente, e non solo lei, abiti fuori città. Spesso anche in altri Paesi. Ma tenendo cervello e cuore a Milano in un legame sconfinato con tutti quelli che si riconosceranno parte della comunità. 

Continua la lettura con: La fuga dei 50mila: Milano ha perso abitanti come l’intera città di Lodi

ANDREA ZOPPOLATO

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Questi sono «i sogni proibiti» a Milano: quello che i milanesi desiderano ma non osano fare

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Ph. geralt - Pixabay

Che cosa vorresti fare a Milano che non hai mai fatto? Questi sono i sogni proibiti dei milanesi in città secondo un nostro sondaggio. Spoiler: la più desiderata è l’ultima

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Questi sono «i sogni proibiti» a Milano: quello che i milanesi desiderano ma non osano fare

# «Nuotare nel Naviglio»

Un tempo lo si faceva. Ora si rischia la multa. E non solo. Eppure piacerebbe a tanti milanesi sperimentare il piacere di una nuotata nei Navigli, in un’acqua pulita e balneabile. Però c’è una eccezione: una volta all’anno c’è una gara competitiva sui Navigli, 14km e 2km, la prima parte da Gaggiano e arriva all’alzaia a Milano. Pare che, soprattutto alla partenza, la corrente a favore porti un nuotatore medio a viaggiare a 5 km ora.

# «Parcheggiare gratis in centro»

milanotoday.it
parcheggi creativi

Uno dei sogni più diffusi riguarda il parcheggio. Chi sogna di poter parcheggiare senza prendere una multa, chi ambisce al miraggio delle strisce bianche ormai introvabili in città, chi spera di battere il record di velocità a trovare un parcheggio libero, chi sogna di poter lasciare l’auto in piazza Duomo. In un periodo di “guerra alle auto” almeno un giorno di tregua sarebbe una concessione molto apprezzata. 

# «Visitare una delle “torrette” dei “Gemelli diversi” di piazza Piemonte»

I grattacieli di Piazza Piemonte

Nel 1923 vennero costruiti in piazza Piemonte i primi due grattacieli di Milano. I “gemelli diversi”, così chiamati i due edifici, sfiorano appena i 40 metri di altezza ma furono un record per l’epoca: per poterli costruire fu concessa una deroga al piano urbanistico in vigore che vietava gli edifici al di sopra dei 28 metri.

I “gemelli diversi” rappresentano uno stile opposto a quello utilizzato dagli architetti contemporanei: lo stile decò elegante e raffinato ma sempre sobrio, che riesce ad attirare l’attenzione dei passanti senza bisogno di eccessi o esagerazioni. I due grattacieli sono simili ma non identici, ad esempio presentano due cupole sommitali differenti e anche le colorazioni si distinguono facilmente come due gemelli con occhi diversiuno ha la sommità marrone e l’altro invece verde.

# «Salire in cima a una delle torri di Citylife»

Andrea Cherchi – Citylife e fiori

Sono un oggetto di desiderio per molti. C’è chi osa immaginare una zipline che li colleghi, oppure una piscina sospesa come a Londra. Chi chiede che in cima ai grattacieli più alti di Milano sia riservato uno spazio aperto al pubblico per godere il panorama, come avviene in tutte le grandi città del mondo. 

# «Visitare gli antichi bagni diurni chiusi da tempo»

albergo diurno
fondoambiente.it

Il suo nome ufficiale era Albergo Diurno Metropolitano e si trova nella zona tra Piazzale Venezia e piazza Oberdan. Si tratta di una struttura sotterranea che, aperta negli anni ’20, fungeva da centro servizi per i viaggiatori. L’Albergo Diurno Venezia restava aperto tutti i giorni dalle 7 alle 23 e poteva vantare al suo interno, oltre ad un colonnato e a diversi ambienti in stile Art déco e Liberty, strutture ricettive per i viaggiatori,  dedite alla cura della persona, unitamente a servizi quali agenzie di viaggio, i cambiavalute, come pure lavanderie e dattilografie.

Dagli anni ’90 del secolo scorso, si è cercato di destinare l’Albergo Diurno anche ad usi culturali o comunque di associarlo ad iniziative di interesse cittadino, senza successo. Dal 2015, è il FAI ad avere in gestione la struttura, come disposto dal Comune di Milano.

# «Respirare aria pulita»

Inquinamento a Milano

Sogno davvero proibito specie nei mesi invernali. Una Milano con l’aria di montagna sarebbe un paradiso. Chissà mai che in futuro non riescano a inventare soluzioni per depurare l’aria di Milano. 

# «Dormire in uno degli appartamenti del Bosco Verticale»

@katta8111 su IG

E’ una icona della nuova Milano. Molti milanesi guardandolo si fanno mille domande. Chissà come sono gli appartamenti, come sono le camere, come si sta sui balconi. Come è la vista. Il sogno proibito è appagare queste curiosità. 

# «Poter entrare nella casa di quando eravamo bambini»

thegreenrevolution.it

Un sogno nostalgico. C’è chi si è limitato a guardarla da fuori, chi si è avventurato nel cortile o, addirittura, nel palazzo. Chi è riuscito a vincere la timidezza e ha chiesto agli attuali inquilini di entrare. 

# «Rivivere il passato»

Tanti desideri impossibili legati a qualcosa custodito nella nostra memoria. Come quello di Moira Martin: “Salire sull’11 in piazza Giulio Cesare…per andare a pattinare in una microscopica pista di ghiaccio che non era il Palazzo del Ghiaccio (mia mamma non ricorda più dove era)”. Rivivere qualcosa del passato è un altro desiderio nazional-popolare tra i milanesi. 

# «Sex in the city…»

@_g_i_n_k_o_
Ponte Sirenette

Come sogno proibito non poteva mancare quello della passione sfrenata. C’è chi sogna un amplesso dentro il Parco Sempione, chi se lo immagina nel cielo di Milano in cima a un grattacielo o sul tetto del Duomo. Ma il luogo per un’alcova che riscuote più like è la Scala. C’è chi scrive di averlo fatto, al loggione. Ma c’è chi però mette tutti in guardia: “è scomodo!”. 

Continua la lettura con: 30 cose da fare a Milano nel 2025

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Le cinque cose che proprio non mi piacciono quando vado al sud

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Ph. @laleggendasullisola IG

Da donna del Sud trasformata in milanese, questo non riesco a sopportare quando torno nelle mie terre d’origine. 

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Le cinque cose che proprio non mi piacciono quando vado al sud

#1 L’approssimazione

Ph. @tizianasalazzaro IG
È tutto caotico, confusionale. Il supermercato, le file al mercato, le indicazioni stradali, i parcheggi. Pochi punti fermi e labili confini.

#2 I collegamenti

Ph. @siracusapress IG

Le strade sono pericolose: interruzioni, deviazioni, segnali stradali fuorvianti o addirittura assenti, oltre al manto stradale sconnesso. E Lavori che ricordo uguali all’infanzia. Un esempio? L’autostrada che collega Ragusa a Catania, può richiedere 2 ore di viaggio. Praticamente più del volo aereo.

 

#3 Il menefreghismo

Ph. @violavik74 IG

Qualunquismo imperante e una discreta dose di menefreghismo. Un esempio? Dal momento che nelle mie zone non ci sono problemi per l’approvvigionamento di acqua, chi se ne frega se in altre zone della Sicilia il problema esista e sia anche grave? 

#4 Gli appuntamenti

Ph. @stefanomaiolica IG

Ormai ci ho fatto il callo, per cui quando sento dire “ci vediamo oggi pomeriggio verso le 17.30“, io manco esco. Mi presento in piazza direttamente alle 19 all’ora dell’aperitivo, perché prima di quell’ora non c è assolutamente anima viva. È matematico.

 

#5 I prezzi dei voli 

 
Proibitivi, specialmente nei periodi cruciali delle vacanze natalizie, o a Pasqua, o peggio ancora ad agosto. Mi è capitato di rinunciare per andare altrove, a Parigi o a Londra, per esempio. E poi prenotare un volo aereo per la Sicilia tipo il 9 gennaio quando costa un quinto rispetto a due giorni prima.

Continua a leggere: Cinque anni a Milano: le regole per sopravvivere

ALESSANDRA GURRIERI

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Questo è il percorso incantato del Sebino Express

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Ph. @brevivet IG

Il Sebino Express è molto più di un semplice treno turistico, è un’esperienza immersiva che trasporta i viaggiatori, partendo dalla stazione di Milano Centrale, in un viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso paesaggi mozzafiato e borghi incantevoli sulle sponde del Lago d’Iseo, conosciuto anche come Sebino. Questa locomotiva storica, con le sue carrozze d’epoca restaurate, offre un modo unico per scoprire le bellezze naturali e culturali di questa gemma nascosta della Lombardia.

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Questo è il percorso incantato del Sebino Express

# La magia di un viaggio tra storia e natura

Ph. @laramagoniofficial IG

La storia del Sebino Express è strettamente legata a quella delle ferrovie locali e alla volontà di preservare un patrimonio storico di inestimabile valore. L’idea di creare un treno turistico che percorresse la tratta ferroviaria che costeggia il Lago d’Iseo nasce dalla passione di un gruppo di appassionati di ferrovie storiche, che vedevano in questo progetto un’opportunità per valorizzare il territorio e promuovere un turismo sostenibile e di qualità. Il progetto ha preso forma grazie alla collaborazione tra diverse istituzioni, tra cui la Regione Lombardia, la Provincia di Brescia, i Comuni rivieraschi e, soprattutto, l’associazione Ferrovie Turistiche Italiane (FTI), che ha messo a disposizione il materiale rotabile storico e le competenze necessarie per la realizzazione del servizio. Il Sebino Express ha iniziato a circolare ufficialmente nel 2010, riscuotendo fin da subito un grande successo di pubblico, grazie alla sua locomotiva a vapore o diesel d’epoca, restaurata con cura filologica, e alle carrozze degli anni ’20 e ’30, che offrono un’atmosfera unica e suggestiva.

# Il percorso incantato

Credits: @alex.marse
Lago di Iseo

Il percorso del Sebino Express è un vero e proprio viaggio incantato, che si snoda lungo la sponda orientale del Lago d’Iseo, toccando alcuni dei borghi più belli e caratteristici della zona, proseguendo verso nord, attraversando paesaggi mozzafiato, tra montagne che si specchiano nelle acque cristalline del lago e vigneti che si estendono sulle colline circostanti. Tra le tappe più significative del percorso si annoverano Iseo, borgo vivace e affascinante con un centro storico ricco di storia e arte, un lungolago animato e un porto turistico da cui partono i battelli per Montisola, l’isola lacustre più grande d’Europa. Poi Sale Marasino, paese pittoresco famoso per la produzione di barche in legno e per la tradizionale festa della Madonna della Ceriola, celebrata ogni cinque anni con una spettacolare processione sull’acqua. Marone, borgo tranquillo e autentico, con un centro storico ben conservato e un lungolago panoramico, ideale per una passeggiata rilassante, è un’altra perla del percorso. Infine, Pisogne, paese vivace e dinamico, con un centro storico ricco di negozi e ristoranti, un lungolago attrezzato e un importante patrimonio artistico, tra cui spicca la chiesa di Santa Maria della Neve, affrescata da Girolamo Romanino, chiude idealmente il viaggio. Durante il tragitto, i passeggeri possono ammirare scorci unici e suggestivi, godendo del comfort delle carrozze d’epoca e dell’atmosfera rilassante e conviviale che si respira a bordo, grazie anche al personale del treno, composto da volontari appassionati, sempre a disposizione per fornire informazioni e curiosità sul territorio e sulla storia del Sebino Express.

# Un viaggio sensoriale

Credits: bsnews.it – Iseo

Il Sebino Express non è solo un viaggio visivo, ma anche un’esperienza sensoriale che coinvolge tutti i cinque sensi. Il suono del fischio della locomotiva, il rumore ritmico delle ruote sui binari, l’odore acre del carbone (nel caso delle locomotive a vapore), il profumo della natura circostante, il sapore dei prodotti tipici locali offerti a bordo: ogni dettaglio contribuisce a creare un’atmosfera unica e indimenticabile. Durante il viaggio, è possibile degustare vini pregiati, formaggi locali, salumi artigianali e altre specialità gastronomiche del territorio, accompagnati da racconti e aneddoti sulla storia e sulle tradizioni del Sebino, facendo del Sebino Express un vero e proprio ambasciatore del gusto, che promuove i prodotti tipici locali e sostiene l’economia del territorio.

# Un progetto di successo

Ph. @
mariateresatruncellito IG

Il Sebino Express ha dimostrato di essere un progetto di successo, in grado di attrarre un pubblico sempre più numeroso e di contribuire allo sviluppo del territorio. Tuttavia, per garantire la sua sostenibilità nel lungo periodo, è necessario affrontare alcune sfide e cogliere nuove opportunità. La manutenzione del materiale rotabile storico è una sfida importante, poiché il restauro e la manutenzione delle locomotive e delle carrozze d’epoca richiedono ingenti risorse economiche e competenze specialistiche; quindi, è necessario garantire un finanziamento adeguato e una gestione efficiente del materiale rotabile. La promozione e la commercializzazione del servizio sono altrettanto importanti, promuovendo il Sebino Express a livello nazionale e internazionale, attraverso campagne di marketing mirate e partnership con tour operator e agenzie di viaggio. L’integrazione con altri servizi turistici è cruciale, per integrare il Sebino Express con altri servizi offerti sul territorio, come escursioni in battello, visite guidate, degustazioni di prodotti tipici, offrendo ai viaggiatori un’esperienza turistica completa e integrata.
Si tratta di un tesoro da custodire e da valorizzare, un’eccellenza del turismo lombardo che merita di essere conosciuta e apprezzata da un pubblico sempre più vasto. Un viaggio a bordo di questo treno storico è un’esperienza unica e indimenticabile, che permette di scoprire le bellezze del Lago d’Iseo in modo slow e sostenibile, immergendosi nella storia, nella natura e nella cultura di questo angolo di paradiso.

Per informazioni: Sebino Express

Continua a leggere: Questo è il palazzo più bello di Milano

MICHELE LAROTONDA

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @milanesando IG

La foto del giorno: oggi siamo da Shifu, in Via Giovanni Pacini 67, un angolo di Giappone a Lambrate

Ph. @milanesando IG

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Buenos Aires, il nuovo «boulevard verde»: dov’è finito il green dei rendering?

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Michele Sacerdoti FB - Altra vista corso Buenos Aires

La trasformazione di corso Buenos Aires è sempre al centro del dibattito. Alle critiche per l’impatto negativo sulla mobilità, si affiancano ora quelle sul verde promesso ma forse non mantenuto. Ma è davvero così?

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Buenos Aires, il nuovo «boulevard verde»: dov’è finito il green dei rendering?

# Come avrebbe dovuto essere

La trasformazione di corso Buenos Aires in “boulevard verde” con annessa doppia pista ciclabile sta giungendo poco alla volta alla conclusione. Questi gli interventi previsti dal progetto:

  • ampliamento dei marciapiedi:allargati e rifatti in pietra

  • rimozione delle barriere architettoniche

  • nuove aiuole verdi e vasche per alberi:

    • vasche più grandi dove lo spazio lo consente, ospitando alberi fino a 5 metri di altezza.

    • nei tratti con spazio limitato (per la presenza della linea M1) arbusti e cespugli

  • impianto di irrigazione in ogni aiuola 

  • panchine, rastrelliere per biciclette e nuove sedute urbane.

I lavori sono ora concentrati sulla parte verde dell’intervento, ma non tutti i milanesi sono contenti perchè anche questa volta le promesse sembrano essere state tradite.

Leggi anche: Anche la torre botanica e la high line verde spariscono: resta solo il cemento

# Il risultato finale e i commenti dei milanesi

Alcuni milanesi, interagendo sotto un post su facebook riguardante un reportage fotografico di Michele Sarcedoti, lamentano che il verde effettivo sia in realtà inferiore rispetto a quanto illustrato dal Comune di Milano. Al momento le piante sembrano infatti decisamente più basse e le aiuole meno colme di verde del previsto. Vediamo alcuni commenti:

«Sono contenta ma dai rendering mi aspettavo per quello spazio qualche albero in più» – Marco Accettura

«In quanti mesi deperiranno e moriranno anche questi alberi?» – Roberto Bagnera

«Credo che in quella poca terra più che qualche cespuglio di ligustro non cresca. Comunque venderla ai cittadini come se fossero alberi è veramente poco serio» – Marco Salomon

# Cosa è stato piantumato

Michele Sacerdoti FB – Ligustrum

Nell’immagine sopra si può vedere nel dettaglio la tipologia di arbusto piantumata nelle aiuole nell’auto del corso verso Porta Venezia. Si tratta di LIGUSTRUM lucidum ‘Excelsum Superbum’ (Michele Sarcedoti parla di LIGUSTRUM Japonicum, dal quale si differenzia sostanzialmente il colore delle foglie ndr) definito come un albero o arbusto sempreverde, con foglie ovate o ovali colore verde brillante con margini gialli, caratterizzato per essere resistente allo smog. Viene utilizzato solitamente per comporre siepi, piccoli giardini o balconi. La misura massima dovrebbe oscillare tra gli 8 e i 10 metri. 

Marco Salomon – Ligustrum Japonucim

C’è però chi sostiene che può arrivare al massimo a 3,5 metri, quindi inferiori ai 5 metri promessi da Palazzo Marino, come Marco Salomon che commenta: 

«il ligustrum japonicus raggiunge i 10 metri di altezza? Assolutamente non vero, è un arbusto (non un albero) che nelle migliori condizioni raggiunge al massimo i 3,5 metri. Non facciamoci prendere in giro dai». 

Solo il tempo dirà se ancora una volta sono state fatte promesse da marinaio.

Continua la lettura con: Buenos Aires Boulevard: trasformazione riuscita o nuovo incubo dei milanesi?

FABIO MARCOMIN

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