La metro Milano-Monza è a rischio? Arriva una doccia fredda sul progetto: è stato respinto il ripristino dei fondi.
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No money, no Monza: lo stop alla metro sarà definitivo?
# Respinta la richiesta di ripristinare i fondi per la metro a Monza
Bocciata la richiesta di ripristino dei fondi per il completamento della metropolitana M1 e M5 tra Milano e Monza. La decisione è stata presa dalla Commissione Trasporti del Parlamento nazionale che ha bocciato l’emendamento per ripristinare i 7 milioni del buco per realizzare il polo metropolitano M1-M5 fino a Monza, che erano stati tagliati con la Legge di Bilancio.
# «Un colpo basso del Governo contro i pendolari», «No, il taglio non preclude la realizzazione dell’opera»
M5 a Monza: il tracciato definitivo
Come ormai accade per ogni cosa in Italia, anche la costruzione di una metropolitana diventa ostaggio dello scontro politico. Perché dalle parole dei rappresentanti delle parti politiche sulle vicenda emerge un muro contro muro. La Sinistra lo definisce “un colpo basso”, che secondo Silvia Roggiani, firmataria dell’emendamento e segretaria regionale del PD lombardo, «penalizza la mobilità sostenibile tra Milano e Monza». Ribatte il senatore Massimiliano Romeo della Lega che «si tratta di tagli lineari, dovuti alla spending review, che hanno coinvolto tutti i Ministeri» e che «il Ministero dei Trasporti troverà nel corso dell’anno le giuste compensazioni (stiamo parlando di 7 milioni in tre anni) e che non precludono minimamente la realizzazione dell’opera».
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La rete milanese sta continuando la sua espansione, con il completamento della M4 fino a San Cristoforo FS. Resta però un difetto sostanziale? La fatica ad uscire dai confini comunali. Dal 2011, quando la linea M2 ha raggiunto il Forum di Assago, non è stata aperta alcuna fermata nell’hinterland e soprattutto nessun parcheggio di interscambio dedicato. Questa la proposta per venire incontro alle legittime richieste di collegamento tra Milano e chi arriva da fuori.
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Creare dei nuovi capolinea metro come hub di parcheggio per chi arriva da fuori?
# Meno di 7.000 posti auto dedicati agli utenti della metro ai capolinea delle 5 linee
Mappa Parcheggi Atm
Atm gestisce 22 parcheggi, quasi tutti in corrispondenza di fermate metropolitane, a cui si aggiunge quello al capolinea M3 di Comasina gestito da un’altra società. Non tutte le stazioni capolinea hanno però parcheggi dedicati, tra questi San Cristoforo Fs con il parcheggio a Molinetto di Lorenteggio di poco più di 130 posti auto già presente per il capolinea del tram 14, Sesto 1° maggio Fs, Linate Aeroporto e Assago Forum dove sono presenti parcheggi destinati rispettivamente a chi deve prendere un volo o a chi va a vedere spettacoli teatrali, concerti o partiti, e quello di RhoFiera con posti auto anche a servizio di chi prende il treno, va in Fiera o a MIND.
Sono poco meno di 6700 posti, contando quelli dei capolinea gestiti da ATM e quello di Comasina, a cui ne sono previsti circa 300 nel futuro parcheggio di interscambio interrato “San Cristoforo-Merula”: in totale 7.000 posti auto.
# Ogni giorno entrano a Milano oltre 600mila auto
Traffico fantasy
7.000. Un numero davvero esiguo se confrontato con quello delle auto che ogni giorno entrano a Milano: oltre 600mila. Alcuni parcheggi sono stati realizzati per servire i precedenti capolinea, come Famagosta o Molino Dorino, ma tutti in città e se si vuole ridurre drasticamente l’afflusso di veicoli in entrata è fondamentale costruire maxi parcheggi di interscambio oltre i confini comunali e ampliare quelli già esistenti. Anche nell’ipotesi di lasciare quotidianamente fuori da Milano un terzo dei veicoli servirebbero almeno 200mila posti, quasi 30 volte la disponibilità attuale.
Le tre azioni da mettere in campo per ridurre la congestione del traffico
#1 Ampliare tutti i parcheggi di interscambio esistenti
Atm – Mappa Metro e linee S 2024
La prima azione già programmabile è quella di aumentare sensibilmente la capienza dei parcheggi fuori Milano (Cologno nord e Gessate sulla M2) ad almeno 20mila posti ciascuno, lo stesso con quelli ai confini ma sempre dentro la città come San Donato e Comasina M3.
#2 Realizzarne di dedicati nei capolinea fuori Milano
Credits orcoshrek IG – Mediolanum Forum
Andrebbero poi previsti parcheggi ex novo per servire Assago Forum M2, Rho Fiera e Linate, geograficamente oltre la città.
#3 Far terminare fuori città tutte le linee metropolitane con maxi parcheggi di interscambio
Urbanfile – Estensioni Metro
Infine per i nuovi progetti di prolungamento:
un parcheggio nei pressi del futuro deposito di M1 oltre la tangenziale ovest, la linea si allunga di tre fermate da Bisceglie;
uno dedicato solo agli utenti della metropolitana nel futuro interscambio M1-M5 a Bettola, attualmente ne è previsto uno da 2.500 utilizzabile anche dai clienti del nuovo supermercato;
uno a Segrate per la M4 che si estende da Linate, separato da quello per stazione ferroviario e centro commerciale di Westfield.
uno lungo il prolungamento della linea M5 verso Monza, attualmente ne è previsto uno da circa 400 posti all’altezza della fermata Monza Brianza.
Per i progetti allo studio o necessari servirebbero inoltre altri parcheggi a:
Settimo Milanese, per la possibile M5;
Pescheria Borromeo e Paullo per la M3;
Vimercate dove è prevista la metrotranvia da Cologno nord;
Paderno Dugnano per un possibile prolungamento di M3 o per la metrotranvia;
a Ronchetto sul Naviglio, Buccinasco o Trezzano sul Naviglio, in base a dove si estenderà la M4 a sud ovest;
per la futura M6 a MIND, Ponte Lambro e/o Opera;
un altro in caso di estensione verso il Comune di Rho o di Arese della M1.
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Dovrebbe essere una delle opere simbolo delle prossime Olimpiadi. Il Villaggio Olimpico all’ex Scalo Romana. Inizialmente destinato ad ospitare gli atleti dei Giochi Invernali, accoglierà gli studenti a conclusione dell’evento. La sua costruzione procede addirittura in anticipo sui tempi. Però più prende forma, più sono i milanesi che storcono il naso. Ancora una volta per le nuove strutture di Milano, come ad esempio le uscite della M4, a rendere perplessi è l’aspetto estetico.
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Il villaggio olimpico rischia la figuraccia? «All’esterno sembra un carcere»
# Il complesso destinato agli atleti olimpici in costruzione nell’ex Scalo Romana: sarà lo studentato più grande d’Italia
L’elemento principale della rigenerazione dell’ex Scalo Romana è il Villaggio olimpico: 1.400 posti letto destinati agli atleti olimpici e paraolimpici durante le Olimpiadi Invernali 2026 di Milano-Cortina. Si compone di sei edifici a stecca, in blocchi di tre, la cui consegna è prevista per l’estate 2025, con tre mesi di anticipo rispetto al cronoprogramma iniziale. Nel 2027 è prevista la sua conversione in studentato da 1700 letti, il più grande d’Italia.
Nella realizzazione del complesso è stato scelto di mantenere lo stile industriale che caratterizzava quest’area della città, sull’altro lato di Ripamonti e procedendo verso ovest sono presenti altri edifici a stecche, vetrerie e opifici convertiti in abitazioni, e richiamare i due corpi bassi recuperati nell’ex scalo, quelli utilizzati un tempo dagli operai per la manutenzione dei treni.
# Come un carcere?
Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico
Gli edifici sono ormai visibili a tutti camminando lungo via Ripamonti e via Lorenzini. Nella nostra ultima visita al cantiere abbiamo potuto osservarli più da vicino e se l’effetto dal vivo è meno terrificante di quello che si può vedere dalle foto, si tratta comunque di un intervento esteticamente discutibile.
Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico
Al netto della forma, che poteva essere migliorabile ma rimangono comunque edifici pensati in stile industriale, a creare perplessità è il colore. Al posto di una cromatura più calda, come prevista nei rendering, è stato scelto un grigiochiaro intervallato dal bianco. Dall’effetto un po’ deprimente.
Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico altra vista ripamonti ferrovia
A questo si aggiungono le piccole finestrelle senza sfoghi all’esterno, che restituiscono l’immagine di un carcere o di un ospedale. L’unica eccezione dovrebbe essere sul lato di via Ripamonti dove è prevista una struttura fatta di passerelle esterne comunicanti.
Christian Busato – Villaggio Olimpico
Va detto che tutti gli studentati realizzati negli ultimi anni in città hanno adottato la stessa scelta delle finestre piccole, spesso senza balconi: da Aparto al Politecnico in Corvetto fino al CampusX a Novate, forse per motivi di sicurezza. Se fosse così su questo aspetto non ci sarebbero state quindi tante alternative vista la destinazione d’uso definitiva del Villaggio Olimpico. Nell’attesa di vedere il risultato finale i milanesi però non sono affatto soddisfatti del progetto. Vediamo le reazioni sui social.
# I commenti dei milanesi
Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico
Ecco alcuni dei commenti dei milanesi sotto a un post del gruppo facebook di settore, Cantiere Urbanfile:
«Un esempio di come non si deve fare un edificio. Potrebbe vincere il premio del peggior carcere. No comment su sviluppatore, architetti, progettisti.» – Ivan Sal
«Sicuri che non è il carcere di Opera?» – Carlo Picasso
«Olimpiadi di Mosca 1980?» – Marco Ferrari«Sembra un ospedale.» – Frederick Sony Nelson Ciccone
«Agghiacciante» – Ivan Albarelli
«Come a Berlino est nei tempi bui… speriamo nel contorno!!!» – Pierluigi Crespi
«Neanche le più brutte case popolari sono così brutte» – Marcello Doati
«Esteticamente orribile, prefabbricati stile casermoni sovietici, bella immagine di Milano nel mondo» – Sergio Angelo Pizzuti
«Un container sopra l’altro. Terrificante. Obbrobrioso.» – Andrea Ludovico
«Grigio sempre tutto grigio e che grande sforzo architettonico davvero senza parole.» – Alberto Colombo
«Questo orrore dovremo anche tenercelo. Nemmeno la decenza di fare un complesso gradevole alla vista, era quasi meglio la spianata desolata dello scalo di Porta Romana.» – Fabio Mastellone
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Un piccolo passo in avanti per estendere la linea metropolitana A della Capitale, inaugurata nel 1980, di alcune fermate. Questo il progetto e l’ipotesi di sviluppo futuro.
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La Metro A si estende: queste le nuove fermate
# Aggiudicata la gara per il prolungamento della Metro A
Ufficio stampa Rai – Sedute metro
Dopo l’avvio della riqualificazione delle stazioni, di alcune si sono già visti i primi risultati, si è registrato un passo in avanti per estendere l’attuale tracciato della linea aperta nel 1980. A comunicare la notizia è stato alcuni giorni fa l’Assessore ai trasporti della Capitale, Eugenio Patané. È stata infatti aggiudicata la gara per la progettazione del prolungamento della Metro A verso ovest. Attualmente ha una lunghezza di 18,4 km e 27 stazioni, con capolinea Anagnina a sud-est e Battistini a ovest.
Il tratto oggetto della progettazione è quello che parte da Battistini e prevede due fermate, Bembo e Torrevecchia-Montespaccato, a distanza di 1 km l’una dall’altra per un totale di 2 km di nuova linea. Ognuna viene dotata di parcheggio di interscambio nelle relative stazioni, rispettivamente di 450 e 2100 posti.
# Prevista la predisposizione per allungare la linea fino al Grande Raccordo Anulare
moveteroma.it – metro_MetroA-Nord,
Nel futuro capolinea è previsto un deposito per 6 convogli e anche la predisposizione per prolungare ulteriormente il tracciato fino al Grande Raccordo Anulare. Nell’immagine la proposta che recupera il progetto elaborato nel 2010, da aggiornare, come riportato da “MoveteRoma!”, un’iniziativa nata dalla società civile per promuovere una visione organica della mobilità romana. La precedente amministrazione aveva infatti sviluppato un progetto di fattibilità tecnico-economica per collegare quest’area di Roma, dalla fermata Battistini a oltre il Gra, con una funivia.
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Ha chiuso ormai da anni anche il Mc Donald’s di San Babila che era sorto sulle ceneri del Burghy, il ritrovo simbolo dei paninari negli anni Ottanta. Rivediamoli in questo video diMilano Vintage
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Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
Avviso ai lettori. Questo articolo contiene concetti non particolarmente lusinghieri su Milano. Se siete parte di quel gruppo di persone che ritengono Milano al di sopra del bene e del male, e che pur di dimostrare il vostro amore incondizionato alla città sareste disposti perfino a difendere il monumento di piazzale Amendola detto “l’incidente stradale“, allora è importante sappiate che questo articolo non fa per voi. Questi cinque punti sono emersi dalla chat della redazione di Milano città stato: non siamo d’accordo su ogni singolo punto ma siamo tutti d’accordo sullo spirito di fondo di questo articolo. Perchè essere innamorati di Milano non significa rinunciare all’idea che possa essere sempre migliore, anche riconoscendo i suoi difetti. Chiarito questo, ecco a voi le 5 cose che più odiamo di Milano e che ci piacerebbe che questa città si lasciasse dietro le spalle.
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Quelle cinque cose che odiamo di Milano
#1 Odiamo la mentalità NIMBY
Ph. Alexas_Fotos
Iniziamo subito tirandocela da veri milanesi, con un termine molto international. Nimby è l’acronimo di “not in my backyard”, ossia fatelo pure ma non dietro casa mia. Si tratta di una mentalità che si oppone a opere e attività di interesse pubblico che hanno o potrebbero avere effetti negativi sulla propria area di residenza. Di solito si accompagna a un atteggiamento ipocrita da due pesi e due misure: si critica e si danno lezioni morali agli altri ma guai a prendersi una minima responsabilità delle proprie azioni.
#2 Odiamo la SUPPONENZA
Ph. Counselling
Intendiamo non quell’arroganza bonaria, ma quell’atteggiamento rigido che sconfina nella prepotenza. Che poi non è lontana dal punto precedente, spesso è parte integrante alla mentalità NIMBY, all’atteggiamento ipocrita, ma rispetto al punto precedente si esprime più in una forma individuale. Si è implacabili con gli errori degli altri, ma molto accondiscendenti verso quelli propri. Che anzi non esistono. E la prepotenza porta a considerare come proprio non solo ciò che è proprio, ma anche ciò che è pubblico o degli altri.
#3 Odiamo l’IDOLATRIA IDEOLOGICA
Credits: Andrea Cherchi – In Monopattino a Milano
Riteniamo che il bello di Milano sia il buonsenso, il suo pragmatismo calvinista, la capacità di giudicare le buone azioni sulla base degli effetti che producono non in base a chi le commette o a dei principi ideologici. Già, qui casca l’asino: l’idolatria ideologica si sta diffondendo a macchia d’olio in una città che per sua natura dovrebbe esserne immune. L’ideologia sta diventando ormai il criterio principale per definire il bene e il male di tutto ciò che succede: dall’apertura di una ciclabile a un tizio che se ne va in giro su un monopattino elettrico. Funziona? Serve? Che conseguenze ha? sono ormai diventate delle domande senza senso. Meglio scontrarsi come ultras per partito preso.
#4 Odiamo lo STORYTELLING
Un’altra cosa che negli ultimi anni è andata fuori controllo, tanto da finire ovunque. Quest’ansia dello storytelling, in una città dove sempre più il progetto sta diventando più importante della sua effettiva realizzazione, la Milano dei rendering, delle week, dei rebrand, dei naming che fanno rinascere i quartieri, dei claim che rendono straordinarie delle opere modeste, dell’effetto Wow, la città dove conta la rappresentazione anche se priva di sostanza. A te che leggi, non ti viene mai la nausea di questo?
#5 Odiamo la FUGA da Milano
Credit: liguria24.it
Nel weekend. Nelle feste comandate. La morale è sempre la stessa: appena è possibile molti sentono questo desiderio irrefrenabile di scappare da Milano. Per poi ritrovarvi a scrivere su Facebook quanto vi manca Milano.
Ci fermiamo qui. Anche se nella chat erano spuntati altri motivi di odio, dallo smog alle auto sui marciapiedi, dal provincialismo che fa temere il confronto critico con il resto del mondo al conformismo di avere o di fare ciò che si ritiene più figo. Si potrebbe andare avanti ma preferiamo fermarci qui. L’unica cosa che ci resta da dire è che noi amiamo Milano. La amiamo così tanto da odiarla.
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Un luogo abbandonato. Forse il più strano di Milano. Ma a cosa serviva? E perché si chiama così?
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La TORRE DELLE SIRENE: uno dei luoghi più STRANI di Milano
# L’origine del nome: le figure mitologiche non c’entrano
@milano_mirabilia
La Torre delle sirene si trova nel giardino di Palazzo Isimbardi, tra il palazzo della Provincia e quello della Prefettura, in una posizione poco visibile. La torre non si vede dalla strada, ma si scorge solo se si entra nel cortile interno. E’ alta una ventina di metri, costruita nel 1939 in cemento armato con una forma cilindrica dal tetto a punta. Ma perchè ha questo nome?
Non ha nulla a che fare con le affascinanti e misteriose figure mitologiche che ammaliavano i naviganti: le sirene sono invece quelle che suonavano nel momento in cui venivano avvistati aerei nemici durante la Seconda Guerra Mondiale. Nella torre, infatti, era installata una centralina che dava l’allarme per avvisare i cittadini dei possibili bombardamenti.
# Una bicicletta per far funzionare le luci in caso di blackout
@la.tesserissima IG – Interno Torre delle Sirene
La struttura, alta e stretta, era difficile da colpire in caso di attacco aereo per cui risultava un luogo sicuro. Dentro c’era un bunker, dotato di meccanismi per filtrare l’aria e lampade a tenuta stagna. In caso di blackout era presente una bicicletta per far funzionare le luci presenti. Qui durante la guerra si rifugiarono in molti, compreso il prefetto e la sua famiglia.
# Fu l’ultimo rifugio di Mussolini
La Torre servì anche come ultimo nascondiglio milanese per Mussolini che qui trascorse qui gli ultimi giorni prima di provare la fuga che gli fu fatale.
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Milano è piena di piccole cose che la rendono incantevole nella sua e nella nostra quotidianità passata assieme, ma è anche piena di primati da Guinness che ci sembra doveroso raccontare.
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7 record di Milano entrati nel Guinness dei Primati
#1 Il cappuccino più grande del mondo
800 litri di caffè e 3500 litri di latte il tutto versato in una supertazza da 4300 litri. Ideale per chi ogni mattina soffre il jet lag della vita. Non poteva che essere stato fatto a Milano.
#2 Record di caffè serviti in un’ora
Credit: caffeaiello.it
E’ di Milano anche il record di rapidità nel servire un caffè. Quando manca una tazzina abbastanza grande da contenere tutti quei galloni di caffè bisogna rimediare con tante tazzine normali. 623 in un’ora per la precisione il record stabilito dal Beverin di Brera.
#3 La tovaglia più lunga del mondo
È lunga duemila e duecento metri, senza rattoppo alcuno. Significa che si tratta di un pezzo di tessuto unico. È stata stesa sopra una fila di 1000 tavole che hanno ospitato circa 4000 commensali. Ignoriamo chi l’abbia lavata a fine pasto.
#4 La baguette più grande del mondo
Oh, francesi! Prrrr! Durante l’EXPO al padiglione Nutella è stata preparata la baguette più lunga del mondo. 122,4 metri di panino interamente ripieno proprio di Nutella. Buona merenda. E i francesi rosicano.
#5 La torta più grande del mondo
Una torta a forma di Italia lunga 16,46 metri. Nel suo punto più alto raggiunge i 54 cm ed è interamente composta da pan di Spagna e monumenti di cioccolato fondente o zucchero.
#6 Il tiramisù più grande del mondo
Mentre Veneto e Friuli ancora litigano su chi l’abbia inventato, Milano zitta zitta ha registrato il record del mondo di tiramisù. Il 16 dicembre 2018 in Galleria è stato realizzato una versione al cioccolato di 332,20 kg di peso, con un diametro di 115 cm e un’altezza di 150 cm. Il record è stato raggiunto dopo 100 ore di lavorazione.
#7 La canzone più lunga del mondo
Elio e le storie tese cantano la canzoneCara ti amo per 12 ore filate stabilendo così il record mondiale di durata di un brano live. Accadeva nell’ottobre del 1990 alteatro dell’Elfo.
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Le grandi metropoli stanno vivendo un periodo di profondo cambiamento negli ultimi decenni, con gli spazi pubblici sempre meno destinati alle auto e sempre più a pedoni e mobilità dolce. Mentre Milano punta sui divieti alla circolazione, le altre mirano a implementare soluzioni alternative che consentano ogni tipo di mobilità. Ecco come hanno scelto di agire nella capitale dei Paesi Bassi, uno dei simboli della mobilità green.
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Strade sottoterra, verde sopra: la scelta di Amsterdam arriverà a Milano?
# Uno dei progetti infrastrutturali più grandi e complessi dei Paesi Bassi
architizer.com – Vista stazione dall’alto
I Paesi Bassi sono stati tra i primi a favorire pedoni, ciclisti, e oggi anche monopattini, rispetto alle auto. Le strade prevedono spazi maggioriper chi non si sposta con veicoli a motore e, come ad Amsterdam, le velostazioni sono diffuse, così come i parcheggi sotterranei, oltre al trasporto pubblico. I possessori e gli utilizzatori delle auto non vengono però discriminati, ma si cercano soluzioni alternative per consentire la loro libera circolazione. La più importante è quella di interrare arterie ad alto scorrimento, come tangenziali e autostrade, liberando le aree superficie.
Nel distretto di Zuidas è programmato un intervento di questo tipo, si tratta di uno dei progetti infrastrutturali più grandi e complessi della Nazione, che consiste:
nell’ampliamento e spostamento della tangenziale A10 sottoterra;
nella ristrutturazione della stazione ferroviaria di Amsterdam Sud;
nella riqualificazione superficiale con verde, acqua e spazi per i pedoni.
# L’interramento del tunnel
architizer.com – Ingresso tunnel
Al centro del progetto c’è l’ampliamento e interramento della tangenziale A10, all’interno di un quartiere ampiamente sviluppato negli anni ’80, dopo che il comune ha destinato aree su entrambi i lati dei binari ferroviari e della tangenziale come sede di sviluppo per uffici. L’obiettivo è migliorare l’accesso al quartiere stesso e aumentare la qualità urbana.
# La nuova stazione ferroviaria
architizer.com – Stazione Zuid
La stazione di Amsterdam Sud, sempre più considerata una barriera verso il centro città, in un distretto residenziale e terziario molto frequentato da ciclisti e pedoni, si prepara ad essere trasformata. Il tunnel sotto alle banchine e che conduce ai treni della metropolitana diventa una galleria con negozi, ristoranti e deposito biciclette, un’altra più stretta con servizi simile porta alla nuova fermata del tram sul lato sud e a una fermata dell’autobus sul lato nord.
# La rivoluzione in superficie con un corridoio verde
architizer.com – Vista area verde
La liberazione del terreno, dopo lo spostamento della tangenziale A10 sottoterra, consente di aggiungere un ulteriore binario ferroviario e realizzare un vero e proprio corridoio verde, giardini, acqua e aree di sosta. La pendenza su entrambi i lati della piazza della stazione presenta un paesaggio verde a gradini con posti a sedere che si trasformano gradualmente in un parco lineare sopra l’arteria stradale interrata e attorno all’imbocco del tunnel.
architizer.com – Vista area riqualificata
La vegetazione è prevista anche a copertura dei tetti delle banchine e delle barriere acustiche. L’investimento per il progetto è di oltre 100 milioni di dollari e il suo completamento è fissato per il 2036.
# Un’idea per risolvere il problema del traffico con la chiusura dei cavalcavia milanesi?
Monte Ceneri boulevard
A Milano si era ipotizzato in passato di realizzare due tunnel, uno di 4 km da 4 da piazza Repubblica a Forlanini e un altro di quasi 15 km dall’area Expo a Linate per togliere il traffico in superficie e velocizzare gli spostamenti in città. Interventi che avrebbero potuto riqualificare in modo importante le aree a livello strada. La soluzione potrebbe tornare utile vista la quasi certa chiusura del cavalcavia Monte Ceneri-Serra, con trasformazione in una sorta di HighLine con aree verdi e di sosta per i cittadini, e della chiusura/abbattimento di quello di Corvetto.
Il percorso dei tunnel sotto al centro di Milano immaginati da Milano Città Stato
Si potrebbero abbattere entrambi, interrando nel secondo caso anche il tratto cittadino del raccordo autostradale da cui proviene la strada. Non solo: perché non ripensare all’idea dei due tunnel per spostare sottoterra il traffico cittadino?
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L’osservatorio dell’Associazione Italiana Editori (AIE) per BookCity rivela che nel 2023 la spesa per consumi culturali a Milano è cresciuta del 33%, mentre la media nazionale del 20%. Questo slancio può essere la base per intraprendere azioni innovative che pongano libri, lettura e produzione video al centro della vita cittadina. Ecco alcune idee.
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Milano: spesa culturale +33%! 5 idee per il futuro della capitale dell’editoria e della produzione culturale
# I monumenti-infopoint alla lettura milanese
Un primo passo per celebrare l’identità culturale della città potrebbe essere l’installazione di un monumento dedicato alla cultura e alla letteratura milanese. Immaginiamo una grande riproduzione in marmo bianco del vocabolario milanese di Francesco Cherubini o dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, magari posizionato in Piazza Duca D’Aosta, davanti alla Stazione Centrale, come “manifesto milanese” per i turisti che arrivano.
Per testimoniare che la cultura non è solo il passato, questo monumento potrebbe anche essere interattivo: un “computer-monumento”, dotato di schermi touch e connessione a una rete culturale, che funga da infopoint turistico avanzato. Così come i modelli più avanzati di IA sono in grado di interagire con i loro utenti a partire da una rete di informazioni, questo infopoint milanese potrebbe fornire storia e informazioni sulla città per soddisfare ogni richiesta dei turisti. Qualora si dimostrasse efficiente, questo modello potrebbe diffondersi in tutte le zone che accolgono turisti.
# Micro-librerie (tematiche) in ogni zona e quartiere
Il bookcrossing non ben riuscito in zona Isola
Milano è una città di quartieri unici, ciascuno con una propria anima e storia. La creazione di micro-librerie tematiche in ogni quartiere potrebbe far riscoprire le radici locali e incoraggiare la lettura. L’idea è così praticabile che in zona Isola il sistema bibliotecario milanese ci ha già pensato, anche se la realizzazione ha lasciato un po’ a desiderare.
Ripartendo da Montenapoleone, per esempio, una micro-libreria dedicata al mondo della moda potrebbe offrire volumi su storia del costume, design, e stilisti celebri. Oppure in zona Tortona, cuore del design milanese, la micro-libreria potrebbe essere dedicata alla storia del design e dell’architettura contemporanea. O, ancora, Porta Romana, famosa per il teatro, la poesia e il legame con il futurismo, potrebbe ospitare una micro-libreria con raccolte di testi teatrali e libri di poesia italiana e internazionale.
Per ogni volume preso in prestito, i cittadini potrebbero optare per il formato fisico o per una versione digitale temporanea che si auto-elimina dopo un mese, mantenendo l’etica del sistema bibliotecario. Questo approccio integrerebbe la fruizione digitale con quella fisica, rendendo accessibili più libri e riducendo la necessità di spazi per contenere volumi. I lettori potrebbero accedere a un “sistema bibliotecario diffuso”, passeggiando per la città o per il proprio quartiere.
# I locali comunali “intelligenti”
Il Comune di Milano, poi, potrebbe contribuire ulteriormente alla trasformazione della città in un centro culturale, dando il via alla creazione di luoghi di ritrovo “intelligenti”: progettati come “normalissimi” locali serali, accoglienti e creativi, avrebbero una sezione dedicata alla lettura e allo studio, ma anche angoli riservati alla consultazione o all’acquisto di opere inedite, con scaffali dedicati anche ai frequentatori che desiderino posizionarvi le proprie opere.
Locali di questo tipo, che potrebbero essere realizzati in prossimità delle università, finirebbero anche per incentivare lo scambio generazionale, c’è da immaginarsi che, in tempo zero, i frequentatori abituali non sarebbero unicamente universitari.
Organizzare momenti di lettura condivisa o eventi di slam poetry e sessioni di discussione in questi spazi aggiungerebbe valore alla scena culturale milanese, rendendola più attiva. Anche i programmi di mentorship con scrittori affermati e incontri con case editrici locali potrebbero rafforzare il ruolo di Milano come città innovativa e promotrice della cultura.
# Cabine insonorizzate per la produzione video
Non solo libri. La produzione video è un mezzo di cultura e comunicazione potente e Milano ha il dovere di fornire ai giovani artisti e videomaker spazi dedicati per creare contenuti senza disturbare chi si trova nelle piazze o nelle zone centrali della città.
Immaginiamo cabine mobili insonorizzate, posizionate in luoghi chiave come Piazza del Duomo; grazie a pareti in vetro unidirezionali, queste cabine permetterebbero di osservare l’esterno senza essere visti, mentre un assistente AI all’avanguardia potrebbe gestire le necessità di produzione con semplici comandi vocali.
Per esempio, con comandi come “Ok, cabina, svuota la piazza” o “Aggiungi folla di passanti”, il sistema potrebbe generare scenari personalizzati in tempo reale grazie alla realtà aumentata, aggiungendo o rimuovendo elementi secondo le esigenze del creator.
Per avvantaggiare i giovani con pochi mezzi, l’AI della cabina potrebbe offrire anche strumenti avanzati quali microfoni, videocamere 4K, luci regolabili e un software di editing integrato. Una volta terminata la ripresa, il creator potrebbe modificare il contenuto direttamente in cabina e, se lo desidera, pubblicarlo in tempo zero sui suoi social media.
# Concorsi pubblici innovativi per la promozione di Milano
Il Comune di Milano potrebbe lanciare un concorso annuale per il miglior videoclip di due minuti che racconti, in modo genuino, la cultura milanese. Questo contest non solo incentiverebbe i giovani talenti, offrendo loro una piattaforma per farsi conoscere, ma arricchirebbe Milano di contenuti innovativi, portando alla città una serie di “spot” autentici e gratuiti sui social media. I creatori avrebbero l’opportunità di esplorare temi cittadini, dai simboli storici ai quartieri emergenti, con un occhio fresco e personale, dando vita a una narrazione inedita che metta in luce i volti e le storie della città.
In parallelo, Milano potrebbe rafforzare la sua identità culturale tramite un concorso di slam poetry e produzioni video, pensato per connettere la cultura “vecchia” a quella “nuova.” Questa iniziativa, promossa dal Comune, stimolerebbe l’incontro tra la letteratura classica e le forme di espressione più contemporanee. Eventi di slam poetry in locali pubblici sarebbero ripresi e diffusi in una campagna social che racconti i quartieri e i temi tipici della città, offrendo a Milano una campagna pubblicitaria basata sulla produzione culturale cittadina.
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A Milano sono in leggero aumento le retribuzioni. Ma non basta: il costo delle abitazioni continua a salire senza sosta da decenni, così come il costo della vita in generale. Ecco quanto si prende in media a Milano e quanto serve per vivere.
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Stipendio: quanti soldi servono per vivere a Milano?
# Milano è la città con gli stipendi più alti d’Italia: 36.952 euro lordi annui
Credits Andrea Cherchi – Porta Nuova con Torre Unipol
Nella Città Metropolitana di Milano vengono pagate le retribuzioni lorde più alte in Italia in base all’ultimo report dell’Osservatorio JonPricing: 36.952 euro annui, 12mila euro in più rispetto alla media nazionale, pari a un reddito netto di 2.000 euro. Una conferma che non sorprende, così come il dato relativo al tasso di occupazione complessivo pari al 71,2%, relativo al 2023, comunicato dal dipartimento mercato del lavoro Cgil Milano. Purtroppo un terzo dei dipendenti viene pagato mensilmente in media 800 euro e anche con 2.000 euro si fatica a vivere bene, se si è soli.
# Anche il costo della vita è più alto: servono almeno 3.000 euro al mese per vivere (1.300 per sopravvivere)
Il costo della vita, anche in questo caso il più alto d’Italia, vanifica il fatto di avere la retribuzione media più alta. Gli affitti hanno toccato i 24 euro al mq, questo vuole dire che un per un trilocale di 75 mq si paga in media 1.800 euro, di fatto come la retribuzione media, per un bilocale di 50 mq invece 1.200 euro. Ma questi sono solo i costi per avere un tetto sulla testa, bisogna infatti aggiungere bollette, spesa alimentari, trasporti e svago, se possibile. Per vivere bene a Milano lo stipendio minimo netto dovrebbe essere di almeno 3.000 euro al mese, per “sopravvivere” ne servono 1.300, scegliendo la periferia e concedendosi poche spese extra. Non va meglio per gli studenti, il costo di una stanza può andare dai 450 ai 2.000 mentre quello per vivere a Milano si avvicina ai 1.000 euro.
# Confronto con l’Europa: gli unici a essere diventati più poveri in 30 anni
Andrew Khoroshavin da Pixabay
Da fonti OCSE risulta che l’Italia è l’unico paese in Europa in cui i salari da lavoro dipendente sono diminuiti nel 2020 rispetto al 1990. In Lituania gli stipendi sono aumentati di un +276,3%, in Estonia +237,20%, Lettonia +200,50%. Nel nucleo dei fondatori Euro, gli aumenti sono più contenuti, ma spicca il + 129,6 della Slovacchia.
Fonte: OCSE
L’unica a essersi impoverita è l’Italia: -2,9%. Sono lontani i tempi in cui ci si poteva confrontare con Francia (+31,1%), Austria (+24%) o Germania (+33,7%). Anzi: con l’unico segno negativo, l’Italia in Europa ha smesso di confrontarsi con tutti, prendendo una strada tutta sua.
# Per l’Eurostat l’Italia è a metà classifica nel Vecchio Continente per reddito annuo
Eurostat retribuzioni
In basi ai dati Eurostat l’Italia si posiziona a metà classifica in Europa per il reddito medio annuo netto, calcolato utilizzando una combinazione di conti nazionali e dati dell’indagine sulle forze di lavoro (LFS) e adeguato mettendo sullo stesso piano gli stipendi a tempo parziale e quelli a tempo pieno. Davanti al nostro Paese troviamo, tra gli altri, la Svizzera, i Paesi Scandinavi, Germania e Francia, che garantiscono inoltre servizi e un welfare migliore.
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181,8 km²: questa la dimensione del Comune di Milano che la rende una città piccolina se paragonata con le grandi città del mondo. Eppure se, invece di considerare i confini amministrativi, si usa il parametro della continuità urbana le cose cambiano molto. L’istituto Demographia ha, infatti, redatto la classifica delle città più grandi per estensione, calcolandole in base al “continuum urbanizzato” della loro area metropolitana, quindi non quella definita dei confini amministrativi. Con questo nuovo metodo le cose cambiano e addirittura Milano viene proiettata tra le più grandi aree urbane d’Europa. Ma vediamo quali sono le 10 aree urbane più grandi del Continente.
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Le aree urbane più grandi d’Europa: Milano è al quarto posto!
#10 Roma, sei volte più grande di Milano per estensione amministrativa, ma più piccola di 700 kmq per area urbana
Roma
L’area urbana di Roma risulta minore di quella amministrativa. Con una superficie di 1.145 km quadrati la capitale si classifica decima nella classifica delle città più grandi d’Europa. Il suo centro storico, insieme alle proprietà extraterritoriali della Santa Sede dentro la città e alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura, è tra i 55 siti italiani inseriti dall’Unesco nella World Heritage List. Quindi con questo calcolo Roma risulta più piccola di Milano anche se i suoi confini amministrativi sono sei volte più estesi: 1.285 km² contro i 181,8 di Milano.
#9 Madrid, la città stato spagnola: 3 volte più grande per confini amministrativi ma più piccola di Milano per area urbana
L’area urbana di Madrid ha una superficie di 1.365 chilometri quadrati, circa il doppio di quella amministrativa che con 604,3 km² è poco più di tre volte quella di Milano. Sede del governo e residenza del monarca spagnolo, è il centro politico della Spagna oltre che una città stato o comunidad autonoma nell’accezione spagnola.
#8 Berlino, la più grande città del “Nord Europa”
La città stato (StadtStaat) di Berlino con i suoi 1.368 chilometri quadrati si aggiudica l’ottavo posto nella classifica delle aree urbani più grandi d’Europa. Come confini amministrativi invece sfiora i 900 km² posizionandosi alle spalle di Roma. La città ha subito una progressiva crescita nel tempo attraverso l’inurbazione di paesi precedentemente autonomi finché nel 1961 fu costruito il muro di Berlino, tagliandola in due Berlino Est e Berlino Ovest. Oggi il muro che divideva la città è stato in parte demolito ma resta uno dei simboli della Germania del dopoguerra.
#7 San Pietroburgo, la città federale antica capitale della Russia
Credits: musement.com – Hermitage Museum San Pietroburgo, Tour Virtuale
Al settimo posto un’altra città stato: San Pietroburgo.Si estende su 1.372 chilometri quadrati, area urbana che come Roma è inferiore a quella amministrativa, di circa 100 chilometri quadrati superiore. Nel corso della sua storia ha cambiato per tre volte nome: da San Pietroburgo a Pietrogrado, nel 1914, a Leningrado durante il regime comunista, per poi tornare a chiamarsi San Pietroburgo con la caduta del Muro di Berlino. L’Hermitage Museum è uno dei simboli della città dove all’interno di esso ospita una delle più importanti collezioni d’arte del mondo che lo rendono uno dei musei più visitati al mondo.
#6 Istanbul, divisa tra Europa e Asia, ha 500 kmq in meno di Milano ma i confini amministrativi più estesi d’Europa
Credits: siviaggia.it
Istanbul è la città più grande della Turchia e una delle maggiori aree urbane d’Europa con i suoi 1.375 chilometri quadrati d’estensione. I confini amministrativi sono ancora più estesi, risultando i più vasti d’Europa con 5.343 chilometri quadrati. La città è divisa dallo stretto del Bosforo in due parti, una appartenente all’Europa e l’altra all’Asia. Nel quartiere di Sultanahmet, una delle principali attrazioni della città, sono presenti i minareti e le cupole di magnifiche moschee secolari che dominano il panorama di Istanbul, il lussuoso palazzo del sultano e l’impressionante cisterna sotterranee.
#5 Londra, la capitale della finanza europea, con 100kmq meno di Milano
Londra è città stato (città contea) e capitale della Gran Bretagna, conta 8.825.000 abitanti. L’area urbana estende per 1.739 chilometri quadrati, 1.572 se si considerano i confini amministrativi. Il suo PIL è uno dei più importanti del mondo e la capitale vanta una delle economie più fiorenti in assoluto in Europa e non solo. Il Big Ben, il British Museum e il Tower Bridge sono solo tre tra le tante attrazioni che ogni anno attirano l’attenzione di turisti da tutto il mondo.
#4 Milano, “Milan l’è on gran Milan”, prima in Italia con quasi 1.900 kmq (nonostante i soli 182 Kmq di area amministrativa)
Foto di: Andrea Cherchi
Si potrebbe rimanere sorpresi nel vedere Milanotra le aree urbani più grandi, ma grazie ai 1.881 chilometri quadrati di estensione si aggiudica il quarto posto in classifica. Quasi dieci volte più grande dei suoi confini amministrativi, fatto che pone molte domande sulla definizione dei confini attuali, scelta che risulta slegata da motivazioni urbane e geografiche. La più europea delle città italiane e capoluogo lombardo, ha il Duomo, con la luminosa facciata in marmo e l’architettura tardo-gotica, come monumento simbolo della città.
#3 Parigi: il doppio di Roma e 700 kmq più di Milano
In questo assomiglia a Milano. Come confini amministrativi Parigi risulta molto piccola: appena 105,4 km². Quasi la metà di Milano. Ma se si considera l’area urbana le cose cambiano: con i suoi 2.509 chilometri quadrati di estensione si aggiudica il terzo posto delle città più grandi d’Europa. Conosciuta da tutti come Ville Lumiere ha come principali attrazioni il museo del Louvre,Montmartre, il quartiere latino, ilCentre Pompidou ma soprattutto la Tour Eiffel e gli Champs Elysées, ed è una delle mete principali delle coppie che, innamorate, vogliono viversi a pieno una delle città più romantiche del mondo.
#2 Düsseldorf, la sorpresa tedesca: 800kmq più grande di Milano e seconda in Europa
Credits: aviontourism.com
Se pensiamo alle grandi città tedesche ci vengono in mente Berlino, Monaco, Amburgo, Francoforte. Nessuno potrebbe immaginare che la più grande area urbana della Germania si trova lungo le sponde del Reno. Stiamo parlando di Düsseldorf che, con tutto il distretto, entra al secondo posto della classifica europea con un’estensione di 2.684 km quadrati. La città per confini amministrativi è solo di poco più grande del comune di Milano con poco più di 207 chilometri quadrati. Eppure l’area urbana è gigantesca e contiene due porti interni ed è la sede di alcune università, tra cui la famosa accademia d’arte e l’Università Heinrich-Heine. Il Castello Jägerhof, antica residenza principesca, è una delle attrazioni principali della città.
#1 Mosca, l’unica europea tra le 10 più grandi del mondo, è 3 volte più estesa dell’area urbana di Milano
Al settimo posto della classifica mondiale, Mosca è la città più grande d’Europa con 5.891 chilometri quadrati di estensione, poco più del doppio rispetto ai suoi confini amministrativi che la metterebbero al secondo posto dietro a Istanbul. La capitale della Russia e città stata (o città federale), coloratissima e rigorosa, è caratterizzata dalla presenza di numerosi luoghi d’interesse, soprattutto a livello storico e culturale. Il Cremlino, la Piazza Rossa e la Cattedrale di San Basilio, il Teatro Bolshoi e il convento di Novodevichy sono solo alcuni dei monumenti protagonisti della città.
La città è servita da un’ampia rete di trasporti, che include 4 aeroporti internazionali, 9 stazioni ferroviarie e la metropolitana, che è una delle più grandi e profonde del mondo, la più frequentata in Europa e la quarta più frequentata al mondo.
Questa è la classifica che risulta calcolando l’area urbana. Le cose cambiano invece considerando i confini amministrativi dei comuni. Come abbiamo visto in questo caso, al primo posto c’è Istanbul con 5.343 Kmq, seguita da Mosca con 2.511. Terza è Londra con 1.572, Quarta San Pietroburgo con 1.439, Quinta Berlino con 1.368. E Milano? Con 182 chilometri quadrati è molto distante. Però si può consolare: è comunque più grande di Parigi.
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Nella città tentacolare ci sono tipologie di uomini e di donne con cui non fidanzarsi, o comunque con cui fidanzarsi tenendo presente le caratteristiche, perchè alla fine l’amore supera tutto, ma non sempre.
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Le 5 donne milanesi con cui… non fidanzarsi!
#1 La Profumiera
credits: miglioridea.it
Adora sentirsi adorata, sparge profumo e ferormoni ad ogni occasione, è l’incarnazione de “La Strega” di Vasco Rossi. Insomma, quella che vuole avere il mondo maschile ai suoi piedi. Lei non è scelta, lei sceglie, ma poi si ferma lì, non va oltre, lascia l’uomo con il profumo nelle narici, ma niente arrosto.
#2 L’indipendente
credits: diredonna.it
Indecisa se essere single o divertirsi con le amiche, entra nei locali e, sprezzante della propria condizione da femmina convinta, non guarda gli uomini, perché è con le amiche che lei si diverte. Ma di nascosto sogna il grande amore e quindi poi uno sguardo lo lancia, magari verso il barman belloccio e anziché dirgli “ciao” gli dice “un moscow mule… dolce però”.
#3 L’impegnata… col lavoro
credits: eniwherefashion.blogstop.com
Lei è la donna in carriera, quella che inserisce la cena tra le call di lavoro, che sceglie il week end per uscire con il suo uomo ma solo se il lunedì non ha riunioni, altrimenti deve lavorare. Lei programma le giornate in base al calendario di iPhone e puoi averla solo se sai infilarti nei ritagli di tempo. Non risponde mai al telefono, ma non perché se la tira, no, lei era “in riunione tutto il giorno, guarda giornata assurda, ci sentiamo ASAP”, cit. del vocale che riesce a mandare mentre è nel traffico che torna a casa alle 9 di sera.
#4 La cercatrice di chiodo (a cui appendere il cappello)
credits: nutrieprevieni.it
Lei cerca il benessere, ne ha fatto la sua ragione di vita, vuole fare la vita di Sharon Fonseca e cerca il suo Vacchi nei migliori locali di Milano. Passa ogni minuto libero che ha facendo allenamento per alzare il gluteo, non mangia mai e si veste con pochissima stoffa purché griffata. Gira sui social in cerca dell’uomo giusto, cercando di identificarlo in base a parametri ben precisi: che macchina ha, che bottiglie beve nei locali, dove passa le vacanze. Sogna il principe verde dollaro.
#5 La modaiola che vive di trend
credits: sanihelp.it
Lei conosce ogni nuovo trend: vestiti, locali, luoghi per selfie che acchiappano like. Gestirà il proprio uomo come un accessorio, vorrà essere portata solo nel locale più chic e vorrà che lui si vesta come Fedez e che si faccia i capelli blu. Lui dovrà venire bene nei selfie, anzi, spesso sarà proprio lui il bastone del selfie e passeranno le giornate a mettersi in posa davanti alla vigna di Leonardo. Poi, tornando a casa, si chiederà se Tannico lo consegni il vino di Leonardo.
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Ogni volta che passeggio per le città mi diverto sempre a trovare una spiegazione ai nomi delle cose; che siano vie, ristoranti o semplici cognomi sui citofoni è una cosa che faccio sin da quando sono bambina.
Camminando per le strade di Milano non si possono non notare i nomi curiosi di alcune vie. Ecco le 7 più affascinanti e la loro spiegazione.
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Le 7 strade di Milano con i nomi più affascinanti
# Via Giacomo Medici del Vascello
Credit: it.wikipedia.org
Giacomo Medici, marchese del Vascello è stato un generale e politico italiano del 1800. La sua è la figura di uno dei più valenti e costanti ufficiali di Giuseppe Garibaldi nonché valoroso generale durante la Terza guerra di indipendenza. La strada si trova nella parte sud est di Milano, tra Santa Giulia, Corvetto e Taliedo.
Una curiosità? La strada si estende lungo tre lati di un quadrato in una zona alquanto desolata che stride con la nobiltà del suo nome.
# Via Laghetto
Questo nome curioso trova origine nel 1388, quando Gian Galeazzo Visconti fece creare una sorta di piccola darsena con lo scopo di far attraccare i barconi carichi di mercanzie varie tra le quali il marmo di Candoglia per la costruzione del Duomo. La via si trova nei pressi dell’Università Statale e divenne anche celebre nella storia perchè gli abitanti di questa area rimasero immuni alla grande pestilenza del seicento.
# Via Serafino dell’Uomo
Serafino Dell’Uomo è stato un patriota italiano del Risorgimento. Nato a Milano nel 1817, si trasferì a Londra per lavoro dove vi rimase fino al 1848, allo scoppio delle famose Cinque giornate di Milano. La sua città natale ha deciso di dedicargli una via di villette nel quartiere di Acquabella.
Via dei Cavalieri del Santo Sepolcro unisce a Brera Piazza Papa Paolo Sesto a via Solferino, percorrendo per un lungo lato i chiostri di San Simpliciano.
La via venne aperta nel 1940, ma fu solo nel dopoguerra che venne definita; prima di questo momento infatti la via non esisteva ed era occupata dai terreni dell’ex convento di San Simplicino e da vecchie case.
In origine vi era solo un piccolo tratto chiamato via Ancona, che da via Solferino permetteva l’accesso al convento e successivamente alla caserma.
Il nome di questa via infatti, deriva dal progetto di costruzione di una grande caserma di Cavalleria, nelle ortaglie a nord del Monastero.
In seguito ad una convenzione, nel 1927, la caserma Manara che occupava i chiostri venne ceduta dallo Stato al Comune.
# Via dei Fiori Chiari e Via dei Fiori Oscuri
Credits: @milanopersempre.it Via Fiori Chiari
Questi nomi sono legati alla vicinanza di due porte cittadine che erano contraddistinte da uno stemma. Porta Nuova, non lontana da via dei Fiori Oscuri, aveva nel suo stemma il colore nero a cui dobbiamo il nome della strada.
Come si può immaginare, via dei Fiori Chiari, nei pressi di Porta Comasina, aveva invece come colori dominanti del suo stemma tonalità più chiare.
Le dicerie del tempo però danno un’altra spiegazione a questi due nomi. Secondo le storie dell’epoca in Via dei Fiori Chiari esisteva un collegio per giovani fanciulle illibate; più avanti in Via dei Fiori Oscuri, invece, sembra ci fosse un “bordello”.
# Via San Giovanni sul Muro
Questo nome può sembrare strano al giorno d’oggi dato che porta il nome di un santo senza che ci sia una chiesa.
Nel passato però, qui di chiese un tempo ce n’erano ben quattro, delle quali solo una è resistita un po’ più delle altre, Santa Maria della Consolazione al Castello.
Purtroppo della chiesa di San Giovanni sul Muro non viene riportato granché e a noi, a parte il nome della via.
Ma da dove deriva la denominazione “sul muro”? Questa parte del nome si riferisce al fatto che la chiesa venne eretta lungo le mura augustee che collegavano l’antica Porta Vercellina e Porta Giovia (il Castello Sforzesco).
# Piazzale Principessa Clotilde
Piazzale Principessa Clotilde si trova al proseguimento dei Bastioni di Porta Nuova ed è collocata lungo le antiche mura spagnole, oggi demolite.
In origine la Porta era compresa nelle mura spagnole, erette nel XVI secolo. La piazza è intitolata alla principessa Maria Clotilde di Savoia, figlia primogenita del primo re d’Italia Vittorio Emanuele II e moglie di Napoleone Giuseppe Carlo Paolo Bonaparte.
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Lo skyline della Milano contemporanea è molto diverso da quello di un tempo: palazzi sobri ma eleganti sono stati sostituiti dalle forme geometriche della moderna architettura. Oggi porteremo indietro la lancetta del tempo fino al 1923, anno in cui furono costruiti i primi due grattacieli di Milano chiamati “I gemelli diversi”.
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I primi grattacieli di Milano: i «Gemelli Diversi» di Piazza Piemonte
# Con i “gemelli diversi” Borgato portò l’America a Milano
credit: vecchiamilano.wordpress.com
Nel 1923 vennero costruiti in piazza Piemonte i primi due grattacieli di Milano. A progettarli fu l’architetto Mario Borgato che diede vita ad una sorta di rivoluzione architettonica per la città, portando a Milano una novità di origine statunitense. In Italia i grattacieli non sapevamo ancora cosa fossero quando fu costruito il primo “skyscraper”: il primo della storia,l’Home Insurance Building, fu costruito a Chicago nel 1885 a seguito di un incendio che comportò la ricostruzione del centro città e fu lo stimolo che diede inizio alla famosa “Scuola di Chicago”.
# I due “piccoli” grattacieli che sfidarono il regolamento urbanistico
Oggi se cerchiamo il significato di grattacielo su Wikipedia, appare evidente che sono cambiati i termini di riferimento: “Viene considerato un grattacielo qualsiasi edificio di altezza superiore ai 100 metri. Tuttavia al di là della misurazione dell’altezza in metri è di uso comune considerare come grattacieli tutti quegli edifici che superino i 15 piani di altezza“. I “gemelli diversi”, così chiamati i due edifici, sfiorano i 40m di altezza ma furono davvero un record per l’epoca, infatti per poterli costruire fu concessa una deroga al piano urbanistico in vigore che vietava gli edifici al di sopra dei 28m.
# Esempi di una Milano Decò nascosti nella Cool City di oggi
Oggi i regolamenti si sono adattati al progresso architettonico e il grattacielo più alto di Milano nonché d’Italia, la torre Unicredit di Cesar Pelli a Porta Nuova, oltrepassa i230 metri. Le sue caratteristiche sono emblematiche della modernità: costruita in vetro, acciaio ed ecosostenibile. In cima all’edificio vi è una guglia, chiamata Spire, dalla forma slanciata a spirale aperta. E’ possibile raggiungere la sommità della torre, risalendo i suoi 31 piani in soli 40 secondi con l’ascensore.
I “gemelli diversi” rappresentano invece uno stile opposto a quello utilizzato dagli architetti contemporanei: lo stile decò elegante e raffinato ma sempre sobrio, che riesce ad attirare l’attenzione dei passanti senza bisogno di eccessi o esagerazioni. I due grattacieli sono simili ma non identici, ad esempio presentano due cupole sommitali differenti e anche le colorazioni si distinguono facilmente come due gemelli con occhi diversi, uno ha la sommità marrone e l’altro invece verde.
La cura dei dettagli messa nella progettazione delle linee di questi due edifici lascia senza parole e racchiude un modo di vedere il mondo che un po’ sta svanendo e che dovremmo forse recuperare: essere anziché apparire.
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La geografia politica mondiale muta costantemente. Quali sono i 7 stati che oggi non esistono ma che potrebbero crearsi ed essere indipendenti?
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7 nazioni che ora non esistono ma che in futuro potrebbero diventare indipendenti
Se la geografia fisica si basi su dati indipendenti dalle decisioni dell’uomo, quella politica sappiamo bene che si occupa degli esiti dei processi politici e di potere che mutano costantemente. Oggi al mondo ci sono 208 Stati. Questa è la situazione attuale ma potrebbe cambiare, anche in un futuro prossimo. Vediamo quali sono i 7 Stati che ancora non esistono ma che per diverse ragioni potrebbero diventare delle nazioni indipendenti in un futuro più o meno lontano.
#1 Catalogna
credit: lindro.it
La Catalogna è al momento una comunità autonoma spagnola che da anni lotta per l’indipendenza. Le rivendicazioni indipendentistiche sono dovute a ragioni storiche, linguistiche e culturali ma anche economiche: infatti la comunità è convinta che distaccandosi dalla Spagna sarebbe molto più ricca. Ce l’avevano quasi fatta: nel 2014 c’è stato un referendum, anche se mai riconosciuto a livello centrale, in cui l’80% della popolazione si è espresso a favore della totale indipendenza. Ciò si ripetette nel 2017 ma entrambe le consultazioni furono invalidate dallo Stato. A quello sono seguito incidenti con i leader indipendentisti in fuga o incarcerati. Decisiva è stata la mancanza di appoggio dell’Unione Europea che si è compattata dalla parte del governo di Madrid deludendo chi invocava il suo aiuto in nome del diritto all’autodeterminazione. Più europei che spagnoli, si definivano i catalani. Ma la madre Europa li ha rinnegati, almeno per il momento.
#2 Kurdistan
credit: magzine.it
Il Kurdistan è un’entità federale autonoma dell’Iraq. E’ situato in una delle zone più instabili del Medio Oriente e le guerriglie per l’autonomia proseguono da ormai quasi un secolo. Nel 2017 la popolazione curda ha votato per decidere della propria autonomia e ben il 97% dei voti fu a favore dell’indipendenza. Anche in questo caso però il referendum fu annullato e invalidato dallo Stato Iracheno. La più grande aspirazione del popolo curdo è la creazione di uno stato che riunisca tutte le regioni a maggioranza curda, ora presenti all’interno di Turchia, Siria e Iran, oltre che Iraq.
#3 Libia Occidentale e Libia Orientale
credit: notizieoggi24.it
Dopo una guerra che ha sconvolto il Paese negli ultimi anni, dopo la caduta del colonnello Gheddafi, la Libia è divenuta una delle zone più instabili del globo con continue lotte per il potere. Ad oggi la nazione si divide in due aree principali: Libia Occidentale e Orientale. Nella parte Occidentale, che include la capitale Tripoli, è situato il potere governativo ufficiale mentre nella parte Orientale si trova l’esercito del generale Haftar. I due poteri sono ancora oggi in continua lotta e per questo il Paese potrebbe presto essere diviso in due Stati autonomi. Se non addirittura ancora di più.
#4 Repubblica SRPSKA
credit: limesonline.com
La penisola balcanica è divisa in due parti: orientale (occupata da Bulgaria, Grecia e Turchia) e occidentale (comprende l’Albania e molti paesi dell’ex-Jugoslavia). Dopo anni di dispute per l’indipendenza dei paesi che ne fanno parte, oggi vi è un’altra questione indipendentistica in corso in Bosnia Erzegovina tra due entità: la Federazione di Bosnia ed Erzegovina e la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (detta Repubblica SRPSKA). Quest’ultima lotta per la propria indipendenza e, come nei casi precedenti, il referendum che ne avrebbe sancito l’autonomia è stato invalidato dallo Stato che ovviamente non intende perdere una parte sostanziale di territorio. Considerando i terribili precedenti non è da escludere che le istanze indipendentista possano degenerare in un conflitto armato, coinvolgendo anche altri Stati di questa area tumultuosa.
#5 Scozia
credit: open.online
Il caso scozzese è diverso rispetto ai precedenti, infatti al referendum fatto nel 2014 per l’indipendenza la maggioranza della popolazione aveva votato per rimanere nel Regno Unito. I problemi sono sorti con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Una delle ragioni principali per la quale il popolo scozzese non voleva l’autonomia era proprio rimanere nell’UE. Le conseguenze della Brexit potrebbero dunque portare all’indipendenza della Scozia in un prossimo futuro come ha di recente dichiarato la stessa prima ministra scozzese. Tra l’altro la stessa Scozia si deve guardare in casa: le isole Shetlandinfatti stanno rivendicando a loro volta l’indipendenza.
Nella parte nord-occidentale della Somalia, nell’Africa orientale, c’è uno Stato che si è autoproclamato indipendente nel 1991 ed è chiamato Somaliland (Terra dei Somali). Nonostante l’indipendenza al momento non sia riconosciuta dall’ONU, lo Stato è di fatto già autonomo e possiede addirittura un proprio governo, una propria moneta e anche un proprio esercito.
#7 Corea Unita
credit: lastampa.it
In questo caso si avrebbe un percorso inverso: non una secessione ma una unificazione di stati indipendenti. Per un lungo periodo di tempo la Corea è stata una nazione unita ma a seguito della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda si è suddivisa in due parti che conosciamo oggi come Corea del Nord e del Sud. Più di una volta si è tentato di riunificare lo stato coreano, ad esempio nel 2000 (Dichiarazione Congiunta Nord-Sud) e nel 2018 (dichiarazione di Panmunjom per la pace, la prosperità e la riunificazione della penisola coreana) ma nonostante i molteplici tentativi e i miglioramenti raggiunti, il progetto di riunificazione coreana ancora non è stato raggiunto e sembra non essere realizzabile fino alla fine del regime totalitario presente in Corea del Nord.
Diverse situazioni, dislocate in diverse parti del globo, tutte accomunate dallo stesso forte desiderio: l’indipendenza. Se i governi rappresentassero davvero i voleri dei cittadini non servirebbero così tante guerre e dispute per riconoscere la volontà popolare, anche perchè spesso la storia ha mostrato che l’indipendenza pacifica può essere una soluzione ottimale per tutti. Come nel caso della separazione tra Slovacchia e Repubblica Ceca, o l’indipendenza delle ex Repubbliche sovietiche.
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Questa sorgente di acqua cristallina è citata da Leonardo da Vinci in alcuni scritti del Codice Atlantico. Scopriamo perché il genio toscano ne rimase colpito e come arrivarci.
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Milano-Pozza di Leonardo da Vinci
La pozza di Leonardo Da Vinci: la “geniale” SPA gratuita a cielo aperto a tre ore da Milano
# La vasca d’acqua calda e cristallina citata da Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico
@lape7z IG – Pozza di Leonardo da Vinci
Una vasca di acqua calda e cristallina a cielo aperto. Si trova incastonata in un suggestivo contesto naturale ai piedi delle vette alpine, in Valdidentro nella provincia di Sondrio, nei pressi delle sorgenti del fiume Adda. Si chiama “Pozza di Leonardo da Vinci” perché, nonostante sia conosciuta da millenni, fu citata in alcuni scritti del Codice Atlantico da parte del genio toscano. Leonardo da Vinci scoprì questo luogo meraviglioso quando fu inviato dal Duca di Milano Ludovico il Moro a studiare il bacino del fiume e rimase colpito dalle tante sorgenti di acqua calda che fuoriuscivano dalla montagna.
Un tempo questa sorgente veniva usata prevalentemente per lavare le pecore: oggi è molto frequentata perché è libera e non si paga l’ingresso, una vera spa a cielo aperto gratuita con la temperatura dell’acqua che si aggira attorno ai 35-40 gradi.
Credits amorenellyrg IG – La Pozza di Leonardo da Vinci
Il viaggio in auto da Milano è di circa 3 ore, la distanza è di 200 km. Si prende prima la SS36 del Lago di Como e dello Spluga e poi la SS38 dello Stelvio. La Pozza di Leonardo da Vinci si trova infatti all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, poco dopo i Vecchi Bagni di Bormio. Arrivati a destinazione bisogna attraversare una passerella in cemento senza protezione e pertanto è opportuno prestare molta attenzione.
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Il titolo di “ferrovia nazionale più breve del mondo” va alla Ferrovia Vaticana. Si tratta di una piccola linea ferroviaria che collega Italia e Città del Vaticano, le cui origini risalgono al secolo scorso. Tutt’oggi in funzione, questa linea è davvero particolare: scopriamola insieme.
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La ferrovia nazionale più corta del mondo ce l’abbiamo “noi”
# La ferrovia più breve: lunga un chilometro ma con solo 200 metri nel territorio nazionale
credits: it.wikipedia.org
La Ferrovia Vaticana è lunga appena 1270 metri, poco più di un chilometro, ma di questi, in realtà, solo 200 si trovano in territorio vaticano. La linea collega la Stazione di Roma San Pietro, posizionata in territorio italiano vicino alle mura vaticane, a quella della Città del Vaticano.
Il passaggio tra lo Stato italiano e quello Vaticano non rimane sempre aperto: il traforo nelle mura vaticane è protetto da un cancello scorrevole in ferro che, all’occorrenza, viene aperto o chiuso per far passare i convogli.
# Uno dei due binari trasformati nella “passeggiata del Gelsomino”
La ferrovia, inizialmente, era a doppio binario, ma durante alcuni lavori di ammodernamento, effettuati durante il Giubileo del 2000, uno dei binari venne rimosso e al suo posto fu costruita una splendida via pedonale, chiamata “passeggiata del Gelsomino”.
# Le origini: un patto tra il Vaticano e il Regno d’Italia
credits: marcovalerio68 IG
La costruzione della linea ferroviaria fu disposta dai Patti Lateranensi, firmati bilateralmente dal Regno d’Italia e dal Vaticano l’11 febbraio 1929. I lavori durarono tre anni e furono finanziati interamente dal Regno italiano. I primi viaggi di collaudo furono effettuati nel 1932, ma solo nel ’34 ci fu l’inaugurazione ufficiale della linea.
Dopo la costruzione, Italia e Vaticano si accordarono sulla gestione della linea: la parte che correva all’interno delle mura della Città del Vaticano sarebbe stata gestita dalla Santa Sede, mentre il restante tracciato, che si trovava in territorio italiano, dalle Ferrovie dello Stato.
# Chi trasporta la Ferrovia Vaticana?
credits: vatican.va
Originariamente, la ferrovia era adibita principalmente al trasporto di merci, viveri e beni essenziali, ma con il progresso del trasporto su gomma venne usata progressivamente meno.
Nel tempo, occasionalmente, la linea ha effettuato anche servizio passeggeri: nel 1959, per esempio, un convoglio speciale trasportò numerosi fedeli in occasione del trasferimento della salma di Pio X. La Ferrovia Vaticana fu utilizzata per la prima volta da un pontefice nel 1962, quando Giovanni XXIII intraprese un pellegrinaggio a Loreto e Assisi servendosi del treno.
Dal 2015, la Ferrovia funziona come trasporto passeggeri fisso, ogni sabato mattina, trasportando i turisti presso le ville pontificie di Castel Gandolfo.
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