🔴 Effetto Covid su FONTANA: dimezzato il gradimento tra i lombardi

I lombardi bocciano Fontana: uno su due di chi lo apprezzava gli ha voltato le spalle. Fontana è passato così dai più amati ai meno apprezzati governatori di regione. Colpa della propaganda anti-lombarda o dei troppi errori?

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Credits: doxa.it - Fiducia governatori

I lombardi bocciano Fontana. Il consenso dei cittadini verso il Presidente di Regione Lombardia dall’inizio dell’emergenza Covid è precipitato dal 73% al 46%. Prima del Covid Fontana era tra i governatori più amati, ad inizio fase due è fanalino di coda dei consensi, insieme a Zingaretti del Lazio e Cirio del Piemonte, rispettivamente al 44% e al 40% (dati Doxa). Colpa della propaganda anti-lombarda o dei troppi errori?

🔴 Effetto Covid su FONTANA: dimezzato il gradimento tra i lombardi

# Un crollo verticale, tutti gli errori del Presidente

In pochi mesi il consenso è passato da quasi l’80% a scendere sotto il 50%. Significa aver perso quasi la metà dei consensi: uno su due di chi lo apprezzava gli ha voltato le spalle. Propaganda anti lombarda oppure gravi errori nella sua gestione del Covid? Metà dei suoi (ex) sostenitori non hanno dubbi e propendono per la sua assunzione di responsabilità. 

Il peso degli abitanti delle città con Milano in primis e poi Bergamo e Brescia hanno certamente influito su questo calo. Tra gaffe, ritardi, mancanza di responsabilità e di volontà di riconoscere gli errori fatti, con Fontana che il 22 aprile diceva “mi contesteranno tutto, ma io sono in pace con la coscienza.” per la giunta si prospettano mesi di fuoco e non è un caso se i presidenti delle Regioni che hanno affrontato meglio l’emergenza e stanno gestendo meglio la “Fase 2”, come Veneto e Emilia Romagna, hanno mantenuto intatto l’appoggio dei cittadini. 

La lista degli errori che vengono imputati alla giunta lombarda “capitanata” da Attilio Fontana è purtroppo piuttosto corposa:

    • Impreparazione allo scoppio della pandemia. Nonostante si siano registrate numerose polmoniti anomale già a gennaio e forse prima è solo dalla scoperta del “paziente 1” di Codogno che si è iniziato a capire che il virus circolava in Regione, quindi nessun controllo durante la prima fase di propagazione del Coronavirus e soprattutto nessuna iniziativa di prevenzione per cautelarsi allo scoppio dell’epidemia (studiando anche quanto accadeva in Cina o in Corea)
    • Il trasferimento dei contagiati nelle RSA. La delibera dell’8 marzo che consentiva lo spostamento dei malati Covid-19 dagli ospedali alle RSA e che avrebbe alimentato i contagi proprio dove c’erano le persone più a rischio.
    • Ritardata messa in sicurezza di Ospedali e RSA. Senza isolamento, tamponi e dispositivi di protezione individuali, si è alimentata la diffusione del virus e proprio nelle RSA come comunicato in data 22 maggio dall’Assessore Gallera si è accertato che il 30% delle persone è stato dichiarato positivo (percentuale che supera il 40% conteggiando anche i decessi)
  • Sottostima del numero di contagi (per tamponi fatti in ritardo e insufficienti). Il numero dei contagiati reali è superiore ai dati ufficiali e questo non è stato possibile accertarlo numericamente in quanto la Lombardia, a differenza ad esempio del Veneto, non ha adottato una strategia di tamponi sugli asintomatici.
  • La mancata di creazione di altre zone rosse dopo Codogno, in particolare quelle di Nembro e Alzano Lombardo a cavallo di Brescia e Bergamo che ha contribuito all’incremento di contagi e decessi in regione
  • Carenza e ritardi nella gestione dei malati Covid a domicilio. Persone morte di COvid-19  in casa e mai identificate, perchè il sistema di tamponamento a domicilio è arrivato tardi
  • Mancata attivazione di una strategia di test, tracciamento e trattamento (3T). Nessuna strategia reale, nemmeno il tentativo di applicare quella delle 3T di Test, Tracciamento e Treat ovvero cura e isolamento dei pazienti in base alla gravità dei sintomi
  • Il blocco iniziale di test sierologici e tamponi nei laboratori privati a fine Aprile con Gallera che affermava “Io auspicherei le stesse modalità usate per i tamponi rinofaringei, cioe’ che i laboratori possano farlo solo nelle misure di salute pubblica“, poi 
  • L’esclusione di Milano dalla tornata dei primi test sierologici, escludendo 4 milioni di abitanti, costringendo Sala a fare test nei laboratori francesi ai dipendenti Atm
  • Introduzione di test sierologici anche in Lombardia, a pagamento nei laboratori privati, anche se non riconosciuti dal Sistema Sanitario Regionale e quindi che non danno diritto ai cittadini di farsi prescrivere il tampone dal proprio medico anche se positivi al test. In caso di possibilità di fare il tampone, il costo di €63 rimborsato solo se accertato, mentre altre regioni prevedono test e tamponi prevedono gratuiti quasi per tutti
  • Indisponibilità e ritardi nei tamponi e nei reagenti, con alcune RSA che hanno dovuto acquistarli in altre regioni per controllare ospiti e operatori sanitari

In tutto questo la giunta sembra in scacco e ha attirato su di sé nuove critiche per il rinvio sulla commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid-19. 

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Tutti questi errori dipendono anche dalla scarsa trasparenza e dall’eccessiva lontananza del governo lombardo dal territorio. Per trovare una soluzione strutturale occorre una svolta radicale, seguendo i casi di successo internazionali. L’autonomia ha senso solo se applicata su popolazioni minori e con caratteristiche omogenee. 

Fonte:
I 5 BUCHI NERI della sanità lombarda che potrebbero avere favorito il coronavirus
5 VERITÀ che stanno emergendo sul coronavirus in Italia

# La Lombardia unita non funziona: Milano deve crearsi la sua Regione 

Milano Città Regione può davvero essere la via d’uscita da questo disastro amministrativo che è il carrozzone Lombardia, un ente troppo distante dalla metropoli e inefficace a gestire 10 milioni di persone. Per questo per riacquisire l’efficienza la Lombardia va scissa: da una parte appunto la Regione di Milano, che comprenderebbe i 4 milioni di abitanti dell’area urbana della Città Metropolitana e di Monza Brianza e dall’altra quello che rimane sarebbe la Lombardia con gli altri 6 milioni di abitanti di aree non metropolitane, fatta di cittadine e aree rurali e montane.

Si tratta, per Milano, di scappare dal centralismo burocratico lombardo al pari di quello statale, salvando al contempo sia i propri cittadini e la propria economia che quelli del resto del territorio restante. Oltre al disastro sanitario, ci sono troppe situazioni diventate ingestibili perché le competenze devono essere locali come: il trasporto pubblico, le politiche abitative, le risorse da gestire, la lotta all’inquinamento. Basterebbe seguire modelli presenti in tutta Europa come ad esempio in Germania con lo stato federale del Brandeburgo che circonda fisicamente la capitale Berlino, la quale però ha piena autonomia oppure come il rapporto tra l’Oblast’ di Leningrado e San Pietroburgo.

Tra i vantaggi di creare una Regione autonoma per Milano ci sarebbero: essere un magnete di attrazione per imprese, lavoratori e investitori internazionali, gestire direttamente fino a 11 miliardi di risorse, accedere ai fondi europei e sperimentare politiche fiscali e del lavoro.
Milano Città Regione e Lombardia, unica soluzione alla salvezza del futuro di Milano e di tutto quello che la circonda.

Fonte: Carrozzone LOMBARDIA: la regione va divisa in due

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.