12luca1963 - Skyscrapercity - Nuovo Treno M1 per Milano
Dopo la conferma ufficiale da parte di ATM, che ci aveva scritto in seguito a un nostro articolo, escono in rete le prime immagini del nuovo convoglio in arrivo per la metropolitana milanese. Ecco dove si trova.
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In viaggio verso Milano il nuovo treno della linea M1: le prime immagini
# In arrivo il primo nuovo modello di treno per la metro milanese
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Dalle parole si passa ai fatti. Dopo la conferma ufficiale da parte di ATM, che ci aveva scritto in seguito a un nostro precedente articolo,ora ci sono le prove che il primo nuovo treno destinato alla linea M1 è davvero in viaggio. Le immagini sono state pubblicate il 12 dicembre dall’utente “12luca1963” su skyskcrapercity.com, noto forum dedicato a grattacieli, città, sviluppo urbano e ambiente metropolitano. In base ai commenti di un altro utente, visto il mare sullo sfondo e la tipologia delle banchine, il convoglio sarebbe stato fotografato nella stazione di Reggio Calabria Centrale. Nelle prossime settimane, così come ci aveva anticipato l’Azienda Trasporti Milanesi, dovrebbe quindi arrivare a Milano.
# Prima corsa entro l’estate 2025
Linea M1
Il convoglio in arrivo dovrà poi essere sottoposto ai test e ottenere tutte le autorizzazioni necessarie a circolare. L’entrata in servizio dovrebbe avvenire entro l’estate 2025. In totale l’accordo quadro prevede la fornitura di 46 nuovi treni per un ammontare pari a 368 milioni di euro, da mettere sui binari di tutte le tre linee pesanti e quindi anche sulla M2 e sulla M3, quest’ultima ancora con molti convogli risalenti all’apertura avvenuta negli anni ’90.
# Come sono fatti i nuovi treni
Credits Ufficio Stampa ATM - Render nuovi treni
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Credits Ufficio Stampa ATM - Render nuovi treni M1
Credits Ufficio Stampa ATM - Render nuovi treni 3
Realizzati sempre da Hitachi come il precedente modello “Leonardo”, di cui è un’evoluzione, i nuovi treni presentano queste caratteristiche:
nuovo design;
totale accessibilità dei vagoni;
sistema di videosorveglianza con visualizzazione delle immagini in tempo reale dalla sala operativa;
marcia silenziosa;
impianto di climatizzazione integrale;
pareti resistenti agli atti vandalici;
6 carrozze in alluminio;
una lunghezza di 106, 5 metri;
velocità massima raggiungibile pari a 90 km/h;
elevati livelli di riciclabilità dei materiali a fine vita del treno.
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14 dicembre 2024: entra in vigore il nuovo codice. Cosa cambia.
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Il Corvetto è finito sotto i riflettori per i casi di cronaca del ragazzo morto durante un inseguimento della polizia e dei conseguenti disordini sulle strade. Torna al centro la questione sulla sicurezza a Milano: è un problema reale oppure solo percepito?
Per capirlo abbiamo fatto alcune interviste tra chi ci abita e tra chi, al contrario, ci resta alla larga. Per capire anche come il quartiere potrebbe fare una radicale metamorfosi: da luogo da evitare a polo di attrazione per i milanesi.
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Corvetto, problema reale o di percezione? Le tre proposte per renderlo un «quartiere magnete» per milanesi e turisti
# Corvetto: problema reale o di percezione?
Credits: comunedimilano_cultura – Corvetto “un nome in ogni quartiere”
Ho chiesto ai milanesi come vedono il Corvetto.
«Il Corvetto è un’area meno glamour o vivace rispetto ai quartieri più noti come Brera, Navigli o Porta Romana. Sinceramente è uno dei quartieri più pericolosi, devianti e sregolati della metropoli, per questo a mia figlia consiglio di evitare di passare di lì.» (Teresa B. – Cesano Boscone)
«Ho paura anche solo ad attraversare il quartiere per qualche commissione quotidiana.» (Maria R. – 83enne residente del Corvetto)
«Per me si tratta di un semplice quartiere residenziale, anche se a volte mi sembra di vivere in un paesino di montagna dato che ci sono ancora quelle antiche botteghe in cui anche mia madre faceva la spesa» (Matteo L. – inquilino delle case popolari del Corvetto)
Nelle altre esperienze raccolte tra persone che vivono nel quartiere viene anche sottolineato un aspetto positivo: si tratta di un’area in continua espansione e riqualificazione, che è migliorata negli ultimi anni, grazie a una serie di interventi urbanistici che hanno incluso maggiori spazi verdi e una migliore accessibilità grazie anche alla metropolitana, in particolare la linea 3 che collega Corvetto al centro città.
Queste sono alcune fotografie della Corvetto di oggi. Ma se volessimo sognare più in grande per il quartiere, che cosa si potrebbe fare per renderlo attraente anche per chi non lo abita? Queste sono le tre proposte che puntano a valorizzare la zona facendo leva su alcuni suoi aspetti positivi.
# La Corvetto del terzo millennio: tre idee per diventare un magnete per milanesi e turisti
#1Il quartiere degli artisti
Radio Lombardia – Murales 3d Corvetto “La tradizione” di Zedz
Già oggi è un quartiere di artisti, attirati dai costi più abbordabili e dai numerosi locali e alternativi, in particolare per la vita notturna della comunità gay, tra cui il Plastic, di cui era storica la frequentazione da parte di star internazionali del calibro di Andy Warhol o di Madonna nella precedente collocazione di viale Umbria. Per valorizzare ancor più una delle caratteristiche che contraddistinguono più questa zona, si potrebbero organizzare fiere, mostre o comunità creative uniche, in grado di attrarre turisti, appassionati, collezionisti e critici d’arte anche dall’estero.
#2 Il «Miglio delle farfalle»
Massimiliano Tonelli Fb – Il Miglio delle Farfalle in Corso Lodi
Anche in questo caso il punto di partenza è qualcosa che si è fatto. Anche se in parte ha subito una battuta di arresto. “Il Miglio delle farfalle” è un progetto nato nel 2021 con l’obiettivo di riportare un po’ di campagna in città piantando piante capaci di attirare farfalle, api, uccellini e altri insetti, creando così un paradiso per la biodiversità e, al tempo stesso, abbellendo l’ambiente urbano. Per risolvere l’impasse e portare questo progetto al centro della vita del quartiere occorre dare la possibilità anche a società esterne e private di finanziare questa iniziativa, in modo tale da superare la lentezza con cui, ad oggi, sta proseguendo questo progetto con il solo appoggio del Comune. Se sviluppato è un progetto che potrebbe creare un ecosistema naturale in un territorio urbano capace di estendersi nel tempo in modo unico a Milano.
Nel 2019 Corvetto si è popolato di musica, arte e lirica con l’iniziativa dell’associazione ‘Arte e Musica Insieme’, insieme al Comitato ‘MImpegno’, un evento ripetuto il primo dicembre di quest’anno con il Gran gala’ lirico nella Chiesa della Medaglia Miracolosa. Un format da espandare organizzando eventi di lirica anche all’interno delle chiese più belle della zona, come l’Abbazia di Chiaravalle, sia per riunire i residenti, italiani e non, attraverso strumenti di integrazione universale che sono la musica e l’arte. Inoltre, la zona dell’Abbazia è da sempre stata circondata da campi agricoli utilizzati dalle piccole e medie industrie della zona: per questo qui si potrebbe pensare di organizzare eventi popolari, ad esempio con dei pic-nic a tema, con i prodotti delle stesse aziende agricole presenti. Non solo: si potrebbe godere nella bella stagione di spettacoli non solo musicali ma anche teatrali o cinematografici all’aperto.
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Si allarga l’offerta dei prodotti disponibili sulla piattaforma americana di e-commerce. Dal 10 dicembre si possono acquistare anche le automobili. Questi i modelli disponibili e dove è attivo il servizio.
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Anche le auto si comprano su Amazon
# La nuova avventura del re dell’e-commerce americano
aboutamazon – Hyundai
Nasce Amazon Autos. Il re dell’e-commerce americano, che gestisce in totale 21 marketplace includendo Europa, Asia, Medio Oriente e Australia, allarga la sua proposta di prodotto in vendita grazie alla collaborazione con la casa automobilistica coreana Hyundai.
Amazon autos – Acquisto
Il servizio è stato attivato il 10 dicembre. Per ora si possono comprare solo modelli nuovi, quelli del 2023, 2024 e in arrivo nel 2025, dai motori a benzinaall’elettrico Ioniq 5 mostrata nell’immagine di presentazione, dalla berlina al Suv.
# Come funziona il processo di acquisto e i servizi offerti
aboutamazon.com – Autos
Amazon in realtà non funge da venditore diretto, ma da intermediario. Gli utenti possono sfogliare e acquistare i modelli desiderati, scegliendo allestimento, colore e caratteristiche, rimanendo all’interno della piattaforma online da desktop e app. Vengono offerti prezzi trasparenti, senza negoziazioni e con tasse e spese incluse, opzioni di finanziamento e programmazione del ritiro del veicolo, direttamente nelle concessionarie locali, consentendo inoltre agli utenti di ricevere valutazioni istantanee delle permute per le loro auto attuali. Una volta selezionato un veicolo, i clienti possono ottenere un finanziamento, la risposta delle concessionaria arriva entro 90 secondi dall’invio della richiesta, firmare elettronicamente la documentazione e completare l’ordine con pochi clic.
# Dove è attivo e le novità per il futuro
Amazon autos – Città dove è attivo il servizio
Al momento possono usufruire del servizio i residenti delle 48 principali aree metropolitane degli Stati Uniti, tra cui: Atlanta, Austin, Boston, Champaign/Springfield, Chicago, Cincinnati, Cleveland, Columbia Dallas, Denver, El Paso, Houston, Indianapolis, Los Angeles, Miami, New York, Orlando, Philadelphia, San Francisco, Washington D.C.
amazon autos – Coming soon
Nel 2025 l’opportunità di acquisto dovrebbe essere estesa ad altre città e case automobilistiche, dovrebbe essere implementata anche nuove funzionalità come leasing e ulteriori opportunità di finanziamento.
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Milano ha moltissime offerte turistiche e sono moltissimi i visitatori stranieri che la frequentano. Cosa proporre come prima visita? Lo abbiamo chiesto ai milanesi. Abbiamo ordinato le risposte più gettonate in un percorso “obbligato” da fare a piedi. Foto cover: @andreacherchi_foto IG
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Il «cammino tra le meraviglie»: Le 5+1 tappe d’obbligo per chi viene la prima volta a Milano
#1 Prima tappa: Duomo
credits: IG @visit_milano
Il simbolo di Milano, la chiesa di Santa Maria Nascente è il primo luogo che viene in mente ai milanesi appena pensano alla propria città. L’imponente cattedrale bianca, con le sue guglie e le sue statue è un vero esempio di maestria di scultura e architettura. La visita consente di scoprire un edificio gotico interamente decorato da sculture e vetrate anche al suo interno. Ma il vero e proprio simbolo di Milano è la madonnina d’oro sulla sua sommità, visitabile salendo in cima alla cattedrale, potendo godere di una magnifica vista sulla metropoli.
#2 Seconda tappa: Galleria Vittorio Emanuele II e Piazza della Scala
Da Piazza Duomo ci si sposta nella Galleria Vittorio Emanuele II, il salotto di Milano, che porta in Piazza della Scala. La galleria, maestria dell’architettura del ferro europea, con le sue pareti decorate e il soffitto in vetro impatta l’occhio del turista. Inoltre si dice che girare tre volte sulle palle del toro che si trova sul pavimento a metà della struttura porti fortuna. In alto si ammirano le immagini allegoriche dei quattro continenti. Al termine della Galleria si accede in Piazza della Scala con il più famoso teatro lirico del mondo proprio di fronte a Palazzo Marino, sede del Comune. In mezzo l’iconica statua di Leonardo Da Vinci.
Proseguendo alle spalle del Teatro alla Scala si arriva nel quartiere più caratteristico di Milano. Brera è da sempre il centro artistico e culturale della città, nella via da cui prende il nome si trovano la Pinacoteca, l’Accademia delle Belle Arti, la Biblioteca Nazionale e la Galleria d’Arte Moderna. Oltre all’arte si può godere dei negozi e dei numerosi ristoranti che creano un’atmosfera “romana”.
Un raro esempio di castello in pieno centro di una grande città. Continuando il cammino da Brera si arriva al Castello Sforzesco. Abitazione dei signori di Milano, l’imponente castello con lo stemma del biscione in facciata è simbolo della Milano temporale contrapposto alla Milano spirituale incarnata nel Duomo. Il castello è visitabile gratuitamente all’interno, ospita la mostra permanente di oggettistica d’epoca e mostre temporanee di scultura e pittura, tra cui la Pietà Rondanini di Michelangelo. Il Castello si apre sul Parco Sempione, il “Central Park” milanese che ospita flora e fauna tipiche della regione e che conduce fino all’Arco della Pace, forse il luogo di Milano dove si respirano atmosfere tipiche di una grande città del Nord Europa.
Giusto il tempo di prendersi qualcosa nei locali all’aperto che danno sull’Arco della Pace e ci si rimette in moto. Guardando l’Arco della Pace da corso Sempione si prosegue sulla sinistra attraversando via Canonica si arriva in via Paolo Sarpi, l’arteria della Chinatown milanese. Percorrendola verso destra si avanza verso i grattacieli di Porta Nuova. Si supera la piramide di via Pasubio fino a corso Como, la via della Movida. Avanti a sinistra si arriva nel cuore della nuova Milano: piazza Gae Aulenti attorniata dai nuovi grattacieli. Racchiusa tra i grandi edifici è la piazza pedonale, che la sera si illumina di luci al neon e giochi d’acqua. La piazza si apre sulla Biblioteca degli Alberi su cui svetta il Bosco Verticale, il palazzo bandiera della Milano contemporanea.
Finora si è potuto ammirare tutto con una comoda passeggiata a piedi. A questo punto si può fare un balzo per vedere l’area più pittoresca di Milano. Si può arrivare comunque a piedi attraversando in senso contrario il centro fino alle Colonne di San Lorenzo. Un percorso che permette di scoprire palazzi d’epoca fino a scoprire la vecchia struttura dei navigli, con le loro chiuse, la darsena e la conca.
A differenza delle grandi città europee che già ce lo avevano, Milano il fiume se lo è dovuto costruire, attraverso una rete di canali per portare l’acqua dai due grandi fiumi che ne delimitano i confini dell’area metropolitana: il Ticino e l’Adda.
In tempi più recenti i navigli di un tempo che rendevano Milano “l’altra Venezia” sono stati interrati. Restano allo scoperto comunque diversi tratti, come il Naviglio Martesana a nord e i più frequentati a sud: Naviglio Grande e Naviglio Pavese che si incontrano nella Darsena nel quartiere Ticinese. Frequentati da mercatini dell’usato di giorno e da chi è alla ricerca di buon cibo e drink di notte, quartiere molto amato dagli universitari.
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Quello che i milanesi detestano più di ogni altra cosa è sentire critiche, soprattutto infondate, su Milano o le solite frasi stereotipate “ma a Milano c’è sempre la nebbia!”. È ora di rovesciare, una volta per tutte, questi falsi miti e luoghi comuni che continuano a caratterizzare Milano e i suoi cittadini. Scopriamose, davanti a queste affermazioni che fanno venire la pelle d’oca ai milanesi, c’è veramente un fondo di verità o è tutta fuffa.
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I falsi miti da sfatare su Milano una volta per tutte
# Milano non è una città d’arte
Galleria Vittorio Emanuele II
A qualcuno sarà capitato di ascoltare questa frase, così come “Milano è bella ma non c’è niente da fare”. Entrambe affermano due grosse falsità. Milano vanta un patrimonio artistico e culturale immenso che non ha nulla da invidiare ad altre bellissime città d’arte come Firenze o Roma. Non a caso, Milano è tra le città più visitate in Italia. Non solo: figura saldamente nella top 10 delle più visitate d’Europa.
Dopotutto, è la capitale della moda, del lusso e del design. Ricca di fascino, Milano cerca sempre di migliorarsi e puntare alla modernità, mantenendo però il suo lato antico con le bellezze delle vie del centro storico, il Duomo e la Galleria, il Palazzo Reale e le sue mostre, lo storico Teatro Alla Scala e la Milano Romana. Milano è arte, sotto tutti i punti di vista.
# Milano è troppo dispersiva
Credits: @ior_leibler_photography Metro Milano
Facciamo chiarezza: Milano può essere dispersiva per chi arriva dalla provincia. Ma non per i milanesi. Milano è sicuramente grande, non c’è dubbio. Ma non è nemmeno tra i primi 100 comuni per estensione territoriale. Per chi arriva da “fuori”, può sembrare un pochino disorientante i primi tempi, ma ben presto ci si rende conto di quanto Milano sia organizzata. Basti pensare alla rete di mezzi pubblici, la quale è considerata come la più efficiente e sviluppata d’Italia. È anche la più estesa d’Italia e arriva al 9° posto tra quelle europee. Milano offre tanti altri modi per azzerare le distanze come i car e i bike sharing.
# C’è sempre traffico
Anche i milanesi spesso si lamentano del traffico, questo è vero. Ma spezzando una lancia a favore della città meneghina, ci sono città italiane messe peggio. Secondo il Tom Tom Index, nella classifica delle città italiane con più traffico, Milano si posiziona all’ottavo posto (al primo e secondo posto troviamo Palermo e Genova) e al 143° posto nella classifica mondiale, con un congestionamento del 23%. In più, rispetto al 2019, la città di Milano ha diminuito il traffico dell’8%.
# A Milano c’è la nebbia
Sono anni che questa affermazione non è più valida. Certo, potrebbe capitare di vedere ancora la nebbia ogni tanto ma la spessa coltre di nebbia onnipresente è ormai diventata un dolce ricordo. Negli anni ’90 gli anticicloni, la principale causa della formazione della nebbia, erano un fenomeno abbastanza frequente ma oggi gli inverni più piovosi e miti, uniti alle temperature più elevate ne impediscono la formazione.
# I milanesi sono troppo stakanovisti
Credits meeting Hub – Incontro di lavoro
Sarà che Milano è considerata la capitale finanziaria d’Italia, il luogo dove nascono il maggior numero di start up e affari, o forse è la serietà dei lavoratori milanesi che porta un po’ a pensare che l’unico pensiero del tipico milanese sia “lavoro, lavoro, lavoro” e niente vita sociale. Il luogo comune del milanese per eccellenza è il business man, immaginato sempre in giacca e cravatta. Ma in realtà, sono persone come tutte le altre. Lavorano, ma trovano anche il tempo per lo svago e il divertimento e la città offre diversi spunti per farlo. Anche ai milanesi piace uscire, staccare un po’ la spina e divertirsi.
# I milanesi sono freddi
Anche questo è falso. Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ci sono “persone e persone”. Le persone fredde e distaccate sono dappertutto, non solo a Milano. Così come quelle allegre e accoglienti si possono trovare anche qui. Probabilmente, è sempre il luogo comune del milanese che pensa solo a lavorare a far pensare erroneamente che non abbiano tempo per la socialità, finendo così per venire etichettati come indifferenti e poco amichevoli.
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Ne abbiamo selezionate 10, due per area geografica extra-europea: Nord America, Sud America, Africa, Medio Oriente e Asia. Qui le presentiamo in ordine alfabetico.
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Le 10 città meravigliose più sottovalutate del mondo
# Antananarivo: in mezzo a una natura strabiliante
La capitale del Madagascar non è certamente una meta turistica tra le più frequentate, anzi è raro trovare qualcuno che l’abbia visitata, anche tra i viaggiatori che pure hanno attraversato le terre della Grande Isola Rossa.
Nonostante questo, la città di un milione e quasi trecento mila abitanti riserva svariate gradite sorprese. Prima di tutto la vegetazione strabordante, capitanata dalle splendide jacarande lilla. Il Lac Anosy, un bacino d’acqua artificiale con tanto di monumento sull’isoletta centrale, circondato da alberi e colline.
Le testimonianze artistiche più antiche, alla Rova, con ex palazzi reali conservati e in rovina. Il quartiere centrale, con le sue stradine laterali polverose e tranquille, le ambasciate, le scalinate, i palazzi del potere, il fascino di una destinazione che non assomiglia a nessun’altra.
# Asmara, da poco diventata Patrimonio UNESCO
@eritreathroughmylens IG
Ultimamente l’UNESCO ha finalmente (tardivamente) inserito la capitale dell’Eritrea nella sua lista del Patrimonio dell’Umanità, per via della nutrita schiera di edifici coloniali italiani di pregio, tutti ben tenuti. Ma questa città di quasi un milione di abitanti ha molto altro da offrire, nonostante sia tagliata fuori da ogni circuito turistico a causa dell’ennesimo regime dittatoriale che opprime le popolazioni locali.
Sorge su colline nel pieno dell’altopiano del Corno d’Africa e ha strade eleganti e alberate, tra le quali ci piace citare il romantico quartiere ‘italiano’ di Ghezzabanda. Ma le emergenze monumentali religiose non sono da meno: la cattedrale cattolica (che ai milanesi ricorderà la chiesa di Sant’Agostino in Melchiorre Gioia), quella ortodossa e la moschea si sfidano nella gara di bellezza di un multiculturalismo a prima vista riuscito.
# Bogotà e le ricchezze precolombiane
Nota perlopiù per la sua nomea poco accattivante di città pericolosa, la grande capitale in quota della Colombia (più di otto milioni di abitanti che vivono a 2640 metri) riesce a vincere facilmente i cuori di chi la visita. La posizione ai piedi della Cordillera è un primo grandissimo valore aggiunto, valli verdi sulle prospettive delle strade.
I musei sono top class assoluta, dalla ricca retrospettiva del geniale artista Botero sino alla collezione di ricchezze precolombiane in oro del Banco della Repubblica. Poi c’è il vecchio quartiere coloniale, in fase di avanzato recupero, dove le attrazioni sembrano brillare sotto un cielo azzurro come pochi altri. Qui del resto, siamo più vicini alle stelle.
# Dhaka (Dacca), insolita e accattivante
Città dalla fama pessima, la grande metropoli del Bangladesh, con i suoi 14 milioni di abitanti, è ormai la decima città al mondo per popolazione. Nessuno si sognerebbe forse di inserirla nella classifica delle più belle, con il suo caos di clacson che suonano interrottamente durante le ore del giorno. Ma i suoi tanti quartieri che sorgono sul Buriganga, ormai parte del delta del Gange, con mille ramificazioni connesse da ponti in cemento, creano un ambiente urbano insolito e assai accattivante.
Anche qui un lago (il Dhammondi) garantisce atmosfere da sogno, mentre i quartieri di Banani e Gulshan profumano ormai di quella globalizzazione buona che ha alzato il tenore di vita. Per un’esperienza emozionante, vagate per i vicoli cadenti della città vecchia e osservate la vita che vi pulsa.
# Doha, l’alternativa non meno interessante di Dubai
Ultimamente si fa un gran parlare di Dubai e di Abu Dhabi, grazie anche alle rotte per il sud-est asiatico per le quali è effettivamente comodo fare uno stop-over a metà strada in una delle città del Golfo. Un’alternativa meno nota ma non meno interessante o piacevole delle due città rivali degli Emirati Arabi è data dalla capitale del Qatar, che, in attesa di ospitare a breve i prossimi mondiali di calcio, soffre ancora di un immeritato deficit di popolarità.
Lo skyline di questa realtà urbana di 1.350.000 abitanti è favoloso, con una lunga serie di grattacieli ben amalgamati tra di loro attorno alla Corniche. E non mancano ovviamente le attrazioni artistiche: il MIA, museo di arte islamica, progettato da Pei, l’uomo della piramide del Louvre, oppure i più recenti Mathaf (arte contemporanea) e Museo del Qatar. Andate anche a curiosare al Souq Waqif, prototipo di ricostruzione in finto stile (ben riuscita) delle tradizioni mercantili della zona.
# Hanoi, tra templi e colori
La grande città di 8 milioni sul delta del Fiume Rosso, capitale del Vietnam, non è sufficientemente conosciuta in proporzione al fascino che le sue strade alberate emanano. Pensando al paese del Sud-est asiatico, siamo infatti tutti più portati a pensare all’incredibile panorama della baia di Ha Long, spesso considerata l’ottava meraviglia del mondo, e raggiungibile facilmente da qui persino in giornata.
Il tocco francese di Hanoi è innegabile e va dal color giallo senape utilizzato per i numerosi edifici ministeriali sino all’eleganza delle forme dei teatri, delle chiese, degli hotel. Un ponte rosso vi porterà al centro di un’isoletta artificiale sul lago della spada restituita, il più bello (ma non il più grande) tra i bacini d’acqua di questa città piena di templi colorati e pagode silenziose.
# La Paz, la metropoli più alta del mondo
Arrivando in bus, attraversando il sobborgo di El Alto (che secondo stime recenti sarebbe addirittura di poco più popolato), tra le case in mattoni grezzi, le chiese protestanti bianche e il reticolato incredibilmente regolare delle strade, non ci aspetterebbe mai la fulminazione urbana che ci si presenterà una volta scesi pochi chilometri di autopista e raggiunta la capitale della Bolivia, la metropoli più alta del mondo con i suoi 800 mila abitanti a una quota che varia dai 3200 ai 4000 metri sul livello del mare.
Se il panorama di monti e torri non vi basta, concedetevi le architetture di Eiffel, le stradine strette dei negozietti equosolidali, il cibo di strada, i quartieri residenziali con piazze alberate che vi sembreranno proprio quelle dove avete sempre voluto vivere.
# Muscat (Mascate): una struttura urbana alquanto particolare
L’Oman è già da alcuni anni sulla cresta dell’onda, essenzialmente (oltre che per una vera e genuina ospitalità araba) per via delle sue molteplici attrazioni naturalistiche, tra cui le molto gettonate deserto e fondali da immersione. La capitale, di un milione e trecentomila abitanti, viene spesso invece ancora vista come avamposto inevitabile, se non addirittura come male minore di passaggio.
Nulla di più sbagliato: Muscat ha una struttura urbana unica al mondo, che si sviluppa lungo una costa rocciosa, per chilometri. C’è il quartiere mondano del business e della cultura, con teatro dell’opera e moschea monumentale, palme e lungomari curati sull’Oceano Indiano. Più in là, la zona popolare di Matrah, famosa per il suo suq, e infine il vero centro città, un francobollo amministrativo che ricorda persino Monaco-Montecarlo, per le rocce e per l’esclusività dell’emiro che vi risiede.
# Nashville, di notte si trasforma
Alzi la mano chi non conosce gli Stati Uniti. Grazie anche al materiale che da decenni arriva da quel paese a livello di cinema e serie TV, ogni italiano conosce bene anche solo da remoto perlomeno New York e Los Angeles. Il discorso cambia se si cercano mete minori tra le tantissime città interessanti statunitensi, qualcuna delle quali pecca un po’ di personalità.
Ma non si tratta certamente del caso di Nashville, capitale del Tennessee, e del suo skyline curioso da piccolissima metropoli di 700 mila abitanti. Non cercate qui l’inutile replica kitsch del Partenone di Atene: oltre al consueto Capitol (parlamento di stato), il valore aggiunto è dato dall’incredibile vitalità notturna delle strade in mattoni a vista della downtown, tra Broadway e 2nd Avenue, con i locali di musica dal vivo, le cantanti scatenate, i cappelli a larghe falde, gli stivali a stelle dorate, i boccali che si alzano ripetutamente al bancone…
# Quebec City, amata dagli americani ma poco conosciuta dagli europei
Pure il Canada non è sconosciuto, nemmeno a livello di città, dato che in tanti apprezzano l’eleganza di Toronto, la grazia di Montreal, l’atmosfera di Vancouver. Raramente però in Europa si cita Québec (Québec City), l’indiscussa capitale della francofonia canadese, l’unica città fortificata del nuovo continente, la meta più visitata dai turisti newyorkesi e bostoniani. Proprio perché questa splendida città da mezzo milione di abitanti è meno attrattiva per chi dispone e ha magari già visitato tante mete analoghe, ancora più antiche e fascinose.
Eppure questo gioiello merita la visita a ogni costo, magari cercando di sfuggire alle inevitabili comitive di turisti organizzati nei vicoli secondari della Haute-Ville (città alta), tra il profilo inconfondibile del Frontenac, gli edifici religiosi in pietra grigia, le mura di cinta e le case in legno di ogni sogno nordamericano.
Fonte: Bandiere per tutti (libro di Lorenzo Zucchi)
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2 agosto 1851. Amatore Sciesa si sta dirigendo verso il patibolo.
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Tiremm innanz! La storia delle ultime parole dette da Sciesa, grande patriota milanese
Di mestiere fa il tappezziere ed era entrato in contatto con gruppi di rivoluzionari milanesi nel 1850, spinto dalla politica repressiva messa in atto in città da Radetzky. La sera del 30 luglio 1851 era stato arrestato in corso di Porta Ticinese perchè in possesso di manifesti rivoluzionari.
Per questo fu condannato a morte.
# Le parole storiche
Secondo la tradizione popolare, a un gendarme che, mentre lo dirigeva al luogo di esecuzione, lo aveva condotto davanti a casa sua, esortandolo a rivelare i nomi di altri rivoluzionari in cambio della libertà, avrebbe risposto in dialetto milanese: Tiremm innanz!
Sciesa venne di lì a poco giustiziato.
# L’altra versione
Secondo la versione di Giovanni Visconti Venosta, tratta dalla testimonianza del sacerdote che accompagnò Sciesa al patibolo, «Le parole tirem innanz, non le avrebbe dette lungo la strada all’ufficiale che comandava i soldati, bensì poco prima che il triste corteo si avviasse al luogo del supplizio; forse al professo, che lo esortava a confessare. Ciò è anche più conforme alle formalità che si usavano allora in occasione di queste condanne militari».
La pena gli venne inflitta «in considerazione della aumentata pericolosità di sette e di movimenti fanatici, che tentano di contrastare l’autorità dell’Imperial-Regio Governo … chiunque sarà colto nell’atto di svolgere attività sovversiva in qualunque forma sarà consegnato alla Gendarmeria e immediatamente impiccato.»
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In alcune città ci sono delle linee segrete, riservate ad alcuni scopi o a emergenza. Una di queste è a Mosca. Un’altra è a Washington, dove una breve linea della metropolitana non è aperta al pubblico, ma è riservata ai membri del Congresso e il loro personale, e collega gli edifici del Congresso al Campidoglio. Le cronache le hanno riportate al centro con la guerra nella striscia di Gaza dove i terroristi di Hamas hanno scavato dei tunnel metropolitani per combattere gli israeliani. Ma dove e perché potrebbero scorrere delle linee simili a Milano?
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Le linee metropolitane «segrete» di Milano
#1 Per portare i calciatori allo stadio
San Siro Curva Milan
Si potrebbe pensare di creare una linea sotterranea per portare i giocatori impegnati a San Siro direttamente sotto lo stadio. La linea superbreve potrebbe partire direttamente dalla fermata San Siro Stadium e portare le squadre direttamente negli spogliatoi.
Un’alternativa ancora più ambiziosa potrebbe essere quella di creare delle linee direttissime dallo Stadio ai rispettivi campi di allenamento: Appiano Gentile e Milanello. Una parte interrata e una parte sopraelevata. Potrebbe esser anche un modo per portare al sicuro i giocatori o gli arbitri in caso di assedio dei tifosi.
Linea Stadio San Siro-Appiano Gentile-Milanello
#2 Per accedere al Teatro alla Scala
credits: milanoperlascala.it
Sarebbe un vero e proprio colpo di teatro capace di meravigliare il mondo intero. Il teatro di lirica più famoso del mondo potrebbe riservare al suo pubblico una linea riservata. Potrebbe servire anche un’uscita di scena in sicurezza per le stelle della lirica e fuori da occhi indiscreti. Il tracciato ideale potrebbe avere un capolinea sotto il teatro in piazza della Scala e quello opposto ai laboratori del teatro negli ex-stabilimenti Ansaldo.
Linea Teatro della Scala-Laboratori ex-Ansaldo
#3 Per contrastare aggressioni di oppressori stranieri
credits: milanoperlascala.it
Nel corso dei secoli Milano è spesso stata preda di aggressioni straniere. Dalla caduta della Città Stato nel 1500 la storia di Milano è stata un susseguirsi di occupazioni straniere: spagnoli, francesi, austriaci, imperatori tedeschi, i Savoia. Realizzare una linea metropolitana segreta potrebbe garantire ai milanesi un modo per organizzare la resistenza contro nuovi oppressori.
#4 Per portare in salvo il sindaco
Credits: www.eurel.it
Le metropolitane segrete spesso servono in caso di emergenza. La città che aveva un tunnel segreto per mettere in salvo i governanti dal Castello Sforzesco potrebbe replicare la via di fuga in chiave più moderna. Nel caso di un attacco da Roma o di un sollevamento popolare dei cittadini il sindaco potrebbe spostarsi in un luogo sicuro, anche fuori dall’Italia. Una linea metropolitana diretta con una fermata sotto Palazzo Marino e unica destinazione aeroporto di Linatenello scalo privato “Prime” potrebbe essere il tracciato ideale per porre in salvo il primo cittadino.
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Un progetto che punta a creare un mercato di utilizzatori dedicato, con tanto di parchi tematici ad hoc. Scopriamo chi l’ha inventata, le sue caratteristiche e quanto costa.
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Arriva la moto volante! Ed è italiana
# Il Guinness World Rercord con la “Jeep dei cieli”
Forvola Guinness World Record
L’avventura inizia nel 2015 quando Gregory Alessio e Pierre Ponchione decidono di realizzare un mega drone da impiegare per il trasporto di cose e utile in svariati settori, dal commercio all’agricoltura e fino alla difesa. Grazie all’esperienza maturata nello studio della piattaforma di volo modulare, costruiscono il drone FORVOLA ottenendo il Guinnes World Record nel 2018, al Tech Day di FPT Industrial a Torino, per il sollevamento di un peso di 101 kg a un metro di altezza per 30 secondi. Soprannominato la “Jeep dei cieli”, è certificato di base per trasportare un peso di 30 kg per 30 minuti di volo, ma può essere personalizzato per arrivare a 200 kg.
# Il sogno della moto volante: 8 motori e un’altezza da terra massima di 300 metri
eflyke.com – Moto che vola
Il mega drone è stato il primo passo per un altro sogno: realizzare una moto volante. Qualche anno dopo il record del mondo, nel 2022, è iniziata la progettazione di EFLYKE. Il mezzo utilizza tubi, telaio e un alettone anteriore in carbonio di recupero, per garantire massima leggerezza, resistenza eccezionale e facilità nelle manovre. La sella ha un rivestimento in alcantara e un tessuto tecnico antiscivolo, il design è ispirato alla grazia e alla forza del cavallo, così come la postura richiama la cavalcata. La spinta è data da 8 motori e si può salire in sicurezza fino a 300 metri d’altezza.
# Il prezzo non è per tutti: il kit di volo completo parte da 160mila euro
eflyke.com – Moto volante
Il prezzo, come riportato dal Ceo Pierre Ponchione in un’intervista all’edizione torinese del Corriere della Sera, non è per tutti. Per il solo telaio si parte da 75mila euro, per il kit pronto al volo da 160mila euro. La moto volante è pensata per lanciare il volo sportivo in Italia, quindi non per sostituirsi o affiancarsi al servizio di taxi volanti, con la creazione di parchi tematici dedicati, ma anche all’estero ad esempio in dotazione ai resort di lusso per esplorare zone desertiche.
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Simbolo della milanesità in epoca postmoderna, un’icona di quella cultura meneghina guascona e spavalda, poco propensa al risparmio e molto indirizzata al guadagno.
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Guido Nicheli, in arte Dogui, il cumenda del cinema
# Uno dei più popolari caratteristi del cinema italiano, che nasce come odontotecnico
Tomba Dogui
Parliamo di Guido Nicheli, in arte Dogui, ma anche Bubi, oppure “il cumenda”, uno dei più popolari caratteristi del cinema italiano, capace di passare da un sicuro e remunerativo lavoro di odontotecnico, all’incerto mondo dello spettacolo, con l’arma della battuta ironica e della simpatia. Nicheli nacque a Bergamo il 24 luglio 1934, e morì il 28 ottobre 2007: ancora bambino venne ad abitare a Milano, in piena Seconda Guerra Mondiale, dopo aver vissuto il dramma della morte del padre e il bombardamento della propria casa. A vent’anni si diploma perito odontotecnico, un titolo di studio che, allora, dava sicure opportunità di lavoro.
# Il Derby Club, l’amicizia con Teocoli e gli incontri con Pozzetto e il regista Vanzina
Di sconosciuto – https://fondazionecsc.b-cdn.net/wp-content/uploads/2019/11/8688_derby.jpg, Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=10108615 – Giorgio Porcaro al Derby con Abatantuono, Boldi, di Francesco
Svolse però anche le attività di pasticcere e di rappresentate di liquori, un mestiere, quest’ultimo, che gli diede la possibilità di entrare nel mondo dei locali milanesi, in primis il Derby Club: era amico di Teo Teocoli e di altri artisti che esibivano nel mitico contesto cabarettistico della nostra città. Pur non salendo mai sul palco, da cliente era abituato ad intrattenere gli amici con battute e discorsi divertenti, giocando su quella sua propensione a destreggiarsi come il tipico spaccone milanese.
Conobbe anche Renato Pozzetto, Jerry Calà e Stefano Vanzina, in arte Steno, il regista, padre dei fratelli Enrico e Carlo: vista la sua propensione alla battuta e alla comicità, gli venne consigliato di entrare nel mondo delle commedie, ma Guido Nicheli aveva un “difetto”, ovvero era un bel ragazzo. I “belli” non fanno ridere, si diceva allora (ne sapeva qualcosa Teo Teocoli), così l’ormai ex odontotecnico venne ingaggiato per interpretare i fotoromanzi di Grand Hotel.
Nicheli era amante dei viaggi, “come riuscivo ad accumulare una cifra di denaro sufficiente, prendevo e partivo -raccontò in un’intervista di inizio anni duemila- Asia, Brasile, Francia, Spagna…qui conobbi Salvador Dalì”.
# Il Dogui, il cumenda milanese tra cinepanettoni e commedie vacanziere
il dogui, il principe, (anche se non era di Milano)
Fu ingaggiato da Enzo Jannacciper partecipare allo spettacolo “La Tappezzeria”, con i vari Porcaro, Abatantuono, Boldi e Teocoli, degni rappresentati del “Gruppo Repellente”.
Ma, facendo un piccolo passo indietro, ecco che nel 1974 Steno chiama il nostro Dogui per il film “Il padrone e l’operaio”. L’anno dopo è Ugo Tognazzi a volerlo sul set di “Cattivi pensieri”, la commedia erotica che vedeva nel cast altre due icone milanesi come Piero Mazzarella e Beppe Viola.
Poi inizia il sodalizio con Carlo Vanzina, per “Una vacanza bestiale”, “Eccezziunale veramente” e “Viuuulentemente mia”. Ed ecco le pellicole tipiche degli anni novanta, tra cinepanettoni e commedie vacanziere di vario genere: “Sapore di mare”, “Vacanze di Natale”, “Vacanze sulla neve”, “Abbronzatissimi” e, come non citare, “Yuppies-giovani di successo”, in cui Nicheli, nel ruolo del direttore d’azienda, si immerge nel mondo della “Milano da bere” con la naturalezza del cubetto di ghiaccio nel Ramazzotti.
In tutto Guido Nicheli ha lavorato in trenta film (tra il 1975 e il 2007) e in una decina di sceneggiati televisivi, tra cui “Professione vacanze”, “I ragazzi della terza C” e “S.P.Q.R”.
# Ma Nicheli ha sempre recitato in ruoli comici?
Nicheli
No, nel 1985 è il capitano Rossi nel drammatico e struggente film “Scemo di guerra” con un cast che, abituato a ruoli ironici e satirici (Beppe Grillo, Coluche, Franco Diogene, Sandro Ghiani e Gianni Franco) in questa pellicola di Dino Risi seppe esprimere un livello di drammaticità estremamente efficace.
Gli ultimi diciassette anni di vita Nicheli li visse in una casa nella campagna di Bereguardo, quasi a voler ritagliarsi un periodo di relax nella tranquillità della riva sinistra del Ticino, dopo tanti anni di vita, dicendola alla Vasco Rossi, esagerata.
Non ebbe figli, ma tre nipoti a cui regalò affetto, aneddoti e il libro di Fantozzi, come monito alla consapevolezza di quanto sia sottile il confine tra l’essere il cumenda di successo pieno di donne a bordo del Mercedes-Benz R 107 e lo sfigato ragioniere che guida la Bianchina.
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In questo articolo avevamo provato a disegnare alcune ipotesi del possibile tracciato della futura M6 in base a quanto comunicato dal Comune di Milano: chiusura anello della Circle Line incrociando se possibile tutte le altre linee metropolitane. Se invece il tratto ovest della Circle Line venisse completato dal tracciato ferroviario, andando a realizzare una vera circolare ferroviaria: come potrebbe svilupparsi la sesta linea di Milano?
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La M6 sarà una «V rovesciata»? L’ultima idea di tracciato per la linea rosa
# Una rete di cinque linee metropolitane sognando la sesta
Atm – Mappa Metro e linee S 2024
La rete metropolitana di Milano è entrata tra le più estese d’Europa. Il completamento di M4 nell’ottobre di quest’anno le è valsa l’ottava posizione continentale con 112 km, 5 linee e 134 stazioni, superando Stoccolma e Amburgo. All’orizzonte c’è già la sesta linea, la rosa o M6, pensata per completare i percorsi sotterranei dentro la città. In questo articolo avevamo provato a disegnare alcune ipotesi del possibile tracciato che, stando a quanto comunicato da Palazzo Marino, dovrebbe chiudere ad ovest l’anello della Circle Line e incrociare tutte le altre linee metropolitana. Ma se invece si facesse completare la linea circolare dalla ferrovia, realizzando un vero anello ferroviario, e pensare per la futura linea a un altro tracciato?
# Un tracciato di “V” rovesciata con punta a Missori M3
M6 Abbiategrasso-Capolinea 24
Achille Marra ci ha scritto proponendo una soluzione alternativa: costruire una linea a forma di “V” rovesciata che da piazza Abbiategrasso M2 arrivi a in centro a Missori M3, per proseguire verso Ponte Lambro e poi incroci via Ripamonti scendendo a sud.
# 15 fermate complessive tra cui Tribunale, PalaItalia e Ospedale Monzino
In tutto potrebbero esserci 15 fermate, queste le altre possibili:
interscambio con Stazione Tibaldi della S9/Circle Line:
interscambio con Santa Sofia M4;
Tribunale;
piazzale Libia zona Porta Romana;
piazzale Cuoco zona Calvairate dove ferma il tram 16;
capolinea del tram 27 in viale Ungheria in zona Morsenchio;
Pala Italia a Santa Giulia;
Ponte Lambro nei pressi dell’Ospedale Monzino;
interscambio con Rogoredo FS M3;
rotonda tra viale Omero e via San Dionigi dove ferma il filobus 73 e inizia il parco della Vettabbia;
al capolinea del tram 24 su via Ripamonti all’incrocio con via Virgilio Ferrari.
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Duccio Pella Fb - Gruppo privato Zona Fiera, Pagano e corso Vercelli - Lavori
Molto scalpore per i nuovi lavori a Wagner: si sono alimentate diverse ipotesi tra cui quella della realizzazione di una nuova pista ciclabile, dell’allargamento del marciapiede o addirittura di un intervento di urbanismo tattico creando terrore negli automobilisti che percorrono già un tratto di problematico. Niente di tutto questo. Ecco di cosa si tratta.
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Il «mistero» di Wagner: circolazione interrotta. Svelata la causa
# Il cantiere che ha messo in allarme gli automobilisti
Duccio Pella Fb - Gruppo privato Zona Fiera, Pagano e corso Vercelli - Lavori in via Buonarroti
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Duccio Pella Fb - Gruppo privato Zona Fiera, Pagano e corso Vercelli - Lavori in via Buonarroti
Duccio Pella Fb - Gruppo privato Zona Fiera, Pagano e corso Vercelli - Via Buonarroti lavori
Duccio Pella Fb - Gruppo privato Zona Fiera, Pagano e corso Vercelli - Lavori stradali Buonarroti
Il 12 dicembre in via Buonarroti è apparso un misterioso cantiere che ha ristretto la carreggiata, all’altezza di via Marghera, e che ha subito messo in allarme i milanesi e in particolare gli automobilisti. Un tratto di strada tra piazza Piemonte e la rotonda già problematico: proprio dalla rotonda transita anche una linea di linea di autobus che usa mezzi autosnodati, come ricordano alcuni residenti nel gruppo fb privato “Zona Fiera, Pagano e corso Vercelli”, che rende difficile la circolazione e contribuisce al formarsi di code fino ad arrivare in Citylife. Ma cosa ci faranno? Una ciclabile, allargheranno il marciapiedi o si sta preparando un intervento di urbanismo tattico? Si chiedono i residenti. Niente di tutto questo: abbiamo scoperto di cosa si tratta.
Area lavori via Buonarroti
# L’ordinanza di avvio lavori pubblicato sull’albo pretorio del Comune di Milano: prevista installazione ascensore nella fermata Wagner
Facendo una ricerca sull‘albo pretorio del Comune di Milano abbiamo trovato la pubblicazione di un’ordinanza della Direzione Mobilità che ha come oggetto “Provvedimenti viabilistici per lavori stradali afferenti il superamento delle barriere
architettoniche linee metropolitane di Milano”.
Nello specifico si prevede l’installazione di un ascensore che colleghi il mezzanino al piano strada nella stazione di Wagner M1 e contestualmente l’allargamento del marciapiede a formare un angolo fino all’incrocio, eliminando l’inutile biforcazione della strada tra via Buonarroti e via Marghera dato che quest’ultima è a senso unico arrivando proprio da Buonarroti. I lavori sono affidati all’impresa “Marchetti e C. S.r.l., il committente è ATM Spa. L’intervento rientra in piano più ampio di dotazione di ascensori di tutte le stazioni di M1 e M2 attualmente sprovviste in vista delle Olimpiadi Invernali 2026 e finanziati tramite il PNRR.
# La planimetria dell’intervento
Albo pretorio Milano – Planimetria interventi via Buonarroti
In allegato all’ordinanza c’è la planimetria che spiega tutte le modifiche alla viabilità. Il dimezzamento di corsia più lungo è nel tratto che dall’incrocio con via Marghera punta verso piazza Piemonte. Prevista la rimozione della sosta nella zona di cantiere, che verrà ripristinata al termine dei lavori.
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La cotoletta alla milanese è uno dei piatti tipici milanesi più famosi e più copiati al mondo. La sua ricetta ha dato spunto a mille varianti sin dall’alba dei tempi. Milanesi e austriaci si rimpallano la paternità di questo piatto. Scopriamo la verità e tutta la storia di questa ricetta tanto amata.
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La curiosa storia della cotoletta alla milanese e la sfida con la Wiener Schnitzel: qual è nata per prima?
# La tradizione e l’innovazione nella cotoletta alla milanese
Tradizionalmente è una fetta di lombata di vitello con l’osso, impanata e fritta nel burro che alla fine dovrebbe essere anche versato sulla cotoletta, perché le moderne versioni tendono ad evitare questo ultimo passaggio e a trovare varianti più leggere come la spremitura di un limone prima di servire. Negli anni anche l’altezza del taglio di carne è stato oggetto di variazione. Ultimamente infatti è più frequente trovare una versione più sottile e senza osso, in cui la carne è battuta fino a farla diventare molto sottile. Questa versione è stata battezzata dai milanesi oreggia d’elefant (orecchia di elefante) per la forma particolare che assume.
# Un po’ di storia e la “denominazione comunale” di costoletta
Credits: milanopost.info Trattoria San Filippo Neri
Pietro Verri, in Storia di Milano, cita il lombolos cum panitio, piatto contenuto nel menu di un pranzo offerto nel 1134 da un abate a dei monaci di Sant’Ambrogio. Questo documento è esposto al pubblico nei locali adiacenti alla basilica di Sant’Ambrogio dal dicembre del 2013. Facendo riferimento a tale documento, il Comune di Milano il 17 marzo 2008, ha assegnato con una delibera la ‘denominazione comunale’ (De.Co) alla costoletta alla milanese. Non avete letto male, non si tratta di un refuso. Ho scritto proprio costoletta. Si, perché qui si apre il primo dibattito, che sembra rimanere irrisolto.
# Si dice cotoletta o costoletta?
Credits yara65smile IG – Cotoletta
Partiamo dicendo che il dizionario DEVOTO-OLI riporta questa dicitura: – Costoletta: costola di animale macellato con la carne che vi aderisce, da cuocere sulla gratella o in padella. – Cotoletta: fetta di carne, con o senza osso, passata nell’uovo, impanata e fritta.
Da queste definizione potremmo quindi dedurre che il giusto nome per il nostro celeberrimo piatto dovrebbe essere cotoletta. Molti studiosi gastronomici però non sarebbero d’accordo sostenendo che il termine cotoletta non sia altro che una contrazione di costoletta. La costoletta è anche esattamente la parte anatomica che si dovrebbe usare per una perfetta riuscita del piatto secondo la ricetta tradizionale. Per questo motivo i gastronomi più conservatori ci tengono alla denominazione ‘costoletta’.
# È nata prima la cotoletta alla milanese o la wiener schnitzel?
Ritornando alla storia è bene ricordare che la prima ricetta si trova nell’opera di Giuseppe Sorbiatti, Gastronomia Moderna, pubblicato a Milano nel 1855 dove si parla di costoline di vitello fritte alla milanese.
L’excursus storico della cotoletta aggiunge alla descrizione del piatto quella del maresciallo Radetzky che, redigendo un rapporto all’aiutante di campo di Francesco Giuseppe, scrive in una postilla che a Milano aveva mangiato un’ottima cotoletta passata nell’uovo, impanata e fritta nel burro a differenza di quella viennese, sottile e infarinata e non di vitello.
Questa postilla ci porta al secondo grande dibattito che mette a confronto cotoletta alla milanese e Wiener Schnitzel. Quale è stata creata per prima e quale ne è una imitazione? Innanzi tutto tra la prima e la seconda ci sono differenze sostanziali:
La wiener schnitzel è ricavata dal maiale e non dal vitello come la nostrana cotoletta
Essa è senza osso, quindi può essere ricavata da vari tagli, mentre la milanese è ottenuta dalla lombata
È sottilissima e battuta, mentre la milanese è alta come l’osso
Viene infarinata prima della cottura a differenza della cotoletta che non prevede farina
Per friggerla si usava solo lo strutto, mentre la cotoletta da sempre prevede la cottura con il burro.
La polemica sarebbe stata iniziata proprio dal maresciallo Radetzky secondo cui i cittadini di Milano avrebbero imparato a cucinare osservando i cuochi dei reggimenti occupanti e apportando solo delle modifiche. Probabilmente esistevano delle versioni di schnitzel precedenti a quella milanese ma esse erano infarinate e non impanate.
# La fine della contesa: un documento la cita già nel 1148
In realtà la contesa trovò una conclusione grazie allo storico Romano Brancalini che nel suo libro L’Italia prima dell’unità (1815-1860), sostiene l’esistenza del già citato documento citato dal Verri, datato 1148, che racconta un pranzo solenne in cui appaiono come portata i famosi lombolos cum panitio.
La motivazione plausibile del commento di Radetzky sta nel fatto che egli aveva sposato una Strassoldo, facente parte della nobiltà friulana. Quando andavano a visitare i parenti della moglie, durante i viaggi Milano-Vienna, aveva avuto modo di assaggiare la fettina impanata cucinata dai cuochi degli Strassoldo e, rimastone piacevolmente colpito, aveva chiesto ai suoi cuochi di imparare la ricetta per poi riproporla con delle varianti sia a Milano che a Vienna. Sarebbe stato Radetzsky stesso a fornire la ricetta alle cucine dell’imperatore. Nasceva così la Wienerschitzel.
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Una crisi senza fine quella che sta colpendo l’ex capitale d’Italia e l’ex capitale dell’automobilismo italiano. La produzione è in calo in tutti i settori più importanti e ora anche quello immobiliare è in affanno.
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Torino farà la fine di Detroit?
# Il ridimensionamento della Fiat
turintrips IG – Mirafiori
L’ultimo colpo da KO è la crisi Stellantis. Un declino inesorabile per la prima fabbrica di automobili in Italia. Non c’è bisogno di scomodare i dati sull’occupazione relativi agli anni del boom economico, basta guardare indietro a 20 anni fa quando Fiat dava lavoro a 71.329 persone in Italia. Nel 2021, anno della fusione tra Fiat-Chrysler e Groupe Psa, se ne contavano 51.300, oggi sono 42.700. Fino al 6 gennaio 2025 lo stabilimento di Mirafiori, quello più a rischio di futuri tagli al personale, rimane chiuso e dovrebbe finire il 2024 con un terzo delle auto prodotte rispetto a quelle programmate. Il fermo dello stabilimento comporta inoltre un taglio di oltre il 50% delle produzione per le aziende dell’indotto.
# Le altre industrie non se la passano meglio: Torino la città con più ore di cassa integrazione in Italia
Credits: @apushake Piazza Castello Torino
Se si allarga lo sguardo negli ultimi 10 anni sono state 4.670 imprese a chiudere i battenti, con un calo in tutti i settori più importanti: -12,7% in quello industriale, -10,4% nell’agricoltura, -9,2% il commercio e -1,3% le costruzioni. Solo nel settore metalmeccanico a Torino negli ultimi 15 anni hanno cessato l’attività 500 aziende e sono rimaste senza lavoro 35mila persone.A questo si aggiungono i più di 6 mila i lavoratori in cassa integrazione, distribuiti su 25 aziende, senza contare i dipendenti del gruppo Stellantis. Il capoluogo torinese detiene un poco rassicurante primato sulla cassa integrazione: con 16 milioni di ore è la città che ne ha di più in Italia.
# In affanno anche il settore immobiliare: in calo i prezzi delle case, crollo delle compravendite con un -20%
Credits: teamclienti.it
Se non bastasse la drammatica situazione del comparto produttivo, ad andare in affanno è ora anche il settore immobiliare in base all’ultimo studio dell’Osservatorio Immobiliare di Nomisma relativo al secondo semestre del 2024. Il valore delle abitazioni è sceso infatti dello 0,9%, sia per il nuovo che per l’usato, con sconti sul prezzo che vanno dai 4,5% ai 12,5% per il primo all’11,5% per il secondo. Ancora più negativa la situazione nel comporto direzionale che ha visto un crollo delle compravendite del 20%, nel confronto tra il primo semestre del 2023 e del 2024, una riduzione dei prezzi dello 0,1% su base semestrale e la salita dei tempi medi di compravendita fino a 7,5 mesi. Gli sconti sul prezzo di offerta, seppur in calo di un punto percentuale al 15%, rimangono tra più alti in Italia.
# Il crollo demografico senza fine
wikipedia.org – Popolazione Torino
A chiudere il quadro c’è la questione demografica. Dagli anni ’70 la popolazione di Torino è in calo costante e da tempo rimane stazionaria attorno agli 850mila abitanti. La desertificazione industriale ha certamente contribuito a questa dinamica e il rischio concreto è che faccia la fine di Detroit, un tempo capitale americana dell’auto come il capoluogo piemontese lo è per l’Italia, che nel 2013 ha dichiarato bancarotta e che ancora fatica a risollevarsi: in 40 anni ha perso il 50% degli abitanti. Inoltre, grazie all’alta velocità ferroviaria, i torinesi raggiungono Milano in meno di un’ora: Torino ne diventerà sempre più il suo “dormitorio”?
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La Grande Brera è finalmente aperta: con l’annessione di Palazzo Citterio e l’inclusione del Cenacolo Vinciano, il complesso museale milanese è sulla giusta strada per candidarsi a nuovo cuore pulsante della cultura italiana. Ma che cosa succederebbe se dalla Grande Brera i milanesi avessero accesso all’arte di tutto il mondo? Ecco 4 idee per elevare ancora più in altro la Grande Brera.
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La Grande Brera appena nata pensa già in grande: 4 idee per rendere Milano un faro della cultura mondiale
# Cos’è la Grande Brera?
La “Grande Brera” è un progetto ambizioso che mira a trasformare il complesso museale della Pinacoteca di Brera in un polo culturale di caratura internazionale, capace di ridefinire l’offerta artistica e culturale di Milano. Con l’annessione di Palazzo Citterio e la recente inclusione del Cenacolo Vinciano, la Grande Brera punta a creare un sistema museale integrato, arricchito da sinergie con altre istituzioni culturali cittadine. Questo progetto, aperto dal 7 dicembre, non è solo un ampliamento fisico, ma una visione che potrebbe cambiare il modo in cui Milano si presenta al mondo come capitale dell’arte e della cultura.
Nell’ultimo mese, la notizia dell’ingresso del Cenacolo Vinciano nella gestione della Grande Brera ha riacceso l’interesse verso questa iniziativa. L’idea è di valorizzare non solo i tesori artistici della città, ma di federare le diverse anime della cultura milanese in un progetto unico e coerente. Come può questa visione trasformarsi in un motore culturale di livello internazionale? Ecco 4 proposte innovative che potrebbero segnare una svolta.
Una delle iniziative più promettenti per rendere la Grande Brera un centro culturale globale potrebbe essere la creazione di un circuito unico che colleghi i principali musei di Milano. Questa federazione potrebbe includere istituzioni come il Museo del Novecento, il Museo Poldi Pezzoli, il MUDEC, il Museo della Scienza e della Tecnologia e la Fondazione Prada. Ogni museo offrirebbe un’esperienza unica, spaziando dall’arte moderna alla tecnologia, dalla cultura etnografica al design contemporaneo.
Un biglietto o abbonamento unico, pensato per turisti e residenti, permetterebbe un’accessibilità più ampia e incentiverebbe il turismo culturale. Questo sistema potrebbe essere integrato con le imposte comunali, offrendo ai cittadini milanesi un accesso privilegiato. La Grande Brera, con la sua combinazione di Pinacoteca, Orto Botanico e Biblioteca Braidense, rappresenta già un microcosmo di questa diversità culturale, dimostrando come temi apparentemente distanti possano convivere armoniosamente. Federare i musei milanesi amplificherebbe questa idea, trasformando Milano in una città-museo.
Un esempio straordinario di come l’arte possa integrarsi con la vita quotidiana viene dalla metropolitana di Mosca, un vero museo sotterraneo. Milano potrebbe seguire questa strada, ma con un approccio unico: “diffondere” opere ed elementi della Grande Brera in ogni stazione della metropolitana. Queste opere potrebbero essere originali, laddove possibile, oppure repliche fedeli accompagnate da didascalie informative.
Si potrebbe immaginare, ad esempio, una stazione decorata con riproduzioni di dettagli del Cenacolo Vinciano, o grandi cartelloni che riproducono opere delle dimensioni originali. Questi interventi non solo renderebbero il trasporto pubblico un’esperienza culturale, ma creerebbero un legame diretto tra i cittadini e il patrimonio artistico della città. Il passo successivo potrebbe essere la collocazione di queste opere anche fuori dalla metropolitana, in piazze o vie iconiche, trasformando Milano in un museo a cielo aperto.
#3 Milano come portale d’accesso ai musei del mondo
La Grande Brera potrebbe diventare il primo polo museale a offrire un accesso virtuale ai principali musei italiani e internazionali. Attraverso la realtà aumentata, i visitatori potrebbero esplorare opere d’arte e architetture di tutto il mondo senza lasciare Milano. Questo progetto potrebbe essere ospitato in una sala dedicata di Palazzo Citterio o in un edificio appositamente allestito.
Dotati di visori e telecomandi, i visitatori potrebbero “entrare” virtualmente al Louvre per ammirare la Gioconda o passeggiare tra le stanze degli Uffizi a Firenze. L’esperienza, altamente immersiva, dovrebbe offrire un livello di dettaglio straordinario, permettendo di osservare opere e ambienti da prospettive impossibili nella realtà fisica.
Un sistema di biglietteria dedicato potrebbe prevedere un costo pari alla metà del prezzo d’ingresso del museo reale, rendendo questa esperienza accessibile e sostenibile. Con il tempo, questa tecnologia potrebbe essere estesa a visite guidate virtuali in luoghi di bellezza architettonica, artistica o paesaggistica, trasformando Milano nel fulcro della cultura globale.
#4 La Scuola Internazionale della Grande Brera
Un’idea rivoluzionaria che potrebbe trasformare la Grande Brera in un motore culturale è la creazione di una Scuola Internazionale dedicata all’arte e alla cultura. Questa istituzione, rivolta a studenti di tutto il mondo, offrirebbe programmi avanzati di studio in storia dell’arte, conservazione dei beni culturali e curatela museale. La scuola potrebbe collaborare con università e istituzioni culturali globali per creare una rete di scambio accademico e professionale.
Gli studenti avrebbero l’opportunità di lavorare direttamente con le collezioni della Grande Brera, partecipando a progetti di ricerca e mostre temporanee. Inoltre, la scuola potrebbe ospitare seminari e conferenze internazionali, trasformando Milano in un centro di eccellenza per l’educazione artistica. Questa iniziativa non solo attirerebbe talenti e risorse da tutto il mondo, ma consoliderebbe il ruolo della Grande Brera come leader globale nella promozione e conservazione dell’arte.
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La metropolitana di Londra, la più antica del mondo nonché la più estesa d’Europa, oltre ad avere un innegabile fascino per la sua storia e la sua atmosfera (in certe stazioni) ha anche una caratteristica che fa invidia a molti milanesi: tutte le sue undici linee hanno un nome, che può derivare dalle istanze più disparate, dalla stazione principale che servono ad architetti, battaglie importanti, regine e vestiti del XVII Secolo.
Quindi ci siamo chiesti: se le cinque linee metropolitane di Milano avessero un nome, come si chiamerebbero? Abbiamo deciso di darle un nome inglese per renderle ancora più internazionali.
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Se le 5 linee della metro di Milano avessero un nome (internazionale): come si chiamerebbero?
#M1 – DUOMO LINE
La prima linea non poteva che passare per il Duomo. Nome omen.
#M2 – STATION LINE
Collega la città con i treni e quindi all’Italia intera.Lambrate, Centrale, Garibaldi, Cadorna e Porta Genova sono sulla linea verde. La Station Line, o linea delle stazioni, di Milano.
#M3 – FASHION LINE
Dalla Fondazione Prada a Montenapoleone, questa linea sfila per la Capitale della Moda.
Rappresenta tutto ciò che Expo 2015 è stato per Milano: una svolta.
E voi che nomi dareste alle nostre linee metropolitane? Commentate qui sotto o su Facebook con le vostre proposte.
Continua a leggere con: Si dice il metrò o la metro?
HARI DE MIRANDA
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Autoproclamato dal suo proprietario e confermato dai suoi soddisfatti ospiti, questo è l’hotel più piccolo del mondo. Vediamo dove si trova.
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Una notte nell’hotel più piccolo del mondo
A nominare ufficialmente i record mondiali ci pensa il Guinness World Record, che però spesso per seguire standard eccessivamente rigorosi tralascia alcuni sconcertanti primati. Tra questi, c’è l’hotel più piccolo del mondo: si tratta di un Maggiolino Volkswagen adibito ad hotel. Vediamo dove si trova e cosa offre ai suoi ospiti.
# Una stanza piccola ma arredata con cura e tradizionalità
credit: pinterest.cl
Quasi tutti, almeno una volta nella vita, trascorrono un soggiorno in un hotel talmente piccolo da trasformare la vacanza in un incubo. Ma il caso dell’hotel più piccolo del mondo è diverso, qui le dimensioni della “camera” renderanno il soggiorno indimenticabile per la sua posizione mozzafiato e gli arredi tradizionali piuttosto curiosi. Infatti il Maggiolino-hotel si trova nel villaggio di Al Jaya, nel cuore del deserto giordano e arredato con stoffe, cuscini e tappeti tradizionali, sembra proprio una tenda beduina nel deserto. Il proprietario, Mohamed al Malahim, ha deciso di trasformare l’auto in una piccola stanza sostituendo i sedili con un comodo materasso matrimoniale e qualche cuscino.
# Il sogno di Mohamed? Creare un parcheggio con tante “camere”
credit: edition.cnn.com
E non è tutto. L’hotel che può apparire improvvisato, è in realtà parte di un sogno ben più grande. Mohamed infatti vorrebbe in futuro acquistare altre auto dello stesso modello per creare un grande parcheggio di Maggiolini-hotel nel deserto. In una grotta vicina alla “camera” si trova la reception dell’albergo, un luogo tutt’altro che inospitale in cui i proprietari accolgono i turisti con bevande e cibi tradizionali.
# Una posizione strategica: al confine tra Israele e la Giordania
credit: viagginews.com
L’auto è stata appoggiata su delle pietre per sollevare gli pneumatici dal terreno e accanto vi si trova un cartello con la scritta “Hotel più piccolo del mondo”. In questa piccola stanza, dal 2011 ad oggi, hanno già soggiornato circa 160 persone proprio grazie alla sua posizione strategica: al confine tra Israele e la Giordania. Infatti la valle in cui è situata è stata scavata dal fiume (in arabo Wadi) e si estende, per 166 km, tra il Mar Morto a nord e il Golfo di Aqaba a sud. Ma l’attrazione più visitata nei pressi del Maggiolino-hotel è sicuramente il Castello di Shawbak, un castello crociato realizzato nel 1115 dal re Baldovino I di Gerusalemme durante una spedizione nella zona. Se si intende poi visitare la città di Petra, che si trova a soli 30 km dall’hotel, questa è una tappa immancabile anche solo per scattare qualche foto all’assurda attività e conoscere il simpatico proprietario.
Secondo il Guinness World Records l’hotel più piccolo al mondo è l’hotel Eh’häusl, eppure è questo il luogo più piccolo in cui poter passare una strana ma emozionante notte.
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Di alcune non c’è più traccia se non nei ricordi dei giovani degli anni ’80 e ’90, di altre se ne sente ancora parlare anche se hanno cambiato completamente stile. Sono le discoteche del pomeriggio, locali che nell’ultimo ventennio del Novecento diventarono i luoghi di ritrovo per la maggior parte dei giovani milanesi.
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Le “mitiche” discoteche di Milano dove si ballava di pomeriggio: la fotogallery degli anni ’80 e ’90
# La Milano da ballare alla luce del sole
Credits: @milanoscomparsa Odissea 2001
La Milano da ballare, prima, non era solo by night. C’era un tempo in cui le discoteche erano aperte fin dal pomeriggio e popolate da giovani adolescenti che avevano voglia di divertirsi. Le discoteche del pomeriggio nascono negli anni ’70, ma è solo a partire dagli anni ’80 fino a metà dei ’90 che diventano una moda. La scelta di aprire le discoteche anche il pomeriggio fu un lampo di genio: accontentava quella voglia di divertirsi dei giovani minorenni che non potevano entrare nelle discoteche la sera, perché riservate agli over 18. E così, tra il fumo delle sigarette e dei fumogeni che creavano l’ambiente e i drink particolarmente carichi, la musica era la vera protagonista della giornata. Si sceglievano i locali in base al genere che veniva suonato ma, in quasi tutte, la chiusura era riservata ai lenti. In perfetto stile “Tempo delle Mele”:
Ma quindi quali erano le discoteche pomeridiane più frequentata a Milano?
# Central Park
Il Central Park si trovava in un enorme struttura in fondo a via Padova, angolo via Rovigo, con il dj chiuso in un finto elicottero e una Manhattan stilizzata sulle pareti.
# Vogue
In Corso Buenos Aires il sabato e la domenica pomeriggio si andava al Vogue.
# Caesar’s Palace
Più familiarmente il Caesar. In Corso di Porta Romana, con le sue statue di plastica.
# Shocking Club
Uno degli ultimi a mollare la disco di giorno. Si trovava sotto il Teatro Smeraldo e le sue code sul marciapiede sono uno dei ricordi indelebili della Milano degli anni Novanta.
# I locali Dark: l’Histeryca e il Taxi Club
Erano gli anni delle mode che identificavano i diversi gruppi. Paninari da una parte, dark, rockabilly, ska, teddy boys, mods dal lato opposto. I loro luoghi del pomeriggio erano l’Histeryca e il Taxi Club di via Redi dove risuonavano Smiths, Cure e i Depeche.
# Le Cinemà: il top per i paninari
Il ritrovo eletto per i paninari dei primi anni Ottanta era Le Cinemà di via Ricciarelli. Dove si ballavano i Duran, i Pet Shop Boys, gli Wham!, i Dead Or Alive con le mani immancabilmente sulla cintura El Charro.
# L’Odissea 2001
Nota come solo l’Odissea, altro ritrovo di culto di quegli anni in via Besenzanica lungo via Forze Armate dove si suonava musica rock.
# Linea club
Altro punto di riferimento dei paninari e, prima, dei sanbabilini. Proprio in piazza San Babila il “linea”, tra i più pettinati e più inaccessibili di Milano. Quante lacrime per chi veniva “rimbalzato” dai buttafuori.
# Merry go-round e Belle Epoque
Molto ambito l’accesso anche per il Merry go-round di via San Pietro all’Orto e il Belle Epoque poi diventato Ipotesi, in piazza XXIV Maggio, su due piani.
# Altre disco degli anni Ottanta
Milano in quegli anni brulicava di discoteche. Altri locali che ebbero i loro momenti di gloria nei pomeriggi degli anni Ottanta sono la 23th in via Canonica, il Divina di via Molino delle Armi, il Vogue in via Carducci, lo Zeus in Moscova, l’Amnesie di via Cellini, il SI o Si, poi 222 di via Vittadini, il Time di corso Lodi, già Skylab, e l’Anyway in corso Europa.
# Quelli degli anni Novanta
La maxi discoteca del Parco delle Rose, poi Borgo del Tempo Perso, con le sue tre piste e piscina in zona Corvetto. Il City Square, in via Castelbarco, l’Hollywood, il Tocqueville e il Rolling Stone. Ecco alcune foto per un tuffo nei ricordi dei weekend milanesi.
# I lenti più gettonati
“The Power of Love” dei Frankie Goes to Hollywood, “Careless Whisper” degli Wham!, “Time after time” di Cindy Lauper, “True” degli Spandau Ballet e “Save a Prayer” dei Duran Duran.
# La Fotogallery
Credits: @milanoscomparsa
Odissea 2001
Credits: milanodavedere.it
City Square
Credits: @guido_dannunzio
Schocking club
Credits: Merry Go Round @milanoscomparsa FB
Merry go-round