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«Un caffé? 30 centesimi!»: il segreto del bar più economico d’Italia dove si torna agli anni ’80

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Listino bar

In molte città già trovare un caffè a meno di un euro è un’impresa, e quando si riesce a pagarlo 80 centesimi sembra già un colpo di fortuna. Ma esiste un posto in cui il prezzo del caffè non solo è sotto l’euro, ma addirittura si ferma a 30 centesimi. Un’eccezione assoluta nel panorama italiano. Ecco dove si trova questo incredibile bar e il segreto dietro i suoi prezzi stracciati.

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«Un caffé? 30 centesimi!»: il segreto del bar più economico d’Italia dove si torna agli anni ’80

# Un caffè? 30 centesimi. Il bar più economico d’Italia dove si torna agli anni Novanta

Credits kirby parsons – Bancone Ideal Bar

Mentre in tutta Italia il prezzo del caffè schizza verso l’alto, superando ormai l’euro abbondante, la media è di 1,18 euro, c’è un angolo di resistenza che continua a sfidare le logiche di mercato. Ad Alia, un piccolo comune in provincia di Palermo, il Bar Pasticceria Perrone – noto come l'”Ideal Bar” – mantiene il prezzo dell’espresso a soli 30 centesimi. Poco più di 500 delle vecchie lire. Una cifra impensabile altrove, ma che qui è frutto di una strategia ben precisa: abbattere i margini di guadagno, puntare su prodotti locali e basarsi su una gestione familiare.

Un tempo, un espresso qui costava appena 20 centesimi, ma anche con l’aumento del 50% rimane il più economico d’Italia. E non si tratta solo del caffè: l’intero assortimento del bar segue la stessa filosofia, con ingredienti selezionati e lavorati artigianalmente. Il caffè arriva da una torrefazione di Mussomeli, mentre dolci, rustici e panificati sono realizzati con materie prime del territorio, garantendo non solo prezzi imbattibili, ma anche qualità.

# Dal caffè macchiato ai panini: il listino imbattibile

Listino prezzi

Se il caffè costa meno della moneta da usare per il carrello della spesa, gli altri prodotti del bar non sono da meno. Il macchiato si paga 40 centesimi, il caffè freddo 60, mentre cappuccini e caffè corretti restano sotto l’euro. Non solo: la colazione e la pausa pranzo si fanno a prezzi da altri tempi, con cornetti artigianali, pizza, sfincione e panini a soli 80 centesimi. Un listino che sembra uscito dagli anni ’60, quando un espresso costava 300 lire, come ricorda Mariagrazia Perrone, che porta avanti l’attività insieme alla famiglia. O comunque fino agli anni Novanta, quando l’inflazione ha portato la tazzina oltre le 700 lire. 

# Un modello di gestione che sfida le logiche del mercato

Credits kirby parsons – Ideal Bar

Come fa un’attività a reggere con questi prezzi? Il segreto sta tutto nella formula familiare: Mariagrazia e la figlia servono al banco, mentre il marito e il figlio si occupano del laboratorio, sfornando ogni giorno dolci e specialità salate. Nessun costo di manodopera esterna, nessuna catena di distribuzione lunga: tutto viene prodotto in casa, con ingredienti che arrivano dalle aziende locali.

Il motto del Bar Perrone, “meglio perdere che perdere il cliente”, riflette la loro filosofia orientata alla soddisfazione della clientela e alla comunità locale. Un principio che guida ogni scelta, dal mantenimento dei prezzi bassi alla qualità dei prodotti offerti.

# Dolci da record: richieste da tutta Italia

Thomas Barbagallo FB – Ideal Bar

Il vero fiore all’occhiello del bar sono però i dolci, che attirano clienti non solo dalla Sicilia, ma da tutta Italia. I famosi cannoli alla ricotta, le brioches ripiene di crema e marmellata, e le paste di mandorla vengono ordinati persino dal Nord. “Lavoriamo anche 18 ore al giorno, ma la soddisfazione della clientela ripaga tutto”, racconta Mariagrazia. Il passaparola ha trasformato questo piccolo bar di provincia in una meta per gli amanti della pasticceria artigianale, mantenendo vivo un modello che sfida i grandi numeri e l’inflazione.

La qualità e il prezzo imbattibile hanno reso il bar un punto di riferimento non solo per la comunità locale, ma anche per molti clienti provenienti da altre regioni. Gli ordinativi per i dolci arrivano persino dal Nord Italia, segno che l’eccellenza artigianale del Bar Perrone è ormai riconosciuta ben oltre i confini siciliani.

 

Continua la lettura con: Il primo bar della storia di Milano. E quello più antico ancora in attività

FABIO MARCOMIN

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16 febbraio. Inizia il Carnevale! Perché a Milano è quello che dura di più al mondo?

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Ph. @kleoshotelmilano IG

Inizia il Carnevale. Che a Milano dura di più che in ogni altra parte del mondo. Le origini di questa unicità.

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16 febbraio. Inizia il Carnevale! Perché a Milano è quello che dura di più al mondo?

Credits Andrea Cherchi – Carnevale Milano

Quest’anno il Carnevale prende il via il 16 febbraio, domenica di Settuagesima. Ma, come da tradizione, a Milano i festeggiamenti dureranno qualche giorno in più rispetto al resto del mondo. Nel rito Ambrosiano, in vigore a Milano, il Carnevale non si conclude il Martedì Grasso, ma si protrae fino al sabato successivo. Così, mentre altrove si soffre già la Quaresima, a Milano ci si dà alla pazza gioia.

Le radici del Carnevale affondano in epoche antichissime, risalendo fino ai Greci e ai Romani. Il termine stesso deriva dal latino carnem levare – “eliminare la carne” – a indicare il periodo che precede la Quaresima, segnato dal digiuno e dall’astinenza.

Si tramanda a Milano che l’origine del Carnevale Ambrosiano e della sua stranezza derivino da un episodio curioso: si racconta che Sant’Ambrogio, partito per un pellegrinaggio, avesse promesso di rientrare in tempo per Martedì Grasso. Ma il suo ritorno tardò, e la città decise di aspettarlo, prolungando la festa e posticipando l’inizio della Quaresima. Da allora, Milano ha mantenuto questa tradizione unica, trasformando il Carnevale in un evento speciale. E fuori dal calendario mondiale. 

Continua la lettura con: Carnevale in centro a Milano negli anni ’80

CHIARA BARONE

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L’angolo «nascosto» di Milano: il Cortile degli Scultori, «il più bello del mondo»

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mabascultore IG - Cortile degli scultori

Tra le pieghe di uno dei grandi viali alberati di Milano, c’è un angolo che racconta una storia diversa dal solito ritmo frenetico della città, un microcosmo urbano a forma di mezzaluna che un tempo brulicava di botteghe di scalpellini. Oggi, nonostante le attività siano cambiate, l’atmosfera di un’epoca passata rimane intatta, custodita tra mattoni e verde.

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L’angolo «nascosto» di Milano: il Cortile degli Scultori, «il più bello del mondo»

# Il borgo a mezzaluna dove batteva il cuore degli scalpellini

Maps – Via Mac Mahon 14

Nel cuore del Municipio 8, a nord-ovest di Milano, al civico 14 di Viale Mac Mahon, si nasconde un piccolo gioiello cittadino. Lungo questo ampio viale, affiancato da un doppio filare di alberi e solcato dai binari del tram, c’è l’ingresso quasi segreto di un cortile che racconta una storia dimenticata: quella di un minuscolo borgo a forma di “mezzaluna”, un tempo vivace grazie alle botteghe degli scalpellini.

Alessandra Galli FB – Cortile degli scultori

A pochi passi dal Cimitero Monumentale, questi artigiani hanno lasciato il loro segno contribuendo a decorare il più bel museo a cielo aperto di Milano con opere straordinarie. Il cortile è ancora oggi incorniciato da piccoli edifici in mattoni rossi, immersi nel verde, e da una vecchia cascina che conserva intatto il fascino di un’epoca passata.

Leggi anche: I 2 chilometri di MAC MAHON, la via che attraversa mondi diversi

# Quando la cascina era al servizio della casa più lussuriosa di Milano

Villa Simonetta

Non lontano da questo angolo nascosto di Milano, sorge la celebre Villa Simonetta, una dimora rinascimentale situata in via Stilicone 36. Edificata alla fine del XV secolo, la villa ha attraversato secoli di storia, passando di mano in mano tra diverse famiglie nobiliari. Particolarmente nota è la figura di Clelia Simonetta, figlia della famiglia Simonetta, la quale, rimasta vedova, divenne protagonista di numerose dicerie a causa della sua vita amorosa movimentata. Le cronache dell’epoca raccontano di feste sfarzose e di misteriose sparizioni di giovani uomini, alimentando leggende oscure intorno alla villa.

La cascina del borgo, originariamente un mulino utilizzato per il taglio delle lastre di marmo, era parte integrante della tenuta della villa, fornendo supporto alle attività della dimora.

Leggi anche: VILLA SIMONETTA: l’incredibile storia della casa più LUSSURIOSA di Milano

# Oggi tra grafici e pubblicitari resiste ancora uno scultore

mbascultore IG

Con il passare del tempo, gli spazi del borgo hanno subito una trasformazione, adattandosi alle esigenze moderne. Le antiche botteghe degli scalpellini hanno lasciato il posto a studi di grafica, agenzie pubblicitarie e gallerie d’arte. Tuttavia, l’arte della scultura non è scomparsa del tutto da questo luogo.

mabascultore IG – Scultore al lavoro

Resiste infatti la presenza di Mauro Baldessari, scultore e docente originario di Rovereto, diplomato presso la Scuola di Incisione di Trento. Nel corso della sua carriera, Baldessari ha realizzato opere per il Cimitero Monumentale e il Duomo di Milano, oltre a sculture presenti in città come Tokyo, Puebla, Bogotà, Betlemme e in India. Nella sua biografia su Instagram, si definisce “scultore a Milano nel cortile più bello del mondo”, sottolineando il legame profondo con questo luogo.

Nonostante i cambiamenti, il cortile mantiene intatta quell’atmosfera speciale che continua a ispirare artisti e creativi, fungendo da rifugio per l’arte nel cuore pulsante di Milano.

Indirizzo: Via Mac Mahon, 14

Spunto: milanopersempre IG

Continua la lettura con: Alle porte di Milano un piccolo borgo medievale ha un grande sogno

FABIO MARCOMIN

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La super-rete di alta velocità tra i paesi baltici: all’orizzonte il super-tunnel

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constructionrebiewonline.com - Stazione RailBaltica

L’Europa punta sempre più sulla mobilità sostenibile e sui collegamenti ferroviari ad alta velocità per ridurre le distanze tra le diverse Nazioni. Tra i progetti più ambiziosi c’è la Rail Baltica, una linea progettata per rivoluzionare i trasporti nel Nord-Est del continente. Un’infrastruttura chiave per mettere in connessione i Paesi baltici con l’Europa centrale e, in futuro, con la Finlandia. 

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La super-rete di alta velocità tra i paesi baltici: all’orizzonte il super-tunnel

# La più grande opera ferroviaria degli ultimi cento anni nella regione baltica

Rail Baltica

Il futuro della mobilità ferroviaria in Europa passa da progetti ambiziosi come la Rail Baltica, il più grande progetto ferroviario degli ultimi cento anni nella regione baltica. Questa linea ferroviaria ad alta velocità mira a integrare i Paesi dell’area nel network europeo dei trasporti, collegando l’Europa centrale con il Nord. Con cantieri attivi e un cronoprogramma serrato, il progetto punta a rivoluzionare i trasporti tra Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia, quest’ultima tramite un collegamento via traghetto. Un’infrastruttura strategica non solo per passeggeri, ma anche per il trasporto merci, che migliorerà l’integrazione economica della regione baltica con il resto del continente.

 # Un tracciato di 950 km e treni fino a 249 km/h

Rail-Baltica-in-Europe

La nuova linea ferroviaria è prevista a doppio binario e con uno scartamento europeo standard, eliminando il problema dell’incompatibilità con le reti ferroviarie ex-sovietiche. Il percorso complessivo sarà di 950 km, di cui 870 attraverseranno i Paesi baltici, con una velocità massima di 249 km/h per i treni passeggeri e 120 km/h per le merci. Rail Baltica si connetterà alla rete europea TEN-T, migliorando le connessioni di trasporto e potenziando i collegamenti con il resto dell’Europa. Saranno realizzate sette stazioni passeggeri internazionali e tre terminal merci multimodali, fondamentali per rafforzare la logistica tra il Mar Baltico e l’Europa continentale.

# Il progetto parla anche italiano

Rail Baltica Lettonia

Alla riuscita di questo progetto contribuisce anche un’azienda italiana, Italferr, in partnership con aziende internazionali. La società di ingegneria del Gruppo FS Italiane è coinvolta in diversi aspetti chiave della Rail Baltica, tra cui la supervisione e l’implementazione del sottosistema energetico, la gestione dei sistemi di segnalamento per il controllo e la sicurezza e il project management per la costruzione della tratta AV in Lettonia, lunga 230 km a doppio binario. Inoltre, Italferr si occupa della revisione del design e della direzione lavori, garantendo standard elevati di sicurezza, efficienza e sostenibilità.

# Pronta nel 2026. All’orizzonte c’è un tunnel da record del mondo per arrivare fino in Finlandia 

Percorso Tunnel Helsinki – Tallin

L’inaugurazione è prevista per il 2026, ma si sta già lavorando per un’ulteriore espansione: in prospettiva, dopo il 2030, la Rail Baltica potrebbe connettersi con la rete ferroviaria scandinava tramite un tunnel sotto il Golfo di Finlandia, collegando direttamente Helsinki a Tallinn. Se realizzato, con i suoi 50 km diventerebbe il tunnel sottomarino più lungo del mondo, mentre il tracciato complessivo sarebbe di 92 km. Un’opera mastodontica, dal costo stimato tra i 9 e i 13 miliardi di euro, la cui direttrice è parte del corridoio transeuropeo Mare del Nord-Baltico della rete TEN-T dell’UE. Questo permetterebbe una continuità ferroviaria senza interruzioni tra Europa e Nord Europa, consentendo alla Finlandia di essere collegata direttamente all’Unione Europea senza passare dalla Russia e beneficiare di tutti i collegamenti ferroviari esistenti.

Leggi anche: TALSINKI: i segreti del progetto di TUNNEL sottomarino più LUNGO del mondo con due nuove ISOLE ARTIFICIALI

Continua la lettura con: Il direttissimo «Roma-Malpensa con l’alta velocità, senza passare da Milano»: la proposta choc del Ministro. Ecco come si potrebbe fare

FABIO MARCOMIN

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Darsena sempre più allo sbando: il reportage fotografico di UrbanFile

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Urbanfile - Ponticello vista d'insieme

Se c’è un luogo di Milano emblema del degrado quello è la Darsena. Da quando è stata restituita ai milanesi in occasione di Expo2015, dopo anni di abbandono, è stato un lento e costante sprofondare verso il basso. Vediamo l’ultimo reportage fotografico di Urbanfile e cosa si dovrebbe fare per restituirle dignità.

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Darsena sempre più allo sbando: il reportage fotografico di UrbanFile

# Le sponde imbrattate

La nota negativa più evidente è la marea di tag, graffiti, scarabocchi che ricoprono tutte le pareti della Darsena. Non c’è una superficie che si salva. Nelle immagini in alto dell’ultimo reportage di Urbanfile si vedono i muri in mattoni sul lato di viale Gabriele d’Annunzio e quelli in pietra su viale Gorizia, comprese le scalinate e il ponte verso il Naviglio Grande, completamente imbrattati.

# Stessa sorte per gli edifici a servizio del mercato 

Identica situazione si ritrova sulle pareti degli edifici a servizio del Mercato Comunale, dove anche i quadri appesi per ridurre il fenomeno dei writer sono stati colpiti e rovinati. Poco alla volta si sta ritornando alle pessime condizioni in cui era finito il vecchio mercato abbattuto per far spazio alla nuova Darsena.

# Il ponticello è ricoperto di tag, l’ascensore è fuori uso e il giardino è spelacchiato

Eccoci al ponticello pedonale intitolato ad Alexander Langer. In questo caso non solo le immancabili scritte, ma anche listelli del camminamento rotti, gli ascensori per i disabili fermi e mai entrati in funzione, i faretti fuori, le balaustre completamente rovinate.

Superando il ponticello non va meglio la situazione del giardinetto, spelacchiato, dove i piccoli ponti decorativi sono danneggiati anche per l’utilizzo di pannelli prefabbricati invece del legno. I tubi di irrigazione sono spenti e la vegetazione infestante ha ricoperto i teli che avrebbero dovuto limitarla, mentre i cespuglietti sono morti. 

Urbanfile – Giardinetto Darsena

Altri dettagli lo stato pessimo del darsena rinnovata appena 10 anni fa: faretti e listelli rotti anche sulla banchina, mattoncini spariti lungo passeggiata nei pressi dell’acqua e panchine danneggiate.

Superando il ponticello non va meglio la situazione del giardino, dove i piccoli ponti decorativi sono danneggiati anche per l’utilizzo di pannelli prefabbricati invece del legno. I tubi di irrigazione sono spenti e la vegetazione infestante ha ricoperto i teli che avrebbero dovuto limitarla, mentre i cespuglietti sono morti. 

# Come siamo arrivati a tutto questo: scelte sbagliate, design e materiale al ribasso, poca cura e manutenzione

Credits: riaprireinavigli.it – Progetto restyling Darsena

La Darsena di Milano era in stato di degrado prima dei lavori di rifacimento, causato dal blocco di un progetto di parcheggio sotterraneo. Dopo una controversia legale, il progetto è stato abbandonato e Milano ha beneficiato di un rinnovamento della zona in tempo per l’Expo2015. Il restyling ha contemplato l’ampliamento della banchina, permettendo l’installazione di bar, la costruzione di un nuovo mercato e la riapertura del Ticinello.

È stato anche costruito un piccolo ponte su Viale D’Annunzio, con la previsione di un collegamento con la Conca di Viarenna, intervento che, tuttavia, non è stato ancora realizzato.

Il risultato finale, pur se suggestivo, non è purtroppo stato dei migliori e la condizione attuale del porto dei milanesi è dovuto in gran parte a questo. Queste le cose che non vanno:

  • un design datato, la scelta dei mattoni in pietra, inguardabili e fuori contesto, soprattutto perché non riescono in alcun modo a richiamare le antiche mura spagnole demolite;
  • arredo urbano non degno del centro cittadino, con lampioni più adatti per essere utilizzati in un’area industriale.
  • materiali sbagliatidi pessima qualità, con evidenti segni di usura nonostante l’opera sia recente;
  • scarsa manutenzione che portano a degrado, con le pareti diventate delle lavagne per i writer, anche per via della progettazione e dei materiali impiegati.

# Una piccola speranza di rinascita: partiti i lavori di pulizia straordinaria, ma si deve pensare più in grande

La buona notizia di questi giorni è l’avvio di un intervento di pulizia straordinaria sui muri delle sponde in direzione di piazzale Cantore, dopo anni di nulla cosmico. Poco alla volta le pareti stanno ritornando allo stato originale o quasi, dato che i mattoni sono stati a lungo impregnati di vernice e quindi qualche residuo rimarrà. Terminata la pulizia, si dovrà però prevedere un’attività di presidio costante e programmare i successivi interventi a una cadenza regolare, altrimenti non sarà servito a niente.

Il passo successivo, a ben vedere il più importante, dovrebbe essere quello di rimettere mano di nuovo alla Darsena con un nuovo bando internazionale che rivisiti il progetto iniziale e preveda materiali e arredo urbano degni di Milano e della sua storia. 

Continua la lettura con: Nuova Darsena ancora in alto mare: cosa serve per completare la riqualificazione?

FABIO MARCOMIN

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I tram a due piani: quando Milano sfidava i bus di Londra

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La magia dei tram milanesi è conosciuta in tutto il mondo, ma non molti sanno, nemmeno a Milano, che una volta c’era una linea con mezzi a due piani, proprio come i bus di Londra. Non erano mezzi turistici, nonostante offrissero uno stupendo panorama, erano trasporti di linea, ma la loro vita fu breve.. Ripercorriamo i tempi di quando Milano guardava in alto anche nei mezzi pubblici. 

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I tram a due piani: quando Milano sfidava i bus di Londra

# Giganti su rotaie

A Milano i tram elettrici di una volta erano alti il doppio. Elettrici e pesanti questi veicoli percorrevano un tratto che dalla metropoli raggiungevano Monza. I doppi tram erano di grandi dimensioni, alti poco meno di 5 metri e larghi 2,5 per 10 metri pesavano circa diciannove tonnellate. La produzione di questi colossi della strada iniziò nel 1900, inizialmente erano elettrici e portavano il nome di Tram Edison, numerati in serie da 405 a 414. I dieci mezzi furono poi motorizzati per far fronte all’aumento del traffico milanese che aveva invaso le strade milanesi, operazione fatta tra il 1913 e 1919.

Credits: Milano sparita e da ricordare, FB (foto di TIBB)

leggi anche I 4 TRAM di Milano UNICI al MONDO 

# Cambi di look

Il sistema elettrico che muoveva questi colossi era curato dalle aziende General Electric e Tecnomasio Italiano Brown Boveri, mentre la sua costruzione a livello meccanico era a cura di Edison. Una particolarità dei primi mezzi era la livrea: formata da doghe di teak (legno molto duro di origine indiana) non verniciato. Questa intorno al 1910 venne rimossa per fare posto ad un nuovo rivestimento di gesso, mantenuto durante il passaggio a Stel (Società Trazione Elettrica Lombarda). Infine con l’arrivo di Atm i tram cambiarono aspetto, tingendosi di verde, come gli altri tram urbani e dotandosi del caratteristico disegno frontale a forma di scudo.

Credits: Milano sparita e da ricordare, FB

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# La scomparsa nel 1966

Fu Stel che optò per la “decapitazione” della linea ferroviaria, rendendo i tram ad un piano solo. Ma i mezzi non sparirono, entrarono a far parte del circuito Atm con il nuovo nome di “tipo Monza” nel 1939. Con questa grande modifica strutturale iniziò comunque il declino dei tram a due piani.

Nel 1945 infatti gli antichi colossi, privati della loro altezza, vennero declassati ai collegamenti Milano-Corsico e Milano-Cinisello, poiché la loro capienza era ridotta rispetto agli altri trasporti dell’agenzia milanese, a causa della decapitazione. Nel 1948 ancora nove di questi trasportatori circolavano per la città, riducendosi a quattro nel 1957, per poi essere cancellati insieme alle linee Milano-Monza e Milano-Cinisello, nel 1966.

Credits: Milano sparita e da ricordare, FB

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Continua la lettura con: Metro vs tram: quale conviene di più? 

SARAH IORI

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Luci e ombre della Milano di sera secondo i milanesi: le 5 idee per rilanciare la vita notturna

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Se di giorno Milano viene percepita come una città affascinante, tra locali affollati e piazze animate, la sera, soprattutto sul tardi, sorgono preoccupazioni legate alle poche vere opportunità di divertimento e di nuovi incontri ma, anche, alla sicurezza e al degrado urbano. Scopriamo cosa pensano i milanesi della città di notte e 5 idee per ribaltare la situazione.

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Luci e ombre della Milano di sera secondo i milanesi: le 5 idee per stravolgere la vita notturna

# La sera di Milano per i milanesi: tra fascino e paura

Le risposte al sondaggio che abbiamo condotto tra i milanesi delineano due visioni contrapposte. Da una parte, c’è chi celebra la Milano scintillante: «Sempre bella!», «Uno spettacolo», «Ai Navigli spettacolare». Per molti, la città continua a brillare anche dopo il tramonto, mantenendo un fascino unico.

Dall’altra, emerge una percezione opposta: «Pericolosa», «Il far west», «Scampia 3.0», «Sembra Islamabad».Una parte significativa dei milanesi descrive una città meno sicura, dove degrado e criminalità sono questioni sempre più pressanti. Molti collegano questo peggioramento alle politiche comunali e ai cambiamenti demografici.

Tra questi due estremi, ci sono anche quelli che cercano di mantenere un punto di vista neutrale: «Festaiola, da scoprire e purtroppo anche pericolosa», «Bella ma pericolosa». Ciò che appare chiaro è che il mito della Milano Notturna è tramontato. Cosa servirebbe per rivedere una sua nuova alba?

Le 5 idee per rilanciare la Milano notturna

#1 Metropolitana anche di notte o mezzi gratis dopo le 24

Uno dei principali ostacoli per la vivibilità della Milano notturna è la limitata accessibilità ai mezzi di trasporto pubblico. La metropolitana, infatti, chiude troppo presto per una città che si propone come internazionale e aperta 24 ore su 24. La soluzione ideale sarebbe estendere l’orario di apertura della metro fino al mattino, come avviene in altre metropoli europee (come Berlino e Londra).

Alternativamente, si potrebbe pensare ad aumentare le corse dei mezzi di superficie dopo la mezzanotte, garantendo la sicurezza dei cittadini a costi ridotti o addirittura gratuiti, almeno per le linee principali della città. Una soluzione di questo tipo renderebbe la vita notturna cittadina decisamente più attiva giovani e turisti potrebbero muoversi facilmente e in sicurezza senza dover ricorrere ai taxi.

#2 Eventi notturni a sorpresa nelle piazze principali

Milano è una città che ama sorprendere, ed è proprio su questa capacità di stupire che si potrebbe puntare per vivacizzare la notte. Cosa succederebbe se, tra le 22 e la mezzanotte, magari sui canali sociale del Comune, venissero annunciati eventi notturni a sorpresa, da vivere a partire dalle 24?

Potrebbe trattarsi di un concerto gratuito in Piazza Duomo, di un dj set in Gae Aulenti o, perché no, di un evento culturale in Darsena. Iniziative come questa sarebbero caratterizzate da un elemento di esclusività e imprevedibilità, facendo crescere l’attesa e l’eccitazione tra i milanesi e i turisti.

Ogni evento dovrebbe essere un’esperienza quasi unica, capace di portare energia nelle piazze e nei luoghi simbolo della città, rendendo la cartina di Milano un vero e proprio palcoscenico notturno.

#3 Milano sotterranea: dai bunker alle segrete dello Sforzesco

Milano non è solo la città dei grattacieli e dei negozi di lusso, la città della Madonnina nasconde anche una storia affascinante e misteriosa, che potrebbe far comodo riscoprire la notte. Perché non sfruttare la magia della notte per aprire al pubblico i sotterranei nascosti, trasformandoli in una destinazione turistica alternativa? Dai resti dell’antica Mediolanum sotto il Duomo, ai rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, fino alle gallerie abbandonate sotto la Stazione Centrale, Milano ha moltissimi luoghi sotterranei che meritano di essere esplorati.

Organizzare tour notturni, con guide in costume, illuminazione scenografica ed eventi teatrali, permetterebbe di far vivere ai visitatori un’esperienza unica. Potrebbe essere un modo originale per scoprire la città da una prospettiva completamente nuova, facendo immergere i partecipanti in un’atmosfera carica di fascino e mistero.

#4 Il Mercato notturno delle Meraviglie: shopping anche di notte

Nella capitale indiscussa della moda e del design, di notte le opportunità di fare shopping, si riducono drasticamente… Perché non sfruttare la magia della notte per creare un mercato notturno permanente, ispirato ai tradizionali bazar asiatici o ai souk arabi? Si tratterebbe di un’area della città a metà tra la Darsena, frequentata ma monotona, e il Mercato Centrale, ricco di opportunità ma poco sfruttato: negozi, esposizioni, artisti di strada fino all’alba.

Qui, i milanesi e i turisti potrebbero passare la notte alla scoperta di prelibatezze culinarie uniche, prodotti esclusivi, libri rari, vinili, oggetti vintage… Il mercato notturno sarebbe un mix perfetto tra shopping, cultura e intrattenimento, un punto di ritrovo che darebbe nuova vita alla città anche nelle ore più tarde.

#5 Milano H24: i quartieri con orari invertiti

Esplorando fino in fondo l’ipotesi Mercato notturno, si potrebbe pensare di sistematizzarla su scala cittadina. E se esistessero quartieri dove gli orari fossero invertiti, creando una nuova realtà urbana pensata esclusivamente la notte? Si tratterebbe di zone della città in cui la giornata inizia nel tardo pomeriggio e termina all’alba. In queste aree, i negozi aprirebbero la sera, i parrucchieri lavorerebbero di notte, le librerie organizzerebbero letture e discussioni culturali alle 3 del mattino e le palestre accoglierebbero chi vuole allenarsi prima dell’alba.

Questo tipo di organizzazione non solo risponderebbe alle necessità di chi lavora di notte, ma offrirebbe anche uno spazio vitale per studenti, turisti e amanti della cultura che vogliono godersi la città in orari più tranquilli e non convenzionali. Se alcuni quartieri, per esempio fossero dedicati a questo nuovo modo di vivere, la Milano notturna diventerebbe un punto di riferimento per l’innovazione urbana a livello europeo e, forse mondiale.

Continua la lettura con: Milano di notte: 5 cose da fare dal tramonto all’alba (video)

MATTEO RESPINTI

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Perché c’è la terza rotaia sulla M1

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wikipedia.org - Sistema a terza rotaia

Come funziona il sistema, i vantaggi, gli svantaggi e perché è stato utilizzato per la prima metropolitana di Milano. 

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Perché c’è la terza rotaia sulla M1

# Come Londra

credits: unsplash – Metro Londra

Il sistema a terza rotaia è tra quelli più vecchi utilizzati per dare alimentazione ai treni. La prima metropolitana elettrica del mondo, quella di Londra, fu attivata nel 1890 proprio con questo sistema. Una decina di anni dopo fu il turno della linea ferroviaria Milano-Varese. La terza rotaia si trova in mezzo o a fianco alle due rotaie su cui transita il convoglio, il quale forma un contatto elettrico con la rotaia con un pattino che striscia o una ruota laterale che gira su di essa. 

# Il principale vantaggio? Gallerie più basse

wikipedia.org – Sistema a terza rotaia Milano

Tra i vantaggi della terza rotaia c’è la possibilità di accettare una sagoma limite ridotta in altezza rispetto ai sistemi a linea aerea, di avere un impianto globale più economico perché non servono palificazioni, catenarie e sistemi di tesatura del filo e di consentire prelievi di fortissime correnti istantanee senza problemi. Come svantaggi ci sono invece la frequente interruzione della linea di alimentazione dovuta alla presenza di passaggi a livello e scambi, e la pericolosità nei depositi e nelle officine dei treni a causa della tensione elevata ad altezza d’uomo.

# Perché c’è la terza rotaia sulla M1?

Ph. danielemik (pixabay)

La linea rossa di Milano presenta una trazione elettrica in corrente continua alla tensione di 750 V tramite terza rotaia laterale, l’unica di tutta la rete cittadina. La scelta fu presa principalmente per questioni economiche. Come detto in precedenza, infatti, con il sistema della terza rotaia si possono realizzare gallerie più basse e di conseguenza ottenere un risparmio sui costi di costruzione.

In realtà non tutta la linea usa questo sistema. In parte è utilizzata la linea aerea, nei raccordi con i depositi e nel doppio tunnel di raccordo da Pasteur M1 a Caiazzo M2, per questo i convogli sono dotati sia di pattino che di pantografo. Altri esempi nel mondo li troviamo sulla metropolitana di Rotterdam, sulla linea 51 di quella di Amsterdam e sulla blu di Boston. Nei depositi esiste solo la linea aerea per motivi di sicurezza.

# Ha anche la quarta rotaia

Di Neq00 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=36496822 – Quarta rotaia Galleria_linea_M1_a_Pero

I binari della linea M1 hanno addirittura una quarta rotaia centrale, così come quelli della metropolitana di Londra, per la messa a terra ed il ritorno negativo della corrente. A Milano la scelta fu obbligata per abbattere le corrente vaganti causate dell’umidità presente nel terreno.

Continua la lettura con: Cose STRANE nella METRO: sorprese e curiosità sotto le strade di Milano

FABIO MARCOMIN

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«Non riuscivo a fare questa carezza mentale alla bambina»

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«L’amore per me stessa è una scoperta totalmente recente». Quarto estratto da Il Lato Chiaro, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera con Candida Morvillo da lunedì 17 febbraio sul canale di youtube di Milano Città Stato. 

 

Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

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Quando un milanese fa il suo ingresso in un locale dell’hinterland

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Il più grande spettacolo dopo il Big Bang⁠

Qui il video: Quando un milanese fa il suo ingresso in un locale dell’hinterland

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Continua con: A Quarto Oggiaro la constatazione amichevole si fa così

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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I supermercati più amati dai milanesi: quasi un plebiscito incorona il numero 1

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Ph. @angelo_vaccariello IG

Quali sono i marchi di supermercati preferiti dai milanesi? Abbiamo cercato di scoprirlo chiedendolo a un campione di 600 cittadini. Le risposte le abbiamo ordinate in una classifica con i primi 15. Per chi vuole approfondire: i punti vendita dei supermercati preferiti dai milanesi. 

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I supermercati più amati dai milanesi: quasi un plebiscito incorona il numero 1

Ph. Alexas_Fotos

#15 Aldi (0,7%)

#14 Viaggiator Goloso (0,7%)

#13 Natura Sì (0,8%)

#12 Lidl (0,9%)

#11 Conad (1%)

#10 Unes (1,1%)

#9 Iperal (1,2%)

#8 Coop (1,4%)

#7 Tigros (1,4%)

#6 PAM (1,5%)

#5 Carrefour (1,6%)

#4 Eurospin (1,8%)

#3 Il Gigante (1,9%)

#2 Iper (2,3%)

opening nuovo ipermercato

#1 Esselunga (80,6%)

Credits pietro verzi -Esselunga Solari

Sondaggio eseguito sul gruppo social a domanda aperta: oltre 600 menzioni e voti. 

Continua la lettura con: I migliori mercati di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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«Roma non funziona? Perché è troppo grande!»: questa la soluzione semplice semplice

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Credits: Max Avans - Pexels

Ogni volta che si affronta una discussione sui problemi che affliggono la Capitale, la risposta è sempre la stessa. Si parli delle buche, della metropolitana, della circolazione o della spazzatura, la risposta è sempre questa: «Perché Roma è troppo grande!». Risposta concisa, diretta e… semplicistica. Ma invece di lanciare il sasso e nascondere la mano, dovremmo lavorare per una soluzione. È vero che Roma è troppo grande? Qual è la soluzione a questo problema? Cerchiamo di scoprirlo.

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«Roma non funziona? Perché è troppo grande!»: questa la soluzione semplice semplice

# Roma è grande quanto 8 città messe insieme

Ph: Autostrada A90 – Wikipedia

Non è vero che i confini di Roma sono determinati dal Grande Raccordo Anulare, almeno non i confini dell’amministrazione. Ed è una follia se si pensa che già i sindaci delle varie città prese come riferimento, come MilanoBologna, fanno fatica a gestirle. Oltretutto, è evidente a tutti che tali dimensioni comportano grandi differenze, poiché i problemi e le esigenze della periferia non potranno mai essere gli stessi del centro storico. Così come quelli dei diversi quadranti, come Roma Nord e Roma Sud, non saranno interessi convergenti. Ma se la fonte di (quasi) ogni problema è che Roma è troppo grande, quali sono le soluzioni che si dovrebbero adottare?

# Roma è troppo grande? Queste le due soluzioni più naturali

Credits: Mattia Sinisi – Pexels

I cittadini romani hanno il diritto, e il dovere, di trovare una via d’uscita. Per riuscire a risolvere il problema della grandezza di Roma sarebbero necessari degli interventi mirati sull’amministrazione. D’altra parte, il principale problema che deriva da questa estensione, è di tipo burocratico e di procedure, e quindi per ottimizzare la gestione della Capitale bisognerebbe concentrarsi su questo aspetto. Se davvero la fonte di tutti i problemi di Roma è l’eccessiva grandezza, le soluzioni più naturali sono due:

#1 Dividere Roma

O meglio. Assegnare un’ampia autonomia amministrativa alle sue singole aree omogenee. Si potrebbe pensare a una decentralizzazione del potere amministrativo, delegando più competenze ai municipi e affidando al comune un ruolo di sorveglianza e organizzazione. In questo modo, i municipi diverrebbero come delle piccole città, come di fatto sono per numero di abitanti, e il comune una piccola regione.
Oppure una scelta ancora più radicale sarebbe questa:

#2 Rimpicciolire Roma

Per snellire i processi burocratici, si può procedere a una riduzione del territorio da amministrare cedendo fette consistenti dell’area comunale, in particolare quelle a bassa densità di popolazione, ai comuni confinanti. In questo modo focalizzando l’amministrazione attuale unicamente sulle aree più centrali.

Credits: Malcom Hill – Pexels

Queste proposte sono la dimostrazione che una soluzione si potrebbe trovare, se solo la si volesse cercare. Ancora una volta, per noi romani è facile lamentarci del problema senza impegnarsi per risolverlo. Ma se la passività è normalmente sbagliata, di fronte a un problema che riguarda tutti diventa una colpa. È dunque ora di muoversi per migliorare la nostra città, rendendola di nuovo grande nel nome e nelle sue potenzialità. E non solo nelle sue dimensioni. 

Continua la lettura con: Il futuro più grande di Roma

RAFFAELE PERGOLIZZI

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15 febbraio 1910. La prima serata futurista a Milano. Dovette intervenire la polizia

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15 febbraio 1910. Al Teatro Lirico Marinetti organizza la prima serata futurista. Un grande casino.

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15 febbraio 1910. La prima serata futurista a Milano. Dovette intervenire la polizia

15 febbraio 1910. Al Teatro Lirico Marinetti organizza la prima serata futurista. Quello che accadde fu un pieno stile del suo movimento. Come narrano le cronache del tempo, esplodono duri scontri tra i futuristi sul palco e il pubblico. In particolare i più agguerriti sono clericali, pacifisti e operai, offesi dalle invettive «antipassatiste e guerrafondaie». A salvare Marinetti e i suoi bersagliati da ortaggi ed altri oggetti deve intervenire la polizia. 

Marinetti
Marinetti

Altri due eventi segnarono in seguito il futurismo a Milano: l’Esposizione di Arte Libera in via Sottocorno nel 1911 e il primo Grande Concerto Futurista il 21 aprile 1914 al Teatro Dal Verme. Sulla scena si esibirono: «ululatori, gorgogliatori e ronzatori».

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

Continua la lettura con: 14 febbraio: il giorno del monte dell’amore di Milano  

MILANO CITTA’ STATO

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Il «mondo sommerso» della metro di Milano: le 7 stranezze che la rendono unica

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Ph. @david_gsfly IG

Una città sotto la città. La metropolitana di Milano è un mondo a parte e spesso può lasciare a bocca aperta. Come per queste curiosità e stranezze che non tutti conoscono. Foto cover: @david_gsfly IG

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Il «mondo sommerso» della metro di Milano: le 7 stranezze che la rendono unica

#1 I treni arrivano dalla parte “sbagliata”

Credits jakob5200-pixabay – Metro Berlino

In Europa i treni viaggiano a sinistra. Eppure a Milano i treni della metropolitana tengono la destra. A sinistra si muovono, ad esempio, i convogli della metropolitana di Roma, Madrid, Berlino e altre città europee, mentre sulla metropolitana milanese viaggiano verso destra. Arrivati sulla banchina il treno a Milano lo aspettiamo arrivare da sinistra, mentre nelle altre città dobbiamo guardare verso destra. 

La motivazione di questa mossa bizzarra pare risalire ai tempi della costruzione delle prime linee. Al momento del progetto della M1 e, in seguito, della M2 si decise di seguire il Codice della Strada, che prevede la guida a destra, invece che il senso di marcia delle ferrovie come nella metropolitana della capitale. Una scelta dunque di “autonomia” di Milano da Roma. Almeno per la metro. 

#2 La fermata in codice 

Lodi T.I.B.B.

Lodi T.I.B.B. Fermata della Metro 3. Lodi sta per corso Lodi. Ma TIBB? Pochi sanno che sta per Industria Tecnomasio Italiano Brown Boveri. Era un’azienda di progettazione e costruzione di treni, tram, rotabili ferroviari, impianti di segnalamento e sicurezza che, nei primi del ‘900, occupava l’area tra l’attuale viale Umbria, via Sannio e Piazzale Lodi. Dove oggi sorge la fermata. Nei primi progetti la stazione avrebbe dovuto chiamarsi Porta Romana FS: per evitare confusione con la porta delle mura spagnole, posta a una fermata di distanza, si decise di denominare la stazione in Tecnomasio. All’atto dell’apertura la stazione assunse invece l’attuale nome Lodi T.I.B.B.

Leggi anche: Lodi TIBB: la storia della sigla incomprensibile che da il nome alla fermata

#3 La fermata con l’accento mutante

Cartina fermata M1 Gambara
Cartina fermata M1 Gambara

Paese o poetessa? La pronuncia della fermata della linea rossa tra Bande Nere e De Angeli ha sempre fatto discutere, in particolare su quale sillaba andasse posto l’accento. Quella corretta è però una soltanto e forse non quella che crede la maggiore parte dei milanesi. La fermata infatti si riferisce alla piazza che è intitolata a Veronica Gàmbara, poetessa del cinquecento. Gàmbara appunto, da non confondere con Gambàra, paese del bresciano. 

Leggi anche: Gàmbara o Gambàra? La soluzione all’eterno dilemma sulla pronuncia della FERMATA M1

#4 Il “dancefloor” nel mezzanino 

Credits: @eustacestephen
IG

Nella fermata di Porta Venezia M1 si rischia di finire di rimanere intrappolati in una pista da ballo. Nel mezzanino, che collega l’ingresso alla metro sotto Piazza Oberdan e le uscite di Corso Buenos Aires, giovani ballerini e ballerine di Milano ogni pomeriggio si danno appuntamento per ballare. Dall’Hip-hop alla breakdance, tutti i generi di danza moderna trovano spazio nei corridoi di questa fermata metropolitana.

#5 La fermata dell’antica Roma

Un museo in una stazione della metro. Nel mezzanino della fermata Duomo della linea rossa sono conservati i resti della Basilica di Santa Tecla, edificata in epoca romana tardoimperiale e distrutta verso la fine del 1.400. In particolare, sono visibili una porzione della pavimentazione che conduceva all’altare, un pozzo paleocristiano che era situato in mezzo alla navata centrale e i frammenti di una ventina di boccali in ceramica. Per poterli vedere bisogna però indovinare l’entrata giusta.

#6 La linea verde è la più lunga d’Italia e tra le più lunghe d’Europa

Credits: wikipedia.org -Linea M2

La linea verde, inaugurata nel 1969, è la linea della metro più lunga tra quelle attualmente in servizio a Milano, per un totale di 35 stazioni e 40,4 km di estensione. Non solo: è un primato che detiene anche a livello italiano e risulta anche tra le più lunghe anche in Europa.

Leggi anche: M2: 7 RECORD CURIOSI che forse non sai della METRO dell’HINTERLAND

#7 La prima metropolitana d’Italia a collegare un aeroporto e la più veloce d’Europa ad arrivare in centro

 

Credits: Luigi Costanzo Fb – Banchina metro 4 Linate

L’ultima arrivata, la linea M4 è anche la prima in Italia a collegare un aeroporto: Linate è raggiungibile da San Babila in soli 12 minuti. Non solo. Nessun’altra città in Europa riesce a garantire un collegamento più rapido tra aeroporto e centro città.

Leggi anche: San Babila record

Continua la lettura con: La METRO spinta da un ventilatore, l’ascensore SPAZIALE e gli altri MEZZI di trasporto più PAZZI mai progettati

MILANO CITTA’ STATO 

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Milano, Gran Bretagna: i 7 pub storici della città

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Old fox Pub

I locali imperdibili per gli amanti delle atmosfere tipiche dei pub d’oltremanica.

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Milano, Gran Bretagna: i 7 pub storici della città

# Old Fox Pub, la public house amata da Eric Clapton

Old fox Pub

Ha aperto i battenti nel 1979, uno dei primi pub di Milano in stile britannico e ancora oggi resiste nella sua forma originale. Conosciuto anche come public house, l’Old fox pub nasce su iniziativa di Renato Cazzaniga al posto di una latteria. Per tanto tempo locale di riferimento di Eric Clapton nei suoi tour in città, propone ricette della cucina d’oltremanica rivisitate e al bancone 25 spine di birra in prevalenza inglese. Recensioni Google: 3.9/5

Indirizzo: Piazza Sant’Agostino 1

# Harp Pub Guinness, lo storico pub del Politecnico

tulliolib IG – Harp Pub Guinness

Ha inaugurato ancora prima, nel 1976, l’Harp Pub Guinness. Il locale di fianco al Politecnico ospita fino a 130 coperti, su due piani, con il suo classico stile irlandese e propone birre alla spina, 30 birre in bottiglie e con oltre 200 referenze dispone di una tra le migliori selezioni di whisky in città. Per diventare dei veri intenditori del distillato ogni settimana vengono organizzati eventi dedicati di degustazione. Recensioni Google: 4.4/5

Indirizzo: Piazza Leonardo da Vinci, 20

# Pogue Mahone’s Irish pub, il primo vero pub irlandese

Credits poguemahones_milano IG – Pogue Mahones

Da oltre 30 anni il Pogue Mahone’s (il “Pogue” per gli amici) è il primo vero pub irlandese, in zona Porta Romana, aperto dal 1993: un punto di riferimento per gli amanti del genere. Nel locale musica, tanta birra e il maxi schermo per vedere gli eventi sportivi, rubgy su tutti. Alle pareti poster che ritraggono classici cinematografici, personaggi storici o visitatori famosi, e l’atmosfera classica degli storici locali britannici. Recensioni Google: 4.3/5

Indirizzo: Via Vittorio Salmini, 1

# The Friends Pub, con birra omaggio per la prima bevuta

thefriendspubmilano IG

Si definisce come un autentico pub inglese: «un pub così inglese che se lo spostassimo dal cuore di Milano sino ai vicoletti di Soho nessuno si accorgerebbe della differenza», così si presentano sul sito. Aperto dal 2000, the Friends Pub per accogliere al meglio i suoi clienti omaggia con una pinta di birra chiunque varchi la soglia del locale la prima volta. Si può scegliere tra birre di diversa tipologia e fabbricazione, alla spina, in bottiglia, industriali e artigianali, in accompagnamento a una cucina internazionale godereccia dove il re indiscusso è l’hamburger. Non mancano i maxi schermi per godersi gli eventi sportivi e l’appuntamento con il Sunday Roast (arrosto domenicale), il pasto della domenica per i britannici. Recensioni Google: 4.4/5

Indirizzo: Viale Monte Santo, 12

# Birrificio di Lambrate, il pub in stile inglese con il gusto italiano

Birrificio Lambrate

Il locale aperto dal 1996 si definisce un pioniere del movimento dell’italian craft beer. Il Birrificio di Lambrare rispetto agli altri pub in stile inglese di Milano aggiunge la propria offerta di birra artigianale non pastorizzata e non filtrata. Al pub con tavoli e panche in legno, pareti costellate di vecchie foto, cimeli vari e boccali da collezione, si affianca, sempre nel quartiere, il ristorante e il birrificio. Recensioni Google: 4.6/5

Indirizzo: Via Adelchi, 5

# Murphy’s Law, l’irlandese a due passi dai Navigli

mivado.com – Murphy’s Law Milano

In zona Navigli c’è il Murphy’s Law Pub, in perfetto stile irlandese. Un locale spazioso dove si canta anche con il karaoke il martedì sera, ma soprattutto si gustano le classiche birre dell’isola smeraldo, imperdibile la Murphy’s Irish Stout. Sul lato culinario invece molto spazio alla proposta italiana con bruschette, piadine e panini. Recensioni Google: 3.9/5

Indirizzo: Via Montevideo, 3

# Matricola Pub, dal 1929 un punto di riferimento a città studi

Credits oscarvermouth697 IG – Pub Matricola

Il Matricola, aperto dal 1992 come irish pub, è da decenni tra i preferiti dagli studenti del Politecnico. Questa location storica, nata nel 1929 sempre come bar, viene trasformata negli anni ’90 con autentici arredi in legno scuro e in stile irlandese. Da bere ottime birre artigianali, da mangiare hamburgers o pinse in molteplici varianti, per sentirsi (quasi) come a Dublino. Recensioni Google: 4.0/5

Indirizzo: Viale Romagna, 43

Continua la lettura con: I locali più innovativi di Milano

FABIO MARCOMIN

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Il super-passante per Monza: riuscite a immaginarlo?

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Marco Canesi 2006, L'Altra Urbanistica "Il conflitto a Monza - Fatti e Progetti", Guerrini Milano Città Policentrica - Comitato Pendolari Italiani, Mercintreno, Assoporti, Assologistica, Propeller Club e Associazione Regionale Trasporti

Non solo Milano. Anche Monza patisce il sovraffollamento del traffico ferroviario: perché si trova anch’essa all’interno dell’area metropolitana milanese e ne condivide le direttrici. Le nuove infrastrutture in costruzione, come il Terzo Valico, potrebbero peggiorare ulteriormente la situazione. Perchè non pensare a un passante? Questa la proposta di una rete di soggetti attivi sul territorio: Comitatao Pendolari Italiani, Coordinamento Pendolari Lombardi, Mercintreno, Assoporti, Assologistica, Assolombarda, Propeller Club, Associazione Regionale Trasporti, Politecnico di Milano.

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Il super-passante per Monza: riuscite a immaginarlo?

# Il nodo ferroviario nell’area metropolitana del nord di Milano

Maps – Trasporti Milano e Monza

Sono tre i corridoi che attraversano l’area metropolitana di Milano: Sempione-Bologna-Adriatica, Rotterdam-Genova e Lisbona-Kiev. La crescita del traffico merci dovuta anche all’apertura del Tunnel di Base del Gottardo e del Monteceneri, e in futuro a quella di Terzo Valico dei Giovi, sta portando Monza ad un intasamento di treni che rischia di diventare insostenibile. Come si può intervenire in una situazione generale già vicina al collasso? La prima cosa più urgente da fare è il quadruplicamento della ferrovia Chiasso-Monza-Milano e la costruzione della Gronda Nord Est per scaricare tutto il traffico diretto ai Porti del Sud e ai Porti di Genova che non possono essere inoltrati via Luino. Ma anche questo potrebbe non bastare. 

# Monza si ritrova alla confluenza delle linee provenienti da Bergamo, Lecco e Chiasso

DGR 2014 – Sistema ferroviario Milano e Monza

La soluzione più sensata per Monza, così come per Milano, è un passante. Questo perché la città brianzola si ritrova alla confluenza delle linee provenienti da Bergamo, Lecco e Chiasso: quindi su due soli binari, in aggiunta al traffico verso e da Milano, deve gestire una mole consistenti di treni. Inoltre, la linea storica passa sotto al centro città in una galleria del 1860, con un’ampiezza adeguata alla sagoma PC 80 (8 metri dal piano del ferro ndr) e non potrebbe sopportare 334 treni al giorno soprattutto per il fatto che si trova a pochi metri dalle fondamenta delle case.

# Il passante per Monza: caratteristiche, benefici e costi dell’infrastruttura

Marco Canesi 2006, L’Altra Urbanistica “Il conflitto a Monza – Fatti e Progetti”, Guerrini Milano – Città Policentrica – Comitato Pendolari Italiani, Coordinamento Pendolari Lombardi, Mercintreno, Assoporti, Assologistica, Assolombarda, Propeller Club, Associazione Regionale Trasporti Politecnico di Milano

Il passante avrebbe queste caratteristiche: 8 km di tracciato, due canne, larghezza della sede di 13,6 metri, velocità massima consentita ai treni di 140 km/h orari e la nuova stazione di Boschetti.

I benefici sarebbero: 

  • eliminazione delle interferenze tra Lunga Percorrenza, Merci e Regionali
  • velocizzazione ed eliminazione dei ritardi dei treni
  • rilancio della Villa Reale di Monza
  • l’eliminazione dello smog dalla città di Monza mediante la costruzione di parcheggi sotterranei presso la zona Boschetti e nuove funzioni urbane tra cui la Seccante Stradale di Monza e un Raggio Verde l’ungo il binario del Besanino.

Dei 334 treni previsti ne potrebbero transitare nel passante ben 308, di cui: 40 merci ed 80 passeggeri del Ramo Gottardo, 20 merci e 128 passeggeri del Ramo Lecco e 20 considerati materiali di servizio. La stima dei costi per realizzare l’infrastruttura è di circa 970 milioni di euro a cui aggiungere un 10% per il collaudo.

Insieme a un secondo passante per Milano, quello di Monza potrebbe contribuire in modo sensibile a ridurre il sovraffollamento ferroviario nell’area metropolitana, si farà?

Progetto frutto della collaborazione del Comitatao Pendolari Italiani, Coordinamento Pendolari Lombardi, Mercintreno, Assoporti, Assologistica, Assolombarda, Propeller Club, Associazione Regionale Trasporti, Politecnico di Milano

Continua la lettura con: Facciamo transitare i treni dell’Alta Velocità nel passante ferroviario?

FABIO MARCOMIN

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Quanto costa comprare casa nelle strade delle canzoni

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Ph. @gianniguaglio IG

Ma quanto costa vivere in una delle strade raccontate nelle canzoni famose? Lo scopriamo avvalendoci di uno studio del portale Immobiliare.it che ha analizzato i prezzi al mq di Milano e di alcune tra le principali città italiane. Vediamo di quali vie stiamo parlando e il capitale di cui bisogna disporre per viverci.

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Quanto costa comprare casa nelle strade delle canzoni

# Le tre più economiche sono di Rkomi, Celentano e Vecchioni

Credits Andrea Cherchi – Via Gluck 14, casa natale di Celentano

Ma quanto costa vivere in una delle strade raccontate nelle strofe di un canzone? Ce lo dice il portale Immobiliare.it che ha stilato un elenco con le quotazioni. Partiamo dalle più economiche.

# Viale Molise (Rkomi). 
Partiamo dalla più economica in assoluto. Una casa in viale Molise, strada citata in “Oh Mama” dal rapper milanese Rkomi, pseudonimo di Mirko Manuele Martorana, viene a costare in media 4.675 euro al mq. 

# Via Gluck (Celentano).
Passiamo poi a quella forse più celebre: via Gluck, dove si trova la casa natale Adriano Celentano. Il “molleggiato” le ha dedicato una canzone autobiografica rendendola famosa in tutta Italia. Ora che l’erba non c’è più, il costo medio di un’abitazione è di 5.078 euro al mq.

# Via Ferrante Aporti (Vecchioni).
Arriviamo poi a via Ferrante Aporti, presente nel testo di “Io non devo andare in via Ferrante Aporti” di Roberto Vecchioni. Non distante da via Gluck, siamo sempre in zona Stazione Centrale, per un appartamento servono in media 5.487 euro al mq, in linea o poco sopra la media di Milano in base ai diversi indicatori immobiliari.

# Si sale di soglia con Gaber, Dalla e Calcutta

Ph. @lmff01 IG

Salendo di prezzo troviamo:

# Corso di Porta Romana (Svampa, Gaber).
Cantata da Navi Svampa, Gaber e tanti altri in “Porta Romana Bela”, dove bisogna mettere in conto mediamente 7.138 euro al mq. Siamo a cavallo tra il centro storico e l’area appena fuori bastioni, fino al confine dell’Area C. 

# Corso Buenos Aires (Dalla).
Aggiungendo poche decine di euro al mq, per la precisione ne servono 7.176, si può andare a vivere in corso Buenos Aires, a cui Lucio Dalla ha dedicato una canzone intitolandola proprio con il nome esatto della strada.

# Piazzale Dateo (Calcutta).
Dove è arrivata la nuova metro M4 in zona est, a Dateo, si paga 7.478 euro al mq. In questo caso è stato Calcutta a raccontarla in “Sorriso (Milano Dateo)”. 

# Le più care sono di

corbetz IG – Via Broletto

# Porta Venezia (Myss Keta).
Si sale di fascia ormai a ridosso di quota 8mila. Con 7.706 euro al mq per essere precisi, c’è Porta Venezia per cui la misteriosa Myss Keta ha scritto “Le Ragazze di Porta Venezia”.

# Piazza Sempione (Achille Lauro).
Sul secondo gradino del podio c’è piazza Sempione, nominata dal romano Achille Lauro in “Amore Disperato”, dove occorre disporre di ben 9.213 euro al mq per l’acquisto di una casa.

# Via Broletto (Sergio Endrigo).
Concludiamo con la via più cara in assoluto, anche rispetto a quelle delle alte città italiane dell’analisi. E’ stata cantata da Sergio Endrigo: via Broletto, il titolo del brano è “Via Broletto,34”. Il prezzo? 12.410 euro al mq, più del doppio della media cittadina.

Ma qual è il costo delle strade di altre città italiane rese celebri dalle canzoni?

# Le altre vie e piazze italiane nello studio: da via del Campo di De André a Porta Portese di Baglioni

Immobiliare.it – Le case delle canzoni

Nella ricerca c’è spazio anche per vie e piazze di altre città italiane. D’obbligo citare la genovese via del Campo, dell’omomima canzone di Fabrizio de André, che con 2.124 euro al mq è la più economica di tutte. 

A Napoli c’è invece via Toledo, nel brano di Modugno “Io, mammete e tu”, dove si paga in media 3.055 euro al mq.

A Bologna abbiamo ad esempio San Luca, suonata da Cremonini, a 3.890 euro e piazza Cavour, al centro della canzone di Lucio Dalla “Piazza Grande”, a a 4.398 euro.

Finiamo nella Capitale. Tra le più famose troviamo Porta Portese (6.842 euro al mq), raccontata in una dei primi brani di successo di Baglioni, poi Piazza Navona (8.685 euro al mq) e Campo de’ Fiori (8.937 euro al mq) rispettivamente di Barbarossa e Venditi. La via romana più cara nella storia della musica è via Margutta, ancora una volta di Barbarossa, che a livello italiano si piazza subito dietro alla milanese via Broletto con 10.450 euro al mq.

Leggi anche: Una casa a 1.000 euro al metro quadro? Questi i quattro paesi dell’hinterland di Milano con il prezzo più basso

Continua la lettura con: La scena musicale rock milanese degli anni ’90

FABIO MARCOMIN

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Quando gli autobus di Milano erano indicati con una lettera: queste le linee indimenticabili

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Quali erano le linee in servizio, da quando sono passate da lettere a numeri e cosa è rimasto di questo sistema nell’uso quotidiano dei mezzi pubblici da parte dei milanesi.

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Quando gli autobus di Milano erano indicati con una lettera: queste le linee indimenticabili

# Il maschile per i tram, il femminile per gli autobus

Milano Sparita e da ricordare – Autobus

Risale ai primi del ‘900 l’introduzione delle prime linee di trasporto pubblico in città, gestite direttamente dal Comune di Milano fino agli inizi degli anni ’30 tramite l’Ufficio Tranviario Municipale. Negli anni successivi la gestione passa ad ATM, fondata nel 1931, e che dal 1933 avviò il servizio della rete filoviaria e nel 1939 assunse l’esercizio delle autolinee interurbane. Arrivando ai giorni nostri la rete ha registrato un cambio radicale con l’aggiunta di cinque linee metropolitane, ma c’è una cosa che è rimasta immutata nel tempo: per indicare la linea di un tram viene usato il maschile, ad esempio il “9”, mentre per indicare quella degli autobus o dei filobus si utilizza il femminile, la “60”. Ma perché cambia il genere nella denominazione di tram e autobus? C’è una ragione storica. 

# I tram hanno sempre avuto i numeri, gli autobus fino al 1969 erano denominati con una lettera

stagniweb.it – Busetti – Mappa rete milano con linee Bus identificate da lettere

Tutto risale al metodo utilizzato per individuare le diverse tipologie di servizio, in vigore fino al 1969. Le linee dei tram sono sempre state identificate da numeri, mentre quelle di autobus e filobus da lettere. Con la decisione di ATM di omologare tutti i mezzi con i numeri anche ai mezzi su ruota ne è stato assegnato uno, ma l’utilizzo del femminile per indicarli è rimasto ancora oggi.

Leggi anche: 7 ASSURDITÀ e STRANEZZE dei mezzi pubblici di Milano

# Dalla linea “A” alla “V” passando per la interurbana “MS”

Come si può vedere da queste immagini della guida di Otello Busetti del 1964, da stagniweb, erano oltre 20 le linee su gomma indicate da una lettera. Questi alcuni esempi:

Credits Urbanfile – Linea B e C bus
  • La “A” andava da Inganni a Via San Martino e corrisponde circa all’attuale 50
  • la “C” da Comasina ai Bastioni di Porta Volta
  • la “I” da Stazione Centrale a Porta Garibaldi
  • la “N” da Stazione Centrale a Piazza Napoli, di fatto l’odierna 61.
  • Si arriva fino alla lettera “V”, con la “MS” a fare servizio interurbano da Porta Venezia a Sesto San Giovanni.

Continua la lettura con: Perché IL TRAM è maschile e L’AUTOBUS è femminile

FABIO MARCOMIN

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I grattacieli di Milano: i milanesi li chiamano così

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Ph. @annaxcaroli29 IG

Ca’ Brutta, i tre ciucc (ubriachi), lo Sbagliato: i milanesi amano molto dare soprannomi. Anche ai grattacieli. 

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I grattacieli di Milano: i milanesi li chiamano così

# La Torre delle Bretelle

credits: @fuorisalone su IG

Ergo, una delle costruzioni meno belle di Milano, almeno stando ai suoi detrattori. La Torre Velasca è alta 106 metri, fu costruita a due passi dal Duomo fra il 1955 e il 1957 e, nella sua presunta bruttezza, rappresenta uno dei pochi esempi italiani di architettura post-razionalista, meglio nota come (appunto) brutalista.

Il suo nome si deve alla piazza omonima in cui si trova, toponimo a sua volta derivante dal nome del politico spagnolo Juan Fernández de Velasco che nel XVII secolo governò il Ducato di Milano. A Milano è nota anche come “Torre delle Bretelle”, a causa della celebre intelaiatura su cui poggia il blocco finale a forma semicubica.

# Il Formigone

credits: @ivanflydrones
IG

La sede della Giunta Regionale inaugurata nel 2010 è composta da una torre di 161 metri in calcestruzzo armato, acciaio e vetro, circondata da un sistema complesso di edifici curvilinei (detti corpi bassi), alti dai sette agli otto piani, collegati da una piazza di forma ovoidale con una copertura in materiale plastico. La piazza, denominata “Piazza Città di Lombardia” è la piazza coperta più grande d’Europa. 

Il Palazzo è ironicamente conosciuto con il nickname di “Formigone”, dal nome del celebre presidente della Regione Lombardia (1995-2013) condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione.

# Il Dritto, lo Storto e il Curvo: uno è il preferito dei milanesi

Sembra il titolo di un Western di Leone. Le tre torri che dominano l’avveniristico skyline milanese a CityLife (quartiere Portello) portano con sé tre buffi soprannomi dovuti alle forme molto stravaganti che li contraddistinguono.

Il “Dritto”, opera dell’architetto giapponese Arata Isozaki, svetta già da un po’ nel quartiere, circondato da residenze di lusso simili a meravigliose navi da crociera. Con i suoi 209 metri di altezza è il più alto edificio d’Italia. Lo “Storto”, firmato dall’archistar irachena Zaha Hadid, è forse quello che ai milanesi piace di più in assoluto e infine il “Curvo”, opera dell’architetto Daniel Libeskind che raggiunge i 175 metri di altezza.

# Il Pisellone che ha fatto la storia

Credits: lombardiaquotidiano.it

Sede del Consiglio regionale della Lombardia, il Grattacielo Pirelli è stato costruito tra il 1956 e il 1960 su progetto di Giò Ponti e altri celebri architetti dell’epoca, e la sua peculiarità fu la scelta progettuale dei materiali. L’intera struttura portante è infatti in calcestruzzo armato, materiale raramente preferito all’acciaio per edifici di considerevole altezza. Gli elementi verticali dell’ossatura sono quattro piloni, visibili anche dall’esterno poiché percorrono a coppie l’altezza delle facciate.

Anni fa, nacque un curioso soprannome. Una giornalista dell’emittente regionale “Più valli Tv”, durante una diretta televisiva, si sbagliò clamorosamente e lo chiamò “Pisellone” scatenando un’inevitabile sovraesposizione mediatica di stampo ben poco equivocabile. Una gaffe involontaria, destinata a fare storia.

# La scheggia di vetro

Credits: Corinna de Marchi

Altra creatura del progetto Porta Nuova. Un grattacielo di 121 metri su via Melchiorre Gioia, sede di Isybank e di alcune controllate di Intesa SanPaolo. Il nome vero è Torre Gioia 22, ma per i milanesi è la “scheggia di vetro”. 

# Il nido verticale

Credits Andrea Cherchi – Nido Verticale da Melchiorre Gioia

L’ultimo ingresso nello skyline dei soprannomi è il Nido Verticale in via Melchiorre Gioia. Al suo interno uffici per ospitare circa 2.000 persone, una sala congressi di oltre 220 posti, diversi giardini pensili interni e uno sky restaurant all’interno della serra-giardino panoramica aperto anche per eventi pubblici e culturali.  Il vero nome che, praticamente nessuno usa per definirlo, è Torre UnipolSai. 

# Manca solo la Torre Unicredit

E la Torre Unicredit su Piazza Gae Aulenti? Non me la sono dimenticato, ma non risulta ancora con alcun soprannome. Il che è strano, soprattutto per la sua forma sinuosa sul lato e per la sua guglia che la fanno sembrare a un oggetto gigante a metà fra una radiolina con antenna estraibile anni’80 e un walkie-talkie. Aspetta… E se la chiamassimo la “Radio di Vetro”?

Continua a leggere con: I nomi più STRANI dati ai GRATTACIELI

CARLO CHIODO

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«C’era una sola cosa che mi ossessionava»

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«C’era una sola cosa che mi ossessionava: la paura di perdere le persone che amo. Perché ne ho perse parecchie». Terzo estratto da Il Lato Chiaro, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera con Candida Morvillo da lunedì 17 febbraio sul canale di youtube di Milano Città Stato. 

 

Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

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