Home Blog Pagina 17

Queste sono le prime parole che ti vengono in mente quando pensi a Milano

0
Ph. @ menchinimenchini IG

Qual è la prima parola che ti viene in mente quando pensi a Milano?
Abbiamo fatto questa domanda in un sondaggio e ne sono venute fuori oltre 1.000.
Complimenti e censure, i luoghi preferiti o quelli più antipatici. Ma tra amore & odio, trionfa l’amore. Foto cover: Ph. @menchinimenchini IG

Queste sono le prime parole che ti vengono in mente quando pensi a Milano

#20 Belloveso

Credits: milanopocket.it

La prima parola che ogni bambino pronuncia è “mamma”.
La prima parola degli innamorati della storia di Milano non può che essere Belloveso.
Il fondatore di Milano è il re celtico, arrivato sei secoli prima di Cristo alla ricerca di un luogo magico, seguendo le tracce della scrofa semi-lanuta.

Leggi anche: Il fondatore di Milano è BELLOVESO

#19 “Meno male” (che non ci vivo più)

Credits: Clker-Free-Vector-Images, via Pixabay

Ci sono anche molti detrattori di Milano. La città di S. Ambrogio non può piacere a tutti.
I cori di disapprovazione si fondano su molti stereotipi, tra cui “il grigio assoluto“, il meteo avverso “piove sempre“, e “meno male che non ci vivo più“, cui fanno eco applausi e desideri espliciti di chi è costretto a viverci ma non vede l’ora di tornarsene al paesello. A chi ha mollato Milano più che una parola viene in mente una frase. 

#18 Tram 

Credits ufficio stampa Atm – tram Milano1928 o Carrelli

Milano = Tram. L’abbinamento è allo sferragliare immancabile che si sente in ogni parte di Milano. I tram di Milano sono uno dei simboli attorno a cui si raccoglie l’anima identitaria di questa città. Se potessero raccontare le storie che hanno viaggiato in vettura, i tram di Milano sarebbero i custodi perfetti delle vite milanesi. Si accontentano di essere su quelle rotaie da sempre e di compiere, insieme all’inseparabile “manetta”, il loro viaggio da capolinea a a capolinea.

Leggi anche: Il TRAM più ANTICO del mondo è di Milano

#17 Velocità

Credits: B_Me, via Pixabay

Milano è efficiente, organizzata, sempre di corsa. In una parole: veloce. Anche se ci saremmo aspettati di trovarla nelle top 10, la velocità è sinonimo di Milano. Questa stupefacente capacità organizzativa è uno dei pilastri della milanesità, che riesce quasi sempre a far impallidire le popolazioni più stakanoviste.
La velocità si traduce in business, pianificazione dei guadagni, ricchezza ed economia.
Per i pollici versi, invece “Milano va sempre di corsa”.

#16 Inquinamento

Credits: formulapassion.it

Ahia. Si torna a un risvolto negativo che non è un mistero molti, se non tutti, abbinano a Milano. Uno dei problemi più urgenti da risolvere a Milano è legato alla qualità dell’aria, tra le peggiori al mondo. Smog, inquinamento, confusione e traffico sono solo alcune delle reazioni alla domanda posta. Insieme all’incubo di trovare parcheggio, magari più blando ma certamente collegato al problema generale del traffico.

Leggi anche: Qualità dell’ARIA: Milano TERZULTIMA in Europa

#15 Nebbia

Foto Claudio Furlan/LaPresse
30-01-2018 Milano, Italia

Detta anche “scighera“, “nebia” o “nebiun“. La nebbia è la caratteristica di Milano che esprime affetto o repulsione, a seconda di chi la nomina e di come la pronuncia.
Detrattori e innamorati usano la stessa identica espressione, ma con intenzioni opposte. Fateci caso la prossima volta che sentite un amico o un’amica dire “nebbia”. Noi siamo non solo tra chi la considera un elemento positivo, ma la pensiamo ormai più con nostalgia che come qualcosa di attualità.

Leggi anche: Perché non c’è più la nebbia a Milano?

#14 Sicurezza

Credits: https://questure.poliziadistato.it/ – Polizia di Stato in azione per la pulizia delle strade

Salendo in classifica si trova una delle parole più abusate in campagna elettorale. La sicurezza a Milano è da sempre l’emergenza del giorno. I milanesi non si sentono più al sicuro a casa loro. E più che un abbinamento la parola esprime un augurio. 

Leggi anche: RUBA RAPINA fai quello che vuoi questo è il PAESE dei BALOCCHI

#13 Moda

week milanesi
Credits: cameramoda.it

Anche nella declinazione inglese, fashion, moda è una parola chiave di Milano. Un vero e proprio sinonimo, specie se vista da oltre frontiera. La moda Made-in-Italy nasce incontrovertibilmente nel capoluogo lombardo e questo legame rimarrà per sempre, tra le fashion victims, tra gli amanti dello shopping e – soprattutto – tra gli operatori del settore. 

#12 Capitale

Credits: Andrea Cherchi – Milano

Non è il vezzo capitalistico liberale legato alla ricchezza, ma il gioco che tutti fanno, anche all’estero. Milano è identificata come la “capitale morale” della penisola italiana.
Tra coloro che hanno risposto “Milano Capitale” ricorrono anche i motivi: “è la più europea delle città“, “all’avanguardia“, “cosmopolita“. E sotto sotto molti coltivano il sogno che un giorno lo diventi anche politicamente: sarebbe forse il modo di rilanciare il Paese?

Leggi anche: Cosa offre MILANO di MENO rispetto a BERLINO? Le 7 DEBOLEZZE indicate da chi si trova nella capitale tedesca

#11 Brutta

Credits Urbanfile – Degrado Cordusio

No, dai, non scherziamo. E invece sì. Ai piedi della top10 si posiziona una delle leggende metropolitane più detestate dai milanesi: “milano è brutta” (appositamente con la minuscola).
Milano per i detrattori è anche “sporca“, “caotica“, abitata da strani soggetti (per lo più esauriti), a volte anche “orrenda“. Degustibus (N.d.A.)

#10 I modi di dire milanesi

credits: milanofree.it

Dedichiamo una posizione a sé per alcuni modi di dire tipici milanesi. Di nascita o di adozioni, tutti sanno che la città è “Milan col cœr in man“, “la città del S. Ambrœs“, degli “oh-bej oh-bei”. Tra le risposte, però, trionfano “schighera“, “ciaparatt“taaac!” e per distacco “ciümbia“.

Leggi anche: 10 parole del DIALETTO MILANESE che ognuno dovrebbe conoscere

#9 La Cotoletta 

Credits: PH Fine Dining Lovers

Milano è la capitale indiscussa del cibo di qualità. Expo2015 a parte, in città si può assaggiare la cucina etnica proveniente da ogni angolo del mondo. Benché nell’immaginario collettivo (e non solo) la cucina tipica milanese è diventata il sushi, “el risott” la “cassœla” e la “cotoletta“, sono sempre in punta di forchetta. Soprattutto la “cotoletta”.
Una curiosità: stranamente il panettone ha fatto la sua prima comparsa solo dopo le prime 400 risposte.

#8 Lavoro

Credits: mitomorrow.it

Andando su in classifica si trovano le risposte forse più banali. Per i milanesi di nascita, le opportunità che Milano può offrire sono “naturali”. Tra le risposte si intuiscono quelle di chi ha scelto Milano per costruirsi un futuro. “Fortuna“, “pane“. In sintesi: “lavoro

Leggi anche: Il momento preferito nel lavoro: come si dice a Milano?

#7 Vita

Forse a sorpresa appare una dimensione più metafisica. Milano è Vita. La grande inclusione di questa città permette a tutti di essere ben accolti e di vivere Milano in ogni sfumatura. Milano è quindi “energia“, “vita nuova“, anche se freneticamente si vive una “vita vera“. Lo scambio di vita è osmosi: chi sceglie Milano si crea la propria vita, vivendola coi milanesi che imparano dalle vite di tutti.

#6 Grazie

Credits: Alexas_Fotos, via Pixabay

I milanesi hanno il cuore in mano. Sono persone generose. E lo si vede in una delle risposte più gettonate. Milano per tutti noi è “Grazie”. “Milano è la città che mi ha dato tanto“, “gratitudine” e anche “riconoscenza” sono l’abbinamento naturale per molti che hanno trovato la loro fortuna venendo o vivendo qui. 

#5 Mare

Credit: voloscontato.it

Una sorpresa in quinta posizione. Milano porta a pensare al mare, a quello che manca, a quello che si vorrebbe ma che si trova lontano da qui. Non solo: Milano fa venire in mente anche “Gli amici che vivono a Milano“, “mia figlia che vive lì, lontana da me“, “gli amici conosciuti al mare” e un più tenero “la mia amica Paola“. 

#4 I 4 luoghi del cuore

otto stelle
Madonnina

In quarta posizione abbiamo raggruppato i luoghi di Milano. Tra le centinaia di risposte, le più ricorrenti sono “San Siro“, dei locali, “le Colonne“. Ma le più gettonate sono queste quattro: “i Navigli” “la Madonnina“, “il Duomo” e “la Scala“. Decisamente pari merito: un piccolo podio con 4 medaglie d’oro.

Leggi anche: La STREET PARADE: le 20 vie più MILANESI

#3 Bella

Credits: @nonseifigo
Naviglio Martesana

Milano si riscatta. Dopo essere stata definita brutta, al terzo posto invece si colloca la parola Bella (o Bellissima). Se si pensa a Milano i milanesi trovano sempre qualcosa che splende di estetica. 

#2 Amore

Chi l’avrebbe detto? Dipinti come freddi, cinici, orientati al lavoro, i milanesi si rivelano invece dei gran romanticoni. Milano per noi? E’ amore. Un amore di appartenenza “F205” o di scelta “fiera/o di essere di Milano“.

Leggi anche: 30 MODI per dire che SEI DI MILANO senza dire che sei di Milano

#1 Casa (mia)

Credits: @Semplicemente Milano di Andrea Cherchi (FB)

Dove c’è Milano c’è casa. Vince alla grande questa parola. Declinata in infiniti modi: “Casa dolce casa“, “Milano è la mia città“, è “casa mia“, è “la città in cui sono nato“, “il luogo dei miei ricordi più belli“, “la mia infanzia“, “il liceo“, “l’università“, “le pizzate con gli amici“, “a Milano ho passato tutta la mia vita“.

Grazie agli amici della pagina Facebook che hanno dedicato una risposta al sondaggio. Personalmente aggiungo che non solo Milano è la mia città, ma che spero di “essere milanese anche nella prossima vita”

Continua la lettura con: I LUOGHI dell’AMORE: dove fare “LA” dichiarazione a MILANO

LAURA LIONTI

La via del centro di Milano… dimenticata da Palazzo Marino

1
Maps - Lamarmora-Crocetta

C’è una strada del centro di Milano che dovrebbe essere un modello di efficienza urbana, e invece è diventata il simbolo della trascuratezza. Un luogo percorso ogni giorno da migliaia di persone, ma che sembra dimenticato dalle istituzioni. Dove la vita quotidiana si scontra con incuria e pericoli. 

La via del centro di Milano… dimenticata da Palazzo Marino

# La denuncia dei residenti

Via Lamarmora è una delle arterie più frequentate del centro di Milano. Incastonata tra scuole, cliniche, università e il tribunale, è percorsa ogni giorno da studenti, pazienti, lavoratori e operatori del diritto. Eppure, a fronte di questa centralità urbana, la via versa in uno stato di profondo abbandono, come denunciato dai residenti durante una passeggiata con le telecamere di MilanoPavia Tv. Il degrado è ovunque: pavimentazione sconnessa, cantieri invasivi, marciapiedi stretti e promesse di riqualificazione mai mantenute.

# I palazzi-fantasma con ponteggi arrugginiti e tetti sfondati

Maps – Via Lamarmora 25-27

Tra i simboli più evidenti del degrado ci sono i palazzi ai civici 25 e 27, a pochi metri dalla fermata Crocetta della M3. Ex edifici nobiliari ottocenteschi, vennero gravemente danneggiati dai bombardamenti del 1943 e non furono mai recuperati in modo organico. Oggi si presentano come involucri pericolanti: balconi in pietra che sfidano il tempo, tetti sfondati, infiltrazioni e ponteggi arrugginiti installati oltre dieci anni fa. La proprietà, riconducibile a Immobiliare Sanitaria Ceschina, non ha mai avviato un piano di recupero nonostante le ingiunzioni comunali. Intorno, il quartiere si è trasformato con interventi di qualità come il progetto Horti, ma quei due edifici restano un buco nero nel cuore della città.

# Un giardino incolto da oltre 40 anni: occasione persa per il quartiere

Maps – Lamarmora-Crocetta

All’angolo con corso di Porta Romana, proprio davanti all’uscita della metropolitana Crocetta, si trova un terreno comunale da decenni inutilizzato. Negli anni ’80 ospitava il cantiere della M3, ma da allora è rimasto uno spazio abbandonato, chiuso tra pareti cieche e camere di ventilazione aperte. Lì sorgeva un tempo una palazzina ottocentesca demolita, e oggi il lotto rappresenta una delle ferite urbane più incomprensibili del centro di Milano. I cittadini chiedono da anni una sistemazione a verde: basterebbero alberi, panchine e magari due murales per ridare vita a quell’angolo di città lasciato nel silenzio per oltre mezzo secolo.

# Cantieri, marciapiedi impraticabili, pavé sconnesso e promesse mai mantenute

Lungo tutta via Lamarmora si susseguono barriere architettoniche e disagi. I marciapiedi, in molti punti troppo stretti, sono resi ancora più inaccessibili da cantieri che costringono i pedoni a camminare lungo la carreggiata, tra auto e tram. Il fondo stradale, a pavé, è stato rattoppato più volte, ma oggi è nuovamente dissestato. I lavori promessi, dall’allargamento dei marciapiedi alla sostituzione dei binari, sono stati annunciati ma mai avviati. Intanto i residenti convivono con una viabilità pericolosa, chiedendo un intervento urgente, strutturale e non più rimandabile.

Continua la lettura con: Gli edifici più impressionanti di Milano lasciati nel degrado (mappa)

FABIO MARCOMIN

Quando a Milano si andava da Blockbuster

0
Ph. @tarpittales IG

C’era un tempo in cui Netflix si chiamava Blockbuster. La connessione era una bici o l’auto e lo “streaming” consisteva nel correre all’ultimo minuto a restituire una videocassetta per non beccare la penale da 2.000 lire. Non è un sogno nostalgico degli anni 90, è un pezzo di storia vera e l’Italia, udite udite, ha avuto il suo primo Blockbuster proprio a Milano. 

Quando a Milano si andava da Blockbuster

# Dall’America alla Stadera

Ph. @tarpittales IG

Il nome significa un Best Seller nel mondo cinematografico. Un film che spacca. Blockbuster nasce nel 1985 a Dallas in Texas quando David Cook apre un videonoleggio enorme, ordinato, con le copertine ben esposte, un luogo dove la gente potesse scegliere un film come in un supermercato. Il successo è istantaneo: il logo giallo-blu diviene iconico, tanto che dal negozio nasce una catena che si diffonde come una boyband degli anni ’90.

E come una boyband americana anche Blockbuster approda in Italia. Lo fa attraverso una joint venture con Standa di proprietà di Fininvest. E’ il 13 giugno del 1994 quando in Italia apre il primo Blockbuster: a Milano, città pioniera, modaiola e affamata di popcorn. Si trova in via Medeghino 8, nel quartiere Stadera.

# Il rito della scelta del film

Sembra di entrare in un angolo d’America: luci al neon, scaffali infiniti, musica pop, caramelle americane e interi metri quadri dedicati alle novità, ai classici, all’orrore e, ovviamente, alla sezione vietata ai minori dietro la tenda.

La magica tessera blu, che costa 10.000 lire, permette di noleggiare nastri VHS e, successivamente, anche DVD, scegliendo tra migliaia di film. Sugli scaffali vengono esposte le confezioni, rigorosamente vuote: la cassetta o il nastro viene poi recuperato dai dipendenti alla cassa. Visto il successo del primo negozio, Milano si riempie di altri punti vendita, forse il più celebre quello in Papiniano, e si diffonde nel resto del Paese. 

Andare al Blockbuster non è solo noleggiare un film, ma diventa un rito, un evento sociale: ci si va in compagnia, si litiga su quale film scegliere, un po’ come all’Ikea. 

# The end

Come ogni film anche Blockbuster però arriva alla scritta “The End”. Con l’arrivo del nuovo millennio, le cose cominciano a scricchiolare: internet avanza, lo streaming fa capolino e la gente diviene sempre più pigra. Blockbuster prova a reagire con un servizio online e perfino con un tentativo di acquistare Netflix nel 2000. Ma il rifiuto fu netto, come dire che al massimo sarebbe stata Netflix ad acquistare Blockbuster. 

Pian piano, i negozi chiudono: l’ultimo Blockbuster italiano abbassa la saracinesca nel 2011, in sordina. A Milano non c’è più traccia se non nei ricordi o forse in qualche armadio, dove vive ancora un VHS di Jurassic Park mai restituito.

Oggi Blockbuster sopravvive come mito pop, celebrato in serie TV, magliette vintage, tazze con logo blu e giallo e perfino una sitcom ambientata nell’ultimo Blockbuster ancora aperto al mondo, in Oregon. In un’epoca dove si ‘scrolla’ più di quanto si guardi davvero, il ricordo di Blockbuster ci riporta a un’idea diversa di intrattenimento, più lento, più scelto, più condiviso, dove ogni film aveva il suo peso e ogni sabato sera era un mini viaggio.

Continua la lettura con: Le sette meraviglie dell’hinterland di Milano

MARTA BERARDI

Le «torri ananas» alle porte di Milano

0
enricobocchini IG - Torre Ananas

Conosciute per la loro forma distintiva non lasciano indifferenti chi le osserva. Ma cosa hanno di tanto speciale da suscitare pareri contrastanti?

Le «torri ananas» alle porte di Milano

# Un design tridimensionale che ricorda il frutto tropicale

plmngla – Torri Ananas

Le torri, progettate dall’architetto Riccardo Blumer e completate nel 1995, sono un esempio di architettura audace e sperimentale. Con una pianta poligonale di molti lati, tanto da apparire quasi circolare, i loro pannelli prefabbricati inclinati e disposti a raggiera creano una forma che ricorda una pigna, da cui il soprannome “torri ananas”. Questa scelta di design, lontana dalla tradizione, è stata pensata per creare un effetto visivo dinamico e tridimensionale, utilizzando una combinazione di geometrie complesse e illusioni ottiche. La coppia di edifici gemelli si trova a Cinisello Balsamo, in via Cornaggia 37.

 

# Materiali e impatto visivo

Le torri sono realizzate in cemento prefabbricato bianco, una scelta che conferisce loro un aspetto moderno e pulito, ma che allo stesso tempo accentua la loro monumentalità. La superficie inclinata appare continua e crea effetti di luce e ombra che le rendono visivamente dinamiche, mutando a seconda delle ore del giorno. Offrono circa 4.000 mq di superficie utile, distribuiti su più piani. Nei due piani sotterranei è stato ricavato un parcheggio da 100 posti auto, a servizio degli occupanti degli edifici.

# Innovazione o aberrazione?

A Milano è finito al centro di un dibattito estetico la Torre Aurora di CityLife, definita da alcuni uno “sgorbio” e da altri un progetto di qualità. Ma un confronto più interessante si potrebbe fare con l’Arbre Blanc di Montpellier, per alcune analogie formali e concettuali. Anche lì, una struttura bianca dalle forme organiche, ispirata in quel caso ad un albero, ha diviso l’opinione pubblica prima di essere consacrata da ArchDaily come il più bel condominio del mondo. Entrambi i progetti puntano su geometrie irregolari, sbalzi volumetrici e un impatto visivo forte, che rompe con il contesto. In Francia questa audacia è stata premiata, succederà anche per le torri di Cinisello?

Leggi anche: Torre Aurora Milano: bellezza o sgorbio?

Continua la lettura con: Le Kaktus Tower lanciano la sfida al Bosco Verticale

Roma è specchio e metafora dell’essere umano

0
Credit: @lestradediroma

La Città Eterna è unica. Non è solo una frase fatta, ma c’è qualcosa di più. Una caratteristica che la rende non solo su un’altra dimensione rispetto a qualunque altra città del mondo. Ma che rappresenta una metafora dell’essere umano. E di una dimensione che forse la cultura occidentale ha perduto.

Continua la lettura dell’articolo qui:

Roma, l’unica città specchio dell’essere umano

Di Raffaele Pergolizzi

La foto del giorno: dove siamo?

0
Ph. @mi2fructuoso76 IG

La foto del giorno: oggi siamo in Foro Buonaparte

Ph. @mi2fructuoso76 IG

Ph. @mi2fructuoso76 IG

Autonoma, originale e libera: la Milano che amiamo ogni giorno è sul sito milanocittastato.it Per tutte le rubriche interattive su Milano seguici anche sulla fanpage di milanocittastato su Facebook, su Instagram e sul nostro canale su Youtube
Ti aspettiamo!

Continua la lettura con: La foto del Giorno 

MILANO CITTA’ STATO

Quando ti sei fatto influenzare un po’ troppo dalla Fashion Week

0
“Una silhouette sartoriale con dettagli androgini”. 
 

Qui il video: Quando ti sei fatto influenzare un po’ troppo dalla Fashion Week

Continua con: La polizia prova a sorprendere i maranza dei Navigli 

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

Milano città stato è anche su Youtube: clicca qui per il canale con i video su Milano. Iscriviti: ti aspettiamo

Un angolo di Barcellona in Lombardia

0
rashkaa IG - Grosio

Incredibile ma vero: esiste un angolo di Barcellona in Lombardia. Un’opera d’arte stupefacente che vale la pena visitare.

Un angolo di Barcellona in Lombardia

# Il giardino roccioso

schincariolivan IG – Grosio

Sembra casa Batllo’ di Gaudi’, ma è il giardino roccioso incastonato nella roccia, costruito in più decenni da Nicola di Cesare. Ci troviamo a Grosio, in provincia di Sondrio.   Archi, balconate, muretti, gradini, tutti coloratissimi che ne fanno un’opera d’arte unica per la cui realizzazione sono stati utilizzati materiali di recupero come pezzi di vetro o di ceramica, fanali di automobili e conchiglie. Il risultato è un’opera d’arte unica nel suo genere, quasi onirica e sospesa nel tempo. 

 

# Il belvedere 

rashkaa IG – Grosio

Per arrivare al giardino si devono salire 200 gradini, 207 per la precisione, anch’essi opere d’arte perché tutti diversi l’uno dall’altro. Una volta in cima, si resta stupefatti dalla vista sulla vallata sottostante: un tripudio di piante e natura, boschi, e le meravigliose montagne valtellinesi.

# Un’opera d’arte in divenire

Arte in divenire, certo, perché il giardino si arricchisce ogni giorno di un elemento nuovo, un tassello, un particolare, come se il suo autore desse vita ogni giorno ad un sogno che non finisce mai. Un’opera d’arte bellissima che oltre ad essere totalmente gratuita, è un esempio di come è possibile utilizzare materiali di risulta per creare opere spettacolari come questa.

# Gastronomia

Siamo in Valtellina quindi non si può restare delusi nella terra dei pizzoccheri e del buon vino. Tappa obbligata quindi a Teglio, considerata la patria della gastronomia valtellinese e borgo di rilievo perché custode della ricetta tradizionale dei pizzoccheri. Anche quest’anno, dal 25 al 27 luglio ci sarà la sagra dei pizzoccheri. Buona cucina e buon vino in un incantevole borgo immerso nel verde. 

Continua la lettura con: Questi tre borghi in Lombardia sono tra i «luoghi rurali più belli del mondo»

ALESSANDRA GURRIERI

«Villa Triste», la casa degli orrori di zona Fiera

0
Villa Triste

In via Paolo Uccello (MM Lotto), una traversa di via Monterosa, c’è villa Fossati. La sua storia è tragica.

«Villa Triste», la casa degli orrori di zona Fiera

Quando il passato riemerge dal futuro. Siamo in una delle zone più proiettate verso il futuro. Se si guarda verso Nord si vedono i grattacieli di CityLife che hanno trasformato il quartiere. Dall’altra parte della strada svetta l’ex sede del 24 ore costruita da Renzo Piano. Ma tra ville e grattacieli emerge un triste ricordo del passato. Si tratta di villa Fossati.

# Villa Fossati: da luogo di culto a villa degli orrori

Una residenza in stile neorinascimentale attaccata a quel che resta di un edificio religioso: la chiesa dedicata a San Siro alla Vepra, risalente al IX secolo dopo Cristo, considerata nel Medioevo la più importante chiesa della zona di Porta Vercellina.

Quel che resta della chiesa è l’abside della chiesetta, risalente alla metà del quindicesimo secolo, realizzata in stile gotico lombardo con elementi romanici. Il resto del complesso venne distrutto dai Pecchi, proprietari dell’area nel Seicento.

I resti dell’abside – Ph. @postoriservatoblog IG

Nei primi anni del Novecento fu dichiarata “monumento nazionale” e la famiglia Fossati, entrata in possesso della chiesa, la fece restaurare trasformandola in una residenza in stile neorinascimentale addossata ai resti dell’edificio religioso.

Abbandonata durante la seconda guerra mondiale, nell’agosto 1944 la sede di un reparto speciale della polizia repubblichina guidata da Pietro Koch. Venne chiamata “Villa Triste”: nei suoi sotterranei venivano torturati partigiani e antifascisti e si narra che le loro urla di dolore risuonavano fin sulla strada. 

# Ritorno al principio: sede di un convento

Al di sopra dei muri furono installati giri di filo spinato, e sulla facciata anteriore vennero collocati potenti riflettori che incutevano terrore tra i milanesi. Furono molti gli arrestati e i prigionieri torturati, tra questi anche il regista Luchino Visconti che racconterà in seguito la brutalità degli interrogatori. 

Alla fine della guerra la famiglia Fossati rinunciò ad abitarla e la donò alle suore Immacolate dell’Addolorata che la gestiscono ancora oggi. 

 

Fonte: Milano insolita e segreta di Massimo Polidoro (Jonglez editore)

Continua la letture con: le più belle ville di via Monterosa

MILANO CITTA’ STATO

18 maggio. Il primo concerto Rock italiano. Viene organizzato a Milano

0

18 maggio 1957. Il debutto di Celentano. Il palcoscenico è di un evento storico: il primo concerto rock in Italia. Si tiene al Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi.

La kermesse è organizzata da Bruno Dossena, ballerino, principe del boogie woogie. Per poter partecipare, Adriano Celentano deve mettere su una band: mette assieme i fratelli Ratti, Enzo Jannacci al pianoforte e Pino Sacchetti al sax.

Credits: Urbanfile – Palazzo del Ghiaccio

Adriano si fa notare per quel muoversi così esagerato per allora, quasi incontrollabile, ed è qui che viene soprannominato il “molleggiato”. Nel 1959 inciderà “Il tuo bacio è come un rock”.

Oltre a Celentano e a Jannacci, sul palco del Palaghiaccio si esibiscono anche Luigi Tenco, Giorgio Gaber, Tony Dallara, Tony Renis e Little Tony. 

Credits outpump – Celentano Sanremo

Risultato dell’evento? Il delirio, in particolare per Celentano. La notte, quotidiano di allora, titolò: “Palazzo del ghiaccio devastato dal nuovo divo del rock´n´roll”, scrivendo di ragazzi che spaccavano tutto, “prendendo le sedie e spaccandole in terra”.

Continua la lettura con: ADRIANO CELENTANO, il “molleggiato” nato a due passi dalla CENTRALE

MILANO CITTA’ STATO

La circonvallazione diventerà un hub di navette a guida autonoma per il trasporto pubblico in tutta Milano

0
ChatGPT - Navette autonome

Il Comune di Milano si prepara a mettere in campo un test per un nuovo servizio di mobilità urbana da affiancare ai filobus della circolare 90/91. La circonvallazione diventerebbe un’area dove ci sono navette a guida autonoma in continuo movimento, a disposizione per portare gli utenti alla destinazione desiderata. Ecco come funzionerebbe e chi ha già fatto le prime prove su strada.

La circonvallazione diventerà un hub di navette a guida autonoma per il trasporto pubblico in tutta Milano

Percorso linea 90-91

# Nel futuro della mobilità milanese navette a guida autonoma sulla linea 90/91

Il Comune di Milano sta lavorando a un piano che potrebbe rivoluzionare il trasporto pubblico cittadino. L’idea è quella di introdurre, accanto ai tradizionali filobus della circolazione 90/91, delle piccole navette elettriche a guida autonoma. Queste navette percorrerebbero il tracciato della filoviaria, ma con una differenza fondamentale: non avrebbero un orario e fermate fisse, ma risponderebbero in tempo reale alle richieste di mobilità degli utenti. Test simili in città li sta effettuando A2A a Brescia, mentre sulle tangenziali ha effettuato una prima prova Milano Serravalle, per un intervento ancora più ambizioso e da mettere in campo prima che lo faccia Palazzo Marino. Non è un caso se tutti questi progetti vedono come partner il Politecnico di Milano.

# Si sale lungo la circolare e si arriva alla destinazione richiesta con un servizio continuo e senza attese

L’aspetto innovativo del progetto è che, a differenza degli attuali filobus, le navette a guida autonoma funzionerebbero come una sorta di taxi o car sharing in movimento, in grado di raccogliere i passeggeri lungo il tragitto in modo dinamico e in tempo reale, portandoli alla destinazione richiesta. Una volta conclusa la corsa, la navetta tornerebbe automaticamente a percorrere la circonvallazione 90/91, pronta ad accogliere altri passeggeri. Non sarebbe quindi necessario aspettare la partenza successiva del filobus, ma sarebbe possibile salire su uno dei mezzi in circolazione a flusso continuo, riducendo i tempi di attesa e ottimizzando i flussi di persone in città. Non solo: a differenza della 90/91 le navette potranno condurre il passeggero a ogni destinazione in città, anche al di fuori della circonvallazione. 

Leggi anche: Il «ritorno alla normalità» di ATM si fa sempre più lontano: il nuovo rinvio

Credits Andrea Cherchi – Traffico in Gae Aulenti

# Meno traffico, meno inquinamento e più parcheggi disponibili per i privati

Le navette a guida autonoma contribuirebbero anche a decongestionare il traffico cittadino. Poiché il loro percorso seguirebbe la corsia riservata dei filobus, eviterebbero i problemi legati alla congestione del traffico veicolare, migliorando l’efficienza del sistema di trasporto pubblico. Questo servizio consentirebbe inoltre una gestione più dinamica dei flussi di passeggeri, adattandosi alle necessità della città e riducendo l’affollamento nelle ore di punta. Al minor numero di auto in circolazione, si aggiungerebbe il beneficio di un inquinamento ridotto grazie all’utilizzo di veicoli elettrici e anche una maggiore disponibilità di parcheggi per chi sceglie di utilizzare il mezzo privato dato che le navette sarebbero sempre in marcia.

mezzi_atm_milano IG – Linea 90-91

# La sperimentazione dei filobus autonomi

Entro il 2026 dovrebbe poi partire un test per far circolare anche i filobus in modo autonomo, sfruttando telecamere, sensori, antenne e il 5G. Il progetto Living Lab Milano è finanziato con 7 milioni di euro del Pnrr per lo sviluppo della tecnologia Maas (Mobility as a service) e il tratto individuato della linea circolare filoviaria è quello tra Piazzale Piola in Città Studi e Piazzale Lugano alla Bovisa. Si tratta di 5 km, 20 fermate, 19 incroci e 13 semafori

Leggi anche: La 90-91 sarà a GUIDA AUTONOMA: dove si faranno i PRIMI TEST

Continua la lettura con: Il Politecnico di Milano lancia i primi test del car sharing elettrico a guida autonoma (e con ricarica wireless)

MILANO CITTA’ STATO

Milano città stato è anche su Youtube: clicca qui per il canale con i video su Milano. Puoi iscriverti gratis: per te è un piccolo gesto, per noi ha grande importanza

Clicca qui per il libro di Milano Città Stato

Clicca qui per la guida: 50 LUOGHI ALTERNATIVI da vedere in ITALIA almeno una volta nella vita

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/

Questi sono i sette peccati capitali di Milano… secondo i milanesi

0
Ph. @pawop IG

Superbia, avarizia, ira… e gli altri peccati capitali li sappiamo a memoria. Ma a Milano quali sono? Per scoprirlo lo abbiamo chiesto ai milanesi.

Questi sono i sette peccati capitali di Milano… secondo i milanesi

#1 Il costo della casa (acquisto o affitto)

Credits milano.repubblica – Cartelli vendesi Milano

È il tema che mette d’accordo tutti: vivere a Milano costa troppo. Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Casa Abbordabile un operaio può permettersi un monolocale di 19 mq, sotto la soglia dell’abitabilità, o di affittarne uno di 26. Gli affitti continuano a salire, mentre l’acquisto di una casa è un miraggio per molte famiglie. Più che una città, sembra un mutuo a cielo aperto. E il sogno della Milano accessibile resta una leggenda metropolitana.

#2 L’afa estiva

Da giugno a fine agosto, Milano diventa una sauna urbana. Caldo, afa, zanzare e umidità che ti appiccica anche i pensieri. Il meteo a Milano è un eterno compromesso: o sudi o ti chiudi in casa. Il peggio di un clima tropicale, senza la consolazione della spiaggia. Ed è proprio qui che arriva la seconda coltellata climatica.

#3 Non ha il mare

Milano Panoramica – Il mare a Porta Nuova

Se hai un clima tropicale, almeno dammi una spiaggia. Invece niente: Milano è la metropoli senza mare. E il primo stabilimento balneare è a due ore di coda da qui. Ogni estate si ripete il mantra: “Milano sarebbe perfetta, se solo avesse il mare”. Ma non ce l’ha. L’unica onda che puoi vedere è quella statica per fare surf all’Idroscalo. E così si sogna la Liguria al venerdì, si parte all’alba al sabato, e si torna in coda la domenica. Come fosse normale.

#4 Manca un vero fiume 

pixabay-pierre9x6 – Parigi

A Roma c’è il Tevere, a Parigi la Senna, a Londra il Tamigi. Ma anche Firenze ha l’Arno, Verona l’Adige, Torino il Po. Milano invece? Il Seveso che esonda e il Lambro che si nasconde. Non c’è un vero fiume che la taglia in due, che la renda scenografica, iconica, identitaria. I Navigli resistono come memoria romantica e il sogno di una loro riapertura integrale è sempre più un’utopia.

#5 Degrado e insicurezza

Nonostante la narrazione patinata della Milano del design e degli eventi, molti quartieri convivono con degrado, microcriminalità e spaccio. Alcune zone sono in stato di abbandono, tra edifici fatiscenti, panchine rotte e angoli bui. E la percezione di insicurezza, soprattutto di notte, è cresciuta anche in aree centrali. Le zone rosse, quelle da cui le persone ritenute pericolose devo tenersi alla larga, sono infatti aumentate.

Leggi anche: Le zone rosse di Milano salgono a otto: succederà come con il Covid?

#6 La mancanza di parcheggi

Muoversi in macchina a Milano è ormai sport estremo. Parcheggiare è un’utopia: strisce blu ovunque, garage costosissimi, e se sbagli ti becchi pure la multa. Le auto sono sempre meno benvenute, ma i servizi alternativi non sempre sono all’altezza, in primis il trasporto pubblico di superficie. Risultato? Giri per mezz’ora in cerca di un posteggio, per poi maledirti di non aver preso la bici.

#7 Lo smog

Credits: @seva_energiarinnovabile
Smog a Milano

Milano è una delle città più inquinate d’Europa. L’aria è spesso irrespirabile, soprattutto in inverno, quando le polveri sottili superano ogni limite consentito. I blocchi del traffico servono a poco, e intanto le giornate con “aria buona” diventano l’eccezione. Nessuna idee 

Continua la lettura con: Quello che non funziona nei ristoranti milanesi

MILANO CITTA’ STATO

La «Città dello Stretto»: la nuova metropoli che potrebbe sorgere al Sud

0
Google Maps - Stretto di Messina

La costruzione del Ponte sullo Stretto e il potenziamento delle infrastrutture previste su entrambi i versanti, potrebbe favorire la nascita di una nuova metropoli mediterranea. Un’evoluzione urbana simile a quella avvenuta tra Copenaghen e Malmö in Scandinavia.

La Città dello Stretto: la nuova metropoli che potrebbe sorgere al Sud

# La metropoli del Mediterraneo grazie al Ponte sullo Stretto

Webuild – Ponte sullo stretto di Messina

Un’infrastruttura da record che potrebbe dar vita alla metropoli del Mediterraneo. Questi i numeri in sintesi del Ponte dello Stretto: 

  • campata unica più lunga del mondo, 3.300 metri;
  • transito annuale a regime di 60.000 treni e 6 milioni di veicoli;
  • riduzione dei tempi medi di attraversamento a un massimo di 15 minuti con il treno e 13 con l’auto. 

Il progetto definitivo ha ricevuto un parere favorevole dalla Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale il 13 novembre 2024, segnando un passo importante nell’iter approvativo dell’opera. Secondo quanto dichiarato dall‘Ad della Società Stretto di Messina Pietro Ciucci dopo la riunione al MIT del 27 marzo, l‘avvio dei cantieri è programmato per la seconda metà di quest’anno. I primi interventi riguarderebbero la viabilità alternativa e le opere propedeutiche richieste dalle amministrazioni locali, con l’obiettivo di minimizzare l’impatto dei lavori sul territorio fin dall’inizio.

Leggi anche: Stretto di Messina: il ponte dei sogni è pronto a diventare realtà

# Le opere stradali e ferroviarie di collegamento del ponte al territorio

Sono previsti inoltre circa 40 km di raccordi viari e ferroviari, di cui il 56% sviluppati in galleria. Dal lato calabrese, i collegamenti interesseranno l’autostrada del Mediterraneo (A2) e la stazione FS di Villa San Giovanni. Dal lato siciliano, le autostrade Messina-Catania (A18) e Messina-Palermo (A20), oltre a una nuova stazione FS a Messina. 

# La Metropolitana dello Stretto: un collegamento tra le due sponde

strettodimessina.it – Metroferrovia

La cosiddetta “Metropolitana dello Stretto” sarebbe invece l’unione della Metroferrovia di Messina Sud con la rete ferroviaria calabrese, contribuendo alla dorsale Helsinki-Palermo. La prima è un servizio ferroviario suburbano di 10 stazioni e 15 km attivo dal 2010 sulla tratta Messina-Giampilieri della ferrovia Messina-Siracusa, la seconda ha 12 fermate tra Villa San Giovanni e la stazione centrale, con fermata anche all’aeroporto di Reggio Calabria. 

Lo sviluppo dell’infrastruttura prevede 3 nuove stazioni ferroviarie in Sicilia: Europa, Annunziata e Papardo.

# I numeri della futura metropoli del Sud

Google Maps – Stretto di Messina

La nascita della Città dello Stretto darebbe vita a una nuova realtà urbana da oltre 1,1 milioni di abitanti, considerando le popolazioni delle città metropolitane di Messina e Reggio Calabria. Un polo che unisce due sponde dello stesso mare.

Sul fronte culturale, la città vanterebbe due musei d’eccellenza:

  • il Museo Interdisciplinare di Messina, con opere di Antonello, Caravaggio e Laurana;
  • il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, celebre per i Bronzi di Riace.

A livello accademico, ospiterebbe due università storiche:

  • l’Università degli Studi di Messina (1548)
  • la Mediterranea di Reggio Calabria, per un totale di 10 facoltà.

Il patrimonio paesaggistico comprende infine quasi 450 km di costa, un potenziale turistico ineguagliato nel Mediterraneo, che rafforza l’identità di questa nuova metropoli del Sud come crocevia tra Europa e Africa, tra storia e futuro.

Continua la lettura con: La METROPOLI dei LAGHI: la prima città “transfrontaliera” sfiderà MILANO?

FABIO MARCOMIN

L.O.V.E.: storia e significato del dito più famoso di Milano

0
il dito di cattelan
Un dettaglio del dito

Un artista che ha fatto della provocazione e della dirompenza i suoi modi di essere: la celeberrima statua L.O.V.E, altrimenti nota come “Il Dito”, posta davanti alla sede della Borsa di Milano, ne è uno degli esempi più lampanti. 

L.O.V.E.: storia e significato del dito più famoso di Milano

il dito di cattelan
Un dettaglio del dito

# Un saluto romano con le dita mozzate

11 metri di puro marmo di Carrara: 4.60 metri di scultura vera e propria e 6.40 metri di basamento. Raffigura una mano intenta nel saluto romano, ma con le dita mozzate, come se fossero state erose dal tempo, col solo medio rimasto eretto, a ribaltarne il significato.

Nulla è casuale: l’opera è posta nel mezzo di Piazza degli Affari, dinnanzi alla sede della Borsa, quel Palazzo Mezzanotte costruito su progetto dell’omonimo architetto tra il 1927 e il 1932, quindi in pieno ventennio fascista, come il suo stile suggerisce.

# L’attacco alla finanza, metafora di un nuovo fascismo

il dito di cattelan
La pubblicità non convenzionale di SEAT per il lancio della sua Arona, a novembre 2017

Il lavoro di Cattelan diventa così sia una critica al sostrato dell’edificio, sia un gesto irriverente verso ciò che oggi rappresenta: il mondo della finanza, visto come apolide, globalista e metafora di un nuovo fascismo.

Giova ricordare che la statua è stata inaugurata il 24 settembre 2010, in piena recessione, quando la protesta verso quelle istanze era ai suoi massimi.

# L.O.V.E: Libertà Odio Vendetta Eternità

il dito di cattelan
Maurizio Cattelan con la sua opera sullo sfondo

Cattelan, in realtà, non ha mai confermato (né smentito) queste interpretazioni, dichiarando che l’opera è dedicata «soprattutto all’immaginazione, all’immaginazione di tutti quanti, di quelli che ce l’hanno», non aiutandoci neanche attraverso la sua denominazione ufficiale: L.O.V.E sta infatti per Libertà Odio Vendetta Eternità, oltre che ovviamente per “amore”.

Inizialmente la scultura era una installazione temporanea che avrebbe dovuto essere rimossa dopo due settimane, ma il grande dibattito e la polarizzazione delle parti che seguì la sua installazione bloccò tutto, fino al 2012, quando con Pisapia sindaco e soprattutto Stefano Boeri come assessore alla cultura, si decise definitivamente di lasciarla lì dov’è.

# Da installazione temporanea a immagine universale

Una scelta azzeccata: al di là del bene e del male la statua è diventata un landmark milanese, oltre che un rafforzamento per varie campagne: quella di sensibilizzazione ambientale di Greenpeace contro l’industria della moda, quella per la lotta ai tumori al seno della Lega Italiana Lotta ai Tumori, persino quella pubblicitaria di SEAT nell’autunno 2017.

New York e Wall Street sono addirittura arrivati a “copiarcela”, mettendo la statua di una bambina a sfidare quella ben più famosa del Toro, simbolo della potenza economica e finanziaria statunitense: stessa sostanza.

Leggi anche -> Oops, she did it again: New York copia ancora Milano

il dito di cattelan
Fearless Girl davanti a Raging Bull

Un concept che ha ispirato gli americani

L’artista padovano è davvero assurto alle cronache nella Grande Mela: sulla scia di L.O.V.E ha infatti prodotto America, un wc d’oro a 18 carati che il Guggenheim Museum ha osato offrire a Donald Trump quando questi ha cercato di ottenere in prestito uno dei loro Van Gogh da esporre alla Casa Bianca.

Tutto in pieno stile Cattelan.

Continua la lettura con: La mela di Pistoletto: la prima (o l’ultima) opera d’arte che si vede a Milano

HARI DE MIRANDA

I cinque caffé con la vista più bella di Milano (primavera-estate 2025)

0
Ph. @julietteci__ IG

Esplode la bella stagione. I milanesi riscoprono Milano. Anche per prendere un caffé. Questa la selezione imperdibile dei caffé con la vista più bella. Ordinati in base alle recensioni. 

I cinque caffé con la vista più bella di Milano (primavera-estate 2025)

#1 Dazi Milano, il mixology bar accanto all’Arco della Pace

Ph. @colazioneconsara IG

Al centro di Piazza Sempione c’è l’Arco della Pace. Non solo. A pochi metri si trova anche Dazi Milano, nella struttura che un tempo era casello daziario. In un edificio suggestivo, al Dazi Milano è possibile godersi un buon caffè (o cocktail) contemplando non solo l’imponente monumento, ma anche l’anima vivace e sempre in movimento di questa zona. Media recensioni Google: 4.4/5

Indirizzo: piazza Sempione, 1

#2 Ceresio 7

 

Credits aleildevi IG – Ceresio 7

Per la vista i rooftop sono privilegiati. Forse è il più iconico è Ceresio 7, sulla via omonima proprio al numero 7. Si riesce a godersi lo skyline cittadino di Porta Nuova fino ad arrivare alle montagne alpine. Recensione media Google: 4.4/5

Indirizzo: Via Ceresio, 7

#3 A’ Riccione Terrazza 12

Ph. @julietteci__ IG

A proposito di skyline, spettacolare anche quello che si ammira in pieno centro, al decimo piano del Brian & Barry Building di San Babila. Il locale oggi si chiama A’ Riccione Terrazza 12 e richiama lo storico ristorante di pesce. Lounge bar e ristorante per momenti unici. Recensione media Google: 4.3/5

Indirizzo: Via Durini, 28

#4 Terrazza Rinascente, con vista guglie 

http://www.ilbarmilano.it/locations/milan

All’ultimo piano della Rinascente, c’è la magnifica terrazza completa di bar. Non solo: la sala interna ha una vetrata panoramica fino al soffitto. La terrazza è ideale per ammirare le guglie del Duomo in tutto il loro splendore. Media recensioni Google: 4.0/5

Indirizzo: piano 7 Rinascente, piazza del Duomo

#5 GUD Milano, l’estate di CityLife

IG @gud.milano

Si ammira lo spettacolo di CityLife di sera. Natura e grattacieli. Proprio dentro il parco, si trova uno dei locali del progetto GUD dell’infaticabile Ugo Fava: un’atmosfera campestre, con ombrelloni e sdraio. Media recensioni Google: 3.9/5

Indirizzo: CityLife

Continua la lettura con: I 7 locali top per un aperitivo all’aperto a Milano (primavera 2025)

MILANO CITTA’ STATO

La riforma più radicale per una politica nuova? Superare “destra” e “sinistra”

0

Le strutture ideologiche e la divisione tra destra e sinistra di cui fa uso la politica derivano dall’Ottocento. Quando il mondo aveva caratteristiche ed esigenze profondamente diverse dalla società di oggi. Avere un apparato ideologico strutturato di cui potersi servire per poter fare politica può essere certamente una cosa positiva, ma è fondamentale che sia funzionale all’epoca in cui si vive, altrimenti rischia di essere una trappola per l’azione e per il pensiero. Serve ancora questa divisione convenzionale? Oppure è finalmente arrivato il momento di superare queste categorie?

Continua la lettura dell’articolo qui:

La nuova frontiera della politica: superare destra e sinistra

Di Raffaele Pergolizzi

La foto del giorno: dove siamo?

1
Ph. milanographies IG

La foto del giorno: oggi siamo dentro la stazione Certosa

Ph. @milanographies IG

Ph. milanographies IG

Autonoma, originale e libera: la Milano che amiamo ogni giorno è sul sito milanocittastato.it Per tutte le rubriche interattive su Milano seguici anche sulla fanpage di milanocittastato su Facebook, su Instagram e sul nostro canale su Youtube
Ti aspettiamo!

Continua la lettura con: La foto del Giorno 

MILANO CITTA’ STATO

La polizia prova a sorprendere i maranza dei Navigli

1
No lieto fine. 
 

Qui il video: La polizia prova a sorprendere i maranza dei Navigli 

Continua con: Oggi non guido posso bere senza pericoli

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

Milano città stato è anche su Youtube: clicca qui per il canale con i video su Milano. Iscriviti: ti aspettiamo

 

Le multinazionali “fuggono” a Milano: il controesodo dall’hinterland

0
Ph. @samuelecamolese IG

Negli ultimi anni, mentre molti milanesi si spostano verso l’hinterland in cerca di costi più bassi e spazi maggiori, diverse multinazionali stanno facendo il percorso inverso: tornano in città. L’ultimo caso è Coca-Cola, che ha trasferito la propria sede nello storico edificio rinnovato di Viale Monterosa 91, ex sede de Il Sole 24 Ore, firmato Renzo Piano. Ma altre hanno già confermato l’ingresso o il ritorno in città.

Le multinazionali “fuggono” a Milano: il controesodo dall’hinterland

# Molti milanesi si spostano nell’hinterland…

Milano ha superato 1,4 milioni di residenti, anche se in media sono 50mila che ogni anno la lasciano attratte da case più grandi e verde nei comuni limitrofi. Allo stesso tempo, sono arrivati oltre 240 mila nuovi abitanti, per il 25% stranieri. La tendenza, però, è chiara: molti scelgono di vivere fuori, anche se il centro resta attrattivo per il lavoro.

# … ma le multinazionali ritornano a Milano

Microsoft House
Microsoft House

Le multinazionali stanno invece scegliendo sempre più di trasferire o far ritornare in città le proprie sedi italiane. Tra queste troviamo:

  • Microsoft: nel 2017 ha portato i suoi uffici da Segrate a Porta Volta, occupando l’iconica “Microsoft House” progettata dallo studio Herzog & de Meuron

  • Novartis: nel 2022 ha spostato il quartier generale da Origgio a Porta Nuova, insediandosi nel complesso “Edge”, frutto di una riqualificazione urbana

  • Whirlpool: nel 2023 ha inaugurato i nuovi uffici per l’area EMEA nel quartiere Certosa di Milano, lasciando la precedente sede a Pero

  • Saipem: sempre nello stesso anno ha lasciato San Donato per occupare uno dei nuovi edifici Spark nel distretto di Santa Giulia, a lato della stazione di Rogoredo
  • Coca-Cola Italia: a maggio 2024 ha aperto la nuova sede in via Monte Rosa 91, all’interno del complesso riqualificato che ospitava la storica sede de Il Sole 24 Ore. 

areasymbiosis.com – Nuova sede Snam

Tra le aziende in ingresso nei prossimi anni ci sono:

  • Snam che ha scelto il quartiere Symbiosis per la sua nuova sede, un edificio di 19.000 mq su 12 piani progettato dallo studio Piuarch, con apertura prevista nel 2025
  • Campari che ha annunciato il ritorno a Milano entro il 2027, trasferendo il quartier generale da Sesto San Giovanni a Corso Europa 2, in un edificio di 10.000 mq in fase di ristrutturazione ristrutturato.

# La Grande Milano rimane solo sulla carta?

Progetti come MIND e MilanoSesto sembrano suggerire una metropoli in espansione, ma a ben vedere si tratta di zone già prossime al confine cittadino, se non direttamente parte del Comune. Non è forse un caso la decisione di ABB Electrification di spostare qui la sua sede, da Vittuone, entro  primi mesi del 2026. La scelta delle aziende di tornare entro i limiti amministrativi di Milano sembra quindi smentire l’idea di una “Grande Milano”, preferendo la centralità consolidata del capoluogo. Se questa tendenza si rafforzerà, potrebbe trascinare con sé anche una nuova ondata di residenti.

E fuori cosa rimane?

# L’hinterland sta diventando il regno dei data center

datacenter_cornaredo

L’hinterland milanese sta perdendo i poli decisionali ma sta diventando terra di conquista per i grandi dati center:

  • Vantage: a Melegnano sta realizzando un campus tecnologico su un’area di 123.000 mq, con l’apertura del primo edificio prevista entro la primavera 2025. 

  • CyrusOne: a Segrate, nell’ex area Cise, sta costruendo un data center di ultima generazione, con una capacità prevista di 27 megawatt e completamento entro il 2027. 

  • Microsoft: a Peschiera Borromeo, sui terreni dell’ex Postalmarket, è in corso la realizzazione di un nuovo data center, segnando un ulteriore investimento tecnologico nell’area.

  • Data4: nel Comune di Vittuone prevede la costruzione di un nuovo maxi campus data center, su un’area di 77.000 mq, con un investimento di 500 milioni di euro e inaugurazione programmata per il 2027.

Leggi anche: L’hinterland di Milano sta diventando il regno dei campus data center

Continua la lettura: Questa è la nuova terra promessa per i milanesi in fuga

FABIO MARCOMIN

Carlo Manzoni, autore del mitico signor Veneranda

0
Carletto Manzoni

Un vero numero uno in fatto di satira, umorismo e ironia milanese. Fu anche autore per programmi televisivi e radiofonici, scrittore di romanzi e narrativa. Una vignetta gli costò una condanna per vilipendio. 

Carlo Manzoni, autore del mitico signor Veneranda

# Uno dei maestri di satira e umorismo milanesi

Carletto Manzoni

Quando si parla di satira, umorismo e ironia milanesi, nelle nostre meningi si aggrovigliano decine di nomi, tra attori, scrittori, cantanti e vignettisti. Permetteteci di dire che uno dei grandi maestri di questi generi di comunicazione è stato Carlo Manzoni, detto Carletto, autore del mitico signor Veneranda, con quelle storie strampalate che vennero riprese da un altro grande artista meneghino, Tino Scotti, con le sue indimenticabili gags. Non solo: le storielle di Veneranda vennero adottate anche nelle pubblicità degli anni sessanta da Erminio Macario e le troviamo ancora oggi nelle recite di diverse scuole. 

# La collaborazione con la rivista “Bertolo”

Manzoni nacque a Milano il 16 aprile 1909, dopo gli studi entrò a lavorare in un laboratorio di architettura, luogo che mal sopportava, ma qui acquisì preziosi rudimenti del disegno che, un po’ dopo, gli furono utili per proporre lavori di satira attraverso le vignette. Vignette che gli attirarono tanti consensi e alcuni grattacapi giudiziari.

Iniziò a scrivere romanzi, il suo era uno stile spigliato, all’insegna dell’ironia e dell’umorismo, che per lo più rappresentava personalità di fantasia (ma non troppo) del tessuto sociale milanese. Nel luglio del 1936 nella città meneghina nasce il “Bertolo”, rivista di satira edita dalla Rizzoli, che voleva diventare la versione nordista del “Marc’Aurelio” di Roma, nato cinque anni prima. Ovviamente il prodotto umoristico sorto all’ombra della Madonnina non poteva trascurare la possibilità di accogliere nella propria redazione Carletto Manzoni, che collaborò per diversi anni.

# Il lavoro da “Candido”, che voleva essere l’organo ufficiale della satira di destra, dove una vignetta gli costò una condanna

Dalle ceneri del “Bertolo”, nel 1945 nacque “Candido”, altra rivista satirica, fondata dal milanesissimo Giovanni Mosca e da Giovannino Guareschi, che ne divenne il direttore: voleva essere l’organo ufficiale della satira di destra, visto che già allora era la sinistra a detenere lo scettro dell’umorismo contro il potere. Manzoni entrò a far parte di questo giornale, andando incontro a beghe politico-giudiziarie, per via di una vignetta da lui stesso realizzata in cui l’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi (era il 1950) passava in rassegna, anziché i corazzieri, due file di bottiglie di vino Nebbiolo.

Cosa c’entrassero l’allora prima carica dello Stato con il pregiato rosso piemontese è presto detto: Einaudi era di Carrù, località delle Langhe che ospitava una grossa tenuta agricola del Presidente della Repubblica, dove quest’ultimo produceva vino, appunto il Nebbiolo. La vignetta incriminata di Carletto Manzoni porterà lui stesso e Guareschi (in qualità di direttore responsabile di “Candido”) a subire una prima denuncia di carattere parlamentare con una interrogazione. Da lì il giudizio passò alla magistratura che condannò il Manzoni otto mesi di reclusione per vilipendio al Capo dello Stato.

# Dalla scrittura di romanzi, gialli e comici, al ruolo di autore per programmi radio e tv

L’umorista milanese è famoso anche per la serie di romanzi, gialli e comici, intitolata “La suspense del riso”, che racchiude dieci storie. A livello di narrativa scrisse otto libri, tra cui “L’Itaglia, porca miseria!”, “Brava gente” e “E’ in casa il signor Brambilla?”.

Scrisse poi la sceneggiatura di due film, “Ho fatto 13”, del 1951 e “Per una valigia piena di donne”, fu poi l’autore della trasmissione televisiva degli anni cinquanta “Guarda chi si vede!” e delle due trasmissioni radiofoniche “Pronto chi spara?” e “Il Lobbia”.

Carletto Manzoni morì nella sua Milano il 16 maggio 1975 all’età di 66 anni.

# I racconti de “Il signor Veneranda”

amazon.it – Il Signor Veneranda

Su alcuni libri di scuola (elementari e medie) degli anni settanta, apparvero alcuni dei brevi racconti de “Il signor Veneranda”, personaggio nato dalla penna dell’umorista meneghino, che trova sempre qualcosa di ridire sui propri interlocutori, aggrovigliandosi in disquisizioni inutili e disarmanti che, però, un proprio senso lo hanno.

Per darvi un’idea vi proponiamo una delle storie del Veneranda, intitolata “La chiave”:

Il signor Veneranda si fermò davanti al portone di una casa, guardò le finestre buie e spente e fischiò più volte come volesse chiamare qualcuno.
A una finestra del terzo piano si affacciò un signore.
– È senza chiave? – chiese il signore gridando per farsi sentire.
– Si, sono senza chiave – gridò il signor Veneranda.
– E il portone è chiuso? – gridò di nuovo il signore affacciato.
– Si è chiuso – rispose il signor Veneranda.
– Allora le butto la chiave.
– Per fare cosa? – chiese il signor Veneranda.
– Per aprire il portone – rispose il signore affacciato.
– Va bene, – gridò il signor Veneranda – se vuole che apra il portone, butti pure la chiave.
– Ma lei deve entrare?
– Io no. Cosa dovrei entrare per fare?
– Ma non abita qui lei? – chiese il signore affacciato, che cominciava a non capire.
– Io no – gridò il signor Veneranda.
– E allora perché vuole la chiave?
– Se lei vuole che apra il portone non posso mica aprirlo con la pipa, le pare?
– Io non voglio aprire il portone, – gridò il signore affacciato – io credevo che lei abitasse qui: ho sentito che fischiava.
– Perché, tutti quelli che abitano in questa casa fischiano? – chiese il signor Veneranda, sempre gridando.
– Se sono senza chiave si! – rispose il signore affacciato.
– Io sono senza chiave – gridò il signor Veneranda.
– Insomma si può sapere cosa avete da gridare? Qui non si può dormire – urlò un signore affacciandosi a una finestra del primo piano.
– Gridiamo perché quello sta al terzo piano e io sto in strada – disse il signor Veneranda – se parliamo piano non ci si capisce.
– Ma lei cosa vuole? – chiese il signore affacciato al primo piano.
– Lo domandi a quello del terzo piano cosa vuole, – disse il signor Veneranda – io non ho ancora capito: prima vuol buttarmi la chiave per aprire il portone, poi non vuole che io apra il portone, poi dice che se fischio debbo abitare in questa casa. Insomma io non ho ancora capito. Lei fischia?
– Io? Io no… perché dovrei fischiare? – chiese il signore affacciato al primo piano.
– Perché abita in questa casa – disse il signor Veneranda -; l’ha detto quello del terzo piano che quelli che abitano in questa casa fischiano! Be’, ad ogni modo non mi interessa, se vuole può anche fischiare.
Il signor Veneranda salutò con un cenno del capo e si avviò per la strada, brontolando che quello doveva essere una specie di manicomio.

FABIO BUFFA

Continua la lettura con altri milanesi d’autore


TLAPSE | Your Project in Motion