L’opera di Anselm Kiefer stata inaugurata il 25 settembre 2004 all’ HangarBicocca. I “sette palazzi celesti” sono grandi torri, alte tra i 14 e i 18 metri, che rimandano alla tradizione mistica ebraica.
I Sette Palazzi Celesti: un capolavoro immortale a Milano (gratuito)
kiefer, hangar Bicocca
# Ispirato da opere grandiose per celebrare il divino
Kiefer prese ispirazione da alcuni viaggi compiuti in India, Egitto, Centro America e Israele, quando rimase affascinato dai segni delle antiche civiltà scomparse: come tratto comune in tutte trovò la realizzazione di opere grandiose per celebrare il divino.
L’artista decise così di realizzare queste torri imponenti richiamando il trattato ebraico Sefer Hechalot (Libro dei palazzi), in cui si racconta il cammino simbolico di iniziazione spirituale di chi si vuole avvicinare a Dio.
# Il grande capolavoro di uno dei più grandi artisti del Novecento
Kiefer è un pittore e scultore tedesco tra i più celebri del ventesimo secolo. Ama realizzare opere grandiose inneggianti al lato eroico e divino dell’essere umano, tanto da subire accuse di “neonazismo” dai suoi critici. I sette palazzi celesti sono giudicati il suo grande capolavoro. L’installazione si può visitare gratuitamente all’Hangar Bicocca.
Girando per Milano si può notare su alcuni palazzi un numero diverso rispetto a quello civico. Un numero che rimanda a origini antiche. Per capire di cosa si tratta bisogna fare qualche passo indietro, ritornando nella Milano del Settecento.
1786. Il ministro austriaco Wilczeck, per volontà dell’imperatore d’Austria Giuseppe II, incarica il marchese Ferdinando Cusani, “giudice delle strade”, di appendere sulle strade di Milano il nome della rispettiva via. A ogni casa viene assegnato un numero nominato “teresiano”, perché utilizzato sotto Maria Teresa d’Austria.
# Il numero 1 a Palazzo Reale
Il piano con i nuovi numeri civici viene pubblicato il 16 novembre 1787 nella “Pianta di Milano” di Arcangelo Lavelli. Secondo un sistema progressivo unico, si parte dal Palazzo Reale col numero 1, per poi proseguire in senso circolare a spirale, dal centro alla periferia che allora era cinto dalle mura spagnole, fino ad arrivare all’ultimo numero, il 5314.
# 1830: si passa alle lettere alfabetiche per i nuovi edifici
Nel 1830 i numeri progressivi vengono riordinati, contrassegnando ai precedenti numeri delle lettere alfabetiche (ad esempio, 560-560A-561) per denominare i nuovi edifici.
Nel 1866, di fronte alle difficoltà di una tale numerazione, il sistema venne modificato secondo la numerazione via per via, coi pari sulla destra venendo dal centro, che è il sistema ancora in vigore.
Il sistema “austriaco” della numerazione civica fu adottato anche dalla città di Parigi dal 1791 al 1805, mentre attualmente è rimasto utilizzato solo a Venezia.
Milano capitale di Roma? Per alcuni è un sogno, per altri sembra una battuta. Invece un tempo era davvero così. E i segni di quell’epoca sono ancora visibili in città.
Dal 286 al 402 dopo Cristo, Milano è stata capitale dell’impero romano d’occidente. A seguito della divisione dell’Impero romano da parte di Diocleziano, Milano fu eletta sede imperiale da Massimiano per l’importanza militare, politica ed economica che la città possedeva in un periodo in cui Roma era ormai in inarrestabile decadenza.
Durante quel periodo Milano fu abbellita di notevoli opere e palazzi. Dopo oltre un secolo, Milano perse il titolo di capitale dell’impero romano d’occidente. Per la minaccia delle invasioni barbariche l’imperatore Onorio decise di spostare la capitale a Ravenna, più lontana dai confini e meglio collegata con Costantinopoli. Ma cosa è rimasto a Milano di quando è stata capitale imperiale?
# Cosa è rimasto a Milano della capitale imperiale
Credits: wikipedia.org – Torre Massimiana
Torre delle mura romane: nel chiostro interno del Museo Archeologico di Milano. E’ una torre poligonale, risalente alla fine del III secolo, appartenente alla cinta muraria di età massimianea.
Le Terme Erculee: in largo Corsia dei Servi c’è un cartello che indica un muro di pietra in un’aiuola non curata fuori da un parcheggio sotterraneo.
Qualcosa di più si può intravedere dentro la Chiesa di San Vito in Pasquirolo, nascosta dai palazzoni tra Galleria Vittorio Emanuele e Corso Europa.
La Basilica di San Nazaro in Brolo: si trova esattamente alle spalle della Università Statale, affacciata sull’inizio di Corso di Porta Romana con la Cappella Trivulzio e la galleria delle spoglie dei Trivulzio e dei Colleoni. Questa resta una delle chiese fondate dal vescovo Ambrogio. Sì, perchè forse il lascito più appariscente della Milano imperiale è proprio il santo patrono: Ambrogio, vissuto nel IV secolo, ha fondato quella che probabilmente è la più antica chiesa a croce latina dell’arte occidentale.
Nell’ex area che ospitava le stalle dell’ippodromo di San Siro è in costruzione Syre, il nuovo progetto residenziale che mira a diventare un nuovo emblema del rinnovamento e della crescita della metropoli milanese.
Partiamo dalla Terrazza Palestro, al quarto piano del Centro Svizzero, con vista su uno dei grandi polmoni verdi della città: Giardini Pubblici Indro Montanelli. L’atmosfera è particolarmente suggestiva, con una moltitudine di pianteche circondano i tavoli e fiori che li decorano, creando l’impressione che i Giardini si estendano fino alla terrazza. Questa perfetta fusione tra città e natura è resa ancora più piacevole dalla grande copertura fissa, che permette di mangiare sia con il sole che con la pioggia, osservando la città dall’alto mentre vive e respira. La proposta culinaria mixa tradizione, ricerca e contemporaneità, con un occhio alla stagionalità, da gustare dal lunedì al sabato sia a pranzo che a cena.
Indirizzo: Via Palestro, 2
#2 Clotilde Brera
Un’altra splendida terrazza panoramica si trova al Clotilde Brera, in pieno centro città, che prende il nome dalla principessa Clotilde, moglie di Napoleone Giuseppe Carlo Bonaparte. Questo raffinato bistrot rimanda all’epoca ottocentesca, con all’esterno arredo elegante e una serra con moltissime varietà di piante, offre una vista unica sulla Vecchia Milano, regalando uno skyline inaspettato e sorprendente, con affaccio diretto su Piazza San Marco. I piatti dello Chef Domenico Della Salandra sono accompagnati da cocktail, sia tradizionali che innovativi, ideati da Filippo Sisti. Aperto tutti i giorni a pranzo e cena, la domenica solo a pranzo.
Indirizzo: Piazza San Marco, 6
#3 Ceresio 7
Credits aleildevi IG – Ceresio 7
Passiamo dalla Vecchia alla Nuova Milano con il Ceresio 7 Pool & Restaurant, il noto locale del brand Dsquared che offre due magnifiche piscine con vista a 360° sullo skyline della città. Senza rischio di essere smentiti è una delle terrazze più ambite, per il suo panorama, per la cucina proposta dallo Chef Elio Sironi a pranzo e cena e per la possibilità di fare aperitivo in un’atmosfera davvero magica.
Nel cuore del Parco Sempione, proprio sopra la Triennale c’è “Terrazza Triennale”, dal 2023 sotto la nuova gestione di Compass Group Italia. Aperto nel periodo primavera-estate, dal pranzo al dopo cena, regala una vista che abbraccia i grattacieli imponenti di Porta Nuova, i torrioni del Castello Sforzesco e il verde lussureggiante del Central Park milanese. Questo luogo incanta sia la vista che il palato con una proposta gastronomica di alta qualità basata su un menu stagionale e curata da Tommaso Arrigoni, una stella Michelin con il suo ristorante Innocenti Evasioni di Milano. Con il nuovo corso sono stati rivisti anche gli interni con tavoli e sedie in legno a richiamare la tonalità del parquet, di Pedrali, e lampade Artemide.
Indirizzo: Viale Emilio Alemagna, 6
#5 Ristorante Torre Fondazione Prada
Ristorante Torre Prada
Nel quartier generale della maison milanese, dove trovano spazio un museo con esposizioni permanenti e temporanee, un cinema, un teatro e un bar, c’è anche un delizioso ristorante situato al sesto piano della torre. Il ristorante Torre, progettato da Rem Koolhaas nel 2018, ospita al suo interno opere d’arte ed elementi di design e dispone di una terrazza con una vista meno consueta, in prima fila sulla rigenerazione dell’ex Scalo Romana dove da pochi mesi è arrivata al tetto la costruzione del Villaggio Olimpico. La cucina, dello chef Lorenzo Lunghi, propone piatti semplici e allo stesso tempo raffinati, da gustare mentre si cerca di intravedere il Duomo in lontananza.
#6 Sachi, il ristorante giapponese “della felicità” vista Duomo
ilduogui_dg IG
Al quarto e ultimo piano del Palazzo Cordusio Gran Hotel Meliá, la novità cinque stelle lusso in centro che ha preso il posto della sede di Assicurazioni Generali, c’è il ristorante Sachi. Nell’ex Palazzo Venezia il ristorante della felicità, questo è il significato della parola Sachi, mette a disposizione una sala interna e una suggestiva terrazza da cui ammirare il Duomo e la Madonnina. A curare l’offerta gastronomica è lo chef Moon Kyung Soo con una proposta di cucina innovativa dove gustare i sapori del Sol Levante in modo insolito.
Aperto da settembre 2023, “I Mirador” del nuovo hotel 21 House of Stories Navigli è diventata uno dei rooftop più ricercati a Milano grazie alla sua doppia terrazza. Una è al settimo piano e ospita una piscina, un’area lounge, un cocktail bar e un lungo bancone dove godere della splendida vista sulla Darsena. All’ottavo e ultimo piano di questo hotel, che è anche bistrot e coworking, si svela l’unica terrazza panoramica a sud di Milano. Alla vista a 360 gradi sullo skyline si affianca un wine bar, un ristorante e un’area lounge più privata con vista sulla piscina. Le terrazze sono aperte tutti i giorni da aprile a settembre dalle 19 alla mezzanotte.
Indirizzo: Via Privata Fratelli Angelo e Mario Bettinelli, 3,
La Casa degli Artisti a Milano è un edificio storico che ha svolto un ruolo significativo nella storia artistica e culturale della città. Situata nel quartiere Brera, questa residenza per artisti è diventata un simbolo di creatività e ispirazione.
Lo sapevi che a Milano esiste la Casa degli Artisti?
# La sua storia
Casa degli artisti
Costruita nel XIX secolo, la Casa degli Artisti è stata originariamente concepita come alloggio per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera. L’edificio presenta un’architettura neoclassica, con una facciata maestosa e dettagli artistici. Le stanze al suo interno sono spaziose e luminose, con soffitti alti che permettono la creazione di opere d’arte di grandi dimensioni.
La Casa degli Artisti ha ospitato molti artisti famosi nel corso degli anni. Artisti come Leonardo da Vinci, Caravaggio, Canaletto e molti altri hanno vissuto e lavorato qui, contribuendo a creare un ambiente creativo e stimolante. Questa residenza ha favorito la collaborazione e lo scambio di idee tra gli artisti, creando un vero e proprio centro di eccellenza artistica.
Nel corso del tempo è diventata un punto di riferimento per gli amanti dell’arte e della cultura. Le sue sale sono state utilizzate per mostre d’arte, eventi culturali e residenze artistiche. Gli artisti che hanno soggiornato qui hanno avuto l’opportunità di esporre le proprie opere e di interagire con il pubblico
Oggi, la Casa degli Artisti continua a svolgere un ruolo importante nella scena artistica di Milano. Oltre ad essere un centro culturale, ospita anche un museo che racconta la storia dell’edificio e delle personalità artistiche che vi hanno soggiornato. Il museo offre una prospettiva unica sulla vita e l’arte degli artisti che hanno reso famosa la Casa degli Artisti
# Le attività e la sua importanza
postibelliamilano IG – Casa degli Artisti
La Casa degli Artisti è anche sede di molte attività educative e workshop, che mirano a promuovere l’arte e la creatività tra i giovani e la comunità locale. Queste iniziative offrono opportunità di apprendimento e di espressione artistica a persone di tutte le età e di tutti i livelli di abilità.
L’importanza della Casa degli Artisti si estende oltre i confini di Milano. Questo edificio storico è diventato un punto di riferimento per gli artisti provenienti da tutto il mondo. La sua reputazione come centro di eccellenza artistica ha attirato artisti internazionali che desiderano vivere e lavorare in un ambiente stimolante e creativo.
È anche un’attrazione turistica molto apprezzata. I visitatori possono ammirare le opere d’arte esposte nelle sue sale, esplorare il museo e partecipare a eventi culturali. La sua posizione nel quartiere di Brera, famoso per le sue gallerie d’arte e i suoi caffè storici, rende la Casa degli Artisti un punto di partenza ideale per esplorare la scena artistica e culturale di Milano.
# Non un semplice edificio
luca_coser IG – Casa degli artisti
La Casa degli Artisti a Milano è molto più di un semplice edificio storico. È un luogo che ha contribuito alla crescita e allo sviluppo dell’arte e della cultura nella città. La sua storia ricca di artisti famosi, le sue esposizioni d’arte e le attività educative lo rendono un centro di eccellenza artistica che continua ad ispirare e promuovere la creatività. Se sei un amante dell’arte e della cultura, la Casa degli Artisti è sicuramente un luogo da visitare durante il tuo soggiorno a Milano.
Triennale – Museo del design – Via Alemagna 6 (Parco Sempione)
Fra il Castello Sforzesco e la Torre Branca è ubicata la Triennale Milano che ospita al suo interno anche il Museo del design italiano. C’è anche un teatro che ospita spesso spettacoli di danza e musica. Un luogo significativo per la città e da cui raggiungere facilmente altri siti di interesse come l’Arco della pace o l’Acquario civico.
# Pranzare da Acanto
Credits principesavoia IG – Ristorante Acanto
Eleganza e lusso caratterizzano questa location di design che propone piatti raffinati di cucina classica contemporanea. Durante la bella stagione è possibile sostare negli spazi del giardino all’italiana che accoglie la clientela elitaria che si reca qui. Una location moderna per sentirsi parte della Milano che conta tra uomini d’affari e celebrities di fama internazionale.
# Spa session Al Palazzo Arcivescovile
thelongevitysuite IG – Longevity suite
Dopo una passeggiata al Quadrilatero della moda, il doppio accesso dell’Hotel Portrait facilita l’ingresso presso la nuova spa interna. L’area benessere, The longevity suite, è aperta anche agli ospiti esterni, proponendo evolute pratiche antiage finalizzate ad ottenere equilibrio tra corpo e mente. La spa è arricchita dalla presenza di un bagno turco, sauna, zona relax e palestra.
# Aperitivo al bar Basso
Credits: @e15furniture Bar Basso
Non si può rinunciare ad un aperitivo nel locale simbolo della Milano da bere. Un bar storico dove recarsi dopo il lavoro, per socializzare, osservare e perché no, essere visti, sorseggiando il mitico Negroni sbagliato. In via Plinio, un indirizzo che è da decenni un punto fermo per la città di Milano.
# Cena stellata da Aalto
Credits romag73 – Aalto
In piazza Alvar Alto, all’interno di Torre Solaria, un locale sito nel cuore della Milano Verticale. Sala panoramica con pietra, legno e larghe vetrate. Il menù è un sapiente mix tra sapori giapponesi e cucina italiana per una esperienza culinaria fusion di altissimo livello all’interno di una location di avanguardia che ben si inserisce nel contesto di una metropoli sempre più internazionale.
# Una notte da sogno al Principe di Savoia
Credits: principesavoia iG – Hotel Principe di Savoia
Uno degli hotel più esclusivi in Italia è un vero e proprio tempio del lusso in piazza della Repubblica. Una incredibile esperienza dove godere dei servizi in linea con un hotel 5 stelle lusso, come la limousine messa a disposizione per esplorare la città, o la spa, la piscina coperta o la vasca idromassaggio ai piani alti della struttura. Non manca la palestra e una terrazza da cui godere di spettacolari panoramiche milanesi. E poi a nanna magari in una sontuosa suite imperiale.
Se in passato fare shopping nei mercati rionali poteva sembrare un’attività relegata alle persone meno fortunate, che non potevano permettersi di acquistare nei negozi convenzionali, ora non è più così. “Spulciare” e “scavare” tra le montagne di merce nei mercati rionali alla ricerca di capi firmati a prezzi bassissimi è diventato quasi un’attività nobilitante. Milano offre un’ampia varietà di mercati dove è possibile trovare tutto ciò di cui si ha bisogno. Eccone alcuni.
Il thrifting, la “nuova moda” dei mercati di Milano: quali sono i migliori?
# Mercato di San Marco – Brera
Credits: ViviMilano – mercato di san marco
Situato nel quartiere Brera, questo mercato rionale conta una quarantina di espositori, di cui una ventina propone abbigliamento ricercato e alla moda, mentre gli altri sono dedicati agli alimentari. È possibile trovarlo in via San Marco il lunedì e il giovedì mattina.
# Fiera di Sinigaglia
Credits: Fiera di Sinigaglia (FB)
Questo mercato, situato a Ripa di Porta Ticinese, si tiene ogni sabato dalle 8 alle 18. Si tratta di un antico mercatino delle pulci che fa parte della storia di Milano, con oltre 100 bancarelle che si estendono lungo l’Alzaia del Naviglio Grande.
Tra viale Papiniano e Piazza S. Agostino, questo è il mercato rionale più grande di Milano. Tra le montagne di vestiti e accessori, è il luogo ideale per fare ottimi affari. Oltre all’abbigliamento, si possono trovare anche fiori, generi alimentari, frutta e verdura.
# East Market Milan
Credits: East Market Milano
Situato in via Mecenate 88/A, questo mercato dell’usato e del Vintage si tiene circa una volta al mese. L’ingresso costa 5 euro e oltre agli stand e alle bancarelle, si possono trovare numerosi food truck e musica dal vivo.
# Mercato Fauchè
Credits: ViviMilano.it – mercato Fauchè
Considerato uno dei mercati più noti di Milano, qui è possibile fare la spesa tra più di cinquanta banchi alimentari e fare shopping tra un centinaio di bancarelle fornite di abiti griffati, seta e cashmere. È famoso soprattutto per le scarpe di marca, il cashmere e il cibo gourmet.
Situato in via Garigliano, questo mercato si tiene tutti i martedì e sabato mattina. Offre un’ampia scelta tra numerose bancarelle che affollano le strade del quartiere, dai banchi alimentari a quelli di abbigliamento e accessori. Il punto forte è l’ampia selezione di calzature.
# Basar
Credits: ViviMilano.it – Bazar
Ogni secondo sabato del mese, in via Arena 25, si tiene il Basar, un mercatino solidale dove è possibile trovare libri nuovi e usati a prezzi vantaggiosi, oltre a oggetti, vestiti usati, borse, cappelli, scarpe e spesso anche abiti nuovi donati da stilisti a prezzi modici.
Il nostro Paese vanta una delle più estese reti ferroviarie di Alta Velocità del mondo: settima con quasi 1.100 km secondo l’UIC, l’Unione Internazionale delle Ferrovie. Ma quanto corrono in media i treni italiani lungo tutta la rete?
# Una rete ferroviaria di 16.832 km e circa 2.200 stazioni
pixabay – Binari
In Italia prosegue la costruzione di linee dell’Alta Velocità, con un’estensione di 1.097 km la nostra rete è settima nel mondo secondo l’UIC, l’Unione Internazionale delle Ferrovie. Contando tutto il sistema ferroviario, che comprende anche linee percorse da treni regionali, intercity e frecciabianca, si contano 16.832 km di linee, 24.567 km di binari e circa 2.200 stazioni.
# Italia terza in Europa per velocità media con 169,9 km/h
Hystory Cool kids
Se con Frecciarossa e Italo si raggiungono in alcune tratte i 300 km/h, non tutti i treni possono spingersi a tanto anche per via dell’infrastruttura ferroviaria e della linea servita. Il nostro Paese però non si posiziona male nella classifica europea delle velocità media sui binari, almeno in questo caso non è fanalino di coda: con 169,9 km/h viene superata solo da Spagna, prima con una media di oltre 199 km all’ora, e Francia con 196 km/h. Dietro di noi troviamo la Germania con 141,6 km/h e il Regno Unito con 134,4 km/h.
Alle nostre spalle anche Svezia, con 122,4 km/h, Polonia, Austria, Russia e Svizzera rispettivamente con 113,6 km/h, 106,8 km/h, 104,2 e 102,2 km/h.
# Disastro est Europa, Finlandia, Norvegia e i Balcani: nessuna raggiunge almeno i 100 km/h. La peggiore è l’Albania
PublicDomainPictures-pixabay – Albania
Tutto il blocco delle Nazioni dell’est Europa, eccetto appunto Polonia e Russia, rientrano nella top ten, così come Finlandia e Norvegia, tutta l’area dei Balcani, Olanda, Belgio, Danimarca, Irlanda e Portogallo. Nessuna di queste arriva almeno ai 100 km/h. A segnare il record negativo è l’Albania, dove i treni “corrono” ad una media di appena 27,6 km/h.
I flower bar sbocciano a Milano: i 5 locali da non perdere
#1 Potafiori
Credits fracipxx IG – Potafiori
In zona Bocconi, una vera e propria istituzione: un meraviglioso mix di cibo e fiori in una location dal design minimal dove, già dalla mattina si può mangiare curiosando qua e là o farsi preparare un bouquet di fiori profumati. Cucina tradizionale italiana per una cena o sfiziosità varie per un aperitivo. Fiori e piante assemblati con fantasia per dare vita a creazioni floreali uniche. In Via Salasca 17.
#2 Fioraio Bianchi
fuorisalone IG – Fioraio Bianchi
Altro locale storico nella suggestiva cornice di Brera, tra pareti vintage, arredi in legno, luci soffuse. Il tutto arricchito da fiori e piante bellissime. A coronamento di ciò, un menù impostato sui piatti della tradizione italiana abbinati a un’ampia selezione di champagne. In Via Montebello 7.
#3 Mint garden
mint_garden_cafe_bistrot IG – Mint Garden
In una traversa di corso Buenos Aires. Alla mattina per un caffè, poi per una pausa pranzo o ancora per un aperitivo, una location che assomiglia a un bistrot parigino dove assaggiare uno sfizioso brunch tra bouquet di fiori freschi, vasi e vasetti tutti acquistabili. In Via Felice Casati 12.
#4 Bici e radici
paolettayeah IG – Bici e radici
In un quartiere ormai diventato iconico, Nolo, si trova questo locale particolare con fiori e biciclette e con angolo bar e caffetteria, munito di un gradevole dehor esterno. Qui si può sorseggiare un buon caffè oppure sostare per un aperitivo a base di vino o birre artigianali. Un negozio di quartiere tra biciclette, fiori freschi e un piccolo angolo libreria dedicato al mondo delle biciclette. In Via Nicola d’Apulia 2.
#5 Fiuri Milano. Flowers and coffee
julietvampire IG – Fiuri
In zona Isola, un locale dove il profumo del caffè e dei croissant si mescola a quello delle piante e dei fiori. Bouquet freschi, composizioni di fiori secchi e piante rampicanti, arricchiscono il fascino di questo locale dall’atmosfera retro dove si può ascoltare musica jazz e assaggiare torte artigianali, biscotti e mille sfiziosità. In piazza Fidia.
Non sono pochi i progetti che se fossero stati realizzati a Milano avrebbero contribuito a cambiarle il volto in meglio, a migliorare la vita dei cittadini e rendere la città più internazionale. Abbiamo selezionato i 7 più significativi, tra i quali una truffa, oltre a un raddoppio mancato e un progetto impossibile. Verranno mai riesumati, un giorno?
#1 Riapertura dei 7,7 km di Navigli interrati negli anni ’30
Nonostante oltre il 90% di votanti abbia scelto il “Sì” a referendum del 2011, il ripristino della funzionalità delle Conche di Viarenna e dell’Incoronata, così come i lavori per la riapertura di Navigli non sono mai partiti. Anche il sindaco Sala l’aveva indicata come priorità e il Politecnico di Milano ne aveva già predisposto il progetto, con relativi costi da sostenere poco inferiori a 500 milioni di euro. La completa riapertura dei canali, interrati negli anni’30, avrebbe previsto la completa navigabilità con avrebbe un’estensione totale di 7,7 chilometri, con itinerari navigabili e ciclabili tra i fiumi Ticino e Adda.
I concomitanti cantieri della M4 avrebbero consentito di operare delle parziali riaperture, insistendo il tracciato della metropolitana sulla cerchia dei Navigli, ma ora con la conclusione degli scavi delle gallerie e la successiva copertura dei cantieri che seguirà, il sogno di vedere di nuovo i Navigli si fa sempre più remoto.
Credits: repubblica.it – Progetto riapertura navigli
#2 Il porto di Porto di Mare: la nuova Darsena di Milano
Credits: naviglireloading.eu – Progetto Darsena a Rogoredo
Già dalla fine dell’800, la Darsena di Milano risultava ormai insufficiente per ospitare la grande mole di materiali trasportati dai barconi che scendevano dal Lago Maggiore o risalivano il Po, rispettivamente tramite il Naviglio Grande ed il Naviglio Pavese. Per questo motivo nel 1907, il Genio Civile presentò un progetto che prevedeva un porto a Rogoredo, a sud di Porta Romana, punto naturale di convergenza delle acque che colano dalla città. Nel 1917 il progetto venne approvato, l’anno dopo si costituì l’azienda portuale e in quello successivo, il 1919, cominciarono i lavori.
Con la chiusura delle agenzie portuali padane da parte di Mussolini nel 1922, i lavori si fermarono, l’area oggetto si riempì di acqua di falde, finendo per diventare un laghetto per la pesca.
Dopo alcune rivisitazioni e ampliamenti del progetto, venne costituito il Consorzio Canale Milano-Cremona e nel 1972 cominciarono gli scavi di 20 sui 65 km del progetto complessivo, tra Cremona e l’Adda, che vennero interrotti a 16 km del Po. Nel 1973 il Comune di Milano decise di prendere in affitto la cava del Porto di Milano, ribattezzata dai milanesi “Porto di Mare”, dal Consorzio del Canale e destinarla a discarica mettendo la pietra tombale al progetto della nuova Darsena al “Porto di Mare”. La realizzazione della tangenziale est nel 1986 e la chiusura del Consorzio Canale Milano-Cremona chiuse definitivamente la vicenda.
#3 La linea M6, l’ultima metro radiale mancante a Milano
La linea M6 con le varianti previste nel PUMS
Il progetto di base, ipotizzato già nel 2010 dalla Giunta Moratti, prevedeva 37 fermate con partenza dall’area di Certosa-Rho fiera-Stephenson e sotto l’asse del Sempione, con direzione Noverasco o Ponte Lambro.
L’ultima versione delle linea del 2016, ora colorata di rosa, avrebbe l’obbiettivo di collegare la periferia nord-ovest e quella sud-est di Milano, passando per il centro della città. In questo modo: dopo avere intersecato Domodossola FN-M5, scenderebbe verso il nodo di Cadorna e poi avrebbe due possibilità, o incrociarsi a Missori con la M3 o con la linea verde, per poi passare dalla fermata dello spicchio di “circle-line” Tibaldi e infine avrebbe due alternative: andare fino a Noverasco verso sud lungo Ripamonti oppure fino a Ponte Lambro incrociando la M3 a Rogoredo. Si coprirebbero così due aree importanti, ad oggi scoperte, come quella compresa tra Quarto Oggiaro-Certosa-Sempione a nord oveste quella del municipio 5 a sud con la sola fermata di Piazza Abbiategrasso.
#4 Tunnel stradale Expo-Linate per “sotterrare” il traffico
Il progetto per potenziare l’offerta di mobilità tra Linate e la Fiera
Il progetto pensato sempre durante la Giunta Moratti consisteva in un tunnel di 14.5 chilometri che dall’aeroporto di Linate avrebbe dovuto portare al quartiere dell’Expo per poi concludersi a Molino Dorino con 9 ingressi, con relativi svincoli e varchi, che dovrebbero drenare parte del traffico di superficie. L’investimento di 2 miliardi di euro, dei quali il 40% pubblici, venne archiviato in sede di approvazione del Pgt nel 2012.
#5 Corso Sempione trasformato negli Champs-Elysées di Milano
Un progetto datato 2012 dell’architetto portoghese Alvaro Siza che avrebbe potuto essere pronto per Expo, e avrebbe risolto problemi di parcheggi, vivibilità e decoro del corso più suggestivo di Milano. 7 marzo 2012. In sintesi era prevista la soppressione della carreggiata centrale, da destinare a grande giardino, “un sistema da comprendere in quello di riqualificazione delle strade cittadine dirette all’area dell’Expo 2015, la cosiddetta “via di terra”. Tutta la Zona Sempione avrebbe beneficiato di questo intervento, trasformandosi in una combinazione di arte, grazia urbana, edifici residenziali, con Via Tommaso Agudio cuore del progetto nella porzione orientale del sistema. Ecco il video esplicativo della riqualificazione di Corso Sempione.
#6 Il Ponte di Porta Romana, per ricucire i quartieri separati dallo scalo
Il progetto del Ponte di Porta Romana del 2016, proposto dal Centro Studi TAT avrebbe consentito di ricucire due porzioni di quartieri del sud di Milano separati da uno scalo ferroviario. Il ponte sarebbe stato “realizzato con una struttura a secco e con limitati elementi fondazionali”, senza richiedere “opere di bonifica o di trattamento preventivo dei suoli“, con una pendenza del 5%, un’ossatura modulare prefabbricata in acciaio, un piano di calpestio in legno e con illuminazione notturna.
Il percorso di circa 250 metri sarebbe partito dall’attuale Largo Isarco, accanto all’ingresso di Fondazione Prada, e, superando l’area dismessa e oggi inaccessibile dello Scalo Romana, sarebbe arrivato oltre la ferrovia, in zona Piazza Trento-Viale Isonzo.
Credits: milanoalquadrato.com – Monte Stella in realizzazione
L’unico monte di una città di pianura, il Monte Stella o Montagnetta di San Siro, è una collinetta artificiale con un’altezza di quarantacinque metri sul piano sottostante. Nel progetto originario del 1946, avrebbe dovuto essere alta il doppio, ma venne limitata a causa di spinte laterali del terreno che potevano creare problemi ai vicini edifici di via Isernia, sul lato orientale.
#7+1 La grande truffa: Il grattacielo di 500 metri, il più alto del mondo
Negli anni sessanta mentre con il Grattacielo Pirelli si superava per la prima volta in altezza i 108 metri della sommità della Madonnina sul Duomo, si lavorò su un progetto incredibile: un supergrattacielo di 500 metri che se fosse stato realizzato sarebbe diventato a quei tempi il più alto del mondo, e ancora oggi tra i più alti. Purtroppo il progetto del tal Mario Palanti non era altro che una truffa. Questo il parere del procuratore di Milano, in accoglimento alla denuncia di uno dei finanziatori del progetto che aveva sborsato 160 milioni di lire per il progetto rimanendo con un pugno di mosche.
# Special guest: abbattimento del Passo del Turchino per eliminare la nebbia in Pianura Padana
L’originale proposta è da ascrivere a Piero Diacono, già tranviere ATM, protagonista di una memorabile asserzione durante una puntata del 1978 di Portobello, trasmissione condotta da Enzo Tortora. Ecco quanto si può vedere anche dal video: “Il principio è semplice: è lo stesso che cambiare l’aria in una stanza. Che cosa facciamo noi? Apriamo o due finestre o una porta e una finestra. In questo caso si crea un movimento circolatorio d’aria e si cambia l’aria in una stanza”. Proseguendo quindo con “aprire una finestra in Val Padana, in quanto la porta ce l’abbiamo già, da Trieste nelle Venezie. C’è un solo punto in cui aprire una finestra: qui, sul Passo del Turchino.”
Il Passo del Turchino è un valico appenninico situato tra Varazze e Genova, a 600 metri d’altezza e circa 12 km dal mare. In sostanza, Diacono propose di spianarlo per liberare la Pianura Padana dalla piaga della nebbia grazie ai venti che sarebbero arrivati dal Mar Tirreno.
Da riscoprire per vincere la grande piaga di Milano: l’inquinamento?
Quando appresi della sua morte andavo ancora alle elementari, ci rimasi male, come per la perdita di un parente, o di un vicino di casa, con cui hai una buona confidenza. Era bello sapere che ci fosse. Accendevi la Tv per qualche evento sportivo e lui era lì, tra il pubblico, oppure direttamente sul prato a salutare o ad abbracciare i giocatori. Erano i tempi del calcio in bianco e nero, del tennis di Adriano Panatta che sale sulle tribune e si mette a picchiare il pubblico e del “19.72” di Pietro Mennea sui 200 metri.
# Il simbolo della partecipazione attiva agli eventi sportivi
wikipedia – Serafino a Buenos Aires
Per chi ha i capelli grigi e segue lo sport nelle più svariate versioni, la figura del “supertifoso” Serafino è una sorta di mito profano, che rimane ricordato negli anni, nei decenni, come il simbolo della partecipazione attiva agli eventi sportivi: calciatori, cestisti, pallavolisti, tennisti… l’importante, per Serafino, era che rappresentassero la nostra nazione. Quando ancora “Forza Italia” non era un partito politico ma l’incitamento sportivo alla maglia azzurra, qualunque fosse stata la disciplina. Giuseppe Serafini (questo era il suo vero nome di Serafino) nacque a Milano il 23 maggio 1946. Non tifava una specifica squadra, lui amava tutte le società italiane e, naturalmente, tutto ciò che era “Italia”, indipendentemente dal tipo di sport. Era presente allo spareggio del 1972 per decidere lo scudetto del Basket, tra Simmenthal Milano e Ignis Varese e lui, malgrado fosse nato in terra meneghina, era lì a tifare per i varesotti.
# Ingaggiato da Milan, Inter e Juve
sportpeople.net – Serafino
Diverse società lo ingaggiarono per dare verve al tifo organizzato, tra cui, sia l’Inter di Mazzola che il Milan di Rivera e la Juventus di Altafini.
Serafino un po’ strano lo era: seguì tutta l’epopea della Pistoiese dal dilettantismo alla seria A, per poi passare al tifo organizzato del Palermo, chiamato direttamente dal Presidente Renzo Barbera, per animare i supporters rosanero. Nel 1979 entrò in campo durante la finale di Coppa Davis, facendo arrabbiare McEnroe e sorridere Panatta.
La Rai lo inquadrava sempre, perchè la sua presenza non passava inosservata, con i suoi 200 Kg di stazza e qual vocione da tenore che incitava gli atleti. Riusciva sempre a trovare i biglietti delle partite, spesso gratis, perchè si diceva che la sua presenza in tribuna portasse bene. Sempre pacioso e sorridente, un prezioso ricordo di un mondo sportivo che non c’è più, seppellito dagli influencer, dalle interminabili trasmissioni televisive e da internet.
Aveva la faccia tosta e convinceva gli addetti ai lavori a chiudere un occhio per potersi accasare, sulle tribune, in curva o direttamente sul campo, insomma in un posto in vista. Qualcuno oggi dice che Serafino, fosse ancora al mondo, farebbe l’influencer: io credo di no, lui amava troppo essere presente, per decsrivere raccontare eventi tramite il web. Certamente era un simbolo, ora diremmo “brand”, di un modo di vivere lo sport a 360°.
# La figurina a lui dedicata nell’album Panini e l’articolo su Newsweek
Serafino
Nell’album dei calciatori della Panini, edizione 1974-75, gli dedicarono una figurina che era una caricatura, mentre la rivista generalista americana “Newsweek”, gli riservò un articolo per descrivere le sfaccettature dell’italianità.
Serafino morì a Palermo il 17 aprile 1980, a soli 34 anni, sconfitto dalla sindrome di Pickwick, malattia che colpisce le vie respiratorie. Ricordo che, quando capitava di assistere a più eventi sportivi nell’arco di pochi giorni, c’era sempre qualcuno che ti diceva: “ma tu sei onnipresente, come Serafino!”.
I tre ubriachi, il monumento tragico diventato comico
# Ricordo di una tragedia della prima guerra mondiale: i 18 caduti di Porta Romana…
Si tratta di un manufatto bronzeo risalente agli anni venti del secolo scorso, da poco restaurato. Il monumento celebra il sottotenente milanese Giordano Ottolini e commemora 18 vittime di un bombardamento aereo austriaco sul quartiere di Porta Romana durante la Prima guerra mondiale.
# …ma i milanesi lo hanno trasformato nei “tre ubriaconi”
Il monumento è opera dello scultore Enrico Saroldi. Anche se è dedicato ai Caduti di Porta Romana ha acquisito un significato comico: viene infatti comunemente chiamato I Tri Ciucc, ovvero “I tre ubriachi”.
Il soprannome gli è stato affibbiato dall’umorismo dei milanesi perché sembrano rappresentate due persone che sorreggono un terzo ubriaco, all’uscita dell’osteria.
# Gli abiti “sbagliati”
Il soprannome non è l’unica stranezza del monumento. Se si fa attenzione, si può notare che i tre militari non hanno l’uniforme della Grande Guerra: c’è infatti un soldato della Lega Lombarda che richiama alla lotta contro l’Impero e ancora più perplessi lascia la presenza del legionario romano. Un riferimento a Porta Romana oppure, più probabile, all’impero romano come si usava spesso in epoca fascista. In breve: l’è un bel casino.
Un incubo per alcuni. Un cognome orrendo. Ma in questo caso non ci sono colpevoli. Cambiano le cose invece se si parla del nome di battesimo: in questo caso, a volte, sono i genitori ad avere un che di sadico. Come nel caso di un milanese nato a fine Ottocento.
Si dice che il cognome di una persona rappresenti il suo destino, mentre il nome di battesimo rappresenti la sua missione di vita. Doveva avere una missione molto breve un bambino che nacque a Milano nel 1873. Il suo nome era Moripresto. Moripresto Cavallari.
Il bimbo crebbe forte e sano, divenne un sarto e, malgrado il nome, visse in via Guicciardini al numero 1 fino a tarda età.
# Altri nomi discutibili nella storia d’Italia
Se si estende l’orizzonte all’intera Italia non mancano altri nomi di battesimo a dir poco discutibili registrati all’anagrafe. Tra i peggiori c’è Chissenefrega. Lo insidia Merdina, nome di battesimo che risulta scelto in più di un caso, forse perché considerato un segno di fortuna. Un nome molto utilizzato ma che solo nel corso del tempo ha assunto un valore negativo è quello di Pippa. Il caso più recente è forse quello del 2018, quando una donna di nome Assunta Schiappa ha fatto notizia perché ha cambiato legalmente il nome per evitare di essere oggetto di derisione.
Milano è la città delle primizie dal mondo, che arrivano qui prima che in ogni altra parte dello Stivale. Ma Milano vive anche di una sua originalità e capacità di sorprendere, in ogni campo.
#1 L'”originale” della Statua della Libertà è a Milano
Prima Milano. Seconda Parigi. Ma gli ultimi saranno i primi ed è così che la più famosa sia la copia rispetto all’originale. Potere della vetrina d’America. Qui la sua storia: La Statua della Libertà di Milano
Milano continua a rafforzare la sua reputazione di metropoli internazionale, seppur tascabile, grazie ai prestigiosi architetti di fama mondiale che stanno trasformando il suo skyline. Ecco una panoramica dei progetti futuri più attesi.
5 creazioni delle archistar attese nei prossimi anni a Milano
#1 La Torre Botanica multicolor e il restyling di Pirelli 39 (di Stefano Boeri, Diller Scofidio + Renfro)
Credits: Coima
Il progetto per la riqualificazione dell’area compresa tra via Pirelli 39 e via Melchiorre Gioia è stato affidato a un team di studi di architettura che include Stefano Boeri Architetti e Diller Scofidio + Renfro. Si tratta dell’ultimo tassello per completare quello che è diventato a tutti gli effetti il centro direzionale, o la “City”, di Milano. Sono due gli interventi programmati:
Credits: Coima
A fare compagnia al Bosco Verticale arriverà la “Torre Botanica”. Il nuovo grattacielo fungerà da autentico polmone verde, producendo 9 tonnellate di ossigeno all’anno e assorbendo 14 tonnellate di anidride carbonica grazie ai 1.700 metri quadrati di vegetazione distribuiti su diversi piani. Grazie alla varietà di piante presenti la facciata della torre residenziale cambierà colore con il susseguirsi delle stagioni.
Credits: Coima – Pirellino
L’ex edificio degli uffici comunali al numero 39 di via Pirelli conserverà la sua struttura originaria, ma sarà oggetto di una profonda riqualificazione. Verrà modernizzato per rispettare i più elevati standard di efficienza, con un rivestimento in vetrate. A impreziosirlo è prevista una terrazza panoramica all’ultimo piano.
#2 I grattacieli fratelli “Gioia 20 Est” e “Gioia 20 Ovest” (studio Citterio-Viel & Partners)
Credits: Urbanfile – Gioia 20
In Porta Nuova stanno sorgendo due nuove torri in vetro e cemento progettate dallo studio Citterio-Viel & Partners:“Gioia 20 Est”, alta 98 metri, situata di fronte a “Gioia 22”, e “Gioia 20 Ovest”, di 64 metri.
Questi edifici ad uso terziario, parte integrante del progetto Porta Nuova Garibaldi Varesine, riempiranno gli ultimi due spazi vuoti in questa area del Centro Direzionale, creando una cornice per via Melchiorre Gioia in direzione nord. Una prima assoluta in Italia, previsti in entrambe le torri, saranno gli ascensori Twin. Ne sono previsti 12. Questi ascensori innovativi garantiranno una gestione ottimale ed efficiente del flusso di passeggeri tra i vari piani degli edifici.
#3 La “Torre Faro” con belvedere panoramico, futura sede di A2A nell’ex-scalo di Porta Romana (Lo studio Citterio-Viel & Partners)
Torre Faro
1 of 3
Credits acpv - Torre Faro
Rendering Acpv - Torre Faro
Veduta Torre Faro da sud
Partiti i cantieri anche il primo grattacielo nel quadrante sud di Milano: la nuova sede milanese di A2A, la principale multiutility italiana. Progettata dallo studio Citterio-Viel & Partners, il futuro grattacielo, noto come la “Torre Faro”, riunirà i vari uffici attualmente dislocati in diverse sedi e prevede un’altezza di 145 metri per 28 piani complessivi Una delle caratteristiche distintive del progetto è la “spaccatura” centrale a circa 60 metri di altezza, che ospiterà giardini pensili, e il belvedere panoramico a circa 110-120 metri. Inoltre, la torre sarà dotata di avanzati sistemi di efficienza energetica e sostenibilità ambientale.
#4 Thetris, il nuovo grattacielo alla Barona (Stefano Belingardi Clusoni – BE.ST)
Thetris
1 of 3
Credits Urbanfile - TheTris
TheTris
TheTris vista laterale
Avanza la costruzione del nuovo grattacielo della Barona, denominato TheTris, sostituendo il progetto iniziale interrotto, Skydrop. La progettazione è stata affidata allo studio di Stefano Belingardi Clusoni – BE.ST. TheTris è una torre che si erge tra i 96 e i 100 metri di altezza, suddivisa in tre moduli, da cui deriva il suo nome. Questi moduli comprendono un primo blocco di 8 piani, un secondo di 6 piani e un terzo di 4 piani, portando il totale dei piani previsti a essere compreso tra 21 e 25.
L’edificio ha già raggiunto l’altezza definitiva, anche i rivestimenti sono prossimi alla vetta, e pertanto potrebbero terminare tre la fine del 2024 e l’inizio del 2025.
#5 Citywave: il quarto grattacielo di Citylife soprannominato “lo sdraiato”(di Bjarke Ingels Group -BIG)
Citywave
Lo studio danese Bjarke Ingels Group (BIG) ha progettato il quarto grattacielo di CityLife: Citywave Gate. Molti milanesi l’hanno già ribattezzato “lo sdraiato”, per completare il trittico di soprannomi delle tre torri (il dritto, lo storto e il curvo), questo edificio rappresenterà la nuova porta d’ingresso alla città nel quartiere dell’ex-fiera. Il complesso è composto da due edifici indipendenti, collegati da una struttura sospesa a portico di 140 metri di lunghezza. Sotto il portico si troveranno spazi di lavoro, negozi, ristoranti, due corti private e un rooftop bar con piscina.
CityWave
L’edificio più basso, alto circa 50 metri, ospiterà un hotel di 10 piani con oltre 120 camere, mentre l’edificio più alto, destinato ad uffici, raggiungerà i 110 metri di altezza nella sua parte più elevata. Il rivestimento in pannelli fotovoltaici della struttura costituirà il parco fotovoltaico più grande di Milano e tra i più grandi d’Italia con una produzione di energia stimata in 1.200 MWh l’anno.
Il cantiere è i piena attività e l’ultimazione dei fabbricati è prevista entro la fine del 2025, con possibile inaugurazione entro le Olimpiadi di Milano Cortina 2026.
L’Istituto nazionale ricerche turistiche prefigura un’estate da record per la presenza di turisti in Italia. Tra le mete lombarde ce ne sono tre in particolare che sono prossime al tutto esaurito. Foto cover: Bellagio @linds.waddell IG
Le tre mete d’oro in Lombardia per i turisti della prossima estate
# Prenotate già il 50% delle camere nelle strutture ricettive italiane per l’estate 2024
Credits LunarSeaArt-pixabay – Gondola a Venezia
Isnart, l’Istituto nazionale ricerche turistiche, ha fatto un’analisi sui flussi turistici di questa primavera e una proiezione di quelli previsti per l’estate. I dati elaborati dallo strumento di location intelligence Stendhal, usato per analisi predittive dei fenomeni turistici che utilizza big data generati dalle mobile app presenti sugli smartphone dei turisti, mostrano come tra marzo e aprile siano stati contati 10 milioni di turisti sul territorio nazionale, di cui oltre la metà stranieri.
# Le più visitate dagli italiani: Roma, Milano e Rimini
pexels-skitterphoto – Roma
In primavera gli stranieri, soprattutto europei, hanno costituito gran parte dei flussi delle grandi città con oltre il 64,5% sul totale pari a più di due milioni di turisti solo tra Roma, Venezia, Milano e Firenze. Per quanto riguarda il turismo internoRoma, Milano e Rimini si sono prese le prime tre posizioni.
# Le mete preferite in Lombardia: Milano, Bellagio e Livigno
Milano è viva
In prima file tra le mete lombarde pronte a fare il tutto esaurito in estate c’è Milano, che dopo il record di turisti nel 2023 punta a confermarsi e probabilmente a superarsi. Un trend destinato a continuare almeno fino alleOlimpiadi Invernali del 2026 quando si prevede un overbooking, dato i soli 250 mila posti letto a disposizione e, ad oggi, 513 mila arrivi previsti con una crescita stimata del 34% rispetto allo stesso periodo del 2023.
Credits beau_gio IG – Livigno
Altra destinazione super ricercata è Livigno, anche lei in trasformazione in vista dell’evento a cinque cerchi, la regina delle montagne lombarde conosciuta anche come “Piccolo Tibet” per il suo clima secco e freddo. Se in inverno è frequentata per le sue piste da sci e snowboard, in estate è una meta ideale per attività all’aria aperta come escursioni, mountain bike e trekking. Perfetta anche per gli amanti degli shopping duty-free, dato che è zona franca.
Credits abbylizmiller IG – Lido di Bellagio
Passando dalla montagna al lago troviamo Bellagio, la “Perla del Lago di Como”, famosa per le sue strette viuzze, le eleganti ville storiche come Villa Serbelloni e Villa Melzi e i giardini ben curati. Il borgo, situato sulla punta del promontorio che divide il Lago di Como nei suoi due rami meridionali, offre viste mozzafiato sul lago e sulle montagne circostanti. Da qui si raggiunge in pochi minuti di traghetto un’altra gemma ricercata dai turisti: Varenna, il borgo colorato con la suggestiva passeggiata degli innamorati.
La linea M4 è la quinta metropolitana entrata in funzione a Milano. La prima tratta è stata aperta nel 2022, la seconda fino a Linate nel 2023, il resto è previsto entro la fine del 2024. Scopriamo 7 cose che (forse) non conosci sulla linea blu.
M4: 7 cose che non sai sull’ultima metro di Milano
#1 Dateo è la fermata più profonda di Milano: si scende a meno 32 metri
Credits: metroricerche.com – Stazione tipo M4
Dateo è la nuova stazione più profonda della città. Con gli scavi si è scesi a meno 32 metri, superando il record precedente della stazione di Lotto della M5 con meno 25 metri. La costruzione così in profondità, nonostante M4 ed M5 si trovino a una media di meno 20 metri sotto la superficie stradale, è dovuta al passaggio della linea metropolitana sotto l’omonima stazione del passante con cui c’è l’interscambio.
#2 La prima metropolitana d’Italia con un aeroporto e la più veloce d’Europa a collegarlo al centro
Credits: Luigi Costanzo Fb – Banchina metro 4 Linate
A luglio 2023 la linea M4 è diventata la prima in Italia a collegare un aeroporto: quello di Linate, raggiungibile dal centro di Milano in soli 12 minuti. Nessun’altra città in Europa riesce a garantire un collegamento più rapido.
#3 Sarà la quarta linea…per lunghezza. Ma sarà superata
Mappa ATM 2021
L’apertura integrale della linea M4, previsto tra settembre e dicembre 2024 comprese alcune stazioni centrali in ritardo, diventerà la quarta linea per lunghezza.Con 15 km supererà la M5 che ne ha 13, e raggiungerà la M3 per numero di stazioni, 21. Una posizione destinata a perdere dopo il 2030 quando sarà realizzato il raddoppio della linea M5, fino a Monza, destinata a diventare la terza linea per estensione.
Nonostante l’istruttoria per la linea 4 fosse pronta già nel 2005, e il progetto stesso fosse antecedente a quello della linea M5, diversi imprevisti ne hanno ritardato la costruzione. Un fattore significativo è stato il riacquisto delle obbligazioni e del controllo di A2A da parte della Giunta Moratti, che ha rallentato il finanziamento del progetto. L’appalto è stato assegnato solo nel 2011 e i lavori per le prime tre fermate sono iniziati nel 2012. Successivamente, la realizzazione ha subito ulteriori ritardi a causa degli scavi archeologici e della pandemia di Covid-19, con l’inaugurazione, inizialmente prevista per l’Expo 2015 come per la linea lilla, posticipata all’inizio del 2021.
#5 È l’unica linea che non si collega a nessuna stazione principale di Milano
Credits: wiikipedia.org
Diversamente dalle altre quattro linee operative, la linea blu sarà l’unica una volta terminata non essere collegata a una delle principali stazioni per traffico e numero di passeggeri. La linea M1, infatti, ferma a Cadorna FS, la M2 serve sia Garibaldi FS che Stazione Centrale, entrambe con treni dell’Alta Velocità, la linea M3 si ferma a Rogoredo FS e Stazione Centrale, e la linea M5 serve Garibaldi FS. Al contrario, la linea M4 si collegherà solo con fermate del passante ferroviario o con linee suburbane.
#6 L’unica linea che ferma davanti a un ospedale
Credits: metro4.com – Stazione Sforza Policlinico
Nessun’altra linea metropolitana di Milano ha una fermata a servizio direttamente di un ospedale, l’Ospedale Maggiore o Policlinico, se si esclude la “Me-La”, il people mover che da Cascina Gobba sulla M2 collega all’Ospedale San Raffaele.
#7 Ha la più lunga tratta senza fermate intermedie
Repetti-Linate
Il tratto della linea blu che va da Repetti all’Aeroporto di Linate è il più lungo di tutte le metropolitane di Milano senza fermate intermedie, rimanendo all’interno del perimetro comunale. La distanza tra l’ultima fermata nel quartiere Forlanini e il capolinea est è di 3 km.
Milano ti rimane addosso: 7 cose che ti segnano per sempre dopo averci vissuto
#1 La voglia di fare
Milano spinge a fare sempre del proprio meglio. Coinvolge con il suo ritmo incessante e porta a sfidare i propri limiti. E’ come una corrente, basta immergersi una volta e si viene trasportati a una velocità pazzesca. Una corrente che anche se la si lascia, si scopre di averla ormai dentro per sempre. Dovunque andrai ti verrà voglia di fare qualcosa di grande.
#2 L’aperitivo
Credits: amilanopuoi.ocm
Ovunque ci si trovi a quell’ora scatta sempre il pensiero. Quando arrivano le 18 c’è l’istinto all’aperitivo. Il momento di socialità per eccellenza per staccare la spina o un’estensione dell’orario lavorativo ma in un’atmosfera più informale. La voglia dell’aperitivo scatta a prescindere, anche sulla Luna.
#3 Il giudizio estetico
Credits: pinterest
Il giudizio estetico di chi ha vissuto a Milano per il look o le architetture della città è inevitabile. Non solo: sa essere sprezzante e critico quando le cose non sono curate alla perfezione o non si adattano allo stile della città. Al contrario sa apprezzare le qualità di scelte pensate con attenzione. Questo modo di osservare la realtà accompagnerà in tutte le esperienze di vita chi si è immerso nella realtà milanese.
#4 Lo stile
Matilde Gioli – Icona di stile milanese (Credit: Instagram @matildegioli)
Lo stile milanese, sobrio e allo stesso tempo ricercato, che segue gli ultimi dettami delle moda ma che sa anche osare con accostamenti azzardati, è un altro marchio di chi vive o ha vissuto a Milano. E quando si vive altrove la differenza si nota. Ma questa raffinata sobrietà, questo rinunciare ai toni alti insieme a un fastidio per chi esagera lo si manterrà per sempre.
#5 L’apertura all’innovazione
credits: urbanlife.it
Milano è sinonimo di innovazione: dalla moda al food, dalle best practice amministrative esportate nel resto del Paese ai progetti avveniristici che guidano la città nella sfida con le altre metropoli europee. Soprattutto vale sempre il detto “tutto quello che non c’è a Milano non esiste”, perché tutte le novità nascono qui e solo dopo si diffondono in tutta Italia. L’apertura all’innovazione entrerà per forza di cose a far parte di chiunque ha vissuto a Milano, anche quando sceglie di andarsene.
#6 Confrontare il luogo dove si vive con Milano
Credits: unadonna.it – Lavoro al mare
Milano è un criterio. Ovunque si vada, da un’isola deserta a una megalopoli orientale, non potrà mai mancare il pensiero di confrontare qualcosa con Milano. Per chi ci ha vissuto Milano diventa un metro di confronto per qualsiasi cosa, dal cibo ai trasporti, dalla qualità della vita al lavoro o alla mentalità delle persone.
#7 Pensare: che succede a Milano?
coda inaugurazione
Milano ti rimane addosso, come un cordone ombelicale, che ti porta a sentirti milanese anche se ti sei trasferito dall’altra parte del mondo. Il pensiero va sempre a cosa sta succedendo a Milano. Quali eventi sono in calendario, quali sono i nuovi progetti che trasformeranno la città, qual è il suo rapporto con il resto d’Italia, che tempo sta facendo. Ed è subito nostalgia.
A tutti, dopo la discoteca, un concerto o una semplice serata, è capitato: voler mangiare. Al nostro soccorso arrivano alcuni locali e chioschi che rimangono aperti fino a tardi e offrono il loro servizio. Eccone alcuni.
Fame di notte? 10 locali aperti nelle tenebre di Milano
# Un panino farcito al Chiosco di Valeria
Credits: Zero.eu – Chiosco di Valeria
Luogo sacro per tutti e punto di ritrovo rinomato da anni. Famoso per i suoi panini super farciti, le bibite in versione extra large e i fritti disponibili a tutte le ore, offre anche molte opzioni vegetariane. Il menu è molto economico, alla portata di chiunque. Aperto fino alle 2 di notte. In Piazza Andrea Fusina 3 (Viale Argonne).
# Un hot dog tra i neon del Chiosco Maradona
Credits: Cibotoday.it – Chiosco Maradona
Famoso e riconosciuto da tutti per le sue lucine al neon, questo chiosco richiama lo stile della città partenopea con i suoi panini che dominano il locale. Offre panini, hot dog, toast e hamburger. Aperto fino alle 4 del mattino. In Via Odoardo Tabacchi 33 (zona Bocconi).
# Le Capannelle, da oltre mezzo secolo il ristorante dei nottambuli
Credits: Cibotoda.it – Le Capannelle
Punto di riferimento da oltre mezzo secolo per chi fa le opere piccole a Milano. Cucina aperta fino alle 6 del mattino, il loro punto forte è l’ampia offerta: pizza, primi piatti, carne e pesce. L’atmosfera è un po’ spartana, ma soddisfa pienamente i suoi frequentatori nottambuli. In Viale Papiniano 23.
# La salamella degli avvocati al Boschetto da Gabry
Credits: Milanotoday.it – AL Boschetto
Inaugurato nel 2000 vicino al Tribunale, questo locale offre eccellente qualità e un servizio cordiale. Il menu varia dai classici dello street food a versioni più innovative. Il punto di forza è la salamella. Prediletto dagli avvocati che tirano fino a tardi, è aperto fino alle 6 del mattino. In Corso di Porta Vittoria 22.
# Anche Forno, l’Isola di pane e pizzette
Credits: Milanotoday.it – Anche Forno
Forno in zona Isola, offre sia opzioni salate che dolci. Cornetti, brioche da farcire, pizzette e molte varietà di pane sono i punti forti del forno. Chiude alle 3:30, alle 4:30 solo il sabato. Spesso si trova molta fila. In Via Carmagnola 5 b.
# I bomboloni di Mergellina Bakery
Credits: @mergellina_bakery (IG)
In zona Bocconi si trova il paradiso per gli amanti dei dolci, soprattutto del cioccolato. Nel menù si trovano bomboloni, ciambelle e brioche che si possono farcire con molte creme, dalle più classiche a quelle più particolari come Kinder Cereali e Kinder Bueno. Aperto tutti i giorni fino alle 2, mentre il sabato fino alle 3. In Viale Bligny 13.
# Margy Burger, i primi hamburger di Milano
Credits: TripAdvisor – MARGY BURGER
Vicino all’Università Statale si trova la prima hamburgeria di Milano, aperta ormai da oltre 50 anni. Punto di riferimento per molti studenti, sforna panini fino alle 2 di notte senza tregua. In Piazza Santo Stefano 2.
Locale storico, attivo dagli anni Novanta, il rifugio ideale per chi desidera cenare tardi con un buon trancio di pizza. Aperto fino alle 3, il sabato fino alle 5. In Viale Marche 65.
# Forno Barona, sempre aperto
Credits: FornoBarona.it
Alla Barona, a sud di Milano, si trova uno dei forni più celebri della zona. Qui si può trovare di tutto: non solo pane, ma anche pizze, brioche, caffetteria, pasticceria e tavola calda. Aperto 24 ore su 24. In Via Lago di Nemi 25.