Milano, SCANDINAVIA: il VILLAGGIO dei FIORI

Il filo rosso che lega Milano al Nord Europa

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Villaggio dei Fiori - Ph. @milano_sguardi_inediti IG

Anche a Milano abbiamo luoghi e quartieri dedicati ai Fiori: oltre alla celeberrima piazza romana intitolata alla donna amata dal generale Gneo Pompeo Magno, e ad un omonimo e microscopico quartiere milanese, infatti, esiste anche il Villaggio dei Fiori di Milano Ovest, eretto nello spazio che un tempo apparteneva a due storiche cascine.

Milano, SCANDINAVIA: il VILLAGGIO dei FIORI

All’inizio del secolo scorso si poteva dire che Milano conservasse ancora una certa vocazione rurale: era infatti letteralmente circondata da una campagna i cui segni sono oggi molto complicati da ritrovare nei quartieri densamente urbanizzati.
La parte occidentale della città era costellata di grandi e secolari cascine agricole, estese da Porta Vercellina sino ai comuni limitrofi di Baggio, Cesano Boscone e Corsico. L’intera area era attraversata dal fiume Olona e da molteplici rogge di ogni dimensione.

quartiere scandinavo
Foto di Amleto Cartossi (1955), raffigurante il retro della chiesetta dedicata a San Carlo, parte del complesso dell’antica Cascina Corba. Credits: Urbanfile

# In origine c’erano le cascine

Una lunga strada serpeggiava Corso di Porta Vercellina per portare alla cascina più importante della zona, l’Arzaga. Da quella via partiva una nuova strada che andava verso Lorenteggio ma che soprattutto conduceva ad altre due cascine, la Cascinetta e la Corba.

Oggi tutto questo non esiste più: in alcuni casi, le cascine rivivono nei nomi di alcune vie, si pensi a via Arzaga e a via Cascina Corba. La via Cascina Corba, oggi piena di villette unifamiliari e piccoli caseggiati, parte da Primaticcio e conduce a via Inganni. Cascina Corba resistette sino ai primi anni Cinquanta, quando cadde infine sotto le ruspe. Purtroppo in questo caso non si trattò di speculazione edilizia, bensì di grave noncuranza e negligenza nei confronti di manufatti a cui in quegli anni era stata data l’importanza di una qualsiasi baracca di legno.

# Il Villaggio finlandese

Credits: @cristinamalaussene
IG – Villaggio dei Fiori

Fu infatti tutt’altro legno a sopraggiungere: quello donato dalla ditta svedese Saffa nell’immediato secondo dopoguerra per suggellare con la nostra città un nuovo inizio per l’Europa, così che il Comune di Milano prese a modello proprio i tradizionali villaggi scandinavi per pianificare le costruzioni della nuova area, ufficialmente denominata Villaggio Finlandese e realizzata tra il 1947 e il 1953.

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Nei pressi del Villaggio dei Fiori, nei lotti ancora liberi e più prossimi alla Cascina Corba, ancora in piedi in quegli anni, vennero edificate altre case temporanee: infatti le casette finlandesi dovevano essere un rimedio di emergenza per gli sfollati dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Le case vennero quasi interamente occupate da immigrati provenienti dal Veneto e dal Mezzogiorno, nonostante fossero in realtà state costruite per dare conforto temporaneo a chi stava aspettando una casa dopo i bombardamenti. Vennero replicate in via Palmanova e nel Quartiere Omero. Il piano del quartiere è ancora oggi caratterizzato da lotti piccoli e contigui, disposti ortogonalmente, con case unifamiliari di un solo piano, circondate da un giardino privato. Alcune di quelle sono ormai state demolite per lasciar spazio a nuovi edifici a più piani, seppur sempre di piccole dimensioni.

# Una (ex) oasi felice?

 

Via Arzaga è uno dei cuori pulsanti del quartiere
 

Oggi il Villaggio finlandese è di fatto un agglomerato di case popolari che si estende tra via Lorenteggio, via Giaggioli e via dei Gigli all’interno del Municipio 6. I suoi abitanti denunciano: «Fino a 10 anni fa era un’oasi felice, adesso è degradata: viviamo nel disagio e ci sentiamo abbandonati».

Per questo negli scorsi mesi è stato avviato un Tavolo di Confronto a cui il Comune è invitato a discutere con gli abitanti di problematiche ambientali e sociali, pensando a come condividere nuovi progetti e iniziative. Un Tavolo dove siedono gli Assessorati alla Casa e alle Politiche Sociali, il Presidente del Municipio 6 Santo Minniti, la Presidente dell’attivissimo Comitato degli Abitanti del Villaggio dei Fiori Giovanna Cristina Rosetta Feroldi e i suoi Vice Presidenti Angelo Fiori, Alide Venturini e Bruno Barardi.

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Sono oltre sessanta gli alloggi sfitti nel quartiere, e si stanno moltiplicando le occupazioni abusive. Eppure, gli affitti non escono dal loop milanese e restano troppo alti: un problema sempre più endemico. Nonostante tutto, chi ancora ricorda i tempi della Saffa non esita ad affermare che il quartiere potrà tornare ad essere bellissimo.

# Il filo rosso che lega Milano al Nord Europa

quartiere scandinavo
Prozession im Nebel di Ernst Ferdinand Oehme (1828): druidi, architettura gotica e nebbia sono elementi fondanti della storia milanese

Il “passato finlandese” e scandinavo del Villaggio dei Fiori ci evoca un eterno ritorno nella storia di Milano: il legame col Nord Europa. La nostra città nacque infatti col nome di Medhelan (in mezzo alla terra, pianura) circa 600 anni prima di Cristo, fondata da una tribù celtica insubre e sviluppatasi attorno ad un santuario dedicato al Sole.

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Dopo essere diventata il centro più importante dei Celti Insubri, Milano fu occupata dai Romani nel 222 a.C. in seguito ad un violentissimo assedio, non prima che la popolazione locale si alleasse con l’incombente Annibale. Ma questa è un’altra storia.

Milano torna nordica sette secoli dopo, nel 569, quando la città si arrende alle truppe del re longobardo Alboino, e vi rimane per più di 200 anni. I Longobardi, mischiatisi ai Celti a partire dal 100 a.C. circa, sono originari proprio della regione svedese della Scania.

Ancora, Milano diventa una delle primissime città italiane ad essere toccata dall’architettura gotica, nata nell’Île-de-France capetingia nella prima metà del XII Secolo.

Il segno di amicizia che la Svezia dimostrò alla popolazione milanese 100 anni or sono e che portò alla nascita del Villaggio dei Fiori non è quindi che un ennesimo esempio della natura del sostrato meneghino sempre teso tra Baltico, Mitteleuropa e Mediterraneo e che caratterizza in maniera unica la nostra storia, la nostra identità e l’atmosfera della nostra città.

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HARI DE MIRANDA

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Hari De Miranda
Giacché questa è la verità: ho abbandonata la casa dei dotti e ne ho chiusa la porta dietro di me.