“MILANO non sei più TU”: quello che abbiamo PERSO negli ultimi anni

Che cosa è successo a Milano?

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Ph. @milanographies IG

Sembrava proiettata verso le stelle. Senza più limiti, una delle città più attrattive d’Europa, forse del mondo. Poi come a Icaro la troppa luce ha fatto sciogliere le ali ed è piombata in una stagione completamente diversa. Fatta di qualche sprazzo di luce ma molte, troppe ombre. Ma che cosa è successo a Milano in questi ultimi anni? Ph. Cover: Ph. @milanographies IG

“MILANO non sei più TU”: quello che abbiamo perso negli ultimi anni

Milano non è più quella di qualche anno fa. Il periodo magico che va da qualche anno prima di Expo all’inizio della pandemia è un ricordo lontano. Difficile ritrovare nella Milano di oggi quella magia fatta di opportunità, energia e orizzonti che parevano sconfinati. Dove è andata a finire quella Milano? E in che cosa quella di oggi è diversa da quella di allora?

#1 Il “Dark Side” del boom di immobiliare e turismo

Credits: @webantv IG
Murales AMA in via del Turchino a Milano

La Milano ruggente vedeva una crescita in tutti i settori. Quella di oggi è invece estremamente settoriale. Su tutto domina l’immobiliare con i prezzi delle case che hanno raggiunto vette altissime. A questo successo hanno contribuito anche delle leve “aliene” a Milano: il grande numero di compratori in arrivo dall’estero attirati anche dai vantaggi fiscali per i residenti stranieri e il record di ingressi turistici. Per gli appartamenti di prestigio un compratore su tre è residente all’estero e per quest’anno si supererà quota 10 milioni di arrivi turistici.

La conseguenza? Sempre più proprietari preferiscono lasciare vuote le loro case per destinarle solo ad affitti brevi mirati ai turisti. Affitti brevi, prezzi delle case alle stelle, insieme al rialzo dei tassi di interesse costituiscono una miscela esplosiva per studenti e lavoratori in cerca di un alloggio a Milano. Studenti e lavoratori spesso costretti a ripiegare fuori Milano: questo porta da un lato frustrazione, dall’altro uno svuotamento delle componenti più vitali e creative della città. Non solo: una città che prosperava grazie alle numerose attività e imprese di successo sta sempre di più diventando una città di “palazzinari” e di “affittacamere”, come spesso accade per le città ormai prive di un tessuto produttivo. 

#2 Il lavoro a distanza 

Credits: breaking travel news. Smart Working sul Monte Bianco

Un altro fattore di svuotamento e di cambiamento di prospettive. La pandemia, con le relative restrizioni, ha colpito Milano più di qualunque altra grande città italiana. E le ferite ancora non sono del tutto rimarginate. Quelle psicologiche, innanzitutto: una città che faceva dell’incontro e della fiducia negli altri un suo grande fattore di forza ha subito un trauma quando ha dovuto indossare la veste della diffidenza, trattando il prossimo come un pericolo mortale. Un trauma che sembra ancora presente nell’atteggiamento di molti che proseguono a guardare con sospetto gli altri. Ma ci sono anche effetti più misurabili come quello del lavoro a distanza. Si fanno meeting via internet, sempre più lavoratori chiedono come bonus le giornate di lavoro a casa, siamo entrati nell’era dello smart working. Intelligente per il lavoratori ma piuttosto dannoso per una città che faceva della prossimità la leva principale per la moltiplicazione delle opportunità. Il lavoro a distanza ha portato sempre più persone a capire che possono lavorare a Milano senza stare a Milano. 

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#3 La città fortino

Le politiche dell’amministrazione hanno diffuso la sensazione che Milano da città aperta sia diventata una città fortino. Dove chi vive in centro si difende da chi arriva dalle periferie e chi vive in periferia si difende da chi arriva da fuori. Non solo: si sono alimentate delle piccole guerre tra mezzi di mobilità diversi. Ciclisti in guerra contro gli automobilisti, entrambi contro i monopattini, i pedoni contro tutti. Chi circola in auto si sente come se attraversasse le forche caudine, dimenticando che chi va in auto Milano non lo fa per piacere ma per necessità. L’auto è diventata una colpa e un incubo a Milano, non solo per gli accessi ma anche per parcheggi sempre più impossibili, soprattutto nelle zone centrali. La città fortino è segnata da una difesa della propria posizione, dall’ostilità per chi fa parte di un gruppo “diverso”, ma non solo. E’ anche un luogo dove chi circola si sente stabilmente nel mirino invece di sentirsi accolto in un ambiente ospitale. 

#4 Il paradosso della sicurezza: tutti supercontrollati tranne i delinquenti 

Credits: blog.urbanfile.com
Lambrate degrado

Il paradosso della sicurezza. Una città dove chiunque è sotto costante controllo delle telecamere, dove ogni più piccola infrazione viene punita senza pietà, lascia invece la delinquenza a mano libera. Tutti super controllati e puniti per un accesso o una sosta sbagliati, ma lasciati allo sbando con la vera delinquenza. Forse perché il cittadino che fa un’infrazione è un business, mentre i delinquenti non lo sono?

#5 La deriva provinciale: da cuore d’Europa all’abisso italico

Ph. geralt – pixabay

Derby di Champions a parte, Milano negli ultimi anni ha perso di vista le altre grandi città d’Europa. Fino al dopo Expo Milano era in concorrenza con Londra e con le altre grandi città d’Europa in qualunque tipo di classifica, dagli universitari alle start up. Ormai in quelle classiche di Milano c’è poca traccia: ha perso punti sotto ogni punto di vista ed ormai si confronta solo con le altre città d’Italia. Questo cambiamento di orbita porta due problemi per Milano: il primo è che perde la sua caratura internazionale e sta diventando sempre più provinciale misurandosi con resto d’Italia cosa che la estrania nella sua identità storica. Il secondo problema è che Milano sta inevitabilmente venendo risucchiata da un clima paese in progressivo logoramento da vent’anni a questa parte. La città che doveva assumere il ruolo di gancio del paese col resto d’Europa ha abbassato la testa, diventando invece sempre più lo specchio di un paese che sta precipitando nella periferia del mondo occidentale.

# Come riprendere quota?

Foto di (c) Andrea Cherchi
Foto di (c) Andrea Cherchi

Si tratta di una tendenza irreversibile o si può invertire la rotta? Difficile saperlo, sicuramente per cambiare le cose occorre un repentino mutamento strategico. Dove le tre priorità di azione principali sembrano queste.

#1 Rilanciare la città stato. Tutte le grandi città del mondo sono dotate di un’autonomia straordinaria che le porta ad avere lo status da regione, o “città stato”, capaci di interagire direttamente con i loro governi nazionali. L’autonomia consente di potersi misurare ad armi pari con le loro omologhe internazionali, rappresentando così una specie di aeroporto internazionale per attirare imprese, capitali e talenti dall’estero. L’Italia è l’unico grande paese d’Europa senza avere delle “città regione”, come se avesse solo aeroporti domestici. 

#2 Tornare città aperta. La forza di Milano nei secoli è stato il suo grado di apertura e di libertà concesso a chi veniva a lavorare. Si deve avere il coraggio di eliminare tutti i muri costruiti contro chi viene a studiare o a lavorare in città. Muoversi a Milano non può essere una colpa, qualunque sia il mezzo di trasporto utilizzato. 

#3 Ripristinare l’unione della comunità. L’altra grande forza di Milano è la sua comunità. Dividerla in categorie in lotta tra loro in base al mezzo di trasporto utilizzato o in base al luogo di domicilio oppure creando aree di privilegio significa distruggere la sua forza. Una responsabilità che ogni cittadino deve però fare sua: divide et impera è una legge aurea ricercata da ogni autorità politica debole o prepotente. Sottostare passivi a questo gioco è il tradimento maggiore che si può fare al proprio ruolo di cittadino. 

Continua la lettura con: Il D-DAY dei TRASPORTI: l’INFOGRAFICA ESPLICATIVA sui nuovi DIVIETI a MILANO e in LOMBARDIA

ANDREA ZOPPOLATO

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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.